Il film è finito. Per l'ultima parte sono rimasti entrambi in silenzio. Di
colpo Jess si riscuote e, con un gesto automatico, guarda fuori dalla finestra:
è buio pesto.
Bel lavoro. E adesso? Doveva riportare Rory a Stars Hollow, e
invece hanno trascorso tutto il giorno nel suo appartamento di New York in
compagnia di cibo cinese e videocassette.
Luke sarà infuriato. Lorelai avrà
già affilato i coltelli. Eppure sa che deve tornare a Stars Hollow, e deve
tornarci con Rory. Deve solo riuscire a dirglielo, e cercare di minimizzare il
danno dell'altra notte.
"Rory, senti..."
"Rimani qui." Si volta a
guardarla spiazzato.
"Come?!"
"Jess, non vivo in un ripostiglio, c'è
spazio per tutti e due."
"E tu credi che io abbia fatto tutta questa strada
per aumentare l'odio di tua madre contro di me?"
"Non ti odierà."
"Non ci
giurerei."
"Lo sai che non fa sul serio."
"Ah sì? Potevi avvertirmi
allora, così avrei evitato di spaventarmi stamattina davanti alle sue
minacce..."
Rory si lascia cadere sul divano, svuotata di ogni energia. Non
ne può più di litigare in continuazione. Sa soltanto che non ha ancora la forza
per tornare a Stars Hollow e affrontare la situazione. Si sente una vigliacca,
ma sa di non farcela.
"Jess, per favore, io non me la sento."
"Di fare
cosa?"
"Di tornare a casa, adesso."
"Date le circostanze forse dovrei
averne paura più io di te."
"Può darsi, ma me ne sono andata perché avevo
bisogno di stare un po' da sola e chiarirmi le idee, e ora..."
"La tua idea
di solitudine implica che ci sia anch'io a dormire in casa tua?"
"Preferisci
tornare a Stars Hollow a mani vuote? Equivarrebbe a firmare la tua condanna a
morte."
La situazione è altamente compromettente. In ogni caso, è lui a
perdere. Fuori è buio, e lui è stanco per aver passato la notte precedente quasi
completamente insonne. Forse sarebbe meglio non rimettersi al volante, ottenendo
anche di rimandare la sua condanna di un giorno.
Guarda Rory, incerto. Lei
non fa niente per incoraggiarlo o smentirlo. Non riesce a dire altro. Sa
soltanto che vuole che rimanga. Ne ha bisogno in quel momento più che
mai.
Jess sospira, rassegnato. Si tratta solo di dormire lì. Non dovranno
affrontare discorsi imbarazzanti, né altro. Lei in camera, lui sul divano... in
qualche modo poi se la sbrigherà con Luke e Lorelai.
"Passami il
telefono."
Compone il numero, rassicurato dal fatto che dopotutto non dovrà
subito affrontarli faccia a faccia.
"Pronto?"
"Zio, rimango a New York
stasera."
"Cosa... come?"
"Non torno a Stars Hollow, tutto qui."
"No,
scusami, chiami ora, dopo aver fatto stare me e Lorelai in pena per un'intera
giornata, non ci dici niente di come sta Rory né tantomeno se l'hai trovata o se
la stai ancora cercando, e tutto quello che sai dire è che stanotte ti fermi a
New York?!"
"Mi fa piacere sentire che hai recepito il messaggio."
"Vuoi
davvero farmi arrabbiare?"
"Zio, secondo te dove potrei mai fermarmi a
dormire?"
"Ci vivevi tu a New York, io non voglio nemmeno provare a
immaginare..."
"Se ti dicessi che sono a casa di Rory ti risparmierei qualche
incubo stanotte?"
"Bene, grazie per avermi informato del fatto che almeno uno
di voi due è sano e salvo."
"Ah, sì? E sentiamo, Rory dove pensi che
sia?"
"Trovarla era compito tuo."
"E secondo te se non l'avessi trovata me
ne starei qui tranquillo a casa sua?"
"Allora l'hai trovata."
"Deduzione
impeccabile."
"Potevi dirlo subito."
"Diciamo che volevo divertirmi un
po'."
"Beh, per me non è stato affatto divertente."
"Lo immaginavo. Bene,
allora adesso che vi ho messo il cuore in pace andrei a dormire..."
"No, no,
aspetta." Sospira, preparandosi alla predica.
"Cosa c'è?"
"C'è che ho
visto casa di Rory, e non riesco proprio a immaginare dove tu possa
dormire."
"Forse nel corso del tuo esame ti è sfuggito il divano."
"Mi
sembrava un po' troppo piccolo per te."
"Allora farò in modo di
rimpicciolirmi."
"Perché non ti sei messo in macchina qualche ora
fa?"
"Ero troppo impegnato a studiare un modo per riuscire a dormire sul
divano."
"Da chi è partita questa proposta?"
"Suona tanto come una domanda
retorica la tua."
"Jess, spero tu non abbia intenzione di..."
"Ecco, se
credi di sapere già la risposta risparmiati di chiedermelo."
"Ti avverto, non
fare sciocchezze."
"Accidenti, avevo già in mente di organizzare un
festino..."
"Jess."
"Zio, come devo fartelo capire che sono perfettamente
in grado di non farvi preoccupare?"
"Trattandosi di Rory, non lo sei mai
stato."
"Bene, allora se preferisci non credermi sulla parola e passare una
notte insonne insieme a Lorelai, tanto piacere. Salutami
Emily."
"Jess..."
"Buonanotte."
Rimette il telefono al suo posto mentre
una sgradevole sensazione di fastidio continua a pesargli addosso.
Al
diavolo, non ha intenzione di farle niente. Eppure ogni volta è così... ogni
volta lui è il colpevole e lei la povera innocente. Lui è quello che è capace di
plagiarla mentalmente, di traviarla, di farla essere quello che non è. Come se
Rory con lui non fosse mai stata sé stessa. Assurdo, perché anni fa l'aveva
osservata spesso mentre stava in mezzo agli altri, circondata dalla gente,
soprattutto con Dean, e gli era quasi sembrato che davanti alla gente Rory
recitasse un ruolo, quello della ragazza perfetta, che le calzava perfettamente,
e che lei interpretava in modo eccezionale, ma pur sempre un ruolo. Sempre così
controllata, posata, tranquilla, gentile. Lui era riuscito a tirare fuori la
parte meno perfetta di lei. L'imbarazzo di fronte alle sue affermazioni
spudorate, il senso di colpa quando Dean li sorprendeva insieme anche se di
fatto non stavano facendo niente di male, l'indecisione quando si era trattato
di scegliere fra il ragazzo perfetto e il teppista ribelle, la rabbia di fronte
a certi suoi atteggiamenti poco rispettosi nei suoi confronti, la passione che
aveva iniziato a tirare fuori con lui quando stavano da soli... tutte cose che
l'intera città di Stars Hollow non aveva mai conosciuto, nonostante avesse
seguito la sua crescita di anno in anno da quando lei e Lorelai erano arrivate
lì. E questo, secondo l'opinione comune aveva il significato di averla
traviata.
Certe volte la gente è proprio superficiale.
Si volta verso
Rory. Ora deve preoccuparsi soltanto di loro due.
"Tutto sistemato, almeno
fino a domani." Lei gli sorride timidamente.
"Potevi dirglielo che era stata
una mia idea."
"E togliergli il loro divertimento principale? Fidati,
passeranno la notte a studiare i modi migliori per darmi una morte lenta e
dolorosa."
Lei sorride ancora, mentre il dolce sospetto che abbia tentato
implicitamente di proteggerla si fa strada in lei e le fa allargare il
cuore.
"Ti faciliterò la fuga, nel caso decidano di attuarne
qualcuno."
"Grazie." Anche lui le sorride lievemente. Prima che possa
sopraggiungere l'imbarazzo, ha già pensato a un modo per salvare
entrambi.
"Per caso hai qualche altro cuscino?"
"Oh... sì, certo."
Rory
sparisce di corsa nell'altra stanza, e lui può finalmente rilassarsi un attimo e
tentare di sciogliere la tensione. La stanchezza sarebbe capace di farlo
crollare addormentato in pochi istanti, ma in realtà dubita che ci riuscirà
veramente. I troppi pensieri contribuiscono sempre a tener sveglio il cervello,
in casi come questi, e nemmeno il sonno è in grado di sopraffarli.
Rory
continua a rigirarsi da una parte all'altra.
Non si è mai trovata in una
situazione così. Con Jess che dorme in casa sua, di là, sul divano. Ed era stata
lei a chiedergli di restare.
Continua a ripensare alla telefonata tra lui e
Luke. Dalla metà di conversazione che aveva potuto ascoltare, ne aveva dedotto
che erano volati degli avvertimenti volti a mettere le mani avanti per loro due,
nonostante nessuno sapesse che cosa era successo tra loro.
Non stanno neanche
insieme, e sono ancora capaci di spaventarli come una volta.
Ricorda bene le
visite di Luke al piano di sopra ogni dieci minuti, l'espressione infastidita di
Jess ogni volta che venivano interrotti e l'imbarazzo che le colorava le guance,
e ricorda bene anche la faccia che ha fatto sua madre quando le aveva detto che
pensava di avere la sua prima volta con Jess. Se avesse potuto escludere da
quella conversazione qualsiasi imbarazzo, paura o reticenza che aveva provato,
avrebbe anche potuto farsi delle sane risate. Loro due insieme, da soli nella
stessa stanza, erano capaci di mettere in allarme l'intera città.
Eppure, la
questione è tornata a scottare. E' grande, adulta. Questo genere di cose sono
ormai normale prassi per la gente della sua età. Ma con Jess è sempre stato
complicato. Non ha dimenticato tutta la passione che la infervorava, che spesso
era costretta a reprimere con l'aiuto del buonsenso. Era giovane, all'epoca, le
era già costato uno sforzo non indifferente ammettere con sua madre che ci aveva
pensato. Tutte le volte che ci pensava si sentiva sconvolgere. Avrebbe potuto
farlo con Jess, perdere la sua verginità con lui. Aveva paura, un'immensa paura
di compiere quel passo, ma non aveva mai dubitato di quel pensiero, di quel
desiderio. Se avesse deciso di concretizzare quell'ipotesi, era certa che Jess
l'avrebbe fatta sentire come nessun altro avrebbe potuto fare. Lo sentiva,
quando si baciavano, quando i loro corpi si incontravano in un abbraccio. Quello
che lui non diceva a parole, spesso lo percepiva dal comportamento che aveva
verso di lei. Era ovvio che aveva avuto altre storie, ed era ovvio che
probabilmente sentiva il desiderio di farlo anche con lei, ma non gliel'aveva
mai espressamente chiesto, niente forzature, niente moti di stizza quando lei
decideva di fermarsi. Era qualcosa che andava al di là del semplice rispetto, o
del legame che aveva con lei. Per qualche strana e assurda ragione, sentiva che
se fosse successo con Jess sarebbe stato tutto splendido, anche se magari non
perfetto. Jess non avrebbe mai programmato la serata portandola a cena fuori in
un ristorante di lusso e poi in una camera da letto illuminata da mille candele.
La decisione l'aveva tacitamente lasciata tutta a lei.
Quella sera alla festa
di Kyle tutto era andato storto, però. Si era sentita tradita, tutto quello che
aveva immaginato riguardo alla sua prima volta con lui era stato demolito in
pochi secondi. Non poteva credere di essersi così clamorosamente sbagliata su di
lui. Poi però, con la lucidità successiva, aveva capito. Aveva capito che c'era
qualcosa che non andava, qualcosa di serio che non andava. Jess non era solo
taciturno e scontroso quella sera. Era frustrato, triste. Avrebbe dovuto andare
via da quella festa, portarlo lontano, cercare di stargli più vicino. In ogni
caso, tutto era andato a rotoli. La magia si era rotta, e poco dopo lui se n'era
andato. Il sogno della sua prima volta si era perso in un baratro di
disillusione, e la fine di quella bella favola era stata tutt'altro che
prevedibile. Aveva deluso sua madre, sfasciato un matrimonio, distrutto
l'immagine che tutta Stars Hollow aveva di lei, quella della ragazza perfetta,
giudiziosa, riflessiva. Non era così che immaginava che sarebbe
andata.
Lentamente, il sonno prende il sopravvento, le palpebre iniziano a
diventare pesanti. L'inquietudine e l'inadeguatezza che prova per aver chiesto a
Jess di dormire in casa sua mentre non stanno nemmeno insieme vengono soffocate
lentamente dal dormiveglia, mentre inizia a perdere coscienza dei propri
pensieri senza rendersene conto.
Jess rimane per un po' a fissare la
stanza immersa nella penombra, circondato dai cuscini. Dopo un po', decide di
darsi pace, e sposta lo sguardo sul soffitto, pensando a quanto sia stato idiota
a perderla anni fa. Se n'è andato perché era necessario farlo, era per il suo
bene che voleva tenerla lontana dal lato peggiore del suo carattere, per paura
di farle ancora del male come aveva già fatto, e nello stesso tempo, senza avere
il coraggio di dirglielo. Lui era cambiato. Si era sforzato di migliorare per
lei. Andarsene gli aveva giovato. Ma non era andata come sperava. Lei non ci
aveva creduto. Non era riuscito nell'unico scopo vero che aveva mai avuto nella
sua vita, stare con lei. Era stata dura da mandare giù-- probabilmente non ci
era mai riuscito.
Ovvio che non ci è mai riuscito, si corregge. Altrimenti
ora non starebbe qui a dormire in casa sua senza sapere che decisione
prenderanno domani mattina. A pensarci bene, l'avrebbe direttamente mandata a
quel paese di fronte alle sue crisi di gelosia, e poi non ci sarebbe stato certo
un bacio.
Quel bacio. L'aveva proprio sconvolto emotivamente, si disse con
ironia. L'agitazione e l'adrenalina l'avevano assalito talmente tanto che non
era più stato bene in grado di mantenere il pieno controllo delle sue facoltà
mentali. Non riusciva più a pensare con coerenza, non riusciva nemmeno a
concentrarsi su qualche pensiero, tutto quello che ricordava era il vuoto
mentale, l'invasione del suo cervello da parte di una serie di scariche
elettriche.
Rivivere mentalmente quella scena gli dà la possibilità di
ricostuire un quadro in cui molte parti sono confuse nell'emozione. Ricorda il
gusto delle sue labbra. La consistenza del suo corpo premuto contro il suo. Le
sue mani intorno al collo, fra i capelli, lo scivolare in profondità sulla sua
bocca...
Rory si sveglia di soprassalto, si sente mancare il respiro.
Rimane immobile per qualche secondo a fissare il buio, poi di scatto di solleva
a sedere sul letto. Si passa le mani tra i capelli sciolti sulle spalle,
chiudendo gli occhi e tentando di calmarsi.
Un sogno, era solo un sogno.
Qualcosa in cui si era sentita intrappolata fino all'ultimo, finché la sua forza
di volontà non era stata capace di farla ritornare cosciente e di farle aprire
gli occhi.
Ha soltanto sognato, la paura incredibile che ha provato di fronte
a quelle immagini non ha motivo di esistere veramente. Eppure, continua ad
essere scossa da tutto questo, e le ci vogliono diversi secondi per fare il
punto della situazione, e ricordarsi che si trova a casa sua a New York, e che
di là c'è Jess... sì, è di là, è stato solo un sogno. Deve riuscire a farselo
entrare in testa.
La situazione è davvero ironica. Gli ha chiesto di restare
perché aveva paura di rimanere da sola, di sentirsi persa, vuota, di perderlo di
nuovo, a causa della sua stupidità... ed è riuscita a terrorizzarsi da sola con
un incubo insensato.
Non sa perché si sta alzando. Forse vuole solo
assicurarsi che sia davvero lì, che abbia solo sognato. Deve assicurarsene, deve
tranquillizzarsi o non riuscirà più ad uscire da quel circolo
vizioso.
Stringendo le braccia intorno al corpo si avvia come in trance fuori
dalla sua camera.
Jess si sveglia di colpo, allarmato da un movimento.
Apre gli occhi. Rory è in piedi di fronte a lui, e lo guarda attraverso la
penombra. Che ci fa lì? Da quanto si è addormentato?
"Tutto bene?" sussurra,
accorgendosi che lei rimane lì immobile.
"Ho... credo di aver avuto un
incubo."
Evidentemente la sua presenza lì non è bastata a farla sentire più
tranquilla.
Si solleva a sedere sul divano, non sapendo che fare.
"Mi
sento una stupida." dice lei, e forse sono entrambi a sentirsi così. Jess si
alza in piedi, incerto.
"Era tanto spaventoso?" chiede. Lei riesce solo ad
annuire, sentendosi cogliere dalle vertigini. Barcolla leggermente.
Jess si
avvicina a lei, senza pensarci. Le passa un braccio sulla schiena, avvicinandola
a sé. La sente tremare, scossa da un brivido. La sua pelle è calda, e il
contatto con le sue mani fredde gli dà un senso di straniante sollievo...
La
guarda, inclinando leggermente la testa di lato. Sembra davvero
scossa.
"C'era per caso tua madre con un cappuccio in testa e una falce in
mano?" prova ad insinuare. Rory sembra avvicinarsi leggermente. "No perché se è
così credo che la tua sia stata soltanto una premonizione..."
Non riesce a
continuare oltre. La distanza fra loro si è ormai chiusa del tutto, Rory ora ha
le mani sulla sua schiena, la testa reclinata sul suo petto. Il suo cuore inizia
a battere molto più velocemente, e l'idea che Rory possa sentirlo non
contribuisce certo a farlo calmare. Viene scosso da un lieve brivido mentre
lentamente la stringe di più a sé, e la sensazione che prova riesce quasi a
farlo andare fuori di testa.
La sua mano scivola sulla schiena di Rory.
Indossa soltanto quel pigiama minuto con cui gli si è trovata davanti la
mattina. Lei sembra avvicinarsi di più a lui, cercare un contatto pericoloso ma
essenziale per entrambi in quel momento. Jess non riesce a dire niente, non sa
più cosa pensare ormai. Tutto quello che riesce a fare è poggiare la fronte
contro la sua e tenerla stretta a sé cercando di farla stare
meglio.
"Jess..."
"Sì?"
"Io..."
Sente mancarle le forze. Vorrebbe
dirgli che ora sa, che ora è cosciente di tutto, che è pronta, pronta come lo
era lui quando era venuto da lei a Yale per portarla via con sé, che ha capito
tutto quanto, che non ha più paura, e che vorrebbe che per lui fosse lo
stesso...
Jess le sfiora le labbra con le dita. Solo questo, poi il buio lo
invade mentre in un attimo cerca la sua bocca e la bacia. Si maledice per la sua
impulsività, rendendosi conto che così sta offrendo su un piatto d'argento a
Luke e a Lorelai l'occasione per vantarsi di aver avuto ragione su di
lui...
Eppure, lei risponde al bacio. Si stringe di più a lui, aggrappandosi
alle sue spalle, e basta un attimo perché ritorni tutto quanto: la complicità,
la voglia di stare sempre attaccati, il desiderio di chiudere soltanto gli occhi
e lasciarsi trascinare via senza pensare.
Si rende conto di amarla ancora.
Non è mai svanito il suo ricordo dentro di lui. Si è soltanto assopito. E ora,
lei è cambiata, ma è cambiato anche lui, e nonostante questo i loro momenti ora
coincidono, e loro sono ancora lì a baciarsi, come tanti anni fa...
Lei si
solleva in punta di piedi e gli cinge il collo con le braccia, continuando un
bacio più profondo, più intenso.
Forse ora è il momento. Forse è proprio da
lì che devono riprendere, da dove sono stati interrotti l'ultima volta. Solo che
ora molte cose sono cambiate... lui non la sta cercando solo per scaricare la
sua frustrazione, e lei forse non lo respingerà sentendosi tradita...
Inizia
a girargli la testa quando lei gli prende il volto fra le mani, lo bacia con
passione e poi gli afferra una mano, trascinandolo lentamente verso la
camera.
Sente che lo vuole davvero. In quel momento non ha paura. Non ha
paura di tradire nessuna immagine di lei, nessun'idea che gli altri si sono
fatti. Non vuole farlo per sentirsi matura, non vuole farlo perché questo
significherà essere di nuovo al sicuro dal resto del mondo...
Lo vuole
soltanto perché è Jess che la sta baciando in quel momento. Lo vuole solo per
lui, per loro.
Jess la solleva e la appoggia sul letto, senza mai staccare la
bocca dalla sua, quasi nell'intento di esorcizzare tutte le paure e i dubbi che
potrebbero sorgere se si fermassero un attimo a riflettere...
Non gli importa
di quello che diranno gli altri. Non gli è mai importato, a maggior ragione
quando si trattava di lei.
Le braccia di Rory cingono il suo torace, in un
attimo si ritrova disteso sopra di lei, premendo sul suo corpo, mentre la bacia
con ardore sempre crescente.
Le vertigini lo colgono in un attimo. Si rende
conto che non può andare avanti se non è sicuro che per lei sia lo stesso. Se il
mattino dopo dovesse svegliarsi e scoprire che è stato solo un passatempo,
qualcosa di cui non era convinta...
Sfila le mani da sotto di lei e si stacca
dalla sua bocca, appoggiandosi sul suo fianco, tentando di riprendere
fiato.
"Scusami." riesce solo a dire. Si sente un idiota, ma poi lo sguardo
di Rory si fissa su di lui.
Dopo un secondo lei si scioglie dal suo
abbraccio.
"Ok." dice, in tono sommesso. Jess la guarda, spiazzato.
"Ok
cosa?"
"Se non ti va..."
"No, no, aspetta."
"Sono una stupida, non
avrei mai dovuto."
"Rory guarda che io..."
"Lo capisco, se non vuoi." Le
esce fuori in tono disperato, sull'orlo delle lacrime, e in quel momento si
sente morire. E' destino che tutto vada storto. "Io mi sono comportata da
perfetta idiota con te..."
Tutto ritorna sempre alla radice del problema.
Jess sospira, poi le accarezza una guancia.
"Anch'io mi sono comportato da
perfetto idiota con te."
"Allora siamo pari."
"Già."
Rory trattiene il
fiato, osservandolo attraverso la penombra della camera, mentre è ancora così
vicino a lei.
Poi capisce perché si è femato. I dubbi che assalgono lei,
hanno assalito anche lui...
"Però vogliamo le stesse cose." dice, in un
sussurro. Sente lo sguardo di Jess su di sé, i loro occhi incatenati di
nuovo...
"Al diavolo le scuse, allora." dice, e in un attimo le loro bocche
sono di nuovo l'una sull'altra, e Jess capisce. La sente. Sente che lei lo
vuole. Che ne è consapevole. Che non è tutto dettato da un momento di
follia.
Sorride lievemente mentre le bacia il collo e si dedica a sfilarle
via il pigiama.
Ora sente solo la sua pelle bollente, e capisce che la ama.
Non si tratta di averla come non l'ha mai avuta. E' soltanto un completamento,
un atto che in quel momento li unisce al di là di tutti i problemi ancora
irrisolti, qualcosa che gli fa ritrovare speranze che aveva perso tanto tempo
fa.
Mentre le bacia la guancia arrossata e le accarezza i capelli si rende
conto di non avere mai fatto l'amore così.
Nota: la citazione del titolo viene da "I Am Trying To Brake Your Heart" dei Wilco.