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Autore: marmelade    15/07/2012    9 recensioni
“Ma come diavolo avete fatto a dimenticarvi tutti di questo giorno?!” esclamò, per poi guardarmi quasi furiosa, mentre io non riuscivo ancora a capire.
Nicole parve accorgersi del mio stato confusionale, e scosse ancora il capo, facendo muovere i suoi ricci, così simili ai miei.
“Cavolo Harry! Oggi torna Maya dalla Spagna!”.
[...]
Infondo, avevo paura, e la vecchia Maya cercava di prendere il sopravvento su quella nuova.
Ma non avrei mai permesso ciò.
Sarei stata forte, e avrei trascorso la mia vita serenamente anche lì, dimostrando a tutti chi ero diventata.
E non mi sarei fatta ingannare ancora.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I would love you better now.'
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HARRY POV.
“La smetti di muoverti come una forsennata? Per poco non mi cechi un occhio!”
Maya rise, muovendosi ancor di più tra le lenzuola, con indosso la mia camicia azzurra sbottonata, che metteva in mostra il suo petto coperto dal reggiseno.
“Eddai! Sei proprio pesante… due anni fa non eri così! Ma che ti ha fatto la nonna?!” esclamò continuando a ridere e muoversi tra le lenzuola.
Sospirai rassegnato e sorrisi. Con Maya, non c’era proprio niente da fare.
“Okay, l’hai voluto tu, Burton. Preparati al solletico!” esclamai, scaraventandomi su di lei, ridendo.
“No, ti prego, no!” urlò tra le risate, mentre le mie mani si muovevano velocemente sui suoi fianchi e su tutto il suo corpo, facendola ridere e scatenare ancora di più.
La guardai ridere, mentre le mie mani continuavano il loro percorso sul suo corpo, e non potei fare a meno di pensare che era bellissima.
Improvvisamente, le mie mani smisero di muoversi e lei aprì gli occhi, guardandomi con quel suo sguardo colorato di un castano dolce, come se fosse quasi cioccolata.
Fece un lungo sospiro, per riprendersi da quelle innumerevoli risate, mentre io lasciavo scivolare la sua mano sul suo ventre e sul suo seno, fino ad arrivare al suo mento e risalire verso la sua bocca rossa.
Poggiai le dita sulle sue labbra, continuando a guardarla negli occhi, e mi avvicinai ad esse, poggiando delicatamente le mie.
Fu un bacio tenero, quasi dolce, come se ci stessimo scambiando tutto l’affetto del mondo, che non ci eravamo dati in questi ultimi due anni, e non come se stessimo facendo sesso.
Era un bacio.
Un bacio vero, di quelli che si scambiano nei film romantici, di quelli che c’eravamo scambiati noi due anni prima.
La guardai nuovamente negli occhi quando mi staccai dalle sue labbra, e lei sorrise, facendo sorridere anche me.
“Quanto stai messo male, che mi baci all’infuori del sesso?!” domandò ironicamente, per poi ridere come una forsennata.
Scossi il capo e mi misi nuovamente sul lato sinistro del letto, levandomi da sopra il suo corpo, mentre continuava a ridere.
“E allora quanto puoi star messa male tu, che ricambi?! E poi, ti ricordo che abbiamo appena finito di fare sesso, quindi è come se fosse un bac…”
“Sssh, sta’ un po’ zitto, Styles” esclamò, per poi avvicinarsi a me e poggiare nuovamente le sue labbra sulle mie.
Rimasi quasi scioccato da quella sua improvvisa iniziativa, ma non potei negare che tutto quello, mi stava piacendo e non poco. Era come se avessimo recuperato tutto il tempo perso, con un solo bacio.
Si staccò dalle mie labbra e mi sorrise ancora soddisfatta, per poi accoccolarsi dolcemente sul mio petto.
La guardai poggiare un braccio intorno la mia vita e il suo viso dalla pelle morbida sul mio petto scoperto, giocando con le dita sul mio ventre. Sorrisi, mentre il profumo dei suoi capelli m’inebriava le narici, e le lasciai un bacio morbido sulla nuca.
“Ti ricordi?” domandò improvvisamente, spezzando quel silenzio che si era creato.
“Cosa?” chiesi anche io guardandola, mentre le mie dita giocavano tra le ciocche dei suoi capelli corti.
“Il nostro primo bacio. Te lo ricordi?”.
Si voltò verso di me, guardandomi negli occhi, continuando a pormi quella domanda con il suo sguardo dolce e curioso. Le accarezzai ancor di più i capelli, e le sorrisi ancora una volta.
“Certo che me lo ricordo…” sussurrai, e lei sorrise ancora.
Come potevo dimenticare il primo bacio con Maya? Sarebbe stato impossibile.
Tutto quel casino per l’organizzazione, Louis che non sapeva cosa fare e che combinava solo guai, Zayn che lo sgridava e Niall che rideva, Liam che sembrava l’unico davvero interessato ad aiutarmi.
Tutto quello, tutto quel casino, solo per Maya.
Solo ed unicamente per lei.
 
“Fammi capire. Perché diavolo Styles avrebbe scelto questo posto, per incontrarci?”
Sbuffai nuovamente alla domanda che Nicole continuava a pormi, aggiustandomi la coda laterale da sotto il basco.
“Non lo so, Nicole. Domandamelo un’altra volta, e ti uccido” risposi sospirando, facendo uscire una nuvoletta di freddo dalle mie labbra ormai ghiacciate.
Lei sbuffò, continuando a camminare al mio fianco, avviandoci verso la London Eye, dove era previsto l’appuntamento.
Era strano che Harry avesse organizzato quell’appuntamento proprio lì, sulla ruota panoramica.
Era il primo ottobre, e i ragazzi non potevano muoversi spesso a causa delle prove, dato che il nove sarebbe andata in diretta la puntata, e loro avrebbero dovuto esibirsi.
Pian piano, iniziammo ad avvicinarci sempre di più al Parlamento, notando anche la grossa ruota panoramica, situata accanto ad esso.
“Eccoli” disse improvvisamente Nicole, ridacchiando.
Mi alzai sulle punte, cercando di scorgerli anche io, ma nulla. Non riuscivo proprio a vederli.
“Non li vedo, Nicole. Dove sono?” domandai, mentre ancora li cercavo.
Lei sospirò, per poi ridacchiare ancora.
“Lo vedi quell’idiota che si sta sbracciando?” disse, indicando un uomo preso a saltellare, come per farsi vedere da qualcuno.
Ridacchiai anche io a quella sola vista.
“Come non notarlo…”
Nicole annuì, lasciando cadere il braccio sulla sua gamba, e sorridendo.
“Ecco, quell’idiota è Louis”.
 
“Ho paura, Harry! Non voglio salirci!” esclamai, impuntando i piedi per terra come una bambina.
Lui rise, cercando ancora di tirarmi per un braccio, ma io opposi resistenza, facendolo sbuffare.
“Dai Maya, è solo una ruota panoramica!” disse lui, ancora ridacchiando.
Sbarrai gli occhi e lasciai la sua presa, incrociando le braccia al petto.
“Solo una ruota panoramica?! Harry, quella ruota panoramica è… alta! Ma non alta un metro e basta… alta centotrentacinque metri, ti rendi conto?! E lo sai che io soffro di vertigini!”
Harry rise ancora, avvicinandosi a me e poggiando le sue grandi mani sulle mie spalle, trasmettendomi calore solo attraverso i suoi occhi.
“Sei con il tuo migliore amico. Che ti può succedere?” disse, sorridendomi.
Fece sorridere anche me, e mi lasciò un bacio sulla guancia che mi fece battere il cuore all’impazzata.
Quando lo capirai che per me sei di più di un migliore amico, Harry?
Quando capirai che passo le intere giornate pensando solo ed unicamente a te, facendomi prendere per pazza da qualsiasi essere umano che mi parla?
Quando capirai che sono innamorata di te?
“Mi hai convinta” dissi sospirando e prendendogli la mano “andiamo su questa London Eye!”.
 
“Vedi? Alla fine non è poi così male”
Mi voltai piano ed impaurita verso di lui, tranquillamente appoggiato al manico d’acciaio, con la testa piegata da un lato.
“Io ho paura lo stesso…” sussurrai, con la voce che mi tremava.
Harry sorrise e si avvicinò a me lentamente.
“Fermo!” esclamai, allungando il braccio e aprendo la mano, strizzando gli occhi, ed ero sicura che mi stesse guardando perplesso.
“Ti prego, non avvicinarti! Non voglio che tu cada e ti faccia male, perché se no dopo la responsabilità sarebbe tutta mia e io non voglio! E poi, oltre a cadere, potresti romperti la testa e allora ti porterebbero in ospedale, e sarebbe tutto ancora più compl…?”
Aprii improvvisamente gli occhi, ritrovandomi una mano di Harry sulle mie labbra, e il suo viso sorridente.
“Come vedi mi sono avvicinato… e non è successo niente…” sussurrò, sfiorandomi anche il viso, cosa che mi fece tremare ancor di più.
“Fbortbuna” mugugnai, aggrottando la fronte e facendolo ridere.
Tolse la sua mano dalle mie labbra, e feci un lungo sospiro per riprendere aria, mentre lui si avvicinava alla grande finestra che dava su Londra.
“Vieni a vedere” disse, voltandosi verso di me.
Scossi il capo, ancora più impaurita e terrorizzata, mordendomi il labbro inferiore.
Harry mi si avvicinò, prendendomi una mano e facendomi avvicinare al grande vetro, per poi poggiare un suo braccio lungo la mia vita.
Rimasi in silenzio, ad ammirare il meraviglioso spettacolo che si presentava fuori dal vetro.
Il cielo di Londra era leggermente imbrunito, date le cinque del pomeriggio, eppure sembrava che ci fosse ancora luce, come se ci fosse stato il sole.
Le prime luci dei lampioni iniziavano ad accendersi, per donare un’illuminazione artificiale alla città, e gli uomini sotto di noi sembravano tanti piccoli puntini neri, quasi insignificanti.
Mentre invece, tutto il panorama di Londra che si presentava ai nostri occhi, poteva essere di tutto, ma non insignificante.
“Hai paura, adesso?” domandò improvvisamente, facendo voltare il mio viso verso il suo, e far perdere i miei occhi nei suoi.
Come potevo aver paura, se tutto quello che mi aiutava a stare bene, era accanto a me?
Scossi il capo, mordendomi nuovamente il labbro inferiore, mentre il cuore nel mio petto batteva talmente tanto forte, che avevo paura che uscisse fuori da un momento all’altro.
Harry sorrise, e si avvicinò ancora di più a me.
“Devo dirti una cosa…” sussurrò, troppo vicino al mio viso.
Non seppi come, ma iniziai a tremare, e non per la paura. Annuii col capo, mentre lui faceva un lungo sospiro.
“Sono mesi che non provo più lo stesso per te. Non ti sento più la mia migliore amica…”
Gli occhi iniziarono a riempirmi di lacrime, e tutto quello che avevo dentro iniziò a sprofondare lentamente e dolorosamente.
Harry sospirò ancora una volta, mentre io chiusi gli occhi per evitare che le lacrime solcassero il mio viso.
“Perché ti sento molto di più, di questo”.
Mi voltai nuovamente verso di lui, aprendo gli occhi e rilassando il volto, meravigliata per quello che aveva appena finito di dire.
“C-come, scusa?” balbettai come un’idiota, mentre tutto quello che si era distrutto dentro di me, pian piano ricominciava a crescere.
Harry mi guardò e sorrise, incrociando nuovamente i suoi meravigliosi occhi con i miei e sfiorandomi leggermente il viso con le sue dita morbide.
“Sono innamorato di te, Maya”.
Sorrisi anche io, mentre mi perdevo nell’infinità dei suoi occhi verdi e mi avvicinavo di più al suo viso.
“Anche io sono innamorata di te, Harry” sussurrai, ormai vicina alle sue labbra rosse.
Appoggiò la sua fronte contro la mia, respirando dolcemente sul mio viso, per poi chiudere gli occhi e poggiare le sue labbra sulle mie.
Chiusi gli occhi, tremando a quel contatto. Ma non tremavo più di paura. Ormai, tremavo solo di emozione, solo d’amore, tutto quello che Harry mi stava donando, e tutto quello che io stavo donando a lui.
Lo amavo, lo amavo come non avevo mai amato nessun’altro.
Lo amavo da mesi, da settimane, da giorni, e non avevo mai smesso di farlo.
Ci staccammo dopo minuti infiniti, guardandoci negli occhi e continuando a sorridere.
“Che cosa diremo agli altri, non appena saremo giù?” domandai, ridacchiando leggermente.
Entrambi sapevamo che ci avrebbero riempito di domande.
Ridacchiò anche lui, per poi lasciarmi un bacio sulla fronte e guardare Londra, poi tornò a guardarmi negli occhi.
“Non lo so. Ma, in questo momento, lo sappiamo solo io, te e Londra”.
 
“Oh, ma che fai, dormi?”.
Aprii lentamente gli occhi, ridestandomi da quel pensiero e scuotendo il capo, guardando ancora May appoggiata sul mio petto.
“Come sei delicata… veramente, stavo pensando al nostro primo bacio…” dissi, facendola voltare verso di me.
Maya sorrise, mordendosi dolcemente il labbro inferiore.
“Sai che ci stavo pensando anche io? Eri romantico, a quei tempi…”
La guardai scettica, dandole un leggero buffetto sulla guancia.
“Perché, adesso non lo sono più?” domandai, facendo il finto offeso.
Maya storse il naso, continuando a muovere le sue dita sul mio petto.
“No, per niente. Sei un coglione… no, aspetta, quello lo sei sempre stato. Capii che eri un coglione dalla prima volta che t’incontrai!” disse, facendomi ridere a quel pensiero.
“Non sei mai stata il massimo della simpatia, all’inizio, anzi… quasi per niente! Ricordi? Eri… un’apetta dal pungiglione velenoso!” esclamai, e lei batté una mano sulla propria fronte.
“No, ti prego! Non ricordarmi le tue battute squallide e senza senso, per favore! Eri – anzi, sei, perché lo sei rimasto – davvero pessimo!” disse tra le risate, sicuramente ricordandosi del nostro primo incontro.
“Perché? Sono sempre stato simpatico!” esclamai, alzando le spalle, e May mi rivolse uno sguardo scettico.
“Seh, quanto una friggitrice…!” disse, così come il suo stesso sguardo, facendomi ridacchiare.
“Ti rendi conto di quello che stai dicendo, si o no?! Ti ritieni simpatico! Mi ricordo che, i primi giorni di scuola, proprio non ti potevo sopportare! Mi irritava ogni cosa che facevi, anche ogni singolo movimento!” concluse, scuotendo il capo.
Ridacchiai ancor di più e le lasciai un bacio sulla nuca.
“Immagino allora quanto ti ho potuto irritare quel giorno in panetteria…” sussurrai, e sentii Maya sbuffare.
“Non ne parliamo, ti prego… non ne parliamo…”
 
D’un tratto, una figura alta e non magrissima, comparve dietro il bancone con lo sguardo basso, con una cassa piena di pagnotte tra le mani.
La figura alzò lo sguardo, ma non si era minimamente accorto della mia presenza.
Era un ragazzo, dai capelli riccissimi e un viso dolce, ma con le guance rosse abbastanza impolverate dal bianco della farina, così come le sue mani e i suoi vestiti.
“Ehm, scusa?” dissi, cercando di attirare la sua attenzione.
Lui alzò lo sguardo, finalmente accorgendosi della mia presenza, e mi scrutò a fondo sorridendo.
“Ciao!” disse, poggiando le mani sul bancone dopo averne pulita una e averla passata tra i capelli.
“Scusami, ero di là e non avevo sentito che fosse entrato qualcuno. In effetti, è ancora presto per ricevere i clienti…” continuò, passando lo sguardo da me ad un orologio appeso al muro.
 Guardai anche io l’orologio come lui. Forse la sua concezione di presto non era abbastanza chiara.
“Presto?! Ma se sono le undici e mezza!” esclamai sbalordita.
Il ragazzo sorrise, facendo comparire due piccole fossette sul suo volto.
“E infatti la gente qui la domenica non passa prima di mezzogiorno!” spiegò, mantenendo il suo sorriso.
Lo scrutai a fondo, poi alzai le spalle.
Forse non mi sarei mai abituata ai loro orari.
“Non sei di qui, vero?” domandò improvvisamente, mentre mi guardava ancora.
Rimasi sorpresa dal fatto che quel ragazzo avesse capito che non ero mai stata lì e ci abitavo da pochissimi giorni.
“Si, sto parlando con te, non c’è nessun’altro qui dentro oltre noi due!” aggiunse ancora, dopo essersi accorto della mia espressione spiazzata.
“S-si… lo so che non c’è nessun’altro qui dentro…” risposi, storcendo il naso “e comunque, no, non sono di qui. Cioè in effetti, sono mezza inglese, ma abito qui da poco…”.
“Si vede che non sei di qui. L’ho notato subito!” disse, passandosi le mani sul grembiule sporco.
Inarcai leggermente un sopracciglio.
“Però, che perspicace…” sussurrai, e lui sorrise.
“No è che… beh prima di tutto, si sente dal tuo accento. E’ diverso da quelli delle persone che abitano qui e poi, insomma, non sapere che qui la gente non passa prima di mezzogiorno è una cosa che solo i turisti non conoscono!”.
“Beh, per tua informazione non sono una turista e il mio accento è abbastanza buono. Ho quasi sempre parlato inglese con mia madre nonost…”.
“Perché, da dove vieni?” domandò lui, impedendomi di finire il discorso.
Quel ragazzo era un po’ troppo curioso per i miei gusti.
“Da Madrid” risposi sospirando, portando il ciuffo dietro l’orecchio destro.
Gli occhi verdi del ragazzo s’illuminarono alle mie parole.
Sembrava un bambino al quale avevano appena comprato il gelato.
“Wow! La Spagna… bella! Olè!” disse, per poi accennare un piccolo passo di flamenco, battendo un piede a terra e unendo le mani, che fecero un sonoro schiocco.
Non riuscii a non ridere davanti a quella scena buffissima.
Non era riuscito nemmeno ad imitare bene un passo di danza!
“Ti prego, risparmiami…!” dissi tra le risate, asciugando una lacrima.
“Perché, ero tanto terribile?” domandò ingenuamente.
“Fin troppo…” risposi, avvicinandomi al bancone, scrutando le piccole vetrinette.
“Cosa vuoi?” domandò il ragazzo, poggiando nuovamente le mani sul bancone.
Scrutai a fondo qualche piccola pagnotta di pane, appena uscita dal forno, e qualche dolce.
“Mmmh, quella lì” dissi, indicando un pezzo di pane più bruciacchiato “e poi… un vassoio piccolo di brownies!” conclusi, ammirando e pregustando la bontà quei dolci.
Il ragazzo prese un vassoio e con una pinza, iniziò a disporne i brownies su di esso, dopo aver preso la pagnotta che gli avevo indicato.
Lo guardai maneggiare per un po’ quei dolci, mentre i ricci gli cascavano leggeri sulla fronte.
“Ecco a te…” disse, lasciando in sospeso la frase, mentre mi porgeva i miei gli acquisti.
Lo guardai incuriosita per un po’, cercando di capire cosa volesse.
“Ehm, come ti chiami?” chiese, notando la mia curiosità e finalmente facendomi capire cosa volesse.
“Oh… io, beh… Maya!” esclamai, mentre facevo dietrofront per uscire.
“Maya?! Come l’ape?” disse ancora, facendo una leggera risata.
Ed ecco che c’eravamo ancora una volta.
Quando andavo alle elementari, tutti i bambini mi prendevano in giro per il mio nome.
Evidentemente, lui aveva la stessa mentalità di un bambino di tre anni, e non la nascondeva affatto.
Sbuffai sonoramente, aggiustandomi nuovamente un ciuffo di capelli ribelli che erano sfuggiti alla presa della coda.
“Si, e potrei pungerti con il mio pungiglione, se non la smetti…” risposi, roteando gli occhi al cielo.
Il ragazzo rise di gusto, poi mi guardò nuovamente, stavolta con un’espressione divertita sul volto.
“Come sei velenosa…” disse, inarcando leggermente un sopracciglio.
Presi i miei acquisti, scuotendo il capo, e lasciandogli cinque sterline sul bancone, ma lui le fece scivolare nuovamente verso di me.
“Non preoccuparti, offre la casa!” disse, facendomi un sorriso.
Lo fissai per un po’, poi presi meglio i miei acquisti tra le mani e mi voltai, avviandomi verso la porta per poi aprirla, facendo suonare ancora una volta il campanellino.
“Ci vediamo, Maya…!” esclamò il ragazzo, enfatizzando meglio il mio nome, salutandomi con un gesto della mano.
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai.
“Ceeerto, io spero proprio il contrario, invece!” risposi di rimando, facendo comparire un’espressione divertita sul volto del riccio, che continuò a fissarmi mentre uscivo da lì.
Scossi il capo una volta che fui fuori dalla sua vista.
Se erano tutti curiosi come quel ragazzo ad Holmes Chapel, allora avrei dovuto prepararmi.
Credevo davvero che non l’avrei mai più rincontrato.
D’altronde, non sapevo nemmeno il suo nome.
 
“Comunque, sei sempre stato insopportabile, anche adesso lo sei! Solo che adesso si è unita anche la nonna a te e… beh, non farmi parlare, che è meglio!” continuò, dandomi uno schiaffo sulla pancia, che mi fece piegare in due.
“Ahi! E comunque… sapevo che ti avrei rivista presto, ma non pensavo il giorno dopo!” dissi con la voce affaticata, massaggiandomi il punto il cui mi aveva colpito.
“Io speravo davvero di non incontrarti più! La scuola già è brutta, figurati con te accanto, poi! Fortuna che incontrai anche Nicole, quel giorno, perché se no davvero mi sarei ammazzata!” disse, facendomi ridacchiare.
“Non puoi dire che non sei rimasta sorpresa, quando mi hai visto accanto a te nel banco…” sussurrai, ridacchiando ancora.
Vidi gli angoli delle sue labbra arrotondarsi leggermente, e la sentii stringersi di più alla mia vita.
“Più che altro, mi sono spaventata. Mi è passato davanti agli occhi tutto quello che avresti potuto farmi… e tutti i metodi che io avrei potuto utilizzare per ucciderti!”.
 
Un altro tocco alla porta, molto più forte del mio, fece sobbalzare l’intera classe mentre la porta si aprì velocemente.
“Buongiorno!” esclamò una voce abbastanza familiare, che non sembrava per niente imbarazzata quanto la mia, anzi divertita.
“Styles! Ti sembra questa l’ora di arrivare?” disse la professoressa, con un tono di voce infastidito.
“Mi scusi, ma mi sono perso!” rispose la voce, facendo ridere l’intera classe, mentre io continuavo a scrivere e non assistevo a quella scena tanto esilarante.
Sentii la donna sbuffare e battere una mano sulla cattedra, ristabilendo il silenzio iniziale.
“Ora basta! Con te non vale, Styles, sei sempre e costantemente in ritardo! La prossima volta, ti mando dritto dal preside! Adesso, va a sederti lì!” annunciò irritata.
“Ai suoi ordini, prof!” rispose la voce, che sentii scambiarsi un cinque con qualcuno lì davanti.
Con lo sguardo ancora voltato verso il voglio, intenta a scrivere i miei appunti, sentii il “nuovo arrivato” buttare il proprio zaino con poca grazia sul mio banco, sedendosi accanto a me, facendomi sobbalzare.
Alzai lo sguardo, voltandomi alla mia sinistra, e la figura che mi si parò davanti non fu per niente gradita.
Il ragazzo riccio della panetteria era seduto accanto a me, che mi guardava con uno sguardo meno sbalordito del mio, ma molto divertito.
“Però, le mie predizioni erano giuste, vedo…” disse, con un sorrisetto soddisfatto.
Sospirai rassegnata.
Avrei dovuto essere la compagna di banco di quel rompipalle fino alla fine dell’anno!
“Che c’è? Sei meravigliata dalla mia infinita bellezza?” disse ancora, notando il mio silenzio.
“No, veramente non ti avevo riconosciuto senza il viso sporco di farina…” risposi, continuando a scrivere.
Lo sentii sorridere, ma purtroppo la sua parlantina non cessò.
“Sei proprio un’apetta dal pungiglione velenoso…”.
“Styles! Burton! Non solo arrivate in ritardo, ma vi mettete anche a chiacchierare?!”
 
“Senti, sei tu che mi hai dato a parlare!” dissi, alzando le braccia e mettendomi sulla difensiva.
“Io?! Vuoi dire che sono stata io che ti ho stuzzicato per farti parlare?!” mi fece eco, alzandosi di scatto dal mio petto e mettendosi seduta tra le lenzuola, con un’espressione scioccata sul volto.
Annuii col capo, incrociando le braccia.
“Beh, tu eri la novità in classe… cosa dovevo fare, lasciarti stare lì, tutta tranquilla?!” esclamai, e Maya scosse il capo, dandomi un’altra botta sul ventre, facendomi piegare nuovamente in due.
“Sei veramente un imbecille, Styles!” disse, alzandosi dal letto, mentre io mi massaggiavo nuovamente il punto in cui ero stato colpito.
Maya, intanto, iniziò a togliersi la mia camicia, infilando velocemente il suo jeans scuro e il suo top verde, saltellando per la stanza in modo buffo, facendomi ridere.
“Ma cosa stai facendo?” domandai, mentre si aggiustava il top.
“Mi vesto, no?” disse, guardandomi scettica, per poi lanciarmi contro la mia camicia, che aveva utilizzato lei.
“Si, ma dove vai?” chiesi, levandomi le lenzuola di dosso e scendendo anche io dal letto per avvicinarmi a lei.
Maya si abbassò, per allacciarsi i sandali, per poi guardarmi di nuovo mentre prendeva la sua borsa grande e marrone.
“Devo uscire con mio padre a prendere un gelato, ha detto che deve parlarmi di una cosa importante. Tu piuttosto, non dimenticarti che devi comprare i preserv… ma cos’è tutto questo baccano?!”
Ci voltammo entrambi verso la finestra, con uno sguardo curioso in volto, mentre sotto il palazzo c’era qualcuno che urlava.
“Ti ho detto lasciami in pace, coglione!” urlò la voce di una ragazza, mentre anche tutte le altre persone presenti giù al palazzo, avevano la stessa espressione mia e di Maya sul volto.
“Ma… ti ho detto, aspettami un secondo!” urlò anche una voce maschile.
“E io ti ho detto… lasciami in pace!” urlò nuovamente la ragazza, scandendo per bene le ultime tre parole.
“No che non ti lascio in pace!” ribatté la voce maschile, mentre i loro volti iniziavano a farsi noti.
“Harry! Ma quei due sono Louis e Nicole!” esclamò Maya, voltandosi verso di me.
“Ma, cosa…?” boccheggiai, ma lei non mi diede il tempo di finire la frase.
“Sta’ zitto, vestiti e scendiamo immediatamente!” esclamò ancora, prendendo una mia maglia grigia posata su una sedia e i jeans.
Li infilai velocemente, proprio come mi aveva detto Maya, mentre le voci di Louis e Nicole continuavano ad urlare.
“E sentiamo, perché non dovresti?!” disse la voce di Nicole, mentre noi uscivamo dalla stanza e ci dirigevamo giù, ad assistere alla scena.
Scendemmo velocemente le scale ed arrivammo giù, aprendo il portoncino e fermandoci sugli scalini.
“Louis, Nicole… ma che diavolo succede?” domandò Maya, e quei due si accorsero finalmente della nostra presenza.
Nicole si voltò nuovamente verso Louis, posando le mani sui fianchi e guardandolo quasi minacciosa.
“Oh, non lo so May, domandalo a quest’idiota che mi ritrovo di fronte! Ha appena lasciato la sua ragazza per dei motivi oscuri a tutti noi, e che fa?! Bacia la prima ragazza che gli capita sotto tiro!”
Louis si voltò verso di noi, con gli occhi sgranati.
“Non la stavo baciando, la stavo solo aiutando a portare la spesa! Poi lei mi ha chiesto il numero e io gliel’ho dato. Sei paranoica Nicole, e poi che t’interessa di quello che faccio io della mia vita sentimentale?”
“M’interessa invece! M’interessa eccome, perché io sono innamorata di te da due lunghissimi e fottutissimi anni!!”urlò, per poi portarsi immediatamente le mani sulla bocca.
Maya si voltò verso di me sorridente, e Louis guardava scioccato Nicole.
“Nicole… io…” boccheggiò Louis, ma lei gli diede uno schiaffo sul viso, facendo sussultare tutte le vecchiette presenti a quella scena, che ormai si erano quasi appassionate, come se fosse una telenovela.
“Zitto! Tu devi stare solo zitto! Perché non ti sei mai accorto in questi due anni che io sono innamorata di te, che faccio di tutto per starti accanto, che piango la notte sul mio cuscino perché so che non posso averti, che cerco di fare la dura con te ma in realtà non ci riesco, perché l’unica cosa che vorrei fare davvero è stringerti tra le mie braccia e baciarti!” urlò ancora, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Fece un lungo sospiro, e poi riprese il suo discorso, mentre Louis continuava a stare zitto e massaggiarsi la guancia..
“Non ti sei mai accorto che, quando stavi con Eleonor, andavo via, chiudendomi in un’altra stanza?! Forse l’avrai notato, ma non hai mai davvero notato il dolore che avevo dentro, la rabbia che mi divorava viva e la voglia di saltarle addosso e strapparle tutti i capelli da testa, perché stava abbracciando praticamente tutta la mia felicità, senza rendersi conto di cosa sei sul serio, l’unica cosa che ho sempre voluto, l’unico che io abbia sempre amato… no, Louis… tu di queste cose non te ne sei mai reso conto…” sussurrò, mentre le lacrime ormai le bagnavano il volto.
Louis stette ancora zitto per minuti che parvero infiniti, forse perché davvero non sapeva cosa dire.
D’un tratto, si aprì in un enorme sorriso, avvicinandosi a Nicole, che ormai quasi singhiozzava.
“Sono le stesse, identiche cose che provo io quando tu sei con Alan… sei stata così cieca da non accorgerti che sono due lunghissimi e fottutissimi anni che sono innamorato di te”.
Nicole alzò lo sguardo e guardò Louis negli occhi, sorridendo, mentre lui le prendeva il viso tra le mani e le asciugava le lacrime con il pollice.
“Tu appartieni a me… solo e soltanto a me…” sussurrò Louis e lei sorrise ancora, per poi avvicinarsi alle labbra di Nicole e baciarle, come desiderava da due lunghissimi anni.
Nicole allacciò le sue braccia lungo la vita di Louis, mentre lui le cingeva il collo.
Maya si voltò ancora una volta verso di me, con un sorriso a trecentosessanta gradi, e io non potei fare a meno di ricambiarlo. Mi avvicinai a lei, mentre gli applausi delle vecchiette, rivolti a Louis e Nicole, cominciavano ad echeggiare per tutta la strada. Cinsi le sue spalle con un mio braccio, mentre lei era presa ad assistere alla scena, e non disse nulla.
Fece rimanere il mio braccio lungo le sue spalle.
Louis e Nicole smisero di baciarsi, sussurrandosi qualcosa per poi sorridere di nuovo, e avvicinandosi a noi, mentre tutte le vecchiette continuavano ad augurargli le congratulazioni.
“Beh… finalmente ce l’avete fatta!” esclamò Maya, alzando le braccia al cielo, facendo ridere Louis e Nicole.
“Così pare…!” rispose Nicole, incastrando la sua mano con quella di Louis.
Quello sarebbe stato il loro unico momento dolce. Louis e Nicole, per quanto si fossero detti di amarsi e finalmente erano riusciti a mettersi insieme, non avrebbero mai smesso di battibeccare.
Anche perché, senza i loro battibecchi, come avremmo fatto noi?!
“Ehi, adesso che ci penso…” disse improvvisamente Louis, portandosi una mano sul mento, per poi voltarsi nuovamente verso di me e Maya e guardarci con aria curiosa.
“May, tu cosa ci fai qui?”.
Maya si voltò verso di me, con gli occhi sbarrati.
Adesso si, che eravamo veramente nella merda!
 
 
MAYA POV.
“Lei… ehm, lei… insomma, lei…”
“Io… ehm, io…”
“Si, tu, lei, abbiamo capito! Quello che non abbiamo capito è tu che ci fai qui!” esclamò Louis, guardandoci ancora curiosi.
Harry mi guardò come per dire “e adesso? che facciamo?”, ma io non ne avevo la più pallida idea.
Louis e Nicole continuavano a guardarci ancora più curiosi, mentre io mi mordevo il labbro inferiore cercando una soluzione, ed Harry tremava.
“Lei… lei…” boccheggiò ancora Harry, ma io lo interruppi.
“Lei… cioè io, ero passata per salutare il mio migliore amico!” dissi, dando una forte pacca sulla spalla ad Harry, che si piegò in due, per poi annuire.
“Insomma, guardatelo! Lui è il mio migliore amico! E la sua migliore amica è venuta a salutarlo!” esclamai ancora, prendendo il viso di Harry tra le mani e iniziando a stritolarlo.
Louis e Nicole continuavano a guardarci, ma in modo veramente stranito e confuso.
Come dargli torto.
“Avete fumato” disse Nicole seria, guardandoci perplessi.
Louis annuì, come per darle ragione, e io ridacchiai con una risata un po’ troppo isterica.
“Ma cosa diavolo state dicendo! Ecco, vedete? Questi sono i primi sintomi della vita di coppia! Avere entrambi gli stessi stupidi pensieri!” esclamai, lasciando il viso di Harry, che cominciò a massaggiarlo.
“Bene, io vado via. Mio padre mi attende!” dissi, sorpassando Louis e Nicole, che mi seguirono con lo sguardo.
“Hasta luego, chicos!” li salutai, e quando loro si voltarono, mimai un ‘preservativi’ con le labbra ad Harry, per non farglielo dimenticare.
Con un ultimo sorriso e dopo un cenno col capo di Harry, cominciai ad avviarmi verso la metropolitana, per raggiungere l’ufficio di mio padre.
Non potevo dire di non essere preoccupata per quello che doveva dirmi, nonostante lui mi avesse detto che non era una cosa grave.
Avevo paura, e non potevo negarlo. Adesso che i nostri rapporti erano di nuovo come quelli di due anni fa, avevo paura di perderlo e stare ancora lontana da lui.
Era forse l’unico uomo di cui potevo ritenermi innamorata, l’unico che mi aveva sempre dato protezione e amore senza mai chiedere nulla in cambio.
Perderlo mi avrebbe fatto stare male e, proprio adesso che aveva trovato finalmente la serenità, non poteva accadergli qualcosa di brutto. L’avrei impedito con tutte le mie forze, e avrei lottato con lui, se fosse stato qualcosa di davvero grave.
Era l’unico che sapeva come fossi fatta davvero. E l’unico, insieme a mia madre, a sapere la verità oscura, il peso enorme, che mi portavo dietro da due lunghissimi anni.
 
Scesi alla fermata di Lake Street, dove si trovava l’ufficio di mio padre, e cominciai a correre per la strada per evitare di arrivare in ritardo, sorpassando chiunque mi passasse davanti.
Era inutile, ormai ero già in ritardo. Mio padre avrebbe capito.
Arrivai al numero 89 che erano già le cinque e mezza, e l’appuntamento era praticamente mezz’ora prima. Trovai mio padre fuori il suo ufficio che guardava a destra e a sinistra, per vedere da quale parte arrivassi, e batteva impazientemente la suola della scarpa sul marciapiede di ghiaia.
“Papà!” urlai, mentre correvo verso di lui, sbracciandomi per farmi vedere.
Lui si voltò verso di me e sorrise, scuotendo il capo, mentre io mi facevo sempre più vicina.
“Mezz’ora di ritardo…” disse, controllando l’orologio “nuovo record May, batti il cinque!” e alzò la mano, che io colpii con la mia. Avevo ragione, avrebbe capito in un modo o nell’altro.
“Scusa…” dissi, cercando di riprendere fiato, e lui mi poggiò un braccio intorno le spalle.
“Non fa niente, sapevo che avresti fatto tardi. Ecco perché ero appena sceso!” disse, e io lo guardai perplessa, per poi scoppiare a ridere, e lui insieme a me.
Ci dirigemmo verso una gelateria non poco distante, parlottando del più e del meno.
Scegliemmo i soliti gusti, fragola e cioccolata per me, e nocciola e pistacchio per lui.
Potevamo risultare monotoni, ma io e mio padre eravamo fatti così. Quando uscivamo insieme, i gusti dei gelati dovevano essere quelli. Era come se, scegliendo altri gusti quando eravamo insieme, rompessimo una tradizione che avevamo iniziato da quand’ero bambina.
E allora era meglio non romperle, certe tradizioni. Soprattutto quando ci sono di mezzo le notizie importanti.
Ci sedemmo su una panchina del parco di fronte la gelateria, al fresco e all’ombra di un albero dai rami enormi e le foglie verdi. Continuammo a chiacchierare, come se non fosse successo nulla, come se non ci fosse nessuna importante notizia da rivelare.
Parlammo del suo lavoro in ufficio, di quello che stava facendo, della grossa opportunità che gli era capitata, e parlammo dell’Accademia.
Chiacchierammo sui vari corsi che stavo frequentando, sui compagni e sui nuovi amici che avevo trovato, sul mio futuro, sui vari professori. Ma, per quanto mio padre potesse essere aperto, non gli dissi nulla di Ryan. Era una cosa che avevo voluto tenere per me, perché non sapevo nemmeno io se questa cosa più grande di me, sarebbe davvero andata in porto o meno. E allora sarebbe stato meglio non dire nulla, per il momento.
“E allora?” dissi improvvisamente, cercando di distogliere il pensiero di Ryan dalla mia mente.
“Questa notizia importante?” continuai, buttando la coppetta del gelato ormai finito in un cestino accanto alla panchina.
Mio padre sorrise ed abbassò lo sguardo, per poi buttare anche lui la sua coppetta, pulendosi le mani con il fazzolettino.
“Beh, Maya, vedi… è una cosa a cui penso da un po’, e sono sicuro che tu ne sarai felice…” disse, sorridendo a me, questa volta, e non alla panchina.
Se era sicuro che ne fossi stata felice, allora non doveva essere una brutta notizia. Un colpo in meno per me.
“Allora? Cosa aspetti a darmi questa bella notizia?” esclamai, sorridendogli anche io.
Lui mi guardò negli occhi, mantenendo il sorriso stampato sulle sue labbra. Potei notare un leggero luccichio nei suoi occhi verde scuro, forse di felicità e commozione.
Era un luccichio di gioia.
“Maya, io ed Elizabeth ci sposiamo”.




Writer's Corner! :)
Adesso mi faccio una statua d'oro.
No ja, quando mai io sono stata così puntuale? MAI! credo...
Mi viene da piangere! *u*
Cioè, ho aggiornato dopo tipo tre giorni! *-* Mi pare...
preparatemi un po' di acqua e zucchero, sto per svenire dall'emozione! *--*
Secondo me, è stato tutto merito dell'ippodromo! (?)

Vabbè, adesso basta!
Anche perchè so di aver rotto un po' la minchia con 'sta storia dell'ippodromo!
Jaaa, ma non è colpa mia!
Come si fa a mettere le mille e una fiaba, in un ippodromo?! Cioè, è proprio da WTF? ò.ò
Secondo me, voleva far fare Biancaneve ai cavalli...
poi tipo, l'altra sera, ha messo i balli di gruppo... quindi, vi lascio immaginare!

Ccccomuunque, cccciiiao bella gente! :D
Sono stata velocissima! *-*
HAHAHAH, la verità è che finalmente so cosa deve accadere nei prossimi capitoli, perchè puntualmente lo dimenticavo xD
e quiiindi, dato che adesso mi sono scritta tutto sul quaderno (ho fatto lo schemino, ehehe u.u)
spero di pubblicare tutto il prima possibile! :D

Anyway, avete visto?! *-*
aaaaaawww, a me tremavano le mani, mentre lo scrivevo! *w*
ma quuanto sono diabetici?! troppo *u*
aspettavo questa scena da un sacco, e avevo voglia di metterla in un altro scenario, ma poi ho pensato "naaaah, meglio adesso!"

Ccccomunque, stasera vado molto di fretta perchè sta per venire la mia amica, che dobbiamo finire di vedere Amici, Amanti e... (non mi ricorda nessuno, no u.u)
AAAAAAAAAAH, ieri sera stavo vedendo amici di letto! *-*
(Dio santo, ma che culo scolpito che ha Justin Timberlake? Un dio, un dio... *-*)
Non l'ho finito di vedere, quindi non spoilerate u.u
E tipo mi sono accorta, che il tizio con il quale lei esce e ci fa sesso e poi lui scappa via (bastardo!)
si chiama PARKER! 
HAHAHAHAHHA, io ero in lacrime quando l'ho scoperto!

Vaaabbè, insomma, io credo di aver finito!
Ultime due cose!
Prima di tutto: ho finalmente pubblicato la famossisima e tanto attesa OS  *esulta*
per chi volesse leggerla, il link è questo:
Marmelade #25. 

E ppppoi, ho un dubbio, che vorrei risolvere con voi u.u 
Sapete che ho pubblicato lo spin-off sulla coppia LOLE! *-* 
(per chi non lo sapesse e volesse leggere, cliccate su You belong with me.)
adesso, dato che in questo capitolo la coppia finalmente si dichiara, mi chiedevo...
volete che nello spin-off pubblichi prima un flashback, o prima la dichiarazione?
perchè io avevo intenzione di fare prima il flashback, e poi la dichiarazione! :S
Cccomunque, fatemi sapere!
i consigli sono bene accetti! :D

Adesso, vado davvero!
Domani mattina devo alzarmi anche presto, che vado a Formia! (solo un giorno, non sto via molto, tranquille u.u)

Ringrazio infinitamente Mel, che mi ha fatto questo meraviglioso banner, oltre a quello della OS! *-*

Siiete belle, patate! :3

per chi volesse seguirmi su twittah, sono @Marypuuff  :)

Appoggiate le vostre labbra allo schermo...

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Adesso potete dire che loro vi hanno baciate! :D

Basta, mi dileguo. 

 

  
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