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Autore: Sian    18/07/2012    2 recensioni
Nellie guardò verso l’orizzonte. “Non è troppo perfetto? Voglio dire... Se tutto è sempre bello non si riesce a vedere la vera bellezza che c’è in ogni cosa. Sarebbe più bello un mondo dove si possa distinguere la tristezza dalla felicità.”
Phoenix guardò Nellie, confuso. “Ma a cosa ti serve la tristezza?”
“Per trovare la vera felicità!” Phoenix ci pensò osservando il sole tramontare.

Questa è la storia di Phoenix Evans, un ragazzo dalle straordinarie capacità: può cambiare dimensione esprimendo un desiderio. Intenzionato a trascorrere la sua vita assieme a Nellie, la ragazza dei suoi sogni, creata da un suo desiderio. Ma cosa succederebbe al suo mondo se aggiungesse un pizzico di tristezza? E se l'esecuzione di un desiderio venisse improvvisamente interrotta?
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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switch world

SWITCH WORLD

Il mondo era stupendo. Così pensava Phoenix da quando Nellie era arrivata per un suo desiderio. Era proprio come voleva che fosse la sua vita, ed era da quando aveva creato il suo amore che non usava più i suoi poteri. Tutto era perfetto ed era veramente felice tanto che non ricorreva al suo potere di cambiare il mondo. Quella dimensione gli piaceva e non l’avrebbe mai cambiata. Fuori dalla finestra di casa sua si vedeva l’oceano Pacifico, il rumore delle auto non si sentiva, i colori del tramonto erano perfetti ogni giorno, il tempo atmosferico era ideale per passeggiare. Non poteva desiderare altro.
Un caldo pomeriggio Phoenix e Nellie stavano seduti sulla spiaggia ad aspettare il tramonto. La ragazza dai lunghi capelli corvini sorrise. “È davvero un’atmosfera romantica... L’hai creato con i tuoi poteri?” Nellie era l’unica che conosceva i poteri di Phoenix. Le onde erano calme, nel cielo non c’era una nuvola, il paesaggio era incontaminato.
“Sì. Non è stupendo? Un vero paradiso.” Gli occhi chiari del ragazzo si rivolsero prima al mare e poi alla ragazza.
“Già, qui è stupendo. Però...” Nellie guardò verso l’orizzonte. “Non è troppo perfetto? Voglio dire... Se tutto è sempre bello non si riesce a vedere la vera bellezza che c’è in ogni cosa. Sarebbe più bello un mondo dove si possa distinguere la tristezza dalla felicità.”
Phoenix guardò Nellie, confuso. “Ma a cosa ti serve la tristezza?”
“Per trovare la vera felicità!” Phoenix ci pensò osservando il sole tramontare.
I due abbandonarono la discussione iniziando a parlare d’altro mentre si avviavano a casa. Nellie tornò a casa sua e Phoenix pensò al discorso di Nellie sul mondo con la tristezza. Per far felice la sua ragazza avrebbe fatto qualsiasi cosa. Così espresse il desiderio: “Desidero un mondo dove bisogna guardare la tristezza per trovare la vera felicità.

Il ragazzo dai capelli scuri aspettò che tutto si avverasse con gli occhi chiusi, come il rito doveva essere. Per cambiare la dimensione ci voleva solamente un minuto, ma quasi sembrava infinito. Phoenix ascoltò con le orecchie tutti i cambiamenti sonori, visto che non poteva ancora aprire gli occhi. Sentì le onde dell’oceano farsi più forti e una cosa che non aveva mai sentito prima, almeno di quello che si ricordava. Era uno strano fruscio con degli strani colpi sulle finestre. Poi ad un tratto sentì un rimbombo fortissimo che gli fece aprire gli occhi, interrompendo il rito. Si affacciò alla finestra e vide il suo amato cielo azzurro coperto da  nuvole nere e pesanti, come se dovessero crollare da un momento all’altro. Un fascio di luce lo accecò e quando riuscì a riaprire gli occhi il paesaggio che gli si presentò lo terrorizzò. Era in arrivo una tempesta, una di quelle potenti. Non sapeva che cosa fare siccome era la sua prima esperienza. Restò lì a guardare il vortice che si avvicinava sempre di più a Los Angeles in modo selvaggio. Phoenix se ne stava lì alla finestra, immobile ed impaurito. Quel turbine avrebbe spazzato via l’intera città! Doveva esprimere subito un altro desiderio e in fretta.
Desidero che la città non venga distrutta!!” Phoenix era in disperazione e tenendo gli occhi chiusi, forse per il terrore o probabilmente per far avverare il desiderio, si riparò sotto il tavolo della cucina sperando che quel minuto passasse in fretta. Sentiva il vento farsi sempre più intenso e in pochissimi secondi il tornado arrivò in città, distruggendo tutto. Phoenix da quanto era leggero volò via assieme alla sua casa in mezzo alla corrente d’aria. Teneva ancora gli occhi chiusi, per far sì che non arrivasse a distruggere tutto avverando il desiderio. Si proteggeva con le braccia da tutte le cose che il vortice tirava con sé. Ad un tratto tutto si fermò e lui cadde da almeno cento metri, finendo sulla strada. Malgrado le ferite si rialzò e si guardò prima a sinistra, dove tutto era distrutto, poi a destra, dove tutto era intatto. Sorrise: alla fine ce l’aveva fatta a salvare metà città.
Quella nuova dimensione era iniziata col piede sbagliato. Il ragazzo sperava che tutto si mettesse a posto. Lo avrebbe fatto lui se non fosse stato ferito al petto, quasi squarciandolo a metà. Arrivarono delle ambulanze dall’altra parte della città che portarono i feriti all’ospedale, ancora intatto.
In pochi giorni dimisero Phoenix dall’ospedale che andò a trovare Nellie a casa sua, fortunatamente intatta. Quando suonò non rispose nessuno. Pensò che forse Nellie non era in casa, per cui aspettò il suo ritorno serale, visto che era arrivato ormai il crepuscolo, anche se la barriera di nuvole nere impediva di vedere il sole con il magnifico tramonto.
Quella notte Nellie non tornò a casa e Phoenix iniziò a pensare da chi potesse essere andata. Di sicuro sapeva benissimo che la casa del suo ragazzo era stata distrutta dalla tempesta e che tutte le persone che abitavano da quella parte erano all’ospedale. Però Phoenix non aveva visto da nessuna parte Nellie quando era in terapia. Ormai temeva il peggio per lei. Andò all’ospedale e chiese se tra i pazienti c’era il nome “Nellie Jackson”. La risposta fu negativa. Così chiese se avevano identificato il suo corpo morto. E anche lì la risposta fu la stessa, un dato positivo, visto che non era né tra i pazienti né tra i morti.
Il ragazzo rimase seduto sul muretto della casa di Nellie, sperando in un suo ritorno, fissando, con i suoi occhi azzurro cielo, i fiori dell’aiuola della casa. Erano di tutti i tipi più belli e più colorati: dalle rose bianche alle orchidee viola.
Il tempo non trascorreva affatto veloce, anzi, il cielo ancora più cupo rendeva l’atmosfera triste e lenta. Caddero delle gocce d’acqua dal cielo scuro. Le gocce si moltiplicarono diventando un vero e proprio acquazzone. Phoenix non capiva cos’era andato storto nel desiderio. Questa non era per nulla tristezza. Questa era una tragedia. Come si può guardare la vera felicità da una disgrazia? Forse qualcosa era andato storto, o forse non si era espresso bene. Doveva tirarsi su con il morale e sistemare questa grossa faccenda, trovando per prima cosa Nellie. Era svanita nel nulla, come se non fosse mai esistita. “Esistita”, forse era quella la soluzione. Non aveva completato il desiderio, aprendo gli occhi, e Nellie non era stata trasferita nella nuova dimensione. Doveva essere per forza così. Quindi, sotto la pioggia espresse un desiderio.
Desidero che Nellie torni in questa dimensione con me.” Phoenix aspettò e circa due minuti dopo, per assicurarsi che nulla andasse storto, aprì gli occhi. Suonò il campanello della casa, Nellie doveva essere lì. Nessuno rispose. Questa volta non capiva davvero cosa fosse successo. Eppure sulla targhetta di fronte alla casa c’era scritto “Jackson Gregory, Jackson Nellie”. Gregory era il padre della ragazza, Phoenix non poteva sbagliarsi.
Nello sconforto il ragazzo continuava ad esprimere desideri, sperando che uno di quelli si avverasse e che Nellie venisse liberata dalle precedenti dimensioni. In uno espresse addirittura che si annullassero tutti i desideri espressi dalla notte del 21 Maggio, il primo desiderio che espresse dopo molto tempo.
Ma non cambiava nulla, era sempre così: pioggia, cielo coperto, città mezza distrutta. Phoenix decise di tornare a casa sua. Ormai non c’era più ragione di aspettare una persona che non sarebbe arrivata mai.
Avevano costruito degli ostelli dove le persone colpite dalla raffica potevano stare. Di certo i letti non erano dei più comodi, ma almeno la gente aveva un riparo e del cibo.

Erano passati tre mesi dalla catastrofe che aveva spazzato via mezza città. La vita era tornata tranquilla e la gente aveva ripreso il suo normale corso della vita. Phoenix non si era ancora ripreso dalla scomparsa di Nellie. Ormai i suoi desideri non si avveravano e alle volte si trasformavano addirittura in peggio, che cambiando continuamente dimensione, ogni volta l’atmosfera diventava sempre più negativa e si vedeva in faccia alle persone un notevole stress.
In un salotto accogliente di una modesta casa sembrava svolgersi un meeting di persone famose, o almeno così appariva alla gente estranea che passava di lì. Infatti non era un meeting, era un incontro dell’organizzazione segreta Alliance versus New Dimension, abbreviato AND. Questa si occupava di trovare la persona che creava tutte quelle catastrofi per la città. Alcune persone dell’organizzazione, sostenevano che qualcuno si stava divertendo a decidere il destino degli altri, si sentivano trattati come dei burattini. Infatti alcuni membri non ricordavano di essere venuti al mondo e quindi sostenevano la teoria della creazione di nuove persone.
Il capo dell’organizzazione, Damon Jupiter, un uomo sulla trentina vestito completamente di nero senza separarsi mai dal suo cappello abbinato al suo cappotto nero, voleva che il vile uomo che si celava dietro il creatore di tutti quei fatti che accomunavano i membri dell’organizzazione, venisse trovato e ucciso, così che ogni uomo sulla Terra facesse il corso della sua vita.
Era il 10 Agosto e il cielo era nuvoloso, sembrava che volesse piovere da un momento all’altro. Era un peccato non poter vedere le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo per esprimere un desiderio. Phoenix uscì sulla spiaggia, non poteva fare a meno di sentire la mancanza della sua ragazza perfetta. Un anno prima su quella stessa spiaggia avevano espresso dei desideri tutti e due assieme. Il ragazzo non era solo sulla spiaggia, gli si avvicinò un uomo con un cappotto nero, anche se era Agosto, e un cappello del medesimo colore. “Sei qui per esprimere dei desideri?”
Phoenix cercò di intravedere il viso dell’interlocutore, ma l’oscurità di quella notte e i vestiti scuri dell’uomo ne impedivano la vista. “Beh sì. Anche se il cielo è nascosto per me i desideri si avverano lo stesso.” Il ragazzo guardò verso le nuvole.
L’uomo, che era alla ricerca del creatore delle dimensioni, aveva trovato finalmente qualcuno a cui parlare, qualcuno che credeva costantemente ai desideri, un certo Phoenix Evans. “Tu sei Phoenix Evans, giusto?” L’uomo non aveva dubbi. Chi mai potrebbe credere che tutti i desideri si avverino tranne i bambini?
“Sì. Perché?” Phoenix cercò di vedere in faccia quella strana persona.
“Bene. Ormai non ho più nessun dubbio. Ti ho scoperto, creatore delle dimensioni.” L’uomo estrasse una pistola dall’interno del cappotto.
Phoenix capì di essere nei pasticci. Iniziò ad agitarsi e quello confermò la tesi dell’uomo misterioso. “Che vuoi fare con quella?!” Phoenix lo guardò terrorizzato. Innanzitutto non capiva come quell’uomo era riuscito a smascherarlo. E in secondo piano voleva sapere chi era.
“Ucciderti è il mio obiettivo.” L’uomo con il cappotto puntò la pistola al ragazzo, pronto a sparare, per mettere, una buona volta, la parola fine a tutta quella confusione.
Phoenix iniziò a capire. Era solamente tutta colpa sua. Se non avesse aperto gli occhi prima che il minuto passasse, probabilmente tutto ciò non sarebbe successo, e i suoi poteri sarebbero rimasti invariati. Ma infondo, lui voleva un mondo migliore, all’inizio per accontentare Nellie, ma da quando lei non c’era più lo iniziò a fare solo per se stesso. Capì di essere diventato egoista e che aveva creato un destino che nessuno avrebbe potuto cambiare, nemmeno il creatore di nuove dimensioni. Ormai era troppo tardi per fermare tutte quelle calamità, perché i suoi poteri erano ormai inefficaci. Aveva creato tutto ciò da solo, e da solo avrebbe messo a tacere tutto, con l’ultimo desiderio, sperando che si avveri. Phoenix capì che non tutto può essere desiderato. Quelle persone hanno sofferto per colpa sua ed era giusto che lui morisse. Solo così si sarebbe fermato tutta questa follia. L’uomo sparò.
Io... Desidero un mondo senza la mia esistenza.” Chiuse gli occhi e aspettò. Quell’ultimo desiderio ci mise pochissimi istanti a realizzarsi. Phoenix svanì nel nulla, proprio quando il proiettile era a meno di cinque centimetri da lui. Sussurrò qualcosa prima di sparire per sempre. “Lo sapevo che saresti tornata, Nellie.”
L’uomo restò sbalordito quando non vide il corpo del ragazzo. Non aveva ben capito cosa fosse successo, ma aveva sentito bene le ultime parole del ragazzo, quelle che disse mentre aveva gli occhi chiusi. C’erano solo loro due sulla spiaggia, quindi non poteva riferirsi a nessun altro. Cosa voleva dire? L’uomo rimase un po’ sconvolto ma infondo era riuscito a svolgere la sua missione.

~~~

Phoenix guardò verso il mare, in quel crepuscolo autunnale. La pioggia lo stava bagnando tutto. “...Non mi sono immaginato tutto, vero?” Stava parlando da solo, ma era quasi come se avesse di fianco qualcuno. “No, era tutto reale. Ne sono certo.”
Il ragazzo abbandonò la spiaggia di corsa e attraversò la città arrivando dall’altra parte, esattamente in un punto preciso: una casa con un muretto di pietra e con l’aiuole di rose e orchidee. Lesse la targa davanti alla casa: “Isaac Dian, Miria Harvent”.
“Lei non c’è. Ora sono ritornato solo. Non posso raggiungerla. Non posso morire, nemmeno se lo desiderassi. Continuo a rinascere, come una fenice”.
Le lacrime del ragazzo scorrevano sulle sue guance, mescolate alle gocce della pioggia.

 

FINE




Note dell'autore:
Salve! Questa è una one-shot che ho scritto come tema per le vacanze del 25 Aprile e il 1° Maggio. Spero vi piaccia ♥
Se la leggete fatemi sapere che ve ne pare.
Ho partecipato ad un concorso organizzato nella mia scuola con questo racconto. Ho partecipato con una versione più corta di questa siccome richiedeva un brano più corto. Sono stata premiata con una segnalazione. Sono felice che la mia storia sia piaciuta ai giudici!
   
 
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