Make a Wish
1. Del tradimento e dell'onore
Hermione
non crede di poter sopravvivere, non dopo quanto ha appena visto.
Nel suo letto – per le sottane di Morgana! Il suo
letto! – Ron rotola felice con... un
altro uomo.
Capisce che si tratta di un esponente del sesso maschile quando vede
le gambe grosse, muscolose e la peluria scura che le coprono quasi
completamente. Senza fare rumore, non è ancora pronta al
momento in cui si accorgeranno di lei, prova a fare il punto della
situazione. Ron, lo stesso uomo che due settimane prima le ha chiesto
di sposarla, la sta allegramente tradendo con un uomo che ricorda
vagamente una scimmia.
Accettare che Ron sia omosessuale non
sarebbe stato poi tanto difficile – escludendo l'immensa
sofferenza che avrebbe provato una volta sola e i quintali di gelato
che avrebbe ingurgitato per riprendersi –, è l'inganno
ciò che le fa più male.
Se ha scoperto di avere
gusti particolari, –
pronunciare la parola gay, in quel momento, le è impossibile –
perché non me l'ha detto?, pensa.
«Io
ti uccido, bastardo!», urla. Finalmente ha ritrovato la voce –
e le parole – ed è certa, quanto è vero che il
suo nome è Hermione Granger, che le userà
tutte.
«Hermione! Posso spiegarti ogni cosa, calmati»,
Ronald scivola giù dal letto con una velocità e
un'agilità che non gli appartengono, intima al suo compagno di
giochi di farsi da parte, e si avvicina alla ragazza.
«Calmarmi?
Per le mutande di Merlino, io ti... ti Avadakedavrizzo!»
È
fuori di sé, e Ron se ne accorge. Così, cercando di
essere il più gentile possibile nonostante la paura –
Hermione sa essere davvero pericolosa, se la si fa arrabbiare –
che gli attanaglia le viscere, fa un passo indietro.
Trovare
una giusta punizione alla codardia – scappa, il traditore!
Scappa! – del suo fidanzato non è tanto difficile, non
per lei.
«Stupeficium!», urla, la bacchetta ben tesa.
Sarebbe il momento di occuparsi dell'altro – il tale che è
parte della causa della sua sofferenza –, ma le forze l'hanno
abbandonata.
Dimenticando le norme di sicurezza per la
Materializzazione, punta il tutto per tutto.
La sua abilità
di strega non la delude, in un attimo piange convulsamente, le
braccia strette al petto, nel salotto di Harry.
♣
Harry
non sa più cosa fare. Si è recato da Florian
Fortebraccio ed ha acquistato venti galeoni – venti, per
Merlino! – del gelato preferito della sua migliore amica,
limone, ha inveito contro il suo migliore amico come solo un padre
avrebbe potuto fare meglio, ha persino invitato sua moglie, la
sorella del “traditore infame” – così lo
chiama ora Hermione –, ad uscire di casa. E senza troppa
gentilezza. Non sa più cosa inventarsi.
Hermione
passa dall'ira più funesta – l'orgoglio è un
boccone amaro, soprattutto per lei, da digerire – all'apatia.
Ora vegeta in stato cataconico, fissando il muro davanti a sé,
dove sono esposte, in cornici di legno, le foto più importanti
per la neo-famiglia che ha appena formato con Ginny. Aguzzando un po'
la vista, non troppo acuta, a dire il vero, nota la fotografia che
Hermione fissa con così tanta insistenza. C'è lei, il
sorriso radioso e lo sguardo innamorato, e c'è Ron, stesso
sorriso e stesso sguardo. Harry si interroga sui motivi che possono
aver spinto il suo amico a tradirla così meschinamente. Ha
sempre pensato che omosessuali si nasce, non si diventa, e fino a
poco tempo prima l'aveva sempre visto come il ragazzo più
etero che avesse mai conosciuto. Ma
le persone cambiano,
e lui era pronto a scoprire il perché. Salutò l'amica
con un delicato bacio sulla guancia e si smaterializzò. Quel
che vide lo lasciò senza fiato: Ronald
era ancora privo di sensi.
La prima volta che, in ufficio, avrebbe sentito dire a Malfoy che
Hermione non
era la strega più brillante della loro generazione, l'avrebbe
affatturato senza pensarci due volte.
♣
Comprare
quel lussuoso appartamento al centro della Londra magica gli era
sembrata una buona idea, tempo prima. E probabilmente lo era stata,
quando lui e Astoria – entrambi abituati a lussi anche più
smodati – stavano ancora insieme e pensare al loro futuro era
una gioia. Ora, un figlio a carico, è stato lasciato perché
sua moglie ha scoperto di avere una strana – e incomprensibile,
almeno per lui – passione per i gruppi rock babbani, e l'ha
lasciato per fare la groupie.
«Scorpius!»,
chiama.
Nessuna risposta.
Sale le scale indolente – si
crogiola nell'indifferenza, cui Thomas è esente, che lo
pervade da quando colei che definiva sinceramente come “l'amore
della sua vita” – e apre la prima porta a sinistra. Il
bambino dorme ancora. Si avvicina lentamente al letto, si siede su
una sponda e lo scuote leggermente.
«Scorpius, tesoro, è
ora di alzarsi», dice. Ha paura di alzare la voce, quando si
sveglia di malumore è capriccioso, e non vuole che venga
espulso dall'asilo. Non
di nuovo.
Da
quando la madre l'ha abbandonato – addio,
piccolo mio
–, infatti, è vittima di un'ossessiva tristezza che, se
non lo si prende con i guanti di velluto, esplode e si trasforma in
un connubio di difetti infantili che è pressoché
letale.
«Buongiorno papà», il bambino apre gli
occhi e li sfrega con le mani, con un sorriso sul volto. Draco non lo
vede così di buonumore da tanto, troppo tempo.
«Siamo
felici, oggi?» chiede, curioso.
«Sì, oggi sarà
una bella giornata.»
E con la sua affermazione, lo spiazza.
Come può – ha
solo cinque anni
– percepire la differenza, appena al risveglio, la differenza
fra una bella e una brutta giornata?
«Facciamo colazione
fuori, oggi», afferma. Lo solleva fra le braccia, lo poggia in
piedi sul letto e va verso l'armadio. Lo apre. Prende un paio di
pantaloni, un maglione, un cappotto e una sciarpa. L'inverno è
vicino, non vuole che Scorpius si ammali. Lo veste, poi prende le
scarpe e gliele infila. Lega le stringhe. Lo prende di nuovo in
braccio e scende le scale correndo, facendo ridere il piccolo. Lo
accompagna all'asilo e lo consegna alla maestra, che lo prende per
mano con un sorriso amorevole. Poi, tutto trafelato, si materializza
davanti alla cabina telefonica che fa da ingresso al Ministero della
Magia. Secondo livello, Quartier Generale degli Auror. Saluta con un
cenno i suoi colleghi e si siede alla sua scrivania. Ha molte
pratiche da sbrigare e una sola mattinata, se vuole mantenere la
promessa fatta a Scorpius e portarlo a fare un giro a Diagon Alley
nel pomeriggio.
«Buongiorno, Draco», Potter ha fatto
il suo ingresso, ha i capelli scarmigliati e due profonde
occhiaie.
«Buongiorno, Potter», Draco nasconde un
sorriso, alcune volte il suo stimato – anche se non lo ammette
– collega è davvero buffo.
«Fatto le ore
piccole?», chiede poi.
«Non ho fatto altro che
parlare stanotte, Draco. Voglio solo un po' di silenzio»,
risponde Harry chiudendo gli occhi e tirando un sospiro di sollievo.
Riesce ancora a sentire la voce di Hermione uccidergli le
orecchie e straziargli il cuore.
Ancora non riesce a credere che
proprio Ron, il ragazzo più innamorato del mondo, abbia potuto
macchiarsi di tradimento.
♣
Caroline,
la maestra, guarda i bambini giocare, ma il suo sguardo si posa su
Scorpius, l'ultimo arrivato, e sente una stretta al cuore. È
così solitario, tende a isolarsi. Non fa amicizia facilmente e
le poche che riesce a crearsi finiscono quasi subito perché è
troppo pigro per mantenerle. Sembra un bambino così triste.
Vorrebbe tanto aiutarlo, ma sa che il padre – oh, è un
uomo così affascinante! – è poco aperto al
dialogo e ogni volta la liquida con un “Mio figlio è
affare mio, signorina Brown”. Sospira tristemente e suona la
campanella. Vede Scorpius dirigersi subito verso l'appendiabiti,
indossare il suo cappotto e andare alla porta per aspettare il suo
papà. Si avvicina istintivamente a lui.
«Ti sei
divertito oggi, Scorpius?», domanda gentilmente.
«Sì,
signorina Caroline», risponde il bambino con educazione.
«Bene,
sono contenta.»
«Scorpius!»
Draco è
arrivato, deciso a prendere suo figlio e portarlo a fare la
passeggiata che gli ha promesso la settimana prima.
«Papà!»,
Scorpius corre verso di lui e si aggrappa alle sue gambe. Vuole
essere preso in braccio. Draco esegue, gli schiocca un bacio con la
gamba e fa un cenno rispettoso con il capo alla maestra. Caroline gli
piace, è una donna simpatica, ma alcune volte è troppo
invadente. Sa benissimo quali sono i problemi di suo figlio, il
problema è trovarvi una soluzione. Si smaterializza al Paiolo
Magico, nella toilette, e storce il naso. Quel posto puzza da morire.
Rapidamente esce dal gabinetto e si dirige all'entrata di Diagon
Alley. Posa la bacchetta sul muro di mattoni e poi, come fosse
musica, ascolta il sospiro estasiato del bambino non appena vede
tutta quella magia.
Scorpius non ha paura, al contrario della maggior parte dei bambini,
della magia e anzi, non vede l'ora di poterla usare. Fin'ora non c'è
ancora stata la sua prima magia volontaria, ma è piccolo e
Draco è fiducioso.
Con velocità, non vuole perdersi
nelle chiacchiere dei conoscenti – quanto
è bello, com'è cresciuto
–, va subito alla meta. Florian
Fortebraccio è
quanto di più simile, per un mago, al Paradiso. La vasta gamma
di gusti – che spaziano dai babbanissimi cioccolato e fragola
ai magici, e appena aggiunti, merendina marinara e cioccorana –,
Draco ne è certo, ha contribuito alla fama che la piccola
gelateria artigianale ha in tutto il mondo.
Improvvisamente,
l'attenzione di Scorpius è attratta da qualcosa. O meglio,
qualcuno.
Al
bancone, con gli occhi gonfi, sta una donna.
«Sembra molto
triste», afferma il bambino.
«Già»,
conferma.
«Perché è molto triste, secondo
te?»
L'ingenuità con Scorpius fa certe domande lo
sconvolge ogni volta di più.
«Non lo so, Scorpius.
Magari qualcuno le ha detto una cosa brutta e lei ci è rimasta
male», spiegare certe cose ad un bambino di cinque anni non è
affatto facile. E, almeno secondo lui, se una donna si strafoga di
gelato è a causa di una delusione amorosa. Ma questo,
ovviamente, non può spiegarlo a suo figlio.
Scorpius,
deciso, si alza, abbandona il suo gelato e va verso la donna. Draco
prova a fermarlo, ma ormai ha coperto la poca distanza che li
separava dalla donna.
Sorprendentemente, vede la donna scostare
uno sgabello e invitarlo a sedersi. È troppo sconvolta perché
possa accorgersi che è troppo piccolo per salirci da solo.
«Mi
scusi, Scorpius non voleva disturbarla.»
Vista di profilo
sembra dotata di una bellezza particolare – quella delle cose
semplici –, non canonica.
«Non importa, niente
importa», fa lei.
È questione di un istante prima che
si volti verso il suo interlocutore. Draco strabuzza gli occhi e
cerca di non dare troppo a vedere la sua sorpresa.
«Hermione
Granger?», domanda.
Angolo
dell'Autrice.
Salve
a tutti! Questa è la prima fanfiction che posto con questo mio
nuovo account. Non vi dirò il perché della mia
decisione di cambiare nome – e vita, in un certo senso –,
ma vi basti sapere che ho avuto dei “problemi personali”
legati al vecchio nome. E account facebook. Spero che il capitolo vi
sia piaciuto – molto poco Dramione, a dire il vero, ma è
solo il primo e quindi è normale – e la storia vi
intrighi. Nel caso vogliate recensire – notare bene, questa non
è una richiesta, non è da me – vi prego di
sprecare cinque minuti del vostro tempo nel darmi le vostre
impressioni, e di non limitarvi a riassunti del capitolo o un
semplice “bella, continuala”. Non sono recensioni
costruttive e pertanto non mi interessano. Ci vediamo al secondo
capitolo – che deve ancora formarsi del tutto nella mia testa,
a dire il vero –.
Veive
De Bellis