CAPITOLO 7 – FEBBRAIO
Una risata genuina, a stento trattenuta, scuoteva le
spalle
della giovane strega. I riccioli ribelli si agitavano allegri, mentre
gli occhi
le risplendevano gai al pensiero del “Cappello
Danzante”.
Non credeva che il biondino potesse avere tanta fantasia…
Compassione?
Forse pietà?
O forse solo…
Un po’ di comprensione.
Da
un po’ ho deciso di abbandonare l’ormai troppo
familiare
Torre di Astronomia, per preferirle il parco, dove se mi stendo un
attimo trovo
un po’ di morbido sollievo nell’erba e dove posso
avvertire odori, profumi, che
mi fanno sentire meno isolato. In particolare, mi piace molto sedermi
nei
pressi del lago, sotto il grande faggio. È rilassante
soprattutto in quelle
rare giornate di sole, dove tutto prende una nuova luce, una nuova
atmosfera. E
oggi ero lì, ad osservare i riflessi della luce sulla
superficie, con cui il
vento giocava. Mi sono sdraiato sul terreno gelato e sono rimasto in
contemplazione del cielo invernale.
L’avevo sempre creduto uniformemente grigio, senza
sfumature…niente di più sbagliato!
In molti considerano l’inverno triste, ma dopo oggi so che
può essere al massimo malinconico, mai triste…
Come potrebbe esserlo? I suoi
colori grigi che risplendono, che si accendono quando da dietro le nubi
filtrano i raggi del sole. E la calma. Quella calma che ti sembra
morte. Quella
calma che ti spaventa, perché non è possibile che
tutto sia così tranquillo.
Poi piano piano… la tempesta si annuncia, il vento soffia,
avanza. È il cielo che sospira, per le pene di noi poveri
mortali che come
formiche ci agitiamo nei granelli del tempo.
Quindi arriva, tormentato, agita gli spiriti silenti,
borbottando foglie secche. Ti strattona, bambino impaziente, la
certezza di non
farti male. Il vento è bambino; incosciente e viziato, guai
farlo arrabbiare! Volubile,
ecco che cambia di nuovo il suo umore… e torna il sereno, il
barlume di un
sorriso nei suoi occhi (o nei miei?), ora limpidi, ora azzurri.
Avevo pensieri simili in mente, e mentre stavo lì disteso,
ho sentito uno strano profumo, un profumo che non si addice alla
stagione
fredda, invernale. Era dolce, malinconico, pungente ed incredibilmente
chiaro,
nitido nell’aria frizzantina. Un profumo che per un attimo mi
ha riportato alla
mente la mia casa, il maniero di mio padre, e le dolci carezze di mia
madre.
Profumo di rose.
Immaginavo che una ragazza se lo fosse spruzzato addosso,
per cui mi tirai su di scatto, setacciando l’area attorno a
me, aspettandomi di
incrociare lo sguardo di qualcuno, unica spiegazione razionale.
Com’è possibile, altrimenti, avvertire profumo di
rose in
inverno?
E invece no… nessuno in vista, neanche un’ombra
dal
castello. È stato allora, dopo anni che ormai mi trovo qui,
che ho notato il
roseto presso le mura. E in quel roseto, una piccola macchia chiara.
Una rosa.
Delicata, è sbocciata e fiorita proprio in questo periodo,
come un fiore innevato era bianca, immacolata, come quelle che mia
madre cresce
tanto amorevolmente.
Le mie preferite. Le rose, le regine in bellezza fra tutti
gli altri fiori, in quella tonalità che gli dona di
più: rose bianche,
cristalline, indice attraverso il manto candido di una purezza
sovrumana. Sono
dotati di spine, questi incantevoli fiori, una misera protezione per la
loro
algida bellezza.
Ma mentre dispensavo amorevoli carezze a quei petali puri,
come molte volte avevo visto fare a mia madre, mi sono perso nei miei
pensieri,
e ho raccolto quella rosa, l’ho presa da parte: fra pochi
giorni sarà San
Valentino, una festa tanto amata dalle
ragazze, e ho deciso che donerò questa rosa come omaggio,
come regalo a colei
che sto cercando di capire… a colei che ha sempre la
risposta pronta, ma non perché
voglia mostrarsi superiore agli altri, anzi: questa rosa è
per quella ragazza
che cerca ogni giorno di vivere al massimo, di comprendere a fondo
quell´esperienza
per lei straordinaria che è la
magia…>>
Hermione trattenne il fiato. Ora
aveva capito ciò che per
giorni era rimasto il piú grande mistero. Inutile proseguire
la lettura, poiché
il diario terminava con quelle parole, per cui volse lo sguardo vero il
suo
comodino, il legno scuro che contrastava con il chiarore emanato da una
rosa.
Bianca.
E il bigliettino che era rimasto vicino, la grafia minuta e
perfetta, senza sbavature, quella stessa grafia che aveva avuto sotto
gli occhi
per l´intera notte.
Per
Hermione Granger,
ammirabile strega
Nota: ehm.. non sono affatto soddisfatta di questo capitolo, perchè mi sembra molto, troppo forzato, soprattutto alla fine... ma ho bisogno di concludere al più presto e questo mi sembra il modo migliore: un avvicinamento fra Draco e la nostra So-Tutto-Io. Fatemi sapere che ve ne pare! Grazie a Eirinya e white_tifa, che hanno recensito il chap precedente!