Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Alice Dolohov    16/07/2012    2 recensioni
"Nuvole scure apparvero nel cielo azzurro. L'arietta che prima muoveva solo leggermente le foglie si fece più forte, facendo sbattere la finestra. Gli uccellini smisero di cantare. Prima di un battito di cuore cominciò a piovere. In poco tempo la pioggia inzuppò il tappeto, penetrando dalla finestra ancora aperta. Ma la ragazza non si mosse. Si sciolse la treccia, accarezzando i lunghi capelli scuri, morbidi, profumati, per poi tornare a guardare la sua immagine riflessa nello specchio: Daphne Rosier sorrise."
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1- Profumo di rose

 
Daphne uscì dalla sua stanza e si avviò per il corridoio deserto, osservando i quadri alle pareti. Le persone nelle cornici la guardavano con aria arcigna e severa, ma non vi badò. Incontrò un paio di elfi domestici, che si inchinarono fino al pavimento al suo passaggio, ma Daphne li ignorò. Scese per i gradini del grande scalone di marmo che portava al piano di sotto, da dove provenivano delle voci e risate prive di gioia. Sua madre doveva avere ospiti. La ragazza cercò di camminare più silenziosamente possibile per non farsi sentire, ma tanta premura era inutile: gli spessi tappeti scuri dell'ingresso attutivano i suoi passi. Daphne osservò la casa dove era cresciuta: il maniero della famiglia Rosier aveva un aspetto cupo e austero, con mobili scuri, tende pesanti alle finestre da cui non entrava nemmeno un filo di luce, freddi pavimenti in marmo, fiaccole alle pareti che facevano assomigliare la casa ai sotterranei di Hogwarts.
Ricordava ancora i lunghi inverni passati rinchiusa lì quando era solo una bambina, suo padre che veniva a casa solo un paio di volte al mese, sua madre che sfogava la sua frustrazione sugli elfi domestici. Fortunatamente, poi era arrivato il momento di andare ad Hogwarts, e la sua vita era cambiata. Ormai passava a casa soltanto l'estate, e le vacanze di Natale, quando la casa era così piena di ospiti che sua madre non badava nemmeno a lei e ai suoi fratelli. Si avviò verso la porta e fece per uscire, ma la voce della madre la fece bloccare a metà strada:
- Daphne! Vieni qui...
La ragazza sospirò e si avviò in salotto, per poi entrare in una stanza dai soffitti alti e i mobili sfarzosi, con un grande lampadario di cristallo e tetri quadri alle pareti. Nel mezzo della stanza troneggiavano tre divani blu notte con un tavolino al centro, su cui in quel momento era posato il loro migliore servizio da tè. Su uno dei divani, sua madre sedeva tenendo in mano una tazzina, con una finta espressione di pietà dipinta in volto. La solita finta gentilezza con cui la trattava in pubblico. Di fronte a lei, sedeva Irma Black, sua grande amica, con la figlia Walburga. Daphne represse un conato di vomito: non aveva mai sopportato quella disgustosa ragazza, così insipida e antipatica, sempre pronta a credersi superiore, proprio come tutti i Black. Molti la trovavano bella, e lo era davvero, con i suoi lunghi capelli neri acconciati in eleganti boccoli e gli occhi dello stesso colore, profondi e bellissimi, ma aveva un carattere davvero spaventoso.
- Tesoro, saluta le nostre ospiti...
La bocca di Daphne si aprì in un sorrisetto tirato e diede due baci ad entrambe, controllata attentamente da sua madre, che non la perdeva di vista un secondo.
- Daphne, sei sempre più bella...- le disse Irma, accarezzandole leggermente i capelli scuri, ma sua madre la interruppe subito e disse:
- Lascia perdere, Irma... Irma,- si rivolse poi a Daphne, - mi stava giusto dando una fantastica notizia: Walburga è stata promessa.
Daphne sentì il suo sorriso congelarsi. Non le interessava affatto.
- Congratulazioni...- disse comunque rivolta a Walburga, che sorrise a sua volta, anche se non sembrava affatto contenta.
- Chi è il fortunato?- chiese, guardando Irma, che sorrise e disse:
- Orion Black.
Naturale che Walburga non sembrasse felice. Probabilmente non lo era nemmeno un po': avrebbe potuto avere qualunque ragazzo di buona famiglia Purosangue in circolazione e invece di lì a qualche anno avrebbe dovuto sposare quello cha adesso era uno sfigatello tredicenne. Orion frequentava il terzo anno, mentre Walburga era all'ultimo, l'avrebbero presa in giro fino alla morte ad Hogwarts. Sua madre non la smetteva di congratularsi con Irma, e le due donne sembravano felicissime, ma Walburga teneva gli occhi bassi e Daphne trovava la situazione orrendamente divertente: avrebbe voluto scoppiarle a ridere in faccia. Senz'altro Duncan non sarebbe riuscito a trattenersi...
- Dov'è tuo fratello?- le chiese sua madre, rivolgendosi di nuovo a lei. Che coincidenza, stava giusto pensando a lui...
- Penso sia da Alexander, perché? 
- Doveva essere a casa un'ora fa.
Non capiva perché sua madre fosse così arrabbiata. Duncan, il suo fratello gemello, faceva sempre ciò che voleva, non c'era certo da stupirsi, e sua madre non l'aveva mai sgridato, nemmeno una volta. Era il suo prediletto, e non faceva nulla per nasconderlo. Se Daphne fosse sparita per un paio d'ore non si sarebbe preoccupata affatto, ma al suo ritorno l'avrebbe comunque messa in punizione. Quella donna era senza cuore, lo era sempre stata. Come in risposta alla preoccupazione di sua madre, sentirono il grosso portone di ingresso aprirsi e la casa si riempì di forti risate maschili. Daphne non poté fare a meno di scoccare un'occhiata a Walburga, che aveva gli occhi che luccicavano e le mani che erano tutte un tremito: aveva una cotta per suo fratello da tempi immemorabili, ma non aveva mai avuto fortuna.
Due giovani di bell'aspetto entrarono pochi secondi dopo nel salotto riccamente arredato: Duncan Rosier e Alexander Nott, entrambi sui sedici anni, entrambi alti e ben piazzati, ma mentre Duncan aveva i capelli scuri e gli occhi azzurro ghiaccio, Alexander aveva i capelli biondo scuro e gli occhi nocciola. Sua madre scattò subito in piedi e Daphne alzò gli occhi al cielo: incredibile quanto fosse patetica.
- Duncan!
- Salve, madre- disse Duncan con tono canzonatorio, facendo un cenno a sua madre - e salve anche alle tue ospiti- aggiunse poi rivolgendosi a Irma e Walburga, che sorrise estatica. Nott rise sotto i baffi. Daphne sbuffò forte e Duncan spostò lo sguardo su di lei, le si avvicinò e le diede un bacio sui capelli scuri, dandole un buffetto sulla guancia. Daphne non poté fare a meno di sorridere al fratello, l'unico che l'avesse salvata dalla pazzia durante la terribile infanzia, l'unico che la capisse. Sorrise anche a Nott, che però stava cortesemente salutando sua madre e le sue ospiti.
- Come stai?- chiese Duncan a Daphne sottovoce.
- Non ha ancora iniziato a torturarmi, stranamente.
Duncan scoppiò a ridere e poi si rivolse a sua madre, camminando fino al centro delle stanza tenendo la sorella per mano.
- Madre, Antonin verrà a pranzo. Ti spiace?
La donna sorrise e a Daphne non sfuggì lo strano luccichio dei suoi occhi azzurri, così simili a quelli del figlio. Antonin Dolohov era uno dei migliori amici di suo fratello. Capelli scuri e fascino magnetico, le compagne di dormitorio di Daphne capitolavano facilmente in sua presenza, incapaci di resistere alla sua voce bassa e sensuale, alle sue frasi ad effetto, ai suoi modi da gentleman. Ma Daphne non si era mai fatta imbrogliare da lui. La ragazza sembrava impermeabile al suo fascino,  forse perché lo conosceva da quando era piccolo ed era soltanto un dolcissimo bambino molto viziato che pestava i piedi quando non otteneva ciò che voleva. A Daphne venne quasi da ridere. Si sedettero tutti sui divani, a ciarlare di inutili notizie e pettegolezzi giunti fin lì da Londra, ma Daphne non li ascoltava. Osservava la sua mano intrecciata a quella di Duncan, Walburga che pendeva dalle labbra di suo fratello, Nott che sorrideva sorseggiando il suo tè, sua madre ed Irma che discorrevano sedute una vicino all'altra, e Daphne sentì come un senso di soffocamento all'altezza della gola. Senza dare spiegazioni, si alzò dal divano e uscì dal salotto. Sua madre le lanciò uno sguardo irritato, ma non disse nulla, mentre Duncan aggrottava la fronte, osservandola allontanarsi da lui.
Le succedeva sempre così quando era in una stanza con tanta gente, sopratutto se c'era anche sua madre. Non poteva mai essere naturale in sua presenza, non poteva dire ciò che voleva, sedersi come voleva, fare ciò che voleva: doveva sempre comportarsi come la donna si aspettava da lei. Non poteva sopportarlo. Non sopportava lei. Si avviò su per lo scalone, desiderosa soltanto di chiudersi nella sua stanza, senza parlare con nessuno, tanto meno con sua madre.
- Daphne...
La ragazza si girò di scatto e vide Duncan fermo nell'ingresso che la fissava, una ruga di preoccupazione in mezzo agli occhi azzurri.
- Che c'è?
- Non puoi...
- Che cosa? Sopportarla? Parlare con lei? Cercare di non provare una fitta di disgusto soltanto al suono della sua voce?
Mentre parlava aveva fatto dei passi in direzione del fratello, la voce sempre più alta per l'indignazione, rendendosi conto che la rabbia ceca che provava praticamente da sempre stava prendendo il sopravvento ancora una volta su di lei.
- E' così difficile fingere?- le chiese il fratello, anche lui con la voce leggermente più alta, molto meno comprensivo con la sorella prediletta, con la sorella che era lei stessa parte di lui.
- Fingere? Io la odio, non lo capisci? Come posso fingere? E proprio tu me lo chiedi? Tu che più di tutti sai come sempre mi ha trattata, cosa mi ha fatto fin da quando ero una bambina. Non chiedermi di stare nella stessa stanza con lei. Non farlo, perché sai già quale sarà la mia risposta.
Duncan aprì la bocca per risponderle, quando si sentirono dei colpi educati alla porta d'ingresso e un elfo domestico corse ad aprire. Antonin stava sulla soglia, i capelli perfettamente pettinati con la riga di lato, gli occhi come bracieri ardenti, il suo migliore completo addosso - blu notte con gemelli d'argento -, un mazzo di fiori in mano. Sorrideva, ma forse notò che i due fratelli dovevano essere impegnati in una discussione, perché i suoi occhi saettarono da uno all'altra.
- Interrompo qualcosa?
- No, Antonin, figurati- gli disse Duncan, sorridendo all'amico.
Antonin entrò in casa, la bocca aperta in uno dei suoi sorrisi da mozzare il fiato. Ma Daphne non badò a lui, non lo salutò nemmeno, lanciò un'ultima occhiata infuriata al fratello e continuò a salire le scale.
- Non si saluta più?
La voce canzonatoria di Antonin la colpì come un pugnale incandescente. Perché non poteva lasciarla stare una buona volta? Perché doveva sempre irritarla così? Si girò di scatto e Duncan tornò in salotto lanciandole un'occhiataccia di ammonimento. Sapeva che quando quei due discutevano era meglio stare alla larga. Lei e Dolohov rimasero soli a fronteggiarsi nell'ingresso, lei infuriata, lui con la solita faccia da strafottente che esibiva quando la faceva arrabbiare.
- Oggi non è serata. Meglio se stai alla larga - gli ringhiò contro, ma lui non fece una piega, non indietreggiò come facevano di solito le persone contro cui gridava, non cambiò nemmeno l'espressione che aveva sul volto. Dal suo viso poteva sembrare che stessero intrattenendo una normale ed educata conversazione su banalità.
- La guerra con tua madre continua?
Daphne deglutì e la rabbia verso quella donna si fece sentire più forte, così che quella verso il bel ragazzo che le stava di fronte si trasformò soltanto in leggero fastidio, anzi scomparve del tutto.
- Non la sopporto...- sussurrò e Antonin fece un passo verso le scale, dicendo:
- Lo so.
- La odio- aggiunse la ragazza, e lui ripeté:
- Lo so.
- Non posso guardarla senza desiderare di farle qualcosa di molto brutto.
- Lo so...- disse il ragazzo per l'ennesima volta, ormai a pochi passi da lei, appena alla fine dello scalone - Ma, Daphne, non ne vale la pena.
Adesso la sua voce era tranquilla, dolce come una carezza, e la ragazza sentì il suo odio, il suo furore, la sua rabbia, sciogliersi come neve al sole. Guardava i suoi occhi scuri e il suo respiro tornava regolare, le sue mani smettevano di tremare, spariva il suo senso di soffocamento. Antonin era come un balsamo curativo: benché fosse capace di farla arrabbiare in un secondo, era anche una delle poche persone al mondo davanti al quale la sua rabbia verso qualcuno o qualcosa spariva in un battito di ciglia, nel tempo di un respiro. Il ragazzo appoggiò la gamba sul primo gradino delle scale e annusò le rose rosse che portava in mano, per poi porgerle alla ragazza.
- Le ho viste nel mio giardino. So che sono le tue preferite. Non ho potuto fare a meno di coglierle pensando a te...
Era per quelle frasi che le ragazze ad Hogwarts andavano a dormire sussurrando il suo nome, era per quei modi perfetti che sua madre aveva sempre uno strano luccichio negli occhi quando si parlava di lui, era per quei gesti che Antonin avrebbe potuto avere qualsiasi donna sulla terra soltanto con uno schiocco di dita. Ma Daphne non disse niente, non ringraziò, non sorrise. Afferrò il mazzo di fiori e li annusò: avevano il profumo più buono che avesse mai sentito. Intenso, ma dolce, fresco, ma che ti inebriava i sensi come poche cose al mondo. Aveva chiuso gli occhi senza accorgersene, presa da ciò che sentiva, dal profumo che preferiva al mondo, dal profumo che si spruzzava sul collo e sui polsi ogni mattina, sul profumo di cui i suoi vestiti erano intrisi. Quando li riaprì, Antonin la fissava. I suoi occhi erano tornati incandescenti, la guardava con un'espressione che mai gli aveva visto in viso, sembrava ammutolito, immobile lì a fissarla intensamente negli occhi, a seguire ogni suo minimo gesto. Daphne osservò i fiori, per poi alzare nuovamente lo sguardo su di lui. Senza parlare, gli girò le spalle e tornò in camera sua. Antonin rimase lì a fissare lo scalone anche quando lei fu ormai sparita al piano di sopra, lasciando dietro di sé solo profumo di rose e un alone di mistero.
 

*

 

Daphne sentì un leggero bussare alla porta, mentre sdraiata a letto contemplava le rose rosse sul suo comodino.
- Cosa vuoi?
- Chiudi la porta a me?- le chiese Duncan da dietro la porta chiusa e lei si alzò per aprirgli, una leggera espressione di esasperata pazienza sul bel viso leggermente abbronzato. Osservò il fratello entrare nella stanza con la sua andatura sicura e si stravaccò sul suo letto, facendo scappare via il gattino bianco. Aveva due lettere in mano, entrambe aperte.
- Scommetto che vuoi sapere cosa contengono...
Daphne lo guardò con le sopracciglia leggermente alzate e le afferrò senza che il ragazzo avesse il tempo di fare nulla.
- Ma io so già cosa contengono: i risultati dei G.U.F.O. - disse con aria saccente, mentre Duncan alzava gli occhi al cielo e sbadigliava. Si sedette al tavolino da toletta e appoggiò sul piano ingombro di oggetti quella del fratello, mentre subito leggeva la sua: "Eccezionale" in Pozioni, proprio come aveva previsto, ma anche in Trasfigurazione, Aritmanzia, Astronomia e Difesa Contro le Arti Oscure, "Oltre Ogni Previsione" in Incantesimi, Erbologia, e Storia della Magia. Daphne era pienamente soddisfatta: era andata benissimo nelle materie che preferiva, e molto bene anche in quelle che proprie non le piacevano come Erbologia e Incantesimi, che trovava perfettamente inutili. Sorrise e il fratello alzò leggermente le sopracciglia, dicendo:
- Sarebbe davvero il colmo se tu non fossi contenta. Mamma però si è lamentata per Incantesimi. Ha detto che in una materia così facile avresti dovuto prendere "Eccezionale".
Il ragazzo fece una smorfia, in disaccordo con la madre, ma a Daphne non importava cosa pensava quella stupida. Era davvero contenta, come non era mai stata in tutte le vacanze, soprattutto perché il tanto atteso ritorno ad Hogwarts si stava avvicinando sempre più. Finalmente si sarebbe allontanata da sua madre.
- E tu come sei andato?
Senza aspettare che il fratello rispondesse alla sua domanda, lesse la sua lettera. Scoppiò a ridere forte. Si teneva le mani allo stomaco, senza riuscire a fermarsi, incapace di darsi una regolata. Anche Duncan sorrideva, ma le tolse il foglio di pergamena di mano e disse:
- Non ridere. Potrei anche offendermi.
Daphne si asciugò le lacrime agli occhi e disse:
- Bocciato in Pozioni, Storia della Magia e Trasfigurazione? Come puoi essere così stupido?
- Sono le materie più difficili! - si indignò lui, ma sorrideva ancora. Daphne, che si era ormai ricomposta, sospirò, mentre il fratello osservava i fiori sul suo comodino con una strana espressione in viso.
- Come mai Antonin ti ha regalato dei fiori? - le chiese.
- Mmm? - fece lei, impegnata a sistemarsi i capelli allo specchio.
- Perché Antonin ti ha regalato quelle rose? - ripeté lui, e lei si girò a guardarlo, osservando la sua espressione decisamente poco contenta.
- Sa che sono i miei fiori preferiti, tutto qui. Perché?
Duncan tornò a guardare le rose, per poi girarsi nuovamente verso la sorella.
- Ti ha messo gli occhi addosso.
- Non è così - negò la ragazza, prendendo in braccio il gattino e osservando il paesaggio attraverso il vetro della finestra. Stava scendendo la sera. Il sole stava tramontando, stava uscendo uno strano venticello fresco, lo poteva vedere dalle foglie degli alberi che si muovevano leggermente, e poi via via sempre più forte.
- Sì, invece. Da un po' di tempo è strano, sono settimane che non esce con una ragazza. E' un record per lui.
Daphne alzò gli occhi al cielo e osservò il fratello con espressione disgustata.
- Oh, poverino. Settimane senza una ragazza, che pena che mi fa...
Duncan le tirò un cuscino, che lei schivò prontamente, scoppiando a ridere. Il ragazzo era ormai completamente sdraiato sul letto, le scarpe sopra il copriletto lindo. Daphne gli diede uno schiaffo sulla gamba e lui mise controvoglia giù i piedi.
- L'estate è già finita... Non posso credere che tra un po' torneremo di nuovo rinchiusi in quel castello, costantemente controllati.
- Io sono contenta.
- Lo sei solo perché scappi dalla mamma.
- Credimi, nessun professore può essere peggio di nostra madre, e tanto meno il professor Dippet. Sai che Tom lo manovra come vuole, penso sia uno dei presidi più stupidi che Hogwarts abbia mai avuto.
Tom Riddle era un ragazzo della cricca a cui apparteneva suo fratello, con Nott e Dolohov, che lei stessa frequentava spesso. Appartenevano tutti a Serpeverde, erano tutti al sesto anno, anche se Tom stava coinvolgendo anche alcuni degli studenti più giovani, che però naturalmente non gli erano così vicini come tutti loro. Stranamente, suo fratello e i suoi amici sembravano subire il fascino del bel Tom Riddle esattamente come tutte le stupide ragazzine della scuola, anche se naturalmente mai nessuna di loro aveva avuto il privilegio di essere toccata da lui. Riddle si sentiva sempre superiore, anche se Daphne aveva sentito qualche volta il suo sguardo su di sé. La ragazza non lo conosceva bene, sembrava protetto da una corazza impenetrabile che nessuno poteva aggirare.
La migliore amica di Daphne, Ophelia Malfoy, una delle più belle ragazze della scuola, con lunghi capelli biondo platino e celestiali occhi azzurri, aveva avuto in passato un'enorme cotta per Tom, ma lui non l'aveva degnata nemmeno di uno sguardo. Ophelia si era rassegnata e aveva cominciato ad uscire con Nott, con cui ormai stava da parecchi mesi. Ma ancora Daphne la sorprendeva a guardare Tom Riddle con espressione estatica, come incapace di resistergli, come succedeva del resto alla maggioranza della popolazione femminile della scuola. Ma anche i ragazzi mon sembravano immuni al suo fascino, e si raccoglievano intorno a lui come si fa intorno ad una guida, affascinati dalle sue parole, dal suo carisma. E Daphne doveva ammettere che ne aveva parecchio. Lei stessa si perdeva ad ascoltare la sua voce enigmatica e sensuale, benché non fosse decisamente il suo tipo. Troppo pallido, troppo imbronciato e decisamente troppo poco gentile con il genere femminile per i suoi gusti. Preferiva decisamente Dolohov...
Antonin era spuntato nei suoi pensieri senza che potesse fare niente per fermarlo. Quando pensava ad un bel ragazzo, il suo cervello andava subito a lui, non poteva farci niente. E a malincuore accettava la cosa. Suo fratello aveva cominciato a ciarlare su qualcosa, ma lei si limitava ad annuire qualche volta, senza ascoltarlo davvero. Daphne non era rimasta indifferente al gesto galante di Dolohov, come non riusciva più ad evitare che il suo sguardo la facesse arrossire o che il suono della sua voce la rendesse leggermente instabile. Ma Antonin era un dongiovanni, incapace di provare qualcosa per una ragazza per più di qualche ora. Ne scartava una, e poi passava subito ad un'altra. Era fatto così. Ma aveva intorno a sé quell'aurea di mistero e oscurità da cui Daphne si sentiva inesorabilmente attratta, come l'attiravano in biblioteca i libri più oscuri del Reparto Probito, o i vicoli bui di Notturn Alley, a Londra. Le cose chiare e limpide non le erano mai piaciute. Le cose che tutti trovavano giuste, belle, buone, la annoiavano, le davano l'orticaria. In fondo, era una Serpeverde, e i Serpeverde erano famosi per essere portati per le Arti Oscure, famosi per avere avuto molti maghi oscuri tra le proprie file. Forse proprio così si sentiva Daphne: oscura. Oscura come il cielo prima di una tempesta, oscura come le rose color rosso sangue che Antonin le aveva regalato, oscura come quella casa che sapeva di tenebre e mistero, oscura come gli incantesimi che imparava in segreto nelle notti d'estate, quando tutti dormivano. Oscura come la Luna, che ha un lato che non mostra mai a nessuno. Oscura come il buio stesso. Continuava ad accarezzare meccanicamente il gatto che teneva ancora in braccio. La stanza era silenziosa, Duncan si era addormentato come un bambino, la bocca leggermente aperta, i capelli scompigliati. Daphne sorrise guardandolo. Sembrava così vulnerabile, innocuo. Proprio come lei. Ma proprio come lei, non lo era affatto. Nessuno dei due lo era. I fratelli Rosier erano pericolosi, e molti a Hogwarts l'avevano imparato a proprie spese.
 


 
 
Angolo autrice:  Ciao ciao, ecco il primo capitolo, dove si vede la difficile situazione familiare di Daphne e dove entrano in scena gli amichetti futuri Mangiamorte, tra cui il fratello Duncan, che sarà poi il padre di Evan Rosier. Alexander Nott è invece il padre anziano di Theodore Nott, che viene citato un paio di volte nei libri. Antonin Dolohov è invece l’unico Dolohov presente nei libri, appunto amico di Tom Riddle a Hogwarts. Walburga Black è la futura madre di Sirius e Regulus, e Orion sarà appunto il padre, di qualche anno più giovane di lei. I Black non fanno però parte del gruppetto di Daphne a scuola.
Nel prossimo capitolo si viaggerà verso Hogwarts… baci baci

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Alice Dolohov