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Autore: alecter    23/07/2012    0 recensioni
Draco Malfoy viene cresciuto sin da piccolo con la convinzione che il suo destino sia ormai già segnato: il signore oscuro lo vorrà tra le sue file una volta che sarà tornato. Draco però vive un conflitto dentro di sè: vivere e servire il padrone oscuro, o seguire i suoi sentimenti? L'amore che lui prova per una ragazzina della sua scuola, una "sudicia mezzosangue", così la definirebbe il padre, lo porterà ad essere più forte o ad andare incontro ad un destino sfavorevole?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Al ritorno alla dimora Malfoy, la situazione non era cambiata.
La casa era ancora piena di uomini incappucciati che continuavano a sussurrarsi parole tra di loro, di un'aria opprimente che quasi bloccava il respiro a Draco.
Si ritrovò incosciamente a ringraziare che il giorno dopo sarebbe tornato ad Hogwarts. Non avrebbe sopportato un altro giorno in quella condizione.
Ciò che più lo infastidiva e al tempo stesso intimoriva, era che tutti gli uomini al seguito di suo padre, tutti, sembravano fissarlo e ammutolirsi non appena lui passava. Non appena Draco si voltava o camminava lontano, gli uomini ricominciavano a parlare più concitatamente di prima.
Draco a soli undici, quasi dodici anni, aveva ben capito che il suo destino era in ballo in quei giorni.
Se il signore Oscuro fosse tornato, sicuramente lui sarebbe dovuto diventare un Mangiamorte. 
Ciò lo impauriva, faceva tremare ogni più piccola parte di lui, nonostante sapeva sin da quando era in fasce che un giorno quello sarebbe stato il suo destino.
E quando un futuro come quello è scritto già per te, cosa puoi fare se non commiserarti e aspettare che tutto passi al più presto?
Alla sua età gli altri maghi si divertivano a lanciare incantesimi, a provare i primi amori, ad essere in ansia per il prossimo esame di Trasfigurazioni. Lui aveva preoccupazioni che superavano il peso di un drago. 
Per un momento gli sembrò di immedesimarsi nei panni di Harry Potter. Anche lui doveva rispondere a problemi e preoccupazioni più gravi di quelle di qualsiasi ragazzo adolescente. In un certo senso, sebbene di provenienze completamente diverse, Draco capì che in fondo loro due si somigliavano.
Il loro destino era già stato deciso da qualcun altro, loro non avevano avuto alcun diritto decisionale in merito. Non potevano fare altro che piegarsi al volere superiore e subirne le conseguenze. L'unica cosa che era loro permessa di fare era obbedire oltre che combattere. Combattere per la loro vita e per quella delle persone che dipendevano da loro. 
Quell'improvvisa rivelazione gli fece solamente provare ancora più odio nei confronti di Harry. Ora anche lui stesso, Draco Malfoy, iniziava a compatirlo. 
Chiuso nuovamente tra le pareti della sua stanza, guardò la cornice sul piccolo comodino di fianco al suo letto. Suo padre sorrideva e con sguardo amorevole guardava sua moglie e il suo piccolo figlio danzare, a pochi passi da lui.
Sembrava un ricordo finto, la felicità di qualche altra famiglia, non la loro. Eppure c'era stato un periodo in cui vivevano tranquilli e allegramente. 
"Draco?" sua madre si affacciò da uno spiraglio della porta con il suo volto vitreo. Quando vide il figlio seduto sul letto divorato da pensieri e paure, spalancò la porta e si mise al suo fianco. Non disse nulla.
Sapeva che il suo bambino aveva già da tempo compreso troppo, perchè cresciuto prima del suo tempo.
Lo strinse tra le sue braccia e baciò delicatamente la sua fronte.
"Andrà tutto bene, te lo prometto" sussurrò, più a se stessa che al figlio. Quando Narcissa si alzò ed uscì dalla stanza, Draco si sentì peggio di prima. 
Consumato, dilaniato da tutti i pensieri che aveva in testa, si accoccolò sul letto e chiuse gli occhi cercando di visualizzare i giardini in fiore ad Hogwarts, il profumo delle varie prelibatezze che comparivano magicamente nei loro piatti allo schioccare delle dita del preside.
C'era qualcosa di paradisiaco in quei ricordi in quel momento.
Si risvegliò il mattino seguente con ancora indosso gli abiti del mattino precedente. 
Si alzò dal letto ancora intorpidito e dopo una doccia indossò abiti puliti. Uno dei servi della casa si era già occupato di portare il suo baule al piano di sotto. 
Scese le scale e andò verso la cucina, sperando di ritrovarla vuota e non piena di cappucci neri.
Quando aprì le porte, la sala era sorprendentemente vuota. Non c'erano uomini a sussurrare o a fissarlo, non c'era suo padre con il volto consumato, non c'era sua madre con le lacrime agli occhi. Tutto era diventato improvvisamente, spaventosamente, calmo.
Sul tavolo c'era già pronta la colazione per lui. 
Quando ebbe terminato di mangiare, si recò nell'ingresso nella speranza di trovare qualcuno, ma l'unico volto che vide fu quello della serva che lo scortò fino alla macchina.
L'autista partì in silenzio senza dargli nessuna spiegazione sull'assenza dei suoi genitori in quella mattinata. Il cielo sulla dimora Malfoy quella mattina sembrava così limpido, non poteva che promettere una giornata positiva. 
Il cielo di Londra anche era chiaro, costellato solamente da qualche piccolo punto bianco che non sapeva di minaccia. 
Alla stazione l'autista si fermò davanti all'entrata e scese dalla macchina; una volta scaricato il baule aprì la portiera di Draco. 
Con sua sopresa il ragazzo vide la chioma platinata del padre risplendere a pochi metri da lui. 
Un secondo servo della famiglia Malfoy iniziò a trascinare il baule all'interno della stazione mentre Draco attendeva che il padre si avvicinasse a lui. Quando fu abbastanza vicino notò che stava parlando con un altro uomo che non aveva mai visto prima, nemmeno alle riunioni in casa.
"Draco, se non ti muovi sarai in ritardo!" lo incitò il padre non appena lo vide. Draco annuì e iniziò a seguire il servo all'interno della stazione piena di babbani.
Come l'anno precedente, man mano che si avvicinava al binario l'ansia si faceva sentire. 
La gente intorno al treno però sembrava essere di più rispetto all'anno precedente, impedendogli di cercare la chioma riccia e folta di Hermione.
Mentre Draco continuava invano a scrutare la folla, suo padre lo raggiunse e pose una mano sulla sua spalla.
"Fai attenzione Draco" disse solamente prima di dileguarsi nuovamente. 
Il ragazzo salì sulla prima carrozza evitando di salutare tutti i ragazzi che imperterriti continuavano a chiamarlo da qualsiasi parte. 
Non potè però evitare le attenzioni di Pansy, che non appena lo vide lo strinse in una morsa mortale. 
"Perchè non ti sei fatto vedere per tutta l'estate?" urlò poi una volta mollata la presa.
"Ho avuto altro da fare" disse Draco sospirando. Sapeva che non avrebbe potuto liberarsi di lei, neanche con un incantesimo. Fortuna che al suo fianco comparve anche Blaise, una compagnia decisamente migliore di Pansy.
Alla ricerca di un vagone, Draco notò Hermione seduta da sola in una cabina. 
"Ragazzi arrivo subito, credo di essermi perso una cosa per strada" disse senza neanche notare che i due ragazzi non lo avevano sentito e avevano invece continuato a camminare nel corridoio del treno.
Bussò alla porta della cabina nella quale si trovava Hermione e attese che si voltasse. La ragazza però sembrava così assorta nei suoi pensieri da non accorgersi nemmeno dei botti che provenivano dalla cabina di fianco alla sua.
Draco si schiarì la voce ma nemmeno quello sembrò catturare la sua attenzione. Spazientito, decise di parlare.
"Come mai tutta sola, Granger? Potter e il suo amico roscio sono stati finalmente buttati fuori?" la frase uscì dalle sue labbra senza controllo. Finalmente però la ragazza si girò, sembrava essere caduta dalle nuvole. Era così preoccupata che non riusciva nemmeno a rispondere alla sua frecciatina gelida. 
"No. Non so che fine abbiano fatto" disse sospirando. Draco provò una certa compassione per lei. Si guardò attorno. Nel corridoio non c'era nessuno di sua conoscenza, la maggior parte erano alunni del primo anno che cercavano di infilare dal giusto verso la loro uniforme. 
Decise così di entrare nella cabina e sedersi.
"Sicuramente si saranno cacciati in qualche loro solito casino. Niente di grave. Niente di cui preoccuparsi" Hermione guardò Draco con il suo solito sguardo curioso. Probabilmente ancora non era riuscito ad inquadrarlo. A volte la sua lingua poteva essere velenosa come quella di un serpente e poi essa stessa cercava di lenire le ferite procurate.
"Già" si limitò a dire Hermione, ora più impegnata a cercare di smascherare quale fosse il vero Draco che a preoccuparsi dei suoi amici.
"Cosa c'è?" chiese Draco, messo sotto pressione dallo sguardo inquisitorio di Hermione. La ragazza scosse leggermente la testa. Tornò a fissare il finestrino per qualche minuto poi si voltò di nuovo verso Draco. Aveva quella espressione, Draco aveva imparato a riconoscerla.
Il naso leggermente arricciato, le labbra leggermente socchiuse, le sopracciglia inarquate; stava per emettere la sua sentenza decisiva.
"Non ti capisco, sai? Un minuto ti comporti come se ci volessi tutti morti, il minuto seguente invece cerchi di confortarmi. Ci odi? Mi odi? Perchè ti comporti così? Non è che non apprezzi questo lato del carattere, anzi.." le sue guance divennero improvvisamente rosse.
"E' solo che vorrei capire cosa è poi che ti fa diventare sprezzante nei miei confronti?" Draco era rimasto impalato a fissare le sue guance diventare panonazze. Gli piaceva? Almeno un pò? Iniziò a farsi mille film in testa, film ingiustificati che non avrebbero dovuto nemmeno lontanamente sfiorare la sua testa. Tutte quelle domande lo stavano sommergendo, non riusciva a trovare via di fuga nè una risposta sensata da darle. Si limitò semplicemente a fissarla mentre le sue labbra si erano chiuse in una linea sottile.
Per sua fortuna, Ginny Weasley entrò dalla porta. Entrambi si voltarono verso di lei, il cui sguardo era un enorme punto interrogativo. Draco si alzò senza dire nulla e uscì dalla cabina, un pò felice, un pò confuso.

   
 
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