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Autore: Federico    22/07/2012    1 recensioni
Salve, dopo quasi un anno Federico è tornato per voi! Stavolta vi propongo il seguito della mia vecchia storia Strade d'Oriente, con protagonisti i membri dell'Akatsuki, ambientato molto tempo dopo la prima fic.
1924, Svizzera: Per festeggiare il proprio compleanno, Kakuzu decide di riunire i propri ex compagni di avventure e li invita a casa sua. Tutti accorrono, ma è chiaro che nulla sarà più come prima: la spensieratezza dei vecchi tempi ha lasciato spazio al pessimismo e alla disillusione, che ormai regnano sovrani in Europa squassata dal primo conflitto mondiale e minacciata da povertà, rivoluzioni e dittature. In un modo o nell'altro, tutti e sei i nostri eroi hanno sofferto a causa della guerra, ma finalmente troveranno il coraggio di confidarsi fra loro e dare sfogo ai propri turbamenti, rievocando con nostalgia tempi felici che non torneranno più... Questa fic, a differenza di Strade d'Oriente, non si incentrerà sull'avventura e sull'azione, bensì avrà un taglio introspettivo, dialogico e decisamente malinconico. Leggete e recensite numerosi, spero che vi piaccia!
P.S Quella fic su One Piece che vi avevo annunciato circa un anno fa prima di “sparire” è al momento sospesa a tempo indeterminato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travellers'
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Spazio autore

Purtroppo, cari amici, siamo giunti alla fine anche di questa fanfiction. E' mio desiderio ringraziare vivamente tutti coloro che hanno letto, recensito o aggiunto fra preferiti e seguiti questa storia, poiché mi hanno fatto un favore grandissimo,e vi invito a farlo anche per quest'ultimo capitolo.

Prima di lasciarci vorrei parlarvi un po' di quali sono i miei progetti futuri: le idee sono moltissime, le storie avviate quasi altrettate, ma il tempo è scarso e non so se riuscirò a completarle tutte.

In ogni caso, ecco una lista delle fic che vorrei pubblicare in tempi più o meno ragionevoli (cioè da ora fino al più tardi alla prossima estate):

  • un eventuale seguito di Adieu Belle Epoque, ambientato magari dopo la Seconda Guerra Mondiale, con i nostri protagonisti settantenni od ottantenni;

  • una nuova storia della mia saga AU di Naruto Sulle tracce dei mostri, nello specifico il prequel di Il terrore dei boschi solitari: la storia sarà ambientata più di un secolo prima, all'epoca delle guerre fra Inglesi e Francesi in Nordamerica, e vedrà come protagonisti Madara Uchiha e Danzo;

  • quella fic AU di One Piece che avevo annunciato più di un anno fa, sebbene la sua prosecuzione sia in forte dubbio e al momento rappresenti l'ultima delle mie priorità;

in alternativa potrei ripiegare su un'eventuale altra storia della mia serie La saga dei

balenieri o qualche altra AU con trama ancora da definire;

  • una storia AU di Naruto, dal titolo ancora provvisorio, con protagonista Itachi nei panni di un ex pirata che vaga per i mari per vendicarsi dei suoi vecchi compagni:

  • la mia prima fic in assoluto di Bleach, fumetto che ho iniziato a leggere solo quest'anno, consistente in un'AU ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale.

 

In ogni caso i miei impegni sono molti e pressanti, e non so quanto tempo ci impiegherò a pubblicarle tutte, quindi prendete con cautela le mie affermazioni. Comunque sia, ora vi lascio. Buona lettura, e alla prossima!

P.S: Prima di leggere questo capitolo, ascoltatevi l' Inno alla gioia di Beethoven: vi metterà nell'umore giusto.

Una canzone per l'Europa

 

Mentre Kakuzu perseverava nel fissare con aria dolorosamente interrogativa gli altri convitati, fu Pain a farsi avanti per tirare le somme della serata: “Credo che potremmo andare avanti così ancora per un bel po', ma si sta facendo tardi e mi preme soprattutto sapere una cosa: vi sentite meglio? Per quanto mi riguarda sì. Udire tante disgrazie, - filosofeggiò-pari o superiori alle mie, mi porta quasi a ignorare i miei casi personali, perchè vanno a confluire in un contesto più ampio, all'interno del quale mi ritengo anzi abbastanza fortunato”.

Sì,- concordò Deidara, quasi con le lacrime agli occhi- è stato come togliermi un peso dalla coscienza, e mi ha ricordato tempi che, nel bene o nel male, non torneranno più”.

Non potevo nascondermi tutto dentro fino alla fine dei miei giorni, era giusto condividerlo con lui” osservò Itachi.

Ripercorrere tutte le tragedie che ho vissuto mi ha fatto capire che, dopo tutto, se sono sempre riuscito a rialzarmi e andare avanti un motivo ci sarà” fece Sasori.

Già, in un certo senso è consolante ripensare a distanza di tempo da quali pericoli siamo scampati” replicò Hidan. “Ma occorre anche riflettere sulla nostra fortuna, che ad altri è stata negata...”.

Era il turno di Kakuzu, la cui risposta oscillò fra il risentito e lo scherzoso: “Sei proprio un bastardo, Pain. Mi ritorci contro la mia stessa idea, e riesci a farti beffe delle mie lacrime anche il giorno del mio compleanno. Ma tu guarda se uno deve sentirsi così nel giorno della propria festa! Ma in ogni caso anch'io l'ho voluto, ed è giusto che mi sia messo a nudo come tutti voi. Non lo dimenticherò mai. Questi sono i momenti che rendono un gruppo di persone dei veri amici”.

L'atmosfera si era fatta d'un tratto pesante e inopportuna per i divertimenti, e più di uno di loro nel suo incoscio fu colto dal dubbio che essi fossero semplicemente gli ultimi ruderi di un'epoca decadente e ormai terminata, e che nessun sforzo, per volonteroso che fosse, l'avrebbe restaurata.

Così, quando Hidan, schiarendosi la gola come se dovesse pronunciare qualcosa di vergognoso, propose di tornare nella sala del biliardo, fu accolto da facce stanche e ostili.

In quell'istante un lampo di consapevolezza astuta attraversò gli occhi di Deidara.

Alzando la mano per attirare l'attenzione dei compagni, esordì: “Ragazzi, dato che ormai siamo in ballo, direi di ballare. Questo è il momento di togliervi tutti i sassolini dalle scarpe e dirla assolutamente come la pensate. Abbia parlato a lungo delle nostre dolorose esperienze causate dalla guerra, ma pensate forse che siamo i soli ad averla vista brutta? No, e basta guardarsi intorno durante una qualsiasi passeggiata per strada o leggere un qualsiasi quotidiano per rendersi conto che c'è gente che sta molto peggio di noi, in Europa e non solo. Viviamo in un'epoca di profondi mutamenti, questo è innegabile, e qualcuno potrebbe anche azzardare di crisi. Vi invito quindi a discutere un po' della situazione politica internazionale di oggi”.

Senza lasciarsi intimidire, Pain gli rispose: “Ottimo, è giusto non richiuderci in noi stessi ma saperci allargare verso nuovi orizzonti. Beh, io per esperienza personale voglio parlarvi della situazione che si è instaurata oggigiorno nel Levante, alla cui realizzazione ho in parte inconsapevolmente contribuito, perchè non mi piace affatto. In parole povere, tutti i popoli di lingua araba ce l'hanno con noi, e a ragione. Durante la guerra, il Foreign Office ha promesso loro mari e monti per l'aiuto prestato, e alla fine cosa fanno Britannici e Francesi? Non solo non permettono la creazione di un grande regno panarabo com'era nei disegni di molti, ma si dividono addirittura il bottino come ladri, organizzando gli ex territori ottomani come stati fantoccio o pure e semplici colonie. E tutto questo con l'avallo entusiasta della comunità internazionale”.

E' tutta colpa di quella Società delle Nazioni” borbottò rabbuiato Hidan. “Non mi ha mai convinto quest'idea, perchè gli Stati tanto continueranno a tramare nell'ombra come e più di prima. Non fanno altro che andare incontro ai desideri dei Paesi più potenti, infischiandosene degli altri, e i suoi sostenitori devono ancora presentarmi una qualche controversia internazionale effettivamente risolta dalla Società. Cosa possono le chiacchere contro i cannoni? Ma vai avanti”.

Dicevo, questo risentimento che cova non ci gioverà affatto. Gli Arabi ormai sono consci della loro arretratezza nei confronti del'Occidente, ma proprio per questo faranno di tutto per colmarla e rivendicare quel che spetta loro. Per non parlare della discutibile idea di riportare gli Ebrei in Palestina...Questi due popoli sono cugini, ma si odiano, e se non stiamo attenti ci trascineranno nelle loro faide. Posso portarvi anche l'esempio dell'Egitto: nominalmente è indipendente e ha un suo re, ma quanto ci impiegherebbero gli Inglesi a deporlo se cominciasse a fare di testa sua? Il fatto stesso che io sia nato e viva ad Alessandria testimonia come la nostra presenza in Egitto sia più forte che mai, e tale resterà. Ci sono stati forti disordini a carattere nazionalistico, nel corso degli anni, e io a volte temo per la mia sicurezza. Ho come il brutto presentimento che, anche se il paese del Nilo mi ha dato la vita, non morirò sulle sue sponde, e presto o tardi lo dovrò lasciare”.

Non poteva sapere con quanta precisione si sarebbe avverata questa profezia.

Dopo aver annuito con tetra solennità, Itachi prese la parola: “Tu ci hai appena parlato del tuo paese natale, e anch'io farò lo stesso. Ora, ditemi in tutta sincerità: vi piacerebbe vivere in Germania al giorno d'oggi?”.

La domanda suscitò grande imbarazzo, e per quanto Sasori ceracsse diplomaticamente di girare intorno alla questione, il tedesco lo prevenne: “Ho capito, ho capito, no. Ma chi dei vincitori vorrebbe mai sobbarcarsi questo supplizio? Suppongo che a volte sui giornali abbiate visto immagini dei molti usi che oggi si possono fare delle banconote in Germania: qualora svariati miliardi di marchi non siano sufficienti ad acqusitare il pranzo, si possono sempre impiegare come combustibile o costruzioni per divertire i bambini. Col passare del tempo l'inflazione sta rientrando, ma vi assicuro che per certe fasce di popolazione che prima non sapevano nemmeno cosa fosse la fame è stato un salto nel buio dall'oggi al domani”.

Anche qui il consesso delle nazioni cosiddette “civilizzate” è stato più colpevole che spettatore” intervenen Kakuzu in tono estremamente severo. “Dal punto di vista bancario, chiedere a una comunità ormai esausta e incapace di reagire indennità dall'ammontare ancora da definirsi, ma sicuramente ingenti, sotto la minaccia di un'occupazione militare non è nemmeno usura, è un'estorsione bella e buona. E tutto questo per cosa? Per venire incontro alla fifa della Francia, che teme una miracolosa rinascita tedesca con conseguente vendetta? Pazzi! Se solo avessero studiato un po' la storia, saprebbero che proprio i trattati dalle condizioni insopportabili sono quelli che alimentano il rancore degli sconfitti, rendendo probabile un nuovo conflitto. Io temo sinceramente per le sorti della Germania, non vorrei che...”.

...che qualche folle facesse precipitare la situazione? Credimi, c'è invece chi lo desidera con tutte le proprie forze e lavora indefessamente a questo fine. Avrete sentito nominare un tale Adolf Hitler e il suo Partito Nazionalsocialista, no?” domandò Itachi.

Hitler!” grugnì Deidara disgustato. “Quel pazzo che ha tentato di fare un colpo di Stato a Monaco, in una birreria? Ma dev'essere fuori di testa! E perdipiù si vocifera che sia un pittore fallito”.

Purtroppo-sospirò l'amico- ci sono molti Tedeschi che credono a ciò che promette quel pallone gonfiato, quell'oratore da due soldi. Vogliono non solo il ruolo di grande potenza che ci è stato tolto a loro dire giustamente (io penso invece che sia stato il giusto coronamente di un percorso di infinita superbia), ma anche qualcosa di più: il predominio su un mondo completamente nuovo, e per farlo non esiteranno a eliminare ogni nemico interno o esterno. Spero solo che la prigione in cui ora è rinchiuso Hitler basti a farlo rinsavire, ma ho i miei dubbi...”.

Perchè, vogliamo parlare di Mussolini?” proruppe Pain. “Un agitatore socialista riciclatosi all'improvviso in interventista e fervente patriota: patetico! In qualsiasi altra nazione non presterebbero il minimo ascolto alle idiozie che spara giornalmente, ma putroppo ha quelle sue squadracce di cui tutti tollerano i misfatti perchè (che faccia tosta!) “contribuiscono a mantenere l'ordine pubblico”! In Italia sono davvero così disperati da aver bisogno dell'aiuto di quattro scemi con il manganello? Non mi pare! E allora perchè si sono piegati ai suoi ricatti, e addirittura lo hanno fatto capo del Governo? Rendiamoci conto: costui ha svelato chi è in realtà quando si è dimostrato disposto a ricorrere alla violenza e all'intimidazione per ottenere il potere, sin nel cuore stesso di Roma! E il re è cascato ai suoi piedi!”.

E sì che ha pure messo in piedi un governo apparentemente rispettabile” osservò Sasori. “Tuttavia non mi convince affatto, e se non erro ha già fatto in modo di legalizzare tutto il suo apparato repressivo. Guardate quel deputato, quel Matteotti: da quando ha contestato apertamente i risultati delle elezioni, è sparito nel nulla! Qui gatta ci cova...”.

Chissà quale sarebbe stato lo stupore del britannico se qualcuno gli avesse detto che proprio il giorno successivo al compleanno di Kakuzu sarebbe stato ritrovato il cadavere dell'onorevole Matteotti, in un bosco vicino Roma, e che di lì a poco Mussolini avrebbe palesato la propria vera natura di despota!

Tornò a parlare Itachi: “Certo, se questi politicanti della domenica riscuotono tanto successo e anche perchè, da quando i bolscevichi hanno preso il potere in Russia, in tutta Europa si è diffusa la piscosi della rivoluzione. Ma devo dire che, dopo aver assistito di persona agli scontri nelle strade fra gli spartachisti e i Freikorps di Weimar, ho davvero avuto paura della guerra civile”.

Notando l'apprensione evidente sul volto di Kakuzu, Hidan lo canzonò sbocconcellando una tartina al caviale: “Che c'è avarastro? Hai paura di ritrovarti i bolscevichi sotto casa domani? Guarda che sarebbero ben felici di fare una capatina da te...Ma dopo aver scovato le tue ricchezze, non so se sarebbero ancora disposti alla comunione dei beni materiali!”.

Ridi, ridi, francesino, poi quando qualcuno introdurrà la dittatura del proletariato e vorrà farti vivere in un tugurio inattesa del comunismo reale ne riparliamo!”.

Se devo essere sincero, -puntualizzò Sasori- quasi quasi la rivoluzione russa mi sembrava una bella cosa: dopo aver spazzato via uno dei regimi più tirannici e corrotti del mondo, il popolo decideva di realizzare sul serio la più bella delle utopie. Un'utopia, appunto. Le notizie qui in Occidente circolano in modo vago e confuso, ma tutto concorre a indicare che là si sia formato un regime uguale a quello di prima, con una nuova aristocrazia, un nuovo zar e i soliti servi della gleba. Avrete inteso parlare dell'ultima carestia che si è verificate in quelle contrade, e tutto a causa delle politiche economiche dei comunisti?”.

Deidara esclamò sprezzante: “Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche...Bah! Portatemi una cartina e vi dimostrerò che questo “paradiso dei lavoratori” altro non è che il vecchio Impero degli Zar sotto un altro nome e con una nuova bandiera. Si sono inglobati anche quei popoli che avevano appena riacquisito l'indipendenza dopo secoli di dominio, come gli Ucraini e i Georgiani, e se fossi uno qualsiasi dei paesi dalla Finlandia alla Romania mi preoccuperei...Forse sarebbe stato meglio che i contingenti europei, americani e giapponesi sbarcati in Russia e in Siberia per sostenere le armate bianche avessere purgato il mondo da questa nuova forma di oppressione”.

E' proprio un mondo brutto, il nostro era l'unanime pensiero di tutti. Dopo essersi appena dilaniati nella guerra più catastrofica di sempre, gli uomini hanno subito ripreso a lottare fra loro...

E fu allora che, quasi per esorcizzare l'idea di un futuro pieno di odio e conflitti, Itachi prese a intonare a mezza voce una lieve melodia in tedesco: “ O Freunde, nicht diese Töne! Sondern laßt uns angenehmere anstimmen und freudenvollere. Freude! Freude!”.

Subito si arrestò, come un posseduto che ritorni improvvisamente padrone del proprio corpo, ma Pain si incuriosì: “Che cos'era Itachi? Aveva un suono bellissimo!”.

E' l'inizio del quarto movimento dell'Inno alla gioia di Beethoven” rispose quasi sovrappensiero l'amico, cercando di trovare una spiegazione al perchè di quella musica improvvisa nella sua testa. “Significa O amici, non questi toni! Piuttosto intoniamone altri più piacevoli e gioiosi! Gioia! Gioia!”.

Ora capiva perchè il suo pensiero era subito corso a Beethoven! Se l'umanità sperava di salvarsi doveva necessariamente cambiare radicalmente le proprie abitudini, passando ad altre dettate dalla felicità e dal rispetto reciproco.

E allora, come invasato da una mistica presenza, continuò a cantare: “Freude, schöner Götterfunken

AncoraTochter aus Elysium, Wir betreten feuertrunken, Himmlische, dein Heiligtum! Deine Zauber binden wieder Was die Mode streng geteilt; Alle Menschen werden Brüder, Wo dein sanfter Flügel weilt...”.

Tutti si unirono al coro, presi da una sensazione di serenità indescrivibile, ognuno nella propria lingua, e si concessero il piacere di immaginare un'Europa, anzi un mondo intero, che si reggesse in armonia sulle stesse basi proposte dall'inno; un sogno inebriante e celestiale.

Sempre in preda alla frenesia, Kakuzu riempì il bicchiere e lo levò in alto:“Signori, alla gioia! Possa essa entrare nel cuore di ogni uomo e regalarci un'Europa diversa, senza più guerre!”.

Mentre la canzone si diffondeva fino al soffitto decorato, tutti brindavano felici: in quell'estasi paradisiaca non avrebbero mai potuto immaginare un mondo diverso da quello sperato.

  
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