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Autore: Veive De Bellis    22/07/2012    6 recensioni
"«Mi scusi, Scorpius non voleva disturbarla.»
Vista di profilo sembra dotata di una bellezza particolare – quella delle cose semplici –, non canonica.
«Non importa, niente importa», fa lei.
È questione di un istante prima che si volti verso il suo interlocutore. Draco strabuzza gli occhi e cerca di non dare troppo a vedere la sua sorpresa.
«Hermione Granger?», domanda."
"«Forse avresti dovuto pensarci due volte, prima di tradire Hermione», la voce di Harry esce in un sibilo sinistro e fa sussultare l'amico.
«Io non so cosa mi sia preso, Harry. Devi credermi. Non so cosa mia stia succedendo! Io amo Hermione con tutto me stesso, sai che non mento, ma Thomas è capace di farmi dimenticare il resto del mondo», ammette. Ora è scosso da singhiozzi ancora più forti, e stringe convulsamente la stoffa blu del cuscino.
«Credo che dovrai concentrati su questo tale, Ron, – Harry gli sorride brevemente, infondo è pur sempre il suo migliore amico e vuole bene a lui quanto ne vuole a Hermione, senza distinzioni – perché l'hai persa per sempre», commenta grave."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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1. Del tradimento e dell'onore




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Hermione non crede di poter sopravvivere, non dopo quanto ha appena visto.
Nel suo letto – per le sottane di Morgana! Il
suo letto! – Ron rotola felice con... un altro uomo. Capisce che si tratta di un esponente del sesso maschile quando vede le gambe grosse, muscolose e la peluria scura che le coprono quasi completamente. Senza fare rumore, non è ancora pronta al momento in cui si accorgeranno di lei, prova a fare il punto della situazione. Ron, lo stesso uomo che due settimane prima le ha chiesto di sposarla, la sta allegramente tradendo con un uomo che ricorda vagamente una scimmia.
Accettare che Ron sia omosessuale non sarebbe stato poi tanto difficile – escludendo l'immensa sofferenza che avrebbe provato una volta sola e i quintali di gelato che avrebbe ingurgitato per riprendersi –, è l'inganno ciò che le fa più male.
Se ha scoperto di avere
gusti particolari, – pronunciare la parola gay, in quel momento, le è impossibile – perché non me l'ha detto?, pensa.
«Io ti uccido, bastardo!», urla. Finalmente ha ritrovato la voce – e le parole – ed è certa, quanto è vero che il suo nome è Hermione Granger, che le userà tutte.
«Hermione! Posso spiegarti ogni cosa, calmati», Ronald scivola giù dal letto con una velocità e un'agilità che non gli appartengono, intima al suo compagno di giochi di farsi da parte, e si avvicina alla ragazza.
«Calmarmi? Per le mutande di Merlino, io ti... ti Avadakedavrizzo!»
È fuori di sé, e Ron se ne accorge. Così, cercando di essere il più gentile possibile nonostante la paura – Hermione sa essere davvero pericolosa, se la si fa arrabbiare – che gli attanaglia le viscere, fa un passo indietro.
Trovare una giusta punizione alla codardia – scappa, il traditore! Scappa! – del suo fidanzato non è tanto difficile, non per lei.
«Stupeficium!», urla, la bacchetta ben tesa.
Sarebbe il momento di occuparsi dell'altro – il tale che è parte della causa della sua sofferenza –, ma le forze l'hanno abbandonata.
Dimenticando le norme di sicurezza per la Materializzazione, punta il tutto per tutto.
La sua abilità di strega non la delude, in un attimo piange convulsamente, le braccia strette al petto, nel salotto di Harry.





Harry non sa più cosa fare. Si è recato da Florian Fortebraccio ed ha acquistato venti galeoni – venti, per Merlino! – del gelato preferito della sua migliore amica, limone, ha inveito contro il suo migliore amico come solo un padre avrebbe potuto fare meglio, ha persino invitato sua moglie, la sorella del “traditore infame” – così lo chiama ora Hermione –, ad uscire di casa. E senza troppa gentilezza. Non sa più cosa inventarsi.
Hermione passa dall'ira più funesta – l'orgoglio è un boccone amaro, soprattutto per lei, da digerire – all'apatia. Ora vegeta in stato cataconico, fissando il muro davanti a sé, dove sono esposte, in cornici di legno, le foto più importanti per la neo-famiglia che ha appena formato con Ginny. Aguzzando un po' la vista, non troppo acuta, a dire il vero, nota la fotografia che Hermione fissa con così tanta insistenza. C'è lei, il sorriso radioso e lo sguardo innamorato, e c'è Ron, stesso sorriso e stesso sguardo. Harry si interroga sui motivi che possono aver spinto il suo amico a tradirla così meschinamente. Ha sempre pensato che omosessuali si nasce, non si diventa, e fino a poco tempo prima l'aveva sempre visto come il ragazzo più etero che avesse mai conosciuto. Ma le persone cambiano, e lui era pronto a scoprire il perché. Salutò l'amica con un delicato bacio sulla guancia e si smaterializzò. Quel che vide lo lasciò senza fiato: Ronald era ancora privo di sensi.
La prima volta che, in ufficio, avrebbe sentito dire a Malfoy che Hermione
non era la strega più brillante della loro generazione, l'avrebbe affatturato senza pensarci due volte.





Comprare quel lussuoso appartamento al centro della Londra magica gli era sembrata una buona idea, tempo prima. E probabilmente lo era stata, quando lui e Astoria – entrambi abituati a lussi anche più smodati – stavano ancora insieme e pensare al loro futuro era una gioia. Ora, un figlio a carico, è stato lasciato perché sua moglie ha scoperto di avere una strana – e incomprensibile, almeno per lui – passione per i gruppi rock babbani, e l'ha lasciato per fare la groupie.
«Scorpius!», chiama.
Nessuna risposta.
Sale le scale indolente – si crogiola nell'indifferenza, cui Thomas è esente, che lo pervade da quando colei che definiva sinceramente come “l'amore della sua vita” – e apre la prima porta a sinistra. Il bambino dorme ancora. Si avvicina lentamente al letto, si siede su una sponda e lo scuote leggermente.
«Scorpius, tesoro, è ora di alzarsi», dice. Ha paura di alzare la voce, quando si sveglia di malumore è capriccioso, e non vuole che venga espulso dall'asilo.
Non di nuovo.
Da quando la madre l'ha abbandonato –
addio, piccolo mio –, infatti, è vittima di un'ossessiva tristezza che, se non lo si prende con i guanti di velluto, esplode e si trasforma in un connubio di difetti infantili che è pressoché letale.
«Buongiorno papà», il bambino apre gli occhi e li sfrega con le mani, con un sorriso sul volto. Draco non lo vede così di buonumore da tanto, troppo tempo.
«Siamo felici, oggi?» chiede, curioso.
«Sì, oggi sarà una bella giornata.»
E con la sua affermazione, lo spiazza. Come può –
ha solo cinque anni – percepire la differenza, appena al risveglio, la differenza fra una bella e una brutta giornata?
«Facciamo colazione fuori, oggi», afferma. Lo solleva fra le braccia, lo poggia in piedi sul letto e va verso l'armadio. Lo apre. Prende un paio di pantaloni, un maglione, un cappotto e una sciarpa. L'inverno è vicino, non vuole che Scorpius si ammali. Lo veste, poi prende le scarpe e gliele infila. Lega le stringhe. Lo prende di nuovo in braccio e scende le scale correndo, facendo ridere il piccolo. Lo accompagna all'asilo e lo consegna alla maestra, che lo prende per mano con un sorriso amorevole. Poi, tutto trafelato, si materializza davanti alla cabina telefonica che fa da ingresso al Ministero della Magia. Secondo livello, Quartier Generale degli Auror. Saluta con un cenno i suoi colleghi e si siede alla sua scrivania. Ha molte pratiche da sbrigare e una sola mattinata, se vuole mantenere la promessa fatta a Scorpius e portarlo a fare un giro a Diagon Alley nel pomeriggio.
«Buongiorno, Draco», Potter ha fatto il suo ingresso, ha i capelli scarmigliati e due profonde occhiaie.
«Buongiorno, Potter», Draco nasconde un sorriso, alcune volte il suo stimato – anche se non lo ammette – collega è davvero buffo.
«Fatto le ore piccole?», chiede poi.
«Non ho fatto altro che parlare stanotte, Draco. Voglio solo un po' di silenzio», risponde Harry chiudendo gli occhi e tirando un sospiro di sollievo.
Riesce ancora a sentire la voce di Hermione uccidergli le orecchie e straziargli il cuore.
Ancora non riesce a credere che proprio Ron, il ragazzo più innamorato del mondo, abbia potuto macchiarsi di tradimento.





Caroline, la maestra, guarda i bambini giocare, ma il suo sguardo si posa su Scorpius, l'ultimo arrivato, e sente una stretta al cuore. È così solitario, tende a isolarsi. Non fa amicizia facilmente e le poche che riesce a crearsi finiscono quasi subito perché è troppo pigro per mantenerle. Sembra un bambino così triste. Vorrebbe tanto aiutarlo, ma sa che il padre – oh, è un uomo così affascinante! – è poco aperto al dialogo e ogni volta la liquida con un “Mio figlio è affare mio, signorina Brown”. Sospira tristemente e suona la campanella. Vede Scorpius dirigersi subito verso l'appendiabiti, indossare il suo cappotto e andare alla porta per aspettare il suo papà. Si avvicina istintivamente a lui.
«Ti sei divertito oggi, Scorpius?», domanda gentilmente.
«Sì, signorina Caroline», risponde il bambino con educazione.
«Bene, sono contenta.»
«Scorpius!»
Draco è arrivato, deciso a prendere suo figlio e portarlo a fare la passeggiata che gli ha promesso la settimana prima.
«Papà!», Scorpius corre verso di lui e si aggrappa alle sue gambe. Vuole essere preso in braccio. Draco esegue, gli schiocca un bacio con la gamba e fa un cenno rispettoso con il capo alla maestra. Caroline gli piace, è una donna simpatica, ma alcune volte è troppo invadente. Sa benissimo quali sono i problemi di suo figlio, il problema è trovarvi una soluzione. Si smaterializza al Paiolo Magico, nella toilette, e storce il naso. Quel posto puzza da morire. Rapidamente esce dal gabinetto e si dirige all'entrata di Diagon Alley. Posa la bacchetta sul muro di mattoni e poi, come fosse musica, ascolta il sospiro estasiato del bambino non appena vede tutta quella
magia. Scorpius non ha paura, al contrario della maggior parte dei bambini, della magia e anzi, non vede l'ora di poterla usare. Fin'ora non c'è ancora stata la sua prima magia volontaria, ma è piccolo e Draco è fiducioso.
Con velocità, non vuole perdersi nelle chiacchiere dei conoscenti –
quanto è bello, com'è cresciuto –, va subito alla meta. Florian Fortebraccio è quanto di più simile, per un mago, al Paradiso. La vasta gamma di gusti – che spaziano dai babbanissimi cioccolato e fragola ai magici, e appena aggiunti, merendina marinara e cioccorana –, Draco ne è certo, ha contribuito alla fama che la piccola gelateria artigianale ha in tutto il mondo.
Improvvisamente, l'attenzione di Scorpius è attratta da qualcosa. O meglio,
qualcuno.
Al bancone, con gli occhi gonfi, sta una donna.
«Sembra molto triste», afferma il bambino.
«Già», conferma.
«Perché è molto triste, secondo te?»
L'ingenuità con Scorpius fa certe domande lo sconvolge ogni volta di più.
«Non lo so, Scorpius. Magari qualcuno le ha detto una cosa brutta e lei ci è rimasta male», spiegare certe cose ad un bambino di cinque anni non è affatto facile. E, almeno secondo lui, se una donna si strafoga di gelato è a causa di una delusione amorosa. Ma questo, ovviamente, non può spiegarlo a suo figlio.
Scorpius, deciso, si alza, abbandona il suo gelato e va verso la donna. Draco prova a fermarlo, ma ormai ha coperto la poca distanza che li separava dalla donna.
Sorprendentemente, vede la donna scostare uno sgabello e invitarlo a sedersi. È troppo sconvolta perché possa accorgersi che è troppo piccolo per salirci da solo.
«Mi scusi, Scorpius non voleva disturbarla.»
Vista di profilo sembra dotata di una bellezza particolare – quella delle cose semplici –, non canonica.
«Non importa, niente importa», fa lei.
È questione di un istante prima che si volti verso il suo interlocutore. Draco strabuzza gli occhi e cerca di non dare troppo a vedere la sua sorpresa.
«Hermione Granger?», domanda.




Angolo dell'Autrice.
Salve a tutti! Questa è la prima fanfiction che posto con questo mio nuovo account. Non vi dirò il perché della mia decisione di cambiare nome – e vita, in un certo senso –, ma vi basti sapere che ho avuto dei “problemi personali” legati al vecchio nome. E account facebook. Spero che il capitolo vi sia piaciuto – molto poco Dramione, a dire il vero, ma è solo il primo e quindi è normale – e la storia vi intrighi. Nel caso vogliate recensire – notare bene, questa non è una richiesta, non è da me – vi prego di sprecare cinque minuti del vostro tempo nel darmi le vostre impressioni, e di non limitarvi a riassunti del capitolo o un semplice “bella, continuala”. Non sono recensioni costruttive e pertanto non mi interessano. Ci vediamo al secondo capitolo – che deve ancora formarsi del tutto nella mia testa, a dire il vero –.

Veive De Bellis










  
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