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Autore: Lilyth    15/07/2012    1 recensioni
Il giorno del 17esimo anno è un giorno, importante, forse più del 18esimo;
ognuno di noi ne conserva anche solo un piccolo ricordo dentro al suo cuore; ci si diverte, si cresce, si cambia.
Per Smile, però, questo cambiamento è molto lontano da quello meramente numerico.
Lo scontro con una realtà in parte meravigliosa ed imprevedibile, in parte dura e difficile da accettare accompagneranno la nostra protagonista in un viaggio dentro il suo vero essere per aiutare una stirpe a lei estranea di cui non sapeva di far parte.
Scrivere questa storia all'inizio è stato un gioco, un gioco che piano, piano iniziava ad avere una forma ben definita.
Mi ha emozionato e spero emozioni anche i lettori.
Lo so, sono solo una ragazza di 17 anni, ed è difficile credere che in così tenera età si possa arrivare a metter su un racconto di rilievo.
Però, datemi fiducia.
Buona lettura.
Lilyth.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Eravamo così vicini quella sera che quasi non ci credevo.
Mi aveva baciato lei, cosa da non crederci.
Era cambiata, in meglio, ma era notevolmente cambiata; quel mese fuori aveva sconvolto il suo essere nel profondo.
Io avevo perso la concezione di me stesso in sua assenza, ma ora ero tornato lo stronzo arrogante di prima, e questo la faceva divertire, lo leggevo nei suoi occhi.
< di la verità, tu mi vuoi qui perché sei innamorata di me... >
Si scansò scuotendo i capelli
< non la leggerei esattamente in questo modo... >
Sentii la risata salirmi dallo stomaco, risi di gusto
< sei proprio una cretina. >
non rispose e mi tirò un orecchio.
Era una figa. Niente da dire.
Ok, non era miss mondo e su questo eravamo d’accordo entrambi ma aveva quel qualcosa di speciale che attirava tutto di me.
< cosa guardi? >
Incrociai i suoi occhi
< te, mi pare chiaro. >
la baciai io, lasciò fare.
Sapevamo entrambi che non saremmo potuti diventare quelle coppiette zucchero e miele, saremmo stati più fuco e polvere da sparo.
I nostri caratteri si scontravano alla perfezione e sicuramente non  ponevamo dei limiti al nostro insultarci.
Anche quello era un segno d’affetto infondo.
Per averla così vicina avevo dovuto aspettare che mi sparisse da sotto al naso per quasi un mese.
Mi aveva fatto stare letteralmente di merda, ma ora ero felice, almeno.
< sei un cazzone... >
Sorrisi
< e tu sei dolcissima come al solito... >
Iniziò a giocare con i miei capelli
< ti è morto il parrucchiere Alex? >
La guardai negli occhi
< stanno male? >
ci pensò un po’
< no, non stanno male...anzi...devo dire che un po’ più lunghi ti donano. >
ma qual’era il problema, io ero bello sempre.
Sarei stato bello anche pelato e con i rasta fino alle ginocchia, o i capelli viola.
Gli altri erano fighi, io ero proprio bello, c’era differenza, o sì che c’era.
mi pizzicò il collo
< la smetti di gongolarti nei tuoi pensieri...sono bello di qua, bello di la, gli altri sono fighi ma io sono bello... >
La guardai con fare ammaliatore
< potresti smentire i miei pensieri? >
Rispose al mio sguardo
< o no... >
Evvai! Complimento da lei, da scrivere sul calendario.
< in effetti sei un bello stronzo! >
Rideva, eccome se rideva. Si rotolò sul letto dalle risate e non riusciva più a smettere.
Sapevo che in questo preciso istante eravamo controllati da Adam, ma non mi interessava.
Avrebbe visto che il mio era più di un semplice lavoro, io non lavoravo quando stavo con lei, era un mio dovere morale; io le volevo bene, era diverso.
La spinsi giù dal letto.
< sei scemo o cosa? >
Annuii sorridente
< sono un bello stronzo, no? L’hai detto tu. >
Mi fece la linguaccia, ok, ero proprio cotto a puntino.
   
 
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