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Autore: jennybrava    20/07/2012    8 recensioni
Di cene settimanali, amore, team iperprotettivi, sentimenti nascosti e famiglie.
Di un teme, un dobe, un pervertito, un sociopatico ed un una violenta. Di lui e lei.
Dal Quarto Capitolo "Guess Who Coming To Dinner: Their Friends":
"«Sakura, mi domandavo se, visto che hai operato Neji-san, non l'avessi visto nudo» questo era Sai.
«Ti sembrano domande da fare, razza di pervertito?!» questo era Naruto.
«Ottima domanda, Sai. Complimenti per la fantasia» questo era Kakashi.
«Ha dei problemi di socializzazione» questa era Sakura, che cercò di smorzare la tensione con una risatina e battendo una pacca sulla spalla di Sai - non amichevole, vista la reazione del suddetto."

Perché c'è lei che aspetta, loro che osservano e lui che, semplicemente, deve imparare a perdonarsi.
Perché sono una famiglia.
{SasuSaku}
Enjoy!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Cap.3
Again & Again
3. A Dinner With Her.










La prima cosa che vide - oltre alla spropositata e vistosa grandezza del suo petto; non che fosse il tipo che guardava quelle cose, in ogni caso - fu il suo sguardo a metà fra il rassegnato e il seccato, e la piega delle sue labbra - che segnalava gli ennesimi guai in arrivo.

Sasuke Uchiha, comunque, nascose molto bene qualsiasi tipo di sentimento simili alla paura o soggezione gli avessero messo addosso quest'ultimi, e si limitò a battere ciglio - osservando l'Hokage in carica che scrutava lui e i suoi cinque compagni con una evidente espressione di rimprovero sul viso.

<< Ma Tsunade-baachan >> Naruto tentò di nuovo l'impossibile. << Cerca di capire..! Sono sicurissimo che il Teme può farcela benissimo! >>

<< Se ti sentisse Sakura non vivresti abbastanza nemmeno per pranzare, Naruto >> Tsunade congiuse le mani al mento. << Stai sparando un mucchio di sciocchezze - non che solitamente tu dica cose intelligenti >> e Naruto sbuffò. << E' fuori questione >>

Anche Sasuke ci riprovò. << Sono perfettamente in grado di- >>

<< Con una spalla lussata, Uchiha? >> l'espressione di rimprovero si trasformò in un sorrisino di sfida che Sasuke trovò estremamente irritante. << Vogliamo andarlo a dire a Sakura? >>

Naruto si infilò entrambe le mani fra i capelli, pestando per terra i piedi << Tsunade-baachan! Non puoi! Non puoi dismettere il Teme e metterci Kakashi-sensei! >> starnazzò. << Il Teme è il nostro capitano! >>

<< Sasuke non è in grado di affrontare una missione di un tale livello. Ha un braccio rotto, Naruto. Ci arrivi? O è troppo difficile la questione? >> Sai, l'unico che fino a quel momento non aveva preso parola assieme a Neji, sospirò.  << Fra l'altro credo che Kakashi abbia più cervello di te, Uchiha, Sai e Hyuuga messi assieme. Geni o non geni >>

<< Tsunade-baac- >>

<< Niente storie. Il capitano Uchiha è dismesso per quindici giorni, il tempo giusto affinché recuperi le sue piene capacità fisiche e motorie. Al suo posto subentrerà Kakashi, che prenderà il ruolo di capitano per la missione di domani >>

<< Kakashi-sensei è troppo vecchio per queste missioni! >> gracchiò Naruto, e anche Sasuke cominciò vistosamente ad irritarsi. Era evidente che neanche una bottiglia di sake avrebbe fatto cambiare idea a quella vecchia megera, perché insistere allora?
<< Potrebbe rompersi la schiena mentre.. che so.. saltiamo fra gli alberi! >>

<< Mi commuove sapere che è questo ciò che pensi di me, Naruto >> Kakashi chiuse il suo libro e scrutò con sussiego il suo pestifero e rumoroso ex allievo biondo.

<< Kakashi-sensei! >>

<< Uzumaki, adesso basta >> Tsunade assottigliò entrambi gli occhi, stringendo la presa delle mani sul rotolo che aveva appena tirato fuori. << Così è deciso: Kakashi Hatake, prenderai momentaneamente il posto del Capitano Uchiha in attesa del suo completo recupero, guidando il plotone numero uno degli ANBU di Konoha e portando a termine la suddetta missione di rango A >> gli lanciò il rotolo, che lui afferrò immediatamente. << I dettagli sono all'interno. La partenza è prevista per domani, alle nove esatte, davanti alle porte del villaggio. Nessun ritardatario >>

<< E vi prego, non fatevi uccidere >>

Con quello la Godaime tuonò il suo solito "Dismessi, fuori di qui!" e tutti loro si affrettarono a sciamare fuori dall'ufficio dell'Hokage, chi più felice, chi meno. Sasuke non era fra i primi, e sembrò che anche Naruto lo fosse.
Non che entrambi avessero qualcosa contro il loro sensei - che da parte sua sorrideva come un ebete, compiaciuto dall'avere finalmente una missione decente - ma il punto era che il plotone degli ANBU era qualcosa di loro. Avevano sudato per arrivarci, e passare quegli esami era stato così massacrante e duro che era stata l'unica volta nella sua vita in cui si erano pentito di essere diventati i ninja che erano.

<< Bene, allora ci dividiamo >> erano oramai fuori dal Palazzo, e Neji Hyuuga si voltò verso di loro. << Se domani sei in ritardo, Naruto, giuro che ti lasciamo qui >> Naruto sbuffò, ma poi sorrise, con fare imbarazzato. << A domani >> lo sentirono dire, prima di vederlo marciare via - probabilmente diretto verso i campi d'addestramento, dove il suo team lo aspettava.

<< Non siete eccitati, ragazzi? >> scoprirono Kakashi che sorrideva al suo libro, mezz'ora dopo, seduti all'Ichiraku per pranzo.
<< Finalmente una vera missione col vostro vecchio sensei >>

<< Eri con noi anche la scorsa settimana >> borbottò Naruto, tragurgitando il suo ramen. Non gli andava molto a genio non avere il suo miglior amico in missione con lui.

<< Eh, che vuoi che sia! Quella era una missione di spionaggio >> Kakashi staccò le bacchette e le affondò nella sua ciotola.
<< Domani andiamo a conciare per le feste qualche balordo. Non è esaltante? >> e notando come Naruto aveva ricominciato a mangiare il suo ramen, come Sasuke osservasse il suo con odio - probabilmente stava cercando di trattenersi dal soffocarlo - rivolse l'attenzione all'unico membro rimasto. << Non trovi Sai? >>

Sai alzò lo sguardo. << Dipende >> replicò, lui. << Se per "esaltante" intendi svolgere il nostro lavoro come ninja, o più semplicemente non avere Sasuke fra i piedi è qualcosa che dovr- >> anche questa volta il ragazzo non finì la frase che il suo stesso sensei gli tappò la bocca con la mano, ridacchiando. << Ma che spiritoso che sei, Sai >> disse, e Sasuke, perlomeno, riuscì ad apprezzare il suo futile tentativo di non peggiorargli l'umore.

<< Qualcuno deve informare Sakura, comunque >> Kakashi riprese a mangiare. << Se non le diciamo niente penso andrà fuori cervello e quando torneremo non ci preparerà più da mangiare >>

<< Sia mai! >> sbraitò Naruto. L'apocalisse. << Io non posso, eh! Devo andare a salutare Hinata-chan, anche lei parte col suo Team, oggi >>

<< Nemmeno io >> Sai depositò le sue bacchette al bordo della ciotola, sazio. << Devo prepararmi per la missione >>

<< Neanche io >>

<< E quale sarebbe la tua scusa, Kakashi? >> sibilò Sasuke, appurando come l'apetito gli fosse completamente passato. Non solo sarebbe stato costretto a rimanere a casa per due settimane, ma i suoi compagni di team lo prendevano per fesso. Letteralmente.
Non era idiota, lui. Sapeva a cosa stessero mirando, e dire che la cosa non gli piacesse sarebbe stato un eufemismo.

<< Oh, sai, avevo promesso alla mia vicina di cas- >>>

Per un attimo fu tentato dal balzare in piedi e urlargli quel vecchio e oramai consolidato detto che si erano passati fra loro ("BUGIARDO!"); fortunatamente fu Naruto a farlo per lui, ma dovette ammettere che senza la voce di Sakura il risultato non era comunque lo stesso.

<< In ogni caso ora devo andare >> Kakashi alzò una mano verso di loro, in segno di saluto e prima che potessero anche solo protestare lui era già sparito in una nuvola di fumo.

Sasuke stava cercando di realizzare la cosa: gli ingranaggi del suo cervello però, quel giorno, sembravano impiegare più tempo del solito, tanto che sentì solo la sedia di Sai stridere e la sua voce che diceva "Ora vado anche io. A domani", prima che si ritrovasse  solo triste ed abbandonato con Naruto al suo fianco - e le bacchette che ancora non avevano toccato ramen.

<< Non ci provare >> lo avvertì, assottigliando gli occhi. << Non ci provare nemmeno, Naruto >>

Ma Naruto lo osservava con quella espressione da cucciolo abbandonato, quella espressione che in un modo o nell'altro gli risvegliava sempre qualcosa di più struggente dal profondo del suo cuore - senso di colpa, forse. [Di nuovo]
Quell'espressione che gli faceva stringere i denti e i pugni; quell'espressione simile agli occhi di Sakura, che si illuminavano ogni volta che lo vedeva fare qualcosa di umano con loro; simile al sorriso appena accennato di Kakashi, quello orgoglioso [Di un padre] che riservava solo ed unicamente a lui.
Quell'espressione che lo spingeva a chiedersi perché si sentisse ancora così, nonostante fossero passati anni e lui dovesse stare bene.

[Odio. Senso di colpa. Odio. Senso di colpa]

Non gli disse più nulla, nemmeno lo salutò quando lui gli batté una pacca sulla schiena e lo guardò dritto negli occhi - forse aveva capito.

[Lui capiva]

<< A domani, teme >>



***



Giunse all'Ospedale dopo un quarto d'ora di tragitto a piedi, e sperò vivamente di trovarla ancora in servizio. Non conosceva bene i suoi orari, nonostante lei, ogni mese, si premurasse di appendere il foglio dei suoi turni in ciascuna delle loro abitazioni - in caso di emergenza, diceva.

Saltò immediatamente la reception, e in particolare la ragazza che vi sedeva dietro - sapeva per certo che si trattasse di una delle sue solite ammiratrici - e puntò subito verso il retro della struttura, alla ricerca dell'ufficio di Sakura - certo che se non l'avesse trovata lì avrebbe comunque potuto sbirciare i suoi orari e scoprire a che piano fosse in servizio.

Ebbe fortuna, in ogni caso, perché una volta girato l'angolo del corridoio sentì due familiari - e femminili - voci che chiocciavano all'interno, e nel mentre percorreva i restanti metri che lo separavano dalla porta, udì chiaramente i loro discorsi:

<< Oh, tesoro.. sei così sciatta, così.. non riesco neanche a descriverti >>

<< Parla per te, Ino-pig >>

<< Ma sentila! Esci, Frontespaziosa, esci! >> Yamanaka << Perché non esci? O sei sempre qui in Ospedale, o sei con me, o sei con quei trogloditi dei tuoi compagni di Team! Sai quanti ragazzi sarebbero pronti a prostrarsi ai tuoi piedi solo per strapparti un appuntamento? >>

<< Credimi, Ino. Io vorrei uscire, se solo quegli idioti del mio team non mi impedissero di respirare uscirei mol- >>

<< Chi pensi di prendere in giro, Frontespaziosa? Sei una donna.. Kami! Se volessi potresti mandarli tutti all'Ospedale per due settimane con due pugni, ed uscire con chi diavolo ti pare. La verità è che tu ancora speri che- >>

Sasuke - che avrebbe decisamente preferito non ascoltare neanche una sillaba di quella conversazione - manifestò la sua presenza con un cerimonioso colpo di tosse e con un discreto, ma secco, colpo alla porta. Entrambe le due kunoichi vennero palesemente colte di sorprese, così tanto che spinsero Sasuke a domandarsi se sapessero o meno identificare i diversi tipi di chakra.

<< Oh, ci sono visite >> la bionda Yamanaka prese parola per prima. << E che visite >> aggiunse, e sia Sasuke che Sakura sospirarono, rassegnati. L'unica consolazione che Sasuke, d'altronde, trovava in tutta quella situazione era sapere che la Yamanaka aveva da tempo dismesso la sua ossessione nei suoi confronti, preferendo riversarla verso quel pigrone che era Nara.
<< Sasuke-kun >> cinguettò lei, sventolando una mano.

<< Yamanaka >> sibilò invece lui, a denti stretti, sperando che lei recepisse il suo tono e se la desse a gambe alla svelta. << Sakura >> disse, infine, e non volle badare al repentino cambio di tono che aveva avuto la sua voce.

[Più morbida]

Ino Yamanaka parve recepire il messaggio molto più in fretta di quanto si aspettasse, e recepì anche altro - con suo sommo disappunto - perché perse due istanti ad osservare lui e Sakura, un sorrisino sulle labbra, prima di marciare via. << Ho capito, ho capito.. il paziente della trecentoquattro.. ci vediamo in giro, Sasuke-kun! >> sgusciò nel poco spazio fra lui e la porta << Ma, ha! Frontespaziosa, non pensare che abbiamo finito! >>

Fu solo quando il ticchettio dei suoi passi sparì del tutto da quei corridoi che Sasuke sentì la voce di lei dargli dolcemente il benvenuto e chiamarlo con un sorriso:

<< Come mai qui? >> gli disse, riprendendo a fare quello che poco prima stava facendo - catalogare le cartelle dei suoi pazienti.
<< Non ti sei rotto anche l'altra spalla, vero? >>

<< Che spiritosa >> sbottò lui, stizzito, prima di riprendere il controllo della situazione ed infilare la mano buona nella tasca dei pantaloni. << Gli altri mi hanno detto di dirti che la Godaime ha affidato loro la missione e che- >>

<< Aspetta! Tsunade-sama ti ha dato la missione anche se- >>

<< Sakura >> questa il volta il suo nome fu ringhiato, con evidente irritazione. << Se mi lasci finire potremmo evitare fraintendimenti >> Sakura, presa in contropiede, riuscì soltanto ad annuire. << La Godaime ha affidato la missione a tutti, Kakashi è il capitano. Partono domani alle nove. Fino a giovedì. Devono neutralizzare un gruppo di mercenari. Io sono esenziato per quindici giorni >>

Sparò tutte quante le frasi con un entusiasmo tale che lui stesso si chiese come fosse parso agli occhi di lei, che lo osservava ancora sorridendo.

[Come sempre]

<< Capisco >> Sakura sorrise ancora, e questa volta Sasuke notò che, perlomeno, era abbastanza sincera. << Beh.. ti farà bene prenderti qualche giorno di riposo no, Sasuke-kun? >>

<< Hn >>

Sasuke l'osservò trafficare con una pila di cartelle, andando avanti indietro dalla sua scrivania all'archivio a muro: avrebbe voluto chiederle se avesse pranzato, avrebbe voluto chiederle cosa avesse fatto quella mattina, avrebbe voluto chiederle qualsiasi di quelle stupide cose che Naruto era abituato a chiederle.
Eppure nemmeno una di quelle affettuose attenzioni abbandonò le sue labbra e quando vide lei che lo osservava, in attesa di qualcosa, pensò che l'unica soluzione era andarsene.

[Come sempre]

Prima che potesse girare i tacchi e uscire dalla stanza, però, la sua voce lo fermò di nuovo.

<< Andrai a salutarli, domani? >> gli chiese, e un raggio di sole che filtrava dalle tende della finesra le illuminò appena il viso.

[Odio. Odio. Odio]

<< Sì >>

Lei sorrise - di nuovo, e di nuovo. << Allora ci troviamo alla panchina poco prima? >> gli chiese, e Sasuke non seppe cosa lesse nel suo sguardo.

[O non lo volle sapere]

<< Hn >>

[Sorriso]

<< A domani, Sasuke-kun >>

<< A.. domani >>



***



Quel "poco prima" Sasuke lo interpretò come una vaga ed elastica quindicina di minuti, eppure quando attraversò le vie del parco e scorse da lontano la figura della pachina (quella panchina), e non vi vide Sakura seduta sopra, tutto quello che riuscì a fare fu sbuffare poco elegantemente - attirando l'attenzione del solito stormo di ragazzine adoranti che lo seguiva di nascosto.

Guarda caso Sakura decise di urlare il suo nome proprio in quel momento, e Sasuke scoprì un istante dopo che lei era banalmente in ritardo di una manciata di minuti. << Sei in ritardo >> le disse.

La vide arrivare di corsa, i capelli rosa che le danzavano sulla schiena e le guance rosse dal moto. << Ti sbagli >> rispose, sventolandosi una mano sul viso per farsi aria. << Non avevamo specificato un orario, quindi ho ragione io >> e la cosa sembrava piacerle molto, visto il sorrisino soddisfatto che le incurvò le labbra, subito dopo.

<< Come vuoi >> la liquidò lui, atono. << Muoviti >>

Quel giorno Konoha non era soleggiata come al solito: pesanti nuvoloni provenienti da nord oscuravano il cielo, e assieme ad esso anche il sole, trasformando il villaggio in un agglomerato di abitazioni cupe e dall'aspetto grottesco. Mentre camminavano videro file di scolaretti che marciavano verso scuola, tenendosi tutti per mano, e Sasuke colse anche un'ombra di sorriso sulle labbra di lei, alla loro vista.

<< Credo pioverà >> sentenziò lei, quando le porte del villaggio furono abbastanza vicine da permettere loro di scorgere il resto del Team Sette sotto di esse.

<< E da dove l'hai capito? >> replicò lui, grondando sarcasmo. La cosa non piaque a Sakura, che gli rifilò una gomitata nel fianco, e lui non ebbe nemmeno il tempo di gemere dal dolore che la voce spaccatimpani del loro migliore amico irruppé nell'aria di quella mattinata, costringendo entrambi a strizzare gli occhi dal fastidio.

<< Sakura-chaaaan! >> urlò Naruto, sbracciandosi nella loro direzione. Quando lo ebbero raggiunto Sasuke lo vide slanciarsi vero la ragazza e stritolarla nel solito affettuoso abbraccio. << Non ci avevi detto che saresti venuta a salutarci! >>

<< E vi lasciavo partire senza nemmeno dirvi di stare attenti? >> Sakura gli strizzò la guancia, prima di rivolgersi all'unico estraneo del gruppo e chinare il busto formalmente. << Neji-san >> 

<< Sakura >> rispose lui, e spostò lo sguardo più a destra. << Uchiha >>

<< Hyuuga >>

Sakura scosse la testa - e Sasuke immaginò anche il perché. << Allora, Kakashi-sensei, è proprio vero che sei il Capitano di questa missione? >>

<< Esatto! >> Kakashi si battè un pugno sul petto con fare orgoglioso, nella mano la maschera d'ANBU. << Non è fantastico? >>

...

<< Non sei un po' troppo vecchio? >>

Naruto scoppiò a ridere di getto, mentre accanto a lui lo sguardo inespressivo di Sai non si perdeva nemmeno un istante dell'intera faccenda.

<< Cos'è questa storia, Sakura? Anche tu? Io non sono vecchio >> replicò Kakashi, pomposamente. << Sono di sicuro uno shinobi con più esperienza di Sasuke nel campo degli ANBU >> aggiunse e Sakura si unì alla risata di Naruto.

<< Certo, come vuoi sensei >>

<< Comunque non preoccuparti, Teme >> Naruto sembrava aver dimenticato il cattivo umore del giorno prima, nella consapevolezza che per la prima volta il suo migliore amico non sarebbe stato al suo fianco in missione, e aveva riacquistato il suo solito sorriso contagioso. << Mentre sistemeremo quei tipi lì penserò anche a te. Sarà un po' come se fossi con noi, no? >>

<< Oh, ma non credo che a Sasuke mancheremo, Naruto >> Sai fece un passo davanti, la maschera al lato del viso. << Sono sicuro che la compagnia di Sa- >>

Sai decise di intervenire, come sempre, nel momento meno opportuno; e avrebbe potuto surclassare sulla cosa se non avesse preso a sparare idiozie su di lui e Sakura, come era solito fare ogni volta che li vedeva assieme.
La cosa, più che irritarlo, lo metteva incredibilmente a.. disagio.
Non aveva mai voluto capirne il motivo, ma Sakura non sembrava mai dello stesso avviso. Piuttosto interpretava le osservazioni di Sai in modo decisamente diverso: ci rideva su, e agitava una mano, con fare civettuolo.
Fu quello che fece anche quella volta.

[Lei]

<< La compagnia della nostra Sakura è preziosa >> commentò Kakashi << Sasuke, magari quando torniamo ti ritroveremo dedito alle faccende domestiche >>

<< Ne dubito fortemente >> replicò lui, caustico, e li sentì ridere uno dietro l'altro.

<< Lo credo anche io >> Naruto si unì al coro di risate. << Chi non vorrebbe stare con Sakura-chan, in fondo? >>

<< Oh, io lo so >> Sai alzò la mano, da bravo scolaretto qual'era. << Ho esattamente una lista di venticinque nomi di ragazzi che dichiarano apertamente di non essere in alcun modo interessati a- >>

<< Sai >> Sakura lo interruppé prima che continuasse col suo monologo da teatro, un sorriso brillante sulle labbra. << Quando vuoi che ti uccida? Ora, o magari quando torni? >>

<< Magari dopo, grazie >> anche Sai ricambiò il sorriso. << Altrimenti rischierei di minare il successo della missione >>

Sasuke non riuscì a non ruotare gli occhi al cielo, uso oramai a quei siparietti - che però mai gli venivano a noia. Era divertente vedere Sai che le prendeva da Sakura; non quanto lo era quando Naruto era al suo posto - certo. Lo spettacolo di vedere i pugni di Sakura abbattersi sul volto del suo migliore amico era qualcosa di comparabile solo al sapore del più succoso dei pomodori in vendita nella migliore alimentaria del villaggio.

<< Ma ehi-HA! >> sia Sakura che lui sobbalzarono, voltandosi verso Naruto. << A proposito di chi sta con chi! TEME! >>

Sasuke gli scoccò un'occhiata profondamente infastidita, di chi si è appena visto i propri timpani sfondati per l'ennesima volta.
<< Che diavolo vuo- >>

<< Te le ricordi le regole base, vero? >> lo incazò, puntandogli il famoso dito contro e avvicinandosi. << Te le ricordi vero!? >>

<< Aaah, le regole base >> Kakashi cascò dalle nuvole. << Sasuke >> e il suo unico occhio si assottigliò tanto che Sasuke fremette - il loro vecchio sensei sapeva ancora essere inquietante, certe volte.

<< Le regole base per tenere i ragazzi lontani da Sakura >> Sai finalmente diede voce ai pensieri di - quasi - tutti, e Sasuke si ritrovò senza parole.

Che marmaglia di idioti.

Scorse il viso di Sakura tramutarsi in una maschera di orrore ed imbarazzo - stava avvampando, perché non erano soli, c'era una terza persona ad assistere ai loro patetici e assolutamente assurdi siparietti.
Neji Hyuuga, infatti, li stava osservando con uno sguardo a metà fra il compassionevole - che Sasuke sospettava fosse rivolto a lui e a Sakura, le uniche menti sane in un branco di imbecilli - e il profondamente scioccato. Evidentemente era giunta fino a lui la voce dell'iperprotettività dei membri maschili del Team Sette verso la loro unica donna, e di come qualunque individuo di sesso maschile che si fosse avvicinato a Sakura Haruno con secondi fini fosse stato inesorabilmente annientato a suon di katana, kage bushin, chidori e leoncini ammaestrati.
Il punto era prenderne atto.

<< Non permettere che nemmeno quegli infermieri si avvicinino a lei, mi hai capito?! >> starnazzò Naruto.

<< Neanche gli infermieri >> confermò Sai.

Kakashi annuì. << Loro sono la specie peggiore >>

<< Oh mio.. >> Sakura si coprì il viso con una mano, rossa fino alla punta dei capelli. <<.. io giuro che vi uccido. Tutti. Dal primo all'ultimo. Anche tu Sasuke-kun >> gracchiò. << Neji-san! >>

Neji sembrò afferrare la sua disperata richiesta d'aiuto perché annui seccamente e si controllò l'orologio da polso, sospirando.
<< Sono le nove esatte >> disse. << Kakashi-sensei, credo dovremmo andare >>

<< Cosa? Oh, sì. Giusto >> schioccò le dita. << Ragazzi, salutate Sakura e Sasuke. Si parte >>

<< Ci vediamo >> Sai voltò loro le spalle con nonchalance, e non aggiunse nulla - forse medito che di battutine imbarazzanti ne aveva già dette abbastanza.

<< State attenti >> vide Sakura agitare una mano in segno di saluto, e Naruto contraccambiare sbracciandosi come al solito - pronti a vederli sparire in una nuvola di fumo da un momento all'altro.

E fu quello che successe, effettivamente - con un pop sparirono in una pesante nuvola di fumo, diretti nei pressi dei territori dell'Erba; la voce di Naruto che rimase nell'aria, la sua ultima frase incompleta.
 
<< Ah.. OH! Mi raccomando, Sakura-chan! Non lasciare il Teme troppo da solo, che poi diventa triste! Ma..oh, certo, non credo che ne sarà nemmeno il bisogno visto ch- >>

Restarono ad osservare lo spiazzo vuoto, circondati dalle guardie che scoccarono loro occhiate incuriosite un gran numero di volte - evidentemente non era roba di tutti i giorni trovare Sasuke Uchiha e Sakura Haruno alle porte del Villaggio.

<< Oh beh >> Sakura scrollò le spalle, con un sospiro. << Sarà meglio che vada ora, Sasuke-kun. Ho un fuori-turno alle dieci >>

Sasuke la guardò dritto negli occhi, e annuì. << Va bene >>

<< Non provare ad allenarti >> gli sorrise. << Riposati, per favore >> aggiunse. << E.. non sparire >>

[Non farlo]

Lui le promise che non l'avrebbe fatto.

Ma mentiva.

[E lo sapevano entrambi]



***



Sasuke riuscì a capire ed assimilare il vero significato dell'ultima frase di Naruto soltanto svariati giorni dopo, trascorso il week-end e giunto il mercoledì della settimana successiva.

In tutto quel tempo lui Sakura non l'aveva scorsa neanche da lontano - ma in un certo senso era come se fosse sempre stata con lui. Sapeva per certo che erano giorni impegnativi all'Ospedale - lei stessa ne aveva parlato la settimana prima - e per quello non se la prese minimamente quando non ricevette una sua visita la domenica - era sempre lei a cercarlo, in fondo; e la domenica era uno dei suoi pochi giorni liberi. Apprezzò invece i suoi piccoli gesti, quelle attenzioni che prima lo fecero sbuffare e scuotere il capo, e che poi, al contrario, in quei giorni solitari divennero parte della suo routine quotidiana: quando il sabato mattina mattina trovò una cesta di pomodori sulla soglia di casa sua e un biglietto scritto frettolosamente - "Mangiali tutti, e non osare allenarti", diceva. (i pomodori li mangiò tutti - furono la sua colazione, il suo pranzo e la sua cena per i restanti quattro giorni - ma sgarrò all'ultima sua clausola e si allenò la domenica mattina); quando quel lunedì rientrò nell'ufficio da ANBU che condivideva con Naruto e gli altri, e trovò sopra la sua scrivania un bento - cucinato da lei - avvolto in un fazzoletto, col solito messaggio infilato dentro - "Mi auguro che tu non ti sia cibato solo di pomodori, Sasuke-kun" (le avrebbe detto il contrario, appena l'avrebbe rivista. Forse l'avrebbe anche ringraziata); quando la sera del martedì trovò una pila di rotoli sull'engawa della sua casa, e una scatola di takoyaki salati col solito biglietto infilato in mezzo - "Sono i tuoi preferiti. E cerca di impiegare il tempo in modo diverso dall'allenarti (non credere che non lo sappia)"

Svariate volte, lungo quei giorni, si era ritrovato indeciso sulla possibilità di andare a cercarla, per invitarla a pranzo, ringraziarla, o solo chiederle come stava. Spesso ci aveva provato, ed era uscito di casa quasi correndo, deciso; aveva attraversato il vecchio quartiere Uchiha ed era arrivato a corsa fino al centro cittadino - per poi tornare indietro sui suoi passi, scuotendo la testa e dandosi dello stupido.

Fu così che giunse mercoledì, e fu solo quando ebbe terminato di pranzare che realizzò veramente che giorno fosse quello.

Era mercoledì, mercoledì, il giorno in cui tutto il Team Sette si riuniva per cena, a casa di Sakura, per stare assieme e raccontarsi le novità della settimana. Era il giorno del Team Sette.
Era il giorno in cui suppostamente avrebbe dovuto cenare a casa di Sakura.
E la cosa non lo avrebbe disturbato, anzi, se tutto fosse stato normale - se lui non si fosse lussato una spalla e il suo team non fosse partito senza di lui - avrebbe potuto anche migliorargli l'umore della giornata. Eppure non c'era nulla di normale in quella situazione, non in quel momento. Perché non c'era il resto del team con loro.
E Sasuke stava facendo di tutto per convincersi che non era il fatto di dover restare solo con Sakura a impensierlo così tanto, affatto; in realtà era semplicemente perché non sapeva se avesse dovuto o meno andarci.

[Bugiardo]

D'altronde lei non aveva confermato nulla - non che lo facesse, in ogni caso - e Sasuke non avrebbe avuto torto a supporre che per quella volta i piani fosse cambiati.
Tuttavia una vocina nella sua testa gli ricordò di come Sakura, ogni volta che lui, Naruto e Sai partivano, continuasse a cenare lo stesso con Kakashi; di come lo avesse fatto anche con Sai, le rare volte in cui non era stato con loro, fuori in missione; di come anche con Naruto i piani non fossero cambiati.
Il punto era che con lui non era mai successo - semplicemente perché lui era sempre fuori in missione, e se era a Konoha era assieme agli altri.

[E ora sei solo?]

Quando le lancette dell'orologio avevano scoccato le sei del pomeriggio, Sasuke aveva deciso che avrebbe abbandonato del tutto la questione e si era autoconvinto che, visto che lei non si era più fatta viva dal giorno precedente, era giusto pensare che per quella sera non ci fosse nulla in programma.
Avendo costatato di non avere più nessun pomodoro con cui cenare si era quindi rassegnato all'idea di dover uscire per comprarli - o perlomeno per cercare qualcosa con cui cibarsi fino al giorno dopo.
L'idea di uscire non lo aveva allettato affatto, in effetti, sopratutto perché fuori stava piovendo.

Sakura aveva avuto ragione nel dire che i nuvoloni del venerdì scorso non avrebbero portato altro che pioggia: Konoha si vedeva sommersa dall'acqua da due giorni a quella parte, e la cosa era decisamente strana perché a Konoha non pioveva mai se non d'estate, e loro erano in pieno Marzo.

<< Sono cento ryo >>

Sasuke infilò la mano buona nella tasca dei pantaloni ed estrasse una banconota, buttandola sul bancone e aspettando che il negoziante gli consegnasse il resto. Quando successe afferrò il sacchetto e annuì seccamente al "Grazie, arrivederci" del signore prima di marciare fuori dal negozio.

Alla fine l'alimentaria più vicina al quartiere Uchiha si era rivelata chiusa per ferie, e Sasuke si era dovuto spingere fino al centro cittadino pur di comprare un sacchetto di pomodori. E la cosa non gli aveva certamente fatto piacere; non con quella pioggia incessante, non con tutta quella gente che si affannava per le vie del centro sotto i loro ombrelli.
Sasuke, suo malgrado, fu costretto ad aprire il suo - con estrema difficoltà, visto il suo braccio fasciato - e a riversarsi nella folla cittadina con un umore così uggioso da rassomigliare al tempo corrente.

Non seppe quanto tempo passò, e nemmeno quanti metri camminò prima che una voce femminile lo chiamasse incerta; seppe solo che fu costretto a voltare appena il capo e a scrutare fra la pioggia fitta in cerca della sua origine.

<< Sasuke-kun? >>

Fra tutti i posti in cui avrebbe potuto incontrarla Sasuke Uchiha pensò che quello era decisamente il più improbabile.

<< Sakura >>

Il viso di lei si illuminò immediatamente in un sorriso, pur essendo bagnata da capo a piedi e pur avendo tutti i capelli incollati alla fronte e l'espressione di chi sta morendo dal freddo.

<< Non hai l'ombrello >> fu l'unica cosa che riuscì a dirle, fra le mille che invece avrebbe dovuto e potuto dirle.

Sakura sembrò essere colta di sorpresa tanto che sobbalzò e si osservò attorno, costatando con lui la veridicità della sua affermazione. << Er.. no. L'ho dimenticato. E' che ero di fretta perché stavo cucinando e doveva andare a comprare dei pomo.. >> adocchiò la busta in bilico sul suo braccio fasciato. <<... dori >> e sorrise, saputa.

<< Cos'è quello, Sasuke-kun? >> cinguettò.

Sasuke capì a cosa si stesse riferendo e spostò il peso del proprio corpo prima su un piede e poi sull'altro, a disagio sotto il suo sguardo indagatorio. << La mia cena >>

Sakura sbattè le palpebre degli occhi. << La tua cena? >>

<< La mia cena, Sakura >> ripetè, stavolta con più irritazione. Odiava ripetersi, odiava quei giochetti, e lei lo sapeva bene.

<< Come sarebbe a dire la tua cena, Sasuke-kun? >> la sua voce campiò repentinamente tono, cominciando ad assomigliare a quella che era solita usare quando si rivolgeva a Naruto. << Sai che giorno è oggi, Sasuke-kun? Oggi è mercoledì >> sibilò, secca e incredibilmente seria. << Il mercoledì è il giorno in cui ceniamo tutti assieme >>

[Tutti]

<< Non avrai mica pensato che- >>

Non finì la frase, e Sasuke seppe e capì subito il perché.
Sakura lo conosceva, molto meglio di quanto lui avesse voluto ed immaginato, e spesso e volentieri capiva cose che gli altri erano del tutto incapaci solo di captare minimamente. Tutto d'un tratto l'espressione rigida del suo volto si ammorbidì, e Sasuke lesse qualcosa nel suo sguardo che bastò a farlo pentire di se stesso.
Per solo aver pensato che loro due, anche soli, non fossero un team.

<< Ti aspetto alla solita ora, Sasuke-kun >> quando tornò a parlare la sua voce era dolce e gentile come sempre, forse anche più del solito. << Non fare tardi >>

Sasuke avrebbe voluto fermarla, perché non solo gli aveva rubato la busta con dentro i suoi pomodori, ma anche perché era corsa via sotto quella pioggia senza neanche dargli la possibilità di replicare. O di offrirle il suo ombrello.
Avrebbe voluto davvero farlo, avrebbe voluto davvero fermarla.

Ma non lo fece.
Come sempre lasciò che fosse la sua mente a prendere il sopravvento, e si limitò ad osservare la sua figura evanescente che piano piano spariva, nascosta dalla folla nella strada e dalla pioggia di quel mercoledì pomeriggio.



***



Non erano ancora le otto quando Sasuke si ritrovò indeciso fra il suonare o meno il campanello, e la cosa era così ridicola che proprio non era riuscito a non darsi dello stupido un minimo di dieci volte, mentre allungava e tirava indietro il braccio, esitante.

Appena tornato a casa aveva avuto il tempo di riflettere sulle parole di lei, di cambiarsi saggiamente d'abito - l'altro era quasi del tutto bagnato - e di osservare il suo riflesso nello specchio dell'atrio, prima di uscire nuovamente da Villa Uchiha e riprendere il tragitto appena percorso.

<< Entra pure! >> una voce dall'interno, da sopra la musica. << La porta è aperta! >>

Una delle tante particolarità di Sakura era che poteva sapere o meno della sua presenza in casa, al di là del rilevamento del chakra, soltanto ascoltando la musica assordante al di là della porta. Era qualcosa di relativamente fastidioso in effetti - e Sasuke non immaginava le lamentele da parte dei vicini - ma la rendeva felice, e contenta - camminare per il suo appartamento, cucinando e canticchiando il motivetto di turno.

Sasuke sospirò e si diede per l'ennesima volta dello stupido, aprendo la porta e facendo capolino all'interno dell'ingresso, nella speranza di vedere la compagna ad accoglierlo. Non fu ovviamente così, perché Sakura non era lì ma la sentiva cantare dalla cucina
- e stonava, molto.
Si sfilò i sandali e con passo mogio si apprestò ad entrare, osservandosi attorno - conosceva ogni particolare di quella casa, e si chiese perché la stesse guardando come se fosse la prima volta che vi mettesse piede dentro.

[Come se fosse tutto diverso]

<< Oh, Sasuke-kun! >> urlò Sakura, da sopra la musica assordante. Lui agrottò la fronte e assottigliò gli occhi, così visibilmente infastidito che la vide affannarsi alla ricerca del telecomando per spegnere lo stereo. Quando riuscì a trovarlo gli rivolse prima un sorrisino di scuse, dunque avvicinarsi e, con la massima naturalezza - come se non considerasse in alcun modo il fatto che fossero soli (soli soli soli) - lo spinse verso il tavolo.

<< Come va la spalla? >> lo interrogò, sorridente, cominciando ad apparecchiare.

<< Bene >> rispose di getto lui, osservandola nelle sue movenze. Gli veniva d'istinto, in fondo.

<< Non l'hai sforzata, vero? >> il suo occhio vigile vagò fra il suo viso e il suo braccio fasciato << So perfettamente che ti sei allenato >>

Sasuke provo ad incrociare le braccia al petto, con scarsi risultati, e roteò gli occhi al cielo. << Non sono idiota, Sakura >> la rimbeccò. << Voglio davvero che questa spalla guarisca >>

<< Se non ti riposi è ovvio che non guarirà presto >> ribattè cocciutamente lei. E Sasuke sospirò - almeno sotto quel punto di vista era tutto normale. E lei non sembrava molto influenzata dal fatto che fossero soli.

[Lo eri tu?]

<< Quanto sei noiosa >>

Sakura si voltò vero di lui, e Sasuke notò solo in quel momento che indossava un grembiule tutto pizzi e merletti. << Senti chi parla >> borbottò, prima di tornare gioiosa come sempre. << Comunque ti piacerà quello che ho fatto >> gli disse, e Sasuke sentì il suo profumo, mentre si chinava verso di lui per sistemare le posate al loro posto.

La vide tornare di fretta dietro al bancone, ed armeggiare un altro paio di minuti fra piatti e bacchette, prima che emergesse di nuovo dalla cucina con in mano una pentola fumante e un sorriso così dolce che Sasuke per un attimo pensò che fosse tornato al periodo dove le allucinazioni lo perseguitavano.
Perché per un attimo al volto di Sakura si era sovrapposto quello di una donna più matura, eppure ancora così bella da farlo star male e annaspare sulla sedia, cercando di riprendere il controllo di se stesso e delle sue azioni.

Ed era stato tutto così veloce che neanche aveva avuto il tempo di realizzare la cosa.

<< Tutto bene, Sasuke-kun? >> la sua voce era più insicura questa volta, e qualcosa gli disse che Sakura aveva notato il suo repentino cambiamento.

Sasuke non riuscì a non passarsi una mano fra i capelli, e tentò di annuire.

[Menti. Menti. Menti]

<< Cos'hai preparato? >> le chiese, e cercò di sembrare normale, e sperò che lei gli credesse.

Sakura si decise a posare la pentola sul centrino i legno in mezzo alla tavola, e quando la scoperchiò Sasuke non solo fiutò l'odore del suo cibo preferito, ma una nuvola di vapore che si levò in alto davanti al suo naso.

<< Zuppa di pomodoro >> rispose, e Sasuke notò il suo tono meno brillante - ma si disse che presto sarebbe tornato tutto come prima. Bastava che lui facesse in modo che succedesse.

[Bastava che mentisse]

<< Coi miei pomodori? >>

Il viso di Sakura tornò ad illuminarsi, questa volta con l'ombra di un sorriso divertito. << Sì >> cinguettò. << Mi pareva giusto >>

Sasuke non le rispose, ma tornò ad annuire e ad osservare i suoi gesti, e per un attimo si chiese se tutto quello che stava succedendo fosse vero. Perché per certi aspetti gli sembrava di fluttuare in qualcosa simile ad un sogno, e non era stato solo l'improvviso flashback di qualche attimo prima, ma anche la presenza di Sakura che gli stava riempiendo accuratamente il piatto, con un sorriso sulle labbra. Era lei che lo spingeva a ragionare in quel modo.
E lei non sembrava minimamente nervosa come lo era lui in realtà; non parlava, ma sorrideva, e si comportava esattamente come avrebbe fatto una moglie col proprio marito, al ritorno da una missione.
Quel pensiero lo colpì forse più duramente della visione di prima, e potè giurare che Sakura stesse pensando lo stesso quando incontrò il suo sguardo, e lei tutto d'un tratto smise di servirgli la cena, bloccando il cucchiaio a metà strada e perdendosi nei suoi occhi.

Per la prima volta dopo secoli, annate; per la prima volta dopo un tempo inestimabile, quasi eterno, Sasuke la vide arrossire.

Non ricordava l'ultima volta che era successo in sua presenza, forse anni prima - era tutto molto confuso. Forse perché col passare degli anni si era abituato a quella Sakura più decisa e meno sciocca, con una vaga riminescenza della dodicenne che conservava nei suoi (preziosi preziosi preziosi) ricordi di bambino.

Ed ora era tornata ad arrossire.

[Per lui]

E Sasuke non sapeva che pensarne - non aveva la minima idea di come interpretare la cosa. Non aveva la minima idea di cosa aspettarsi da lei - di nuovo - e come prepararsi.

[Per difendersi]

<< O-Oh >> lei cercò di mascherare l'imbarazzo con l'ennesimo dei suoi sorrisi, e con la prima cosa che le passò per la testa.
<< Assaggia.. forse ho esagerato col sale >>

Sasuke, che nel frattempo aveva afferrato il suo cucchiaio, lo strinse così forte che le nocche impallidirono, prima che tornassero ad arrossarsi di nuovo, quando lei si fu allontanata abbastanza per slacciarsi il grembiule e prendere posto.

<< Buon apetito, Sasuke-kun >>

<< Hn >>

Mangiarono in silenzio.
E dopo soli dieci minuti Sasuke pensò che stava rischiando di impazzire, perché c'era troppo silenzio. Troppo silenzio, e lei non parlava. Teneva lo sguardo basso, così basso che Sasuke sentì nuovamente strisciare in sé quell'orrida sensazione oramai così familiare da spingerlo a scuotere mestamente la testa e storcere le labbra per il disgusto - (senso di colpa senso di colpa senso di colpa)

[Sakura]


<< Sasuke-kun >> non si sorprese di sentire la sua voce, piuttosto della sensazione di sollievo che lo pervase subito dopo. << Se.. non volevi venire, se non volevi davvero venire senza gli altri.. io- >>

<< Sakura >> le parole, stavolta, gli scivolarono dalle labbra d'istinto. << Pensi davvero che sarei venuto contro la mia volontà? >>

Lei alzò finalmente lo sguardo, e Sasuke osservò i suoi occhi verdi - preoccupati, dispiaciuti, ancora preoccupati.

<< Forse ho sbagliato io a farti venire, Sasuke>> gli disse, e Sasuke, tutto d'un tratto, capì per quale motivo fosse sempre Sakura quella a capirlo meglio di tutti. Volente o nolente.

<< Piantala di dire idiozie, Sakura >>

[E' lui, che sbaglia]

Sakura tornò ad abbassare il volto, ancora più costernata e immusonita di prima, e Sasuke quasi sorrise - per quanto preferisse la Sakura che gli sedeva davanti, la vecchia Sakura dodicenne, che in sua presenza arrossiva e pareva più insicura di quanto lo fosse in realtà, ogni tanto tornava a bussare alla sua mente col cartello "Ti manca" appeso al collo.

<< E allora perché non parli? >>

Sasuke quasì rischiò di strozzarsi col (delizioso) cibo: fra tutte le cose che lei avrebbe potuto tirare fuori (traumi infantili, insicurezze, ricordi del passato), Sasuke si sorprese di sentirla dire una cosa simile. Decisamente.

Lei sembrò notare il suo sguardo eloquente, perché si affretto ad aggiungere: << E' che.. non riesco a mangiare in silenzio >> borbottò, lo sguardo basso, e Sasuke solo in quel momento notò come non avesse toccato cibo.  << E beh, quando ceniamo tutti assieme non c'è mai silenzio >> tornò a guardarlo, e sorrise, timidamente.

<< E quando sei sola? >>

[Quando ti lasciamo sola?]

Il suo sorriso si inclinò. << Beh.. cerco di cenare fuori. Coi miei genitori. O invito Ino >> ammise, e sembrò imbarazzarsi della cosa. << O accendo la televisione >>

Alla sensazione di prima (senso di colpa senso di colpa senso di colpa) si aggiunse la consapevolezza del numero di volte in cui sia lui che tutto il loro team l'avevano lasciata indietro, a Konoha, preferendo sparire in missioni lunghe settimane e settimane - certi che quando sarebbero tornati l'avrebbero trovata sorridente, pronta ad accoglierli a braccia aperte.

Sasuke setacciò ciò che rimaneva della sua zuppa. << Io.. non sono abituato a parlare mentre ceno, Sakura >> le disse, e avrebbe voluto che lei capisse che erano gli altri che parlavano, e che sentirla così silenziosa lo crucciava più del dovuto.

<< Neanche con.. la tua famiglia, Sasuke-kun? >> le sue parole furono poco più che un sussurro, e Sasuke si ritrovò a stringere il cucchiaio per la seconda volta.

<< No >> le rispose, ed era sincero. << Non molto, almeno >>

Sakura annuì, e Sasuke seppe dal suo sguardo che aveva appena fatto tesoro di ciò che le aveva appena rivelato: Sakura era così, in fondo. << Capisco >> disse, e riprese a mangiucchiare la sua zuppa.



***



Il tè quella sera lo presero subito dopo cena, silenziosamente. Così silenziosamente che Sasuke si chiese se mai avessero parlato prima - e se davvero avessero così poche (troppe troppe troppe) cose da dirsi.

Non era Sakura che non provava a parlare, no. Lei più volte aveva provato a dirgli qualcosa, anche la più stupida che le passasse per la mente, ma dopo tutte le volte che lui l'aveva respinta con le sue solite risposte monosillabiche non l'aveva biasimata quando aveva semplicemente smesso di provarci.

[Era giusto così]

E così, in un batter d'occhio, erano trascorse solo due ore da quando Sasuke aveva messo piede in quell'appartamento, e tutto d'un tratto si chiese se - dopo questo - ce ne avrebbe messo di nuovo.

Si era alzato, in silenzio, e con un solo sguardo le aveva fatto capire che per lui era giunto il momento di andarsene. Visto da un certo punto di vista sarebbe potuto sembrare un addio, ma gli bastò osservare il suo blando sorriso per capire che il mattino dopo sarebbe stato tutto dimenticato, e sarebbero tornati come prima - come se non fosse successo niente.

Lei lo accompagnò all'ingresso, lo osservò mentre si infilava i sandali, e aprì la porta per lui - lentamente, quasi volesse perdere del tempo. E lui marciò fuori, la mano in tasca, il braccio fasciato - lo sguardo riflessivo, cupo.

Lei provò a sorridergli - e Sasuke le riconobbé anche quello, e pensò che forse in tutta la sua vita mai avrebbe potuto incrontrare una persona che riusciva a nascondere così male le sue preoccupazioni. Sakura era un libro aperto, per lui, e si chiese se anche lui lo fosse per lei.

Lui la salutò con un cenno del capo - le concesse solo quello - e le voltò le spalle, diretto verso l'uscita. Come al solito sentì lei che aspettava che lui raggiungesse le scale per chiudere la porta, e quando lo fece lui osservò impassibile il buio che gli era attorno.

Era sempre stato bravo a dissimulare, d'altronde.

Avrebbe voluto ringraziarla; per le sue attenzioni nei giorni precedenti, per la cena di quella sera, per il solo fatto di non averlo lasciato solo. Per il solo fatto di averci provato.
Ma non poteva (maledizione), non poteva dire niente lui - perché appena alzava gli occhi rivedeva in lei i tratti dolci di una madre scomparsa, e gli sembrava di rivivere nel passato - di nuovo.

E per quanto si odiasse quando lo faceva, non riusciva a smettere. Perché era un codardo, perché aveva paura, perché dentro di sé - tornando a vagare fra gli immensi corridoi di Villa Uchiha - rivedeva gli spettri di una vita che mai era riuscito a lasciarsi alle spalle.
E che mai avrebbe potuto.

Perché lei era il presente, e il futuro.

E anche tutto ciò da cui lui cercava di fuggire.





***
Continua.. ?





QuiC'èGè:
Che dire? Sono assolutamente deliziata dal responso per lo scorso capitolo. Addirittura undici recensioni, siete gentilissimi (:
Qui inquadriamo sempre di più l'insanità ossessiva di Sasuke, e mi pare ovvio e scontato dire che si senta in colpa e senta di non meritare in alcun modo la felicità. Sakura è molto comprensiva, e tiene duro. Ma davvero riuscirà a non fare niente? Riuscirà davvero ad aspettare che Sasuke si perdoni e vada avanti?
Vi ringrazio di nuovo, e mi scuso per il giorno di ritardo. Ieri ero al mare e sono stata impossibilitata ad aggiornare xD
Vi lascio con uno spezzone del quarto capitolo:
"<< C'è qualcosa che non va, Naruto? >>
Le chiese lui, perché era la prima volta in otto mesi che Naruto se ne andava coi propri piedi, se non per correre da Hinata.
Sasuke posò la tazza sul tavolino e chiuse gli occhi, massaggiandosi una tempia.
C'era decisamente qualcosa che non andava.
Li raggiunse appena in tempo, prima che vedesse Naruto scuotere la testa e sorridere alla loro amica con una dolcezza straziante, che fece intuire qualcosa a Sasuke - qualcosa di particolare, di diverso.
Lo stesso sorriso che le aveva rivolto prima di dare inizio alla loro battaglia, tre anni prima.
Ciò che successe dopo fece sgranare gli occhi sia a lui che a Sakura, perché era un gesto talmente significativo che poteva significare solo una cosa.
[Cambiamenti]"
Ancora mille grazie, al prossimo giovedì!

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