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Autore: Guido    05/02/2007    5 recensioni
Un anno dopo la fine della Seconda Guerra, Hogwarts riapre i battenti su un Mondo Magico molto cambiato e molto insicuro, dove anche la pace appena conquistata non sembra destinata a durare. Quale destino attende i giovani allievi, i professori vecchi e nuovi, dentro e fuori la Scuola? E la nuova guerra, se scoppierà, sarà sempre tra maghi, oppure... contro i Babbani? Domande molto pressanti per Draco Malfoy, improvvisamente catapultato sulla cattedra di Difesa, e anche per qualcuno che, di nascosto, tenta di rintracciare un Harry Potter svanito nel nulla ormai da anni...
(NOTA: ho cominciato a scrivere la storia prima che uscisse "I Doni della Morte", l'esito della guerra è stato molto diverso, ma scoprirete i dettagli principali già nel primo capitolo. OOC per il personaggio di Draco, del resto la serie è incentrata proprio sulla sua evoluzione)
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da Mangiamorte a...'
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PRIMO STÁSIMO

Primo stásimo



Ringraziamenti:
Mariademolay: grazie, come sempre, per l'inestimabile sostegno e, in particolare, per aver commentato
"Fragments Shored" (sigh, sei stata l'unica). Questo capitolo ha un tono molto diverso dal precedente, ma spero che possa egualmente riuscirti gradito.
Hepona: che piacere risentirti! Temevo che fossi sparita dal Web. Per la soluzione del giallo sulla sorte di Harry, dovrai pazientare ancora qulche cap., ma prevedo aggiornamenti più rapidi, per fortuna. Stesso discorso per la vocina di Draco.
Natalie_S: come vedi, non ho affatto abbandonato la fic, anzi, ho diversi capitoli a buon punto e sto lavorando anche sul prequel. Ti ringrazio moltissimo per l'apprezzamento, soprattutto perchè, per me, la fedeltà al canone è un punto d'onore. Harry è un
"half-blood", dal momento che sua madre era sì una strega, ma con sangue Babbano al 100%; quindi, una volta tanto, la traduzione è corretta. La confusione "Muggle-born"/"half-blood" mi ha fatto venire i vermi! Come vedrai, in questo cap. è pittosto importante tenere distinte le due situazioni.



Strange days have found us,
Strange days have tracked us down
They’re going to destroy
Our casual joys
We shall go on playing
Or find a new town.

[J.M., Strange Days]



Il Castello di Hogwarts, nel corso della propria esistenza, ormai quasi millenaria, aveva imparato a tenere in non cale le vicissitudini degli occupanti umani pro tempore. Se avesse potuto pensare e parlare, avrebbe spiegato che una Scuola di Magia e Stregoneria, per definizione, può solo essere una gabbia di matti, dove succedono cose ancora più pazze; dunque, al povero Castello cui è toccata la sventura di ospitarla, non resta che tenere duro, sforzarsi di stare in piedi, spostare regolarmente le stanze e, insomma, badare agli affari propri.
In compenso, i ritratti - che pensavano pochino, ma parlavano parecchio - seguivano ogni minimo dettaglio della vita scolastica con la curiosità avida di chi vive (?) solo per spettegolare. Quella sera, poi, non dovevano accanirsi su dettagli, ma su veri e propri argomenti, tanto numerosi che non sarebbero riusciti ad esaurirli neanche in un mese intero. Un Professore spedito in infermeria da un collega; il ritorno di Fanny; la prolusione di Draco Malfoy; le reazioni degli studenti...
Già. Gli studenti, questa specie gregaria, la cui condotta esteriore segue, quasi sempre, le regole della Scuola: come mai, si chiedevano i ritratti allo scoccare delle nove, ora del coprifuoco, dopo cena non se n’era visto in giro uno che fosse uno? Per una volta, Gazza avrebbe anche potuto non controllare un bel niente: finito il pasto, tutti i suoi nemici giurati - tutti, dal primo all’ultimo - erano rientrati nelle rispettive Case e nessuno era più uscito.
Come si è detto, i ritratti parlavano parecchio, anzi decisamente troppo, ma pensare non era esattamente il loro forte; altrimenti, avrebbero compreso al volo il comportamento degli studenti, che, proprio come loro, avevano molte cose di cui discutere, ma, ben diversamente da loro, si sentivano coinvolti in prima persona negli argomenti de quibus. Anche troppo coinvolti, in qualche caso.


Torre di Grifondoro
2 Settembre 2000, 21:00 GMT

I Leoni erano radunati nella Sala Comune, al gran completo o quasi; la grande stanza formicolava di ragazzi, alcuni seduti, altri in piedi, tutti intenti a gesticolare con foga; molti visi erano accaldati, perché le fiamme del camino erano davvero troppo vivaci per quel clima ancora mite; ma la discussione in corso li avrebbe tenuti caldi, anzi, infiammati, anche se si fossero trovati nudi, al centro di un igloo.
«Per conto mio,» sentenziò Euan Abercrombie, un biondino del terzo anno, «McLaggen è soltanto un pallone gonfiato. Ci sarà un motivo, se nessuna squadra lo accetta più!»
«Non è certo un tipo simpatico... Ma sappiamo tutti perché Malfoy l’ha aggredito in quel modo, no?» osservò Babbington. «Andiamo, ragazzi, è chiaro che quello odia tutti i Grifondoro! E’ un Serpeverde, sì o no?»
«Oh, andiamo!» replicò Samantha Wright, esasperata da quella che le pareva un’assoluta mancanza di buonsenso. «Non sfidi qualcuno a duello solo perché ti sta antipatico... o perché è un Grifondoro!»
«McLaggen lo ha provocato di brutto» concordò Mowett.
«Samantha, se per te quella è stata una sfida a duello...!»
«Chiamala come ti pare, Oswald,» ribatté Samantha, «per me il discorso non cambia.»
«Provocato, eh?» ribatté Abercrombie, ironico. «McLaggen è un Mezzosangue: avrebbe anche potuto non dire nulla, non avrebbe fatto nessuna differenza. Per Draco Malfoy, una sola goccia di sangue Babbano è sempre stata una provocazione sufficiente.»
«Stai scherzando?! Con quello che ha detto oggi…» trasecolò Pullings.
«Ha anche detto di aver cambiato idea, ricordi? Che prima la pensava in un altro modo» riconobbe Duncan.
«Sentite,» tagliò corto Euan, «a me non interessa quello che può aver detto, io non gli crederò mai. Voi non sapete quello che si diceva...»
«Scusa, ma io preferisco basarmi sui fatti, non sulle voci.» A Samantha non andava giù il modo in cui McLaggen era stato - oh, be’, diciamolo! - macellato, però non le garbava neanche l’atteggiamento di Euan Abercrombie.
«E’ un fatto, per esempio, che Silente l’ha nominato Prefetto» aggiunse Duncan.
«Be’, fatto per fatto, considerate anche questo! I Malfoy sono sempre stati immersi nelle Arti Oscure fino al collo, e anche più in su... No, Samantha, è inutile che mi guardi con quel sorrisino scettico, bimba bella, questa non è una voce!»
«Ah no?»
«Taci e ascolta, vuoi? Grazie.» Euan si guardò intorno, compiaciuto delle espressioni attente che lo circondavano. «Dunque, prima che io entrassi a Hogwarts - due anni prima, se faccio bene i conti - per un certo periodo, a guardia della Scuola, ci sono stati i Dissennatori.» Diversi studenti rabbrividirono. «Era il periodo in cui il Ministero dava la caccia a Sirius Black... un parente di Malfoy, guarda caso! Un Mago tanto potente che è riuscito a fuggire da Azkaban e anche a entrare proprio qui dentro!» Sorrise, con fare sardonico. «Pensate un po’: Dissennatori da tutte le parti, Auror sul piede di guerra, Incantesimi difensivi, Professori, ritratti, armature, fantasmi e - ah, dimenticavo - Silente... tutto inutile! E’ entrato lo stesso. E come credete che abbia fatto? Lo sai tu, eh, Samantha?»
«Non più di te, Euan,» replicò la ragazza, in tono gelido.
«Qui ti sbagli! Un mucchio di gente mi ha raccontato di aver visto Malfoy che scherzava con un gruppo di Dissennatori! Dico, vi rendete conto? Eccolo lì, il braccio destro di Sirius Black! E guardatevi un po’ intorno, adesso: suo padre si tiene nel taschino tutte le Creature Oscure in circolazione. Questo non vi dice proprio niente su che genere di persona sia il caro Professor Malfoy? Aprite gli occhi, bimbi belli! Il suo vecchio gli ha fatto assegnare la cattedra di Difesa! Non capite che è una presa di culo?»
La Sala ascoltava, magari a labbra strette, ma ascoltava.
«E c’è stata quella volta, l’ultimo anno, quando ha litigato con la sua ragazza. Pansy qualche cosa. Una stronza numero uno. Be’, Malfoy le ha fatto vomitare sangue per una settimana, letteralmente. No, non scherzo! Era ricoverata in infermeria, si sentivano i gemiti, si vedeva il sangue che filtrava dalla porta!»
«Secondo me, stai scherzando» replicò Mowett, imperturbato.
Cenni di diniego da parte degli studenti anziani.
«La Parkinson è stata trasferita al San Mungo,» intervenne Ethan McDonald, uno del quarto anno, «e non l’abbiamo più vista. E’ morta.»
Gridolini d’orrore.
«Ma alcune ragazze dicono di averla vista aggirarsi nei bagni, in forma di fantasma. Piange dal mattino alla sera, perché amava Malfoy e non accetta ancora il pensiero che possa averla uccisa.»
Tutti i primini ripensarono al duello con McLaggen, al sangue che sprizzava da tutte le parti... e all’espressione dipinta sul viso di Draco Malfoy.
Per un minuto intero, nessuno fiatò.
Forse, la discussione sarebbe morta lì, se Euan non avesse deciso di liquidare un’altra scemenza. «Quanto poi a quel pollastro che canta...»
«Euan!» esclamò Samantha, sinceramente indignata. Dopotutto, stava parlando della Fenice di Silente!
«Perché, cos’altro è?»
«E’ una Fenice» intervenne Mowett, in tono da enciclopedista. «Ossia un volatile oltremodo raro e difficile da addomesticare, noto per la propria intelligenza, oltre che per altre interessanti caratteristiche.» Suo padre era un patito di Animali Fantastici e gli aveva trasmesso la stessa passione.
«Intelligenza? Ma non farmi ridere! Che intelligenza vuoi che abbia, un uccello che va a posarsi sulla spalla di Draco Malfoy?!»
«C’è una sola spiegazione possibile» ribatté Duncan, piccato. «La Fenice ha percepito la sua lealtà al proprio padrone.»
«Ah. E chi sarebbe questo padrone?»
«A meno che la Fenice non ne abbia accettato uno nuovo, e questo succede molto, molto di rado,...» Il ragazzo esitò un attimo, poi scelse di buttarsi: «Il suo padrone è e resta Albus Silente.»
«Malfoy leale a Silente? Assurdo!» sbottò Ethan.
Euan rincarò la dose:  «Ma non sapete che il padre di Malfoy ha cercato di sbattere fuori Silente? Due volte! L’Inquisitore Supremo, la Umbridge, era amica sua; e prima ancora c’è stata quella storia della Camera dei Segreti - e per me suo figlio c’era dentro fino al collo... - ».
Ma, a questo punto, si rese necessaria una lunga spiegazione sulla Camera dei Segreti, che racchiudeva un esercito di mostri allevati da Salazar Serpeverde e lasciati a disposizione dei suoi eredi; mostri pronti a divorare, pietrificare, torturare o comunque eliminare tutti i Mezzosangue della Scuola e, forse, anche a invadere il mondo esterno per ripulirlo della suddetta feccia.
«Naturalmente, Harry Potter li ha fermati» concluse Ethan.
«Naturalmente,» gli fece eco Euan, sardonico. «Dopotutto, Potter era un Rettilofono.»
«Cosa!?»
«Massì, Samantha, scusa se ti rovino l’immagine dell’eroe...»
Impermalita, la ragazza lo schiaffeggiò.
Brutta idea: Euan era almeno altrettanto suscettibile, però più vecchio, più alto, più robusto. Dieci secondi dopo, ci vollero gli sforzi di tre persone (e un paio di calci nelle palle) per impedirgli di gettarla nel camino acceso.
«Lasciatelo stare!» gridò Ethan, tentando di aiutarlo a liberarsi.
E questa fu davvero un'idea pessima, perché diede il via ad una rissa senza precedenti, perfino nella tumultuosa storia della loro Casa: nessuno studente si sottrasse alla mischia. Volenti o nolenti, anche quelli che non avevano seguito l’alterco furono trascinati in mezzo. Anzi, con il Direttore ancora in infermeria, perfino i Prefetti si unirono allo scontro, felicissimi di potersi sbarazzare, almeno per lo spazio di un rissone, di una carica tanto opprimente e noiosa.
Molto, molto tempo dopo, come Dio volle, l’uragano si placò da sé, perché le forze dei combattenti si esaurirono gradatamente; ma, anche mentre tutti i Leoni, pesti e doloranti, si ritiravano nei dormitori, Euan Abercrombie, con quel filo di voce mentale che gli rimaneva, completò il discorso interrotto.
Io non mi fido di un Serpeverde. E neppure di un Rettilofono, anche se si chiama Harry Potter. Ci credo che ha finito per fare amicizia con Draco! Si sono scoperti della stessa razza: Maghi Oscuri, tutti e due. O come avrebbe mai liquidato Tu-Sai-Chi, il nostro Potter, facendogli il solletico? Arti Oscure, ragazzi, Arti Oscure ancora più potenti delle sue. Tanto potenti che Potter ci ha rimesso la pelle. Ha! E le Creature Oscure, adesso, a chi obbediscono? Al papà di Malfoy, ma guarda un po’ che combinazione!
E guarda ‘sti imbecilli a chi corrono dietro! A
Draco Malfoy! Come un tempo a Potter. Ripeto: ma che combinazione!


Sotterranei di Tassorosso
2 Settembre 2000, 21:00 GMT

Presso la Sala Comune di Tassorosso, la discussione si stava svolgendo in modo più civile, forse anche perché i partecipanti erano in numero minore: a destra del grande camino - che qui restava spento - un gruppetto sparuto commentava gli eventi della giornata (soprattutto quelli cui nessuno di loro aveva assistito); a sinistra, invece, un plotone di ragazze sospirose e ridoline, tutte conquistate dal bel tenebroso Professor Zabini, elaborava panegirici alati e complesse strategie di conquista.
Di sicuro, alcune avrebbero cercato di propinargli qualche Pozione d’Amore; per fortuna, sua madre era la Massima Autorità Mondiale in materia e aveva addestrato il rampollo a riconoscerle per bene. Hai visto mai che qualche troietta volesse allungare le mani su di lui e - soprattutto! - sui suoi soldi?
Suoi di lei, beninteso.
Henrietta Wilcox, l’unica ragazza del secondo anno che pareva immune a quella cotta collettiva e memore, per contro, del pragmatismo per cui la sua Casa andava famosa, era molto impegnata a discutere il comportamento della Fenice. «E’ tornata per un motivo, non c’è dubbio. Dopo un’assenza così lunga...»
«Un motivo da uccello» replicò Eleanor Branstone, del quarto anno. «Che vuoi sperare di capirci?»
«Cervello di gallina» soggiunse Owen Cauldwell, quarto anno pure lui, senza specificare se alludesse alla Fenice o a Henrietta stessa. La quale, ad ogni buon conto, prese nota di scagliargli una Fattura Pungente alla prima occasione. Intanto, non avrebbe permesso a quel Bubotubero andato a male di rovinarle i ragionamenti.
«Per me, aveva solo nostalgia di casa» osservò Rose Zeller, terzo anno.
«Ce ne ha messo di tempo, per sentirla!» ribatté Henrietta.
«Povera Fenice, tutta sola...» continuò Rose, in tono sognante. «Nessuno che le accarezzasse le piume...»
Henrietta riuscì soltanto a fissarla, esterrefatta.
Owen aggiunse:
«Magari vuole deporre un uovo.»
«Uhmm... le Fenici depongono uova?» domandò Eleanor, dubbiosa.
«Sono uccelli, no?»
«Così carini,» sospirò Rose.
A questo punto, Henrietta sbottò. «Zeller, ma cosa ti sei bevuta?! Oltre al cervello, voglio dire!»
«Non te la prendere, Wilcox,»  ghignò un ragazzo di cui "è bello e pietoso tacere anche il nome". «La colpa è tutta di un altro genere di uccelli, sai? Come questo
Le ragazze non apprezzarono affatto la parte anatomica da lui esibita con orgoglio, ancorché addobbata, per l’occasione, con un bel ciuffo di piume variopinte.
Non si seppe mai se la Sprite fosse stata attirata dalle grida disperate (?) o se qualcuna delle parti offese fosse corsa a chiamarla; ma tutti, proprio tutti, ebbero modo di vedere la sua reazione.
E nessuno la dimenticò mai.
«Un bell’esempio di Trasfigurazione, non c’è che dire,» commentò. Nessuno si azzardò a ridacchiare: la sua espressione temporalesca lo sconsigliava vivamente. «Suppongo che, ai sensi del Decreto Numero Trentadue, la punizione migliore consista in un Incantesimo di natura consimile... solo, un po’ più radicale
Si concentrò un istante e...
«AAAARGH!»
Il malcapitato urlava con quanto fiato aveva nei polmoni.
La Sprite non fu comprensiva e lo zittì con un bell’Incantesimo Tacitante.
Il ragazzo, muto e boccheggiante, restò a fissare inorridito il proprio organo (aspirante al rango di) riproduttore, testé Trasfigurato in cactus.
Un cactus irto di spine. Maledettamente lunghe, pure.
«E si ritenga fortunato: la punizione è temporanea. Domattina, si sveglierà con i genitali in perfetto ordine... Oh, potrà verificarsi qualche occasionale perdita di sangue, nei prossimi, diciamo, due anni.» La levità della Sprite pareva un distillato di perfidia. «Ma che sarà mai, per un uomo come lei?»
Le ragazze sghignazzarono in coro, sentendosi vendicate, in un colpo solo, di tutte le battute sul ciclo sopportate nel corso dei secoli.
«E adesso, a letto, su!»
I Tassorosso - ragazzi e ragazze - obbedirono, senza più fiatare.
Temevano di sentirsi Trasfigurare i polmoni.


Torre di Corvonero
2 Settembre 2000, 21:00 GMT

All’interno della Torre di Corvonero, il dibattito, peraltro piuttosto accanito, aveva preso una piega diversa, librandosi al di sopra dei banali accadimenti quotidiani: con tutta la solennità dei giovani intellettuali che si prendono troppo sul serio, i cervelli fini (?) della Casa discutevano del futuro del Mondo Magico.
E, quindi, del proprio.
Damien Prewett, scosso nel profondo dalla lezione di Draco, difendeva, nondimeno, la politica del Ministro, con una veemenza che è lecito supporre inversamente proporzionale alla convinzione. «Insomma, i Babbani non sono soltanto criminali! Sono i nostri nemici naturali, da secoli! Anche quando ci rispettavano, non ci hanno mai amati, hanno sempre aspettato il momento giusto per fregarci; e adesso, noi non dovrebbero passare al contrattacco? Non abbiamo bisogno di loro!»
La filippica fu accolta da un applauso compassato; un ragazzino confuso nel mucchio strillò: «A morte i Babbani! Ammazziamoli tutti!»
«Ammazzare i Babbani va bene, ma ci vogliono delle regole» sentenziò Orla Quirke, del quarto anno.
«E le regole ci sono,» replicò Damien, pronto: «Ai Babbani pensano le Creature Oscure, che ce li levano di mezzo un poco alla volta e, nel frattempo, lasciano in pace noialtri.»
«Questo per ora,» riconobbe Orla. «Ma è stato rispolverato il vecchio progetto di legalizzare la caccia al Babbano...»
«Non passerà mai!» tagliò corto il ragazzo. «Sarebbe incompatibile con lo Statuto di Segretezza. E anche con la nostra dignità: non siamo assassini.»
«Davvero?» Il viso di Thomas Pullings pareva ancora più scuro: le labbra serrate spiccavano come una cicatrice livida. «Non ci sporchiamo le mani, vuoi dire.»
«Giusto. Non ne vale la pena.»
«Ma, di fatto, lasciando i Babbani nelle mani delle Creature Oscure, noi li abbiamo condannati a morte. Tutti, dal primo all’ultimo.»
Per un minuto intero, la Sala Comune si spremette le meningi, cercando un modo per confutare un’affermazione che tutti sentivano inconfutabile.
«Insomma,» replicò infine Matches, «cos’hanno fatto di diverso i Babbani, con noi? Maghi e streghe, per loro, erano colpevoli giusto per il fatto di esistere!»
«Giusto!» esclamarono tutti.
Ma Thomas aveva una risposta pronta: «Anche per noi.»
«Scusa?» domandò Damien, sbalordito.
«I Maghi che nascono in famiglie Babbane.»
«Oh, quelli
«Scatenando le Creature Oscure, li abbiamo condannati a morte; escludendoli da Hogwarts, abbiamo deciso che non devono far parte del nostro mondo,» proseguì Thomas, gelido. «Colpevoli per il solo fatto di esistere.»
«Senti un po’!» ribatté Peter, accalorandosi. « Quelli lì non sono Maghi. Non sanno niente del nostro mondo, crescono come Babbani ed è giusto che muoiano come tali!»
«Non possiamo correre il rischio...» Damien si interruppe.
Quale rischio?
Il rischio di essere aggrediti e sopraffatti da loro?
Ma, se fossero veramente accettati fra noi, perché mai dovrebbero fare qualcosa del genere?
Esattamente, perché i Maghi di nascita Babbana erano una minaccia?
Forse per la tec-no-logia?
Difficile a credersi: i Maghi, quali che fossero le loro origini, usavano sempre i propri poteri, non gli aggeggini Babbani.
Non restava che una spiegazione, quella cui si era già attenuto in classe: in caso di guerra, la loro lealtà sarebbe stata quantomeno dubbia. Nessuno voleva rischiare nuovi scontri, all’interno della comunità magica.
Ma, se dei Babbani si stavano già occupando le Creature Oscure, perché ci sarebbe dovuta essere una guerra?
Peter stava rispondendo proprio a questa domanda: «Andiamo, Thomas. Come credi che reagirebbero questi ragazzi, se, una volta arrivati a Hogwarts, venissero a sapere che il Ministero mette in pericolo i loro genitori? Cercherebbero di fermare le Creature Oscure. E ci ritroveremmo ad affrontare una nuova guerra.»
«Giusto!» concordò Damien, sollevato.
Thomas incrociò le braccia sul petto. «E i Mezzosangue? Li accettiamo ancora, qui, eppure, perché la loro reazione dovrebbe essere diversa.»
«Be’...» cominciò Peter; e stavolta toccò a lui interrompersi.
Non poteva sostenere che perdere un genitore solo è sempre meglio che perderne due!
Damien replicò: «In questo caso... suppongo che il genitore Babbano non costituisca una minaccia. Voglio dire, ha saputo del nostro mondo, in qualche modo lo ha accettato...»
«Proprio come i genitori dei Maghi nati Babbani! Hanno ricevuto a lettera da Hogwarts, hanno saputo che esistono ancora streghe e maghi, hanno lasciato che i loro figli entrassero nel nostro mondo!»
Fu Orla a trarli d’impaccio. «Non è detto che sia proprio così. Nella maggior parte delle famiglie, c’è un genitore che ha l’ultima parola su tutto.»
Ma Thomas non demordeva: «Vedi che mi dai ragione?»
«Ma no, cosa...?»
«Almeno un genitore Babbano su due ha accettato il nostro mondo. A questo punto, dov’è la differenza rispetto ai Mezzosangue, dove un genitore su due è dei nostri?»
E questo, pensò Damien, smantella il mio argomento. Non è detto che sia sempre il genitore Mago a decidere il futuro del figlio Mezzosangue... quindi, come la mettiamo con queste stramaledette famiglie miste?
Traditori del loro sangue, tutti quanti! Tutti in pasto alle Creature Oscure!
Anche se c’è il rischio che i genitori Maghi oppongano resistenza, non potranno fare molto; saranno troppo pochi.
Sì. E’ la soluzione più semplice.

A quel punto, però, mentre stava per riferire le proprie conclusioni, un’eco del discorso della Preside lo bloccò.
La soluzione più semplice, senza dubbio; la via più facile. Ma è anche quella giusta?
Orla, intanto, cercava di parare il colpo di Tom: «Andiamo... questo Decreto sulle Creature Oscure... si tratta di una misura temporanea, finché i Babbani non avranno smesso di costituire una minaccia.»
«E cioè fino a quando?» chiese Thomas di rimando.
«Bella domanda,» mormorò Damien.
«Grazie, Damien. Allora, sentiamo una bella risposta: cosa deve succedere, perché i Babbani smettano di costituire una minaccia?»
«O meglio,» disse Peter, lentamente, «perché i Babbani, adesso, sono una minaccia?»
«Giusto.»
«Perché hanno la tec-no-logia!» ribatté Damien, con foga. «Sono una minaccia per sé stessi e per il mondo intero!»
Nella voce di Thomas affiorò una vena di sarcasmo: «Dimmi se ho capito bene. Il problema è la tecnologia, quindi noi mandiamo le Creature Oscure a far fuori i Babbani
«Non pretenderai mica che sappiano mettere fuori uso quei loro attrezzi infernali!»
«No, Peter. Ma, se la minaccia sono gli... attrezzi, uccidere i Babbani non la risolverà di sicuro.» Pausa. «A meno che non vogliate sterminarli, beninteso. A quel punto, nessuno sarebbe più in grado di usare quella roba e anche il più pazzo dei Maghi, senza nessuno che gli insegni, dovrebbe rinunciare all'idea.» Tom annuiva, quasi compiaciuto.
L’ipotesi fece rabbrividire tutti quanti.
«Sterminarli... via...»
«Ma come, Orla? Proprio tu cerchi di minimizzare? Poco fa dicevi: "Ammazzare i Babbani va bene, ma ci vogliono delle..."»
«Regole, infatti,» lo interruppe lei. «Non pensavo certo a... a un massacro.»
«No, solo a qualche morto qua e là!» Thomas era veramente furioso, ora.
Damien cercò di riportare la calma: «Non sappiamo... Può darsi che le Creature Oscure abbiano l’incarico di colpire proprio quelli che producono tec-no-logia» osservò.
L’occhiata dell’antagonista avrebbe potuto incenerirlo. «"Non sappiamo"? Cosa dice la Gazzetta, Damien?»
Era una domanda eccellente. «Nulla,» ammise. «Suppongo che lo considerino un argomento... troppo delicato.»
Non c’era alcuna allegria, nel risolino di Thomas: «Ma guarda! Proprio come facevano quando la minaccia era Tu-Sai-Chi!»
Damien tacque, turbato dal paragone implicito.
«Eppure,» proseguì il ragazzo dal viso olivastro, adesso arrossato per la collera, «prima Amelia Bones e poi Lucius Malfoy hanno potenziato l’Istituto di Studi Babbani, non è vero?»
«E con questo?» lo provocò Peter.
Damien soggiunse: «Entrambi hanno detto che il progresso della Babbanologia ha un’importanza fondamentale per il mantenimento della pace.»
«O meglio: per il buon esito della guerra!»
«Thomas, andiamo!» Peter era proprio esasperato. «Ma quale guerra? Ci stanno pensando le Creature Oscure...»
«Agli ordini del Ministero. Se questa me la chiami pace...»
«Giusto. Perché mai il Ministero parla di pace, se poi ripete fino alla nausea che i Babbani costituiscono una minaccia?» Damien era così colpito da quella domanda - una domanda ovvia, ma che, come la maggior parte delle domande ovvie, rischiava di non essere posta mai - che quasi non colse la risposta di Pullings.
«Perché il Ministero non chiama mai le cose col loro nome, non svela mai le proprie vere intenzioni. Ecco perché.»
«Thomas, guarda che esiste l’Ufficio per la Trasparenza e...»
«Certo, Peter, certo; ma Lucius Malfoy, non appena si è insediato, ha subito sbattuto fuori Rita Skeeter. Questo non ti dice niente?»
«L’ha licenziata anche la Gazzetta» osservò Damien. «Forse sta invecchiando, non dev’essere più quella di una volta.»
«O forse ha dato troppo fastidio, e a troppa gente.»
«Non al Ministro Malfoy... che io sappia.» obiettò debolmente Peter.
«Forse no,» concesse Thomas, che si stava calmando, «ma ditemi un po’: chi l’ha sostituita?»
I Corvonero si guardarono in faccia: nessuno ricordava chi fosse il successore della Skeeter.
«Damien? Avanti, sei tu quello che legge la Gazzetta
«Dev’essere un tipo che si fa sentire poco» ammise l’interpellato, sforzandosi di non arrossire.
«Eh no, mio caro: è il Ministro in persona.»
«Come
«Controlla, se non mi credi: la Skeeter non è mai stata sostituita, quindi l’Ufficio è in mano al Ministro... Provvisoriamente, beninteso.»
«E la Gazzetta non dice niente...» aggiunse Peter, pensieroso.
«La Gazzetta, ormai, dice solo quello che vuole il Ministro.»
Damien, affezionato lettore del giornale sotto accusa, avrebbe voluto ribattere; ma come negare che le piume al vetriolo, Rita Skeeter in testa, da qualche tempo non scrivevano più? O che le notizie di "cronaca ministeriale" occupavano uno spazio sempre maggiore?
Dopotutto, quella recensione al volume sulle armi dei Babbani...
Chissà cosa aveva pubblicato il giornale, negli ultimi due giorni? A Hogwarts non gli arrivava ancora. Quanti arretrati avrebbe dovuto leggere?
«Hem-hem
Tutti si voltarono di scatto, gli studenti più anziani memori, per un attimo, della Umbridge.
Rufus Scrimgeour li stava fissando con uno sguardo a dir poco minaccioso.
«Ho pensato di risparmiarvi le solite banalità, come il discorso di presentazione e le raccomandazioni sulla disciplina, ma, a quanto vedo, ho commesso un errore.»
Nessuno fiatò.
«Molto bene. Sono il nuovo Direttore della vostra Casa e, come tale, sono appena stato svegliato da un Elfo Domestico che vorrebbe pulire la Sala Comune, ma non osa disturbarvi.»
La maggior parte dei ragazzi assunse un’aria sorpresa e Rufus sospirò:
«Per quelli di voi che non lo sapessero: Hogwarts è piena di Elfi Domestici, che cucinano, servono in tavola e fanno le pulizie, sempre senza farsi vedere. Ora, se volete avere la cortesia di filare a dormire...»
«Signore...» azzardò Matches.
«Silenzio!» lo fulminò il Direttore di rimando. «Lei è del primo anno, non è così?»
«S-sì, signore.»
«Domani ha la prima ora con me. Veda di non arrivare con la testa ciondoloni: gli alunni distratti, con me, fanno una brutta fine.»
Lo disse in un tono che stroncò sul nascere ogni possibile risatina sdrammatizzante.
Stava per girare sui tacchi e tornare a letto, quando notò una mano alzata. Di nuovo il primino.
«Sì?»
«Signore... ecco... vorrei sapere, Lei cosa... cosa ne pensa del... del Professor Malfoy?»
«Non lo conosco» tagliò corto l’ex Auror. «Non l’ho mai visto, prima che entrambi arrivassimo qui a insegnare, e non ho ancora avuto modo di parlargli.»
Intervenne Prewett: «Però, signore, avrà sentito anche Lei quello che ha detto...»
«No, non l’ho sentito. Di solito, non frequento le lezioni dei miei colleghi. Quello è un dovere vostro, mi pare.»
Detto questo, uscì, prima che riuscissero a escogitare una qualche replica.
«Sta facendo il finto tonto» commentò Orla.
«Chissà perché?» mormorò Damien, tra sé e sé.
La domanda non ebbe risposta, ma neppure cadde nel vuoto: fu riposta nell’angolo che ogni cervello - almeno, ogni cervello Corvonero - riserva alle faccende da sbrigare alla prima occasione.
Poi, quelle menti ben organizzate e disciplinate, in composto silenzio, sfilarono verso i rispettivi dormitori, abbandonando la Sala alla sollecitudine degli Elfi Domestici.


Sotterranei di Serpeverde
2 Settembre 2000, 21:00 GMT

Nella grande Sala Comune regnava il silenzio.
Il colpo d’occhio era impressionante: la stanza era gremita di studenti. Studenti muti. Muti che neanche una dozzina di Incantesimi Tacitanti.
Un gruppetto di primini, raggruppato vicino al fuoco, si lasciava ipnotizzare dalle fiamme.
La maggior parte dei ragazzi fissava la pagina di un libro, senza mai avanzare di una sola riga nell'apparente lettura.
Alcuni, infine, sedevano in apparente ozio, lo sguardo perso nel vuoto.
Muti. Tutti muti. E immobili, pure.
Teste chine. Nessuno che guardasse verso il centro della Sala.
Nessuno che trovasse il coraggio di fissare il Barone Sanguinario.
Svolazzava in tondo, riuscendo ad apparire marziale, come una sentinella di ronda. Marziale e occhiuto: i suoi sguardi spettrali scorrevano senza posa sui ragazzi assembrati all’intorno.
Di tanto in tanto, qualche risata tonante mandava in pezzi quel silenzio troppo teso; mentre un lungo brivido percorreva le file dei ragazzi, un fantasma a cavallo erompeva dai dormitori, eseguiva qualche numero acrobatico con la propria testa, salutava militarmente il Barone e scompariva al galoppo, in un’altra direzione. E di nuovo silenzio.
I ragazzi non osavano neppure pensare.
I fantasmi non sono telepati, d’accordo, ma... non si sa mai.
A Hogwarts, anche i muri hanno orecchie. Orecchie aguzze, che non si sa mai quanto possano strappare al segreto delle labbra. E lingue lunghe, biforcute, pronte a spifferare il tutto al Direttore di turno.
Soprattutto, poi, se il Direttore si chiama Malfoy. Draco alfoy.
No, era meglio non chiedersi perché Malfoy avesse mandato il Barone Sanguinario a sorvegliare i suoi studenti. E neppure perché Sir Patrick Delaney-Podmore e i suoi spettrali fantini fossero accorsi a dargli man forte.
No, no, meglio non sospettare, non immaginare neppure che Malfoy potesse avere paura.
(Di loro? Di sé stesso? Di cosa?).
Tutti, anche i primini, sapevano fin troppo bene cosa succedeva a quelli che attraversavano la strada di Draco Malfoy.
E tutti, ma proprio tutti, seguitarono a censurare rigidamente i loro stessi pensieri.


Note:
Questo capitolo arriva on-line con un certo ritardo e me ne scuso, ma ho dovuto affrontare - oltre, beninteso, ai consueti problemi di tempo e, purtroppo, di connessione - svariate incertezze sul suo contenuto: dapprima, pensavo di affidare un flashback agli studenti anziani di Serpeverde, ma poi ho deciso di scrivere un prequel vero e proprio, Metánoia; così, anziché rivangare il passato, ho dovuto pensare a inserire nella storia informazioni sul presente del Mondo Magico e, soprattutto, caratterizzare i personaggi. Aggiungete che i dialoghi mi mettono sempre un po’ a disagio, perché mi sembra che non riescano mai naturali, e, forse, vorrete riconoscermi qualche giustificazione per il ritardo.
Ad ogni modo, veniamo al contenuto. Debbo, innanzitutto, spiegare il titolo. Nella tragedia greca, il Coro svolgeva un ruolo particolare, a metà tra l’attore e lo spettatore (è stato definito "
lo spettatore ideale", perché non deve vedersela con la quarta parete); i suoi intermezzi di commento dell’azione scenica prendono il nome di stásimi. In questa storia, ho deciso di assegnare agli studenti di Hogwarts, soprattutto ai più giovani, un ruolo paragonabile a quello del Coro; però vi prometto di non rispettare la regola in base alla quale il Coro vede tutto dell’azione - talvolta fa anche da "voce narrante" - ma non può intervenirvi. Al contrario, a questi ragazzi intendo riserbare un ruolo di primo piano.
Gli studenti più anziani sono tutti personaggi canonici, quasi sempre comparse fuggevoli.
L'Istituto di Studi Babbani è tratto dai test WOMBAT, comunque li abbiano chiamati in Italiano.
Vi piace la mia "rilettura" della misteriosa madre di Blaise?
Infine: il Decreto di riforma del sistema di istruzione - che contiene anche la disciplina transitoria per la riapertura di Hogwarts - ha assunto il numero Trentadue, perché il Ventinove era già occupato dal provvedimento più rimpianto da Gazza, l’approvazione delle frustate. Ipotizzo che il Trenta abbia soppresso la carica di Inquisitore Supremo, abrogando i Decreti posteriori, e che il Trentuno abbia decretato la chiusura della Scuola, al termine della Seconda Guerra.

  
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