Le sue dita tamburellavano lentamente il tavolo prima che si decidessero ad aprire il cassetto di mogano ed estrarne un plico di fogli meticolosamente raccolti e affettuosamente allacciati.
Il nodo che li legava si sciolse prima ancora che le sue dita l’avessero raggiunto, e la prima lettera venne fuori trasparente, cristallina, come la notte in cui era stata vergata.
Albus,
lo so che quella tua testa ostinata e
romantica non lo ammetterà mai ad alta voce, ma la tua
brillante e obbiettiva mente
– che tanto ammiro – non riuscirà a
negare che per poter vincere una battaglia
è necessario un burattinaio che abbia gli occhi sul fine e
la lucidità di usare
i mezzi. Nessuno lo ringrazierà mai, quando sapranno quello
che è arrivato a
fare lo odieranno, malediranno il suo nome, si chiederanno come sia
possibile
che siano stati così platealmente raggirati. Ma i migliori
tra loro si
renderanno conto che senza di lui non sarebbe stato possibile vincere
la
battaglia.
La compassione, Albus, non fa vincere le
guerre. Neppure la violenza, neppure l’odio, neppure
l’amore.
Vince chi sa meglio disporre dei pezzi a sua
disposizione, e che sa come usarli in base alla situazione,
all’avversario e
alle circostanze.
Fine.
Mi rendo conto che una persona come te non
lo ammetterà mai, ma dopotutto è anche questo che
mi piace di te, quella
maschera perfetta celata dietro la tua garbata ironia. Riuscirai mai a
vederti
come un burattinaio?
Perché non puoi essere altro, Albus. Sei
troppo intelligente.
Gellert
Una lacrima gli scivolò lentamente sulla guancia incavata e si perse nei fili argentei della barba, mentre gli occhi seguivano le parole dell’unico uomo che avesse mai osato comprenderlo.