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Autore: Alison Sincler    22/07/2012    3 recensioni
Harry va nella Foresta Proibita per permettere a Voldemort di ucciderlo, ma viene invece fatto prigioniero. Credendolo morto, Ginny, Ron e Hermione lottano per trovare un modo per andare avanti, ormai soli, ma per quanto tempo? In canon fino al capitolo 34 de "I Doni Della Morte".
Traduzione della Fanfic di NES85.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, ma sono stati creati da J.K Rowling, e la storia è frutto della genialità di NES85.

Capitolo Terzo: Divisi.

Ci volle un’ora ad Hermione per combattere contro i ricordi spiacevoli che le erano tornati alla mente, provocati suo ritorno alla Tana.Nessuno l’aveva disturbata nel suo nascondiglio;era rimasta seduta sul prato, appoggiata al lato della casa. Quando Hermione si chiese quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno la venisse a cercare, la risposta le arrivò sotto forma di George Weasley, che sbirciò da dietro l’angolo e la individuò.Mentre si avvicinava, Hermione si rattristò nel notare che quello scintillìo malizioso che aveva sempre avuto negli occhi non, era ancora tornato, e il sorriso che le rivolse non aveva nulla a che fare con l’allegria che lei aveva sempre associato a lui.

“Papà ti stava cercando,” disse George appena si sedette a terra accanto a lei. “E’ il tuo turno di parlare con Bill, per definire vostri piani per la missione di domani.”

“Oh,” disse Hermione, muovendosi per alzarsi.

“Ehi, non c’è bisogno di affrettarsi,” disse George, alzandosi per afferrarle il polso.”Bill ha tantissime cose da fare; non gli mancherai per qualche altro minuto.”Quando Hermione rimase in piedi, aggiunse, “Andiamo Hermione, sono completamente innocuo.”George fece una faccia esageratamente innocente, ed Hermione non poté evitare di fare un piccolo sorriso.Tornò dov’era, appoggiata alla casa e George si appoggiò al muro accanto a lei, tirando su una gamba e mettendo un braccio attorno al suo ginocchio alzato. Dopo alcuni momenti si silenzio, parlò ancora.

“Faccio schifo a parlare,quindi andrò dritto al punto.”Il tono di George si era appiattito, ed Hermione alzò le sopracciglia, guardandolo con curiosità.

“Non sono così stupido da chiederti come te la sei passata,Hermione, ma mi interessa sapere come stai.” gli occhi di George diventarono improvvisamente seri, dissomigliando sempre di più da quelli di burlone che Hermione aveva conosciuto per anni.

“A tutti qui interessa di te, ma non tutti capiranno. Mamma, Ron, Ginny..le persone si fanno delle domande.Ma so che a volte..”George si grattò la nuca mentre cercava le parole giuste.”A volte non hai semplicemente alcuna risposta da dare.Le cose semplicemente..sono come sono.E tu sei semplicemente come sei.”George scosse la testa. “Non ha alcun senso non è vero? Hermione non era sicura di cosa dire, quindi continuò a sorridere, incoraggiando George a raccogliere i suoi pensieri.

“Le persone continuano ad aspettarsi da che me io..io..non lo so.Che io sia esattamente com’era quando c’era Fred, credo.”George sospirò. “ Ma non lo sono più.Non si può attraversare un cambiamento del genere ed essere l’esatta persona in seguito.Loro non capiscono,e questo li ferisce perché loro tengono a me e non possono fare niente per aiutarmi.”

“Ma il punto è,” disse George, cercando intenzionalmente gli occhi di Hermione, “che loro ci tengono.”

“Ginny..A Ginny non sembrava importasse.” disse Hermione senza pensare.

George sorrise tristemente. “Beh” replicò “Ginny non è molto felice con niente e nessuno in questi giorni. Ho provato a parlarle, ma..” George lasciò la frase in sospeso, e poi scosse la testa. “Solo..non prenderla troppo sul personale.”

“E riguardo Ron?” chiese Hermione a voce bassa.

George si mosse, un po’ a disagio, e non rispose subito, ed Hermione, notando il suo disagio, si sentì come se le avessero sovesciato addosso un secchio di acqua gelida.

“Non ti mentirò Hermione..per Ron è stato un brutto colpo quando te ne sei andata.Voglio dire, in un solo giorno, ha perso entrambi i suoi migliori amici. Ma non penso sia arrabbiato. Per lo più confuso, mi sa.Non gli puoi dar torto; non è stato senza voi due da quando aveva undici anni; dal suo primo giorno ad Hogwarts.”

Una lacrima scivolò lunga la guancia di Hermione. A sentirlo dire così…

“Ehy,” disse George con voce rassicurante, “non è colpa tua okay? Non so esattamente perché ti sei sentita di dover andartene, ma una cosa l’ho capita. Avresti potuto fare un milione di cose differenti e non avrei messo in dubbio nessuna di queste. In un momento come quello, devi fare quello che ti senti di fare. Non puoi sempre spiegare quello che provi o da dove viene, e non lo puoi controllare. Devi solo fare ciò che devi per tirare avanti.”

Hermione annuì, tirò su con il naso, e si asciugò gli occhi.

“Inoltre,” andò avanti George, il suo tono tornò più luminoso. “ non vorresti neanche stare intorno a Ron in questi giorni, comunque. Tutto quello che fa ormai è studiare e leggere libro dopo libro.”

Hermione rispose con una colpo di tosse , che era a metà tra una risata e un singhiozzo. “Sei sicuro che stiamo parlando entrambi dello stesso fratello?”

“Difficilmente lo riconoscerai. Credo che senza una piantagrane come te a distrarlo dai suoi studi, “ Hermione sbuffò allo sguardo accusatore del ragazzo “il perfettino si è finalmente applicato.”

Hermione fece a George uno dei suoi rari sorrisi a trentadue denti, e lui le sorrise di rimando per qualche momento, prima di alzarsi bruscamente in piedi.

“Beh, dovresti davvero smettere di bighellonare e tornare dentro, Hermione. Onestamente, non so veramente cosa ti sia preso..far aspettare Bill in questo modo. Stai mandando all’aria tutta l’operazione!”Hermione si alzò, respingendo scherzosamente la mano che George le aveva offerto come aiuto.

George dondolò sui talloni con le mani in tasca, sorridendo compiaciuto. Il vecchio lui era tornato, ma lei sapeva che era solo per farla sentire meglio.

“Grazie,” disse abbracciandolo “Ne avevo davvero bisogno.”

“Sono sempre qui, se hai bisogno di me” disse George, ricambiando l’abbraccio.

“Questo vale anche per te” disse Hermione. “So che non ci sono stata per te-per nessuno di voi- ma..vorrei che questo cambiasse.” George sorrise e annuì.

Facendo un passo indietro, Hermione prese un profondo respiro per calmarsi e oltrepassò George sulla strada per la Tana.Prima che lei girasse l’angolo della casa, tuttavia, lui le gridò dietro.

“Hermione- dovresti andare da lui. Ron ..beh..lui si sente come se avesse già provato a parlare con te, e che se tu avessi voluto parlare con lui, lo avresti fatto.”

Hermione pensò a tutte le lettere a casa, chiuse nel suo cassetto, tutte indirizzare a lei, con la calligrafia disordinata di Ron, e fece cenno che aveva capito.

*****

L’incontro di Hermione con Bill fu breve, dal momento che avevano già discusso precedentemente il loro piano molte volte, mentre cercavano di scoprire gli incantesimi protettivi di Hogwarts insieme. Ma poichè le loro precedenti interazioni erano passate attraverso la posta via gufo codificata, Bill voleva semplicemente riparlare del ruolo di Hermione nel piano un’ultima volta, faccia a faccia.

In seguito, Hermione notò che la maggior parte della folla se n’era andata e che solo quelli che erano direttamente coinvolti nell’incursione ad Hogwarts erano rimasti. Questi includevano la maggior parte degli Weasley, con grande disappunto della Signora Weasley, che si aggirava per la casa con così tanta energia nervosa che Hermione sospettava che se si fosse fermata sarebbe potuta esplodere o svenire.

L’ansia di Hermione aumentò di un’altra tacca con l’arrivo di Madama Chips poco prima di cena. Al mattino l’infermiera della scuola avrebbe preparato il salotto per prendersi cura di chiunque potesse rimanere ferito durante la missione. Pensando al peggio, Hermione si rese conto di quanto importanti fossero le poche ore seguenti.Se non le avesse usate per parlare con Ron e provare a sistemare le cose, potrebbe non..

No, ce l’avrebbero fatta perfettamente; ci sarebbero state altre occasioni. Ma comunque, Hermione voleva essere sicura. Si decise a parlare con Ron dopo cena, anche se lui la odiava.

Con la cucina piena, Hermione mangiò la sua cena in salotto. George la raggiunse e mangiarono in un amichevole silenzio. Lo stomaco agitato di Hermione le impediva di godersi il suo pasto, ad ogni modo.Mentre l’ansia innescata dall’essere tornata alla Tana si stava dissolvendo- grazie non poco alla recente chiacchierata con George, le parole rassicuranti di Bill e il regolare accertamento sulle sue condizioni da parte dei Signori Weasley- il pensiero di affrontare Ron faceva schizzare i suoi nervi alle stelle.

Hermione non aveva nemmeno intravisto Ron dopo la riunione, e sapeva che non era a mangiare in cucina con gli altri. Anche Ginny non era stata in vista, fino a che - mentre Hermione stava riportando il suo piatto mangiato solo per metà in cucina- vide la più piccola di casa Weasley uscire dalla porta sul retro, portando in mano due piatti, uno dei quali pieno di extra- porzioni di cibo.

Hermione tornò in salotto e si sedette silenziosamente, mentre George mangiava la sua terza porzione. Iniziò a preparare quello che avrebbe detto a Ron, ma nulla di quello che le veniva in mente suonava abbastanza bene. Hermione non era di per sé sicura del perché avesse fatto ciò che aveva fatto, come poteva quindi spiegarlo a qualcun altro?

Infine, Hermione sentì la porta sul retro aprirsi e chiudersi, subito seguito dal rumore di qualcuno che saliva le scale. Prendendo un profondo respiro, si mosse per alzarsi, ma scoprì che le sue gambe la volevano sostenere. Stabilizzandosi, Hermione incrociò lo sguardo di George, che le fece un sorriso incoraggiante e fece un cenno verso le scale. Cercò di sorridergli di rimando, ma sapeva di non averlo fatto al meglio.

*****

Hermione raggiunse l’ultimo piano e si fermò. Di fronte a lei, attraverso la porta aperta con su scritto “La stanza di Ronald,” poteva vedere Ron in piedi, che le dava le spalle. Il cuore di lei iniziò a batterle contro il petto, e sentì il forte impulso di correre giù per le scale. Raccogliendo tutto il suo coraggio, Hermione chiuse gli occhi, prese un profondo respiro, e si diresse verso la porta.

“Ciao, Ron.”

Sorpreso, Ron voltò la testa di scatto verso di lei. I suoi occhi, piedi di stupore e di qualcos’altro che Hermione non riuscì a distinguere, si fissarono di lei.

“Ciao.” disse, deglutendo.

Il suo sguardo era rovente, così lei guardò a terra. Cosa c’era dietro quei brillanti occhi azzurri? Era minimamente felice di vederla? La odiava? Hermione improvvisamente si sentì come se non sarebbe stata in grado di sopravvivere alle risposte.

“Io, um, io pensavo che magari avrei potuto salutarti, visto che non c’eri a cena” disse lei, timidamente.

Ron voltò il suo corpo in modo da starle completamente di fronte.

“Si pensavo..pensavo di incontrarti, ma sai com’è..giornata impegnativa.” disse lui.

“Si, lo so. Anche la mia.” disse Hermione.

Ci fu un’imbarazzante pausa, durante la quale Hermione rimase impalata e Ron sembrava cercare qualcosa da fare con le sue mani. Alla fine decise di incrociare le braccia.

“Bill è un dittatore.” disse il ragazzo. “E’ un leader fantastico e tutto quando, ma è anche un psicopatico.”

Hermione fece un gentile, ma un po’ traballante sorriso, e poi un altro imbarazzante silenzio di frappose tra loro.

“Posso…?” chiese finalmente Hermione, indicando l’interno della stanza. Ron la guardò un momento confuso prima di capire la sua domanda.

“Oh giusto- vieni dentro.”

Ron si voltò verso il letto ed iniziò a fare posto per farla sedere,gettando rapidamente dei vestiti da un parte e sistemando le lenzuola disordinate.Fece un passo indietro e indicò silenziosamente l’ormai-adatto posto, ed Hermione si sedette rigidamente sul posto che le era stato offerto, appoggiando le mani giunte in grembo. Ron si voltò e continuò a mettere in ordine, come se avesse improvvisamente realizzato che la sua stanza disordinata non era adatta per un visitatore. Ron guardava ovunque tranne che ad Hermione, mentre calciava oggetti sotto il letto, infilava cose nei cassetti e ammucchiava vestiti nel suo armadio.

L’intensa pulizia che Ron aveva messo in atto, diede ad Hermione l’opportunità di riprendere fiato e distendere i nervi. Il suo cuore ora batteva così forte che le rimbombava nelle orecchie. Si guardo intorno nella stanza di Ron e notò che era ancora decorata con l’arancione e il nero dei suoi amati Cannoni di Chudley, con un vecchio post sbiadito ancora appeso al muro.

Voltando gli occhi verso la schiena di Ron mentre metteva una pila di vestiti nell’armadio, Hermione notò che, nonostante Ron fosse più alto che mai, era anche più robusto e aveva perso un po’ di quel suo aspetto allampato. Si sentì avvampare mentre i suoi occhi si perdevano nelle sue spalle larghe e dall’aspetto forte.

“Sembri in forma,” disse Hermione, con una voce leggermente più acuta di quanto avesse previsto.

Il suo commento sembrò distogliere Ron dai suoi pensieri. Dopo una breve pausa, lui chiuse l’armadio e si voltò verso di lei, senza ancora guardarla, però.

“Ah..Grazie.Uhm, anche tu.” rispose lui, con un rapido sguardo in direzione della ragazza. Poteva distinguere un po’ di rossore sulla punta delle orecchie del ragazzo.

“Ron..Ho bisogno di spiegarti..perché me ne sono andata.”

Gli occhi di Ron finalmente si rincontrarono con quelli di lei.

“Beh, okay..ma, lo sai, non devi. E’ tutto a posto.”

“No, ne ho davvero bisogno e..e tu meriti di sapere.” disse Hermione, mettendo insieme le idee.

Poteva farcela. Dopo essere stata terrorizzata com’era stata per il suo ritorno alla Tana - e dopo essere stata terrorizzata per la reazione di Ron e per quello che avrebbe potuto dire- si sentiva un po’ della sua antica forza, in presenza del ragazzo.

Ron attraversò la stanza e iniziò a togliere delle pile di libri -libri?- da quello che solo ora Hermione riuscì ad identificare con una branda, e li posò sul pavimento. Ricordò quella branda come il posto in cui Harry dormiva quando stava alla Tana, e sentì dentro di lei il familiare gelo che accompagnava tutti gli inattesi ricordi del suo migliore amico scomparso. Ron si sedette sulla branda senza più libri e guadò Hermione in faccia,in attesa.

“Be..suppongo che la verità sia che non sono completamente sicura di come spiegarlo,” disse Hermione, fissando le mani nel suo grembo.

“Semplicemente non riuscivo a gestire tutto. Dopo tutti quei mesi in fuga alla ricerca degli Horcrux, e dopo quello che è successo a Godric Hollow, alla Gringott, a Villa Malfoy” Hermione rabbrividì al terribile ricordo di Bellatrix che le infliggeva la maledizione Cruciatus. “Dopo la battaglia di Hogwarts..dopo Malocchio, Lupin, Tonks, e Fred…Penso..Penso fossi vicina a ..a..non lo so. A perdermi, credo.”

Ron rimase in silenzio, mentre Hermione si interruppe per qualche secondo.

“E poi quando..quando ho trovato..H-Harry,” balbettò Hermione, chiudendo gli occhi. “Quello fu..Quello fu troppo; non ne potevo più. Dovevo allontanarmi da..beh, tutto.La guerra, il mondo magico, e tutto e tutti in esso.”

Dopo un respiro tremolante,Hermione alzò lo sguardo verso Ron, e si asciugò una lacrima dalla guancia. La faccia di Ron era indecifrabile; certamente non sembrava affatto sorpreso da quello che gli aveva detto finora.Muovendosi a disagio, Ron prese un lento respiro e parlò.

“Sapevo che eri..scossa, e non ti biasimo dopo tutto quello che hai attraversato,” disse, sporgendosi in avanti per poggiare le mani incrociate sulle ginocchia. “ E’ stata dura per tutti. Io .. Io non capisco solo perché non potevi restare e lascarti aiutare da noi.”

“Io non me ne volevo andare.” disse Hermione in poco più di un sussurro. “Non è stata una decisione razionale. Mi sono solo sentita come se, se fossi rimasta in questa casa un altro minuto, non sarei più stata in grado di riprendermi.” Hermione scosse la testa, frustrata dal non riuscire a spiegare pienamente come si era sentita. “Vorrei saper spiegarlo meglio.”

Ron sospirò e si strofinò le mani sul viso, ed Hermione poteva sentire la sua frustrazione crescente.

“E’ passato un anno, Hermione. Anche se non volevi tornare, non potevi mandare nemmeno un lettera? Non un singolo gufo, Hermione!”

Hermione sentì una fitta di senso di colpa, appena si immaginò di nuovo la pila di lettere di Ron che teneva, non aperte, nel cassetto della sua scrivania a casa.

“Voglio dire,”continuò Ron, “se papà non avesse parlato con te un paio di volte, non avrei mai nemmeno saputo cosa ti stava succedendo.Stavo venendo a trovarti, ma papà non me lo ha permesso; ha detto che tu volevi che io- che tutti noi- stessimo lontani da te.”

Ora Hermione poteva sentire il dolore mischiato alla frustrazione nella sua voce.Asciugandosi un’altra lacrima, raddoppiò i suoi sforzi per contenere le sue emozioni, in modo da poter rispondere.

“Mi sei mancato- tutti voi mi siete mancati- davvero tanto. Te l’ho detto, la mia paura..è irrazionale. Anche solamente stare seduta qui”Hermione indicò l’area intorno a lei, “solamente essere tornata alla Tana..mi rende difficile respirare.” Lo disse con una mano sul petto, per sottolineare il punto, sporgendosi verso Ron, e supplicandolo con gli occhi di capire. “Ho le vertigini e mi ritorna tutto in mente. Vorrei non fosse così difficile per,Ron, lo vorrei davvero..ma lo è.”

“Ma Hermione,tu hai passato un sacco di momenti difficili- io, te ed Harry- e li abbiamo sempre superati insieme.” Ron parlò a voce un po’ più alta e un po’più velocemente, mentre la sua frustrazione cresceva. “Credo di aver capito a cosa ti riferisci, parlando di andartene per un po’, ma sarei potuto venire con te, o..avrei almeno potuto venirti a trovare.Perché non ti potevo aiutare?..Perché..perché non ci potevamo scrivere, o..”

“Ron, tu non mi stai ascoltando,” disse Hermione, alzando la voce. Ora anche lei era frustrata, sia con se stessa che con Ron. Perché non riusciva a spiegare meglio le sue azioni?Perché lui non poteva capire comunque? “Non importava se lo volessi o se non lo volessi, io..io non potevo.Ero troppo spaventata,io-”

“Ma sei la strega più coraggiosa che abbia mai conosciuto!” replicò Ron, seduto in una posizione molto eretta, mentre gettava le braccia all’aria per l’esasperazione.

Hermione sentì che era in arrivo una litigata, che era la cosa che in quel momento doveva disperatamente evitare. Non avrebbe fatto bene a nessuno dei due, e a dire la verità, il suo senso di colpa non le avrebbe permesso di difendersi con si deve. Riportando gli occhi sul proprio grembo, Hermione abbassò la voce.

“Mi dispiace, Ron. Tutti hanno i propri limiti, credo. Vorrei..vorrei avere la tua forza.”Hermione tirò su con il naso e gli fece un sorriso triste. Ron si calmò, e si piegò di nuovo avanti, per appoggiare le braccia sulle ginocchia. Chinò la testa e chiese, con voce calma, “Quanto..quanto rimani?”

Hermione chiuse gli occhi e scosse la testa. “Dopo di domani..non lo so.”

Ron alzò gli occhi, e invece di vedere la frustrazione crescere in lui, Hermione vide solo preoccupazione nei suoi occhi.

“Sei sicura della missione?” chiese il rosso. “Bill può probabilmente trovare ancora qualcun altro per fare la sentinella se non te la senti, se non sei sicura, o-”

“No, dovrei farlo io,” rispose lei, ma senza suonare interamente certa. “Ho aiutato Bill nella ricerca degli incantesimi per mesi,e so più cose riguardo Hogwarts di chiunque altro sia a disposizione. Non correrò nessun rischio sulla Torre di Astronomia, ma se succede qualcosa, sarò pronta a-”

“Se succede qualcosa,” la interruppe Ron, con voce allarmata. “Tu starai sulla Torre di Astronomia.”

Stettero seduti, fissandosi in silenzio per alcuni lunghi secondi, prima che Hermione distogliesse lo sguardo.

“Ron, ho bisogno di farlo. Non posso più starmene nascosta a casa, fingendo che questa guerra non esista, che le persone a cui tengo non siano in pericolo. Non è facile per me…ma lo gestirò.” Hermione restituì uno sguardo più deciso a Ron e disse risolutamente. “Voglio aiutare.”

Ron la guardò ancora, e quel qualcosa di misterioso tornò nei suoi occhi- quel qualcosa che Hermione non riusciva a definire. Fece un movimento verso di lei, ma proprio in quel momento, una voce fece spostare la loro attenzione sulla porta.

“Ron, la mamma ti vuole.” disse Ginny seccamente. Anche se aveva parlato con il fratello, Ginny guardava Hermione.

“Uhm, okay,” rispose distrattamente Ron, tornando a guardare Hermione.”Dille che arrivo tra un minuto.”

Ginny rimase in piedi vicino alla porta e guardò in modo pungente il fratello.

“Vuole che tu vada adesso.”

“Si, ci vado.” disse Ron irritato, rispondendo allo sguardo fulminatore di Ginny, con uno dei suoi.

Visto che Ron ancora non si muoveva, Ginny aprì la bocca per parlare ancora, ma la richiuse. Con un ultimo sguardo arrabbiato ad Hermione si girò e ridiscese le scale.

“Scusa per lei,” sospirò Ron “io..um..credo che dovrei scendere, prima che porti qui la mamma e inizino a strillarmi entrambe.”

Entrambi si alzarono e fecero un passo l’uno verso l’altro. Per un momento sembrò quasi che Ron volesse entrare in contatto con Hermione, ma poi mise rapidamente entrambe le mani in tasca. Si guardarono goffamente, e Ron sospirò leggermente, sorridendo.

“Beh, allora” disse finalmente Hermione. “E’ stato bello rivederti, Ron…Molto bello.”

“Si..Anche per me, Hermione. Sono contentato che tu sia tornata, anche se..” Il sorriso di Ron vacillò. “Anche se non per molto.”

Hermione allungò la mano e raccolse un filo che penzolava dalla camicia di lui. Il piccolo contatto le fece improvvisamente sentire molto caldo, e senza alzare lo sguardo verso il viso di Ron, fece un passo per avvicinarsi a lui, come in una stato di stordimento, gli occhi fissi sul filo.

Poi, a cause della nebbia nella sua testa che le offuscava i pensieri, Hermione realizzò solo per metà di aver messo le braccia attorno a lui, in un tentativo di abbraccio. Ron rimase fermo per qualche momento, ma poi Hermione sentì le mani di lui avvolgerla lentamente. Una volta fra le sue braccia, i muri di Hermione finalmente andarono in pezzi. Stringendolo a sè forte, nascose la faccia nel suo petto e iniziò a piangere. Ron la tenne saldamente, e lo sentì iniziare a strofinarle delicatamente la schiena.

In quel momento Hermione realizzò- sapeva- che essersene andata era stato il peggior errore della sua vita; che il conforto di cui così disperatamente aveva bisogno, era sempre stato lì, tra le braccia di Ron, tutto il tempo.E, guardandolo negli occhi, lei seppe con certezza, che anche lui aveva avuto bisogno di lei, e si odiò ancora di più per averlo abbandonato.

“Io..io non me ne sarei man dovuta andare,” disse Hermione con voce strozzata, tra i singhiozzi. “Ho fatto un errore enorme..”

“Shhh,” la calmò Ron, “Va tutto bene, Hermione. Va tutto bene…se qui, adesso.”

Hermione tirò ancora su con il naso contro la camicia di Ron.

“Non va tutto bene..non so se riuscirò mai a far andare tutto bene…”

“RON!”

Si separarono quando la potente voce della Signora Weasley, tuonò verso di loro dal fondo delle scale.

Ron roteò gli occhi, e urlò di rimando alla porta aperta.

“Si, sto arrivando!”

Hermione si affrettò ad asciugarsi il viso, sul quale poi si impegnò a disegnare un sorriso. Ron fece un paio di passi all’indietro verso la porta, grattandosi nervosamente la testa, evitando allo stesso tempo lo sguardo di Hermione. Passò qualche momento non facile, durante i quali nessuno dei due sapeva cosa dire o come salutarsi. Raggiunta la porta, Ron trovò le parole.

“Senti, Hermione..stai attenta domani, ok? Stai fuori dai casini , sulla torre, e esci dal lì il più velocemente possibile, d’accordo?”

“Lo farò, Ron- ma anche tu devi stare attento.”

Ron annuì. “Siamo d’accordo. E..quando sarà tutto finito, e torneremo a casa..forse potremmo parlare ancora.”

Un sorriso sincero apparve sul viso di Hermione. “Siamo d’accordo.”

Ron uscì dalla porta ed Hermione lo seguì.

“Sai,” disse Ron sopra la sua spalla, “dicono che spezzare gli incantesimi protettivi ad Hogwarts sia impossibile, ma io penso che Bill possa farcela.”

“Lo spero.” disse Hermione. “Altri maghi hanno provato-”

“Be, non dopo Amias Archibald,” la interruppe Ron. “ E lui ci ha provato un paio di secoli fa. E poi lui aveva provato a distruggere totalmente gli incantesimi di protezione, ed era ovvio che quello non avrebbe mai funzionato.”

Hermione si fermò, fissando Ron a bocca aperta. “Hai..Hai ragione Ron. Come lo sapevi?

“Cosa? Pensi di essere l’unica ad aver letto Storia di Hogwarts?” rispose lui con un sorrisetto. Ron scese le scale, lasciandosi una Hermione con gli occhi spalancati e la bocca aperta dietro di lui.

*****

Hermione tornò in salotto in una specie di trance. Tutto sommato, la sua chiacchierata con Ron era andata meglio di quanto potesse sperare. Non le aveva urlato contro, non l’aveva affatturata, o buttata fuori a calci dalla sua stanza, come lo aveva immaginato fare un sacco di volte nei giorni precedenti. Non c’era chissà cosa tra loro due, ma per la prima volta, poteva immaginare che le cose sarebbero tornate a come erano una volta con Ron, e onestamente, lei lo sperava , almeno un po’. Si sentì stordita e prosciugata mentre si lasciava cadere sul divano, fissando il vuoto.

“Va tutto bene, Hermione?”

Hermione sbattè le palpebre e i suoi occhi misero a fuoco il Signor Weasley, seduto su una poltrona di fronte a lei, che la ragazza aveva superato senza notare. Un sorriso si allargò sul viso di lei, e lo sguardo preoccupato del Signor Weasley si ammorbidì. Improvvisamente la ragazza si chiese se lui non sapesse dove era stata, e stesse controllando che lei stesse bene.

“Sempre meglio.” gli disse, e lui le sorrise radiosamente.

“Mi fa piacere sentirlo.” disse, tornando a rilassarsi sulla logora poltrona. “Spero tu stia considerando di rimanere anche nei giorni seguenti a domani. Capirei se tu volessi tornare a casa, ovviamente, ma sei una ventata di aria fresca da queste parti.”

Il Signor Weasley si chinò verso Hermione e parlò con voce leggermente più bassa.

“Molly ha appena caricato Ron di cuscini e lo ha spedito in giro per casa ad aiutare tutti a sistemare i letti, e credo di averle effettivamente visto fare un sorriso. Non ricordo l’ultima volta che gliel’ho visto.”

Hermione abbassò lo sguardo, mentre sentiva allargarsi un caldo sorriso sul volto dell‘uomo, che fece crescere anche il suo stesso.

Passarono pochi istanti in un confortevole silenzio, prima che il Signor Weasley si alzasse dalla sedia.

“Be, si sta facendo tardi, e domani sarà una gran giornata per tutti.” disse, con un tono un po’ più serio. “ Meglio che vada a dormire. Le tue cose sono già nella stanza di Ginny.”

“Nella stanza di Ginny?” replicò Hermione, presa alla sprovvista. “Um, io…”

“Si?” chiese il Signor Weasley, quando Hermione si interruppe.

Dopo l’incontro con Ginny nella stanza di Ron, Hermione non pensava che la ragazza sarebbe stata contenta di questa disposizione per la notte. E per quando Hermione volesse disperatamente tornare ai vecchi buoni rapporti con la sua vecchia cara amica, non voleva davvero rovinare il buon umore che la sua chiacchierata con Ron le aveva lasciato. Hermione non vedeva via di uscita,tuttavia, essendo tutte le atre stanze da letto occupate, si sarebbe dovuta aspettare di dover dormire nella stanza in cui aveva sempre dormito.

“Em, niente.” Concluse Hermione, e si fermò di fronte al divano. “Buonanotte Signor Weasley, e grazie….per tutto.”

Il Signor Weasley le diede un abbraccio veloce, e poi le tenne una mano sulla spalla, con il braccio teso.

“Hai fatto tanta strada oggi, e sono fiero di te.” disse. Mettendole il braccio attorno la spalla, la accompagnò fuori dalla stanza, e poi di nuovo in fondo alle scale.

*****

Quando Hermione aprì la porta della stanza di Ginny, fu sollevata di trovarla vuota. Forse, se si fosse sbrigata, si sarebbe potuta preparare per dormire e sarebbe riuscita ad addormentarti- e a fingere almeno- prima che Ginny si facesse vedere.

Hermione notò la sua valigia a fianco del letto per gli ospiti che era stato messo per lei, e si precipitò verso di questa. Guardandosi attorno, si accorse- come era stato per quella di Ron- che la camera di Ginny non era cambiata molto dall’ultima visita di Hermione. C’era un po’ di confusione- e Ginny era sempre stata una persona molto ordinata- ma tutto il resto era esattamente come Hermione lo ricordava, perfino di poster delle Holyhead Harpies e quello delle Sorelle Stravagarie appesi al muro.

Hermione si svestì rapidamente, si infilò i pantaloni rosa del suo pigiama, e la camiciola bianca, e tirò giù le lenzuola. Proprio quando si stava per sdraiare, però, qualcosa nel comodino accanto al letto di Ginny attirò la sua attenzione, qualcosa che decisamente non c’era l’ultima volta.

Hermione dimenticò momentaneamente la sua fretta di andare a dormire, e si diresse verso il comodino. Non sapeva come o quando Ginny li avesse avuti, ma non c’era alcun dubbio: quelli erano sicuramente gli occhiali di Harry. Erano appoggiati a fianco alla lampada, ed erano stati accuratamente posizionati in modo che le lenti stessero diritte, proprio come se Harry li avesse appoggiati lì prima di andare a dormire.

Proprio in quel momento, Hermione sentì voci soffocate provenire dal piano di sotto. Non riusciva a distinguere le parole, ma era abbastanza sicura che fossero Ginny e la Signora Weasley a parlare, e che stessero discutendo. Hermione aveva una vaga idea su quale potesse essere il perché, e si sentì ancora più nervosa nel condividere la stanza con Ginny.

Ginny gridò qualcosa, la Signora Weasley alzò la voce in risposta, e poi entrambe tacquero. Hermione rimase bloccata, tenendo l’orecchio per cercare di sentire quello che avrebbero detto dopo. Dopo diversi, tesi momenti di silenzio, tuttavia, il suono successivo fu quello di qualcuno che saliva le scale.

Hermione si precipitò nel letto, ma era solo a metà strada quando la porta si spalancò e Ginny, rossa in volto e con uno sguardo furioso, fece irruzione nella stanza. La rossa guardò Hermione in cagnesco come se le avesse fatto un torto, mentre camminava verso il suo comò, tirando per aprire il primo cassetto, e tirando fuori una t-shirt.

Hermione si sedette nel suo letto, e si sistemò, tirando le coperte fino alla vita. Guardò da un’altra parte quando Ginny si spogliò e si mise una sciupata maglia bianca da uomo, che era almeno tre taglie più grande rispetto alla sua misura e che le arrivava alle ginocchia. Quando Hermione guardò di nuovo verso di lei, Ginny si stava sciogliendo la coda di cavallo, e stava lasciando i suoi lunghi capelli rossi, caderle lungo la schiena. Senza nessun altro sguardo in direzione di Hermione, Ginny tirò giù le lenzuola, spense la lampada sul comodino, e si mise a letto.

Hermione rimase seduta, nella stanza ormai buia e silenziosa. Era esausta-fisicamente, mentalmente e emotivamente - ma non poteva andare a dormire, con le cosa che andavano così male tra loro due; non quando stava per partire per una missione così pericolosa il giorno dopo.

“Ginny” Disse Hermione a bassa voce, nel buio.

“Hermione, se dici un’altra parola, giuro che ti schianto.” La voce di Ginny era dura e mortalmente seria.

Hermione fece un profondo respiro, prese la bacchetta,e lanciò un Muffliato verso la porta. Con un altro movimento, riaccese la lampada.

Hermione spinse giù le coperte e si girò rapidamente, in modo da essere seduta con le gambe a penzoloni dal letto. Era di fronte a Ginny, che la fissava, infuriata, dal suo cuscino.

“Schiantami allora.” Disse Hermione, nel modo più calmo possibile.

Ginny non parlò, ma tenne gli occhi fissi su Hermione, che iniziava a temere che l’avrebbe veramente schiantata.

“Sei tornata per sempre?” chiese Ginny.

“Io..io lo vorrei, ma ..non lo so.” Rispose Hermione. Si sentiva più forte e sicura riguardo al suo ritorno nel mondo magico, ma aveva ancora i suoi genitori a cui pensare.

“Allora stai lontana da Ron,” sbottò Ginny.

Hermione non sapeva che cosa aspettarsi dalle parole di Ginny, ma sicuramente, niente del genere.

“Sono seria.” continuò Ginny, alzandosi a sedere nel letto. “ O rimani questa volte- e tratti Ron come se te ne importasse qualcosa di lui- o vai al diavolo, lontano da lui.”

“Mi interessa di Ron. Mi è sempre-”

“Lo so Hermione,” la interruppe Ginny. “ Ancora prima che tu stessa lo realizzassi, avrei potuto dire che tu eri pazza di lui. Se non fossi stata pazza di lui, forse avrei potuto capire perché lo hai abbandonato. Ma per te lui significa tanto quanto tu significhi per lui, e te ne sei andata comunque. Tu eri l’ultima cosa che gli era rimasta dopo la morte di Harry, lo hai abbandonato. Non ti perdonerò mai per questo.”

“Ginny, io..non potrei stare peggio per-”

“Sforzati di più.”

Hermione era sbalordita dall’odio nella voce di Ginny. E, ancora peggio, sapeva che Ginny aveva ragione. Per quanto Hermione lo volesse- avesse bisogno- del perdono di Ron e Ginny, sapeva di non meritarselo.

“Dopo che te ne sei andata….Non ho mai visto Ron così.” disse Ginny. “ E non lo vedrò più così. Ci è voluto un sacco di tempo per….” bisbigliò, poi rivolse lo sguardo verso il soffitto e si limitò a scuotere la testa.

“Mi devi credere, Ginny,” la supplicò Hermione. “ Non me ne volevo andare. Non era in grado di pensare razionalmente, io..io ero sotto shock-”

“Guarda, Hermione- capisco che tu fossi scossa e che avessi bisogno di tempo per svuotare la mente. Voglio dire, so che non deve essere stato facile trovare Harry con..con il suo viso tutto..storpiato-”

“Il visto era l’unica cosa che avevano lasciato!” urlò Hermione, i suoi nervi e la sua frustrazione ebbero la meglio su di lei. “Così che noi avremmo saputo che era lui!”

Ginny impallidì. Suo padre non aveva permesso a lei o a chiunque altro, di vedere Harry prima della sepoltura. Nonostante i migliori tentativi del Signor Weasley di renderlo presentabile, il suo corpo era stato troppo devastato dalla magia oscura, quindi lui ed Hermione avevano deciso di tenersi i dettagli per loro; non volevano che le persone che lo avevano amato lo ricordassero in quel modo.

La rabbia che era improvvisamente esplosa in Hermione, sparì mentre guardava Ginny assorbire quello che le aveva appena detto. Ginny strinse le braccia attorno alle ginocchia e fissò lo sguardo nel vuoto, senza dubbio immaginando a quali orribili torture il suo ex-ragazzo era stato sottoposto prima di essere ucciso. Quando Ginny parlò ancora, guardava in basso, alle lenzuola, sempre tenendosi le ginocchia.

“Sei scomparsa per un anno, Hermione. Avresti potuto mandargli un gufo, fargli sapere che eri viva.”

Ginny alzò lo sguardo su Hermione, e i suoi occhi- che erano stati infuocati fino a poco prima- ora sembravano solo stanchi.

“Dio,” disse Ginny, esasperata, “Come hai potuto non rispondere alle lettere che ti ha mandato? Ci aveva messo il cuore….”

Hermione guardò da un’altra parte, sentendo tutta la vergogna tornare.

“Io..io non le ho mai lette.” disse, in un sussurro. Ginny rimase in silenzio, ed Hermione non riusciva a trovare il coraggio di guardarla.

“Quindi..fammi capire bene,” disse Ginny, la rabbia che tornava nella sua voce “ Ron era qui,a piangere le sue lacrime, senza dormire, senza mangiare, senza parlare con nessuno, e tu buttavi semplicemente le sue lettere nel cestino?”

“No, io le ho t-tenute,” balbettò Hermione. “Solo che non le ho- non potevo- aprirle. Per favore Ginny, so che è stato terribile, so che sono stata una codarda, ma devi capire che non era perché..Voglio dire, ho pensato a Ron ogni minuto, ma se mi concentravo troppo su di lui, o te, o chiunque altro collegato al mondo magico…sarei stata presa dal panico. Io..sarei stata presa dalle vertigini, o mi sarei sentita male..o sarei andata in iperventilazione….”

Hermione chiuse gli occhi e si lasciò sfuggire un sospiro traballante. Quello che avrebbe detto dopo non lo aveva mai ammesso prima, neanche a se stessa.

“E sapevo che se le avessi lette, non sarei stata in grado di stare lontana…ed ero terrorizzata dal tornare qui.”

“Sai qual è la parte peggiore?” Sputò Ginny, senza alcun riconoscimento di quanto difficile fosse stata quella ammissione per Hermione. “Mentre Ron prendeva la strada per l’inferno, e noi non riuscivamo a convincerlo a mangiare o a riguardarsi, lui era solo preoccupato per te. Preoccupato che i tuoi genitori babbani non sapessero come aiutarti, o che gli incantesimi che papà aveva messo attorno a casa tuo non fossero abbastanza sicuri.”

Hermione si sentì male quando realizzò quanto facile era stato parlare con Ron prima. Perché non l’odiava? Perché non le ha urlato dietro per avergli rovinato la vita? L’immagine di lui sofferente, mentre pensava solo a lei, fu davvero troppo.Strinse i pugni nei suoi capelli dalla frustrazione, dal senso di colpa e dalla rabbia che stavano traboccando.

"SO CHE HO INCASINATO TUTTO” gridò, in tono frenetico. “LO SO, OKAY! MA ANCHE IO HO SOFFERTO!”

“TU NON CAPISCI” le urlò di rimando Ginny, facendo eruttare tutta la sua rabbia. “TU HAI PERSO HARRY, MA AVEVI ANCORA RON! SAREBBE DOVUTO ESSERE PIU’ IMPORTANTE DI QUALSIASI-”

“SMETTILA!” urlò Hermione, arricciandosi su se stessa.

“E LO HAI TRATTATO COME FOSSE IMMONDIZIA!” sputò Ginny.

“STAI ZITTA!” Strillò Hermione.

“TU NON TI MERITI DI TORNARE QUI COSI’ E RIAVERLO, ORA!” Continuò Ginny, senza pietà. “ AVREI DATO QUALSIASI COSA PER QUELLO CHE TU AVEVI, PER QUELLO CHE HAI BUTTATO VIA! PERCHE DOVRESTI RIAVERE RON ORA, QUANDO IO..IO NON POTRO’ MAI….”

Ginny, che si era alzata in ginocchio per la rabbia,improvvisamente si accasciò sul letto con le mani sul volto, singhiozzando. In quel momento, Hermione finalmente capì la vera ragione della natura della rabbia di Ginny. Doveva esserle sembrato così ingiusto quando Hermione aveva buttato la cosa che per Ginny sarebbe stata la più preziosa: l’occasione di stare con l’uomo che amava.

Ginny riprese rapidamente il controllo e la suo voce non era più arrabbiata ma vuota mentre parlava, guardando il suo letto.

“Avrei dato la mia vita per solo un’altra settimana con Harry..e tu e Ron avete anni…..”

La tristezza straziante che si percepiva guardando Ginny, calpestò qualsiasi altra cosa stesse succedendo nella mente di Hermione, che si alzò per andare a confortare la rossa, prima che potesse ripensarci. Si sedette delicatamente sul letto, vicino a Ginny, che si voltò dall’altra parte, lontana da Hermione.

“Lui pensava sempre te, lo sai.” cercò di calmarla Hermione a bassa voce.

“Non farlo,” disse Ginny in un soffio.

“Tirava fuori la Mappa del Malandrino a fissava il tuo puntino, mentre tu eri ancora a scuola…”

“Per favore, non farlo…” la pregò Ginny.

“So che ti amav-”

“NO!” gridò Ginny, girandosi per lanciare un’occhiata di avvertimento ad Hermione. “Non ha mai avuto modo di dirlo, quindi non farlo tu.”

Hermione non voleva spingersi oltre, e Ginny si girò di nuovo dall’altra parte, col volto ancora una volta nascosto alla vista.

“L’ho amato da quando avevo dieci anni” disse Ginny tirando su con il naso. “Ancora prima di sapere cosa fosse l’amore. Ho dovuto aspettare cinque lunghi anni prima di stare finalmente con lui e l’ho avuto solo per poche settimane.” Ginny fece un respiro scosso. “ Dopo di che, ho passato un anno senza sentire nemmeno una parola da lui, senza sapere se fosse vivo o morto. E poi l’ho visto un’ultima volta ad Hogwarts, appena prima….”

Quando Ginny non continuò, Hermione finì la frase per lei. “Appena prima la battaglia.”

Ginny annuì contro il cuscino.

“Non hai idea di quante volte ho desiderato riavere quei momenti indietro.” andò avanti Ginny. “Quanto vorrei avergli detto cosa provavo veramente, o averlo baciato un’ultima volta. E ora lui è morto da più di un anno, e non riesco ancora a lasciarlo andare. Non…non so come fare..non penso che ci riuscirò mai..e questo mi sta uccidendo.”

Hermione le asciugò le lacrime dalle guance.

“Forse..Forse non lo farai, ma starai bene; tu ce la farai. Tu non sei come me, Ginny; tu sei forte.”

Ginny rispose con qualcosa tra una risata e un singhiozzo.

“Potresti dirlo a tutti gli altri? Perché qui pensano tutti che io sia esaurita e non mi fanno fare niente che mi possa veramente aiutare. Pensano che non lo possa gestire, o che io voglia solo crepare, come se avessi un desiderio di morte o cose del genere. Ho perso Harry Potter e ho perso un fratello, e tutto quello che posso farci è apparecchiare la tavola.”

Hermione strinse la spalla di Ginny, e Ginny sospirò.

“Forse hanno ragione,” disse la rossa. “ forse sono pazza. Quell’orribile ultimo anno ad Hogwarts; tutta la lotta contro i Carrow e Piton; andare a nascondersi quando la nostra famiglia è stata presa di mira…l’unica cosa che mi faceva andare avanti era il sogno che finalmente avrei potuto avere Harry, quando sarebbe finita. Pensavo alla mia vita con lui, e questo mi manteneva lucida. Io..io sognavo che..” Ginny smise si parlare e scosse la testa, incapace di finire il suo pensiero. “Quando è morto, ho perso tutto”

“So di non potermi aspettare che tu mi creda,” disse Hermione, ancora con la mano sulla spalla di Ginny. “E so che non merito che tu mi creda..ma Ginny, mi dispiace davvero tanto di non essere stata qui per te. Non importa cosa accadrà, ti prometto che ci sarò per te e Ron d’ora in poi.”

“Voglio solo che tu non lo ferisca ancora, Hermione” disse Ginny, guardando ancora altrove.

“Io..io non lo farò.”

Diversi, lunghi momenti passarono prima che Ginny parlasse ancora.

“E’ tardi, e tu dovresti davvero riposare un po’ per domani.”

Hermione capì di essere stata congedata, ma si sentì come se ci fosse altro da dire, anche se le parole non le erano ancora venute in mente.

“Buonanotte Hermione.”insistè Ginny, quando Hermione non rispose.

Realizzando che la conversazione per il momento non poteva andare oltre, Hermione strofinò il braccio di Ginny e tornò nel suo letto. Alzò la bacchetta e spense la luce, prima di sciogliere il miffliato che aveva imposto sulla porta, e si mise sotto le coperte.

Mentre era sdraiata al buio, i pensieri di Hermione volarono ad Harry e a come, senza di lui, erano tutti caduti a pezzi. Lui era sempre stato il collante che li teneva uniti; lei probabilmente non avrebbe perso tempo per conoscere Ron se entrambi non fossero stati amici di Harry, e Ginny non avrebbe speso nemmeno un insignificante momento con loro, se non fosse stata cotta di Harry. Senza di lui, il gruppo si era diviso ..e perso.”

Hermione gli voleva bene- non nello stesso modo di Ginny, ma i sentimenti di Hermione per Harry erano così profondi da capire che cosa Ginny doveva aver passato. Anche ad Hermione, Harry sarebbe mancato per il resto della vita.

Che cosa avrebbe dato per poterlo vedere anche solo un’altra volta.

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Prossimo:

Il giorno della missione è finalmente arrivato! I Membri dell’Ordine della Fenice tenteranno di entrare ad Hogwarts, mentre Harry è pronto ad attuare la sua fuga dalla Camera dei Segreti. Ma un visita a sorpresa rovinerà i loro piani?

Cooming soon, nel quarto capitolo di “The World I leave Behind”, “ il Giorno del Diploma”.

“Sei..sei sicuro che Dumbledore abbia ragione riguardo questo?”

“Non voglio riaprire vecchie ferite.”

“Io..io vorrei averti dato una vita migliore”

“Fagli vedere l’inferno, ragazzo!”

“Menta fresca.”

“Non tanto quanto me.”

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Mi scuso per eventuali errori. Sentitevi liberi di recensire, all'autore farà piacere sapere cosa ne pensate.A-

  
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