“Meno male che volevamo ‘qualcosa da sgranocchiare’, credo che abbia svuotato tutte le cucine!” disse Ida, guardando il lunghissimo tavolo di legno della cucina, coperto di cibo. Dolce, salato, patate arrosto e budino, c’era di tutto! “Mica devi mangiare tutto… loro sono fatti così! Entusiasti!” fece Remus osservando Wulli che tornava con una teiera fumante. “E provare a fermarli è inutile comunque…”parlando si appoggiò al bancone di cucina dietro di lui, osservando Ida seduta al tavolo, che piluccava il cibo un po’ qui e un po’ lì.
Lei canticchiava, e metteva il cibo nel piatto. In qualche modo, riconobbe la canzone, e si ritrovo a cantare anche lui, piano piano, appresso a lei. Ida se ne rese conto e, sorridendo, tirò fuori la bacchetta, evocando un musincantesimo. Improvvisamente tutta la cucina si riempì di quella canzone un po’ latina, allegra, e mentre lei continuava a servirsi Remus, posseduto da chissà quale spirito, acchiappò un mestolo e iniziò a colpire, a tempo, pentole e pentolini appesi. La giovane era basita, e gli elfi più di lei. Ma Ida non rimaneva stupita di una cosa per più di 5 secondi e, evocati due barattoli di riso, iniziò a scuoterli improvvisando delle maracas, girando intorno al tavolo e poi a Remus, piroettando su se stessa, seguendo la musica. Sempre girando si trovò improvvisamente faccia a faccia con una decina di elfi domestici, tutti in fila, con la stessa espressione di sconvolto stupore, gli occhi tondi a fissare i due ragazzi come se fossero pazzi. “Balla Wulli!!” esclamò lei lasciando le maracas e afferrando l’elfo domestico per le manine. Quest’ultimo era all’inizio troppo sconvolto per reagire, ma dopo poco si staccò, imbarazzatissimo, dalla ragazza “W-wulli forse dovrebbe andare a dormire… v-voi terminate di mangiare con calma e buonanotte!” disse urlando, cercando di sovrastare il baccano.
In quel momento Lupin si fermò e sembrò rendersi conto di quello che stava facendo, e Ida sospese l’incantesimo della musica. Intanto, gli elfi domestici si erano dileguati, camminando all’indietro come se temessero di essere assaliti alle spalle dai due ragazzi, ed avevano lasciato la cucina vuota. “Li abbiamo spaventati!” fece Remus divertito. I due si accasciarono su due sedie, ridendo allegramente, per poi buttarsi sul cibo. Più che altro Ida mangiava, e Remus la guardava. Il ballo le aveva scompigliato i lunghi capelli che quel giorno erano raccolti in una treccia laterale, rendendoli un po’ disordinati. Le guance avevano un bel colorito rosa per il movimento appena fatto e gli occhi erano ridenti. Improvvisamente si rese conto di quanto fosse bella, e il lupo in lui gemette, fremente e soffocato. L’odore che lei emanava sembrava colpirlo più forte che mai. “E’ una tua amica, Remus, una tua amica, lupaccio! E poi che speranze pensi di avere?” Rimase fermo, in silenzio, a tentare di calmarsi, lei distratta dal cibo. Si calmò, almeno un po’, e rimasero in un silenzio amichevole mentre lei terminava di mangiare, guardandolo ogni tanto, sorridendo e apprezzando quel silenzio nel quale si stava bene.
Quando però sentirono un orologio rintoccare le due di notte, si dissero che forse era il caso di andare via. Riattraversarono i vari corridoi, ma proprio quando arrivarono alla svolta subito prima del ritratto della Signora Grassa, un bagliore di occhi di gatto li fermò. “La gatta di Gazza!” sussurrò Idacon tono stizzito. Remus si guardò intorno senza parlare, intanto non lontano si sentiva la voce del custode. “Vieni quiii hai scoperto qualche malefatta, piccola mia?” un attimo prima che quest’ultimo svoltasse l’angolo, il ragazzo aveva scaraventato se stesso e la ragazza dentro ad un buco nel muro dietro un arazzo, uno dei numerosissimi passaggi segreti di Hogwarts di cui lui era a conoscenza e Gazza no. Non era abbastanza alto per starci in piedi, ne abbastanza largo per permettere ai due di prendersi i loro spazi. Si trovavano uno spiaccicato all’altra, cercando di rimanere immobili e silenziosi il più possibile, provando a respirare il meno possibile. Attesero così, Ida spiaccicata al muro e Remus spiaccicato su di lei, finchè non furono sicuri che il Custode si era allontanato. Tirarono un sospiro di sollievo, dopo qualche secondo che aveva svoltato l’angolo in fondo al corridoio, e automaticamente prima di uscire dal buco si guardarono.
Remus, povero ragazzo, in uno sguardo mandò a quel paese tre mesi di autodisciplina. Improvvisamente, riprovò quella scossa elettrica e quella sensazione di cadere nel vuoto della prima volta che si erano guardati, nel naso quell’odore incredibile. Erano terribilmente, troppo vicini. Lei lo guardava, senza parlare, gli occhi luminosi, le labbra socchiuse, senza sospettare minimamente cosa passasse per la testa di lui. Ancora un secondo… “Andiamo!” disse lei afferrandolo per mano, in un sussurro, gettando la testa all’indietro in una risata silenziosa. “Prima che quel mostriciattolo spelacchiato ritorni!” E presero a correre per gli ultimi metri che li separavano dal ritratto, dentro al quale praticamente si tuffarono, dopo aver svegliato una Signora Grassa alquanto irritabile.
Lei in quella corsa non aveva lasciato la sua mano, e a Remus sembrava che tutto il sangue del suo corpo si fosse improvvisamente concentrato lì. Appena sbucati, o meglio praticamente rotolati in Sala Grande, lei gli lasciò la mano, e gli gettò le braccia al collo, schioccandogli un bacio sulla guancia. Lupin si irrigidì improvvisamente,trattenendo il respiro, ma lei non sembrò accorgersene. “Grazie Remus” disse con quel suo accento spagnolo, la voce bassa. “E’ stata una serata davvero bella e insolita..” il ragazzo sorrise debolmente mentre lei lo lasciava andare, riacquistando piano piano il controllo e la coordinazione muscoli-cervello. “E’ stata una bellissima serata anche per me, e insolita pure!” lei camminò verso le scale del suo dormitorio “A domani!” sorrise. In quel famoso fruscio di vesti che solo lei sapeva produrre, salì le scale e sparì dietro la porta.
Quella notte, Remus fece davvero tanta fatica ad addormentarsi. Era troppo.
O whom it may concern
Only run with scissors
When you want to get hurt
I said hey you
You’re no fool
If you say ‘NO’
Ain’t it just the way life goes?
People fear what they don’t know