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Autore: SkyScraperI3    15/07/2012    11 recensioni
Lunghi capelli neri, occhi di un marrone cioccolato, un sorriso che fa invidia al sole, Janet era la nuova attesissima desiderata ragazza al Roundview Highs School di Londra. Tutti coloro che frequentavano quella scuola sapevano dell'arrivo di Janet, cugina di uno dei ragazzi più amati e stronzi del liceo.
E Janet odiava Londra.
Erano due persone che non si conoscevano ma che non trovavano compatibilità con l'altro, e quando si è testardi, orgogliosi e anche un po' acidi, non si lascia correre, ci si batte, si litiga. Ed è esattamente ciò che Janet e Liam facevano tutti i giorni, tutto il giorno.
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Gli equilibri in una scuola sono precari, particolari ed intrecciati. E quella scuola di equilibri ne aveva tanti, pronti a crollare con un attimo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi avverto che è un capitolo molto lungo, perciò mettetvi comodi. :)

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Tutte le aspettative che Janet aveva sulla festa di quella sera furono completamente superate non appena mise piede fuori dall'auto di Louis, con cui erano andati le due coppie.
Se aveva sentito dire che la casa era grande, constatò che era enorme.
Se le avevano detto che di solito la musica era grandiosa, osservò che in effetti era la migliore che avesse mai sentito.
Se sapeva che la gente che andava lì era bellissima e i vestiti non sarebbero stati da meno, dovette confermare i suoi pensieri non appena intravide una stangona di un metro e ottanta con indosso uno dei vestiti più belli che Janet avesse mai potuto vedere.
Guardò Dominique, la cui bocca era schiusa a forma di 'o' e rise. Prese la mano di Niall e si voltò a guardarlo.
«Non lo trovi strabiliante?» sussurrò mentre consegnava l'invito di tutti e quattro ad un ragazzo alto almeno venti centimetri più di lei. Niall annuì distratto, seguendo con gli occhi una ragazza coperta da un pezzo di stoffa troppo corto «lo troverai strabiliante quando la smetterai di sbavare» continuò secca. Niall sorrise e le circondò la vita con un braccio, scoccandole un bacio sulla guancia
«Sei bellissima» disse poi avviandosi all'interno della grande villa e stringendola a sé.
Il vialetto che conduceva alla casa era ricoperto da piccole mattonelle bianche e affiancato da piccole candele per delineare il percorso da fare, attorno al vialetto vi era un prato curato con estrema attenzione.
Tre scalini in marmo portavano ad un piccolo patio, su questo tre divanetti erano stati disposti a circolo e al centro c'era un tavolino in vetro su cui già erano appoggiati dei bicchieri di qualcosa di trasparente, che Janet ipotizzò non essere acqua.
L'imponente porta in legno chiaro era spalancata e l'ingresso pullulava già di gente, nonostante la festa fosse iniziata da appena mezz'ora.
E sarebbe stato bello per i ragazzi distinguere le altre stanze, se non fosse stato che i mobili erano stati tolti tutti per far sì che la casa divenisse una sala per ballare enorme. L'unica cosa distinguibile in modo preciso era una grande scala che portava al piano di sopra, ricoperta da uno strato di moquette rosso intenso.
«Wow» fu l'unico commento che Janet riuscì a fare.
«Già vero? Non dico altro da quando sono entrato» le disse Louis entusiasta, si poteva chiaramente leggere un pizzico di eccitazione nei suoi occhi.
«Mi faccio un giro» disse Niall dopo aver lasciato con un gesto brusco il fianco di Janet, che rimase ad osservarlo allibita. A quella festa si presumeva ci fossero andati insieme, era il loro modo per passare un po' di tempo insieme dopo tanto tempo e invece lui l'aveva lasciata lì, da sola, in mezzo a gente che ballava non curandosi del fatto che le stesse pestando i piedi.
Sbuffò e spostò i lunghi capelli sulla spalla sinistra, poi prese un respiro profondo e si addentrò nella folla che si muoveva scomposta per raggiungere il tavolo del buffet.
Dopo quelli che le sembrarono attimi interminabili, Janet raggiunse il tavolo completamente occupato da bottiglie e bicchieri e prese un sorso di qualcosa che neanche lei riusciva a riconoscere.
Il sapore amaro le invase le papille gustative e ci volle un po' perchè riconoscesse il sapore della vodka liscia, strinse gli occhi e quando sentì che ormai il bruciore si era affievolito, li riaprì.
Si voltò a sinistra, incontrando gli occhi di Liam e accennò un sorriso a mo' di saluto.
Notò, forse con un pizzico di piacere, che gli occhi del ragazzo la stavano squadrando. In modo diverso dal solito, non con quella punta di perversione e malizia che tanto la infastidivano. Non la stavano sottoponendo ad un esame, piuttosto stavano cercando di cogliere ogni bellezza e particolarità del corpo, tentavano di passare su ogni centimetro di pelle scoperta, scorrevano sulle cuciture del vestito con estrema cura.
Si posarono dapprima sulle scarpe alte, che alzavano la ragazza di almeno dieci centimetri. Salivano sulle gambe lunghe e affusolate. Squadrarono poi il corpo fasciato dall'abito turchese e si posarono, infine, sugli occhi di lei, non prima essersi soffermati sul sorriso che si era aperto sul suo volto.
Si avvicinò al tavolo e la salutò con un cenno del capo che lei si ragguagliò bene dal non ricambiare.
Dopo essersi versato un bicchiere di ponche, Liam si girò verso la mora «'Sera» lei sorrise
«Payne» evitò di guardarlo negli occhi, tanto per non alimentare i pensieri sulla camicia che gli calzava alla perfezione o sui suoi occhi oppure sui capelli leggermente scompigliati. Scosse leggermente la testa, per scacciare quei pensieri perchè lei aveva Niall e ne era soddisfatta.
«Ti incazzi se ti dico che sei bella stasera?» si lasciò sfuggire un sorriso imbarazzata e poi fece segno di no
«Ti ringrazio» rispose dopo aver bevuto un po' di quel che c'era nel suo bicchiere.
«Vado a cercare Niall» continuò dopo un po' «mi starà cercando anche lui, credo» posò il bicchiere e si allontanò, sotto gli occhi di un Liam stupito.
La guardò andare via senza fare nulla per chiederle di ballare insieme. Perchè Liam Payne era il più grande bastardo, stronzo, egocentrico essere vivente sulla terra ma aveva un cuore e faticava ad ammetterlo.
La folla si era quasi moltiplicata, quando Janet intravide su un divanetto un Niall dall'aria stremata.
Gli si avvicinò lentamente e poi si sedette accanto a lui, aspettando una reazione o che le parlasse, ma Niall sembrava troppo concentrato su qualcuno che ballava nella folla.
«A questa festa dovremmo esserci venuti insieme» esordì dopo qualche minuto, Niall sorrise e annuì
«Siamo insieme» la mora sbuffò e allungò le gambe davanti a sé «stai bene, Janet?» chiese dopo qualche minuto e lei non rispose. Cercava nella sua testa un modo per capire cosa avesse, perchè la stesse evitando in quel modo «sto bene» sussurrò
poi, appoggiando il bicchiere che stava tenendo in mano per terra.

«Balliamo» si alzò e la prese per mano, conducendola al centro della pista.
Con la musica alta, la gente che si muoveva a ritmo, le risate e le mani di Niall sui propri fianchi, Janet si decise che forse i pensieri che faceva erano tutti suoi teatrini mentali. Ci mise poco a lasciarsi andare sulle note di una qualche canzone remixata goffamente e a ballare con il suo ragazzo, tenendo in mano un bicchiere di Sex On The Beach.
Allacciò le braccia attorno al collo di Niall, che le baciò lentamente il collo. Oh al diavolo i pensieri paranoici, si disse continuando a ballare e a bere.
Fu dopo circa quattro canzoni che Niall lasciò i fianchi della ragazza e si allontanò, correndo verso un gruppo di ragazzi poco distanti dalle scale. E di nuovo, per la terza volta nella serata, Janet rimase senza parole. Perchè le dava fastidio che il ragazzo la snobbasse così, che ballasse con lei solo mentre aspettava che arrivassero i suoi nuovi amici. Perchè erano due settimane che non stavano insieme, da soli, per più di cinque minuti: sempre interrotti da quel gruppo di ragazzi che sembravano averlo cambiato tanto.
Erano in sei, escluso Niall, giravano sempre in branco, si vestivano sempre uguali e indossavano sempre un cappellino che li faceva assomigliare a rapper scadenti dei bassifondi di New York. Più di una volta avevano squadrato Janet con occhi fin troppo maliziosi, più di una volta era sfuggita loro una battuta poco adatta sul suo rapporto con il biondo e una volta, ne era quasi convinta, li sentì parlare di come avevano messo le corna alla loro ragazza senza farsi beccare e a parlare era stato senza dubbio il più alto, quello con le spalle larghe e i capelli scuri; la pelle abbronzata e gli occhi ipnotici, il sorriso bianco e l'accenno di fossette ai lati della bocca che ricordavano, vagamente, quelle di Harry, erano tutte qualità alle quali non ci si poteva opporre, ma la spavalderia e l'arroganza con cui lui se ne pavoneggiava avevano sempre irritato Janet.
Sbuffò per l'ennesima volta quella sera e si costrinse ad essere simpatica e disponibile. In equilibrio sui tacchi si avvicinò a Niall e gli afferrò delicatamente la mano. Ascoltò i discorsi dei sette sulla serata, la festa, l'alcol e le ragazze; sentì commenti poco casti su ragazze che si muovevano in pista e non mancò un commento su “la ragazza di Niall”. Pochi minuti dopo Niall sciolse lentamente la presa dalla mano di Janet e, sorridendole spavaldo, le annunciò che andava a farsi un giro con i ragazzi.
E così lei rimase sola, un'altra volta. L'unica consolazione la trovò nel tavolo degli alcolici e nella musica.
Janet amava ballare, Janet ballava ogni volta come se poi sarebbe bastato un attimo a riprendersi e non un'intera mattinata
passata a letto; era capace di ballare le ore, qualsiasi tipo di musica perchè Janet e la musica, quando si trovava su quella pista, erano una cosa sola, si fondevano.
Di solito la gente non credeva che non appena poggiava piede su una qualsiasi pista dove fosse possibile ballare, Janet sentiva partire una scarica dal centro del petto e irradiarsi in tutto il corpo; generalmente non credevano che le bastava quello per dimenticarsi del mondo e dei problemi. Fu per quella sua innata passione per il ballo che per un po' di tempo si dimenticò di Niall, dei suoi amici, di cosa stesse facendo in quel momento, del cambiamento delle ultime settimane, di Liam poco prima, della scuola, di suo padre, di tutto.
Permise solamente che l'alcol entrasse in circolo quel tanto che bastava per lasciare andare via ogni tipo di inibizione e poi prese a ballare come se fosse l'unica cosa al mondo che importava.
Passò forse una mezz'ora prima che la ragazza sentisse un dolore lancinante ai piedi e decidesse di fermarsi un po' per non rischiare di andare all'ospedale con le dita rotte. Si trascinò fino ad un divanetto e ci si buttò sopra a peso morto non
guardando neanche chi ci fosse seduto.

«Stanca?» la mora sobbalzò al suono di quella voce e girò lentamente la testa verso Liam. Sembrava che quella sera si dovessero incontrare per caso, fugacemente. Annuì e si portò la testa fra le mani, accorgendosi di un forte mal di testa solo in quel momento.
«Non balli più?» scosse la testa «anche se la voglia non manca» rispose dopo qualche secondo di silenzio – si fa per dire.
Lui sorrise e si alzò, offrendole una mano che lei guardò sospettosa. Alzò gli occhi e li puntò in quelli del ragazzo che scoppiò a ridere arrogante «andiamo, Janet, non ho intenzione di stuprarti in mezzo ad una pista da ballo» continuò a guardarlo male con la tentazione di declinare l'invito. Ma quando partì una delle canzoni più ballabili che avesse mai sentito si decise che non
importava con chi ballava, l'importante era ballare.

Prese un respiro profondo per infondersi la forza di alzarsi e, ignorando la mano di Liam, si avviò in pista. Come poco prima si lasciò andare sulle note remixate di quella canzone che lei conosceva ma di cui non si ricordava il nome: sapeva che era una canzone famosa, commerciale e recente, ma Janet e la musica – quasiasi tipo di musica- erano una cosa sola, perciò ci mise poco a riconoscere “Mr Saxobeat”, sorrise ancora una volta contenta che la sua memoria non avesse fatto cilecca e poi lasciò che il pensiero abbandonasse la sua testa e permise che a troneggiare la sua mente ci fossero soltanto la pista, la musica e Liam che, decisamente troppo vicino, si muoveva quasi meglio di Janet.
Le poggiò le mani sui fianchi e lei rabbrividì, ma si convinse fosse stata solo una reazione all'alcol, agli ormoni, al freddo o a qualcos'altro che non fosse lui. Lo lasciò libero di guidarla, di poggiare le mani sui suoi fianchi ancora altre mille volte, di circondarle la vita con un solo braccio mentre l'altro le spostava una ciocca di capelli dal viso.
Permise che l'attirasse a sé e facesse aderire i loro corpi come due calamite che si attraggono troppo per riuscire a stare lontane, allacciò le sue braccia attorno al suo collo non preoccupandosi di chi li stava guardando, perchè tanto non stavano facendo nulla se non ballare e poi Niall se n'era andato.
Le ultime note della quarta canzone che stavano ballando andarono a scemare e la voce del DJ si fece chiara sopra al mormorio degli invitati
«Non sarebbe una festa degna di questo nome» iniziò mentre sotto la sua voce si andava levando una base lenta e tranquilla «se non ci fosse almeno un lento, perciò ragazzi prendete qualcuno con cui ballare; ragazze, fatevi trasportare e rallentiamo un po' il ritmo» e detto ciò partirono note lente, che quella volta Janet non conosceva davvero.
Permise che Liam rallentasse il ritmo e la cullasse dolcemente sulla pista. Evitò il più possibile il suo sguardo, ma non poté ritrarsi quando sentì il suo respiro a pochi centimetri dal viso, perciò alzò lo sguardo e si ritrovò quasi a sfiorargli il naso. Fu un attimo, ma Janet se lo aspettava e riuscì a scansarlo.
Provò a baciarla, diversamente da come aveva fatto a scuola; si vedeva che Liam voleva quel bacio, ed è chiaro che anche Janet lo volesse, ma non poteva fare questo a Niall.
Si staccò velocemente dal ragazzo e lo guardò dispiaciuta prima di sussurrare un «vado a cercare Niall» e correre via veloce, per quanto i tacchi lo permettessero.


Si sentiva una stupida, una cretina e un'idiota. Liam James Payne stava per baciarla e lei si era allontanata. Si schiaffeggiò una guancia piano quando si accorse del pensiero che la sua mente bacata aveva appena formulato. Lei stava con Niall, accidenti, e doveva ricordarselo assolutamente.
Salì al piano di sopra, iniziando a sentire le tempie pulsare e la testa scoppiare. Aveva bisogno di silenzio e la sala era esclusa, la piscina era colma di gente che urlava, perciò l'unico luogo disponibile era il piano di sopra, con le camere da letto comode e silenziose. Sperava di trovarne almeno una libera per evitare di rifugiarsi nel bagno.
Aprì la prima porta alla sua sinistra che trovò sul corridoio, trovando un rosso e una mora mangiarsi la faccia a vicenda, se ne andò senza nemmeno aspettare che si accorgessero di lei. Nella stanza subito dopo trovo due ragazzi parlare e ridere semplicemente perciò si scusò e sgattaiolò via velocemente.
Arrivò ad una terza porta in legno più chiaro e a cui era attaccato un cartello con scritto “Harry”. Janet dedusse fosse la sua camera da letto e pensò che forse la camera del proprietario di casa nonché organizzatore della festa dovesse essere vuota, insomma chi è così irrispettoso da entrare e procreare lì dentro? Abbassò lentamente la maniglia e sentì che tutte le sue supposizioni erano sbagliate.
E non solo qualcuno stava facendo sesso sul letto del padrone di casa, quel qualcuno era anche una persona che lo stesso Harry odiava e che Janet iniziava ad odiare in quel momento.
Sentì tutte le settimane passate insieme pesarle sulle spalle, sentì il cuore rompersi al cospetto di una nuova delusione, sentì di essere stata tradita dal suo ragazzo un'altra volta. Sentì il peso della delusione e una strana sensazione alla bocca dello stomaco. E non aveva neanche voglia di piangere, non ci riusciva. Voleva semplicemente andarsene e chiudersi in camera a mangiare gelato.
Perchè Janet sapeva che prima o poi sarebbe successo e non si sentiva neanche troppo male. Sapeva che quell'amicizia per Niall era stata dannosa, ma ritrovarlo sotto le coperte di Harry con un'altra era una pugnalata che avrebbe fatto male a tutti.
«Janet..» scosse la testa e lasciò quella camera così velocemente che si stupì di come riuscisse a correre in quel modo.

 

erre's space
LE SOSTENITRICI DI JIALL MI UCCIDERANNO FRA 3..2..1..0! AHAHHAHAHAHAHHA
Scusate scusate scusate se questo capitolo non è all'altezza delle vostre aspettative, vorrei tanto che le superasse proprio come la festa supera quelle di Janet ma ahimè non sono l'Harry Styles dei capitoli e quindi fa un po' schifo anche a me.
Cioè lo aspettavo MOLTO più colmo di roba, ma direi che 4 pagine e due righe della quinta siano abbastanza ed è decisamente il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, ma vi avevo promesso che avrei fatto entrare tutta la festa in un unico capitolo, quindi... ecco qua.
Vi prego, se c'è qualcosa che non vi piace o che credete sia meglio aggiustare ditemelo, perchè questo capitolo è stato un parto e quindi è possibile mi sia sfuggito qualcosa (?) l'ho scritto a pezzi quindi magari mi son distratta.
L'ho riletto ma non si sa mai ahahha.
Fatemi sapere qualcosa..

AAAAH! lo scorso capitolo siamo saliti di recensioni e edficxjk boh vi amo, continuiamo così vi prego perchè mi fate felici.
A presto,
erre.

  
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