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Autore: Painting_Flowers    14/07/2012    4 recensioni
Cosa accadrebbe se i ragazzi di A tutto reality, compresi quelli della nuova stagione, si ritrovassero tutti nello stesso condominio e in quelli accanto?
Il reality non è mai esistito, i ragazzi sono per lo più di età diverse e vi è un insieme di amore, litigi, rivalità, feste e anche leggende della zona...
se vi ho incuriosito...date un'occhiata ^^
Dall'ultimo capitolo:

- Com’è stata la festa di ieri sera? – domandò con evidente ironia Heather alla mora seduta sul muretto. Questa, per l’improvvisa battuta dell’altra, si alzò in fretta e, avendo scoperto chi sembrava averle letto nel pensiero, contorse il viso in una terribile smorfia di rancore.
- Come sai che c’è stata una festa? – chiese a sua volta la dark, incrociando le braccia, ma sospettando quale fosse la reale risposta.
- Le voci girano. – rispose l’asiatica, inarcando un sopracciglio e mantenendo il suo sorriso sprezzante ed estremamente irritante, secondo la gotica.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney, Gwen, Heather, Zoey | Coppie: Duncan/Courtney, Trent/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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- Maledizione! Stupida biciclettina da quattro soldi!- imprecò Courtney.
La castana si trovava a lato di Wellesley Street *, diretta verso il centro commerciale, per trovare un regalo a Bridgette. Come diavolo aveva fatto a perdere il conto dei giorni? Erano in vacanza ed era normale che ciò capitasse, cosa che Gwen continuava a ripeterle. Eppure fatti simili non dovevano accadere ad una mente organizzata come la sua.
Avendo, inoltre, perso l’autobus, decise di andare in bicicletta, ma la sua era stata presa da sua madre, la quale, non andando spesso in bici, non ne possedeva una. La scelta, quindi, ricadeva sulla vecchia bicicletta.
Quest’ultima non era piccola o scomoda, ma aveva spesso problemi alla catena e, inoltre, era piuttosto scrostata e rovinata, per questo non veniva utilizzata spesso.
 
Cosa peggiore di tutte, era sola. Gwen aveva deciso di creare il ritratto tanto richiesto dall’amica bionda di lei e il suo fidanzato e di donarlo come regalo per il compleanno.
Morale della favola, Courtney doveva girare sola per i negozi, come se non avesse alcuna amica, maledicendo se stessa per non avere un particolare talento come disegnare o cantare, ma solo fare liste, difendere le persone come fossero davanti ad un tribunale e cantare. in effetti cantava come un angelo e lo ammetteva spudoratamente, senza un briciolo di finta modestia. Ma non poteva certo dedicare una serenata alla sua amica!
 
Attualmente si trovava ad un incrocio. Il semaforo era rosso fuoco, stesso colore della faccia Courtney, a causa della fatica della corsa e del caldo. Il traffico non era particolarmente intenso, perciò era semplice girare in bicicletta.
“Ovvio!” pensò Courtney “Chi gira per strada alle tre di pomeriggio di una giornata di metà luglio?” 
Bloccò la sua mente in modo che non potesse formulare il pensiero “La sottoscritta!”, ma fu troppo tardi: ormai si era già data della stupida.
Gli unici altri veicoli che attendevano il verde, oltre a lei, erano due automobili: una normalissima Fiat  Panda grigia e una minuscola 500 gialla. “Hanno chiamato gli anni ’50!” pensò ridendo Courtney “Rivogliono la macchina! Ma chi ha il coraggio di girare con un’automobile del genere?”
 
Non riuscì a elaborare altri pensieri rivolti al macinino, poiché un rombo la distolse dalle sue riflessioni.
Una motocicletta Cross nera si avvicinò pericolosamente alla nostra ciclista, la quale si spostò per evitare di essere investita.
La ragazza osservò meglio la moto e il suo conducente: il veicolo era totalmente nero, ma con molti adesivi di teschi.
Il guidatore, invece, era il classico teppista adolescente: vestito sciatto, con maglietta nera con un teschio e pantaloni al ginocchio a vita bassa, era impossibile vederlo in faccia, poiché fortunatamente, come pensò Courtney, indossava il casco.
 
- Ehi, tesoro, serve un passaggio?- chiese il motociclista, girandosi verso Courtney. Doveva avere circa sedici o diciassette anni.
- No, grazie! Voglio arrivare ai trent’anni, se non ti spiace! – rispose lei acidamente.
- Hai bevuto latte acido stamattina e ti ha contagiato? -  scherzò il ragazzo, ridendo.
- Potresti lasciarmi in pace? Non sono in vena! – replicò Courtney, sempre più rabbuiata e di cattivo umore.
- Ci credo! Anche io non sarei esattamente al settimo cielo se dovessi stare in sella a quel carretto. – ribattè lui, cercando di essere comprensivo. Dicendo quest’ultima frase, alzò di poco il casco, mostrando un paio di occhi azzurri come il cielo di quel giorno. 
Courtney inarcò un sopracciglio, poi guardò avanti a sé: il semaforo era verde.
- Muoviti, somaro! – gli intimò la ragazza.
- D’accordo! Ho provato ad essere gentile con te, ma evidentemente devo affinare le mie tecniche.- rispose sorridendo il ragazzo. – Ci si vede in giro, “dolcezza”!- aggiunse, mentre la sua moto accelerava.
 
“Ci mancava solo il teppista di zona!” si ritrovò a pensare Courtney, mentre pedalava a fatica verso il prossimo incrocio. Con gente del genere lei non aveva mai voluto trattare, quel ragazzo l’aveva solamente infastidita! 
Ma aveva fin troppi problemi per aggiungerne un altro, meglio occuparsi di ciò che doveva fare.
 








Gwen si trovava al parco, tranquillamente seduta sotto un albero, con in mano il suo amato block notes e la sua adorata matita. Disegnare era sempre stata la sua passione, difatti aveva mostrato molto talento in ciò. Nessuno aveva mai criticato i suoi disegni, nonostante fossero spesso macabri.
 
Alzò lo sguardo dallo schizzo che aveva abbozzato e cominciò ad osservare la gente che passeggiava: una coppia di anziani, una mamma mano nella mano con sua figlia di circa cinque anni, un’altra madre con un passeggino…
Il sole splendeva alto in cielo e la pace regnava in quell’angolo di paradiso. L’albero, con le sue fronde, le offriva l’ombra di cui necessitava e spesso soffiava un leggero venticello, che rendeva il luogo semplicemente perfetto.
 
La foto di Bridgette e Geoff, il fidanzato della bionda da più di un anno, si trovava alla sua destra, in modo che potesse trarre ispirazione ed imitare i tratti dei due amanti.
Un pomeriggio passato a disegnare nel suo posto preferito: cosa poteva chiedere di meglio? Forse solo un po’ di musica…Spesso riteneva ci fosse troppo silenzio in quel luogo.
 
Evidentemente qualcuno ascoltava ogni suo pensiero ed esaudiva ogni suo desiderio, perché, nel momento esatto in cui lo pensò, note armoniose sfiorarono le sue orecchie. La musica proveniva da dietro di lei: erano dolci arpeggi di una chitarra classica uniti ad una calda voce maschile.
Il gesto fu istintivo ed automatico: si voltò, girò attorno all’albero per vedere finalmente in faccia il musicista.
 
Il ragazzo in questione si era appoggiato al tronco dell’albero, aveva capelli corvini e occhi verdi, con un fisico che, pensò subito Gwen, era da sballo.
 
And I know that it’s a wonderful world
But I can’t feel it right now
Well I thought that  I was doing well
But I just wanna cry now
 
Wonderful world…Probabilmente una delle canzoni preferite della dark. Nonostante l’aspetto iniziale, la ragazza era, in realtà, molto dolce e sensibile, odiava le smancerie semplicemente perché aveva paura di soffrire per amore e sapeva che prima o poi tutto finisce.
 
Il chitarrista sembrava essersi accorto di una presenza estranea e smise di suonare. Si voltò e incrociò gli occhi color carbone di Gwen.
- No, non smettere proprio adesso! Sei bravo. – lo elogiò la dark con uno dei suoi sorrisi che raramente offriva agli sconosciuti.
- Grazie!  Suono spesso canzoni di James Morrison, ma questa è una delle mie preferite. – rispose gentilmente il ragazzo.
- Sul serio? Anche io adoro questa canzone!- replicò sorpresa Gwen.
- Ma dai! – commento, sorpreso anch’egli, il chitarrista. – La mia preferita in assoluto, però, è “She would be loved”.- continuò il ragazzo.
- Ti piacciono i Maroon 5, quindi?- Gwen cercava di continuare la conversazione. Quant’era carino quel tipo!
- Mi adatto a ogni tipo di musica. – rispose lui con semplicità. – A proposito, io sono Trent. – si presentò il ragazzo con un sorriso.
- Gwen – replicò, presentandosi, la ragazza.
- è il diminutivo di Gwendolyn? – chiese Trent.
- Ok, ascoltami un po’: - disse Gwen, di colpo rabbuiatasi – se vogliamo diventare amici o qualcosa di simile non pronunciare mai quel nome davanti a me!-
- Fammi indovinare: non ti piace il tuo nome. – azzardò Trent con ironia.
- Non è che non mi piace…- cominciò Gwen, cercando giustificazioni – Lo odio proprio!- terminò, con enfasi.
Trent ridacchiò divertito e Gwen si ritrovò, senza che lo volesse, a fissarlo con tenerezza e, soprattutto, con le gote rosse.
- Ehi, tutto ok?- le domandò Trent, svegliandola dal suo sogno ad occhi aperti.
- Cos…Sì! Sì, ci sono!- urlò Gwen, come se non fosse stata attenta ad un appello in classe e fosse stata chiamata proprio in quel momento.
Trent sorrise osservandola meglio e quel sorriso divertito si trasformò in malizioso.
- Comunque…Io sono qui per suonare e tu?-
- Io? Disegno.- rispose Gwen, mostrando il suo schizzo.
- Ehi, mica male! Sei brava! – la lodò Trent, osservando la bozza.
- è solo uno schizzo.- disse Gwen perplessa, inarcando un sopracciglio.
- E i miei erano solo una strofa e un ritornello, ma mi hai comunque detto che sono bravo. – precisò Trent. – un vero artista si vede dalle basi. – disse un filosofico Trent, sorridendo alla ragazza.
- Già…- disse con un filo di voce Gwen, delusa di non poter dare una risposta intelligente a questa affermazione, così decise di continuare a parlare del suo disegno.
- Questo è un ritratto di una mia amica con il suo fidanzato. Vedi? Ho la foto qui!- disse lei e mostrò la foto di due ragazzi biondi, mano nella mano, che sorridevano all’obiettivo.
- Oggi è il compleanno di questa mia amica e visto che mi chiedeva spesso questo ritratto…- spiegò Gwen
- Hai pensato di regalarglielo! Forte! Lo apprezzerà di sicuro.- la confortò Trent. In realtà, la ragazza temeva che l’amica non avrebbe gradito un regalo tanto semplice.
- Spero…- confessò, sospirando, Gwen al chitarrista.
- Devi essere fiduciosa: hai talento! Appena sarà terminato, ti ricrederai- assicurò Trent.
Gwen non riuscì a rispondere,  ma solamente sorridere a quel ragazzo tanto carino quanto dolce. Non aveva mai incontrato ragazzi così: tutti gli altri erano un ammasso di imbecilli, a detta sua.
Voleva continuare il ritratto, ma si bloccò: si sentiva osservata.
- Non posso continuare a disegnare se qualcuno continua a fissarmi!- protestò, scherzando, Gwen.- Voltati!- aggiunse, ridendo.
- D’accordo, scusami…Andrò a suonare un po’, ma…Ehi! Non posso suonare se qualcuno mi sta ascoltando! – scherzò Trent, ridacchiando.
- Ma ti piace tanto fare battutine del genere?- disse, tra una risata e l’altra, Gwen.
Il ragazzo annuì e propose: - Ti va di prendere un frullato?-
- Non lo so…- disse la gotica, fingendo di pensarci. – Se me lo paghi tu, potrei farci un pensierino.-
- Ok, allora vieni, il…- cominciò Trent, ma venne interrotto.
- Calma, calma, tesoro! Ho detto che ci avrei fatto un pensierino, ma io comunque non esco con gli sconosciuti!- disse, ridendo, la dark.
Trent la guardò divertito, poi si alzò, prese Gwen per la vita e se la caricò sulla spalla. La ragazza, che stava ridendo come mai nella sua vita, cominciò a protestare e disse che voleva essere lasciata, nonostante fosse palese che voleva tutto il contrario. 
Così partirono, un chitarrista con in spalla una ragazza dark, la quale teneva in mano un block notes e una matita; di scene più bizzarre e divertenti ve n’erano poche, pensarono i passanti, ma ai due non importava, perché stava nascendo qualcosa.
 








In un tranquillo pomeriggio di luglio, in un piccolo parco, una bambina di dodici anni dai capelli rossi aveva in mano un enorme mazzo di fiori dai colori sgargianti e ne raccoglieva ancora, aggiungendoli a quel bouquet arcobaleno.
Erano venti minuti circa che coglieva i fiori più belli che riuscisse a trovare ed era piuttosto stanca.
Avvistata una panchina all’ombra di un albero, vi si sedette per riposarsi e per osservare meglio l’ambiente che la circondava.
Il “suo parco” non era particolarmente grande o popolare, era una distesa di prato, attraversata da una stradina di mattoni colorati che la divideva a metà: da una parte vi erano giochi, altalene e scivoli per i bambini più piccoli, l’altra metà era rimasta semplice prato, dove crescevano ancora i fiori e qualche albero.
 
- Ehi, ciao! – urlò qualcuno alle sue spalle. Zoey sussultò a quel saluto così improvviso e si voltò.
Il risultato fu un altro sussulto spaventato: una bambina dai capelli rossi tipo pel di carota la stava salutando  ma…A testa in giù.

La ragazzina, infatti, si dondolava da un ramo dell’albero con le gambe e si teneva con un mano, poiché l’altra le serviva per salutare Zoey.
- Stai attenta! Dovresti scendere, potresti farti male! – le consigliò una preoccupata Zoey, alzatasi in piedi.
- Cosa? Lo faccio sempre!! Non mi sono mai fatta male!! Guarda questo! – disse la ragazzina e, finito di parlare,  non si tenne più al ramo con le mani, ma solamente con le gambe e cominciò a dondolarsi avanti e indietro.
A Zoey stava per venire un colpo al cuore: e se la bambina si fosse fatta male? Se fosse caduta e avesse  sbattuto la testa sulla panchina o, ancora peggio, sulla stradina di mattoni?

- Ti prego, fermati! Stai attenta!- le intimò Zoey, ormai disperata.
La bambina, di colpo, si fermò e scoppiò a ridere, ma la sua era una risata pazza e infantile.
- Che c’è da ridere?- domandò Zoey, piuttosto seccata. Quella bambina le dava parecchio sui nervi: rischiava di farsi male e poi le rideva in faccia senza alcun motivo.
- Sei buffa! Nessuno si era mai preoccupato così tanto per me! – disse la bambina, smettendo di ridere di colpo,,ma continuando a mostrare il suo sorriso infantile.
- Davvero? Neanche tua madre?- domandò Zoey, compassionevole.
- in realtà lei non mi ha mai vista! Io vengo qui sempre da sola!- rispose la ragazzina e, detto questo, si aggrappò nuovamente al ramo, fece una capriola attorno ad esso e scese dall’albero con grazia.

Zoey rimase basita: quella bambina era una specie di acrobata, ma si può sapere da dove era saltata fuori?
- Comunque sei maleducata, io ti ho salutata e tu invece no!- protestò la bambina, offesa.
- Oh…Emh…Scusa! Ciao! – disse, incerta, Zoey. Quella ragazzina era davvero strana: si era lamentata del fatto che la rossa non l’avesse salutata, ma rideve di fronte alla preoccupazione di Zoey per lei.
- Così va meglio!- disse a voce altissima la bambina, la quale saltò sulla panchina e cominciò a saltare.

- Ma tu quanti anni hai?- chiese Zoey, sempre più perplessa e preoccupata.
- Io? Sono Izzy e ho dieci anni! – e nel dire l’ultima parola, fece un salto particolarmente alto e atterrò con un piede sulla stradina, ma perse l’equilibrio e cadde,  sbucciandosi il ginocchio sinistro.
- Ti sei fatta male? Aspetta, ti aiuto! – gridò Zoey, preoccupatissima, andando vicino a Izzy e aiutandola ad alzarsi.
- Grazie, sei gentile! Ma un po’ troppo ansiosa…Dovresti calmarti! Vivi la vita con tranquillità!- disse la bambina  con una pazza risata finale. Zoey rimase perplessa: esattamente come si faceva a restare tranquilli con una persona del genere nei paraggi, che poteva farsi male un minuto sì e l’altro anche?

- Ma ora parliamo di te: come ti chiami? Quanti anni hai? Dove abiti? – Izzy, con la sua irrefrenabile allegria, fece una raffica di domanda alla nostra rossa, la quale si sedette sulla panchina, aspettando che l’altra facesse lo stesso.
- Io sono Zoey, piacere di conoscerti! Ho dodici anni e abito in uno di questi condomini. – rispose Zoey con un sorriso dolce.
- In quale condominio? Ce ne sono tanti!- insisteva Izzy, che preferiva rimanere in piedi.
- Nel 37 B- rispose Zoey.
- Che forzaaaaaaaa!- urlò Izzy, correndo nuovamente verso l’albero, ma Zoey, scoprendo riflessi che non sapeva di avere, la bloccò, prima che la piccola pazza potesse dondolarsi di nuovo su un ramo.
- Cosa c’è di tanto forte?- domandò Zoey, tenendo la mani sulle spalle della bambina, in modo da bloccarle il passaggio. Izzy cercava di divincolarsi, ma senza successo, così tornò indietro e si mise in piedi sulla panchina.
- Io vivo accanto a te! Nel condominio 37 A!- disse tutto d’un fiato Izzy, cantando il numero della sua abitazione.
- Davvero?!- domandò sorpresa Zoey. Aveva sempre creduto che le persone più giovani che abitassero quel condominio fossero Heather e le sue due “amiche” (se così si potevano chiamare) che la seguivano dappertutto.
- Sì, non mi hai sentita?- disse Izzy, cominciando a ballare danza classica sulla panchina.
- Quindi conosci Heather?- chiese Zoey  perplessa.
- Sì! Ma non la sopporto! Mi dice sempre di togliermi dai piedi perché sono pazza e con la mia presenza la disturbo! – raccontò Izzy, improvvisamente imbronciata.
- Che cattiveria!- commentò Zoey, sconsolata.
- Già! Preferisco te, Mike, Courtney e Gwen!- disse Izzy, pensando.
- Cosa?!- si lasciò sfuggire Zoey, scandalizzata. – Ma allora ci conosci!- affermò la rossa, chiedendosi perché Izzy le avesse chiesto il nome prima.
- In realtà spesso vi spio dalla siepe. Heather mi ha detto che i bambini del 37 B sono tutti cattivi, ma io non ci volevo credere, così vi ho spiati. A me non sembrate cattivi. – concluse Izzy con semplicità.
Zoey era impassibile, eppure dentro di lei le emozioni stavano lottando. Non sapeva come reagire di fronte a quella rivelazione: doveva rianere incredula, arrabbiarsi o essere felice del fatto che Izzy non la considerasse cattiva?
Alla fine di questa guerra interiore, Zoey riuscì solo a pronunciare un flebile – Grazie…- per poi andarsene, palesemente sconcertata, dimenticandosi dal suo mazzo di fiori che aveva amorevolmente raccolto.
 


*ho guardato su Google Maps, questa via esiste realmente

ANGOLO AUTRICE
salve a tutti ^^ come ho già detto nello scorso capitolo, oggi vado in vacanza, parto nel pomeriggio!!!
so che adesso tutti voi state progettando la mia morte nel modo più doloroso e lungo possibile perchè ho aggiornato questa mia nuovissima fic e non le altre che ho già in corso, ma devo spiegre un po' di cose:
- "Matrimonio in vista...e anche un mucchio di guai" ha un capitolo "morto" nel senso che ho il blocco della scrittrice...
- "Quattro ninfe sull'isola" la riscriverò perchè fa letteralmente vomitare...è stata la mia prima fic e sono sempre più dubbiosa...
perciò ho preferito continuare questa...avete notato niente?
oggi non c'è Noah ^^ il poveretto è rimasto in come dopo aver "accidentalmente" *sguardo diabolico dell'autrice* annusato le scarpe di Owen...lunga storia amici miei, lunga storia...
alla prossima gente ^^ ci si vede tra due settimane!!! ciaooo ^^
  
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