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Autore: randomnessUnicorn    16/07/2012    3 recensioni
"Bielorussia e Corea erano appostati dietro ad un cespuglio e stavano spiando i rispettivi fratelli. In realtà si erano ritrovati lì per sbaglio: Natalia stava pedinando Russia, che era andato a casa di Cina per chiedergli di diventare un tutt’uno con lui, mentre il coreano era andato a trovare il fratellino cinese."
{COPPIA: Corea del Sud x Bielorussia}
Fiction dedicata alla mia amica Ele-San C:
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Corea del Sud/Im Yong Soo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UNA NORMALE GIORNATA DI STALKING
Allora anche Bielorussia ha un cuore ?! Ma forse Corea lo ha sempre saputo.
 
 
 
 
Il coreano e la bielorussa realizzarono che i loro adorati fratelli erano fuggiti a gambe levate. Un imbarazzante silenzio invase la casa, che era diventata una sorta di dimora spettrale. Adesso c’erano solamente loro nell’ abitazione: erano soli soletti.
L’atmosfera era sicuramente cambiata rispetto a prima. Era strana. Corea non sapeva se definirla calma, oppure pesante, forse era simile all’ aria che solitamente si respira prima della tempesta; una beata quiete che, apparentemente, sembra placare gli animi, ma che poi si trasforma in angoscia ed ansia. La stessa ansia che in quel momento stava invadendo il cuore ghiacciato della ragazza albina. Infatti stava pensando a dove fosse andato Russia, e a come riaverlo. Possibile che le sfuggiva sempre e comunque?
Tutte le nazioni, ai meeting, la guardavano male a causa del suo comportamento violento, soprattutto perché la ragazza spesso, senza giustificazioni valide, puntava il coltello al collo di tutti. Per questo motivo le stavano alla larga.
Sì, tremavano al cospetto di quello sguardo insensibile. Temevano i suoi sorrisi, che trasmettevano una certa inquietudine. Ognuno di loro era spaventato da Natalia: una ragazza che fino a quel momento non aveva mai provato amore nella sua vita. Il cui unico scopo nella vita pareva essere quello di possedere Russia, e sposarlo. Sarebbe stato un sogno che forse mai si sarebbe realizzato.
Prima, anche agli occhi di Corea, Natalia appariva come la regina delle nevi: priva di sensibilità, di amore, di umanità e soprattutto priva di calore. Era una donna ghiacciata che non vedeva in faccia nessuno… a meno che non fossi stato il fratello.
Poi, però, pensando a tutto ciò che ella aveva passato, improvvisamente, Corea iniziò a provare una certa pena per lei. Natalia non meritava questo trattamento. Malgrado avesse parlato male di Cina, in un certo senso riusciva a comprenderla, riuscendo a giustificare i suoi atteggiamenti; anche lui sapeva cosa si provasse ad essere ignorati dalla persona più importante della propria vita. Conosceva la sofferenza che si manifestava ogni qual volta che la persona amata ti osservava con aria impaurita.
Lo sguardo di Bielorussia fissava il vuoto. Corea, un po’ preoccupato per lei, si avvicinò, posandole una mano sulla spalla, cercando di parlarle.
 
«Ehm… va tutto bene? Vedrai che li ritroveremo.» Disse il coreano con voce tranquilla. Voleva consolare la ragazza.
«Nyet!» Rispose la bielorussa, girandosi di scatto afferrò violentemente il braccio di lui. A quel gesto Corea emise un piccolo urlo perché la stretta di lei era davvero forte. Lo osservò con uno sguardo vuoto e freddo. In quel momento Natalia sembrava una bambola di porcellana dalla pelle candida, pallida e preziosa, che da un momento all’altro sarebbe caduta in mille pezzi. Sembrava una bambola vuota che dentro di sé non nascondeva altro che aria.

«Avrai un’altra possibilità per catturare Russia, non scoraggiarti» La consolò Corea, accennando un sorriso.
«Uhm…nyet!»  Bielorussia scosse la testa, tenendo lo sguardo abbassato con la solita espressione apatica sul volto. Ormai ci era abituata; era routine il fatto che il fratello la ignorasse, e che lei dovesse continuamente sopportare quell’amarezza: ormai non provava altro che amarezza, e forse anche un filo di rancore.
«Mi dispiace tanto, anche io ho fallito… anche io ho perso Cina, ma non mi sto abbattendo. Non è la fine della partita, abbiamo perso il livello, ma possiamo riprovarci ancora fino a vincere!» Sostenne il Coreano, sorridendo sinceramente alla ragazza, anche se lei non lo guardava nemmeno perché era troppo occupata a contemplare il marmo del pavimento.
«Sarà sempre così, lo so.» Natalia decise di annuire, tanto per non sentire più le sciocchezze che sparava quel ragazzo, era già abbastanza nervosa e delusa. Magari si sarebbe andata ad ubriacare in qualche Bar: l’alcool è l’unico amico che davvero può farti dimenticare certe frustrazioni, anche se purtroppo il suo effetto non può durare per sempre, e quindi alla fine è un ennesima delusione, perché, prima o poi, ti riporterà alla crudele realtà… la verità, come i ricordi, viene sempre a galla. E l’unica verità che conosceva Bielorussia era la menzogna. Sì, mentiva solo a se stessa nel pensare di poter un giorno possedere Russia. Dentro di sé sapeva che era impossibile, ma continuava a sperare, anche se ormai, forse, anche la speranza stava per morire. In quel momento Natalia avrebbe voluto uccidere il tizio che inventò il detto “la speranza è l’ultima a morire” perché era solo colpa della fottuta speranza se ora lei stava patendo in quel limbo di desolazione e sconforto.

«Uhm… allora che ne dici di andare da qualche parte per dimenticare questo spiacevole inconveniente, eh?» Propose Corea, che era veramente dispiaciuto nel vedere Natalia in quello stato. Ormai la considerava anche come un’amica, in fondo avevano passato un’avventura insieme e quindi aveva il dovere di aiutarla nel momento del bisogno. Sperava che lei non gli rispondesse con i soliti brontolii o sguardi omicidi. Attendeva una risposta dall’altra ed intanto la osservava, con il ciuffo leggermente tremolante.
« … » Il coreano come risposta ottenne solo silenzio, anche se la ragazza annuì piano, quindi in un certo senso quello poteva essere considerato un “sì”.
«Sì, quindi? Che bello!» Corea urlò dalla gioia, alzando le mani al cielo, con le maniche che cadevano giù lasciando quasi una scia per quanto erano lunghe. Dentro di sé gongolava perché quella sì che era una vittoria. Si sentiva più felice di quando sconfiggeva l’ultimo boss all’ultimo livello di qualche suo amato videogioco.
«Solo perché ho bisogno di Vodka, da. Tanta Vodka» Ammise Natalia, iniziando a dirigersi verso l’uscita della casa, Corea  la seguì con passo svelto per paura di restare indietro.
 
Magari quella giornata non sarebbe stata così terribile, forse Bielorussia avrebbe dimenticato quella ennesima insoddisfazione, e Corea sarebbe riuscito a diventare un po’ più amico di Natalia, in fondo ancora la considerava una ragazza carina, che aveva solo bisogno di amore e conforto, ma soprattutto di essere capita.
Quindi si diressero verso il bar più vicino per ubriacarsi insieme e scordare l’accaduto tanto sconfortante. Corea non era abituato a bere così tanto, ma sentiva che doveva sacrificarsi per lei, sentiva che doveva fare il possibile per renderla felice almeno un po’, e soprattutto doveva trovare un modo per farle dimenticare quel Russia, che secondo lui non aveva niente di speciale, anzi, Corea si credeva molto più figo ed attraente di quel maniaco dei girasoli, e per giunta nasone.
  
   
 
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