Mi
dispiace mi dispiace mi dispiace! Non mi piace come è finito
il capitolo ç_ç
Mi
rifarò con il prossimo, che mooolto probabilmente
sarà l’ ultimo prima del
prologo :) finalmente ^^
Ringrazio
chi è arrivato fino a questo punto, lanciando petali di rose
secche per aria.
P.S.
sarò al mare per qualche giorno, quindi il prossimo capitolo
tarderà un poco,
ma sarà una pausa strategica, un modo per organizzare le
idee e buttare giù
qualcosa, devo finire con il botto ;)
Buona
lettura e scusate ma questa sera non avevo voglia di
rileggere...
Capitolo
19. Veleno.
Aveva
la schiena appoggiata a qualcosa di duro e ruvido, i capelli argentei
gli
cadevano scompigliati sul viso e aveva un gran freddo al sedere.
Socchiuse gli
occhi tentando di vedere attraverso la cortina di capelli e di capire
dove
fosse e come ci fosse finito. Con una mano pesante si liberò
la vista dai
capelli bagnati di birra, aveva la schiena appoggiata ad un muro ruvido
e
freddo, con tutta probabilità l’ avevano butto
fuori dalla locanda, guardò il
cielo sopra di sé, osservando la strana luce di cui era
colorato; il Sole si
era abbassato parecchio da quando era entrato, se non si fosse sbrigato
sarebbe
arrivato in ritardo per la cena.
Guardava
in cagnesco la coppa piena di vino chiaro davanti a sé,
appoggiata su una
tovaglia di velluto rossa e contornata da uva e frutta di vario genere,
ovviamente
del tutto intatta sul tavolo, sembrava essere messa lì
più come soprammobile
che come pietanza. Ma non aveva intenzione di alzare lo sguardo; tutti
si erano
disposto secondo il galateo, e lei essendo un’ ospite era
finita affianco al
re, e di fronte ad una donna dalla pelle scura e un’ armatura
tanto leggera
quanto succinta e un paio di lunghe orecchie da lepre, probabilmente
una
messaggera del popolo delle viere, mentre accanto a lei, pensate un
po’, c’era
Azue che sorrideva tranquillamente al principe seduto di fronte a lui,
al
capotavola di fronte al re c’ era una donna con il volto
rugoso, ma che faceva
ancora trasparire la bellezza che doveva essere da giovane, la regina
sorrideva
a tutti, come se quella fosse una semplice cena in famiglia, il suo
volto era
coperto da uno strato di ingenuità, era tanto se sapeva
della guerra che
incombeva. Neah continuava a guardare in cagnesco il boccale di vino,
come se
fosse una qualche sorta di serpente velenoso pronto ad attaccare.
“È
davvero un piacere averti a cena con noi, Milna.” Disse il re
rivolgendosi alla
Creatura Oscura, la vampira trovava ributtante quella sorta di
comunione tra
Umani e Creature Oscure, ognuno sarebbe dovuto stare al suo posto,
anche lei.
“Sono
qui solo per recapitare il messaggio della nostra regina.”
Disse con voce
piatta ma non del tutto atona, sembrava quasi che ci fossero due
persone a
parlare contemporaneamente con quella stessa bocca, il che le dava un
tono
leggermente roco e molto, molto profondo. La vampira alzò lo
sguardo guardandola
davvero solo in quel momento, lunghi capelli bianchi le incorniciavano
il viso
e le scendevano sotto le spalle in ricci precisi, aveva gli zigomi
alti, le
labbra piccole e gli occhi di un viola intenso con pagliuzze rosse
sparse nell’
iride, ma la cosa che più la colpì era il fatto
che non avesse pupilla, che
fosse cieca anche lei?
Ci
fu una pausa dopo le sue parole, un silenzio pesante durante il quale
Neah non
smise di fissare la viera di fronte a sé, mentre
quest’ ultima sembrava avere
lo sguardo perso nel vuoto appena sopra la spalla della vampira.
“Il
nostro popolo non ha intenzione di partecipare alla guerra.”
Quelle parole
risuonarono freddissime nell’ ambiente scaldato dai corpi,
furono autoritarie e
definitive, come il boia che con un colpo netto mozza la testa della
sua
vittima. Ebbe l’ impressione che la presenza al suo fianco
sospirasse, non ne
aveva mai parlato con lei, ma il principe non desiderava la guerra, al
contrario del padre –che come compromesso per i suoi desideri
aveva stretto
quell’ alleanza con le viere-, lui aveva sempre desiderato un
mondo unito.
“Sono
le parole della vostra regina?” Chiese incuriosito e
apparentemente per niente
innervosito il re. La viera sorrise tristemente inclinando appena la
testa ma
senza spostare il suo sguardo da dove si trovava.
“Le
parole della nostra regina non sono mai chiare,
c’è stato un repentino cambio
di necessità, non possiamo combattere questa
guerra.” Ripetè con lo stesso tono
la Milna facendo apparire sul volto del Generatore un lieve sorriso
senza un
apparente motivo, per poi spostare lievemente lo sguardo sul volto di
Neah. “E
neanche tu dovresti combattere.” La vampira rimase
interdetta, che voleva
quella strana tizia da lei?
“Ci
sono delle valide motivazioni a questa decisione?”Il
nervosismo sembrava
iniziare a trapelare dagli occhi neri del re, aveva ignorato
l’ ultima
affermazione della viera, innervosito per il fatto di perdere
così tanti
alleati.
“Certo
che avreste dovuto saperlo” Si intromise Neah, attirando su
di sé gli sguardi di
tutti i presenti “le viere sono un popolo di Creature Oscure
estremamente
legato alla natura e alla vita, se fino ad oggi hanno combattuto per
voi era
per proteggere se stesse, ma chi mai vorrebbe entrare in guerra con i
propri
fratelli?” Disse sistemandosi un po’ meglio su
quelle sedie estremamente
scomode, incrociò le braccia sul petto, lasciando che i suoi
occhi si
soffermassero su tutti i presenti; la viera che continuava a fissarla
con
quegli occhi apparentemente ciechi con uno sguardo indecifrabile, il
Generatore
al suo fianco che guardava il volto del re con un sorriso enorme sul
viso, in
attesa della sua reazione, come un bambino che stava per prendere tra
le mani
un regalo da scartare. Poi la regina a capotavola, che sembrava quasi
non
esistere, se ne stava lì tranquilla a consumare la sua cena
e a sollevare ogni
tanto lo sguardo sul marito con un’ espressione serena, Rhies
era affianco a
lei e osservava con
sguardo duro la
vampira seduta accanto a lui, con la forchetta a mezz’ aria,
come se fosse
pronto ad usarla come pugnale.
E
tutto quello la innervosiva, il silenzio pesante e tutti quei visi
dalle
espressioni assurde.
“Ah,
e comunque le consiglio di trovare un metodo più originale
per tentare di
uccidermi, del semplice veleno può farmi ben poco.”
Detto questo afferrò la
coppa piena di vino se la portò alle labbra, ora lo sentiva
più chiaramente l’
odore del veleno, probabilmente c’ era tanto estratto di
biancospino quanto
vino lì dentro, il solo odore le fece chiudere la gola, ma
mandò giù tutto il
contenuto per poi alzarsi e sotto lo sguardo di tutti dirigersi alla
sua
stanza, che di suo non aveva assolutamente niente.
Sentiva
dei passi veloci dietro di lei, e non ebbe nemmeno il bisogno di
voltarsi per
capire che la persona che la stesse seguendo fosse Rhies. Ma si
curò di
fermarsi solo quando giunse davanti alla sua porta ignorando i
tentativi del
principe di chiamarla.
“Che
vuoi?” Chiese lei con voce brusca.
“Mi
dispiace” La vampira diede segno di non aver capito
“per mio padre.”
“Tu
non c’ entri niente, no?” Si voltò,
mettendo la mano sulla maniglia impaziente
di starsene un po’ per i fatti suoi, mentre la gola si
chiudeva e tentava di
trattenere i colpi
di tosse.
“Hai
bisogno dell’ antidoto!” Il principe
tentò di afferrarle il braccio nel tentativo
di fermarla
“Non
mi serve.” Disse la vampira scostando bruscamente la sua mano.
“Si
invece, potresti…”
“Ti
ho detto di no!” Disse con rabbia, tossendo un paio di volte.
“Non mi serve.”
Disse tentando di calmare il tono della voce e respirare normalmente.
“Rischi
di morire!” Ora anche il principe aveva alzato la voce.
“Sai,
sarebbe davvero fantastico.” Ogni respiro era un’
agonia, uno sforzo titanico.
“Ma
che stai dicendo?” Rhies non capiva.
“Entrare
in quella dannata stanza e morirci.”
“Come
puoi dire cuna cosa del genere?! Rischi davvero di morire, ti serve
l’
antidoto!” Continuava a insistere, anche so ormai sembrava
aver capito che non
sarebbe riuscito a convincerla.
“Ottimo,
allora portami una guardia, così la prosciugo.” Si
fermò un attimo, tentando di
calmarsi “Non mi hai visto?” disse portando una
mano al collo, scoprendo l’
enorme cicatrice che invadeva metà del suo collo
“Non vedi come sono ridotta?”
Portò poi la mano alla ciocca di capelli che copriva
l’ occhio quasi cieco –si,
perché un po’ ci vedeva, stava iniziando a
guarire-. “Credi che ferite di
questo genere non siano mortali? Eppure eccomi, sono ancora qui, e
chissà
perché respiro ancora.” Disse le ultime parole con
la voce arrochita, sentiva
il sangue salirle su fino alla bocca, e non riuscì a
trattenersi dal tossire,
si coprì la bocca con la mano e ritirandola la vide sporca
di sangue. Fece per
allungare l’ altra mano, dimenticandosi momentaneamente di
avere solo un
moncherino, imprecò e utilizzando la mano buona
entrò nella sua stanza
macchiando di sangue la maniglia, ignorando la voce di Rhies che la
chiamava da
dietro la porta ormai chiusa, seppur debolmente.
“Vai
a preparare il tuo esercito e lasciami in pace.” Si costrinse
a raggiungere il
letto e vi crollò sopra, mentre la vista le si annebbiava e
la mente diventava
sempre più fiacca, il suo ultimo pensiero fu quello di
svegliarsi solo quando
la guerra sarebbe finita, quando tutti sarebbero morti, quando il mondo
non
sarebbe più esistito. Non desiderava più una
non-vita del genere, non l’ aveva
mai voluta, se solo avesse saputo in anticipo ciò che
sarebbe accaduto, avrebbe
preferito lasciarsi uccidere due anni prima. Poi il nero la
circondò e la
riempì.
“Che
mossa avventata!” Disse il Generatore rivolgendosi al re dopo
aver storto le
labbra cadaveriche. “Veleno? Davvero avete avuto
un’ idea così stupida?”
Il
re lo fulminò con lo sguardo, per poi sistemarsi meglio
sulla sedia e fissare
intensamente le pupille ambrate di Azue.
“Dimmi,
come si uccide un vampiro?”
Sbuffò,
pensieroso “Un paletto di biancospino nel cuore
può andare bene, decapitarli
anche, bruciarli, oppure…” La sua espressione
mutò, gli occhi si
assottigliarono, mentre le labbra si stendevano in un ampio sorriso
felino.
“Fargli bere il sangue di un Rinato; è
estremamente tossico, il veleno normale
invece viene purificato con del sangue fresco.” Rimasero un
attimo in silenzio.
“Hai
finito il tuo lavoro Azue?” Chiese poi con rinnovata
impazienza il re,
ricevendo un sorriso dal Generatore.
“Certamente,
la città è praticamente deserta, e sono tutti
pronti a combattere, ora lei deve
solo garantire la mia sicurezza, non vuole che il suo esercito cada
troppo
rapidamente vero?” Disse con orgoglio.
“Naturalmente,
farò in modo che nessuno ti possa nuocere.”
Rispose con sicurezza il re, se
voleva che il suo esercito non venisse decimato in un istante avrebbe
dovuto
fare in modo che Azue restasse vivo.
“Un
ospite.” Disse tranquillamente la viera seduta ancora
lì a vicino come se
niente fosse, i presenti la guardarono, aspettando che dicesse
dell’ altro. “Un
rinato è alla porta.” La guardarono ancora un
attimo, probabilmente tentavano
tutti i due di capire se fosse cieca, poi il volto di Azue si
illuminò.
“Zephit!”