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Autore: Camilleallocchio    16/07/2012    2 recensioni
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2.



Oggi è un nuovo giorno, inizia la scuola, finiscono le vacanze ed è il primo giorno in cui inizia la mia nuova vita e la mia ricerca della felicità.
Direi che sono decisamente di buon umore, questa mattina mi sono svegliata felice di iniziare la scuola a differenza degli anni passati in cui il mio unico pensiero era superare un altro anno scolastico e arrivare alle vacanze estive il prima possibile.  
Non ho mai frequentato i miei compagni di scuola o di classe, la mia "compagnia" era composta da persone di almeno tre anni più di me, come David...
La mia felicità finì quando pensai il suo nome, quando mi venne in mente il suo volto, ci ero cascata di nuovo, non riesco a tenere lontano questo pensiero.
Ritorno in me appena guardo l'orario sulla sveglia. sono le 7.45, la scuola inizia alle 8.00.
Velocemente mi infilo i primi vestiti che trovo appena apro l'armadio, non c'è tempo per conrollare gli abbinamenti, i colori giusti che stanno bene insieme, mi infilo un paio di calze e calzo le mie converse blu.
non ricordo di aver mai indossato scarpe che non siano converse, le trovo semplici quindi adatte a me.
Mi chiudo la porta della mia stanza alle spalle facendo un gran rumore che fa svegliare il mio cane, scendo le scale, prendo la cartella vuota e corro a scuola.
Non mi sono truccata, pettinata, lavata e sistemata come avrei dovuto fare il primo giorno della mia nuova vita. se oggi avessi incrociato qualche ragazzo carino non avrei potuto provarci...  
Improvisamente, mentre corro in mezzo alla strada mi viene in mente lui, che corre accanto a me per darmi forza e incitarmi a correre più veloce.
David mi aiutava in tutto, mi dava la forza per combattere qualsiasi cosa e per superarla. se mi scoraggiavo potevo contare su di lui. Mi scende una lacrima che mi percorre il viso, con il dito la faccio scivolare via e feci così anche per allontanare l'incredibile tristezza che mi stava assalendo.
Anche solo pensare ad un suo capello mi rendeva triste. Ritorno a pensare alla scuola appena sento la campanella suonare, io sono ancora all'inizio della via. Quando finalmente sono arrivata tutti erano già entrati in classe. Da lontano vedo Cri, la bidella, che mi fa cenno di avvicinarmi a lei
"sono nei guai?" dissi mentre mi guardavo intorno alla ricerca di un professore.
"non ti preoccupare dirò alla professoressa che mi hai aiutata a fare un lavoretto" sorrise.
"mi salvi sempre"
" solo tu riesci ad arrivare in ritardo perfino il primo giorno" disse scherzando, mi fece cenno di seguirla e insieme ci avvicinammo alla classe.
cri bussò alla porta.
"Avanti" dissero le voci dei miei compagni in coro, questo mi rassicurò ad entrare.
Cri aprì la porta, abbastanza per farci entrare la testa.
"C'è Scarlett che mi ha aiutata a fare una cosa, non è in ritardo" sorrise il più naturalmente possibile, aprì la porta completamente e appoggiando la mano sulla mia schiena mi spinse all'interno dell'aula.
" Va bene, ti sei salvata per questa volta Harrys" disse la prof con tono severo ma pur sempre scherzando. La signorina Brown usava sempre un tono severo all'interno dell'edificio scolastico, ma nelle sue parole c'era anche un accenno di dolcezza. Sapevo che non era una donna odiosa e antipatica, mi era capitato di incontrarla fuori dalla scuola e quando si fermava a salutarmi e a chiedermi come stavo io capivo che non era la solita signorina Brown che conoscevo ormai da anni. 
Andai a sedermi al mio solito posto, al solito banco che per anni avevo rovinato scrivendoci e disegnandoci sopra durante le lezioni noiose. 
Appena seduta salutai subito la mia vicina di banco e i compagni che erano seduti nei paraggi.
Fortunatamente il primo giorno di scuola durava soltanto tre ore e così in men che non si dica mi ritrovai fuori a parlare con le persone che non avevo visto per tre mesi.
Le mie compagne mi riempirono di domande su David, io mi limitai a rispondere che ci eravamo lasciati, non sentii il bisogno di accennare alla sua presunta morta, David non voleva che ne parlassi.
Mi girai e feci per tornare a casa quando un gruppo di ragazzi mi fischiò "eeehi bellaa" urlavano, al suono di queste parole il mio volto si dipinse di rosso, non riuscivo a capire quando Anne, una ragazza timida e gracile si avvicinò a me e con un abbraccio mi portò via.
Anne aveva lunghi capelli rossi legati con un laccio, un paio di occhiali da vista e un sorriso bellissimo.
Il mio telefono squillò
" Pronto Scarlett, vedi di tornare subito a casa che sono arrivati jeremy e pattie con loro figlio"
Improvvisamente sentii un fitta al cuore, mi ero completamente scordata che avrei dovuto ospitare a casa mia per un anno uno sconosciuto.
Una serie di domande mi affiorarono, dove avrebbe dormito? avremmo dovuto usare lo stesso bagno? sarebbe venuto in questa scuola?
Esitai un attimo, mi avvicinai ad Anne, la ringraziai e corsi di nuovo a casa.
Corsi e corsi finchè non mi ritrovai in mezzo alla strada con una macchina che frenò a trenta centimetri da me e in quel momento capii che stavo per essere investita.
il cuore iniziò a battermi forte, forse più per l'imbarazzo che provavo che per il fatto di aver rischiato la vita, mi scusai con l'uomo alla guida e mi diressi verso il portone di casa.
Ero ferma, paralizzata non sapevo se entrare o no, mi feci coraggio, tirai fuori le chiavi ed entrai. percorsi il vialetto per arrivare alla porta di casa, avevo le farfalle allo stomaco.
La mia mano tremando afferrò la maniglia e piano piano aprii la porta che cigolava. La prima parte del mio corpo che entrò fu la gamba, poi il braccio, la testa ed in fine il corpo.
Vidi subito otto occhi puntati su di me, forse non capivano il motivo della mia entrata abbastanza strana. Pattie e Jeremy si alzarono per venire ad abbracciarmi e a salutarmi
"quanto tempo", "come sei cresciuta" mi disse Pattie mentre mi soffocava in un abbraccio.
Jeremy sorrise e mi appoggiò una mano sulla schiena.
Mia madre mi fece cenno di sedermi a tavola.
" Scarlett vai a mostrare a Justin la vostra camera mentre noi prepariamo la tavola per il pranzo" disse mamma.
io intravidi Justin che si nascondeva dietro suo padre, come se avesse paura di incrociare il mio sguardo.
"non vi siete mai conosciuti" disse Pattie sorridendo.
mi diressi alle scale che portavano a camera MIA e Justin mi seguì, io entrai e prima che potesse avvicinarsi alla mia stanza chiusi la porta.
Justin la riaprì ed entrò.
"ciao" mi disse.
notai il movimento delle sue labbra e lo trovai ipnotico.
Quelle labbra avevano una strana forma a cuore e si muovevano con delicatezza.
Capelli biondi e occhi castani, occhi brillanti e colmi di gioia nonostante gli avessi appena chiuso la porta in faccia. sorrise e subito notai le vene che gli percorrevano il braccio fino ad arrivare alla mano.

"bella camera" sorrise ancora
"grazie."
si guardò in torno un po' spaesato poi la voce di sua madre ci chiamò per scendere.
Fu un pranzo tranquillo, ne io ne Justin parlammo, I suoi genitori e mia madre cercavano di farci sentiere a nostro agio.
Le uniche cose a cui potevo pensare era che impressione aveva avuto lui su me.
Finito di mangiare Pattie e Jeremy ci salutarono, baciarono ed abbracciarono Justin e se ne andarono.
Mia madre ci chiese se avessimo voglia di sparecchiare e Justin ancora prima di sentire cosa avevo da dire a proposito rispose che lo avremmo fatto con grande piacere, queste sue parole furono seguite da un sorriso, uno dei suoi sorrisi....
" mi aiuti?" mi chiese con voce dolce ed educata
"si" risposi
"piacere mi chiamo Justin"
"Scarlett"
"ascolta, non voglio essere un peso per te..." si avvicinò a me mentre stavo mettendo nella lavastoviglie i piatti sporchi. mi guardò con occhi sofferenti.
"non lo sei ancora" dissi freddamente
" mi sembra di esserlo, però." mi prende un piatto dalle mani e lo alza abbastanza da impedirmi di sottrarglielo
"dai ridammelo" risi come una cogliona
"no" iniziò a ridere
"dai ti prego" risi di nuovo
"solo se sarai carina e gentile con me" rise ancora
"è un ricatto?" dissi ironicamente
"non lo è" disse mentre mi porgeva il piatto e la sua amicizia.
Gli diedi le spalle e ricominciai a mettere tutto nella lavastoviglie, le mie mani andavano da sole, non sapevo più cosa stavo facendo, il mio cuore accellerò il battito e sentii un calore improvviso impossessarsi di me.
Senti le mani di Justin sui miei fianchi, il suo corpo leggermente appoggiato al mio. Cercai di incontrare il suo sguardo per capire cosa stesse succedendo ma l'unica cosa che riuscii a percepire fu il suo fiato sul mio collo.









eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeehy

comunque, mi scuso per aver pubblicato il capitolo così in ritardo, ero impegnata D:
perdonatemi. spero che vi piaccia, lasciatemi qualche recensione :3
su facebook: camilla allocchio
twitter: @biebsbiebering
-Camilla
  
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