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Autore: Shizue Asahi    14/07/2012    5 recensioni
Si versò del succo di zucca, mentre Amanda Lewis le metteva nel piatto una fetta di torta di mele.
-Non mi va.- le disse, osservando una fettina di mela spuntare dalla pasta frolla.
-E’ assurdo!- borbottò Amanda, accigliandosi -Mangiala!-
-No.- mormorò Alice, sprofondando il naso nel suo succo e fingendo di osservare lo stormo di gufi postini che planava sulle tavolate.
-Il fatto che in una favola Babbana ci sia una ragazza che dopo aver morso una mela cade addormentata non vuol dire che succederà anche a te!-

{Bellatrix/Alice Paciock - Crack Pairing}
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing, FemSlash, Slash | Personaggi: Altro personaggio, Bellatrix Lestrange
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nickname: Shizue Asahi

Titolo: Rosso Ciliegia

Personaggi:  Bellatrix, Alice Paciock

Rating:  Giallo

Genere:  Sentimentale, Slice of Life, Angst

Avvertimenti: Missing Moment, One-shot, femslash, Crack Pairing

NdA: non ci sono indicazioni sulla data di nascita dei genitori di Neville, quindi, per comodità, ho deciso che Alice è nata tre anni dopo Bellatrix, ossia nel 1954.

 

 

Rosso Ciliegia

 

 

Hogwarts, 16 ottobre 1964

 

Il sole autunnale riscaldava pigramente Hogwarts e piccoli gruppi ben compatti di studenti si spostavano tra i corridoi della scuola. Alcuni si scontravano ed erano costretti a disperdersi per continuare a proseguire e non ingorgare il passaggio. Un gruppo di schiamazzanti Corvonero si fece strada tra un paio di Tassorosso, costringendoli ad appiattirsi contro la parete di pietra, prima di far ondeggiare le gonne scure e sparire voltando l’angolo. Alice le osservò passarle davanti speranzosa, ma all’ultimo si tirò indietro, stringendosi una delle due treccine tra le mani paffute. Una ciocca di capelli, sfuggita alle mollettine color ciliegia, le stava dritta sulla fronte e sospettava che fosse a causa della Pozione Rigonfiante esplosale in faccia quella stessa mattina.

Sospirò e si fece coraggio. Strinse un lembo della gonna, stropicciandola, e si avvicinò a una ragazzina che le dava le spalle, esile, con una massa di riccioli scuri dritti sulla testa, che camminava con estrema calma, dando l’impressione di non avere alcuna fretta.

Le tirò una manica della divisa e le chiese se per caso sapesse indicarle l’aula di Storia della magia.

Bellatrix storse il naso e continuò a camminare, reprimendo un’ingiuria appena prima che le sfuggisse dalle labbra.

Alice le andò dietro e fu costretta a rifarle la domanda ben due volte, prima di ricevere una risposta.

-Devi salire le scale, bamboccia.- brontolò, osservando le treccine che sfioravano appena il colletto della camicia di Alice, le mollettine colorate e la ciocca di capelli che le si arricciava sulla fronte.

Alice boccheggiò, rendendosi solo ora conto di aver rivolto la parola a una Serpeverde. Per un secondo le ginocchia le tremarono, ma prima che la ragazzina avesse il tempo di insultarla o colpirla con qualche incantesimo da cui non sapeva difendersi, abbassò appena la schiena in avanti, in un goffo inchino di ringraziamento, e si dileguò, incespicando tra i compagni di scuola.

Bellatrix la osservò sparire, con un sopracciglio lievemente inarcato e la bocca socchiusa. Prima di riprendere a camminare, raccolse una mollettina rossa da terra e se la infilò in tasca.

 

 

Hogwarts, 3 dicembre 1964

 

Il cielo era nuvoloso. Hogwarts era coperta da uno strato di neve e gli studenti erano costretti a stringersi gli uni agli altri per evitare di congelare, ma nessuno di loro avrebbe preferito trovarsi in un altro posto.

Quando Glory Doge, la cercatrice di Grifondoro, si appiattì sul suo manico di scopa e iniziò a prendere quota, lo stadio si zittì e trattenne il respiro. Il cercatore di Serpeverde, dopo qualche tentennamento, le andò dietro, seguito a ruota dai battitori della propria squadra. Per poco Glory Doge non venne buttata giù dalla sua scopa da un Bolide, ma riuscì a schivarlo appena in tempo. Il Boccino d’Oro era di nuovo scomparso, però.

Alice non riusciva a prestar attenzione al ciarlare di Gabby Douglas, sua compagna di stanza. Il suo naso rifiutava di abbassarsi e non poteva impedirsi di seguire con attenzione ogni mossa dei giocatori, tenendo le dita incrociate.

Quando Timothy McQuinny, cacciatore di Grifondoro, riuscì a infilare la Pluffa nella rete avversaria, lo stadio esplose in un boato. Alice salto in piedi, agitando le braccia e unendosi timidamente a un coro di giubilo. Ma, quando, poco dopo, il boccino venne preso e la partita terminò, Serpeverde aveva vinto con ben centosessanta punti di vantaggio.

I fischi non mancarono, mentre i più si affrettavano a ritornare al castello. Alice si attardò più del necessario, osservando i tre anelli che componevano una delle due porte del campo da Quidditch. Le sarebbe piaciuto poterli toccare, ma per il momento le era persino vietato salire in sella a un qualsiasi manico di scopa. Quando, finalmente, si decise a lasciare lo stadio, questo era quasi vuoto. Nella parte opposta alla sua, un gruppo di Grifondoro del terzo anno riavvolgeva un enorme striscione agitando freneticamente le bacchette.

Alice si affrettò a raggiungere Gabby; riusciva a intravedere la sua sagoma in mezzo ad altri Grifondoro del primo anno.

Si strofinò le mani intirizzite, infilandosi i guanti. Avvertiva la pelle del viso tirarle e il cappello di lana pesante, inviatole il giorno precedente per via gufo da nonna Dorota, le pungeva la nuca, costringendola a grattarsi in continuazione.

La neve, che imbiancava il prato di Hogwarts, la obbligava a procedere lentamente, incespicando nei suoi stessi piedi. Per poco non cadde addosso a un ragazzo che le camminava vicino.

-Scusa.- bisbigliò, cercando di rimettersi in piedi con poco successo.

Rodolphus Lestrange le lanciò un’occhiata di sufficienza, annodandosi meglio al collo la sciarpa con i colori di Serpeverde. Poi il viso gli si contrasse in un sorriso di circostanza, mentre la mano destra andava alla ricerca della bacchetta. Venne bloccato appena prima che le dita si stringessero attorno a questa.

-Lascia perdere.- gli venne detto e automaticamente la mano abbandonò la tasca del cappotto e ritornò docilmente a penzolare sul fianco destro.

Alice osservò con riconoscenza Bellatrix, riconoscendola a stento. Mentre la Black la ignorò, non offrendole alcun aiuto per alzarsi.

-Togliti dai piedi- le disse brutale, con una vena di derisione nella voce.

Alice tirò su col naso, arrossato per il freddo, e non se lo fece riprendere un’altra volta. Gonfiò le guance, rimettendosi in piedi e poi si defilò. Era a metà strada, a una ventina di metri da Gabby, quando Bellatrix la vide cadere di nuovo, a faccia in giù sulla neve, e non riuscì a reprimere un accenno di riso.

 

 

Hogwarts, Sala Grande, 5 febbraio 1967

 

Si versò del succo di zucca, mentre Amanda Lewis le metteva nel piatto una fetta di torta di mele.

-Non mi va.- le disse, osservando una fettina di mela spuntare dalla pasta frolla.

-E’ assurdo!- borbottò Amanda, accigliandosi -Mangiala!-

-No.- mormorò Alice, sprofondando il naso nel suo succo e fingendo di osservare lo stormo di gufi postini che planava sulle tavolate.

-Il fatto che in una favola Babbana ci sia una ragazza che dopo aver morso una mela cade addormentata non vuol dire che succederà anche a te!- Amanda si annodò un ricciolo biondo attorno all’indice sinistro, facendo roteare gli occhi dietro le spesse lenti rettangolari degli occhiali.

-Xenophilius Lovegood ha detto che sono pericolose!- si difese Alice, arrossendo e spostando il piatto verso l’amica.

-Quello dice un sacco di cose.- sospirò Amanda, infilandosi un pezzo di torta di mele in bocca. –Non sai cosa ti perdi.- le disse, facendole la linguaccia.

-Me lo racconterai quando dovrò venirti a prendere in infermeria.- la rimbeccò Alice, passandosi una mano tra i capelli castani. Ne strinse una ciocca tra il pollice e l’indice della mano destra e la strofinò contro la pelle, fino a farle assumere le sembianze di un piccolo corno.

-Sembro un unicorno?- chiese ad Amanda, a cui per poco non andò di traverso una forchettata di torta di mele. –Ahah!- proseguì con voce teatrale –Te l’avevo detto!-

-Sta’ zitta, idiota!- rantolò Amanda, mandando giù una generosa sorsata di succo di zucca.

Quando lasciarono la Sala Grande, Amanda ancora non rivolgeva la parola ad Alice, fingendosi offesa. In realtà ogni volta che si voltava per dirle qualcosa era costretta a stringere i denti e a guardare altrove  per evitare di riderle in faccia: il piccolo corno era ancora lì.

Nessuno dei loro compagni di corso sembrò dare troppo peso alla cosa, catalogandola come un’altra della stranezze di Alice Fortenpuk. A differenza loro, però, il professor Kettleburn la trovò una trovata divertente e, particolarmente di buon umore, assegnò dieci punti in più ai Grifondoro a fine lezione.

Quando fecero ritorno alla Sala Grande per il pranzo, Amanda si dileguò misteriosamente, brontolando qualcosa su un certo manuale lasciato incustodito chissà dove e di cui aveva assolutamente bisogno, se non voleva essere Schiantata. Alice la osservò dileguarsi tra lo sciame di studenti affamati e dare una testata a un innocente Tassorosso del secondo anno.

Consumò in silenzio la sua porzione di minestra, ripetendo mentalmente un incantesimo di Trasfigurazione particolarmente ostico. Poi, assicurandosi di non essere osservata, tagliò una fetta di torta di mele talmente piccola che chiunque avrebbe faticato a considerarla qualcosa di più di un boccone e se la mise nel piatto.  La osservò minacciosa per qualche secondo, poi la infilzò ferocemente con la forchetta e se ne infilò un pezzetto in bocca.

 Si sentì avvampare quando Bellatrix Black le passò di fianco, con i riccioli bruni che le ondeggiavano attorno alla schiena e la gonna della divisa che le lasciava intravedere la pelle delle gambe attraverso le calze scure.

La Purosangue la osservò accigliata, non particolarmente ostile. Mantenendo il suo contegno rigido e freddo le indicò un punto imprecisato sulla testa, arcuando le sottili sopracciglia nere, e poi si diresse verso la sorella, che la aspettava, seduta ritta e immobile al tavolo dei Serpeverde.

Alice si tastò la testa, cercando tra i capelli ed ebbe un fremito quando incontrò la superficie ruvida del piccolo corno improvvisato quella stessa mattina.

Xenophilius Lovegood, che passava vicino al tavolo dei Grifondoro in quel momento, ebbe l’assoluta certezza che le mele fossero nocive quando Alice gliene sputò un grumo sulle scarpe e poi lasciò la Sala Grande, diretta verso l’infermeria.

 

 

 

 

Hogwarts, 13 dicembre 1967

 

Arricciò il naso infastidita quando Marcus Flech la urtò per sbaglio, facendole quasi perdere l’equilibrio. Si trattenne a malapena dal colpirlo con un incantesimo qualsiasi, il primo che fosse riuscito a uscirle dalle labbra. –Sanguesporco.- si limitò a sibilare disgustata, prima di riportare la sua attenzione sul cielo. Sondò rapidamente le figure che si libravano in aria, scartandole una per una, finché non la individuò sulla sua scopa sgangherata, che minacciava di precipitare al suolo da un momento all’altro. Un Bolide aveva colpito poco prima la parte inferiore del manico di scopa, incrinandone il legno scuro.

Il cercatore di Corvonero si esibì in una piroetta a mezz’aria, per poi fare un giro dell’intero stadio, volando pericolosamente vicino alle teste dei suoi compagni.

Sorrise, sentendo i vivaci commenti dei suoi compagni di Casa. Un Natobabbano che giocava a Quidditch, c’era da aspettarselo che suscitasse l’ilarità dei maghi.

Quando Timothy McQuinny passò la Pluffa ad Alice, questa per poco non cadde dal manico di scopa, mentre un Bolide le sfiorava la testa, portandole via il cappuccio. Bellatrix intravide la pelle del collo della ragazzina, il polso del braccio teso nello sforzo di protendersi in avanti. Nello stesso momento in cui la Pluffa entrava in uno degli anelli di Corvonero e Alice alzava le braccia esultando, un Bolide le colpiva lo sterno, facendola ribaltare sulla scopa, infilandolesi nella felpa della divisa e sollevandogliela fin sopra la testa, prima di riprendere la propria corsa verso uno dei battitori di Corvonero.

Il tempo che Alice impiegò a ricoprirsi bastò a Bellatrix per intravedere i seni piccoli, stretti da un reggiseno grigio, la curva del ventre e la pelle chiara, a tratti livida per i colpi subiti. La vide anche arrossire, imbarazzata, mentre tra gli spalti i più audaci si prodigavano in fischi di apprezzamento o in battute poco lusinghiere sulle sue forme minute.

Quando Rodolphus Lestrange fece l’ennesima battuta, Bellatrix si sentì infastidita a tal punto che quasi lo colpì con un incantesimo deformante. Fu costretta a lasciare lo stadio, avvertendo gli occhi di Alice bruciarle la nuca. L’irritazione aumentò quando si rese conto che non le dispiaceva affatto.

 

 

Hogwarts, Terzo piano, 16 Marzo 1968

 

Il corridoio era vuoto, buio, quasi tetro. La luce della luna si diffondeva sulla parete opposta a quella delle finestre, troppo soffusa per illuminare davvero l’ambiente.

I quadri erano spogli, disabitati. Di loro non erano rimaste che le cornici. Alcune armature si ergevano sparute e ammaccate, collocate senza un apparente ordine ai lati del corridoio, addossate malamente alle pareti, strette da lacci incantati, per impedire che Pix se le portasse in giro per il castello. Un sottile strato di polvere le ricopriva e i lori elmi erano diventati dimora di piccole colonie di ragni.

Un gemito soffocato, un rantolo e poi il rumore di passi leggeri. Alice dilatò gli occhi, stringendo le mani con una forza tale che per poco le unghie non le si infilarono nei palmi. La sciarpa con i colori della sua casa era stata abbandonata ai piedi di un’armatura particolarmente minacciosa, insieme al cappello di zia Dorota, mentre Bellatrix la schiacciava contro la parete, impedendole di spostarsi. Alice socchiuse appena le labbra, quando quelle di Bellatrix le si posarono sul collo nudo. La baciò con calma, sfiorandole la pelle con la punta della lingua. Le morse il lobo dell’orecchio sinistro, mentre Alice accostava involontariamente i loro bacini.

Quando le sfiorò il petto, all’altezza dei seni, la sentì fremere e fu con un senso di profonda soddisfazione che gliene afferrò uno, affondando le unghie prima nel tessuto stopposo del maglione di lana e poi in quello rigido del reggiseno.

-Smettila.- sospirò Alice, reprimendo un ansito.

-Non mi sembra che ti dispiaccia.- rispose Bellatrix, senza guardarla, continuando a giocherellare con la stoffa del maglione, allargandone le maglie, fino a intravedere la superficie candida del reggiseno.

Quando Alice la spinse via, costringendola a indietreggiare, Bellatrix per poco non cadde su un mezzobusto, quasi invisibile a causa della penombra.

La Grifondoro non ebbe il tempo di recuperare sciarpa e cappello, che si sentì tirare violentemente per i capelli. Quando le labbra di Bellatrix premettero sulla sua bocca, avvertì il sapore acre del sangue, senza saperne indovinare, però, la provenienza.  Si dimenò, non particolarmente dispiaciuta dal gesto, sicura che Bellatrix non l’avrebbe lasciata andare, ma che avrebbe, però, trovato divertente la sua ribellione.

Fu Mrs. Purr a sorprenderle, costringendole a riprendere fiato. Alice provò un dolore acuto in prossimità della tempia, quando si stacco da Bellatrix e se la diede a gambe, incespicando nei suoi stessi piedi, mentre la Serpeverde la osservava sparire, voltando l’angolo.

Bellatrix si osservò le mani, constatando di avere guadagnato un piccolo trofeo.  Una delle mollette di Alice ricambiò il suo sguardo, immobile nel suo palmo.

 

Hogsmeade, 16 maggio 1969

 

Una nuvoletta pigra solcava il cielo, mentre uno sciame di studenti si riversava nelle strade di Hogsmeade, senza una direzione ben definita, ma con l’idea fissa di visitare tutto il possibile, prima di far ritorno al castello e di riempirsi le tasche in vista delle vacanze estive.

Timothy McQuinny si diresse verso Zonko, seguito da due Corvonero del suo stesso anno, ma furono costretti ad appiattirsi contro una delle vetrine di Mondo Mago, per evitare di essere schiacciati da una decina di Tassorosso del quinto anno, diretti verso I Tre Manici di Scopa.

Bellatrix si spostò un ricciolo bruno dalla fronte, non prestando particolare interesse alla sua ultima uscita a Hogsmeade. Lasciò che Rodolphus la guidasse. Quando entrarono da Mielandia, per poco non si scontrò con un’enorme scatolone di Api Frizzole, lasciato incustodito vicino alla porta d’ingresso.

Si aggirarono tra gli scaffali, incrociando alcuni compagni di Casa, che li salutavano appena, per poi dileguarsi rapidamente, alla ricerca di Piperille nere, o Rospi alla Menta.

Quando Rodolphus trovò le piume di zucchero filato, le fece vedere a Bellatrix, orgoglioso, sorridendole e mostrandole una fila di denti irregolari. La Serpeverde si trattenne dal dar voce a un’insinuazione maligna e fece un cenno col capo.

Avvertì lo stomaco contorcersi in maniera quasi dolorosa e il viso andarle in fiamme quando li vide. Ispirò profondamente, storcendo il naso sottile e socchiudendo le labbra. Gli davano le spalle, nascosti dietro uno scaffale di Api Frizzole, ma avrebbe riconosciuto ovunque quei capelli corti, perennemente all’insù.

Alice sorrise, una ciocca di capelli fermata dietro l’orecchio da una forcina color ciliegia. Frank Paciock si chinò su di lei, baciandole la punta del naso, per poi ritirarsi rapidamente, rosso in viso.

 

 

Londra, 13 settembre 1981

 

La tenda scura copriva la finestra, impedendo alla luce di entrare. Una signora di mezza età si nascondeva dietro la cornice intarsiata del proprio quadro, coprendosi gli occhi con le mani.

Provava uno strano piacere nel vederla rantolare, rotolarsi e dimenarsi tra le lenzuola del letto. Seguiva con attenzione le stille di sudore percorrerle la pelle, disegnare curve morbide all’altezza del seno e perdersi tra le pieghe della sua maglia.

Alice dilatò gli occhi, sbarrando le labbra in un grido privo di voce, prima di essere scossa da un brivido e ricominciare ad agitarsi. Riuscì a riprendere fiato solo quando Bellatrix si fermò, rilassando le sopracciglia scure e tirando le labbra in un sorriso serafico. La guardò: le gote arrossate, gli occhi lucidi, le labbra secche, i capelli arruffati.

-Dillo.- bisbigliò, con una vena di minaccia nella voce.

-Ti prego.- singhiozzò Alice, rigirandosi su un lato.

Bellatrix scosse la testa, socchiudendo gli occhi e riprese la sua lenta tortura.

-Crucio- soffiò nell’orecchio di Alice e questa gemé.

 

Azkaban, 24 novembre 1992

 

La pioggia batteva sulle pareti della prigione, corrodendola, infilandosi tra le fessure. Pozze d’acqua piovana si formavano sul pavimento lercio delle celle, mentre i loro occupanti si contorcevano, stretti da spasmi di terrore. Ricoperti di stracci, sporchi, deliranti, gridavano, imploravano, ridevano facendo tintinnare le catene, battendo le ciotole di latta sul ferro delle brandine.

Bellatrix rotolò per terra. I capelli crespi, sporchi, ingarbugliati, il viso scavato, spettrale, livido, gli occhi lucidi, spalancati, vuoti, i denti digrignati, un sorriso tirato, mentre le rughe le ricoprivano il viso, impietose.

Si portò una mano alla testa, cercando freneticamente tra i capelli stopposi. Se ne tirò una ciocca con violenza, quasi facendosi male e poi si mise a sedere.

Esplose in un singhiozzo, che rapidamente divenne una risata isterica, squillante, mentre si rigirava tra le mani una forcina color ciliegia.


***


La storia si è claffificata settima al Crack Festival indetto da saramichy

Grammatica ed Ortografia: 9.70/10
 Stile: 9.95/10
Ho trovato il tuo stile molto buono ed un lessico particolarmente curato, solo che c'è una piccola parola che io avrei scritto in maniera diversa, in modo da rendere più fluida la lettura: 
infilandolesi nella felpa della divisa e sollevandogliela (diciamo che infilandolesi non è proprio bello da leggere, io avrei scritto: infilandosi nella sua felpa)
-0.05
Originalità: 10/10
Devo ammettere che ho già letto delle Alice/Bellatrix, trovo che molte storie si soffermino sulla voglia di Bellatrix di essere una torturatrice, la tua invece mi ha dato molto più un senso generale della loro storia, se così si può chiamare. Ho apprezzato il fatto che tu abbia fatto vedere in ogni singolo momento l'evolversi della situazione tra le due, ecco spiegato il punteggio pieno. Brava!
IC Personaggi: 9/10
Credo che Bellatrix sia eccezionalmente IC, crudele, spietata, un po' pazza, ma stranamente attratta da Alice. Quella che mi desta più scrupoli è il fatto che Alice avrebbe tradito il marito, non credo che sarebbe arrivata a fare una cosa del genere, quindi ti ho tolto un punticino.
Gradimento personale: 9/10
La storia era davvero molto bella, si legge benissimo, solo che non aveva quel qualcosa che mi trascinava. Forse è il fatto che la coppia sia talmente tanto crack da essere incredibile o forse le emozioni che ho provato non erano tante da farmi desiderare che la lettura non finisse più.
Totale: 47.65/50



http://www.flickr.com/photos/60426555@N08/7788691226/

E inattesa della conclusione del Beacuse Crack is The Way! Contest di _Myosothia_, 

   
 
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