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Autore: Magician Girl    16/07/2012    5 recensioni
Ci troviamo nella città di Parigi, del 1482. In quel periodo la città era abitata anche da zingari, gitani, stranieri, clandestici, o come venivano definiti dagli abitanti della città "il male". Ma la storia non parla solo di loro, ma anche di un prete, un soldato e un uomo che provoca paura e terrore a causa del suo aspetto. Cos'hanno in comune? L'amore che provano nei confronti di una gitana, ma chi dei tre conquisterà veramente la zingara Raf?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabi, Kabalé, Malachia, Nuovo personaggio | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Noi siamo gli stranieri, i clandestini.
Noi uomini e donne, soltanto vivi.
Oh Notre Dame noi ti domandiamo
Asilo, asilo!
»

Questo succedeva ogni giorno nella vecchia Parigi, una Parigi che un tempo era pacifica, prima ancora che vi fu l'invansione di questi zingari, di questi gitani.
Ogni giorno in diverse vie principali della città, i gitani ballavano, cantavano, per poter chiedere asilo a Notre Dame, ma nessuno ascoltava la loro preghiera.
L'unico modo che avevano per vivere era incantare la gente del paese con le loro danze, con i loro trucchi di magia che divertivano i bambini. Questo era il loro unico modo per guadagnare qualcosa e per poter raccimolare qualche cosa da mangiare e anche qualche straccio da cui sarebbe uscito un vestito per ognuno di loro.
I gitani erano tanti, troppi per poterli mandare via tutto insieme. «Bisogna portarli via un po alla volta.» Questo diceva sempre Malachia, colui che non concedeva l'asilo a quella povera gente, colui che cercava in tutti i modi di mandarli via. «Disturbano la quiete di Parigi!» In quel momento si trovava in riunione con il capitano dei soldati di Parigi che erano a servizio di Malachia. «Farò in modo che questo accada, mio signore.» A parlare adesso fu il capitano Sulfus. Tutti i gitani temevano del capitano, avevano paura della sua improvvisa presenza, della sua improvvisa venuta. Il capitano al momento era riuscito a mandare via abbastanza zingari da Parigi, ma queste erano solamente leggende.
Davanti alla cattedrale vi erano alcuni gitani, una decina all'incirca, e a capo di loro vi era il loro Re: Clopin. Era lui che ordinava a tutti quello che dovevano fare, dove appostarsi e i diversi compiti.
Si appostava sempre sotto la cattedrale, così che Malachia ascoltasse le loro preghiere, le loro vere intenzioni. Loro non volevano fare del male a nessuno, volevano solamente essere accettati, essere accolti, essere uguali agli altri cittadini di Parigi.

«Noi siamo più di mille,
Noi la città incivile.
Per dieci dieci mila, per cento cento mila.
Noi siamo i tuoi milioni, e noi ci avviciniamo: a Te!
»

Malachia era lì, seduto sulla sua sedia della sua stanza che cercava in tutti i modi di non ascoltare il canto, la preghiera di quella gente. Niente l'avrebbe fatto cambiare idea. Niente avrebbe convinto lui a dare Asilo agli zingari. Questo mai. Ma qual'era il vero motivo per cui non voleva aiutare questa povera gente? In fondo è questo che fanno gli uomini di Dio. «Osano rivolgersi a Lui. A Notre Dame. Capitano, il destino del paese è nelle vostre mani. » Malachia ormai aveva perso la pazienza. Aveva dato il via all'allontanamento degli zingari, il tutto guidato dal capitano Sulfus.
Il capitano dopo un po si ritrovò nella piazza principale, proprio di fronte alla cattedrale. Gli zingari alla sua visione smisero di eseguire ogni cosa e Clopin ordinò tutti quanti di andare via. «Ehi. gitano, lo sai che qui non puoi stare?»
»» ffffff
» Bum, primo spintone contro Clopin. Ma cosa poteva fare? Lui non si poteva ribellare contro il capitano dei soldati di Parigi. «Va via, prima che dia il via ai miei soldati e portati via la tua famiglia.»
»» ffffff
» Secondo spintone, e Clopin cadde a terra. Lui subiva solo, era questa l'unica cosa che poteva fare. «Un giorno la mia famiglia avrà la sua libertà!» E così si alzò e corse via, raggiungendo la sua vera famiglia.
Ma il piccolo avvertimento del gitano non fece ne caldo e ne freddo a Sulfus, o no, lui non aveva paura di niente, altrimenti perchè sarebbe stato proclamato capitano? Con un piccolo gesto della mano divise le guardie in diverse parti di Parigi, la caccia non era mica finita qui, ce ne erano altri ancora.
Lui decise di andare verso l'ala Est della città, dove arrivò alla grande fontana. Eccoli, altri gitani, questa volta però ne erano solamente tre, erano tre donne, con un cappello per terra con dentro qualche moneta. Era pronto a mandarle via, ma fu colpito da una di loro. Stregoneria? Magia oscura? No, nessuna di queste cose.
Osservò curioso la gonna che girava della gitana che si trovava al centro, quella gonna bianca che aveva un lungo spacco che andava da metà coscia fino in fondo alla gamba. Le sue braccia ondeggiavano assieme al suo corpo, la manica destra lunga e quella sinistra corta e aderente al braccio. I suoi capelli biondi, lunghi fino alla schiena che si muovevano assieme al corpo. In quel momento si trovava di spalle. Era scalza, non le facevano male i piedi? Pensò il capitano.
E poi eccola, si stava voltando. La prima cosa che notò erano i suoi occhi, di quel blu intenso che si confondeva col coloro dell'acqua della fontana, quelle sue labbra rosse socchiuse che si aprivano per riprendere aria. Sulfus iniziò ad avvicinarsi verso di lei, ma si ricordò che i soldati erano dietro di lui e che l'avrebbero presa e portava via. Ma qualcosa anticipò la sua mossa: un ragazzetto fischiò come se fosse un allarme: le due ragazze andarono via sotto l'ordine della bionda mentre stava raccogliendo tutto per poi scappare via. Ma le guardie erano quasi arrivate, e l'unica cosa che poteva era portarla via di lì. «Vieni con me.» Disse lui prendendola per mano e la trascinò via da lì. Si ritrovarono sotto un ponte, isolato dove non vi era nessuno, unico posto dove non aveva mandato i soldati a controllare se vi erano zingari. I due avevano il respiro affannato per via della corsa, la zingara stringeva tra le sue mani quel cappello dove vi erano si e no dieci monete. «Stai bene?» Chiese lui, nel vedere ancora la giovane spaventata. Si leggeva dai suoi occhi che aveva paura che sarebbe stata catturata perchè aveva dei soldi che non erano i suoi. Sulfus conosceva bene le regole, ma qualcosa gli diceva che questa ragazza doveva essere salvata. Ma che gli era preso? «Si, sto bene. Ma, voi chi siete?» Già, cosa avrebbe detto lui? Di certo che era il capitano che aveva mandato quei soldati contro di lei. Doveva inventarsi qualcosa.
______
ANGOLO SCRITTRICE:
Ecco il secondo capitolo, vi presento il nuovo arrivato Clopin, nonchè il fratello inventato di Raf.
Spero vi sia piaciuto :DD

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