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Autore: Lightweight    15/07/2012    22 recensioni
La storia prima o poi si concluderà, sarà questa la volta buona?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve c:
Quest Fan Fiction è il seguito di un' altra FF (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1104205&i=1
Vi consiglio di leggere prima quella che vi ho riportato altrimenti non capirete niente :')
Detto questo se avete letto l'altra FF e siete qui per leggere l'altra FF devo dirvi una cosa: VI AMO <3

Ci si vede giù, buona lettura <3


*ELEANOR POV*
*FLASHBACK*

-E’ bellissima!- disse Rich sorridendo davanti a quello spettacolo,
-Già, Doncaster è meravigliosa, l’ho sempre amata..- dissi sorridendo.
Camminammo lungo quelle strade e migliaia di ricordi riaffiorarono nella mia memoria. Sorrisi amaramente rivedendo tutti i sorrisi che Louis mi aveva donato lì e poi ripensai a quel posto, dovevo tornarci, erano anni che non ci andavo più, troppo lontano da Londra. Entrammo in casa e ci addormentammo sfiniti.  Era ormai pomeriggio, mi svegliai prima di lui e gli lasciai un biglietto,
-Torno presto, fa come se fossi a casa tua. Eleanor. Xxx-
Uscii di casa di corsa,  scappavo dai miei problemi, mi rifugiavo nelle bugie di mondi paralleli che erano solo il frutto della mia disperazione. Piangevo, urlavo, nessuno mi ascoltava: tutti notavano un'anima in pena.
Scappavo dalla realtà e mi rifugiavo nel solito posto, vicino alla solita grotta, nel prato disperso per nella storicità del mio paese scosso e buttato giù come un castello di carte, diventato un problema in più viste le macerie lasciate da luoghi sprezzanti vita e pieni di ricordi. Scappavo lì, era semplicemente il mio rifugio e non m'importava di farmi del male, non m'importava di rischiare; quel luogo era tutto ciò che potevo tenere saldo tra le mani . Lì mi sentivo a casa, lì potevo essere me stessa senza sottostare ai pareri. Scappavo lì con la scusa di andare a correre, scappavo dalla realtà e mi rifugiavo tra le instabili pareti dei miei pensieri. Mi sdraiai sul prato, la mia pelle sfiorò l'erba fresca e un brivido mi percorse la schiena portandomi ad un senso di pace contemplata per troppo tempo. Alzai lo sguardo ed osservai le nuvole variare in milioni di figure e così nel tutto, ma contemporaneamente nel niente, mi trovai a riflettere, a capire cosa fosse giusto e cosa sbagliato; mi ritrovai a sfogarmi con me stessa parlando da sola, ridendo, piangendo, cantando a squarcia gola le cose che avevo dentro e che in quel momento dovevano diventare realtà. Ascoltando la mia voce pronunciare quei pensieri, nascosti da troppo tempo tra le pareti dei meandri della mia mente e troppo contorti per essere concepiti da un qualsiasi essere all'infuori di me un senso di libertà mi avvolse portandomi involontariamente a sorridere.
-Qui sono solo io con me stessa, nient'altro importa.-, è questo ciò che continuai a ripetermi.
Riflettei sul mio passato, sulle scelte che lo avevano influenzato e su quello che stavo facendo allora senza pensare a ciò che avrebbe portato nel mio futuro.
Senza rendermene conto il cielo era ormai rosseggiante, notai la prima stella della sera. Il buio iniziò ad avvolgermi delicatamente, dovevo tornare alla realtà.
Correvo sotto le stelle, correvo via da quel mondo che mi faceva rinascere dentro, da quel mondo che era il mio tutto ed il mio niente; correvo via sperando di aver preso la scelta giusta.
Tornai a casa, mi buttai sotto la doccia e poi nel letto; Richard era accanto al mio, non si era svegliato. Non c'era bisogno di accendere il computer o controllare il telefono, avrei risposto domani se mai qualcuno mi avesse cercato, cosa assai improbabile,ora avevo bisogno solo di me stessa. Che pensiero egocentrico.
-Era tanto che non tornavo lì.- pensai tra me e me, mi era mancato essere sola con me stessa e parlarmi apertamente; mi era mancato affrontare i miei problemi faccia a faccia con la mia anima; mi era mancato correre per strada ed involontariamente finire con la schiena a contatto con quell'erba, mi era mancato affrontare le mie paure, mi era mancato essere me stessa a casa mia.
Nella mia realtà ero solo quello che gli altri si aspettano e per paura di deluderli non  ero mai me stessa: ero solo una dannata maschera.
Troppa paura per levarla, troppa paura di cambiare la mia routine.
Avevo sempre preferito tornare lì ed essere sola con me stessa, sola con l'ombra della realtà piena di giudizi da cui non potevo astenermi, sola con la sagoma della mia anima che pesava sempre più, sola in un'immensità che ormai aveva la mia essenza.
Sì, ero solo una dannata codarda che aveva paura di mostrarsi per ciò che era realmente, ma in fondo non c'era niente di male nell'avere paura di essere ferita lì, nel profondo, dove nessuno se non me stessa lui era mai arrivato; in quel mondo dove nessuno sarebbe in grado di riconoscermi, nel mare dei miei difetti nascosti abilmente da una maschera, dove essere me stessa era dannatamente bello, dove nessuno poteva giudicarmi, dove c’ero solo io, lì dove nient'altro importava. Lì dove per la prima volta nella mia vita ero stata veramente felice, su quel prato a cui era legata ogni piccola particella del mio corpo, della mia anima, dove nessuno era in grado di notare il mio cuore pieno di graffi, pieno di burroni; lì dove pian piano tutto si rimarginava e trovava un senso. Lì dove la vita diventava quasi tollerabile. Mi addormentai rapita da quei pensieri, dovevo affrontare la realtà, dovevo affrontare Louis, dovevo far chiarezza nel mio cuore e riprenderlo con me. Io lo amavo e la distanza mi stava distruggendo.

-Eleanor?- disse Richard baciandomi delicatamente la guancia, mi girai delicatamente e gli sorrisi,
-Buongiorno!- disse sorridendo,
-Buongiorno!- replicai sorridendogli,
mi alzai e notai di essere in condizioni pietose, mi sistemai un poco e lo raggiunsi in cucina. Il frigo era vuoto, di nuovo. Ci cambiammo velocemente e altrettanto di corsa andammo a far colazione da Starbucks. Per strada mia avevano riconosciuto tutti, i giornali lo avrebbero saputo tra poche ore e Louis sarebbe rimasto sorpreso dal fatto che io fossi lì.
-Allora come mai questa fuga?- disse sorridendomi, sorseggiai un po’ la mia cioccolata e gli sorrisi,
-Per mio padre. Come avrai letto la mia madre naturale è morta però mio padre è ancora lì fuori. A casa a LA ho trovato un cofanetto con su inciso il suo nome, Lucas, e ho trovato un biglietto con su scritto che la chiave era qui a Doncaster. Devo solo trovarla per casa.- conclusi sorridendogli,
-Oh bella fuga!- disse ridendo,
-Già.- dissi per poi finire la cioccolata, -Andiamo?- continuai.
Usciti da Starbucks lo presi sotto braccio e gli feci fare un giro della città, prendemmo il pranzo al Mc Donald e tornammo a casa tra una risata e l’altra.
-Già mi hanno trovata..- dissi sorridendo amaramente,
-Già, ci hanno trovati..- replicò Richard vedendo la miriade di paparazzi lì di fronte casa.
Tra di loro notai una chioma castana familiare ma no, non poteva essere lui, non ora.


Holaa(?)
Sono tornata c:
Che ne pensate del primo capitolo del seguito?
Spero di non avervi deluso :)
Chi sarà quella chioma castana? Via alle scommesse ahah

Attendo con ansia le vostre prime recensioni di questa fan fiction.
Cercherò di aggiornare domani c:
Spero che recensirete <3 

Baci Lightweight. <3
  
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