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Autore: ReeGray    18/07/2012    3 recensioni
La New Generetion (no, non mobile) di HP.
Due protagoniste, due versioni, tanti misteri...FF nata dalla mente mia e di una mia amica.
Dal prequel:
Ma allo stesso tempo avrebbe avuto nostalgia del suo aspetto tenebroso, che avrebbe dovuto abbandonare per lasciar posto a qualcosa di più dolce e innocente; ma lui non aveva nulla d'innocente, aveva ucciso troppi innocenti, innocenti per davvero.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominique Weasley, Rose Weasley, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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CAPITOLO 12 "Christmas part. 2"


Pov. Rose


“Mi aspettavo che mi accogliessi più calorosamente cuginetta! Sembra che tu mi voglia uccidere!” Risposi a Dominique. Ero andata da lei per sfogarmi, era la mia unica ancora di salvezza, l'unica che mi avrebbe ascoltato; certo, c'era anche Scorpius ma con lui era diverso, era il mio ragazzo e, andare a casa sua, non era proprio il caso.
“Tu appari dal nulla in camera mia e io ti dovrei saltare addosso con le lacrime agli occhi urlando che mi sei mancata, giusto?” Disse lei sarcastica
“Beh, si direi di si” Le sorrisi, speravo almeno in un pizzico di comprensione, ero disperata.
“D'accordo. Parla. Prima di tutto esigo sapere come cazzo sei arrivata qui se la magia fuori da Hogwarts non si può usare!” Affermò Dom.
“Beh, ho chiesto a James di accompagnarmi, mi ha portato con la sua scopa. Lui è all'ultimo anno, può usare la magia. E' qui fuori, se vuoi te lo chiamo” Le spiegai io
“No no, già rischiamo troppo se scoprono solo te. Ma cosa avete in testa?! Ora rischio anche io!” Dominique iniziò a delirare.
“Senti Dom, non succederà nulla, nessuno scoprirà niente, ok?” Cercai di tranquillizzarla; ero lì per sfogarmi un po' ma a quanto pareva la mia carissima cuginetta era estremamente nervosa.
“D'accordo basta. Ma perché cavolo sei venuta?!” Continuò agitata, chiudendo a chiave la porta.
“Volevo parlare. Ascolta è successo un casino: quando sono tornata a casa mia madre mi ha fatto una scenata...” Raccontai io
“Tutto qui? Senti tua madre sbaglio o ti fa sempre scenate? Hai fatto tutta questa strada per questa cazzata” Si era tranquillizzata.
“Veramente non è tutto qui. Mi ha messo in punizione, ossia non mi farà uscire di casa per tutte le vacanze di natale, mi tiene d'occhio; devo solo studiare studiare studiare, pensa che mi fa portare i libri in soggiorno e mi fa studiare lì perché ha paura che in camera mia non riesca a studiare. Mi ha sequestrato qualsiasi forma di comunicazione e pensa un po' ha visto tutte le mie chiamate e messaggi! Per fortuna avevo cancellato i messaggi a Scorpius, se li scopriva ero fregata, e poi non puoi capire che mi ha detto: sono una delusione, una stupida. Non l'ho mai vista così arrabbiata, non puoi capire. E ora mi parla massimo per quando mi devo svegliare per studiare o quando mi deve chiamare per andare a mangiare.” Ero disperata, anzi disperata era dire poco. Non mi ero mai sentita così in colpa, ma alla fine non era colpa mia no, era colpa del professor Elisir. Eppure nessuno mi credeva, quasi tutti mi consideravano una bugiarda.
“Senti Rose, va tutto bene ok? Non è niente. Riusciremo a risolvere la faccenda, promesso.” Mi abbracciò cercando di calmarmi. Lei era sempre così del resto.
“Grazie...Senti non è che posso usare il tuo cellulare per chiamare Scorpius? Non lo sento da giorni e non sa neanche che mi hanno isolato dal resto del mondo, probabilmente pensa che non ci voglia parlare!” La pregai. Scorpius era molto sensibile, avevo paura di averlo ferito involontariamente.
“Si, certo nessun problema.” Mi concesse.
Digitai il numero del mio ragazzo e parlammo per un po', mentre Dominique era andata a salutare James.
Alla fine fui costretta ad andarmene, avrei rincontrato tutti al pranzo di Natale, che distava solo una settimana.
Assaporai il viaggio verso casa il più a fondo possibile. Amavo volare, fin dal primo momento che salii sulla mia prima scopa magica. Era una sensazione splendida, era come perdersi in un qualcosa di indescrivibile.
James non parlò molto, in fondo lui mi capiva più di chiunque altro. Anche se non lo dimostrava, lui era il primo a sentirsi una delusione. Mi dispiaceva vederlo così, ma non potevo fare nulla, non ero brava a far sorridere le persone, come lo era lui, o come lo era Dom.
James mi lasciò davanti la finestra della mia stanza.
Entrata nella camera mi buttai sul letto. Ad un tratto sentii bussare alla porta
“Rose...Posso entrare?” Era mio padre.
“S-si, papà. Entra pure.” Gli dissi. Era tornato da un viaggio di lavoro solo ieri, non aveva assistito a nessuna delle liti con mia madre, e non avevo idea di come potesse reagire.
“Tua madre mi ha detto quello che è successo a scuola. Ti va di darmi la tua versione?” Mi chiese, sedendosi sul letto. I suoi capelli nonostante l'età rimanevano ancora rossissimi; aveva qualche ruga in più rispetto alle foto di quando aveva la mia età. Ma era sempre sorridente, riusciva sempre a tirarmi su il morale. Era un padre fantastico, però io ero figlia pessima.
“Papà senti io non ho mentito. Mi trovavo in biblioteca di notte, quando ho sentito delle voci, mi sono avvicinata e ho visto il mio professore di pozioni e un alunno (che è un tipo strano e misterioso e una volta mi ha ipnotizzata dicendomi che ho qualcosa che gli appartiene) che ipnotizzavano un altro alunno. Poi il professore mi ha scoperto, mi ha portato dalla preside e hanno deciso la punizione” Mi sfogai. Mio padre mi guardava in modo strano, era stupefatto, ma sembrava che mi credesse.
“Rose, che ci facevi in biblioteca di notte? Guarda che se hai un ragazzo, prima di fare sesso, pensaci tesoro. Puoi anche parlarne con me” Rispose lui.
“Papà hai almeno ascoltato quello che ho detto?! Cosa diamine c'entrano i ragazzi?!” Esclamai. Mio padre era sempre stato protettivo per quel che riguardava i ragazzi si, ma io parlavo di una cosa completamente diversa
“Scusa, ma, lo sai come sono e come la penso. Allora, hai fatto sesso?” Continuò lui. Sembrava veramente che non mi stesse ascoltando.
“No papà no. Ora, hai ascoltato quello che ti ho detto?” Iniziavo per davvero ad infastidirmi.
“Si Rose si. Sei proprio sicura?” Domandò.
“Si. Poi quel ragazzo, si chiama Zach Varner, o meglio, non so più come si possa chiamare. Ho trovato la mappa degli zii Fred e George e ho scoperto che non esiste nessuno che si chiama così. Il suo vero nome, forse, è Ector Howard; ma quest'ultimo è vissuto ai tempi di Mirtilla Malcontenta. Ho paura papà. Tutti credono che io sia un bugiarda, una delusione.” Balbettavo. Ero nervosa e le lacrime iniziavano a scendere sul mio viso.
“Io ti credo Rose. Devi stare calma. Ti aiuterò, sono pur sempre un Auror, no?” Mi rassicurò lui.
“Davvero papà? Grazie!” Avevo iniziato a piangere sul serio, ma erano lacrime quasi di commozione. Mio padre mi avrebbe aiutato.
“Di nulla tesoro. Posso raccontare tutto a zio Harry, giusto? Credo che lui saprà aiutarti meglio di chiunque altro...” Affermò. Io annuii. “E, un'altra cosa. Hai detto che ti hanno ipnotizzata e hai qualcosa che appartiene a questo Varner o Howard, giusto?” Continuò.
“S-si. Ho paura, papà” Ero spaventata per davvero. Lui forse ormai era abituato a situazioni di quel genere, io no.
“Rose, ci sono io con te, non devi avere paura di nulla. E ora, anche se so che non c'entra, vorrei dirti che tu non sei una delusione. Sei una figlia perfetta, anche tua madre lo pensa; non te lo dimostra solamente perché vorrebbe che tu t'impegnassi di più per il tuo futuro. Ti voglio bene.” Disse mio padre.
“Anch'io papà. Anche io” Gli risposi abbracciandolo.
 
 
                                                                                        ***
I giorni passavano in fretta. Mi mancava tutto di Hogwarts, o meglio, mi mancavano i miei compagni. Lì alla Tana, ero nella solitudine più totale, isolata e in punizione. In compenso mia madre aveva ricominciato a parlarmi e trattarmi normalmente, forse la doveva aver convinta mio padre. L'unico coetaneo con cui parlavo era mio fratello.
Non aspettavo altro il pranzo di Natale, per poter rivedere tutti, ma sopratutto perché io e Dom avremmo potuto parlare con mio padre e zio Harry del professor Elisir e di Varner. Del resto io e mia cugina eravamo solo delle ragazzine, non potevamo fare molto. Eppure, in verità, avrei preferito fare tutto da sola con Dominque, insomma zio Harry, mio padre, mia madre e tutti gli altri, avevano combattuto Voldemort da soli. Avevano fondato l'Esercito di Silente, avevano partecipato alla Seconda guerra magica. Io ero solo una ragazzina che andava a chiedere aiuto a tutti, mi vergognavo; era come se non riuscissi a fare nulla senza l'aiuto di qualcuno. Mi sentivo un'incapace.
 
Arrivò la vigilia di Natale. All'albero avevano pensato mia madre ed Hugo, io odiavo gli addobbi. E prima di tutto odiavo i regali, fin da piccola ho sempre detto ai miei di non darmi niente per Natale, eppure loro non mi ascoltavano.
Quella cena fu abbastanza silenziosa, almeno per quel poco che vi rimasi: ero arrivata, avevo mangiato e mi ero alzata concludendo con un “Devo andare a studiare”.
Finalmente arrivò il giorno di Natale. Mi svegliai molto presto, per poter continuare a studiare, mi stavo per davvero impegnando di mia iniziativa; era la prima volta in quasi cinque anni di studio che mi importava per davvero.
Si fece mezzogiorno, ed iniziarono ad arrivare gli altri componenti della famiglia Weasley. Primi zio George, zia Angelina e i loro figli Fred e Roxanne; loro si erano trasferiti in un altro Stato pochi anni prima e quindi li vedevano sempre più di rado. Arrivò anche lo zio Charlie, che viveva ancora in Romania dove si era sposato con una ragazza del posto, Erica.
Con un po' di ritardo arrivarono anche zio Bill, zia Fleur, Dom, Victorie e Louis e tutta la famiglia Potter.
Fu, come tutti gli anni, una giornata splendida. Poteva anche non sembrare ma io amavo stare con tutta la famiglia al completo. Passò tutto in fretta, tra risate, scherzi, litigi tra cugini.
A fine pranzo mio padre e zio Harry andarono in giardino, ed io e Dom decidemmo di seguirli.
Ci sedemmo tutti e quattro su una panchina
“Rose tuo padre mi ha detto quello che gli hai raccontato. E' la verità?” Chiese zio Harry
“Si, lo giuro. Non sto mentendo.” Risposi
“E' vero. Il professor Elisir, ha parlato anche con me. Mi ha detto di stare attenta, che io e Rose non dobbiamo impicciarci” Fu Dominque a parlare. Era preoccupatissima, glielo si leggeva negli occhi.
“Ragazze io e vostro zio abbiamo provato a cercare qualcosa al Ministero, ma c'è molto poco. Su questo professore non abbiamo trovato praticamente nulla, forse usa un nome falso, come Howard. Su quest'ultimo invece sappiamo che è un ex mangiamorte. Si è allontanato da Voldemort durante la Prima guerra magica perché era stufo di stare sotto il suo controllo. Da allora nessuno l'ha più trovato.” Ci spiegò mio padre.
Io rimasi a bocca aperta. Non riuscivo a crederci. Doveva avere anche i suoi seguaci, ed il professore era uno di quelli. Ma cosa voleva da me e Dom? Era per la nostra famiglia? Oppure per cosa? Cosa avevo, che gli apparteneva?
  
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