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Autore: Hey_Ashes    15/07/2012    7 recensioni
Un urlo disumano mi lacerò i timpani.
Un urlo che non poteva certamente appartenere al mondo umano, ma difficilmente a quello animale, ne ero sicuro.
Seguì il trambusto delle foglie secche e dei rametti calpestati, mentre l'essere che fino a pochi attimi prima avevo avuto davanti batteva la ritirata nel fitto del bosco, mentre io ero pietrificato dall'orrore.
In uno sprazzo di lucidità vidi chiaramente che si muoveva su due gambe.
(Il raiting cambierà. Oh, se cambierà.)
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bhè si, sono tornata con una long tutta mia! In effetti non so quanto sarà long e ogni quanto riuscirò a postare, ma mi ci butto lo stesso perchè è un'idea che mi martella da una settimana.
L'ispirazione l'ho tratta dal bosco sconfinato e inquietantissimo che si vede dal terrazzo della mia stanza nella casa al mare, quindi bho, da qui potete capire che immaginazione assurda e malata posso avere(?)
Con un pò di presunzione(?) mi auguro di riuscire ad eguagliare la mia piccola primogenita, XOXO, Callie in quanto a recensioni ed apprezzamenti perchè sinceramente, penso che quest'idea sia una bomba c^c
Ho anche preparato un banner ma adesso non ve lo metto, altrimenti si capiscono troppe cose e.e (No, in realtà non sono sicura di esserne capace.)
Questa fic la dedico in particolare a xCyanide, Pane e MissNothing (Non vi ho scritte in ordine di importanza eh e.e) che si sorbiscono i miei scleri giornalieri e li alimentano senza ritegno. Spero che non vi offenderete per un obrobrio del genere(??)
Ora, dopo questa intro lunghissima per i miei standard vi lascio leggere! Ci si vede sotto!

xDisclaimer: I personaggi non mi appartengono blablabla.

The Lake.
-Chapter 1-


Bene e adesso passiamo al prossimo servizio in questo nebbioso Venerdì 17: quali sono le superstizioni più comuni del popolo americano?

Spensi la radio sbuffando: non ero un tipo superstizioso, affatto. Il fatto che quel giorno -un normalissimo venerdì- coincidesse con il diciassettesimo giorno del mese era soltanto un caso astrale, o qualcosa del genere.

Non credevo che un meteorite si sarebbe schiantato sul tetto di casa mia o un'altra qualsiasi di queste stronzate. Ero passato milioni di volte sotto le scale ed ero sopravvissuto. Stesso si può dire per i gatti neri che attraversano la strada.

Mi godetti il silenzio dell'abitacolo adesso libero dal borbottio scricchiolante dell'autoradio: era pomeriggio tardi, il cielo cominciava a passare da un bell'indaco rosato ad un blu ben più scuro e vagamente minaccioso. Adoravo guidare, soprattutto in strade come quella: le tipiche strade americane costeggiate da boschi fitti e profondi. Ma di notte, o comunque dopo il tramonto, me ne tenevo alla larga, se possibile: non temevo troppe cose, ma se c'era qualcosa che mi terrorizzava abbastanza erano i boschi di notte. Anche di giorno non mi facevano impazzire: troppo misteriosi, silenziosi per i miei gusti, ma era anche vero che di giorno era anche più facile immaginarli come la dimora di un qualche orsetto goloso di miele.

Di notte invece, la mia testa disegnava animali morti ai lati della strada, e bestie demoniache che mi attendevano nel fitto degli alberi. Era più forte di me: ho sempre avuto un'immaginazione più che fervida.

...E non è sempre un bene.

Quella sera poi, ero ben più nervoso del solito: ero stato trattenuto a lavoro -per questo mi trovavo in mezzo ai boschi alle otto di sera- e avevo addosso una strana sensazione che non sapevo bene come catalogare.

A metà tra l'inquietudine e un brutto presentimento.

Qualsiasi cosa fosse, riusciva comunque a farmi rizzare i peli della nuca.

Una nebbiolina leggera e minacciosa strisciava dal sottobosco sulla strada, come le mani impalpabili di un qualcosa di non definito che aveva dimora tra quegli alberi.

Qualcosa che -me lo sentivo- entro pochi attimi avrebbe sollevato la mia macchina come se si fosse trattato di un giocattolo e la avrebbe trascinata chissà dove in mezzo alle conifere.

Ad aumentare il mio senso di inquietudine -che attenzione, si stava rapidamente trasformando in terrore, alimentato da questi pensieri- c'era il fatto che in quel bosco sparivano persone: un paio di ragazzi, qualche turista, scomparivano tutti nei pressi di una specie di lago che sapevo trovarsi lì da qualche parte, a qualche chilometro dall'inizio del bosco. Le autorità sostenevano che si trattasse di un lupo, o una lince: la seconda era un po' difficile da incontrare nei boschi del Jersey, ma non era da scartare l'ipotesi che fosse arrivata qui da qualche stato limitrofo, non sarebbe stata la prima volta che un animale di grossa o media taglia intraprendeva un percorso del genere. Per quanto riguarda i lupi, alcuni esemplari erano stati reintrodotti nei boschi per il ripopolamento, e se ne poteva contare circa un centinaio a distanza di qualche anno, da quanto ne sapevo.

Il problema è, che i corpi non sono mai stati ritrovati. E questo è strano, perchè anche il più vorace dei carnivori lascia sempre qualche “avanzo”.

Dopo l'ultima scomparsa, un ragazzo di circa vent'anni, mi pare si chiamasse Josh, venne dragato il lago e setacciato il bosco, alla ricerca di un qualsiasi indizio che andasse da un cadavere ad un ossicino del braccio.

Niente. Non fu trovato assolutamente niente.

I cani da ricerca andavano nel panico ogni volta che arrivavano nei pressi del lago, nascondendo la coda tra le gambe ed iniziando ad uggiolare.

Ricordo che seguii il caso molto attentamente, comprando giornali e seguendo tutti i notiziari speciali: venne tratta la conclusione che il comportamento dei cani fosse tale per la vicinanza del nascondiglio della Bestia.

Perchè si, dopo un certo periodo smisero anche di chiamare la...cosa lupo o lince, o chicchessia. Venne adottato il nome di Bestia e bam, un bel timbro sopra e siamo apposto.

Dopo due anni di indagini il fascicolo venne chiuso, poiché nessuna pista portava da nessuna parte, così come tutti quelli dei casi precedenti.

I boschi limitrofi alla città sono stati dichiarati zona non sicura, e persino nelle ore diurne l'accesso alla foresta è sconsigliato se non nelle ore con maggiore luce. Ergo, dalle undici e mezza alle una e mezza circa.

Ma ciò implicherebbe anche la fascia più calda della giornata, quindi è abbastanza ovvio che nessuno abbia voglia di farsi una sudata per niente: ogni tanto si vede qualche anziano con la sua camicia da boscaiolo che si addentra nei meandri del bosco armato soltanto di un cestino.

 

Scossi lentamente la testa, come per allontanare quei pensieri cupi dalla mente, quando qualcosa al limitare della strada, sulla destra, attirò la mia attenzione.

Qualcosa lampeggiò.

E non erano fari, o una lampada.

Erano occhi.

Rallentai.

Occhi che continuavano a brillare a mezz'aria nel buio, il proprietario protetto dal buio che iniziava a calare e dall'ombra degli alberi.

Occhi gialli.

Un sudorino freddo iniziò a scendermi lungo la schiena, mentre inconsapevolmente, come se non riuscissi a controllare il mio corpo, il piede sull'acceleratore diminuiva la pressione, portando la macchina a rallentare.

Gli occhi, con le pupille ristrette come capocchie di spilli, seguivano la traiettoria della macchina.

Accostai, senza pensare, e scesi dall'auto con le gambe che mi tremavano come se fossero fatte della gelatina più scadente e molliccia.

Non volevo farlo, ma il mio corpo continuava ad avanzare con passo malfermo fino al limitare del bosco.

Ero a pochi metri dalla Cosa, adesso. Tre metri, due, uno.

Sudavo, tremavo come se avessi avuto la febbre, eppure non potevo trattenermi dall'avanzare.

Il mio braccio si mosse da solo, alzandosi per andare a sfiorare l'oscurità che sembrava irradiarsi dal primo tronco d'albero in poi.

La creatura scrutava con attenzione i miei movimenti.

Un ringhio basso si propagò nell'aere quando le mie dita, come quelle di un automa, si indirizzassero nella sua direzione.

 

Un urlo disumano mi lacerò i timpani.

Un urlo che non poteva certamente appartenere al mondo umano, ma difficilmente a quello animale, ne ero sicuro.

Seguì il trambusto delle foglie secche e dei rametti calpestati, mentre l'essere che fino a pochi attimi prima avevo avuto davanti batteva la ritirata nel fitto del bosco, mentre io ero pietrificato dall'orrore.

In uno sprazzo di lucidità vidi chiaramente che si muoveva su due gambe.

 

Il naso iniziò a sanguinarmi mentre come in trance tornavo in auto, gocciolando copiosamente sulla maglietta bianca.

Non me ne curai, mentre con mano tremante mettevo in moto e acceleravo fino al limite consentito per allontanarmi il più in fretta possibile da quel luogo.

 

Quando arrivai a casa mi liberai della maglia gettandola direttamente nella pattumiera: volevo liberarmi di qualsiasi cosa che avrebbe potuto ricordarmi quell'incontro, in futuro.

Non persi tempo a farmi una doccia: mi sentivo improvvisamente spossato e continuavo a percepire come una presenza costantemente alle mie spalle.

Mi raggomitolai a letto, con le spalle ben vicine al muro e cercai per ore, invano, di scacciare quel suono demoniaco che continuava a martellarmi le orecchie e il cervello, rischiando di farmi esplodere il cuore dalla paura.

 

Quella notte, l'abat-jour sul mio comodino restò accesa fino all'alba.

Quella notte, dormii si e no mezz'ora.

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Ash corner: bhè, spero di avervi messo almeno un pò della curiosità necessaria a spingervi a recensire, preferire e ricordare. Ci terrei molto, perchè come ho detto questa fic è importante per me visto che i miei ultimi scritti erano abbastanza scadenti (Li ho eliminati tutit, non a caso). Per quanto riguarda la traduzione (Se mai importa a qualcuno) mi sono presa un momento di pausa perchè voglio dedicarmi esclusivamente a questa. Posterò quando mi sarò portata abbastanza vanti qui.
xoxo
Ash

  
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