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Autore: RakyKiki    15/07/2012    2 recensioni
Rachel torna a Beacon Hills dopo nove anni, e si ritrova catapultata in un mondo popolato da licantropi; la sua città natale che aveva sempre creduto fosse piuttosto tranquilla si rivela quindi un luogo molto più pericoloso del previsto.
Ambientata in un AU, questa fanfiction contiene spoiler sulla seconda stagione, quindi chiunque non voglia rovinarsi la sorpresa della seconda stagione conviene che non la legga ;) A tutti gli altri auguro una buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past, present and future. '
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II Capitolo: "Era davvero un leone di montagna?"

"Trentasei, trentasette, trentotto..." Contava Derek nella mente. Ormai era alla quinta serie da cinquanta flessioni, ma non gli importava. Quel giorno aveva deciso di fare più esercizio fisico possibile non solo in vista della luna piena della settimana seguente, ma anche per scacciare via i pensieri che gli annebbiavano la mente, che erano decisamente troppi: il branco di per sè dava i suoi problemi, perchè non davano alcun segno di miglioramento; il Kanima continuava ad ammazzare la gente; i cacciatori lo braccavano; non aveva idea su chi fosse il padrone del Kanima ed ora si era aggiunto anche il ritorno di Rachel. L'ultima volta che si erano visti era stato più di nove anni prima, e non si erano lasciati nel migliore dei modi: lui le aveva urlato contro di averlo tradito, acconsentendo al trasferimento da Beacon Hills, le aveva dato della bugiarda, le aveva detto di odiarla e l'aveva fatta piangere. Spesso Derek dimenticava che lei fosse più piccola di lui, che non poteva essere così duro con lei. Ma, anche se se lo fosse ricordato, in quel frangente non avrebbe fatto differenza: lei, la sua migliore amica, l'avrebbe abbandonato. Laura aveva provato a farlo ragionare, dicendo che Rachel non poteva fare altrimenti; tipico di Laura, cercare sempre di giustificare ciò che gli altri facevano. Ma non capiva, non capiva il legame che si era instaurato tra di lui e Rachel; certo, Rachel era anche la migliore amica di Laura, ma non era la sua unica amica, non era l'unica persona capace di capirla sempre e comunque. Per lei non sarebbe cambiato nulla, ma per lui sì.
Prima, quando Isaac e gli altri due componenti del suo branco uscirono dopo l'allenamento mattutino per andare a scuola, Derek aveva raccomandato loro solamente una cosa: lasciare in pace Rachel. Non aveva dato loro troppe spiegazioni, aveva solamente detto di non avvicinarsi a lei, di non rivolgerle la parola e di fare come se non ci fosse. Sperava che il branco ascoltasse il suo velato avvertimento, in caso contrario avrebbero dovuto fare attenzione, perchè avrebbero avuto a che fare con un alpha piuttosto incazzato. La sua non era una punizione verso Rachel, il fatto che loro non le rivolgessero la parola: era il suo modo per tenerla lontana dal suo mondo, da quel mondo da cui la madre l'aveva portata via dopo l'uccisione del padre. Perchè Derek dopotutto ancora le voleva bene, ma non osava ammetterlo nemmeno a sè stesso; anzi, come scusa si era detto che voleva tenerla lontano perchè sarebbe stata solo un pensiero ed una preoccupazione in più. Ma questa scusa non spiegava il fatto che quella notte fosse andato a casa sua, l'avesse vista litigare con Stiles, e fosse entrato in camera sua passando dalla finestra. Era cambiata, le gote rosse da bambina erano sparite, i lunghi capelli avevano lasciato il posto ad un taglio corto e sbarazzino, le unghie che una volta era solita mangiare ora erano lunghe e colorate dallo smalto. Ma la cosa che era cambiata di più era la sua espressione. Persino ora che dormiva Derek riusciva a scorgerla: era dura, fredda, tipica di chi ha sofferto tanto, anche troppo. Un po' come la sua. Anche lei come lui aveva perso la sua famiglia, aveva conosciuto il dolore e la morte da vicino. Ma quando l'aveva vista litigare con quell'idiota di Stilinski, Derek era riuscito ad intravedere una traccia della vecchia Rachel, quasi come una scintilla.
Il suono dell'arrivo di un sms distolse il ragazzo dal flusso dei suoi pensieri. Era di Erica, si scusava per quello che c'era scritto, ma se lui aveva detto loro di non parlare a quella ragazza c'era un motivo e che uno di loro non aveva rispettato il suo comando: Isaac aveva invitato Rachel a pranzare con loro, e l'aveva riempita di domande, alle quali lei aveva risposto a monosillabi. Bene, ora si che Derek era incazzato. "E' mai possibile che quella ragazza sia arrivata da meno di un giorno e porti già casino nel mio branco?!" disse a voce alta tirando un calcio ad un barile vicino a lui. Decise però di lasciar perdere la ragazza, lei non aveva colpa, mentre quel cazzo di insolente di un beta, una volta uscito da scuola, se la sarebbe vista con lui. Aveva detto loro di starle lontano, aveva dato un ordine preciso, che Isaac aveva volutamente ignorato. Non avrebbe passato liscio un affronto del genere, un ordine dell'alpha andava sempre rispettato. E il beta avrebbe imparato la lezione.

Le due ore di ginnastica erano state estenuanti: il professore l'aveva sottoposta ad una serie di tests per valutare la sua preparazione, e poi si era allenata insieme ai suoi compagni per la corsa campestre del giorno seguente. Rachel odiava correre, lo odiava con tutto il cuore. Ora che però era finalmente uscita da scuola e si incamminava a piedi verso la clinica veterinaria si sentiva bene: andava al suo primo giorno di lavoro, che suo zio era riuscita a procurarle. Una volta giunta in clinica, il Dottor Deaton le spiegò cosa avrebbe dovuto fare: Scott si sarebbe occupato dei cani, mentre lei dei gatti che non sembravano affatto gradire la presenza del ragazzo.  Aveva avuto modo di osservarlo in quella giornata,
McCall sembrava un bravo ragazzo, aveva l'aspetto di uno di quei tipi tutti per bene, che fanno sempre la cosa giusta al momento giusto, ma aveva qualcosa di diverso nello sguardo, qualcosa che Rachel non riusciva a spiegare. Si era anche accorto di come guardasse Allison Argent, la sua compagna di Inglese, e di come lei guardasse lui. Probabilmente avevano avuto una storia e si erano lasciati da poco, magari di comune accordo. In questo caso la loro rottura non sarebbe durata molto, nemmeno un mese e Rachel era sicura sarebbero tornati insieme. Rachel aveva anche avuto modo di osservare Stilinski quel giorno, e aveva constatato che dopotutto non era un brutto ragazzo, l'unico problema era che era estremamente logorroico, era sorprendentemente ironico e rispondeva ai professori con battute quando la situazione si faceva critica, ma nonostante questo aveva bei voti in tutte le materie. Quel giorno Rachel aveva anche conosciuto Lydia, una ragazza all'apparenza molto superficiale e vuota, ma il suo sguardo sembrava nascondere una vaga inquietudine; e Jackson, il co-capitano insieme a McCall della squadra di lacrosse della scuola: era indubbiamente un bel ragazzo, il classico tipo dei film ambientati al liceo: popolare, bello, stronzo e ricco da far schifo. Mentre Rachel ripensava a tutto questo aveva iniziato a pulire le lettiere dei gatti, e le venne in mente di  adottarne uno: se ne sarebbe occupata lei a casa, e voleva qualcuno con cui potersi confidare. E poi i gatti le piacevano, ed erano di gran lunga meglio dei cani. Ad un tratto qualcuno suonò il campanello posto sul bancone d'ingresso, e dato che sia Scott sia il Dottor Deaton erano occupati, Rachel andò ad accogliere il visitatore. Era alto, i capelli di un marrone chiaro, il viso solcato dalle rughe dovute un po' all'età; indossava la divisa dello sceriffo, e dal nome sulla targhetta Rachel capì che quello era il padre di Stiles.
"Buon giorno sceriffo, posso fare qualcosa per lei?" rispose lei educatamente e sorridendo.
"Salve Rachel -la salutò lui ricordandosi di lei dopo tutti quegli anni- come stai? Caspita sei cresciuta! Mio figlio mi ha detto che ora siete compagni di laboratorio. Comunque, volevo chiederti se potevo parlare con il dottor Deaton, è piuttosto urgente." rispose lo sceriffo. Rachel annuì e chiamò il dottor D. che andò con lo sceriffo a parlare nel retro. Poco dopo, quando Rachel passò davanti alla porta sul retro, senti lo sceriffo ed il dottore parlare di qualcosa che catturò la sua attenzione: lo sceriffo era interessato al parere del veterinario riguardo i graffi sul corpo di un uomo, ucciso quella notte da un animale sconosciuto. Ma purtroppo il dottore non ne sapeva nulla, non aveva mai visto graffi come quelli. La ragazza era pensierosa: dopo tutti quegli anni, a Beacon Hills continuava a girare un animale sconosciuto che andava in giro ad ammazzare la gente. Per un momento ripiombò indietro negli anni, a quando, poche settimane prima della morte del padre, un animale aveva iniziato ad uccidere delle persone proprio lì a Beacon Hills. Per un istante la paura la pervase, facendola ripiombare in quell'atmosfera. Scrollò la testa, decisa a non pensarci più. Senza risultati ovviamente. Voleva saperne di più, ma a chi poteva chiedere? Di certo non al dottor D., o allo sceriffo. Ma al figlio dello sceriffo sì, poteva chiedere a Stiles. E così fece una volta finito il suo turno di lavoro. Con la scusa di dover restituire un quaderno al ragazzo, Rachel andò a casa sua, ma c'era solo lo sceriffo che stava uscendo il quale le disse però di aspettare pure in casa, che tanto Stiles sarebbe arrivato a momenti. Da sola, in quella casa sconosciuta e silenziosa, Rachel non sapeva bene cosa fare. Decise di guardarsi intorno, e prese a camminare per il salotto, soffermandosi sulle fotografie poste sul caminetto: ritraevano lo sceriffo con il figlio e la moglie, che assomigliava incredibilmente a Stiles; in un'altra foto c'erano solo lo sceriffo e la moglie; in un'altra la donna con il figlio, entrambi sorridenti. L'ultima foto della fila attirò la sua attenzione: era un primo piano della madre di Stiles, ed era bellissima; aveva un viso dolcissimo, e gli occhi accesi di entusiasmo, proprio come gli occhi del figlio. Si chiese dove fosse quella donna, perchè non fosse lì con la sua famiglia. Una risposta si fece largo nella sua mente, o meglio, una domanda: Perchè tua madre non è con te Rachel, perchè la madre di Stiles non è con lui?
In quel momento sentì scattare la porta e si voltò verso l'ingresso, quasi come se fosse stata scoperta in un luogo a cui nessuno poteva accedere, troppo intimo e personale.
Quando Stiles entrò in casa posò le chiavi sul tavolino dell'ingresso, e come sempre si stava dirigendo verso le scale, quando si voltò verso il salotto e preso alla sprovvista cacciò un urlo un po' femminile, e notò che la ragazza vicino al camino tentava di non ridere. "Ma cosa pretende!? Vedo qualcosa che si muove e mi spavento! Accidenti, mica perchè sono un maschio allora non devo spaventarmi!" pensò stizzito Stiles.
"Rachel...che ci fai qui? Mi hai spaventato." le chiese.
"L'ho notato sai? - disse la ragazza e gli sorrise- Comunque sono qui da poco, ho incontrato tuo padre che ha detto che potevo stare qui finchè non arrivavi. Volevo parlarti." concluse Rachel con aria seria.
"O-ok...vieni in cucina, che intanto mi preparo qualcosa da mangiare che sto morendo di fame! Tu vuoi qualcosa? Un panino, un caffè?" rispose il ragazzo incamminandosi verso la cucina. "Ossanti, vuole parlarmi. Ma di cosa? Che il branco di Derek le abbia detto qualcosa sui licantropi? No, Scott l'avrebbe già saputo... Magari si tratta di qualcosa per la scuola..." pensava intanto il ragazzo,
"No grazie Stiles, sono a posto così." rispose lei e lo seguì in cucina, dove attese che finisse di prepararsi un panino a dir poco enorme.
"Allora, di cosa volevi parlare?" chiese lui sedendosi all'altro capo del tavolo per poterla avere di fronte. Ora che l'osservava bene, Rachel era una bella ragazza. Certo non era come Lydia, non aveva i capelli lunghi e rossi. Li aveva corti e marroni. E lo sguardo era diverso, quello di Lydia insicuro e un po' da schizzata ultimamente, quello della ragazza che aveva davanti invece era sicuro, duro, triste. "Malinconico" pensò Stiles. Perso nei suoi pensieri però il ragazzo non aveva sentito la risposta di lei, e le chiese di ripetere.
"Ho detto...volevo chiederti se sapevi qualcosa riguardo ai recenti attacchi di un animale qui a Beacon Hills. Ho sentito tuo padre che ne parlava con il dottor Deaton..."
Ok, quella domanda lo aveva spiazzato. "So che non hanno idea di che genere di animale sia, ma sanno che è molto pericoloso, e velenoso. A quanto pare rilascia una specie di bava che ti paralizza dal collo in giù..." rispose. "Oh, dimenticavo! Si tratta di un Kanima, un licantropo mutante. E sarebbe Jackson. E dobbiamo riuscire a catturarlo prima dei cacciatori e decidere se ucciderlo o meno." concluse il ragazzo nella sua mente.
"Quindi è un animale diverso rispetto a quello che uccise molte persone nove anni fa? Ricordo che avevano parlato di un leone di montagna allora..."
"Non sapevo ci fossero stati altri animali prima di questo. So che l'anno scorso ci furono una serie di morti misteriose e si pensava potessero essere causa di un animale, anche lì un leone di montagna, ma alla fine si scoprì che era Peter Hale che tentava di uccidere i responsabili dell'incendio di casa Hale che lo avevano ridotto a stare in coma per sei anni, salvandosi per miracolo dall'incendio..." rispose Stiles pensono.
"Cosa?! Peter...Hale? Lo zio di Derek?" chiese la ragazza stupita. Se lo zio era ancora vivo, ed era riuscito a fuggire, allora forse anche Derek....No, suo zio le aveva detto che erano morti tutti quanti. Ma allora perchè non le aveva detto di Peter?
"Conosci Derek Hale?" chiese lui stupito.
"Lo conoscevo." rispose secca la ragazza.
"Comunque si, suo zio. E' stato poi ritrovato morto, attaccato da un leone di montagna nei dintorni di casa Hale." si affrettò a dire Stiles, notanto il cambio d'umore della ragazza.
"Grazie Stiles, mi sei stato di grande aiuto." rispose la ragazza alzandosi e dirigendosi verso la porta. "Ci vediamo domani a scuola." lo salutò ed uscì dalla casa.

Non voleva fare la corsa campestre. Già odiava correre normalmente, figuriamoci tra i boschi. Le parole del coach l'avevano rincuorata, infatti per avere la sufficienza bastava arrivare entro il tempo massimo. Perfetto. Inoltre potevano ascoltare la musica, in modo da concentrarsi di più. Un altro punto a favore del coach. Intanto il gruppo di ragazzi si era sparpagliato, i più veloci davanti, i più lenti in fondo, e correvano tutti. Era piacevole correre con la musica nelle orecchie ed iniziava addirittura a balenarle in testa l'idea di poter correre un po' tutti i giorni, a patto che la musica fosse con lei. Nel frattempo con lei non c'era nessuno, era sola. e decise che, dato che il tratto era abbastanza dritto, avrebbe potuto chiudere gli occhi per un momento, e correre così, sentendo l'aria sulla pelle e la musica nelle orecchie. Ad un tratto inciampò in qualcosa, ed il terreno le venne a mancare sotto i piedi. Istintivamente portò le mani avanti, ed aprì gli occhi girandosì verso ciò che l'aveva fatta cadere. Uno Stiles preoccupato la guardava e le chiedeva scusa, che non si era accorto che qualcuno stesse arrivando. Rachel si rese conto solo a quel punto che il ragazzo era tranquillamente seduto a riposarsi, con le gambe stese. Aveva trovato l'oggetto che l'aveva fatta inciampare, o per meglio dire chi. Si rialzò da terra e si scusò a sua volta, dopotutto lei stava correndo ad occhi chiusi. Raccolse anche le cuffie dal suolo, quando un rumore alla sua destra catturò la sua attenzione. Ma quando si voltò non vide nulla. Eppure quel luogo era così familiare. Sapeva di essere già stata lì. Si incamminò nella direzione da cui proveniva quel rumore, e notò un muretto, alto fino alla sua vita. Era coperto d'edera secca, ma era sicura che originariamente non dovesse esserlo. Un particolare del muretto attirò la sua attenzione: era una lanterna arrugginita, appoggiata ad un lato del muretto, dove una volta doveva esserci un cancello. Quella lanterna la conosceva, l'aveva fatta lei con suo padre. Riconobbe il muretto che circondava la sua vecchia casa, e che ora circondava il nulla. Della casa, della sua casa, non c'era più nessuna traccia, restavano solamente le fondamenta che delimitavano il perimetro dell'ex-casa. "Evidentemente, una volta che gli Hale avevano comprato la casa e noi ci eravamo trasferiti, avevano deciso di buttarla giù. In effetti non se ne facevano nulla...hanno fatto bene." disse fra sè e sè la ragazza. Quasi come uno zombie si avvicinò ancora di più a quella che una volta era stata la sua casa. Percorse tutto il perimetro, fino ad arrivare a quello che una volta era stato il retro della casa. All'improvviso un ricordo la colpì, un ricordo inaspettato, che aveva accuratamente depositato nel fondo della sua memoria.
"Pioveva, tanto. Rachel era uscita a cercare il padre, che aveva visto correre dalla finestra. Sentiva la madre che la chiamava e la cercava, ma lei voleva trovare il suo papà. Andò fino sul retro, e lo trovò. Era disteso a terra, inerme, il suo corpo sovrastato da quello di un animale nero enorme. Quel "coso", come lo aveva definito lei in quel momento nella sua testa, stava facendo del male al suò papà che ora non si muoveva più, nessun suono usciva più dalla sua bocca. Rachel capì, ed urlò. Udendo quell'urlo l'animale si voltò verso di lei, fissandola famelico con i suoi occhi rossi. L'urlo si strozzò in gola alla bambina, non riusciva più a muovere nessun muscolo, vedeva solo l'animale che le si avvicinava, puntandola. Ad un tratto sbucò fuori dal nulla un altro animale, più piccolo di quello dagli occhi rossi, e si mise tra lei e quello grande. Ringhiò contro quello che sembrava essere il capo tra i due, e si girò per guardare per un secondo la bambina. Aveva due occhi di un azzurro intenso, abbagliante; sembravano volessero dirle che l'avrebbe protetta lui. Rachel aveva già visto quegli occhi, ma non ricordava dove. Ad un tratto, l'animale più piccolo si scagliò contro quello grande, finendo tutti e due nel fitto del bosco."

Quando una mano si posò sulla sua spalla, riportandola nel presente, la ragazza si rese conto di essere in ginocchio per terra, lo sguardo perso nel vuoto. Una voce la chiama preoccupata, non riesce però a capire cosa dice. Lentamente riacquista lucidità. Stiles ora le era davanti e la fissava negli occhi, le mani posate sulle sue spalle.
"Rachel, mi senti?!" continuava a dirle, scuotendola per le spalle.
"Stiles..."
"Oh santo cielo ti sei ripresa! Stai bene? Cos'è successo? Mi stavo scusando quando ti sei alzata e sei venuta fino a qui. Continuavi a dire 'Papà' e non mi sentivi. Poi sei caduta in ginocchio e hai iniziato ad urlare. Mi hai fatto venire un infarto! Si può sapere cosa ti è preso?" le chiese il ragazzo arrabbiato.
"Io... non lo so. Ho rivissuto un ricordo che avevo sepolto negli anni...il ricordo della morte di mio padre. E' qui che è morto Stiles. E' qui che è morto nove anni fa, assalito da un animale. Un gigantesco animale...con due occhi rossi..." rispose la ragazza spostando lo sguardo dalle foglie sul terreno al viso del ragazzo. Intanto qualcuno correva verso di loro, chiamando Stiles per nome. Rachel capì che era Scott. Probabilmente aveva sentito le urla ed era corso a vedere cosa stava succedendo. Stiles non gli disse nulla, ma con lo sguardo fece intendere a Scott che ne avrebbero parlato dopo. Aiutarono la ragazza ad alzarsi da terra, e tornarono al percorso della corsa.
"Te la senti di continuare? Puoi sempre dire al coach che non stai bene." le disse Stiles per l'ennesima volta.
"Si Stilinski, me la sento, te l'ho già detto santissimi numi!" rispose la ragazza spazientita, che riprese la sua corsa lasciando Scott e Stiles indietro.
"Allora Stiles? Cosa è successo?" chiese McCall all'amico, che gli raccontò tutto, anche del fatto che suo padre lo aveva informato che nove anni prima il padre della ragazza era stato ucciso da un animale.
"Un animale? Intendi dire, un licantropo?" chiese Scott.
"Un alpha, per essere precisi... probabilmente l'alpha di Beacon Hills a quei tempi. Che fosse il padre di Derek? Mio padre mi ha anche detto che la famiglia di Derek e quella di Rachel erano sempre insieme. Abitavano addirittura vicini. Bhe circa." rispose il ragazzo, valutando l'ipotesi che il padre dell'alpha attuale di Beacon Hills avesse potuto uccidere il suo migliore amico.


"Probabilmente ho esagerato. Si, ho decisamente esagerato. Ma doveva imparare la lezione. Non avrebbe dovuto disobbedirmi." Pensò Derek, una volta che ebbe finito di punire il beta che non aveva rispettato un suo ordine. Aveva il volto pieno di sangue, un sopracciglio rotto e il labbro gonfio, oltre al naso rotto. Ma già il giorno seguente non ci sarebbe più stato niente sul suo volto, grazie alla straordinaria capacità di guarire, tipica dei licantropi. Non si era nemmeno trasformato Derek, si era semplicemente fiondato su di lui, ed aveva iniziato a prenderlo a pugni. Quel pomeriggio, subito dopo pranzo, era andato nei boschi con l'intenzione di punirlo lì, sapeva di poterlo prendere senza che gli altri si accorgessero della sua assenza poichè avevano la corsa campestre. Ma si era imbattuto in lei. Era a terra, era inciampata nelle gambe di Stilinski. Istintivamente fece un passo verso di lei, come a volerla aiutare, ma se ne pentì subito, poichè il piede finì su di un rametto, rompendolo a metà e facendo rumore. Fece appena in tempo a nasconderi alla vista di Rachel, che subito si diresse verso la sua direzione. Buffo, ma senza rendersene conto Derek aveva scelto come luogo del suo appostamento proprio il luogo in cui una volta sorgeva la casa della ragazza. Riusciva a sentire le emozioni di lei, la sua confuzione, la sua diffidenza, la sua paura. Ma anche la sua curiosità, la sua familiarità con quel luogo. La seguì, e si rese conto che anche Stilinski la seguiva chiamandola, ma lei non lo sentiva, era immersa nei suoi pensieri. Giunto sul retro della casa si accorse che nella ragazza un enorme quantità d'emozioni si susseguivano: terrore, incredulità, impotenza, rifiuto, stupore e ancora terrore. Improvvisamente Rachel cadde a terra in ginocchio e prese ad urlare. Ad un tratto nelle sue emozioni comparve la paura totale, quella paura che ti fa paralizzare, non ti fa più muovere un muscolo, tantomeno parlare. Infatti la ragazza era ferma immobile, la bocca spalancata e un'epressione di terrore dipinta sul volto. Ma ecco che la familiarità torna per un momento in lei, e anche un senso di sicurezza sembra fare breccia in quella barriera di terrore allo stato puro che la circondava. Derek in quel momento capì cosa stesse succedendo: Rachel stava ricordando un qualcosa che probabilmente aveva dimenticato, un ricordo che aveva voluto dimenticare. Un ricordo che invece Derek ricordava bene. Il ricordo di quando le salvò la vita da suo padre totalmente fuori controllo per via della luna piena. Il ricordo della morte del padre di lei, per mano del padre del suo migliore amico. Stiles ora era davanti a Rachel e la scuoteva per farla riprendere. Sembrava stare bene ora, ma il ragazzo l'aiutò ad alzarsi.
Avrebbe voluto farlo lui.
Avrebbe voluto aiutarla lui.
Ma no, non poteva.
Non doveva.
Sarebbe stata solo una complicazione in più.
   
 
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