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Autore: madoka94    18/07/2012    0 recensioni
Da nobile a ladra,
da ladra ad Assassina.
Vendicherò la mia famiglia uccidendo chi ci ha tradito e scoprirò la verità
su chi sono veramente.
Sono Rita Angiolini da Firenze
e questa è la mia storia...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole era appena sorto e ancora non riuscivo a credere che la stanza in cui ero non era la mia camera da letto.
Di solito ero abituata che mi venisse a svegliare la serva Michela, o mio fratello, o mia madre.Quel giorno, invece, mi svegliò Marco e questo mi ricordò che non ero più nella villa Angiolini ma nel covo della Gilda dei Ladri.
Strofinai gli occhi notando che mi bruciavano appena.Quelle stupide lacrime dovevano smettere di farmi male in quel modo una volta per tutte.
-Buongiorno.-mi disse il ragazzo sorridendomi lievemente.
-Buongiorno...-risposi con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Ti ho portato dei nuovi vestiti, la colazione la facciamo tutti insieme fuori.-
Appena lo disse uscì dalla camera e dopo che mi ripresi un attimo guardai i vestiti che mi aveva lasciato sul letto.
All' inizio non ci avevo dato molto caso ma quando li presi in mano rimasi un pò sbalordita.
C' era una giubbetta nera in cuoio, una camicia bianca, un berettino e, ciò che non mi sarei aspettata, dei calzoni da arrivarmi a metà polpaccio.
Una persona non poteva pensare che una donna di rango nobile si mettesse dei calzoni da un giorno all' altro, visto che si è abituata di più con la gonna.Ci rimurginai e pensai che se dovevo spostarmi da una parte all' altra molto velocemente dovevo rassegnarmi all' idea di provarmeli.
Dopo qualche minuto uscì dalla stanza con addosso quei vestiti e raggiunsi Marco che mi guardava sconcertato.
-Beh?Come mai quella faccia da pesce lesso?-gli chiesi assottigliando gli occhi.
-E..ecco..no è che...è la prima volta che ti vedo portare dei calzoni e sei vestita da uomo, tutto lì.-balbettava cercando di portare gli occhi su qualcos' altro che non fossero le mie gambe.
-Scommetto che è stata tutta un idea di Volpe, vero?-
-Per non farti riconoscere.-
-Lo immaginavo...-
Facemmo colazione su un tavolo molto lungo con gli altri ladri, alcuni mi guardavano storto e sentivo altri che bisbigliavano senza farsi sentire alle mie spalle.Quella situazione mi stava soffocando, così finii in fretta il cibo e mi alzai subito chiedendo al castano dove si trovasse la Volpe.
-Ci sta aspettando alla Rosa in Fiore.-
Finito anche lui di mangiare ci arrampicammo su un tetto e lì il ladro mi volle dare una lezioncina su come muoversi fra i tetti.
-Allora, ormai sai come arrampicarti.Ma sai anche come muoverti da una casa all' altra?-
Non risposi subito, anche perchè la risposta era talmente ovvia.
-Bene, suppongo che dovrò darti delle dritte.-
-è proprio necessario?-
-Se devi muoverti da un tetto all' altro per non farti beccare dalle guardie non puoi fare altrimenti.-
Sbuffai da quella leggera sfuriata che mi stava rifilando e accettai di ascoltare i suoi consigli.
-Cominciamo:regola numero uno...-come cominciava a dirmela fece uno scatto bruciante davanti ai miei occhi lasciandomi interdetta-...cerca di non farti prendere e sii veloce!-
Non persi tempo e corsi dietro di lui, cercando di aumentare la velocità al momento giusto e stando attenta ai diversi ostacoli che mi circondavano.
Uno tra questi era il bivio che c' era tra il tetto su cui ero e un altro che era davanti a me, come era riuscito Marco a saltare era un mistero.
-Regola numero due:calcola sempre le distanze in base alla lunghezza e alla velocità che devi prendere tra un tetto e l' altro.-
Feci come aveva detto calcolando alla svelta cosa avrei dovuto fare.Guardando bene la distanza era buona da riuscire a raggiungerlo, male che andava se non fossi riuscita del tutto mi sarei aggrappata alla grondaia e avrei cercato di tirarmi su.
Così presi un gran respiro e una grande dose di coraggio prendendo la rincorsa e saltai.Come avevo dedotto non ero riuscita a saltare in pieno e mi avvinghiai alla grondaia tirandomi su facendo leva alle braccia e alle gambe.Finalmente ero arrivata sull' altro tetto.
Vidi che Marco non si era nemmeno fermato un attimo.
"Diamine!"
Imprecai in silenzio e ricominciai a seguirlo ascoltando altri suoi consigli mentre scendeva dal tetto e si arrampicava sul muro per slanciarsi su una lampada ad olio che girò in un attimo, appollaiandosi infine su una trave.Ancora una volta rimasi a bocca aperta con quella prestazione che solo gli atleti del circo sapevano ben fare.
-Regola numero tre:arguzza sempre l' occhio, ogni cosa che vedi può essere un buon appiglio!-
Stando ai suoi consigli dovevo dargli ragione, ogni cosa, anche un pezzo di legno o le fessure tra i mattoni dei muri, erano dei possibili appigli.
Spostai molte volte gli occhi guardando ciò che c' era sotto.Scesi dalle tegole rosse del tetto aggrappandomi saldamente alle ante di una finestra.
Guardai alla mia destra notando che c' era un balcone con le pergole su cui ci sarei camminata comodamente, quindi feci un piccolo salto su di esso e come per istinto saltai da una trave all' altra come un gatto fino a saltare sui ciottoli della terra sottostante.
Nonostante tutto era stato entusiasmante e mi ci sarei abituata molto in fretta a quel piccolo senso di libertà.
Raggiunsi il ladro che non accennava alcuna goccia di sudore alla fronte o fatica sul volto.Al contrario di me...
-Ottimo!Ora che sai come muoverti sui tetti ti dico l' ultima regola: attenta agli arceri.C' è n' è sempre uno che osserva dall' alto e alla prima persona sospettosa che vedono scoccono una freccia all' istante.-
-Co..come ti sono sembrata?-gli chiesi cercando di riprendere fiato.
-A primo impatto sei stata in gamba.Ti allenerai con me ogni giorno, così sarai ancora più brava.-
All' improvviso ebbi un piccolo capogiro, la testa e gli occhi mi fecero un pò male e tutto l' ambiente circostante era diventato bianco e nero.Alzai la testa e guardai le persone che erano diventate tutte bianche come fantasmi.Iniziavo ad avere un pò paura.Che mi stava succedendo?
Poi dei puntini rossi si stavano avvicinando e subito dopo si schiarì tutto.Erano delle guardie.
-Rita, che hai?-
Girai la testa più volte e vidi un carretto pieno di paglia, sarebbe stato scomodo ma altrettanto ottimo come nascondiglio.
Senza dirgli niente e tappandogli la bocca ci infilammo dentro e restammo zitti finchè non se ne sarebbero andati.Passarono pochissi minuti e sembravano non finissero mai sentendo i passi di quei soldati così vicini per poi allontanarsi sempre più.
-Se ne sono andati.-tirai un piccolo sospiro distaccando la mano dalla sua bocca.
Stranamente pensai al calore delle sue labbra a contatto con la mia pelle e uno strano brivido percorse tutta la spina dorsale sentendo caldo alla faccia.
-Come facevi a sapere che stavano arrivando?-mi chiese riprendendomi all' istante.
-N...non lo so...li ho semplicemente visti.-
-Hai proprio una vista d' aquila!-si complimentò battendomi leggermente la spalla mentre uscivamo dal carretto cercando di non farci vedere.
Tra una cosa e l' altra arrivammo davanti alla Rosa in Fiore, un edificio che appariva una fortezza se non fosse stato che appena entrammo, oltre a sentire un leggero odore di incenso, vidi delle donne che sventolavano davanti al viso un ventaglio con le gambe e il seno fuori a veder il meglio della merce.Non ci voleva tanto per capire che erano prostitute e che quel posto era...
-Per imparare il vostro mestiere mi avete portata in un bordello?!Che significa?-ero fuori di me e guardavo con ira il ragazzo.
-Non è come pensi Rita, lo giuro..-balbettò intimorito dalla mia reazione.
-E cosa dovrei pensare?-
-è così che abbiamo imparato tutti noi.Abbiamo tutti imparato da Paola.-
 Ci accolse subito nel salone la Volpe che ci stava aspettando con le braccia conserte e uno sguardo spazientito.
-Dove vi eravate cacciate voi due?-
Il suo sguardo era così tanto severo che quasi metteva i brividi solo a guardarlo.
-Scusaci Volpe, abbiamo avuto un contrattempo per strada.-ci giustificò il castano.
-Mi perdoni ma...-intervenni ma fui bloccata subito portando la mano davanti a me.
-Diamoci del tu per favore.-
-D' accordo, d' accordo.Cosa dovrei imparare io qui?-
-A mischiarvi fra la gente e cercare di soppravvivere sulla strada.-
Si unì al circolo una donna ben vestita e anche molto bella coi capelli corvini e gli occhi scurissi, più della notte.Doveva avere più di quarant' anni eppure risultava averne molto di meno.Sembrava che nel suo sguardo avesse un velo di tristezza, forse era così che riusciva ad avere i clienti migliori ma questo pensiero lo misi un attimo da parte cercando di non risultare maleducata o sgradevole.
-Io sono Paola, la proprietaria.è un piacere conoscervi madamigella Rita.Gilberto mi ha appena raccontato ciò che vi è accaduto...-mi porse la mano piena di anelli ed io la strinsi quasi incantata.
Le parole non sapevano uscire dalla bocca, tanto era l' imbarazzo nell'avere una persona come lei davanti.
-Il piacere è mio...vi ringrazio per la vostra ospitalità.-
-Non ringraziatemi.Accolgo sempre le persone che hanno bisogno di aiuto.Sapete, mi ricordate un ragazzo che vidi anni fa...aveva esattamente la vostra stessa aria disorientata e imbarazzata.-
Le guance divennero del tutto rosse come i pomodori maturi e in quel preciso istante vidi la donna e la Volpe scambiarsi uno sguardo di intesa e un leggero sorriso addolcito.Quella situazione era davvero insostenibile.
-Tornando alle cose serie-proseguì Paola-io vi consiglierei di andare via da Firenze.Dopo ciò che è successo le guardie vi cercheranno, viva o morta.Ma se Volpe vi ha condotto qui per diventare ladra allora non posso che insegnarvi parte di quello che lui stesso vi impartirà.-
Guardai l' uomo incappucciato sorridermi furbo, proprio come l' animale da cui aveva preso il nome.Quel vecchio ladro non si smentiva mai.
-In verità, madonna Paola, non ho intanzione di diventare una ladra.Voglio uccidere Rodrigo Di Spada.-dissi risoluta mantenendo la calma e decisa della mia scelta.Quell' uomo doveva pagare e io gli avrei fatto passare le pene dell' inferno pur di prenderlo e assassinarlo.
Però quella parola, "assassinare", non ne ero proprio capace.E se sarebbe arrivata l' ora ci sarei davvero riuscita?
Ritornai a guardarla, da come mi fissava non aveva accennato a cambiare espressione, sembrava che avesse già sentito una sentenza come quella.
-Vendetta quindi?Buffo...-sbuffò portando la mano alla bocca cercando di nascondere un sorriso amaro.
-Cosa?-
-Niente di particolare...stavo per dimenticarmi di dirvi che imparando a rubare e nascondersi fra la folla fa parte del lavoro di un assassino.-
Sospirai, ancora una volta, rassegnata dal fatto che dovevo sostenere ai loro consigli.
-Quindi non avrei altra scelta.-
-Non c' è mai una scelta.Venite.-
Paola ci guidò verso un giardino cintato da alte mura dietro la casa, chiedendo a venti delle sue ragazze di dividersi in cinque gruppi di quattro facendole girare per il giardino, incrociandosi, chiacchierando e ridendo.La donna mi spiegò cosa consisteva l' esercizio di quel giorno: dovevo imparare a essere discreta e per farlo dovevo infilarmi in uno di quei gruppi e cercare di non farmi vedere.
Pensavo di riuscirci subito, essendo il mio corpo minuto. Macchè! Sembrava quasi impossibile!Ogni volta calpestavo un piede, davo una gomitata ad una delle ragazze o spintonavo.E Paola era anche molto severa, ogni errore che facevo mi rimbeccava e delle volte avevo pensato quasi di impazzire.
Passarono alcuni giorni fino a quando riuscii a nascondermi fra la gente molto bene, persino Gilberto non mi vedeva.
Sbucai fuori dal gruppo delle ragazze e con un sorriso soddisfatto andai dietro di lui e a Marco battendogli leggermente la spalla.
-Ottimo lavoro ragazza!Adesso sei come un' ombra.-rispose fiera la donna avvicinandosi a me.
-Vi ringrazio ancora.Siete stata molto paziente e gentile con me.-
-Dovere.-
-Ora che hai imparato come muoverti per le strade ti rimane solo un altra cosa da insegnarti...-
Quel giorno era arrivato.Ora avrei veramente imparato a essere una ladra.
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-Volpe, vorrei parlarti un momento se non ti dispiace.-lo prese un attimo da parte Paola, prima che se ne andasse con i due ragazzi fuori dal locale.
-Va bene.-rispose accennando ai due di proseguire verso l' uscita.
La donna e il ladro si sedettero su una panca in  marmo, dal punto di vista di lui la proprietaria sembrava essere molto seria.
-Spiegami, che intenzioni hai con la ragazza?-
-Insegnarle ciò che so, come ho fatto con gli altri miei ragazzi.-
-E dopo?-
Ci fu un attimo di suspance quando il vecchio ladro fece un leggero sbuffo.Paola sembrava determinata e questo gli creava molto fastidio.Se avesse svelato tutte le sue carte non sarebbe stato divertente, perchè aveva fatto una scommessa a se stesso e se l' avesse rivelata sarebbe stato tutto tempo sprecato.
L' unica scelta che aveva era di fare il prezioso finchè lei non si fosse arresa, un' altra delle sue strane abitudini che lo divertiva fare spesso.
-E chi lo sa...-
Paola lo guardò con sguardo severo e guardingo, cercando di intuire le vere intenzioni dell' uomo.Ormai lo conosceva fin troppo bene quel furbastro.
-Tu  sai chi è. Non credere che sia tanto ingenua da non averlo capito!L' ho notato dal primo sguardo a chi assomiglia.Ciò che mi chiedo è se...anche lui lo sa.-
Gilberto si alzò dandole le spalle e incrociando le mani dietro la schiena.Gli era sempre piaciuto fare il misterioso e non avrebbe mai perso quel vecchio vizio neanche in momenti seri come quelli.
-In questo momento so che è impegnato con la sua missione.Dirglielo ora lo metterebbe solo in agitazione.E poi...-fece una pausa lasciando un pò confusa la donna.
-Che cosa?-
-...non sarò certo io a dirglielo.-disse sorridendo per poi uscire dal giardino ed andarsene dal bordello.
-"Lui e la sua teatralità non li capirò mai!"-pensò in definitiva Paola mentre si aggiustava irritata un ciuffo ribelle.
La Volpe aveva di nuovo avuto la meglio e quella vittoria lo fece sorridere ancora di più
.

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Nei giorni seguenti Firenze riebbe la serenità di un tempo, i bordelli furono tutti riaperti, la gente poteva riprendere a ciò che era abituata a fare e indossare, o avere, tutto ciò che il Savonarola sostenesse fosse tentatore o peccaminoso.Quante baggianate aveva detto pur di mettere tutti in soggestione.
Quest' ultimo poi fece la fine che io stessa avevo predetto involontariamente il giorno prima della morte di mia madre e mio fratello: gli abitanti lo mandarono al rogo in Piazza della Signoria, senza alcun ritegno ne rimpianto nell' averlo fatto.Finalmente avevano avuto il pudore e il coraggio di tale azione.
Io stessa avevo assistito a quella scena su di un tetto, era un giorno nuvoloso e forse prometteva pioggia.Non c' era alcuna guardia o arcere. Nessuno.
Solo il popolo che insorgeva dopo tanto tempo di oppressione, tirannia e paura.Quel monaco domenicano aveva avuto ciò che si meritava e questo mi sollevò abbastanza.Se Giorgio fosse stato lì a vedere anche lui ne sarebbe stato felice, pensai in quell' istante.
Poi vidi un uomo col cappuccio e le vesti nere saltare in un lampo sul palco dove era stato allestito il falò e, seppure ero lontana qualche metro da quel punto, lo vidi tagliare con un solo gesto fulmineo della mano la gola di Guglielmo che in un attimo fece cadere la testa di lato, accoccolato tra le braccia della morte.In quel momento mi chiesi il perchè della sua azione. Stava già bruciando vivo, perchè tagliargli di punto in bianco la trachea?
Che volesse essere misericordioso nonostante ciò?
Tutti i cittadini, me compresa, rimasero scioccati e allibiti non capendo cosa avesse voluto dimostrare quello sconosciuto che in un attimo prese in mano la situazione riportando l' ordine necessario per fermare il brusio che si era creato lì intorno.
-Fiorentini!Prestatemi orecchio!-cominciò alzando le mani al cielo e traendo la loro attenzione, tutti tacquero e ascoltarono quel che aveva da dire quasi come ipnotizzati.
-Ventidue anni fa mi trovavo dove sono ora, a veder morire le persone che amavo, traditi da coloro che chiamavamo amici...-
"Quello che sta raccontando rispecchia esattamente ciò che ho passato io...quale strana coincidenza..."  
-...La sete di vendetta mi offuscò la mente e mi avrebbe consumato, se non fosse stato per la saggezza di alcuni sconosciuti che mi insegnarono a controllare i miei istinti. Non mi diedero risposte ma mi guidarono a trovarle dentro me ...-
Come ebbe detto quella frase guardò da una parte, lungo una via, delle persone che lo guardavano con fierezza a loro volta, lontani dalla folla.
Tra loro riconobbi Paola e Gilberto, ma l' uomo più giovane e quello più vecchio che era segnato da una cicatrice sull' occhio non li avevo mai visti prima di quel giorno.Perchè anche loro erano in piazza?Lo conoscevano?Da come si guardavano sembrava fosse così.
L' uomo continuò a parlare fissando negli occhi i cittadini, mentre loro lo guardavano come se fosse stato uno politico, anzi, di più, un secondo Messia.
-...Non vi serve nessuno che vi dica cosa fare, ne Savonarola, ne i Medici.Siamo liberi di seguire la nostra strada.Alcuni vorranno rubarvi questa libertà e molti di voi ci rinuncerebbero volentieri, ma è la facoltà di scegliere ciò che riteniamo giusto a renderci uomini.Non esistono libri, ne maestri che possono darvi risposte o mostrarvi la strada.Sceglietela voi.Non seguite me, ne nessun altro.-
Quando finì il discorso balzò giù dal palco e la gente, che lo guardava ancora frastornata, lo lasciò passare creandogli lo spazio necessario come un piccolo corridoio.Dal canto mio invece ero rimasta folgorata da tali parole.
-"La libertà di scegliere..."- pensai costantemente mentre lo vedevo raggiungere il quartetto e sparire nel vicolo.
Non sapevo come, ma avevo l' impressione che quella persona era riuscita a illuminarmi.Ricordai gli insegnamenti di Paola e quelli di la Volpe che cercava ancora di mettermi in testa.Forse anche lui aveva avuto loro come maestri.Ma chi era in realtà?
-Sbalorditivo, vero?-
La voce di Marco mi fece voltare all' istante, ormai cominciavo ad abituarmi alle sue comparse improvvise e a percepire presenze che a malapena si percepiscono.
-Sai chi è?-
-Tu chi pensi che sia?-mi rispose con un altra domanda facendolo apposta.
-Illuminami.-
-Andiamo, te ne avevo parlato molte volte alla villa.-
Mi concentrai un attimo finchè una strana scarica si fece sentire da sotto la mia pelle.Non riuscivo a crederci!
-L' Assassino?!-chiesi incredula e il moro mi sorrise compiaciuto.
-Già!Proprio lui!Anche io ero rimasto senza parole quando la Volpe ci aveva raccontato che era qui in città a far tacere quel folle.-
-Si conoscono?-
A questa domanda restò serio e muto, poi si accovacciò accanto a me guardando ancora verso il rogo con il corpo del monaco che bruciava tra le fiamme.Nell' aria si sentiva già l' odore insopportabile della carne bruciata.
-Da molto tempo.Avevo sentito che prima di ritonare in città era a Forlì e ancor prima a Venezia.-
-Ha fatto molti viaggi...-dissi pensosa.
-Anche noi ne faremo tanti, per migliorare le nostre abilità e arrivare a livelli più alti.Uno di questi sarà tra due settimane.-
All' inizio non ne avevo dato tanto conto, quando ritornai alla relatà ero rimasta quasi a bocca aperta.Come tra due settimane?E dove?
-Non tel' avevo ancora detto?Si parte per la Serenissima.-
Mi si ribollì il sangue da come con tanta naturalezza avesse espresso quelle parole, tant' è che lo volevo strozzare e infatti lo bloccai da dietro con le braccia soffocandolo appena, ma non tanto da ucciderlo davvero.
-E quando ti decidevi a dirmelo, maledetta carognetta da quattro soldi?!-
-Te l' avrei detto a tempo debito!-si giustificò con voce morzata.
-Sìiii...ceeerto...il giorno in cui partivamo!-
Poi un idea mi balzò in testa: avevo saputo che Rodrigo era partito il giorno della morte dei miei famigliari, ma la destinazione non mi fu chiara.Una delle città che preferiva di più visitare era proprio Venezia, quindi perchè non rischiare?Non avevo proprio nulla da perdere.
Lasciai il ragazzo e subito scattai per arrampicarmi giù dalla casa.
-Ehi!Dove vai così di corsa?-mi chiese il ladro massaggiandosi il collo.
-A fare i bagagli.-
-Ma abbiamo tutto il tempo per farlo..-
-Ti sbagli.-mi voltai dandogli di spalle posizionandomi sulla punta del tetto-Di tempo ne abbiamo ben poco.-
Detto ciò saltai giù, sentendo l' aria che premeva contro la pancia e le orecchie fischiare a lungo, finchè non atterrai su un cumolo di paglia lasciata nella strada.Il grido di un aquila mi accompagnò per tutto il tragitto.Qualcuno lassù avrebbe fatto caccia grossa.

Passarono esattamente due settimane e il giorno della partenza era arrivato.Non stavo più nella pelle, l' emozione era così grande che a malapena riuscivo a trattenerla.
Eravamo in dieci a partire oltre me e Marco, tutti quanti eccitati con la sacca alle spalle.Ad aspettare che la piccola imbarcazione su cui ci saremmo imbarcati fosse pronta.
Mi ero messa la roba necessaria per il viaggio: qualche abito che bastava per il tempo necessario in cui saremmo rimasti lì e la lettera.
La stessa che avevo trovato in casa quel giorno.Non l' avevo ancora aperta d' allora.
Quando sentimmo la campanella e il capitano che urlava she saremmo salpati salimmo di fretta sulla nave.
Spostai gli occhi un ultima volta verso la città, in parte mi sarebbe mancata ma dall' altra sapevo che quel luogo e i Fiorentini, quel mondo che ero abituata a vivere ogni giorno, non mi appartenevano più.
-Arrivederci Firenze.E se non è un arrivederci, allora addio.-mormorai a testa bassa scendendo poi verso la cabina dei passeggeri.
Ci eravamo sistemati un pò a terra e un pò sulle amache per chi voleva dormire ancora.
Io mi sistemai sotto una lanterna ad olio, ad osservare quella maledetta lettera dove era scritto il mio nome, chiusa con il sigillo della mia famiglia.
-Non l' hai ancora aperta?- domandò il mio migliore amico sistemandosi vicino a me guardando quel pezzo di carta curioso.
-No.Me la porto sempre appresso, ma non ho ancora avuto il tempo di farlo.-dissi tristemente.
-E cosa aspetti?-
-Non lo so...forse il momento adatto.-
-Ma non eri tu stessa ad aver detto che non c' era più tempo di aspettare?-
Sbuffai sorridendogli in modo acido.
-La devi smettere di contraddirmi!-
-Lo so ma mi diverto troppo.-
Indispettita gli tirai un pugno sul braccio ridendo e scherzando tra noi.Da molto non ci comportavamo più in quel modo.Mi era mancato.
-Restando seri, penso che tua madre e tuo fratello avrebbero voluto che lo facessi.-
Mi irrigidì d' un tratto curvando le spalle e guardando a terra.
In fondo aveva ragione, l' avrei dovuto fare prima o poi.Mi promisi che uno di quei giorni avrei preso le mie responsabilità e l ' avrei letta.
Per il momento mi sarei goduta il viaggio in mare, addormentata sulle ginocchia del mio compagno di avventure.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti!Siamo già al terzo capitolo vedo, sinceramente non ci credo! XD sono contenta che sono già arrivata fin qui!

Come vi è sembrato il capitolo? Penso che abbia sbagliato qualcosina sul tempo e alcuni riferimenti alla città, ma spetta a voi a giudicare.Spero di non avervi fatto annoiare e che continuate a seguire questa storia. ^-^

Con questo vi lascio, arrivederci e al prossimo cap!

  
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