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Autore: Hikari93    23/07/2012    12 recensioni
Tanti auguri a Sasuke! ♥
Diciassette volte il 23 Luglio, diciassette compleanni, diciassette momenti diversi. Si "tenta" un'analisi del personaggi attraverso il tempo, per sottolinearne il cambiamento graduale fino al collasso improvviso.
Attenzione! SPOILER.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più contesti
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Tutte le dovute spiegazioni in fondo al capitolo, non temete. Vi aspettano delle lunghissime note autrice! XD
Tantissimi auguri a Sasuke e buona lettura a voi! <3





Happy birthday to you – 23 Luglio per diciassette volte
[Ci sono diciassette candeline sulla torta, ma quante si sono già spente prima che soffiassi?]






1. Una candela

Sasuke è troppo piccolo per capire il perché di quelle attenzioni; è troppo piccolo pure per sostenerle tutte e per potersele ricordare in futuro, se mai gli servissero.
Non comprende, e nemmeno si domanda cosa gli stia accadendo.
Perché quella mattina la mamma ha a malapena aspettato che si svegliasse e si strofinasse gli occhietti. Lo ha afferrato tra le sue braccia forti – quelle braccia che sono il mondo di Sasuke, un mondo perfetto – e gli ha scoccato un bacione sulla guancia paffuta e arrossata.
“Tanti auguri, Sasuke-chan!”
Poi il nii-san gli si è avvicinato sorridendogli più delle altre volte, contagiandolo, e gli ha posato due dita sulla fronte.
Per la prima volta.
E lo ha pure perdonato quando, allettato da quelle ciocche nere che si sono mosse, Sasuke ha afferrato e stretto i suoi capelli.





2. Due candele

“Quanti anni hai compiuto, otouto?”
“Coraggio tesoro, fai vedere al papà cosa ti ha insegnato il nii-san.”
Sasuke si guarda intorno; si osserva le dita ancora infantilmente grassocce, fissa il volto severo del suo papà… e allunga la mano davanti a sé, mostrando a Fugaku l’indice e il medio alzati insieme.
Ne sorride soddisfatto.





3. Tre candele

Itachi gli ha promesso che non ci saranno compiti, né l’Accademia, tantomeno Shisui – di cui Sasuke si dimostra geloso per via del tempo insieme che il cugino trascorre col suo nii-san.
No. Itachi sarà tutto per Sasuke, quel giorno.





4. Quattro candele

“Insegnami il Bunshin no Jutsu, nii-san!”
Itachi sospira fintamente avvilito di fronte a quell’ennesima richiesta: Sasuke è piccolo, ma si dimostra già più competente di alcuni genin con qualche anno in più sulle spalle. E, soprattutto, desidera imparare davvero.
“Facciamo un’altra volta, Sasuke. Va bene?”
Sasuke mette il broncio e incrocia le braccia al petto, minacciando Itachi con uno sguardo che sa di non ti parlerò mai più, nii-san, sei cattivo. “Ma è il mio compleanno!” puntualizza allora, testardo. “Me lo devi un regalo!”
Itachi si abbassa tanto quanto basta per guardarlo dritto negli occhi innocenti e offesi da bambino e osservarne il cambiamento di luce quando, accompagnata la sua voce da un dolce buffetto, gli promette: “Ti porterò ancora da Neko-Baa con me, domani. Va bene come regalo, otouto?”





5. Cinque candele

Sasuke è veramente curioso di sapere cosa stia pasticciando la madre in cucina, visto che è da quella mattina che si comporta in modo furtivo. Prova a chiedere a Itachi – lui sa sempre tutto –, ma non ottiene una vera e propria risposta.
Sasuke vorrebbe correre in cucina e scoprire tutto di soppiatto – come un vero ninja, come avrebbe fatto Itachi –, però la presenza di suo padre Fugaku lo intimorisce e lo blocca – si mostrerebbe ancora un moccioso, se agisse in quel modo, e non sarebbe degno di essere un Uchiha.





6. Sei candele

Sasuke incocca senza entusiasmo l’ennesima freccia e fa per scagliarla verso terra, poco distante da lui. Sospira, la sconfitta gli brucia ancora, lui si sente un perdente. Stupidamente, alberga in lui la convinzione che se combattesse in quel momento contro quel cinghiale – ora che ha ben sei anni e non più cinque, come una settimana prima – vincerebbero, lui e Itachi.
“Uffa, l’ho mancato del tutto” mormora. Itachi, al suo fianco, ha ormai perso il conto di quante volte lo abbia bonariamente rassicurato, dicendogli che migliorerà, che il fallimento non dovrebbe far altro che incentivarlo a dare il meglio di sé in futuro. Gli accarezza i capelli, guadagnandosi il suo sguardo avvilito. “Potrai rifarti, non ti preoccupare” gli ripete ancora, “vuoi vedere il tuo regalo, adesso?”





7. Sette candele

E’ tutto precipitato all’improvviso, Sasuke non si spiega il come, non lo capisce.
Soltanto, intuisce di non sapere tutta la verità.
Il primo a essere completamente cambiato da un po’ è Itachi. A volte fa discorsi strani di cui Sasuke – ancora – non capisce il significato, mentre in altre occasioni sembra tutto talmente tanto normale da stonare con la realtà a cui si sta abituando pian piano.
Il giorno del suo settimo compleanno è proprio uno di quegli ultimi: la famiglia è riunita, la mamma è dolce come al solito, il volto del papà comunica serietà e dignità da ogni parte, mentre Itachi… Itachi sorride, ma Sasuke, anche se non ricorda molto degli anni passati, sente che c’è qualcosa di diverso.
C’è di diverso che Itachi non sorride più molto spesso. Anzi, quando parla col papà non sorride mai.
Sasuke non vuole, però, dare ascolto a quella sensazione, e ricambia il sorriso, afferrando con un po’ di timidezza il pacchettino che Itachi gli ha porto.
Devono essere soltanto delle stupide ed errate supposizioni, riflette. Itachi è stanco, perciò non sorride più. Sta lavorando troppo.
Non c’è altra spiegazione…





8. Otto candele…?

Solo. Abbandonato. E’ così che si sente Sasuke quando scocca la mezzanotte del ventitré Luglio. Ogni sensazione passata, ogni gioia antica non è più nemmeno un ricordo. Sono altri, infatti, quelli che infestano la mente di Sasuke.
“Mamma, papà…”
Li chiama per l’ennesima volta, ma a rispondergli soltanto il silenzio. Ancora non se ne capacita, ancora non ci crede. Chiude gli occhi per cancellare la visione della stanza piena di cose, ma vuota di affetti, in cui vive. Però, anche facendolo, ritornano prepotentemente le immagini di quella notte terribile di alcuni mesi prima. Sembra solo ieri: Sasuke rivede il sangue che schizza, che macchia ogni cosa, i cadaveri – mamma, papà. Ne sente le urla, percepisce sulla sua pelle ogni cosa, ogni sentimento. Lo sta rivivendo all’infinito dal momento in cui si è svegliato all’ospedale, quel mattino dopo.
Non serve estraniarsi, non ha alcuna utilità tapparsi le orecchie o gridare e piangere per attutire i rumori e appannare la vista. Non serve, eppure Sasuke continua a provarci.
Se quello è un incubo, spera di svegliarsi prima di morire.





9. Ne sono ancora sette?

Sasuke non festeggia né gioisce per il suo compleanno. Che serve, se non ha nessuno con cui condividere quella che dovrebbe essere una gioia?
Dovrebbe, sì, ma non lo è affatto.
L’unico, vero avvenimento che potrebbe farlo sentire nuovamente vivo è la morte di Itachi. Stringe i pugni al solo pensiero e scaraventa lontano il kunai che ha in mano, centrando in pieno l’obiettivo che si è prefisso. Il migliore, ecco cosa deve essere. Perciò ogni giorno è identico all’altro e deve essere sfruttato al massimo per gli allenamenti, in vista dell’unica, grande occasione degna di essere ricordata. E il corpo esanime di Itachi ne sarà il simbolo.





10. Su dieci, sette sono accese e tre sono spente

Si è concesso un minuto per visitare la tomba dei suoi genitori. Un solo minuto – ma perché quel giorno, perché? Non è forse l’assurda e folle speranza di ricevere un abbraccio, come augurio, da loro? Come… come in quell’irraggiungibile passato?
Ed è lì, alla tomba, che, esposto al caldo insopportabile dei violenti raggi solari di Luglio, Sasuke giura di nuovo vendetta. Lo promette a Fugaku Uchiha e a Mikoto Uchiha, davanti a loro, cercando di trattenere le lacrime che gli pizzicano ai lati degli occhi.
“Morirà, ve lo giuro… morirà…”




11. Non importa…

Sta diventando sempre più scontroso, sta cominciando a odiare sempre di più la compagnia degli altri.
Odia i deboli, odia chi è com’era lui – incapace, incapace di difendere i suoi affetti.
Per questo ha erto barriere invalicabili introno a sé, muraglie invisibili ma presenti, che qualcuno, testardo, gonfio dell’ammirazione che ha per lui, tenta invano di abbattere. Senza successo, ricevendo in cambio solamente risposte secche e scocciate.
“Oggi è il tuo compleanno, Sasuke-kun”, gli ricorda una ragazzina del suo corso, mentre gli si avvicina, “Tanti auguri! A-accetta questo!” conclude veloce, imbarazzata, allungandogli chissà che.
E lui rifiuta svelto e secco, con fare arrogante e un gesto stizzito.
Non ricorda nemmeno che giorno sia.





12.

Non è solo l’anno accademico che si avvia alla conclusione o il diploma che si avvicina, ma anche la consolidazione dei suoi anni di lavoro, del suo duro allenarsi sempre e comunque.
E’ la culminazione del suo odio.
Il coprifronte che riceverà lo introdurrà direttamente nel vero mondo degli shinobi, dove avrà modo di migliorarsi. E a ogni miglioramento corrisponderà un ulteriore passo verso il suo obiettivo.




13. Tredici… ne ha intraviste tredici grazie a Sakura e a Naruto

Gli sembra strano, a volte se ne sente persino in colpa, ma pare che uno straccio di vita sia ricominciato, per lui, da quando ha conosciuto e ha fatto squadra con Sakura e Naruto. La vendetta è sicuramente sempre presente in lui – lo ha chiarito benissimo anche quando si è presentato a Kakashi-sensei un po’ di tempo prima –, però talvolta la sente più attutita.
Come dei piccoli brividi, a volte lo sfiora il pensiero che la strada di Naruto e Sakura possa essere anche la sua strada… Forse non serve, forse…
Scuote la testa per scacciare quei pensieri ingombranti e stupidi, ritornando a concentrarsi sul suo allenamento con Kakashi-sensei in vista della fase finale dell’esame dei chuunin.





14. Le uniche sono quelle che creano penombra al covo di Orochimaru

Così alla fine ne ha avuto il coraggio, lo ha capito, è riuscito a imboccare la strada che gli si addiceva da sempre e a ignorare quelle inutili diramazioni.
Sei troppo debole, gli disse, non provi abbastanza odio, sostenne.
Itachi.
Forse, ma Sasuke ha avuto il coraggio di scegliere, di portare avanti la sua sempiterna decisione. Perciò si trova da Orochimaru, adesso. Perciò è disposto a cedergli pure il suo corpo, è disposto a qualunque sacrificio. Per lo stesso motivo non si è fatto fermare dalla supplica di Sakura – sua amica, prima – né dalle parole e dai pugni di Naruto – suo amico e rivale, prima. Per lo stesso motivo ha vinto alla Valle della Fine.
Fa tutto parte della sua vendetta, si ripete, è tutto scritto, e tutto finirà con la morte di Itachi, perché i giochi a Konoha sono finalmente finiti, ed è ora di fare sul serio, di passare a un livello più alto.
Quando avrai i miei stessi occhi, vieni da me.
A un livello superiore, ma in modo diverso da lui. Perché, tuttavia, per quanto lo neghi prima a se stesso e poi al mondo, Sasuke ha ringraziato Sakura e non è stato capace di uccidere Naruto quando poteva.
Quei legami… dovranno essere recisi.
Necessariamente.




15. Compleanno…?

Comincia a provare un senso di schifo verso Orochimaru e i suoi metodi. Lo osserva senza espressione mentre si diverte a giocare con le vite umane per spingersi oltre il conoscibile.
Glielo ricorda parecchio.
Per capire quanto sono forte.
Sasuke non lo approva per niente, ma si consola: sente che il potere comincia a fluire dentro di lui a una velocità pazzesca, capisce di essere diventato forte, di essere quasi al capolinea. E ucciderà Orochimaru prima e Itachi poi, facendo uso di quel suo nuovo potere. Gli altri non gli interessano. Soltanto coloro che si metteranno contro di lui periranno, per il resto… lui non è come Itachi.
Non ha mai ucciso in quegli anni. Ha alimentato il suo odio, è riuscito a creare un suo unico e personale legame, il solo a cui si atterrà – un legame d’odio con mio fratello Itachi –, e ha anche capito perché ha risparmiato Naruto – per un capriccio, nient’altro che un capriccio.
Sarebbe errato sostenere che Sasuke vuole la sua vendetta, perché non si tratta di un semplice desiderio o di un sogno da realizzare per forza; è una necessità, la sua, è l’aria che respira, è il suo mondo. Non gli interessa cosa succederà poi, non ha molta importanza.
Ed è al cadavere di Itachi che pensa – lo ha pensato spesso in quegli anni… lo ucciderà eccome, lo farà per davvero, perché non ha fatto tutti i suoi sforzi per nulla – mentre scaglia Kirin, il suo nuovo jutsu da poco perfezionato, in cielo, mettendoci dentro tutta la sua infinita collera.





16.

Urla di dolore, Sasuke, dentro di sé.
E’ in crisi, semplicemente gli è crollato tutto addosso.
Itachi è morto, ma non è gioia quella che prova, non è nulla, è il niente di cui si è sempre nutrito per andare avanti. E piange, Sasuke, non riesce a trattenersi come ha sempre fatto in altre occasioni.
Itachi ha ucciso i suoi amici, i suoi superiori, la persona che amava, suo padre e sua madre, ma non è riuscito a uccidere il suo fratellino.
Per questo lui è vivo. Per questo lui non è stato trucidato come gli altri quella notte, ed è ancora per questo motivo che… che ha avuto la meglio su Itachi.
Per lui, la tua vita era più preziosa del villaggio stesso.
Ha… sbagliato. Sasuke comprende solo allora che ha sempre sbagliato obiettivo, che si è costantemente concentrato sulla persona sbagliata. Itachi è stato vittima, non carceriere. Sono altri coloro che devono essere puniti, che la devono pagare.
Gli anziani di Konoha – quel fottutissimo villaggio che tutti credono luce e correttezza – e Danzo – quel cane che ha condannato Itachi a quell’inferno –, per cominciare. Poi verranno gli altri, uno a uno, non importa chi siano. Non gliene frega un cazzo, che si tratti di bambini, anziani, shinobi di alto o basso livello o chicchessia. Devono morire tutti, è questa la sentenza di morte che Sasuke emana per loro, osando decidere del loro destino – lo hanno fatto con Itachi, no? Anche col suo Clan hanno fatto razzia, senza considerare gli innocenti – come lo era lui – perché lui dovrebbe essere magnanimo? E poi tutti quegli stronzi hanno sempre temuto il suo Clan, lo hanno sempre odiato. Lui vuole solamente esaudire i loro desideri, vuole soltanto permettere loro di dimenticare degli Uchiha, di rimuoverli dai loro ricordi. E non esiste altra soluzione che la loro eliminazione fisica. Sasuke fa loro un piacere, perché lo biasimano?
Non gli importa di essere considerato un moccioso che non capisce nulla e che si fa influenzare.
Tutti, a Konoha, hanno vissuto e continuano a vivere una vita felice e spensierata alle spalle del sacrificio di Itachi. E, facendolo, oltre a infangare la sua memoria, oltraggiano anche lui stesso, che Itachi ha salvato.
Nessuno si salverà, sarà una carneficina totale. E allora potrà ridere di vera e pazza gioia, affiancato in ogni dove da montagne e montagne di corpi senza vita.
Sasuke adesso ha un solo obiettivo: distruggere Konoha. E non ci sarà spazio per chi sarà troppo debole per appoggiarlo, per chi si renderà inutile, per chi si farà catturare o per chi, semplicemente, non sarà all’altezza. Non c’è più alcuna differenza tra amici e nemici: decreterà la morte di ognuno come un giudice supremo, senza possibilità di alcun appello.
Perché per lui Itachi è più importante del villaggio stesso.





17. Diciassette candele

Gliene sono accadute di cose in un anno di vita. Probabilmente molte di più di quante ne abbia passate negli altri anni.
Ricorda di aver desiderato la morte di alcuni ninja che parlavano di Itachi come un criminale, quando poi i veri assassini erano loro, quegli schifosi di Konoha. Ma nessuno ne era a conoscenza, naturalmente.
Ricorda, come se ancora gli appartenesse, l’odio smisurato verso Danzo, e la felicità mai provata prima quando lo stesso tentò di sfuggirgli, zoppicando e lasciando scie di sangue dietro di sé.
Il dolce sapore della vittoria.
Ricorda che non si sarebbe fatto scrupoli a sacrificare totalmente anche Karin – sua compagna di team –, così come non se li sarebbe fatti per Sakura, per Kakashi o per Naruto, per ottenere quanto voleva. Avrebbe veramente ucciso chiunque, in quei momenti, accecato com’era da una rabbia folle, sotto la guida di un individuo altrettanto malato, ovvero Madara.
Ricorda di essersi trapiantato gli occhi di Itachi e di essere sceso in campo nella Quarta Grande Guerra Ninja. In quell’occasione provò ancora la stessa rabbia. Anzi, forse era ancora più grande, cresciuta, e stava continuando a crescere oltremisura, senza freni.
Nessuno lo avrebbe fermato, nessuno avrebbe potuto. La fine di Konoha, di tutti, di chiunque ormai Sasuke ritenesse colpevole, era vicina, quasi la toccava.
Sasuke ne era convinto, era sicuro che dovesse andare così e che così sarebbe finita.
Ma poi…
Tu non devi perdonarmi. Non importa cosa decida di fare da oggi in poi… io ti amerò per sempre.
La mano di Itachi a toccargli i capelli – come quando erano bambini –, la sua fronte che tangeva la sua. Il suo sorriso – di nuovo.
Quel contatto mandò all’aria il suo progetto, quel castello di carte che si affrettava a voler costruire. Cadde a causa di un sorriso, e produsse un frastuono immenso nell’animo di Sasuke. Fu come risvegliarsi da un lunghissimo sonno, fu come rivivere veramente, senza pensieri, con libertà.
Spensieratezza.
E’ stato allora che Sasuke davvero ha capito. E’ stato ascoltando la verità dalla bocca di Itachi, è stato comprendendo che lui non gli biasimava nulla né lo avrebbe mai fatto… è stato questo che gli ha insegnato come dover vivere, come proseguire e quale strada scegliere.
Il suo odio verso Konoha è ancora più profondo, sempre più immenso, non si consumerà mai. Però Sasuke non vuole più essere un bambino – Itachi non lo considera più tale –, non lo è più; vuole scrutare tutto con i suoi occhi e capire tutto con la sua testa, con la sua e soltanto la sua.
Non si farà consumare dalla vendetta, non le permetterà di avere un tale potere su di lui.
Lo farà per Itachi.
E… oh.
E’ di nuovo il ventritré luglio. Da parecchio Sasuke non ci pensa, non avendo visto accese sulla sua torta che le sette candeline della sua infanzia, della sua vera vita. Solo adesso, dopo profondi turbamenti e illusioni infondate, riesce a scorgere, nelle profondità del suo animo ancora scosso, le diciassette candele che simboleggiano i suoi diciassette anni.













Hola! <3
Tantissimi – mi ripeto che non fa mai male XD – auguri a Sasuke! *^*
Stavolta mi sono impegnata per cercare di scrivere qualcosa che potesse essere buono, IC (chissà, si spera xD) e, a modo suo, originale (lo dovevo a Sasuke, visto che è il mio personaggio preferito XD). Ci sono un sacco di cose da puntualizzare per questa storia, e me ne sono venute in mente talmente tante sia mentre scrivevo che mentre rileggevo che chissà se riesco a scrivere tutto. Comunque, per ogni perplessità, sto qua, lo sapete. ^____^
Partiamo dal titolo, così c’entriamo subito la questione. Allora, “23 Luglio per diciassette volte”. Come avrete sicuramente notato, all’inizio si parla proprio del giorno del compleanno, più o meno fino all’undicesimo anno di età. Quindi si va a centrare proprio il momento esatto. Poi, però, man mano che si prosegue, specialmente al punto 16 (da notare che c’è il vuoto accanto al numero, proprio perché, secondo me, è stato l’anno più terribile per Sasuke, un anno che è difficile esprimere a parole), non si tratta più dell’attimo, del giorno specifico, del 23 Luglio… piuttosto, ho proposto una summa dell’anno. Sasuke è sempre più confuso, sempre più consumato dalla sua vendetta, perciò non si ricorda né si interessa del suo compleanno. Ogni giorno è uguale a un altro, gli interessa soltanto la sua vendetta. Perciò non ha un ricordo preciso di quello che gli accade in un giorno. Come se avesse perso la cognizione del tempo, come se si fosse smarrito.
(Orbene, ho scritto una storia complicata per un personaggio complicato! XD Logico no? xP).
Ritornando al titolo (che note autore ricche di senso e ordine, mi commuovo XD), spenderei qualche parola pure sul sottotitolo. Io ritengo che per Sasuke, dai sette anni in poi, sia stata sopravvivenza, non vita (l’ho detto pure in qualche altra mia shot). Perciò, il numero di candele spente sulla torta (torta ipotetica, naturalmente, non il dolce in sé XD) vogliono indicare gli anni di non-vita. Quindi, quelle accese rappresentano gli anni di vita. Alla fine Sasuke ne scorge diciassette, le vede tutte. E’ un finale positivo, che spera in una ripresa completa (oh beh, più o meno XD Sicuramente c’è un miglioramento) del personaggio.
Ah, poi…
Alla numero cinque, volevo far capire come Sasuke cominciasse a temere suo padre, a rispettarlo, a come Fugaku lo intimorisse un po’.
Per la numero sei, ho fatto coincidere più o meno il periodo del “combattimento” contro il cinghiale (capitolo 580) con il sesto compleanno di Sasuke. Tanto per, mi sembrava carino.
Per la tredici… ricordo che l’esame chuunin comincia il 3 Luglio (compleanno di Neji, ricordiamolo <3), quindi presumo – facendo due calcoli, non ricordo con precisione e probabilmente mi sbaglio pure XD – che il 23 Luglio dovrebbe essere inserito proprio nel periodo prima della terza fase dell’esame, quando Sasuke si allenava con Kakashi.
Per l’ultima, a un certo punto ho usato il passato a dispetto del resto della fic perché tratto di un Sasuke post-avvenimenti narrati, che quindi ricorda. Spero di non aver combinato un casino coi tempi verbali, in ogni caso! Ò_____ò
La frase di Itachi è messa in grassetto (a parte perché è la mia preferita in tutto il manga XD) perché trovo che sia quella FONDAMENTALE per spiegare il cambiamento di Sasuke, che passada così a così. Le citazioni sono state scritte in corsivo, così da distinguerle dal resto.
Credo di aver terminato, scusate la noia! ;)
Ancora auguri a Sasuke, spero abbiate apprezzato! ^.^
Bye! (dopo una oneshot di note autore (più di 500 parole di note, mi sono superata XD)).

   
 
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