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Autore: marmelade    17/07/2012    14 recensioni
“Ma come diavolo avete fatto a dimenticarvi tutti di questo giorno?!” esclamò, per poi guardarmi quasi furiosa, mentre io non riuscivo ancora a capire.
Nicole parve accorgersi del mio stato confusionale, e scosse ancora il capo, facendo muovere i suoi ricci, così simili ai miei.
“Cavolo Harry! Oggi torna Maya dalla Spagna!”.
[...]
Infondo, avevo paura, e la vecchia Maya cercava di prendere il sopravvento su quella nuova.
Ma non avrei mai permesso ciò.
Sarei stata forte, e avrei trascorso la mia vita serenamente anche lì, dimostrando a tutti chi ero diventata.
E non mi sarei fatta ingannare ancora.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I would love you better now.'
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Soon she’s down the stairs
Her morning elegance she wears
The sound of water makes her dream
Awoken by a cloud of steam
She pours a daydream in a cup
A spoon of sugar sweetens up
{Her Morning Elegance - Oren Lavie}



 

HARRY POV.
Ero sicuro che fosse mattino presto. Non riuscivo ad aprire gli occhi, anche se qualche leggero raggio di sole ancora fresco, li colpiva, cercando di farli svegliare.
Ma la mattina presto, io non riuscivo mai ad aprire gli occhi, nemmeno se fosse stato il sole a chiedermelo.
Sentii dei leggeri colpetti sulla mia spalla nuda e non coperta dal caldo piumone, come il resto del corpo, che si godeva beato quel calore.
Mugugnai un qualcosa di incomprensibile anche alle mie orecchie e mi girai verso il lato opposto del letto, imbronciando le labbra e incrociando le braccia al mio petto, come per ricevere ancora più calore e difendermi da qualunque cosa stesse cercando di svegliarmi e interrompere il mio meraviglioso sonno.
La mano di qualcuno colpì ancora la mia spalla, ma questa volta con colpetti più decisi e accompagnati da una voce dolce, ma ancora assonnata.
“Harry… svegliati…” disse la voce, continuando a colpire la mia spalla.
Mugugnai un no, con le labbra ancora serrate e mi rinchiusi meglio tra le braccia, mentre la persona accanto a me sorrise, prendendo ad accarezzarmi i capelli con un tocco dolce e delicato, che avrebbe potuto farmi riaddormentare in un istante.
“Sai che sembri un bambino, quando dormi?” disse ancora la voce, e potei notare un velo di dolcezza nel suo tono, quasi come il suo tocco.
Sorrisi, lasciando che la mano della persona continuasse a toccarmi i capelli. Ormai, avevo capito chi fosse.
“Lo so. Me lo dici sempre, Caroline” mugugnai, sorridendo ancora.
La mano di Caroline si fermò improvvisamente, per poi darmi una botta forte sulla spalla e tirandomi i capelli. Sussultai preso alla sprovvista e mi misi immediatamente seduto tra le lenzuola, spalancando gli occhi, adesso confusi.
“Ma sei impazzit…?!”
“Ti pare che abbia le rughe io?! Ti pare che io assomigli a tua nonna?! Ti pare che io sia Caroline?! No, perché a me non sembra affatto!”
Solo una persona poteva cambiare tono di voce e gesti in un secondo, passando dal dolce diabetico, alla vera e propria incazzatura. Maya.
“Io… scusa! Non l’ho fatto apposta, è il sonno che mi porta a dire certe cos…”
“No, non m’interessano le tue scuse!” esclamò, dandomi uno schiaffo dietro la nuca.
“Ti rendi conto che hai appena confuso il sesso che non faicon Caroline, al sesso che fai con me?” continuò ancora, sottolineando per bene le ultime parole.
Alzai le spalle, per poi aprire le braccia come per giustificarmi.
“Giuro, non l’ho fatto apposta. E poi, non ho confuso proprio niente!” ribattei, incrociando nuovamente le braccia al petto.
Maya mi guardò scettica, aggrottando le sopracciglia.
“Harry, mi hai appena chiamata Caroline. Non so se mi spiego…” disse, fin troppo seria.
Mi grattai la nuca e le sorrisi, alzando nuovamente le spalle.
“Il sonno mi causa tutto questo! A proposito di questo… perché hai disturbato il mio sonno e mi hai svegliato?!” esclamai, e lei sorrise beffarda.
“Perché devo andare via!” rispose, alzando le braccia al cielo come una bambina.
“Mi spieghi perché devi andare via alle… sei del mattino?!” esclamai ancora, ma stavolta molto più sconvolto dopo aver controllato l’orario sull’orologio.
May fece un sorrisino, e alzò le spalle, proprio come avevo fatto io.
“Beh… Nicole non può non trovarmi nel letto, non credi? Va bene che sta dormendo beatamente nel letto accoccolata al petto di Louis a quest’ora, ma alle sette e mezza si alzerà, e io devo tornare a casa almeno per scombinare il letto!” rispose, incrociando le braccia al petto.
“E perché hai svegliato me, allora?” domandai ancora, con sguardo severo.
Lei abbassò lo sguardo e sorrise, mentre le sue gote prendevano dolcemente un colorito più rosaceo del solito.
“Volevo fare colazione con te…” sussurrò, per poi alzare di scatto lo sguardo, puntandomi i suoi occhi nei miei, con fare serio. “Ma non montarti la testa! E’ solo perché ho fame, tanta, troppa fame, e finirei di mangiare tutti i pancake che abbiamo fatto ieri sera! E poi perché io odio mangiare da sola, soprattutto a colazione! Insomma, ti rendi conto della gravità della cosa? C’è l’ottanta per cento del rischio che, chi mangia da solo, sia più favorevole alla depressione! E io non voglio essere depressa e marcire per tutta la vita con tutti i gatti che mi riempiranno dei loro peli!”
“I gatti sono belli…” sussurrai, per poi ricevere un altro sonoro e doloroso schiaffo dietro la nuca.
“Ahi! Ma che ho detto di male?” esclamai, massaggiandomi il punto in cui ero stato colpito.
Maya incrociò le braccia al petto e mi guardò con occhi severi, assumendo un’espressione incazzata.
“Io ti faccio tutto un discorso contorto sulla depressione, e tu mi rispondi che i gatti sono belli?! Sei veramente un’idiota!” rispose, alzando il tono di voce e dandomi un altro schiaffo.
Si alzò velocemente dal letto, scombinando ancor di più le lenzuola, stiracchiandosi leggermente e alzandosi sulle punte, per poi voltarsi nuovamente verso di me, coprendosi le braccia scoperte.
“Harry, devi prestarmi un maglioncino” disse, corrucciando le labbra.
La guardai un po’, fissando il suo viso dall’espressione tenera e assonnata, che mi fece sorridere.
“Perché?” domandai.
Maya posò le mani sui fianchi e sbuffò infastidita, roteando gli occhi al cielo.
“Domanda: perché s’indossano i maglioni? Risposta: perché fa freddo!” esclamò, aprendo le braccia e assumendo un’espressione come se volesse dire ‘è una cosa ovvia’.
Passai una mano tra i ricci, scombinandoli e ravvivandoli ancor di più.
“E’ normale che faccia freddo, sono le sei di mattina. Poi passa” risposi, scuotendo freneticamente il capo.
Maya sbuffò ancora una volta, e si sedette nuovamente sul letto.
“Si, ma io ti ricordo che sono venuta qui solo con una maglietta a mezze maniche, per di più leggera. E siamo alla fine di Settembre… e abitiamo a Londra!” disse, dandomi un altro schiaffetto e sorridendo.
“E perché devo sacrificare un mio maglione?” risposi, incrociando le braccia.
“Perché si e basta!” disse, alzandosi dal letto e tendendomi la mano.
“Adesso, dato che non voglio deprimermi, andiamo a fare colazione?”.
 
Chiusi la porta, dopo che Maya mi ebbe lasciato un bacio sulla guancia che sapeva di sciroppo d’acero.
“Grazie per il maglione… ci sentiamo più tardi” aveva detto, prima di uscire.
Le avevo sorriso, augurandole buona giornata all’Accademia, e poi avevo chiuso la porta dietro le mie spalle.
Passai ancora una volta la mano tra i capelli, per poi stropicciarmi il viso freneticamente mentre tornavo nella mia stanza e mi rimettevo nel letto, sotto il caldo piumone.
Mi rigirai più volte nel materasso, con la speranza di prendere finalmente quel sonno che mi era stato vietato, ma nulla.
Continuavo a pensare a lei.
La immaginavo mentre mi prendeva la mano e mi tirava con se in cucina, ridendo e trascinandomi per tutto il salotto, per poi arrivare ai fornelli e litigare con qualche pentola, mentre io stavo seduto al tavolo e la guardavo trafficare con i pancake che stava riscaldando.
La immaginavo mentre afferrava veloce la bottiglia dello sciroppo d’acero, per poi metterlo in quantità industriale su quei poveri e dorati pancake e leccarsi le dita appiccicose e gustose di sciroppo, ridendo sonoramente già di prima mattina.
La vedevo ancora di fronte a me, mentre si sfilava i pantaloni grigi della mia tuta e la sua maglietta a mezze maniche, per poi infilarsi il mio enorme maglione bianco, che le ricadeva su una spalla, lasciandogliela scoperta e lasciando intravedere la spallina del suo reggiseno, coprendosi il collo con un’enorme sciarpa, infilando frettolosamente il jeans e le converse nere di tela.
Sentivo ancora il suo profumo della sua pelle mattutina, il suo tocco delicato sui miei capelli e le mie dita sulla morbidezza del suo viso.
Potevo ancora immaginarla davanti ai miei occhi mentre facevamo colazione, che parlottava del più e del meno, dello strano sogno che aveva fatto e che non ricordava perfettamente, ma sapeva spiegarlo, mentre versava nella tazza del caffè un cucchiaino di zucchero che la teneva buona e in più, le sue mille fantasticherie.
La immaginai ancora indossare la sua eleganza mattutina e scendere frettolosamente le scale, riparandosi dal freddo del mattino presto incrociando le braccia al petto e chiudersi nel mio caldo maglione. Magari passerà davanti una fontanella d’acqua fresca e solo quel dolce suono, la farà sognare. Perché Maya è fatta così, sogna per ogni minima cosa, anche la più stupida.
Adesso sarà sulla metropolitana cercando di raggiungere l’Accademia, pensai ancora, e la immaginai con le cuffie nelle orecchie così che nessuno potesse disturbarla mentre sognava ancora, persa nelle sue innumerevoli fantasticherie.
Sentii qualcosa battere piano ma insistentemente sulla mia finestra, provocando un rumore sottile. Chissà, magari adesso Maya sarà in metropolitana, ascoltando la musica e ammirando la pioggia che batte sul finestrino di fronte i suoi occhi.
La immaginai scendere dalla metro e coprirsi il capo con le braccia per non bagnarsi, correndo per la strada affollata anche alle sette e mezzo del mattino per non arrivare in ritardo a lezione.
Ma avrebbe potuto scontrarsi con qualcuno, per strada. Avrebbe potuto incontrare qualcuno che l’avrebbe aiutata e l’avrebbe accompagnata sotto l’ombrello fino all’Accademia, per non farla bagnare ulteriormente.
E magari, parlando durante quel tragitto, avrebbero potuto trovare molte cose in comune e avrebbero deciso di uscire.
E allora avrebbe finalmente incontrato quello sconosciuto che lei avrebbe potuto amare, e lui avrebbe potuto amare lei. E forse, non l’avrebbe detto a nessuno.
Mi misi su un fianco, cercando di dimenticare tutto quello che avevo pensato fino a quel momento.
No, era praticamente impossibile. Non sarebbe mai potuto succedere.
Chiusi gli occhi e, nel mentre che me lo ripetevo, mi addormentai come un bambino.
 
 
MAYA POV.
Non avevo minimamente calcolato che potesse venire a piovere. Ma Londra è una città imprevedibile, che ti riserva un mucchio di sorprese.
E, infatti, la pioggia quella mattina si era rivelata davvero una sorpresa!
Scesi dalla metropolitana affollata anche alle sette e mezzo del mattino, coprendomi il capo con le braccia per non bagnarmi, ma tanto sarebbe stato tutto inutile.
Uscii dalla metropolitana e mi avviai tra le strade bagnate e affollate da tutta la gente che andava al lavoro, a fare colazione, a fare footing anche sotto la pioggia. Non c’era nessuno che non stesse facendo niente, quella mattina.
Erano tutti troppo occupati per accorgersi che ero l’unica idiota sotto la pioggia senza l’ombrello!
Scossi il capo, rassegnandomi della mia idiozia, e corsi ancor di più tra la gente, ma tanto ormai ero già bagnata fradicia.
In quel momento, invidiavo Harry, che sicuramente si era rimesso nel letto a dormire, sotto il caldo del suo piumone, mentre io ero sotto la pioggia.
Lo immaginai dormire, con le labbra corrucciate e la mano dinnanzi alla bocca, gli occhi chiusi e con le spalle che si muovevano seguendo il ritmo del suo respiro dolce e delicato.
Sorrisi involontariamente, portandomi una mano sulla guancia e tenendo l’altra sul capo.
Era veramente un bambino.
Scossi il capo, cercando di ridestarmi dal pensiero di Harry. Perché lo stavo pensando?
Lui era solo il mio scopamico, nient’altro. Il mio migliore amico, certo, ma soprattutto il mio scopamico. Non c’erano legami fin troppo affettivi tra di noi, solo sesso.
Sano, puro e solamente sesso!
Non dovevo pensare a lui. Dovevo pensarlo solo quando avevo voglia di fare sesso, e lui doveva fare lo stesso con me.
“Ehi, pulcino bagnato! Hai bisogno di riparo?” esclamò improvvisamente una voce, avvicinandosi a me.
Sussultai per lo spavento, per poi voltarmi ed incontrare immediatamente due occhi azzurri come il mare, vispi ed allegri.
“Ma sei coglione, Parker?! Mi stavi facendo morire dalla paura!” urlai, portandomi una mano sul cuore, che aveva iniziato a battere forte, e lui rise.
“Cercavo solo di darti una mano!” rispose, ridendo ancora.
“E invece mi stavi dando una mano a morire d’infarto!” esclamai, sbuffando e roteando gli occhi al cielo.
Ryan rise ancor di più, poi si avvicinò di più a me, coprendomi il capo con l’ombrello che portava tra le mani.
“Comunque, buongiorno May. Dormito bene?” domandò, facendomi un sorriso.
Aggiustai il ciuffo bagnato, portandolo dietro i capelli, ed annuii col capo.
“Si, anche se la giornata non è iniziata nel migliore dei modi…” risposi, e Ryan capii che mi stavo riferendo a lui, poiché sorrise. “e tu?”
Ryan annuì, guardandomi negli occhi, creando un contrasto con i miei castani.
“Solo che, ad un certo punto, non sono più riuscito a dormire…” disse, poggiando una mano dietro la mia spalla, come per volermi attirare di più a se.
Deglutii rumorosamente, quando mi trovai troppo vicina al suo viso. Era un mio professore…
“E… c-come mai?” chiesi, balbettando come un’idiota, cercando di abbassare lo sguardo.
Sentii Ryan sorridere, per poi poggiare le sue dita fresche sotto il mio mento, e farmi perdere nuovamente nei suoi occhi.
“Perché ti ho sognata…” sussurrò, troppo vicino alle mie labbra.
Storsi il naso, dandogli un buffetto sulla guancia, anche per allontanarlo da me.
“Stai dicendo in un modo che a te sembra cortese, che hai fatto un incubo e non sei più riuscito a prendere sonno?!” dissi, per poi farlo ridere come un pazzo.
“No, non avevo intenzione di dire questo. E’ solo che, dopo averti sognata, non riuscivo più a prendere sonno, perché temevo di non sognarti più… così, ho deciso che immaginarti ad occhi aperti sarebbe stato molto più bello, come se in quel momento tu fossi lì con me…” sussurrò, guardandomi negli occhi.
Stare vicino a lui, mi provocava le palpitazioni talmente forti, che il mio cuore avrebbe potuto scappare dal petto da un momento all’altro.
Abbassai lo sguardo, e sentii la sua mano nuovamente sul mio fianco.
Arrivammo all’Università, introducendo un altro discorso per evitare di far scattare qualcosa di cui avrei potuto pentirmene amaramente. Era un mio professore, nove anni più grande di me.
Cosa potevo mai aspettarmi?
“Beh, allora grazie per avermi scortata, Parker. Ci si vede” lo salutai velocemente, cercando di andare via e allontanarmi dai suoi occhi il prima possibile.
“Aspetta!” esclamò lui, prendendomi il polso con una mano, prima che potessi andare via.
Mi morsi il labbro inferiore e mi voltai verso di lui, con uno sguardo preoccupato.
Sapevo che sarebbe andata a finire in quel modo.
“Esci con me, stasera” disse, come se non fosse una domanda, ma quasi un ordine detto gentilmente, con un sorriso stampato sulle labbra.
Iniziarono a tremarmi le mani, e lui se ne accorse, dato che aveva ancora il mio polso tra la sua mano.
“Ryan… io…” balbettai sussurrando, e lui sorrise.
“Mi ha chiamato Ryan. Facciamo progressi!” disse, facendomi sorridere.
Portai il ciuffo ancora bagnato dietro l’orecchio, abbassando lo sguardo, evitando i suoi occhi.
“Ryan… noi non possiamo uscire insieme…” dissi, con lo sguardo rivolto verso le mie converse.
Lo immaginai guardarmi con gli occhi confusi, ma invece sentii la sua mano posarsi delicatamente sulla mia guancia.
“Perché siamo alunna e professore… lo so” disse, facendomi alzare lo sguardo da terra.
“Non solo per questo. Anche perché…”
“Anche perché abbiamo nove anni di differenza. So anche questo…” m’interruppe, continuando perfettamente la mia frase, mettendo le parole al posto giusto.
Sospirai, annuendo il capo e mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
“Se lo sai, perché me lo chiedi, allora?” domandai, con un filo di voce.
Ryan sorrise, poggiando nuovamente la sua mano sulla mia guancia, trasmettendomi tutto il calore possibile.
“Perché a me non interessa se tu sei una mia alunna, se abbiamo nove anni di differenza o se abbiamo un gruppo sanguigno completamente diverso. Tu mi piaci”.
Quelle parole uscirono così velocemente dalle sue labbra, così maledettamente veritiere, che non potei fare a meno di sospirare ancora una volta e preoccuparmi ancor di più per i miei sentimenti confusi.
“Ryan… io…” balbettai, e sentii le sue dita poggiarsi sulle mie labbra.
“Esci con me stasera, Maya” disse ancora, con molta più sicurezza.
Scossi il capo, sospirando rassegnata e mordendomi ancor di più il labbro inferiore.
La campanella che segnava l’inizio delle lezioni suonò, e io alzai lo sguardo da terra, per poi posarlo nuovamente su quello di Ryan e sorridergli.
“E a te chi te lo dice che non abbiamo lo stesso gruppo sanguigno?”.
 
Tornai a casa che finalmente aveva smesso di piovere, dopo aver preso la metropolitana stranamente non affollata e con un sole che spaccava le pietre.
Ero sicura di trovare Nicole in casa, quel pomeriggio, dato che sarebbe tornata presto dall’Università, per raccontarle tutto quello che mi era accaduto quella mattina.
Ovviamente, omettendo il discorso ‘sesso con Harry’.
“Nicole?” esclamai, entrando in casa, chiudendo la porta dietro le mie spalle.
La sentii fare rumore in camera sua, come se stesse trafficando con qualcosa, per poi arrivare in salotto mentre si aggiustava la maglietta.
“M-May! Che ci fai tu qui?” domandò balbettando, e potei notare un velo di imbarazzo nel suo tono di voce.
“Ci abito, forse?!” risposi sarcastica, alzando le spalle.
“Intendo… che ci fai tu qui, a quest’ora?!” domandò ancora, aggiustandosi i capelli ancor più scombinati.
La guardai dalla testa ai piedi, rimanendo in silenzio.
I capelli più scombinati del solito, il viso senza un velo di trucco, la maglia scombinata, i pantaloni della tuta messi al contrario, i piedi nudi sul pavimento, il tono di voce imbarazzato e le mille domande tutte rivolte alla mia entrata in casa a quell’ora.
“Nicole…” la chiamai, incrociando le braccia al petto e guardandola scettica.
“Eh?” rispose lei, con un tono di voce acuto.
“C’è per caso qualcuno, di là… nella tua camera da letto?” domandai, enfatizzando le ultime parole.
Nicole fece una risata nervosa, contraendo le mascelle e serrando i pugni.
“No! Ma cosa diavolo vai a pensare, May?! Chi potrebbe mai esserci di là, nella mia camera da letto, oltre me?” disse, ancora ridendo nervosa.
“C’è Louis di là, vero?” domandai, ancora più seria.
“Si” rispose, smettendo immediatamente di ridere.
“Perché non me l’hai detto subito?” domandai, dopo aver sospirato.
“Beh, insomma, perché… insomma, perché…”
“Perché dobbiamo recuperare tutto il tempo che abbiamo perso in questi ultimi due anni!” urlò la voce di Louis dalla stanza di Nicole, interrompendo il tentennamento di quest’ultima.
Ridacchiai, mentre Nicole scuoteva il capo rassegnata.
“Ciao Louis!” lo salutai, alzando il tono di voce.
“Ciao May! Perché disturbi sempre sul più bello?!” urlò in risposta, facendomi ridere ancor di più e facendo esasperare Nicole.
“Louis, appena torno giuro che ti do un cazzotto in bocca!” urlò lei, scuotendo il capo.
“Grazie mille, Nicole! Sei sempre dolcissima!” rispose lui, mentre io ancora ridevo.
Sentii Nicole sospirare, per poi darmi uno schiaffo sul braccio.
“Cosa ridi a fare, tu? Piuttosto, cosa c’è di tanto urgente da venirmi a disturbare mentre io e il mio ragazzo stavamo facendo sesso?!” esclamò, mentre io mi massaggiavo il punto in cui mi aveva colpita.
“Esco con Ryan, stasera” risposi tutto d’un fiato.
“Bene, esci con Ryan staser… COSACOSACOSA?!” esclamò, dopo essersi resa conto di quello che le avevo appena detto.
Annuii col capo, mentre mi mordevo il labbro inferiore e sorridevo. Sapevo che avrebbe reagito in quel modo.
“May, ti rendi conto incontro al rischio in cui stai andando? E’ il tuo professore e ha…”
“Nove anni in più a me. Lo so, Nicole” continuai al suo posto.
Lei annuì, ed incrociò le braccia al petto, guardandomi seria.
“Ti piace?” domandò, dopo vari minuti di silenzio.
Alzai le spalle, per poi scaraventarmi a peso morto sul divano.
“Io… non lo so! Insomma, è un tipo affascinante, ironico, intelligente, dolcissimo e…”
“Ed è un figo da paura” aggiunse Nicole, e io la guardai scettica.
“Ho detto che è affascinante, Nicole, non un figo da paura!” dissi, per poi ributtare la testa all’indietro.
“Beh, questo l’ho detto io. Comunque, continua!”
Sospirai, chiudendo gli occhi per poi riprendere a parlare, anche se proprio non sapevo cosa dire.
“Non so se mi piace. Mi piace passare del tempo con lui, mi piace la personalità che ha e il modo in cui mi fa ridere. Però… non lo so! E’ pur sempre il mio professore, ed ha molta più esperienza di me in tutti i campi! Ha quasi un decennio in più a me! Dio, che situazione di merda!” esclamai, battendomi una mano sulla fronte.
“Dici che non sai se ti piace, ma intanto dici che ti piace. Sai di essere contorta, vero?” constatò Nicole, portandosi una mano sul mento.
“Molto” mi limitai a risponderle, annuendo.
“Beh, allora che aspetti?!” esclamò lei all’improvviso, dopo vari secondi di silenzio, facendomi aprire gli occhi e assumere un’espressione confusa.
“Escici, no?! Vedi se ti piace, e poi ne trai le conseguenze. Infondo, anche Harry sta con Caroline, no? E hanno quindici anni di differenza, non so se mi spiego…” concluse.
Rimanemmo un altro po’ in silenzio, interrotte solo dal ticchettio dell’orologio.
“Hai ragione!” esclamai, alzandomi dal divano.
“Ci esco, tanto cosa ho da perdere?! Harry e Caroline hanno quindici anni di differenza, io e Ryan solo nove! E poi, Ryan è un tipo apposto, mentre Caroline… beh, insomma, mi hai convinta! Ci esco!”
Nicole sorrise e mi si avvicinò, dandomi il cinque.
“Così si fa, sorella!” esclamò, per poi abbracciarmi.
“Solo una cosa…” sussurrai al suo orecchio, e lei mi guardò incuriosita.
“Non dirlo a Louis, o lo dirà a tutti, e io non voglio che si venga a sapere prima che io sappia se posso mettermi insieme a lui o no. Sai come sono fatti, inizierebbero a fare mille domande, e io devo essere prima sicura di tutto per capire se davvero sto facendo la cosa giusta!”
Nicole mi fece l’occhiolino, per poi battere di nuovo il cinque e annuire col capo.
“Tranquilla, non glielo dirò” disse, e io sorrisi, per poi avviarmi in camera mia.
“May?” mi chiamò all’improvviso, e io mi voltai verso di lei, chiedendole con gli occhi cosa volesse.
“Perché hai il maglione di Harry addosso?”
Rimasi spiazzata per la sua domanda, senza sapere cosa rispondere. Non potevo mica dirle ‘sai Nicole, stanotte ho scopato con Harry e mi ha dato il suo maglione, questa mattina. Si, è stato divertente, grazie per avermelo chiesto!’.
Non avrei potuto, avrei mandato tutto a farsi fottere.
Però, Dio aveva voluto mandarmi un aiuto, aiuto che per me veniva considerata salvezza.
E, quella salvezza, portava il nome di Louis Tomlinson.
“Nicole, io avrei un certa fame! Quand’è che mangiamo?”.
 
Quello era forse l’appuntamento più strano al quale fossi mai stata.
“Devi colpire il centro, lo vedi quel punto rosso?”
“Cero che lo vedo, Parker, non sono cieca!”
Ryan rise dopo la mia reazione, per poi mettermi le mani sulle spalle, mentre io tenevo tra le mani il grosso fucile che sparava freccette.
“Allora… vai! Spara adesso!” disse, tenendomi una mano sulla spalla e una sulla vita.
Strizzai gli occhi, come per centrare meglio il punto rosso, e sparai proprio come aveva detto lui.
Ma, ovviamente, colpii soltanto il giostraio lì vicino.
Posai immediatamente il fucile sul bancone, portandomi le mani alla bocca.
“Oddio! Miscusimiscusimiscusi!” esclamai tutto d’un fiato, mentre Ryan rideva come un pazzo.
Il giostraio si aggiustò il grosso cappello da cowboy che teneva sulla testa, massaggiandosi con una mano il braccio dove era stato colpito.
“Non si preoccupi, signorina” disse, sorridendomi cordiale.
Mi voltai verso Ryan, che ancora non riusciva a riprendersi dalla scena a cui aveva assistito.
“Smettila Parker, o ti do un calcio in culo!” esclamai, avvicinandomi a lui.
Lui continuò a ridere, e potei notare delle lacrime che gli erano scivolate via dagli occhi.
“Io… per carità! Non vorrei fare la stessa fine del giostraio!” esclamò, per poi ridere ancor di più.
Gli diedi uno schiaffo sul braccio, e poi cominciai a ridere anche io. In effetti, la scena era stata davvero comica!
“Gelato?” domandò sorridendomi, dopo essersi ripreso.
Annuii col capo, mentre mi asciugavo una lacrima dal viso, e lui mi cinse le spalle con un braccio.
Mi piaceva stare con lui, e quella serata al Luna Park non era stata proprio niente male.
“Wow, queste macchinette esistono ancora? Credevo le avessero tolte, dato che nessuno riesce mai a prendere un pupazzo!” dissi, quando ci avvicinammo a quelle stupide macchinette piene di pupazzi e giocattoli bellissimi, che puntualmente non prende mai nessuno.
Ryan tolse il braccio dalle mie spalle e si avvicinò alla macchinetta, mentre io lo guardavo incredula.
“Che stai cercando di fare, Parker?” domandai, avvicinandomi a lui.
“Cerco di prenderti un pupazzo, ovvio” rispose lui, guardandomi negli occhi, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Non ci riuscirai mai…” dissi, scuotendo il capo e ridacchiando.
“Tu dimmi quale vuoi, invece di continuare a dire idiozie!” rispose, ancor più sorridente.
Mi avvicinai al vetro, poggiandoci sopra il naso proprio come una bambina, e scrutando i vari pupazzi tutti colorati.
“Mmmh… quello lì!” esclamai, indicando un pinguino dal faccino dolce con un cuore in mano.
Lui mi guardò negli occhi, con l’espressione concentrata e di uno che vuole mettercela tutta.
Posò le sue mani sulle manovelle della macchinetta, dopo aver messo un gettone per farla partire, e iniziò a farsi spazio fra tutti quei pupazzi.
Prese il piccolo pinguino che gli avevo chiesto, ma quello gli cadde dalla grossa pinza, così ci riprovò nuovamente, facendola scendere ancora e prendendo il pupazzo da quelle pinze di metallo.
La presa era sicura e, quando il pupazzo cadde dentro quel grande tubo – segno che ormai era mio-, abbracciai Ryan.
“Nessuno ci era mai riuscito, sei un mito Parker!” dissi, ancora tra le sue braccia.
Lui mi tenne stretta a se, dandomi un bacio sulla guancia, per poi porgermi il pupazzo.
“Ecco a te…” sussurrò, avvicinandosi piano al mio viso.
Potevo sentire il suo respiro colpire le mie labbra, e il suo profumo invadermi le narici e mischiarsi al mio.
Sentii la sua mano toccarmi la spalla, per poi cingermi la vita con un braccio ed attirarmi ancor di più a se. I suoi occhi mi stavano perforando l’anima, e sentii il cuore battere.
“Ryan, io…” sussurrai, ma lui poggiò la sua fronte sulla mia, e sorrise.
“Mi hai chiamato ancora una volta Ryan…” sussurrò in risposta, facendo sorridere anche me.
“Si ma… sei sempre il mio professore… e io non posso baciare il mio professore…” dissi, abbassando lo sguardo.
“E tu sei sempre una mia alunna… e io in teoria non potrei baciare una mia alunna, ma come vedi voglio farlo, e non m’interessa di nulla…” sussurrò, facendomi alzare lo sguardo.
Mi persi ancora una volta nei suoi occhi del colore del mare, e sospirai.
“Io…” tentai di dire, ma lui scosse il capo.
“Non dire nulla, ti prego…”
Ma mi fu impedito, perché le sue labbra stavano sfiorando già le mie, che non opposero nessun tipo di resistenza.
Chiusi gli occhi, per godermi meglio il momento e non pensare a nulla, ma l’immagine di due occhi verdi si fece spazio tra i miei confusi e contorti pensieri.



 

Writer's Corner! :)
No ma io davvero mi sto sentendo male...
SONO PASSATI SOLO DUE GIORNI E IO GIA' PUBBLICO! *-*
Ma io non lo so...
sarà perchè mi sono scritta cosa deve accadere nei prossimi capitoli, ma io veramente non ci credo!
Ringrazio sempre il mio carissimo ippodromo, che mi fa compagnia quando scrivo!
Anche se stasera non ha messo la musica, questo stronzetto...
mi ha deluso, se domani non la mette m'incazzo!
Anche vero che io oggi sono tornata a casa alle sette perchè sono andata a correre!
Non ne parliamo... la mia insegnante di canto mi ha fatto fare 8 km a piedi! ç__ç
però, stranamente non mi sono stancata! :D
mi sentivo un po' le gambe pesanti quando sono tornata, però boh...! 
vabbè, basta u.u

E quindi, in questo capitolo... beh insomma, in questo capitolo...
Si, mi volete ammazzare. 
Si, lo so.
Ppppperò, daaai *-* come si fa ad odiarlo? a me non riesce proprio, cioè ma ci rendiamo conto? odiare un  figo come Ryan?! 
MA MANCO MORTA!
E poi è dolciuossiiiissimo *-*
Si ma di dolciuosità non ne avevo abbastanza in questo capitolo, perchè anche Harry non scherza! :D
Era da un sacco che volevo descrivere quella parte, da quando ho ascoltato Her Morning Elegace, che vi consiglio di ascoltare perchè è meravigliosa!
E se già la conoscete, meglio per voi! :D
E secondo me, era adattissima alla situazione! 
PPPoi... vabbè Louis e Nicole, lasciamoli stare, poverini! Finalmente possono anche loro, senza nessuno che li disturbi (relativamente, ovvio u.u Maya deve sempre interrompere qualcosa, insomma... oh u.u)
HAHAHAH, povero Louis, mettendomi nei suoi panni non credo sia una bella situazione! 
LOLE REGNA!

Anyway, vi annuncio che il prossimo capitolo sarà veramente pieno di sorprese e di azioni! :D
Ho tutto scritto sulla mia scaletta, HAHAHAH!
E cercherò di aggiornare entro domani lo spin-off, You belong with me, dedicato ai miei LOLE *-*
Mmmmh, credo di non aver nient'altro da dire, stranamente 'o' 
Se volete, potete leggere la famosa OS, che ho pubblicato due giorni fa! :)
Marmelade #25. 

E ppppoiii...
no vabbè, davvero non ho niente da dire HAHAHAH
mi sembra stranissimo!
Tipo potrei continuare a parlare/scrivere, divagando su qualsiasi cosa che mi passi per l'anticamera del cervello, però no!
Non voglio annoiarvi con i miei sproloqui senza senso! :D
HAHAHAHAHAHAHA, UNA COSA!
Andatevi assolutamente a vedere questo video:
One Direction - Allora mi PenZi (ft. Selena Gomez)
HAHAHAHAHAHAHAHAHA, no ma io ero a terra dalle risate! :'D

CCCCComunque, vabbè non ho niente da dire quindi okay vado via.
Ringrazio ancora Mel per il meraviglioso banner asdfg *u*

Per chi volesse seguirmi su twittah, sono @Marypuuff :)

CCCCCCCCCCiao Bellezze! :D


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aaaaaww, coglioni! *-*
HAHAHAHAH!



 

 

 

 

  
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