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Autore: Sigyn    14/07/2012    1 recensioni
Un mondo immaginario dalla geografia oscura e misteriosa pieno di eroi vanagloriosi, giovani Signori Oscuri pieni di problemi famigliari, Mary Sue inette, cameriere straniere sottopagate e tutto ciò che può capitare di voler scrivere dopo aver passato troppo tempo a lurkare su TV Tropes.
Ah, e ovviamente "They All Meet in a Inn".
Genere: Comico, Introspettivo, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due: La Mary Sue

 

Nella Regione Occidentale, la vita può essere piuttosto difficile se si ha la sfortuna di chiamarsi Lucy. Non che questo sia un brutto nome, certo, ma può causare una discreta quantità di disagio, quando il tuo cognome è Hirnadim, i tuoi genitori Zandruzum e Xianna e gran parte delle tue coetanee si chiama Xizieyzena.

Fortunatamente, Lucy Hirnadim non aveva mai avuto modo di confrontarsi con troppo disagio alla volta: lei proveniva da una ricca famiglia di mercanti e aveva un aspetto grazioso e un po’ di sangue non-umano nelle vene grazie a sua madre, la responsabile del bizzarro nome della ragazza. In città si credeva, infatti, che Xianna Hirnadim fosse per metà una ninfa: in realtà, era per un ottavo nana, ma la donna era troppo astuta ed ambiziosa per correggere certi pettegolezzi – anche perché, secondo molti, la fonte era lei stessa.

Ninfa o meno, Xianna proveniva da una delle poche famiglie che avesse l’onore di fare da anni parte del Sacro Ordine di Mary Sue Drusyllah Krystal Leana Sparkle, la celeberrima associazione di sacerdotesse guerriere, veggenti, maghe e Salvatrici del Mondo assortite.

Lucy non sarebbe mai riuscita a sostenere un dibattito teologico, maneggiare una spada, sognare qualcosa di più importante della morte di uno dei polli del vicino o completare un incantesimo per far bollire l’acqua senza cavare un occhio a suo fratello. Però, nel caso in cui un vecchio stregone dall’aria saggia e antica avesse deciso di arruolarla in una spedizione per salvare il mondo e la civiltà dalle orde barbare che sembravano essere sempre incombenti, avrebbe fatto del suo meglio per non deluderlo: poteva non essere particolarmente abile o intelligente o scaltra, ma in compenso era molto volenterosa, anche se con scarsi risultati.

Sua madre ne era assolutamente deliziata: molte Mary Sue famose avevano cominciato come complete inette, prima di sviluppare il pieno potenziale di un dono innato o di scoprire un potere segreto, diceva sorridendo in quel modo che aveva sempre vagamente turbato sua figlia.

Lucy non si offendeva molto per l’essere definita un’incapace: lo era davvero, in fondo, e inoltre riponeva la più cieca fiducia nelle parole di sua madre.

Un po’ più seccante era l’essere spesso e volentieri rinchiusa in torri altissime, rapita da briganti, punta da arcolai e spilli stregati, salvata da giovani e presuntuosi cavalieri erranti e proposta come nuova eroina ad ogni Compagnia della Regione Occidentale. Ma, in fondo, Lucy amava l’avventura, il vedere nuovi posti, l’incontrare nuove persone e nuove creature.

Forse era per questo che, di nascosto da suo padre e soprattutto da sua madre, aveva cominciato a frequentare il Paletto D’Argento, anche se non aveva mai bevuto una birra in vita sua e non aveva certo bisogno di una delle tante camere in disuso ai piani superiori. Forse, invece, era stato solo per la terrorizzata fascinazione che aveva provato quando aveva saputo che in quel locale avevano assunto una donna troll – uno di quei minacciosi, brutali mostri da favola, con i denti forti e appuntiti, la pelle di roccia e la bizzarra propensione a rapire fanciulle umane benché perfino tra i loro i più pensassero che tra le loro razze non ci potesse essere alcuna unione.

Magari, però, era perché Gernann – era riuscita a strapparle il suo nome durante la loro terza conversazione, quando si era finalmente decisa ad ordinare il suo primo boccale prima di venire cacciata fuori dalla locanda dalla cameriera – non era affatto un mostro, anche se a volte le incuteva ancora un certo timore, con quella sua altezza imponente e quei suoi occhi neri freddi e infastiditi. Perché era alta e forte e in un certo senso quasi bella, e aveva un senso dell’umorismo abbastanza cupo, una lingua tagliente e un sorriso – quando sorrideva: non succedeva spesso, e forse per questo ogni volta che lo faceva a Lucy sembrava la prima – fin troppo aperto e spontaneo per qualcuno chiuso e scontroso come lei.

E perché sorrideva solo quando parlava con Lucy, ed in un certo senso la faceva sentire molto più speciale di tutto il tempo che tutti i paladini che aveva incontrato negli anni avevano speso per liberarla da qualche prigionia improvvisata.

Oppure, forse, era perché, mentre le visite al Paletto D’Argento di Lucy si facevano sempre più frequenti, gli sguardi seccati e condiscendenti di Gernann si facevano sempre più rari e i suoi sorrisi non erano più così inusuali.

 

 

  
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