Salve
a tutte/i!!
Finalmente
sono tornata con il nuovo capitolo! Vi chiedo scusa per aver tardato tanto, ma
prima gli orali e poi una meritata vacanza mi hanno un po’ scombussolata. E soprattutto
mi hanno tolto tempo.
Buona
lettura!
Cap.
3
Crescere insieme.
Sakura ridacchiava
ancora, e Naruto non poteva che osservarla perplessa. Era da un’ora circa –
ossia da quando avevano incontrato quella vecchietta per strada – che la
ragazza continuava imperterrita. E non dava segno di voler smettere.
“ Perché ridi tanto,
Sakura?” Le chiese il ragazzo lasciando cadere il pesante zaino a terra. Si
trovavano in una piccola casetta, in un Villaggio dimenticato dagli uomini al
confine del Paese del Fuoco; Tsunade aveva detto loro di andare lì, almeno per
i primi tempi, in modo da essere ben
nascosti.
“ Ripensavo a quello che
ha detto la signora di prima.” E ridacchiò più forte, sotto lo sguardo
imperturbabile della Volpe. “ Ci ha fatto i complimenti per la bella figlia.”
“ Bè, tralasciando il
colore degli occhi, potrebbe anche esserlo. I capelli rossi potrebbe averli
presi da mia madre.” Notò Naruto con un’alzata di spalle. E qualcosa scattò
dentro Sakura, come un fulmine a ciel sereno.
“ Che hai detto?”
Domandò in un sussurro.
“ Che mia madre aveva i
capelli rossi?!”
No, questa era davvero un’idea troppo folle – l’ultima che l’aveva
sfiorata. E Sakura lo sapeva. Un po’ andava bene, ma la corda rischiava di
rompersi se la tiravano troppo. Eppure, in fin dei conti, sarebbe stata la scusa più rapida, benché la più
complessa vista sotto un’altra luce.
“ A cosa stai pensando,
Sakura?” Sospirò improvvisamente Naruto, conscio che il cervello della sua
amica si era messo a lavorare a ritmo serrato. Chissà cosa stava macchinando
questa volta!
La ragazza lo fissò
negli occhi chiari prima di posare nuovamente lo sguardo sulla bambina. Era
un’idea davvero troppo… troppo… troppo e basta! Eppure…
“ Io… Naruto, abbiamo
programmato tutto tranne una cosa.” Disse infine scuotendo leggermente la
testa. Lui alzò un sopracciglio. “ Come giustificheremo la sua presenza? Cosa diremo? Che l’abbiamo trovata per caso? Non ci
crederà nessuno.”
Era vero. Aveva ragione.
E Naruto fu costretto ad ammetterlo. Senza contare che propinando la scusa del
ritrovamento casuale rischiavano solo di focalizzare l’attenzione su di loro, e
magari di far nascere sospetti – molti più di quanti non sarebbero comunque
nati.
“ E quindi… che
facciamo?” Domandò allora, ma non ottenne risposta. Sakura aveva preso a
mordersi il labbro inferiore con tanta forza che entro breve si sarebbe fatta
sangue. Ma Naruto sapeva che quel tipo di reazione non era dovuta alla mancanza
di un piano da parte sua, bensì a ciò che quel piano comportava. Qualsiasi
fosse l’idea che aveva avuto, questa o la imbarazzava o la spaventava.
“ Tu hai chiesto a
Tsunade se potevamo crescerla noi. Noi.”
Disse improvvisamente la ragazza, ripensando alle parole che lui aveva
pronunciato appena qualche ora prima. “ E se… se decidessimo di crescerla
davvero noi?”
“ Non è quello che ci
siamo prefissati di fare?”
“ Intendevo… come fosse…
nostra…” L’ultima parola Naruto la sentì appena, flebile com’era la voce di
lei. E dovette aspettare qualche secondo prima che il significato di quanto era
stato detto fosse assorbito per bene. Quando lo capì le gote gli
s’imporporarono immediatamente, proprio come quelle di lei.
“ Come… come fosse…
nostra figlia?” Domandò piano il biondo, la voce che andava a scatti. Lei annuì
appena, con lo sguardo tenuto ostinatamente sulla bambina.
E proprio lei, proprio
quella bambina – proprio quel Demone travestito da bambina – non poté che
sorridere davanti all’imbarazzo dei due. In fondo, si trovò a pensare, erano
davvero buffi. Così decisi delle loro azioni e nei loro ideali, capaci di
dimostrare una maturità che superava i loro 16 anni, e ancora così bambini non
appena si toccavano altri discorsi. Se non altro, se davvero era costretta a
stare con loro, non si sarebbe certo annoiata.
“ Uffa!”
Naruto ridacchiò
divertito: quello era esattamente il ventiquattresimo sbuffo, ed erano appena
le dieci di mattina. Arrivare fino a sera sarebbe stata dura, soprattutto
considerando il fatto che la persona che da quattro ore a quella parte stava
sbuffando era Sakura.
“ Si può sapere cos’è
che ti diverte tanto?” Sbottò la ragazza ringhiando quasi, e il biondo fu
costretto a farsi piccolo piccolo e a tacere per non
incombere nella sua furia. Un attimo dopo, tuttavia, Sakura si lasciò cadere
sulla sedia davanti alla sua con fare rassegnato. Si passò una mano tra i
capelli e poi nascose il viso tra le mani. Questo sì che fece preoccupare
Naruto.
“ Che ti succede,
Sakura? Stai male?” Domandò premuroso, con una dolcezza nella voce che neanche
lui sapeva da dove veniva. Ma con lei era spontaneo.
“ Sono stufa, Naruto.
Siamo qui da appena tre mesi e già non ne posso più.” Gli rivelò con fare
stanco. “ La verità è che non sono abituata a tutta questa tranquillità, al non
far niente. E non posso non pensare a Konoha, e a tutti quelli che staranno
lavorando per rimettere tutto a posto.”
“ Vorresti essere là,
vero?”
“ Tu no?”
Silenzio. Non c’era
bisogno di dare una risposta a quella domanda. Entrambi sapevano che avrebbero
voluto essere al loro Villaggio, affianco ai loro amici e compagni, ad aiutare
nella ricostruzione. Tuttavia non potevano certo lamentarsi, visto che essere
lì era stata una loro scelta. Ora non restava che sperare che fosse quella
giusta.
Tutto sommato i mesi
erano passati veloci, e dopo gli impicci dei primi tempi quella strana
convivenza si era rivelata migliore del previsto.
La Volpe, costretta nel
suo stato di neonata, si comportava proprio come tutti i bambini. Piangeva,
mangiava e dormiva: sembrava davvero una neonata come tutte le altre! L’unica cosa,
forse, erano quelle lunghe e penetranti occhiate che i tanto in tanto lanciava
ora a Sakura ora a Naruto. Sembrava guardinga in quei momenti, come se ancora
non si fidasse di loro. E come avrebbe potuto? Per secoli gli uomini non
avevano fatto altro che braccarla e usarla per i loro scopi militari. Eppure
sembrava che qualcosa fosse destinato a cambiare radicalmente. Ogni tanto,
infatti, Sakura aveva scoperto la Volpe a lanciarle un sorriso – piccoli,
tirato e semi invisibile, ma sempre un sorriso. Forse iniziava a fidarsi un po’
di lei.
Erano riusciti a
risolvere anche due piccoli problemi tecnici che prima non avevano notato: gli
occhi e la grandezza della bambina! Gli occhi erano rossi – come braci, come
sangue – ed era ovvio che sarebbe cresciuta, visto che tutti i bambini
crescono. Come avrebbero giustificato il fatto che la creatura sembrava avere
quasi un anno, quando avrebbe dovuto essere appena nata nel momento in cui loro
sarebbero ritornati a Konoha? Era stata la Volpe stessa a venir loro incontro,
modificando il colore dei propri occhi -
li aveva fatti diventare verdi, come quelli di Sakura – e arrestando la proprio
crescita in modo da sembrare sempre una neonata. Sì, forse aveva davvero
iniziato a fidarsi. O forse, semplicemente, lo faceva perché questo le
garantiva protezione e sicurezza.
Era tardi. Lo notte era
ormai calata, e il giorno dopo loro si sarebbero messi in viaggio per tornare a
Konoha. Gli faceva strano, se doveva essere sincero. Per nove mesi aveva
convissuto con Sakura e la Volpe, comportandosi proprio come se fossero una
normale famiglia. E gli era piaciuto. Gli era piaciuta l’idea di una famiglia,
lui che se l’era vista strappare appena era venuto al mondo. Era stato come
vivere in un sogno. Un bellissimo sogno, dal quale non avrebbe mai voluto
svegliarsi. Ma qualcuno aveva già impostato la sveglia, e presto o tardi tutto
sarebbe inesorabilmente finito. Chissà come sarebbero state le cose a Konoha?
Dalla stanza accanto
sentiva la voce di Sakura cantare dolcemente – lei che di solito urlava a
destra e manca. Cantava una ninna nanna, la stessa che sentiva da nove mesi, e
che sembrava piacere alla Volpe, visto che ogni volta che la ragazza la
intonava lei si addormentava nel giro di uno o due minuti.
Naruto raggiunse la
stanza dove si trovavano le due e si appoggiò allo stipite della porta ad
osservarle. Sakura era seduta su una sedia a dondolo, e piano cullava la
bambina ormai sul punto di addormentarsi. Era una scena bellissima, idilliaca
quasi.
La ragazza si accorse
della sua presenza e gli fece cenno di avvicinarsi. Gli porse la bambina perché
la mettesse nella culla e lui così fece. Se qualcuno avesse spiato dalla
finestra, ciò che avrebbe visto sarebbe stata una famigliola felice.
Sakura si alzò nel
momento in cui Naruto rimboccò le coperte alla piccola e gli si affiancò.
Entrambi sentivano una morsa al petto, consci che entro poche ore sarebbe
iniziata la parte difficile.
“ Se fosse possibile,
vorrei restare qui.” Sussurrò Naruto, lo sguardo perso. Era un desidero
effimero, che presto sarebbe scomparso, ma aveva sentito il bisogno di
pronunciarlo ad alta voce.
Sakura lo osservò con la
coda dell’occhio, e non poté non notare quanto fosse cresciuto. Il bambino
giocherellone e insofferente alle regole aveva lasciato il posto ad un giovane
uomo che aveva sì dei desideri, ma ch’era anche conscio del fatto che questi
andavano messi da parte per qualcosa di più grande alle volte. Sì, Naruto s’era
fatto uomo oramai. Sakura lo poteva vedere nelle piccole cose, come in un
sorriso agrodolce che prima non gli apparteneva o in una carezza che sempre più
spesso le regalava, in barba alla timidezza.
La ragazza socchiuse gli
occhi e, intrecciando le dita di lui con le proprie, gli si strinse al braccio
appoggiando la testa sulla sua spalla. Naruto inclinò leggermente il capo fino
ad incontrare il suo, e strinse forte la mano di lei. Era così ogni sera, da
ormai un paio di mesi. Ogni volta che
arrivava l’ora di mettere a letto la piccola si stringevano lì, davanti alla
culla, e rimanevano a fissarla per qualche minuto. Poi si staccavano e ognuno
andava nella propria stanza. Ma quella sera qualcosa sarebbe stato diverso.
Nessuno dei due avrebbe lasciato la stretta dell’altro, e alla fine Naruto
avrebbe guidato Sakura verso la propria stanza, chiudendosi silenziosamente la
porta alle spalle.
Nel momento in cui la
porta fu chiusa la Volpe spalancò i suoi occhi non più rossi – ma verdi.
Alla fine quei due ce
l’avevano fatta! Ce ne avevano messo di tempo, ma qualcosa lo aveva infine
concluso. Dio! Erano proprio dei bambini.
Sì,
ma dei bambini che ti hanno dato tanto in questi mesi. E non ti chiedono niente
in cambio., questo fu
costretta a pensare, ricordando quanto quei due avevano fatto. L’avevano tratta
come una normale neonata, prendendosi cura di lei, amandola! Già, proprio questo avevano fatto. Le avevano dato
affetto, così, dal nulla, a lei che aveva reso difficile e impervia la loro
vita.
Ancora una volta,
proprio come nove mesi prima, fu costretta a chiedersi dove fosse l’ipocrisia e
l’egoismo degli uomini. Dov’era in quei due ragazzi?
Non
c’è, e tu lo sai. Non lo stanno facendo per un loro tornaconto personale, ma
per qualcosa di più grande. Stanno facendo ciò che il resto del mondo non ha
mai trovato il coraggio di fare: la cosa giusta!
Richiuse gli occhi, la
Volpe, cercando di scacciare quei pensieri. Forse erano veri, o forse lei si
stava semplicemente rammollendo. Ma la vera sfida non era ancora iniziata. Il
sipario si sarebbe alzato il giorno dopo, quando avrebbero fatto ritorno a Konoha.
E là come si sarebbero comportati? Cosa avrebbero fatto davanti al loro Villaggio? Era davvero curiosa di
saperlo, benché una mezza risposta già ce l’avesse. Ma per il momento poteva
anche dormire.
Un raggio di sole
dispettoso le colpì il volto e Sakura fu costretta ad aprire gli occhi chiari.
L’alba era quasi del tutto sorta, all’orizzonte, e questo significava una cosa
sola: era il momento di tornare!
Fece una leggera
pressione e si alzò su un gomito, osservando il volto sereno di Naruto, ancora addormentato
al suo fianco; le teneva un braccio intorno alla vita, e non sembrava
intenzionato a lasciarla andare. Quella scena la fece sorridere, serena e
divertita. Se qualcuno, pochi anni prima, le avesse detto che le cose sarebbero
finite a quel modo come minimo si sarebbe ritrovato in tomba. Lei e Naruto?
Impossibile! Eppure era proprio tra le sue braccia che aveva dormito,
sentendosi protetta e… amata. Sì, Naruto l’amava. E ora era certa di amarlo
anche lei.
Buffo, che per ammettere
quel sentimento fosse servito tutto quello. Buffo che proprio quel Demone che
aveva rischiato di dividerli li avesse invece uniti. Buffo che non pensasse più
a Sasuke da nove mesi a quella parte.
Sasuke… Chissà dov’era.
Chissà come stava. Chissà se ancora era divorato dalla sete di vendetta. Non lo
sapeva, Sakura, e non era certa che le importasse. Sasuke Uchiha aveva scelto
la sua strada quando aveva 12 anni, abbandonando Konoha e tradendola,
dichiarandole guerra e promettendo la sua distruzione. Ma Konoha era sopravvissuta.
Loro erano sopravvissuti. Ma Sasuke?
Cos’era rimasto di lui?
Sakura socchiuse gli
occhi e si lasciò cadere sul materasso, sprofondando nuovamente nella stretta
di Naruto. Si sentiva al sicuro, lì. Si sentiva protetta, tra quelle braccia
forti. Sasuke era stato il suo passato – un passato che probabilmente avrebbe
dovuto combattere ancora, un giorno. Ma Naruto… Naruto era il suo presente. E
sperava fosse anche il suo futuro.
Ed eccoci giunti a fine
capitolo! Nel prossimo: il Ritorno a Konoha!!
Un grazie infinito a
coloro che hanno letto e commentato!
Vorrei comunque
chiedervi di lasciarmi un commentino, vanno bene anche le critiche (anzi sono
obbligatorie!) perché sono convinta che aiutino a crescere!!
ByeBye!!