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Autore: Ezrebet    18/07/2012    1 recensioni
Un matrimonio che ha tradito tutte le aspettative, l'illusione di un amore nuovo, la ferita aperta per una perdita inaspettata..La storia di L.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Non vieni più a trovarmi?
Una domanda che sua madre le rivolgeva ormai quasi quotidianamente, da quando le sue visite si erano diradate. Non andava più troppo volentieri a casa, a sostenere quei lunghi pranzi domenicali, dove tra una portata e l’altra tutti cercavano di chiacchierare e fare battute come se niente stesse accadendo. In verità, nessuno in famiglia sospettava la situazione che si era creata tra lei e il marito, ne i cambiamenti che la loro quotidianità aveva subito. Per tutti, la loro coppia era sempre quella meglio riuscita, tra due persone equilibrate che si amavano e che si sostenevano a vicenda. La consapevolezza dell’ipocrisia di tutto questo la dilaniava e le rendeva impossibile sopportare quelle visite settimanali. E poi, sempre le pareva che ci fosse un posto vuoto, il posto di suo padre, con le spalle al camino. Ricordava bene i pranzi e le cene con lui, che parlava di tutto e di più con arguzia e senso dell’umorismo, conscio della propria cultura e ben convinto delle proprie idee, al punto da scatenare spesso discussioni per gli argomenti più disparati. Non c’era mai stata una sola occasione per annoiarsi. No, passavano le settimane e lei preferiva rimandare, essere evasiva, sottrarsi continuamente. Si sentiva in colpa nei confronti di sua madre, che si occupava da sola della grande casa al mare, eppure non riusciva a muovere un passo. Forse aveva semplicemente paura che le leggesse negli occhi ciò che le stava capitando e non si sentiva pronta ad affrontare il giudizio che ne sarebbe di certo derivato. Mia madre, la donna che si è fidanzata a sedici anni ed è stata fedele a suo marito fino alla morte di lui.. Ricordava bene come il dolore avesse gelato sua madre e sapeva che solo parlare di lui, adesso, la inducesse alle lacrime.. è forse diverso per me?... Come spiegarle quel che stava succedendo alla sua vita, al suo matrimonio, a ciò in cui aveva sempre creduto?
Così, trascorreva le domeniche col marito. Spesso uscivano, facevano qualche passeggiata, andavano al cinema, a mangiare la pizza e lei stava bene. Ma quello stare bene non era che l’ombra dell’entusiasmo dell’inizio. Aveva veramente creduto che l’incanto sarebbe durato per sempre, che la voglia di esserci, sentirsi, toccarsi potesse continuare per due come loro, che si erano visti una volta e poi inseguiti, corteggiandosi spudoratamente in modo reciproco. Lei non aveva dubitato un solo minuto che lui l’avesse voluta fin dall’inizio come era certa di ciò che lei stessa aveva desiderato. Il bacio che si erano dati sotto la pioggia, in una mattina grigia di febbraio di alcuni anni prima era stata la conclusione naturale di un rincorrersi disperato durato qualche settimana.
Ah, che ricordo fantastico.. Eppure adesso sentiva un dolore sordo in mezzo al petto che le toglieva lucidità, come un foro sempre aperto che la indeboliva e la rendeva incapace di decidere, dare una svolta allo stallo che bloccava la sua vita, le loro vite. Trovava ingiusto che proprio lei stesse impugnando l’arma che smembrava pezzo dopo pezzo l’impalcatura della sua esistenza, fino ad allora serena e stabile. Chi aveva scagliato la prima pietra..? Da dove era partita la crepa che metteva in pericolo l’intera costruzione?

- Ha qualche alternativa a questo modo di vivere? – la domanda della psicologa rimase sospesa tra loro e lei ci mise un po’ a trovare una risposta. Prima che potesse dire qualcosa, il medico la fermò – No, no, non è necessario che si dia una risposta immediata. Anzi. Il mio è piuttosto un invito a riflettere sul perché stia scegliendo un tipo di vita così doloroso. L’immagine del funambolo di cui abbiamo parlato altre volte rappresenta proprio questo. C’è qualcosa nella storia con A. così importante da costringerla nella sofferenza. Che cosa vuole fare? Vuole lasciarlo andare? – tra le lacrime, lei scuoteva la testa, mentre le immagini del marito che usciva di casa sbattendo la porta si ripetevano all’infinito nella sua mente – Allora, vuole starci. Come vede, contro ogni ragionevolezza, lei vuole stare sospesa in aria, su una fune, senza rete, vuole stare lì, col carico di tensione e sofferenza che ciò comporta. Questo ormai ci è chiaro. Ma credo che sia altrettanto chiaro che le è preferibile tutto questo dolore a qualcos’altro, che per lei è di gran lunga peggiore -.
Rifletteva spesso sulle considerazioni che faceva Monia durante i loro colloqui settimanali senza venirne a capo. Era chiedere troppo a se stessa, auto analizzarsi, quando c’era di mezzo un sentimento dominante come quello che la legava a A.
 
 
Dai racconti spezzati di A. aveva capito quale era stata la sua vita di adolescente.
– Adesso ti dico chi è A. – le aveva sussurrato una notte, dopo che avevano fatto l’amore nella stanza d’albergo dove di solito s’incontravano. Le aveva detto di un ragazzino “di strada”, senza padre, che marinava la scuola e girava con compagni più grandi di lui. E di una madre morta prematuramente in seguito ad un incidente stradale che lo aveva lasciato diciottenne e confuso.
– Non ho voluto studiare e ho sbagliato – aveva ammesso, accarezzandole una spalla. Lei non commentava. Forse per non interrompere il flusso dei suoi pensieri o forse per paura di dire qualcosa di sbagliato ed allontanarlo, farlo arrabbiare, scatenare qualche reazione, rimase in silenzio. Solo molto tempo dopo avrebbe compreso che proprio di paura si trattava. Una parola sbagliata, un tono strano e magari A. si sarebbe sentito giudicato e si sarebbe allontanato da lei. Era un pensiero intollerabile. Così lo ascoltava e non parlava, il più delle volte accadeva così.
E’ abbastanza onesta con se stessa per ammettere che le sue confidenze la riempivano di sollievo e di speranza, perché una parte di lei le interpretava come una conferma e nel contempo una promessa. Si ti amo, sembrava dirle, e ti dico queste cose perché non ci siano segreti tra noi.
L’amore va a braccetto con la paura di perdere, diceva tra se quando si ritrovava da sola in automobile e si dirigeva a casa, chiunque si sentirebbe come mi sento io adesso. Un groviglio nello stomaco, la voglia di piangere, il disagio di tornare in una casa buia e vuota, perché sicuramente il marito non era ancora rientrato dalla sua serata con i colleghi.. Si trovò ferma, a luci spente, davanti al garage, a ripensare alla serata con A. Niente di particolare, se non un incontro tra due corpi affamati. Lei sapeva di non poterci rinunciare.

   
 
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