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Autore: La sposa di Ade    16/07/2012    3 recensioni
Volute di fumo si innalzavano dalla macerie di quella che una volta era stata la capitale più fiorente del mondo degli Umani, l’ immensa e sfarzosa Ethis era ora ridotta a un campo di battaglia per un’ ultima guerra.
Una figura, pallida e barcollante, affacciata alla finestra della sua stanza osservava con occhi di pece quello scenario troppo familiare, così poco era passato; quel breve periodo di dopoguerra in cui chiunque si trascinava in cerca di una luce, seppur effimera, era finito. Sostituito da ciò che di peggio si poteva immaginare.
Il suono della battaglia, cozzare di armi, schizzi di sangue e morte si era diffuso ovunque, un requiem caotico risvegliava una sete di sangue che da tempo sperava di aver abbandonato, sperava di averla lasciata in quella cella due anni prima insieme a tutto quel sangue che aveva versato solo per il desiderio di uccidere. Con una daga legata al polso e ciò che restava dell’ Ala d’ Argento avrebbe combattuto, gustandosi tutto il sangue che sarebbe riuscita a versare.
6° Classificata
al contest ‘Aboliamo gli Happy Endings!’ indetto da
WodkaEiffel
Genere: Angst, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dirty souls'
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Mi dispiace mi dispiace mi dispiace! Non mi piace come è finito il capitolo ç_ç
Mi rifarò con il prossimo, che mooolto probabilmente sarà l’ ultimo prima del prologo :) finalmente ^^
Ringrazio chi è arrivato fino a questo punto, lanciando petali di rose secche per aria.
P.S. sarò al mare per qualche giorno, quindi il prossimo capitolo tarderà un poco, ma sarà una pausa strategica, un modo per organizzare le idee e buttare giù qualcosa, devo finire con il botto ;)

Buona lettura e scusate ma questa sera non avevo voglia di rileggere... 

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Capitolo 19. Veleno.

“Come un nulla senza possibilità, un nulla morto dopo la morte del sole,
come un silenzio eterno senza avvenire,risuona interiormente il nero.”
[V. Kandinskij]

 
Aveva la schiena appoggiata a qualcosa di duro e ruvido, i capelli argentei gli cadevano scompigliati sul viso e aveva un gran freddo al sedere. Socchiuse gli occhi tentando di vedere attraverso la cortina di capelli e di capire dove fosse e come ci fosse finito. Con una mano pesante si liberò la vista dai capelli bagnati di birra, aveva la schiena appoggiata ad un muro ruvido e freddo, con tutta probabilità l’ avevano butto fuori dalla locanda, guardò il cielo sopra di sé, osservando la strana luce di cui era colorato; il Sole si era abbassato parecchio da quando era entrato, se non si fosse sbrigato sarebbe arrivato in ritardo per la cena.
 

Guardava in cagnesco la coppa piena di vino chiaro davanti a sé, appoggiata su una tovaglia di velluto rossa e contornata da uva e frutta di vario genere, ovviamente del tutto intatta sul tavolo, sembrava essere messa lì più come soprammobile che come pietanza. Ma non aveva intenzione di alzare lo sguardo; tutti si erano disposto secondo il galateo, e lei essendo un’ ospite era finita affianco al re, e di fronte ad una donna dalla pelle scura e un’ armatura tanto leggera quanto succinta e un paio di lunghe orecchie da lepre, probabilmente una messaggera del popolo delle viere, mentre accanto a lei, pensate un po’, c’era Azue che sorrideva tranquillamente al principe seduto di fronte a lui, al capotavola di fronte al re c’ era una donna con il volto rugoso, ma che faceva ancora trasparire la bellezza che doveva essere da giovane, la regina sorrideva a tutti, come se quella fosse una semplice cena in famiglia, il suo volto era coperto da uno strato di ingenuità, era tanto se sapeva della guerra che incombeva. Neah continuava a guardare in cagnesco il boccale di vino, come se fosse una qualche sorta di serpente velenoso pronto ad attaccare.
“È davvero un piacere averti a cena con noi, Milna.” Disse il re rivolgendosi alla Creatura Oscura, la vampira trovava ributtante quella sorta di comunione tra Umani e Creature Oscure, ognuno sarebbe dovuto stare al suo posto, anche lei.
“Sono qui solo per recapitare il messaggio della nostra regina.” Disse con voce piatta ma non del tutto atona, sembrava quasi che ci fossero due persone a parlare contemporaneamente con quella stessa bocca, il che le dava un tono leggermente roco e molto, molto profondo. La vampira alzò lo sguardo guardandola davvero solo in quel momento, lunghi capelli bianchi le incorniciavano il viso e le scendevano sotto le spalle in ricci precisi, aveva gli zigomi alti, le labbra piccole e gli occhi di un viola intenso con pagliuzze rosse sparse nell’ iride, ma la cosa che più la colpì era il fatto che non avesse pupilla, che fosse cieca anche lei?
Ci fu una pausa dopo le sue parole, un silenzio pesante durante il quale Neah non smise di fissare la viera di fronte a sé, mentre quest’ ultima sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto appena sopra la spalla della vampira.
“Il nostro popolo non ha intenzione di partecipare alla guerra.” Quelle parole risuonarono freddissime nell’ ambiente scaldato dai corpi, furono autoritarie e definitive, come il boia che con un colpo netto mozza la testa della sua vittima. Ebbe l’ impressione che la presenza al suo fianco sospirasse, non ne aveva mai parlato con lei, ma il principe non desiderava la guerra, al contrario del padre –che come compromesso per i suoi desideri aveva stretto quell’ alleanza con le viere-, lui aveva sempre desiderato un mondo unito.
“Sono le parole della vostra regina?” Chiese incuriosito e apparentemente per niente innervosito il re. La viera sorrise tristemente inclinando appena la testa ma senza spostare il suo sguardo da dove si trovava.
“Le parole della nostra regina non sono mai chiare, c’è stato un repentino cambio di necessità, non possiamo combattere questa guerra.” Ripetè con lo stesso tono la Milna facendo apparire sul volto del Generatore un lieve sorriso senza un apparente motivo, per poi spostare lievemente lo sguardo sul volto di Neah. “E neanche tu dovresti combattere.” La vampira rimase interdetta, che voleva quella strana tizia da lei?
“Ci sono delle valide motivazioni a questa decisione?”Il nervosismo sembrava iniziare a trapelare dagli occhi neri del re, aveva ignorato l’ ultima affermazione della viera, innervosito per il fatto di perdere così tanti alleati.
“Certo che avreste dovuto saperlo” Si intromise Neah, attirando su di sé gli sguardi di tutti i presenti “le viere sono un popolo di Creature Oscure estremamente legato alla natura e alla vita, se fino ad oggi hanno combattuto per voi era per proteggere se stesse, ma chi mai vorrebbe entrare in guerra con i propri fratelli?” Disse sistemandosi un po’ meglio su quelle sedie estremamente scomode, incrociò le braccia sul petto, lasciando che i suoi occhi si soffermassero su tutti i presenti; la viera che continuava a fissarla con quegli occhi apparentemente ciechi con uno sguardo indecifrabile, il Generatore al suo fianco che guardava il volto del re con un sorriso enorme sul viso, in attesa della sua reazione, come un bambino che stava per prendere tra le mani un regalo da scartare. Poi la regina a capotavola, che sembrava quasi non esistere, se ne stava lì tranquilla a consumare la sua cena e a sollevare ogni tanto lo sguardo sul marito con un’ espressione serena, Rhies era affianco a lei  e osservava con sguardo duro la vampira seduta accanto a lui, con la forchetta a mezz’ aria, come se fosse pronto ad usarla come pugnale.
E tutto quello la innervosiva, il silenzio pesante e tutti quei visi dalle espressioni assurde.
“Ah, e comunque le consiglio di trovare un metodo più originale per tentare di uccidermi, del semplice veleno può farmi ben poco.”
Detto questo afferrò la coppa piena di vino se la portò alle labbra, ora lo sentiva più chiaramente l’ odore del veleno, probabilmente c’ era tanto estratto di biancospino quanto vino lì dentro, il solo odore le fece chiudere la gola, ma mandò giù tutto il contenuto per poi alzarsi e sotto lo sguardo di tutti dirigersi alla sua stanza, che di suo non aveva assolutamente niente.
Sentiva dei passi veloci dietro di lei, e non ebbe nemmeno il bisogno di voltarsi per capire che la persona che la stesse seguendo fosse Rhies. Ma si curò di fermarsi solo quando giunse davanti alla sua porta ignorando i tentativi del principe di chiamarla.
“Che vuoi?” Chiese lei con voce brusca.
“Mi dispiace” La vampira diede segno di non aver capito “per mio padre.”
“Tu non c’ entri niente, no?” Si voltò, mettendo la mano sulla maniglia impaziente di starsene un po’ per i fatti suoi, mentre la gola si chiudeva e tentava di trattenere  i colpi di tosse.
“Hai bisogno dell’ antidoto!” Il principe tentò di afferrarle il braccio nel tentativo di fermarla
“Non mi serve.” Disse la vampira scostando bruscamente la sua mano.
“Si invece, potresti…”
“Ti ho detto di no!” Disse con rabbia, tossendo un paio di volte. “Non mi serve.” Disse tentando di calmare il tono della voce e respirare normalmente.
“Rischi di morire!” Ora anche il principe aveva alzato la voce.
“Sai, sarebbe davvero fantastico.” Ogni respiro era un’ agonia, uno sforzo titanico.
“Ma che stai dicendo?” Rhies non capiva.
“Entrare in quella dannata stanza e morirci.”
“Come puoi dire cuna cosa del genere?! Rischi davvero di morire, ti serve l’ antidoto!” Continuava a insistere, anche so ormai sembrava aver capito che non sarebbe riuscito a convincerla.
“Ottimo, allora portami una guardia, così la prosciugo.” Si fermò un attimo, tentando di calmarsi “Non mi hai visto?” disse portando una mano al collo, scoprendo l’ enorme cicatrice che invadeva metà del suo collo “Non vedi come sono ridotta?” Portò poi la mano alla ciocca di capelli che copriva l’ occhio quasi cieco –si, perché un po’ ci vedeva, stava iniziando a guarire-. “Credi che ferite di questo genere non siano mortali? Eppure eccomi, sono ancora qui, e chissà perché respiro ancora.” Disse le ultime parole con la voce arrochita, sentiva il sangue salirle su fino alla bocca, e non riuscì a trattenersi dal tossire, si coprì la bocca con la mano e ritirandola la vide sporca di sangue. Fece per allungare l’ altra mano, dimenticandosi momentaneamente di avere solo un moncherino, imprecò e utilizzando la mano buona entrò nella sua stanza macchiando di sangue la maniglia, ignorando la voce di Rhies che la chiamava da dietro la porta ormai chiusa, seppur debolmente.
“Vai a preparare il tuo esercito e lasciami in pace.” Si costrinse a raggiungere il letto e vi crollò sopra, mentre la vista le si annebbiava e la mente diventava sempre più fiacca, il suo ultimo pensiero fu quello di svegliarsi solo quando la guerra sarebbe finita, quando tutti sarebbero morti, quando il mondo non sarebbe più esistito. Non desiderava più una non-vita del genere, non l’ aveva mai voluta, se solo avesse saputo in anticipo ciò che sarebbe accaduto, avrebbe preferito lasciarsi uccidere due anni prima. Poi il nero la circondò e la riempì.
 

“Che mossa avventata!” Disse il Generatore rivolgendosi al re dopo aver storto le labbra cadaveriche. “Veleno? Davvero avete avuto un’ idea così stupida?”
Il re lo fulminò con lo sguardo, per poi sistemarsi meglio sulla sedia e fissare intensamente le pupille ambrate di Azue.
“Dimmi, come si uccide un vampiro?”
Sbuffò, pensieroso “Un paletto di biancospino nel cuore può andare bene, decapitarli anche, bruciarli, oppure…” La sua espressione mutò, gli occhi si assottigliarono, mentre le labbra si stendevano in un ampio sorriso felino. “Fargli bere il sangue di un Rinato; è estremamente tossico, il veleno normale invece viene purificato con del sangue fresco.” Rimasero un attimo in silenzio.
“Hai finito il tuo lavoro Azue?” Chiese poi con rinnovata impazienza il re, ricevendo un sorriso dal Generatore.
“Certamente, la città è praticamente deserta, e sono tutti pronti a combattere, ora lei deve solo garantire la mia sicurezza, non vuole che il suo esercito cada troppo rapidamente vero?” Disse con orgoglio.
“Naturalmente, farò in modo che nessuno ti possa nuocere.” Rispose con sicurezza il re, se voleva che il suo esercito non venisse decimato in un istante avrebbe dovuto fare in modo che Azue restasse vivo.
“Un ospite.” Disse tranquillamente la viera seduta ancora lì a vicino come se niente fosse, i presenti la guardarono, aspettando che dicesse dell’ altro. “Un rinato è alla porta.” La guardarono ancora un attimo, probabilmente tentavano tutti i due di capire se fosse cieca, poi il volto di Azue si illuminò.
“Zephit!”



  
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