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Autore: Eliot Nightray    15/07/2012    2 recensioni
Una storia che cercherà narrarvi la vera storia di America. Una storia che vi parlerà dell'amore fra due nazioni da sempre in lotta l'uno contro l'altra. InghilterraxNuovo personaggio ( Italia del centro)
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bad Friends Trio, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio, Nyotalia, Pirate!Hetalia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 William dietro di loro trattenne il respiro mentre la nave imperiale si allontanava immersa nella nebbia. Così svaniva anche l’ultimo brandello di ricordo familiare di Florentia. Quella , immobile ancora sporta dal maniglione, canticchiava  bassa voce sperando che nessuna la sentisse. Arthur accanto a lei percepiva l’immensa tristezza della donna e ancora una volta si sentì impotente davanti a quello scenario così disastroso. La osservava mentre lei rimaneva immobile aggrappata al legno ormai vecchio dell’imbarcazione. La nave sembrava viva mentre scricchiolava avvolta dalla nebbia densa ed urla piano accompagnando l’orrore negli occhi di Italia. Arthur le si avvicina , le strinse la mano e quella sussurrò a bassa voce con fare cauto ed incerto.
 
-           L'amore è il moto dell'animo verso ciò che piace
-           Come prego? – domandò Arthur sbigottito e rosso in viso.
-           Dante Alighieri… - tuonò Shakespeare indignato dall’ignoranza della propria nazione. – inferno.
-           Già, l’Inferno. Credo e questo è quello che penso io bada bene, che noi nazioni possiamo definire la nostra vita come un vero e proprio inferno. Loro, uomini, si lamentano per la brevità della vita e di come la morta sia spaventosa. Cercano nei miti e nelle leggende, nella magia e nella religione una fuga da questa “disperazione”, ma entrambi sappiamo che la morte è una cara amica. Quale gioia sarebbe potersi assopire per sempre senza fare più ritorno in questo mondo di nefandezze ed orrori. Loro, umani, vogliono la pace , ma noi sappiamo che è impossibile. Queste creature di cui abbiamo l'aspetto possono solo uccidere , odiare, distruggere persino il più candido giglio appassirebbe al solo passaggio di uno di questi essere immondi.
 
Inghilterra si avvicinò mentre una fiamma di odio pura saettava negli occhi di Florentia. Shakespeare dietro di lui li fissava in parte impaurito dal tono della donna. Nella sua breve vita umana non aveva mai trovato un essere colmo di tanto odio e amore nello stesso momento. Come se due forze , due divinità avessero scelto il corpo di quella donna come campo di battaglia. Si domandò quali nomi essi potessero avere , ma poi concluse che la miglior soluzione era osservare lo sguardo perso e distrutto di Inghilterra. Come questo la fissava logorato visibilmente, incapace di fare niente ne di alleviare ne di eliminare quel suo dolore così che persino Arthur sembrava dilaniato da un morbo che si diramava dentro il suo corpo. Amare, sapeva cosa significava e sapeva cosa il dolore fosse. La perdita di Hamlet gli aveva quasi costato la sua stessa sanità, ma col passare degli anni era riuscito a dimenticare scappando via dalla sua casa, dalla sua famiglia, alla ricerca di fama e prestigio. Ancora Inghilterra, con quel sguardo perso, ancora lei con quella furia titanica impressa negli occhi ambrati. “ ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta” quanta verità in un tale artista.
Italia alzò gli occhi al cielo trattenendo le lacrime, troppo orgoglio e troppo onore per poter consentire ad Arthur di vederla piangere un’ennesima volta. Sentì un rumore simile ad un sibilo e le urla degli uomini. Inghilterra si lanciò contro di lei non appena un grosso barile cadde dalla zona superiore della nave proprio contro Italia. Arthur strinse leggermente i denti mentre la mano si schiacciava sotto il legno pesante del barile , un filamento di ferro si conficcò nell’indice scendendo fino al palmo. Il sangue fluiva rapido lungo la pelle macchiando la stessa camicia. Italia spalancò gli occhi a quella vista, non era il sangue a darle fastidio, ma l’idea che quell’idiota inglese le aveva salvata ancora una volta e lei odiava essere salvata anzi odiava avere debiti , soprattutto con delle nazioni. Inghilterra la fissò ed alzò la mano sanguinante come per fare cenno di stare bene e lei rispose con un ringhio cupo che lo costrinse a tacere rapidamente. Lei gli afferrò la mano , quella sana, costringendolo a sollevarsi.
-          Maledizione che cosa ti è venuto in mente?
-          È normale che un uomo salvi…
-          TACI… seguimi
Seguirono una serie di imprecazioni che Inghilterra non comprese mentre la donna lo trascinava nella cabina del capitano. Con un paio di bende in mano Italia gli indicò il letto. Quello tremò preso dalla paura e l’imbarazzo e sedette senza mai distogliere lo sguardo da lei. Il vestito ondeggiava dolcemente e nella mente di Arthur Florentia appariva quasi come una ninfa danzante avvolta dalle acque del mare. Lei aveva detto qualcosa come uno stai fermo, ma lui non ci aveva fatto caso troppo preso da quella contemplazione. Florentia alzò lo sguardo scandagliando la stanza alla ricerca di rum o qualcosa per disinfettare. Quando trovò finalmente una boccetta ambrata Italia tornò sul suo goffo accompagnatore. Perso, in quello strano ed insulso ammasso di capelli color paglia, si celavano gli occhi di Arthur. Inizialmente non aveva fatto caso a quanto potessero essere meravigliosi, ma ora che si soffermava con più calma lo notava. avevano Un che di misterioso, di languido e dolce allo stesso tempo. Un mischio strano ed introvabile che facevano dei suoi occhi due perle rare. Gli scostò un ciuffo folto per osservarli meglio e l’altro arrossì violentemente. Mai nella sua vita un uomo aveva arrossito ad un suo tocco, niente di dolce o innocente, anzi spesso erano stati loro a tentare di istruire un contatto con lei. In primis Emilio con le sue manie di farla sua per sempre. Un pazzo, semplicemente questo era e sarebbe sempre rimasto. Si sporse in avanti persa nei suoi pensieri mentre il viso di Arthur si faceva verdigno dall’imbarazzo. Inghilterra sentiva il cuore battere mentre la donna si avvicinava rapidamente a lui. Poteva sentire il respiro leggero di Italia poggiarsi delicatamente sulle labbra e un formicolio propagarsi per tutto il corpo. Sembrava quasi lo stesso studiando con quello sguardo ferino e minaccioso. Dedicò così quei pochi minuti a contemplare direttamente gli occhi ambrati di Italia così grandi e caldi da sciogliere anche il suo cuore gelido. Arthur ponderò bene quella strana sensazione di languore che si faceva largo dentro di lui e capì finalmente che forse il bardo aveva ragione. Di certo William non lo avrebbe mai saputo, tantomeno lei.
 
-          Cosa provi?- domandò improvvisamente Italia interrompendo il fluire dei suoi pensieri
-          Come prego..  
-          Cosa provi quando ti tocco, anche se lievemente?
-          Beh.. imbarazzo.. perché tu sei una donna..
-          E questo è normale?
-          OVVIAMENTE!!
-          Perdona la mia stupidità, ma non sono abituata ad una reazione simile.
-          Perché.. come reagiscono… di solito..
-          O io di solito non tocco le persone, ma se mi avvicino anche di poco ad Emilio tende a… come potrei spiegare… prendersi troppe libertà cosa che comporta una sua immediata castrazione e la rottura di svariate ossa. Te l’ho detto no ? vuole farmi sua moglie e ciò comporta anche l’essere sua. Devo ammettere che è fastidioso, maledettamente fastidioso
-          COSA!
 
Arthur scattò in piedi e l’altra sollevò un angolo della bocca come ad indicare risentimento. Inghilterra non poteva permettere che Florentia incorresse in così tanti pericoli, anche se non poteva pregarla direttamente di fuggire con lui, forse avrebbe trovato un modo semplice per legarla per sempre a lui. Tornò a sedersi mentre con la mancina stringeva il pugno con forza preso da una rabbia incontrollabile.
 
-          Come fai a farti trattare così?
-          Come prego?
-          COME DIAVOLO FAI A FARTI TRATTARE COSI’
-          Premettendo che non sono affari tuoi, io sono ancora felicemente vergine quel cretino non è mai riuscito a sfiorarmi nemmeno con un dito ed adesso dammi la mano.
-          Come prego..
-          La tua mano CAPRA
-          Ma…
-          Senti non sono un medico , ma ho sufficiente esperienza per poterti medicare. Dopotutto mi sono sempre curata da sola, quindi sta tranquillo.
-          No.. è ..
 
Italia gli afferrò la mano con dolcezza e quello scattò in piedi ancora più rosso, se possibile, di prima. Florentia sbuffò amareggiata e gli ordinò di tornare a sedersi, ma quello sorrise nervosamente e oppose resistenza.
 
-          ah… no.. sai ehm.. non importa non sta tanto male
-          Sta sanguinando… avanti non fare il… ehi.. sei rosso..
-          Io ah ah ah ma che dici??
-          Sei sicuro di stare bene
-          BENISSIMO
-          Fantastico allora dammi la tua mano.
-          No è che quell’espressione corrucciata non ti si addice sei molto più carina quando sorridi.
-          È un complimento?
-          Beh.. si..
-          Senti non voglio essere presa in giro da uno come te. Quindi non fare il bambino e dammi la mano. – al successivo tentativo fallito di prendere la mano di Arthur Italia si spazientì.
-          Scusa Italia è che.. tu sei troppo buona con me davvero.. e non scherzavo prima.. in più la tua mano è davvero morbida.
-          Oh.. probabilmente è per via del bagno di latte di stamattina.
-          No.. è che la tua pelle è fatta così..
-          A..
 
Questa volta fu Florentia ad arrossire con immensa meraviglia e gioia di Inghilterra che non resistette dal sorridere a quell’espressione così infantile e dolce dell’altra. Un ciuffo ribelle sfuggì dalla chioma folta della ragazza in tutto simile a quello che aveva visto a Veneziano o Romano. Alcuni dicevano rappresentasse una piccola parte della nazione , altri un semplice ciuffo. Arthur allungò una mano per sfiorarlo delicatamente affascinato dalla sua capacità di sconfiggere la forza gravitazionale. Florentia emise quello che ad Arthur parve un urlo di spavento o qualcosa simile e saltò indietro piombando con tutto il peso del corpo sul letto. Arthur rimase così con la mano a mezz’aria domandandosi perché fosse scappata così frettolosamente.  Italia gli tirò un calcio che lo costrinse a sedersi sul letto e poi tornò agilmente accanto a lui.
-          Seriamente Italia…
-          Taci…
-          Ascoltami, sei… e so che sentire parole di questo genere da me suona strano però.. sei la cosa più carina che abbia mai visto. – Inghilterra si illuminò con un sorriso tanto solare che anche il Sole sarebbe sembrato buio.
-          Io sono una combattente ed adesso sono anche il tuo medico quindi piantala con questi discorsi.
Inghilterra cercò di trattenersi dallo scappare mentre il cuore batteva impazzito. Strinse gli occhi e per alcuni secondi sognò che loro rimanessero così , sempre assieme pronti ad essere di aiuto l’uno dell’altra, sempre senza mai cambiare. Però Arthur sapeva che il suo era un desiderio vano, erano gli uomini a scegliere il loro destino e non di certo loro stessi. Forse , un giorno, avrebbe dovuto venire meno all’ordine del proprio re, solo per vederla e starle vicino. Sospirò rumorosamente attirando l’attenzione di Italia che drizzò il ciuffo quasi a voler captare le sue emozioni con maggior precisione. La mano fasciata giaceva fra quelle di Italia che sembravano esperte in fatto di medicamenti considerata la leggerezza dei loro movimenti. Florentia lanciava, di tanto in tanto, rapidi sguardi verso Inghilterra cercando di capire la vera essenza di quell’uomo così strambo, assai diverso da tutte le altre nazioni che aveva incontrato. Col passare dei secoli si era fatta un’idea precisa sulle nazioni maschili, ovvero che erano tutti una massa di idioti , porci e doppiogiochisti , almeno quelli non facenti parte della sua famiglia. Romano e Veneziano per lei erano due vasi di pandora , non aveva mai osato soffermarsi con lo sguardo su di loro, tanto era il dolore che la loro sola presenza causava in lei. Un tormento, un’agonia quasi come se il cuore fosse stato avvolto in un fascio di rose spinose. Pizzicò il naso dell’altro con l’indice per attirare la sua attenzione e poi si alzò per lasciarlo da solo. La porta si aprì e da questa apparve il maestro. Italia sorrise salutando con un cenno del capo ed uscì lasciando i due da soli. Inghilterra storse il naso rammaricandosi di non aver impedito all’altra di uscire e rimase a fissare la porta scricchiolante. William lo fissò di rimando sembrava completamente perso, non più parte di quel mondo , ma di un altro tutto suo. Quanta invidia che provava in quel momento, la mancanza di ispirazione faceva nascere in lui un sentimento di rabbia nei confronti di coloro che avevano negli occhi le porte dell’immaginazione. Sbuffò mentre sedeva comodamente sul letto rosso di Inghilterra. Lo punzecchiò un paio di volte, ma al terzo tentativo preferì utilizzare dei metodi più efficaci. Gli pestò un piede con forza ed Arthur saltò su facendo finalmente ritorno sulla terra. Nella sua mente Inghilterra vedeva ancora Italia questa volta danzante in quello stesso abito blu che adesso portava e lui si vedeva il cavaliere che la faceva volteggiare su e giù per la stanza.
 
-          Allora hai già capito?
-          Che cosa noioso ed insipido vecchietto?
-          Che la ami… ovviamente
-          È chiaro che tu soffri di qualche malattia. Ti ho già detto che non la amo, tuttavia potrei consigliarti un salasso?
-          No caro mio, convivere con una sanguisuga come te è fin troppo benefico.
-          Quali dolci parole odo dalle tue labbra o maestro dei miei stivali
-          Quali dolci menzogne odo dal tuo cuore o mia potente nazione.
-          TACI
-          Hai già sognato che ella ti accarezzi il viso o che le sue labbra si posino dolcemente sulle tue?
-          Ma… per..
-          Dal tuo candido rossore deduca che la tua mente non è più pura. A l’amore quale dolce maledizione esso rappresenta per il cuore, il tuo in particolare, spazzola.
-          Ti ci metti anche tu?
-          E dimmi hai già percepito un formicolio per tutto il corpo e vorrei sottolineare tutto?
-          Che intendi… -  la faccia di Arthur diviene rossa ancora una volta e la gola si seccò incapace di rispondere.
-          Mi sei diventato un pervertito Inghilterra
-          Per la barba di Merlino TACI sei tu il pervertito qui che discuti di ogni parte del mio corpo.
-          Sei tu che hai udito le mie parole in modo malizioso. Ma ti prego dimmi, che cosa pensi di Italia? Sembra una ragazza adorabile, tormentata certo, logorata dall’interno da un dolore immenso. Ritiene che il suo sia un cuore di ghiaccio, ma ancora pulsa alla disperata ricerca di calore. Mi chiedo se tu possa essere la luce che illuminerà il suo cammino nel buio di questa esistenza infelice.
-          Da quand’è che sono diventato una candela?
-          Suvvia sii serio per una volta.
-          Io sono sempre serio, forse anche troppo.
-          Allora?
-          Beh.. lei è
-          ARTHUR! – Sebastian urlò da dietro la porta pretendendo la sua attenzione.
 
Inghilterra uscì lasciando uno scrittore in astinenza da informazioni. La porta scricchiolò e Sebastian gli saltò quasi addosso ansioso ed agitato. Continuava a ripetere qualcosa come il rum è finito , il rum è finito cercando di convincerlo a fare leva verso il porto più vicino. Arthur annuì incapace di sopportare l’idea di compiere un intero viaggio senza la sua scorta di rum preferito. Il porto di Ampurias sarebbe stato perfetto. Inghilterra cercò con lo sguardo Italia, ma non trovandola si spaventò. Alzò la testa e notò l’abito blu ondeggiare attaccato ad una delle reti. Come diavolo le era venuto in mente di salire fino lì? Gli uomini sembravano entusiasti, di certo non di avere una donna a bordo quanto dell’idea che il loro capitano avesse finalmente trovato una compagna o rapita in gergo piratesco. Italia volse lo sguardo verso l’altra nazione, che sembrava decisamente agitata. Saltò giù delicatamente sotto gli sguardi stupiti della ciurma ed Arthur le fece cenno di seguirlo. Che dire quell’uomo era pieno di sorprese. Si sistemò nuovamente sull’ampia poltrona porpora ed attese che Inghilterra finisse di armeggiare con una scatolina nera. Quello si voltò con in mano due calici colmi di una brodaglia marrone simile a fango. Con un’espressione di puro disgusto si scostò dal calice conficcandosi dentro la poltrona. Arthur di rimando le porse con maggior vemenza il calice attendendo che l’altra lo afferrasse. Quando finalmente Italia prese il calice fra le dita poté costatare di come esso emanasse un odore pungente, ma allo stesso tempo dolce.
 
-          Avanti bevilo..
-          Questa fanghiglia?
-          Non è fanghiglia… è cacao.. trattato. Ho cercato di trasformarlo in una bevanda e come vedi ci sono riuscito.
-          Non per essere sgarbata, ma questa roba sembra fango e della peggior specie. Non sei molto abile in cucina, non è così?
-          AFFATTO IO SONO UN ECCELLENTE CUOCO.
-          Non puoi essere un cuoco e contemporaneamente inglese.
-          Piantala con questi discorsi e bevi ADESSO.
-          Va bene non importa che ti agiti così tanto.
 
Inghilterra attese ansioso il momento in cui Italia avrebbe sollevato le labbra dal contenitore. Quando ciò accadde un grosso paio di baffi oscillavano sotto il naso dell’altra. Arthur non poté trattenersi dal ridere mentre lo stesso paio di baffi appariva sotto il suo stesso naso. italia lo fissò, aggrottò le sopracciglia e poi si tastò il labbro superiore. Nel rinvenire una grossa quantità di fango-cacao sopra di esso scoppiò a ridere nascondendosi la faccia per l’imbarazzo. Alla parola patto si era spaventata, ma nel costatare che si basava solo su due finti baffi si sentiva molto più sollevata. La porta si spalancò ancora una volta , il sottoufficiale si affacciò da essa e con un’espressione sconvolta in volto scappò via mentre William si faceva largo nella stanza con il suo solito fare pomposo.
 
-          Mustache…
-          Che cosa ha detto?
-          Chocolatemustache!
-          Ha detto baffi di cioccolato.
-          Avete un modo strano di dire baffi..
-          Non mi sembra strano francamente…
-          Ripetimelo avanti…
-          Va bene si dice mustache
-          Miustash?
-          Non esattamente, anzi è completamente sbagliato.
-          Ma a me piace questa parola..
-          Si ma non significa niente.
-          England, teach her how to say i love you.
-          TACI..
-          Che cosa ha detto il maestro?
-          Niente di importante.. sta tranquilla
-          England love you so much but he can’t say that. However he’d like to kiss you, hug you and have
-          VUOI PINTARLA CON QUESTI DISCORSI!!
-          Non capisco che cosa stia succedendo.
-          Niente di importante Italy stai tranquilla.
 
La ciurma urlò con gioia mentre il profilo della città si faceva sempre più nitido. Inghilterra prese la mano di Italia e la trascinò fuori dalla stanza. Quella lo bloccò per potere stringere anche l’altra mano dell’inglese che per tutta risposta si nascose dietro le folte piume del cappello.
-          Adesso siamo alleati?
-          Beh.. ipoteticamente si..
-          Non ho mai fatto un’alleanza di.. ehm.. cacao..
-          Beh c’è sempre una prima volta per tutto, non credi?
-          Penso proprio tu abbia ragione.
La nave attraccò nel grande porto spagnolo e una figura maschile salì quasi improvvisamente sulla nave. Inghilterra riconobbe subito il soggetto come Gilbert, il mentecatto prussiano. Prussia si guardò intorno annuendo come per indicare la sua “fantastica” approvazione e poi portò lo sguardo sulla coppietta. Inghilterra si era imposto davanti ad Italia, anche se quella non capiva come un uomo armato di pulcino potesse essere pericoloso in qualche modo. Florentia aggirò Arthur e si avvicinò all’individuo seguita accanto da Inghilterra. Gilbert spalancò gli occhi alla vista di una donna assieme ad Inghilterra e che femmina! I capelli bruni ondulati raccolti in una crocchia signorile e una serpentina di curve femminile che qualsiasi donna avrebbe invidiato. Prussia si inchinò davanti alla ragazza che per tutta risposta afferrò il piccolo pulcino.

-          Dicono che sia una delle sue ragioni – commentò Inghilterra..
-          Ed è così piccola?
-          Già ma sai il nostro Prussia è tutto in formato mini.
-          COSA STAI DICENDO io sono leggenda io ed i miei cinque metri.
-          Arthur perdonami , ma di cosa sta parlando?
-          Niente.. evitiamo
-          Lei quindi è Prussia piacere di conoscerla, io sono Italia del centro, Florentia Caterina Vargas o Medici faccia lei.
-          Io sono l’unico, magnifico Prussia ovvero Gilbert, ma tu puoi chiamarmi Gil tesoro..
-          Perdonami Arthur, ma mi ha appena chiamata t-e-s-o-r-o?
-          Certo cara , Spagna mi aveva detto che la sorella di Romano era divenuta bellissima, ma non credevo potesse raggiungere un tale livello di magnificenza non come me logicamente. Però ti sei fatta veramente bella anche se anche da piccola eri molto carina sia Francia che Spagna si sono limitati molto nel descriverti.

Inghilterra osservò la faccia stralunata di Italia che lentamente si allungava in una risata e non potè fare a meno di ridere anch’egli davanti al discorso privo di senso di Prussia. L’altra nazione li osservò ridere e poi cercò di prendere la mano di Florentia per farle il bacia mano. Inghilterra per tutta risposta gli schiacciò un piede e lo lanciò di sotto nel bel mezzo dell’acqua putrida del porto.

-          La mia magnifica casacca italiana!
-          Perché l’hai fatto?
-          Ehm… voleva morderti..
-          Mordermi?
-          Si fanno così alcuni uomini , quando provono a prenderti la mano per la prima volta.
-          A capisco.. è un peccato ho vissuto per secoli chiusa in una torre , solo adesso inizio a conoscere il mondo quindi non so molte cose.
-          Stai tranquilla ci penso io..
-          Ma non lo salviamo?
-          Oh.. no   sa nuotare e poi con tutto l’ego che si ritrova finirà col galleggiare. Sebastian muoviti vedi di tornare presto..
  
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