- Possibile che anche a Natale devi avere quell'aria
da cadavere?-
- E possibile che anche a Natale tu debba darmi il tormento in
questo modo duchessa?-
- Non chiamarmi duchessa, stupissimo Legimors!-
-
Che tu possa crepare seppellita sotto la tua maledetta torta di limone!-
-
Ragazzi! Insomma finitela! Siete più irritanti dei postumi di una sbronza, Dio
del cielo!-
Claire King e Damon Howthorne smisero di colpo d'insultarsi
davanti ai cancelli di Cedar House quando la duchessa Mary Linton King, la
madre di Cloe, zittì i due quasi arrivando ad usare la bacchetta.
- Siete
seccanti, un po' di silenzio!-
- Appunto, è Natale!- continuò Lord Michael
Howthorne, scoccando un'occhiata gelida a suo figlio.
- Natale, Natale...-
rimbeccò Damon - Non lo sopporto il Natale!-
- Eddai, almeno lo passerai con
Tom e Draco.- lo placò Brian King - Non sei contento?-
- Se fossimo soli
si.-
- Faccio finta di non aver sentito.- sibilò Lord Michael - Mi aspetto un
minimo di decoro, chiaro?-
- Agli ordini.- sibilò Damon.
All'ingresso
trovarono Miss Teresa che si premurò di accompagnarli tutti alla porta di Cedar
House dove c'era Elisabeth a fare gli onori come padrona di casa.
Ci furono
le solite carinerie che fecero sboccare i due maghetti poi finalmente entrarono
nella casa dei Mckay dove Tanatos, Jess e Tristan stavano già litigando sui vini
da mettere in tavola.
In salone c'erano Liam Hargrave, Rose e Nadine Mckay,
il padre di Edward, i Weasley al completo, i Zabini, Narcissa, Andromeda, Sirius
e Remus, più tutta la congrega di Harry, tranne May che era andata dai suoi in
Irlanda con sommo giubilo di Dalton anche se nessuno ne capiva bene il motivo.
- Ciao porta guai.- Draco scoccò un breve sorriso a Damon che andò a sedersi
accanto a lui non appena riuscì a sfuggire alle grinfie di suo padre - Buon
Natale.-
- Un accidenti.-
- Hai dormito male per caso?-
- Che fai, mi
prendi anche in giro? Certo che ho dormito male!-
- Forse gli servirebbe un
goccetto per riprendersi.- cinguettò Edward dall'altro capo del divano.
- Tu
stattene buono e non tarare le giovani menti!- lo rimbeccò suo padre, George
Dalton, fissandolo storto.
- Ma parli tu che mi hai insegnato a bere a otto
anni.-
- Si, il vino da tavola. Non una bottiglia di liquore!-
- Ah, che
bellezza i padri.- rise Ron seduto accanto al camino.
- Un dono di Merlino.-
frecciò anche Harry, prima che Sirius arrivasse a scompigliargli i
capelli.
Dopo gli auguri di rito si formarono i primi gruppetti e finalmente
Damon e Cloe riuscirono a sganciarsi per filare dritti su nelle camere degli
ospiti, accompagnati da un elfo domestico.
Si fermarono davanti alla camera
di Degona e una volta dentro non poterono trattenere una risata.
- Ciao
ragazzi!- Tom appena si avvide di loro fece un sorriso che illuminò tutta la
stanza - Buon Natale!-
- Ciao Tom.- rise Cloe scuotendo il capo -
Yankee...ciao Degona!-
- Ciao Cloe!- cinguettò la bambina, mentre per
dimostrazione alla Diurna e a Riddle faceva svolazzare ogni singolo oggetto
avesse in camera senza mai farlo cadere - Ciao Damon! Avete visto come sono
brava?-
- Brava senz'altro.- borbottò Trix - Fra noi che siamo più grandi non
ci riesce nessuno.-
- Allora?- Tom raggiunse Damon sulla porta mentre le
fanciulle si mettevano a far capannello vicino al camino - Tutto bene? Ci sono
anche i tuoi?-
- E certo, figurati se mancavano. L'altra volta non hanno
potuto parlarti ma credo che oggi subirai il terzo grado. La mia adorata madre
vuole conoscere l'elemento pericoloso della mia vita.-
- Ah, già...- alitò
Riddle.
- Ma smettila. Che dica quello che vuole.- sbuffò Howthorne - Sai fin
troppo bene come la penso.-
- Si.- sorrise il maghetto - Piuttosto che avete
fatto ieri?-
- La duchessa s'è rimpinzata di torta al limone.-
- E quel
cretino del tuo migliore amico ha tenuto il muso tutto il giorno perché ci hanno
costretti a stare in casa.- finì la King da lontano - E voi invece? Festa
grande?-
- Si, ci siamo divertiti.- sogghignò Beatrix - Ma niente nemici in
giro per fortuna.-
- Se non contiamo le lame che volano ogni volta che Draco
e Harry litigano per qualcosa.- aggiunse Tom alzando le spalle paziente - Ah,
Jess ci ha ghiacciato il laghetto stamattina...nel caso volessimo pattinare al
sicuro...-
- Vuoi proprio farti mandare al diavolo Riddle?- rognò Damon
scatenando le risate degli altri.
Venne l'ora di pranzo e tutta la congrega
si abbuffò di nuovo, come se la sera prima avessero digiunato ma l'appetito andò
comunque in salendo ad ogni portata che quell'esagerata di Liz aveva fatto
preparare ai cuochi.
Fra chiacchiere assolutamente pallose dell'alta società
che interessavano solo le mummie, Harry si ritrovò a vagare con la mente fino a
Hogwarts.
A mala pena sentiva le voci di chi lo circondava...
-
Harry....Harry...ehi, mi senti?-
Potter abbassò lo sguardo smeraldino su
Elettra che per l'ennesima volta lo guardò, stringendogli la mano.
- Dopo tu
vieni a casa con me.- gli sibilò a bassa voce.
- Cosa?- le chiese, quasi
senza capire.
- Dopo vieni a casa con me.- ribadì seria - E non voglio
sentire altro.-
- Ehi ragazzi...- cinguettò Ginny seduta fra Ron e il suo
ennesimo ragazzo - Che avete in mente di fare oggi?-
- Dormire.- cinguettò
Edward angelico - Così riprendo le energie.-
- Ma che energie. Sono giorni
che non fai niente.- lo rimbeccò Blaise.
- Che ne sai che faccio di notte.-
ridacchiò l'ex Corvonero, prendendosi un accidentale calcio sotto al tavolo da
qualcuno che non era in vena di sentire cazzate - Comunque io oggi faccio
vacanza, voi arrangiatevi. Herm?-
- Eh?- la ragazza sollevò lo sguardo vacuo
dal piatto in cui aveva piluccato l'anatra - Ecco, volevo fare due passi per
Londra, a Notting Hill. Devo vedere una persona.-
- Amante?- ironizzò Edward,
prendendosi un altro calcio.
- No.- rise la ragazza - Solo un vecchio amico.
Poi ho la giornata libera.-
- Bhè, possiamo fare una passeggiata in centro.-
le propose Ginny - Elettra, tu vieni vero? Verso sera però, prima ho promesso a
Michael il meritato riposo di voi poveri ometti senza energie.-
- Poveri
ometti a chi?- rognò Ron - Oh, io lavoro sai? Mica come te!-
- Come me cosa?-
gli rinfacciò Ginny - Io che faccio al Ministero secondo te?-
- Rimetti in
ordine gli schedari.-
- Che certa gente poi butta all'aria controllandoli
impropriamente...- aggiunse Edward sarcastico, prendendosi il terzo calcio nella
caviglia. A quello alzò gli occhi bellicosi su Malfoy, che invece continuò a
buttare giù il vino e a parlare con sua zia Andromeda e ai Mckay, riguardo a una
qualche follia della famiglia Black.
A quanto pareva i Black si erano chiusi
nella loro villa nel Devon con una congrega di Mangiamorte impressionante.
-
Perché non andare lì e buttarci una bomba?- propose Sirius quasi sazio, seduto
accanto a Remus e Narcissa - Tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Saranno fuori
in giardino a molestare i babbani.-
- Sirius, ti prego.- lo bloccò Andromeda
prima che se ne uscisse con altro davanti ai bambini - Non puoi buttarci dentro
una bomba. Risalirebbero subito a noi.-
- Perché?- soffiò Narcissa,
centellinando il vino rosso - Hanno così tanti nemici.-
- E poi io ci tengo a
firmare la mia opera.- ironizzò Draco perfido.
- Oh, di questo se ne ricorda
tutta Grifondoro.- gli rinfacciò Elettra ridendo.
- Non è necessario rovinare
quella bella villa comunque.- s'intromise Hermione con tono dolce ma
essenzialmente indifferente come quello di Malferret - Basta entrare quando meno
se l'aspettano.-
- Ehi, aspettate il 27 per organizzare retate ok?- ghignò
Milo accanto a Tanatos, che stava a capotavola - Così mi organizzo e chiedo in
prestito un po' di leccapiedi a mio zio.-
- Io non capisco come fate a
parlare di quella gente con così tanta tranquillità.- sussurrò Liz, attaccandosi
letteralmente al braccio di Tristan - Ho letto cose orribili dei Mangiamorte
negli ultimi tempi.-
- Sono pecore ormai.- le disse Jess, finendo la porzione
d'insalata - Senza il capo branco sono facili da disperdere.-
- Ha ragione
Jess.- annuì anche Clay, con Edward e Ron - Cercano sempre di riorganizzarsi ma
non ce la faranno.-
- Potreste evitare di parlare di quest'argomento con me e
Tom presenti?- sibilò Harry rompendo di colpo la conversazione con un tono di
voce talmente gelido da far rabbrividire perfino Draco.
- Scusa Harry.-
borbottò Tristan a nome di tutti - Scusa, ma ci viene naturale.-
- Bhè,
fatevi passare questa mania.- rimbeccò sempre più duro, buttando il tovagliolo
sulla tavola e alzandosi - Vado fuori a prendere un po' d'aria. Quando c'è il
dolce venite a chiamarmi.-
Dopo la sua uscita fra i commensali ci fu un
attimo di silenzio imbarazzato, subito spazzato via dall'irruenza della piccola
Degona che trascinò gli Auror in un racconto delle imprese di Harry e della sua
mamma, quattro anni prima.
Intanto fuori in giardino, sotto la neve che
continuava a cadere in grandi fiocchi, il bambino sopravvissuto inspirava con
forza, cercando di calmarsi.
Ancora...continuavano a parlare davanti a Tom di
suo padre. Dovevano smetterla. Dovevano finirla!
- Harry...-
Potter si
volse appena, trovando l'oggetto dei suoi pensieri appostato col nasino in su
verso di lui.
- Mostriciattolo.- gli disse, levandosi la sciarpa e
mettendogliela al collo - Copriti che fa freddo.-
Tom con le gote rosse gli
sorrise felice, tornando poi a guardarlo tutto attento - Harry, sei
strano.-
- Sono sempre strano.- gli rispose il moro.
- No, più del
solito.-
- Stai tranquillo Tom.-
- Harry...- il piccolo Riddle assunse
un'espressione da cucciolo che riuscì a intenerirlo - Lo sai che prima sentivo
quello che sentivi tu, vero?-
- Si.-
- Adesso però hai messo una barriera.
Perché?-
- Ci sono cose, brutto mostriciattolo, che non dovresti sentire.
Tantomeno vedere.- gl'ingiunse Harry malizioso.
Arrossendo come un peperone,
il maghetto proseguì: - Non è che c'è qualcosa di più?-
- Se hai paura che
stia macchinando qualcosa per uccidere tuo cugino ti sbagli.-
- Allora non è
successo niente.-
- No, te l'ho già detto.- Harry si sforzò ma gli carezzò i
capelli e si sentì meglio con se stesso - Non ti devi preoccupare per me, ok?
Pensa solo a stare tranquillo in queste vacanze.-
- Ne abbiamo bisogno tutti.
Sembri stanco. Non è che ti fanno ancora problemi per me per caso?-
- Mi
fanno problemi per tutto.- gli sorrise, continuando a scompigliargli la
testolina color ebano - E' una vita che me li fanno, ci sono abituato Tom. Lo
farai anche tu.-
- Non è giusto che facciano grane a te.- rispose il bimbo -
In fondo è colpa...-
- Tom.- lo fermò Harry - Mollala.-
Riddle lo scrutò
ancora, poi la sua espressione si addolcì - Sei diventato gentile.-
- Bhè,
non ti ci abituare.- ghignò Potter afferrandolo per il cappuccio e trascinandolo
dentro. Dette il permesso al figliastro di pattinare tutto il giorno dentro a
Cedar House, poi con una nuova serenità d'animo l'Auror tornò a sedersi a tavola
giusto in tempo per vedere tutti i Black e l'unico Malfoy della tavola
ammazzarsi per la torta al cioccolato e Claire King cercare di uccidere Damon
per la sua torta al limone.
Più tardi quel pomeriggio si spostarono tutti
accanto al fuoco, chi a giocare a carte, chi a sfumazzare sigari, chi a ciarlare
al vento, i Weasley a giocare a scacchi e i Mckay come nella loro migliore
tradizione di famiglia a maledirsi.
- Bah, non ci sono più i giovani di una
volta.- sentenziò Tanatos Mckay, quando Jess che era ancora il suo pupillo gli
disse chiaro e tondo che non aveva voglia di andare a caccia a Santo Stefano. E
per caccia, i Mckay intendevano a caccia di vampiri.
- Non sai quanto hai
ragione.- gli disse Liam Hargrave, mentre Hermione sospirava - Ma se non altro i
tuoi figli non hanno ancora fatto disastri irreparabili. Mia nipote invece ha
macchiato il nostro casato per sempre.-
- E che sarà mai.- rise la ragazza,
tranquilla.
- Macchiato il casato...- Draco, che stava seduto accanto a
Tanatos e Jess, non poté trattenersi - Dio, Liam. Lei parla come quella mummia
di mio nonno, pace all'anima sua. E guardi che non è un complimento.-
- Su
questo non c'erano dubbi, tuo nonno era un verme.-
- Se non altro siete
d'accordo su qualcosa.- frecciò Hermione finendo il brandy.
- Ma che ha fatto
tua nipote?- chiese Tanatos a cui Herm era sempre piaciuta - Per quel che ne so
è un'Auror. Non mi sembra abbia macchiato un bel niente...considerando che il
manto immacolato di voi Hargrave è andato a farsi benedire insieme al numero
delle tue cospicue amanti, Liam.-
- Che umorista Mckay.- rispose acido il
vecchio lord.
- Lasci perdere Tanatos.- sospirò la Grifoncina - Ho disonorato
il casato perché sono diventata una gagia e...-
-...e perché hai amanti
piuttosto discutibili.-
- Nonno!- sbuffò Hermione scuotendo il capo, mentre
Draco tratteneva i ringhi a fondo gola - Insomma, lascia in pace Caesar! Se
l'avessi sposato che avresti detto eh?-
- Sposato?- Jess rise divertito sul
serio - Ma non avevi detto che eravate amici?-
- Tesoro, leggi fra le righe.-
lo incalzò Elettra, seduta in poltrona con Harry e Ron.
- Bhè, Liam...se tua
nipote lo ama...- iniziò Tanatos.
- Lo ama cosa?- sbuffò Hargrave - Un corno!
Non glielo permetterò mai!-
- Ma perché ti fai tutti questi castelli adesso?-
chiese la ragazza esasperata - E poi non ti è mai piaciuto nessuno degli uomini
che mi è mai girato attorno.-
- Dalla fine di Hogwarts hai incontrato
qualcuno?- le chiese Elettra dolcemente.
- Qualcuno, ma nessuno di
interessante a parte Caesar.- le rispose - E poi il nonno è molto critico.
Riuscirebbe a farmi vedere difetti inesistenti anche nell'uomo migliore del
mondo temo. Trova difetti anche in Harry, temo.-
- Il patrimonio degli
Hargrave è bello grande.- le ricordò Jess - A me rompono per meno, sai?-
-
Che figata essere i primogeniti eh?- ironizzò Tristan, passando di lì con altro
liquore - Milo, ne vuoi un goccio?-
- Ma si.- rispose il Diurno, sollevando
il bicchiere - Comunque certe eredità è meglio perderle che trovarle.-
- Su
questo sono d'accordo.- rispose Draco amaro - Ma come fai a mandare giù quella
roba eh?-
- Basta farci la bocca.- rispose Morrigan - Se passa Trix provo a
farglielo assaggiare.-
- Mi sa che te lo sputa in faccia quella.- ridacchiò
Tanatos - Mi piace la ragazzina. Ha la lingua forcuta.-
- E' di Serpeverde.-
gli ricordò Tristan - Come Damon.-
- Sono rimasto piacevolmente colpito,
invece, quando Tom è entrato a Grifondoro.- aggiunse il padrone di casa.
-
Posso dire che lo è stato per tutti.- annuì Ron - Non che la casa sia una
garanzia ma...se non altro lì starà meglio.-
- I Serpeverde quando passa gli
lanciano petali di rose.- raccontò Edward - Confesso che a volte mi
preoccupano.-
- Già. Ma i serpentelli non hanno più il capo branco come anni
fa.- bofonchiò Harry sarcastico. Draco gli rispose alzandogli tranquillamente il
dito medio e spostarono il discorso sul tempo, visto che in quel momento i
bambini scesero dal piano di sopra. Erano andati a cambiarsi con abiti più
attillati ma pesanti per riprovare col pattinaggio sul ghiaccio ma Degona, come
sua madre prima di lei, aveva conosciuto quella che per lei in futuro sarebbe
stata una vera passione. La Cartomanzia.
- Papà! Papà sono uscite le carte!-
cinguettò, portando fra le manine un grosso mazzo di tarocchi.
- Oh Degona!
Non sta bene!- le ingiunse subito Liz preoccupata - Le carte non sono
affidabili! E poi solo i Veggenti le sanno leggere bene. Avanti, dammi quel
mazzo.-
- Aspetta.- Hermione si spose leggermente verso la bambina,
guardandola curiosa - Dena, mi fai vedere cos'è uscito?-
- Va bene zia!-
sorrise la bambina - Le ho fatto vedere anche a Damon sai? Lui dice che ho
ragione!-
- Oh no.- Draco alzò gli occhi grigi su Howthorne - Che
seccatura!-
- Ehi, io le ho dato solo qualche dritta.- si scusò il maghetto
alzando le spalle.
- Pronta zia Herm?- disse intanto Degona alzando le manine
col mazzo girato al contrario - Arrivano!- e stupendo un po' tutti i presenti il
mazzo si mise a levitare sulla testa della piccola. Le carte si smembrarono e si
misero a svolazzare a spirale nel salone, poi tutte tornarono nel mazzo,
ridepositandosi nelle mani della bimba, tutte tranne quattro di loro. Una andò a
depositarsi davanti a Draco, sul tavolino. Una in grembo a Hermione, un'altra
sulla gamba di Potter mentre l'ultima si lasciò scivolare nel mezzo della
stanza, sul tappeto prezioso davanti al camino.
- Cos'è uscito?- chiese
Elettra curiosa.
- Hn.- Hermione fece una smorfia, girando la carta verso gli
altri - La Torre.-
- Problemi in vista.- cinguettò Degona seria -
Succederà qualcosa con la luna nuova zia.- ed Hermione quasi tremò, ricordando
l'appuntamento con Jeager.
- Tu cos'hai Malfoy?- chiese Ron.
- Gli
Amanti.- borbottò il biondo, osservando la figlia di Lucilla - A me che
dici piccola?-
- Tra un po' ti sposi.-
- Cosa?- Draco emise un risolino
incredulo - Tesoro, o sposo te o nessun'altra.- e se la prese in braccia,
facendo ridere la bambina a crepapelle, che gli scoccò un bacio sulla guancia e
poi, con aria da cospiratrice, gli disse qualcosa nell'orecchio. Qualunque cosa
fosse doveva averlo scosso un po' perché rimase spiazzato e non riuscì più a
dire nulla.
- Harry tu?-
- Indovina.- sibilò il moro, lasciando andare la
carta della Morte sul tavolino - Il solito.-
- E questa...vediamo.-
Tristan s'inginocchiò e girò l'ultima carta sul tappetto - Di bene in meglio, il
Diavolo. Ehi diavoletta, ma che carte schifose! Non è che tu e Damon le
avete truccate eh?-
- Il Diavolo?- Edward sogghignò malignamente -
Ho qualche reminiscenza delle lezioni della Sinistra. Quando esce con gli
Amanti non significa che c'è un traditore in giro?-
- Hai ragione sai?-
Hermione assunse una vocetta melensa - Basta scoprire chi è il voltagabbana
allora!-
- Per favore non cominciate voi due.- sospirò Ron sbadigliando -
Gente, mi sa che vado a farmi una pennichella. Stanotte ho dormito poco.-
-
Ti seguo. Sono stanco anche io.- borbottò Dalton.
- Non preoccupatevi dei
ragazzi.- li assicurò Tristan, mentre Elettra si portava via Harry - Ce ne
occupiamo noi.-
- Spero non vorrete credere a quelle carte.- fece Liz con
tono ossequioso - Degona è solo una bambina.-
- La bambina più dotata che
abbia mai conosciuto.- disse Liam - Come sua madre del resto. Vero
Tristan?-
- Si.- annuì l'Auror con un mezzo sorriso - Ha molto di
Lucilla.-
- Ogni volta che viene nel Golden Fields, l'umore di Lucilla cambia
radicalmente.- sussurrò Hermione - Stanno recuperando il tempo perduto con una
facilità che non avrei mai immaginato. È un'ottima madre.-
- Nessuno aveva
dubbi.- annuì Jess - Bene, che facciamo fratellino? Ci vai tu dai
mocciosi?-
- No, aspettate ragazzi. Vado io da loro.- li assicurò Hermione -
Vado a pattinare un po'.-
- Ehi Malfoy.- sbottò Liam - Non vorrai lasciare
una donna sola con cinque ragazzini vero?-
Draco alzò le sopracciglia, poi si
mise in piedi - Ma certo che no, Führer.-
- Risparmiami il tuo sarcasmo da
serpente ragazzo!-
- E lei si chiuda nel suo mausoleo allora!-
- Insomma
finitela.- sbuffò Hermione, mettendosi il cappotto e i guanti - Nonno, lascialo
in pace!-
- Ha sentito?- ironizzò il biondo sarcastico - Mi lasci in
pace!-
- Sparisci, mezzo Black della malora.-
- Ehi, non insultate i
Black!- rognò Sirius dall'altra stanza, seduto con Nadine a chiacchierare.
Intanto i due ex piccioni presero il volo per il giardino nel più totale
silenzio e raggiunto il laghetto ghiacciato di Cedar House nascosto fra le siepi
imbiancate dalla neve, tagliate alla perfezione, rimasero a osservare le mosse
di quei cinque piccoli disperati.
Tom e Damon erano perennemente col fondo
schiena sul ghiaccio, perfino Degona stava in piedi e veleggiava allegramente
davanti a quei due undicenni imbranati.
- E' incredibile.-
Hermione alzò
lo sguardo per guardare Malfoy, avvolto nel lungo cappotto nero al suo
fianco.
- Tom.- continuò Draco - E' incredibile.-
- E' eccezionale.-
sussurrò anche la ragazza - Per un bambino che ha vissuto due anni interi di
prigionia...-
Il biondo serrò la mascella, stringendosi nelle spalle. L'aveva
sentita quella storia...ma non aveva voluto crederci.
- Dimmi quello che è
successo.-
- Gli Zaratrox l'hanno rapito proprio davanti a Cameron Manor.
Lucilla non ha potuto fare nulla. Per mesi lei e Caesar hanno cercato di capire
dove avessero potuto averlo portato. I Bilancieri sono noti per la loro
segretezza...poi tre mesi dopo la sua scomparsa capirono che era in Italia. Io
sono andata a prenderlo. Ci ho messo un anno e nove mesi per farmi accettare da
loro...poi ho raggiunto le loro segrete...viveva al buio, al freddo. E l'ho
portato via.-
- A guardarlo sembra un ragazzino come tutti gli altri.-
mormorò Draco in risposta.
- Si. E merita di poter vivere normalmente. Senza
essere additato come il figlio di Lord Voldemort ma non credo che questo potrà
mai accadere. Ho sperato tanto però che almeno Harry lo accettasse...-
- Hn.-
Malfoy si accese una sigaretta, dando un tiro veloce - Chi gli ha spiegato dei
suoi?-
- Lucilla. Gli ha detto tutti il giorno in cui andò a prenderlo e lo
portò con lei da Caesar. Gli disse di suo padre, di sua madre. Tom, appena
imparò a leggere, studiò la storia dei Mangiamorte, dei nostri anni a Hogwarts.
E venne anche il giorno in cui chiese a me di raccontargli la storia del bambino
sopravvissuto.-
- E cos'è successo?-
- E' accaduto l'anno scorso.-
Hermione tornò a fissarlo, con gli occhi lucidi - Una sera mi chiese di
raccontargli tutto di Harry. Voleva sapere se sapeva della sua esistenza, se
fosse triste...se gli mancassero i suoi genitori.-
- Cosa gli hai
detto?-
- La verità. Ha sempre saputo che Harry ha ucciso suo padre. E sai
cosa mi ha spezzato il cuore? Il fatto che Tom dopo aver sentito tutto, mi abbia
detto che forse Harry non aveva ancora finito coi suoi nemici.-
Tacquero e
Draco dovette gettare via la sigaretta a metà.
Si passò le mani sul viso,
distrutto.
- Dio...-
- Vi vuole bene.-
- Anche a me...piace.- disse
Draco, un po' cupamente.
- L'ho visto.- Hermione gli sorrise a mezze labbra -
Sei dolce con lui. Di solito non lo sei mai con gli altri.-
- Hn. Come si fa
a trattarlo con indifferenza? Inciampa ogni due secondi, è la goffaggine fatta a
persona.- tergiversò Malfoy, vedendolo cascare di nuovo con la faccia,
ritrovandosi l'ennesimo bernoccolo.
- Non sei cambiato Draco.-
- Che
intendi?-
- Fai ancora il ritroso verso chi ami.-
Lui tacque, puntandole
addosso gli occhi grigi. La guardò come mai aveva fatto, sentendo che il passato
tornava, tornava e lo sommergeva, ricordandogli tutto ciò che aveva perso. Tutto
ciò che lei gli aveva dato.
Ricordò il loro prima bacio sotto la pioggia, la
volta in cui lei gli aveva dormito sulla spalla durante una conferenza, il
giorno della loro maledetta e benedetta scommessa, le battute, le frecciate, il
loro lavorare e studiare insieme. La prima volta che avevano fatto l'amore, il
suo modo di accarezzarlo, di sorridergli...di baciarlo, facendogli battere il
cuore.
Il suo modo di non farlo sentire mai solo, indesiderato,
respinto.
Ricordò la sua risata, il giorno del loro ultimo esame quando per
ultimi si erano ritrovati nel corridoi, nervosi e ansiosi.
Ricordò il ballo
di fine anno, lei col suo vestito bianco...la più bella di tutte.
Le notti
passate insieme a letto, oppure alla finestra, a parlare, a litigare.
Cristo,
senza di lei impazziva.
- Lo ami?- le chiese a bassa voce.
Hermione non
distolse lo sguardo, capendo ogni significato di quella domanda.
- No.-
rispose dopo un attimo.
- Allora perché stai con lui?- le chiese ancora,
sgomento.
- Che cos'hai fatto in questi anni?- mormorò, malinconica.
- No,
no...non metterla sullo stesso piano mezzosangue...-
- Non lo sto mettendo
sullo stesso piano Draco.- alitò angosciata, con la voce sempre più flebile - Ma
dimmelo...ogni volta che in questi quattro anni sei stato con qualcuna...perché
l'hai fatto?-
Annientato, socchiuse le palpebre e il dolore lo invase.
-
Ho sempre sentito freddo.- disse sincero.
Hermione deglutì, con le lacrime
agli occhi - Anche io. Mi sentivo sola Draco.-
Un debole vento sollevò dei
turbinii di neve e i capelli della strega le coprirono il viso. Fu solo un
attimo, perché lui allungò la mano, come ipnotizzato, e glieli scostò con
dolcezza...mista a rimpianto.
La mano si fermò sulla sua guancia e benché
fosse intirizzita dal freddo, Hermione la sentiva calda, bollente.
Gliela
prese, intrecciò le sue dita con lui.
Draco sentì il suo anello sulla pelle e
le passò il pollice sulla gota, desiderando sostituirvi le sue labbra.
- Sei
felice?- le chiese.
- Ho l'aria di una felice Malfoy?- singhiozzò, abbassando
il viso.
Lui sorrise, emettendo un gemito quasi disperato.
Malfoy...lo chiamava sempre per cognome quando non riusciva a
guardarlo, quando si sentiva indifesa.
- E tu sei felice?-
- Con Potter
tutto il giorno incollato?- provò a scherzare - Certo. Non lo vedi?-
La sentì
ridere, poi quando rialzò il capo Hermione scostò dal viso la sua mano,
continuando però a tenerla nella sua.
- E con lei?-
May. Draco
gelò. May. Quel nome...
In un attimo si sentì male dentro. Qualcosa,
come un turbine, un risucchio, cercò di spazzare via il viso di Hermione.
No,
non era normale. Non era normale.
Ogni volta che pensava a May una maledetta
sensazione ruggente gli ordinava quasi di staccarsi dalla realtà.
S'irrigidì,
facendosi indietro.
- Draco?- Hermione lo fissò ferita - Scusami...non
dovevo...non sono affari miei.-
- Mezzosangue...-
- Scusami,
davvero...-
- No!- alitò lui, quasi aggrappandosi alle sue braccia con la
testa che gli scoppiava - Hermione...c'è...c'è qualcosa che non va!- sussurrò,
cominciando a vederci quasi doppio - La testa...-
- Draco! Draco cos'hai?
Ehi!- la Granger impallidì, sentendolo quasi cedere di peso tutto addosso a lei
- Oddio! Mi senti? Malfoy mi senti?-
- Si...- riuscì a balbettare, cercando
di tenersi in piedi sulle gambe che sembravano diventate gelatina.
- Draco,
cos'hai? Cosa ti succede?- gli chiese, passandogli le braccia alla vita.
-
Non...non lo so...- disse a fatica - Il bracciale...Hermione il bracciale sta
vibrando...-
La ragazza abbassò lo sguardo sul polso del biondo serpente e
vide che il platino si agitava leggermente. Riproduceva uno strano suono
flautato. Stava forse a significare qualcosa? Indicava pericolo?
- Vieni, ti
porto in casa.- gli ordinò - Devi sederti e bere qualcosa di forte.-
-
Ragazzi, che succede?- urlò Cloe dal laghetto.
- Che succede Herm? Quel porco
ci sta provando?- ridacchiò Damon.
- Al diavolo...- ringhiò Draco,
riprendendosi un attimo - Si rompesse quel ghiaccio maledetto!-
- Forza,
lascia stare!- scandì di nuovo la Grifoncina - Andiamo dentro. Devi
riprenderti.-
In casa, davanti al fuoco e un bicchiere di brandy parve che lo
strano sintomo fosse passato ma Hermione non era per nulla convinta di quella
situazione. - Ti capita spesso?- gli chiese, sedendosi di fronte a lui.
-
Si, di recente si.- ammise, mandando giù un altro sorso di liquore.
- Ci hai
pensato bene? Quando ti succede di solito?-
- Ogni volta che...- si bloccò,
deglutendo. Che le diceva adesso? L'avrebbe preso per pazzo.
- Ogni volta
che?- lo incalzò la ragazza.
Ricordò le reticenze di Hermione sulla loro
Osservatrice e stentò a spiegarle tutto. Inoltre anche Dalton si era espresso
dello stesso parere e mettere quei due al corrente della situazione significava
scatenare un casino.
- E' personale?- lo interrogò allora la strega, vedendo
che non parlava.
- Hn.- mugugnò appena.
- Dev'essere una cosa bella
pesante se ti fa cadere come una pera.-
- Si.- Draco pensò che era ora di
cambiare discorso. Ma doveva andare a fondo di quella faccenda ormai. Aveva
capito come girava quel sintomo e non gli piaceva per nulla. Non era un fattore
fisico. Quella era magia. Era magia bella e buona. E non intendeva sottostarvi.
Doveva parlare con May. Immediatamente anche.
- Ti spiace?- si alzò e fece
finta di nulla - Vado in camera a riposare.-
- No, anzi.- Hermione lo guardò
senza aggiungere altro, ma era evidentemente scettica - Cerca di
riprenderti.-
- Contaci.- sibilò andandosene. Oh, avrebbe riposato bene d'ora
in avanti! Quella puttanata gli piaceva sempre meno. Non sapeva nulla
d'incantesimi d'amore ma non era un idiota. Ogni volta che pensava a Hermione,
regolarmente May gli entrava in testa e spazzava via i suoi sentimenti
passati.
Era una questione che andava chiarita subito e una volta finito non
ci sarebbe stato spazio per i dubbi.
Scrisse una lettera a May, in cui la
pregava di tornare per il 27 senza tante storie e poi si mise sul serio a letto,
sperando che un sonno sarebbe riuscito a rimetterlo in sesto ma prima avrebbe
dovuto cercare di fare chiarezza dentro di lui.
E l'unica persona che avrebbe
potuto dargli una mano era Blaise.
La neve continuava a
cadere...cadeva incessantemente, tanto da risultare noiosa.
Harry continuava
a fissarla, ma non la vedeva davvero.
Sentiva solo il suo cuore che si
placava, il ruggito della sua anima zittirsi dolcemente, insieme al
desiderio.
Il tenue profumo dei loro corpi uniti lo cullava.
- A volte
penso che gli esseri umani scelgano il male solo perché lo scambiano per la
felicità.-
Elettra socchiuse gli occhi, continuando ad accarezzargli
dolcemente il capo.
Lui, steso sul suo corpo nudo, rimase a guardare fuori
dalla finestra, restando al caldo e al sicuro dal mondo intero.
- Sto
impazzendo Elettra.-
Sono pazzo...e non riesco a credere che sia
sbagliato.
Aiutatemi.
- Devi tornare a Hogwarts.-
No, non
rimandarmi in gabbia. Ti prego.
- Harry...devi tornare laggiù...-
-
No, non voglio.-
- Se non torni rimarrai legato a quel Velo per sempre.- la
sentì gemere, piangendo per lui.
Sente le sue lacrime si alzò, distrutto, e
passò completamente su di lei, chiudendole le mani sul viso.
Cominciò a
baciarla, ad asciugarle ogni singola lacrima, benché avesse voluto piangere con
lei e appoggiò la fronte alla sua. - Mi dispiace...mi dispiace Elettra...-
-
Harry, devi tornare da lui.-
- Ne ho basta di tornare sempre da lui.-
sussurrò amaramente - Voglio tornare in un posto dove lui non ci sia.-
- Non
ci sarà mai quel posto se non torni ora a combatterlo.-
- Lui tornerà
sempre.-
- No, non dirlo.-
- Posso ucciderlo all'infinito...ma lui tornerà
sempre. Insieme a tutti quelli che credono in lui.- e scivolò via da lei,
sedendosi sulla sponda del letto, con le mani in testa - A cosa serve
combatterlo allora?-
- Harry...-
- Ne ho basta! Sono stanco Elettra! Tutto
questo non è mai servito a niente!-
La ragazza lo fissò oltre il velo delle
lacrime. Vedeva solo la sua schiena e tremava. Tremava come un bambino.
Il
bambino sopravvissuto.
Ma forse quel bambino era morto. I maghi di tutto il
mondo si erano sbagliati.
Voldemort era riuscito nel suo intento, 22 anni
prima.
- Io non posso fare niente per te.-
Harry Potter si tolse le mani
dal viso, con la cicatrice che scottava. Si girò a guardare la ragazza che amava
e vide i suoi occhi azzurri calmi, vicini e lontani, dolorosamente
contratti.
- Nessuno può aiutarti stavolta. Ron ed Hermione non ci saranno.-
mormorò ancora, avvolgendosi nel lenzuolo - Sei solo Harry. Sei solo contro il
suo fantasma. Vai da lui ogni notte per convincerti che tante morti hanno avuto
un senso... che Cedric non è morto per nulla, che perdere Sirius non sia
successo...vai da lui per convincerti che il suo odio avesse radici vere...e se
anche le avesse Harry? Ha odiato suo padre, i mezzosangue, i babbani...ha
versato sangue. Il suo odio aveva delle radici vere. Ma valeva la vita dei tuoi
genitori Harry?-
Si sentì trapassare il cuore dalla lama del ricordo.
No.
Tanto odio non sarebbe mai valso la vita di tutta quella gente.
- Non era
buono, Harry. Lui era solo...un uomo.- continuò Elettra con le lacrime che
riprendevano a rotolarle sulle guance arrossate dal pianto - Ma non puoi cercare
di comprendere...o di trovare una ragione alla morte dei tuoi genitori...ti stai
rovinando...e loro non lo vorrebbero. Tu sei Harry Potter, è vero. Sei il
salvatore dei maghi, che tu lo voglia o meno. Puoi cercare di capire Tom Riddle.
Se vuoi puoi farlo. Ma non c'è ragione...non c'è giustizia Harry! Non c'è
giustizia in ciò che ha fatto!- alzò la voce, quasi senza accorgersene - Non c'è
giustizia in ciò che ti ha fatto Harry! Se dovessi ragionare come lui allora
dovresti prendere la bacchetta in questo istante, tornare a Cedar House e
ammazzare Tom con la maledizione senza perdono come lui ha fatto con tua madre,
che ha dato la vita per te! Ecco cosa dovresti fare...- lo fissò, vedendolo
sgretolarsi come un sogno infranto - Ma non è così che va...Tom è un dono,
Harry. E non devi buttarlo via. Come non devi buttare via la tua
vita.-
Che qualcuno mi aiuti...
Aveva pregato, per sentire quelle
parole. Aveva pregato per anni.
Tom Riddle era un uomo. Un uomo che
aveva paura di morire. Che si era macchiato di sangue innocente, che aveva
odiato, che aveva vissuto nel rancore. E che al suo peggior nemico aveva fatto
il dono di un figlio.
Il piccolo Tom...era un regalo.
Gli occhi blu
del bambino spazzarono via le tenebre in cui era avvolto.
-
Cristo...Elettra...- Harry si piegò su se stesso, faticando a trattenere i
singhiozzi.
Da quanto tempo non piangeva? Anni interi.
Artigliò le dita
sulla faccia, sentendo scivolare via con le lacrime un dolore pesante come un
macigno.
Un dolore che avrebbe continuato a schiacciarlo fino alla morte...ma
ora si era fatto sopportabile.
Era solo, si. Era solo, lo era sempre
stato.
Lui e Voldemort erano sempre stati soli.
Ma c'era qualcuno che
stava comunque alle sue spalle. Che lo guardava con amore, rispetto,
orgoglio.
Se si fosse lasciato morire...cosa ne sarebbe stato di Tom?
-
Vieni qui.- sussurrò Elettra, prendendolo di nuovo fra le braccia, mentre
affondava il viso nella sua spalla - Vieni qui.-
Continuò a cullarlo e ad
accarezzarlo, sussurrandogli parole sconnesse che non avrebbe capito comunque,
avvinghiato a lei come all'ultima mano protesa in suo aiuto.
- Elettra...-
singhiozzò, abbracciandola tanto forte da farle male.
- Shhh...ci sono io. Va
tutto bene. Stai tranquillo...- e gli baciò la tempia, stringendolo con
altrettanta forza - Stai tranquillo Harry. Andrà bene...andrà...- Elettra serrò
i denti, sentendo dentro di sé un misto di paura, rancore e ira avviluppate in
un grumo mortale - ...andrà tutto bene amore.-
- Andrà tutto
bene...-
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