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Autore: Magician Girl    23/07/2012    4 recensioni
“Di giorno in un modo, di notte in un altro. No, non è una maledizione che è stata afflitta da una strega malvagia. E’ semplicemente una vita di una ragazza che possiede due vite: di giorno una semplice studentessa, la migliore in tutta la scuola, ma di notte si trasforma in una cantante gotica, cosa che nessuno si aspetterebbe da lei. Lo fa solo per un motivo: PASSIONE. E basta. Probabilmente questa doppia vita le causerà dei problemi. No, non è una storia alla Hannah Montana. E se lo fa solo perché è il suo unico modo per esprimersi al mondo? Chissà, lo starà facendo nel modo giusto, oppure questo non creerà altri problemi? Beh, scopritelo leggendo”
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wow è da tanto che non aggiorno la storia, e questo mi ricorda che vi devo chiedere scusa, ma non trovavo un modo per andare avanti, alla fine qualcosa mi è venuta in mente u___u boh quando dormo mi vengono certe idee!
Volevo ringraziare ancora una volta tutte coloro che hanno continuare a recensire la storia. Non solo, volevo ringraziare di cuore chi l'ha messa tra le preferite: AngelBlue, Ayame_Dragon, baka_love (quest'ultima la voglio ringraziare per avermi messa come autrice preferita *_______*), CobaltRedQueen e moon queen.. Inoltre voglio anche ringraziare coloro che hanno messo la mia storia in "storie da ricordare": CobaltRedQueen (di nuovo u__U) e lady marion
A giusto, anche chi la segue (oltre ad alcune già citate): ChibiRoby, LariArtist, rafxsulfusxsempre.
Inoltre, se qualcuna è fan dell'anime Mew Mew, ho iniziato una nuova FF, con raiting rosso quindi non tutti potranno leggerla .-. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1167406&i=1
E infine, ho scritto una nuova FF sempre su RafxSulfus, dimenticata da tutti .___. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1161215&i=1
Ok, ho finito. Iniziamo con il nuovo capitolo!


Ancora non riuscivo a credere a quello che stava per succedere: Sulfus avrebbe passato il resto della giornata a casa mia, e per fare cosa poi? Dar retta a mio fratello. Se devo essere sincera una mossa del genere da parte sua non me la sarei mai aspettata, anzi credevo che mi avrebbe riempita di soprannomi o di insulti come la baby sitter o altro. Ok, questo non è un vero e proprio insulto, ma io non ci so fare, non ho mai provato a insultare qualcuno, non ne avevo motivo! Anzi, delle volte mi veniva voglia di riempire a parolare colui che adesso si stava rivelando l'altra faccia della stessa moneta. Che forse si comporta così perchè non ci sono i suoi amichetti intorno a lui? A proposito di amichetti, e Misty? Che fine aveva fatto? Era strano che non avesse fatto una telefonata al suo ragazzo, se io fossi al suo posto mi sarei preoccupata, e anche tanto. In fondo oggi Sulfus doveva passare la giornata in memoria del suo piccolo fratellino.
Ecco che una piccola scintilla si accese nella mia testa. Ora è tutto chiaro, ora avevo capito il motivo per cui Sulfus mi aveva chiesto di darmi una mano con mio fratello: credeva che passando del tempo con mio fratello era come se lo passasse con suo fratello.
Sorrisi a quel pensiero, non avrei mai immaginato un ragazzo freddo e indifferente con tutti quanti aprire il cuore e intenerirsi davanti a una piccola creatura - no un momento, mio fratello è peggio di una piccola creatura. - In quel momento eravamo nella sua macchina, e solo ora mi ero resa conto che lui mi stesse fissando. Non mi avrà mica vista sorridere?
"Che hai da sorridere?" Ecco, lo sapevo. Mi ha vista. E adesso che mi invento? Di certo non posso dirgli quello che stavo pensando. Sapevo già il tipo di reazione che avrebbe avuto: si sarebbe arrabbiato, accostato, e fatta scendere per poi andare a piedi da sola al freddo e al gelo fino a casa. Così scossi la testa e feci finta di niente. Lui non ne era molto convinto ma non fece altre domande, così tornò a guardare la strada, non voleva mica che finissimo nel fare un incidente.
Con la macchina non ci volle molto ad arrivare nel quartiere dove vivo. Stavolta però Sulfus non assunse una faccia disgustata, forse ormai si era abituato a quel luogo, in fondo non era la prima volta che mi accompagnava a casa. Si era la seconda volta. E non so perchè speravo che non ce ne fossero altre.
"Puoi parcheggiare davanti al garage." Ormai quel garage non lo apriva nessuno. Si, quel garage lo si poteva considerare come il "covo segreto" di mio padre quando aveva dei giorni liberi dal lavoro. Mi ricordo quando si rinchiudeva lì dentro e cominciava ad aggiustare tutto quello che si ritrovava tra le mani. Non per questo lui era un architetto, la casa l'aveva costruita lui, disegnata e tutto quanto. Ecco perchè pareva abbastanza diversa dalle altre al suo intorno. Solamente la nostra casa in questo quartiere è da due piani, le altre invece avevano le camere che bastano per mantenere su una famiglia. No, non ero egoista, in fondo io non ero ancora nata quando papà aveva deciso di costruire qui la nostra casa. Ma la cosa che mi domando, e che mi sono sempre domandata, è: perchè proprio qui? C'erano tanti luoghi dove costruire una casa, perchè qui?
Scossi il capo, quando sentì il rumore del motore dell'auto che si spense. Realizzai che eravamo arrivati a destinazione. Cominciai ad agitarmi. Non ne avevo nessun motivo, ma era la prima volta che portavo qualcuno a casa, no, mi sbaglio, è la prima volta che porto qualcuno come Sulfus in casa mia.
Con lo sguardo, mi fece capire che era arrivato il momento di entrare dentro, così scendemmo dall'auto e ci ritrovammo davanti alla porta di casa. Frugai nella borsa in cerca delle chiavi di casa, ma non ce ne fu bisogno. La porta fu aperta da mio fratello. Era in pigiama, un pigiama bianco con superman disegnato da tutte le parti, era il suo eroe preferito. Era uguale a me, aveva i capelli tranne per i capelli: i suoi erano biondo cenere, mentre i miei erano veramente biondi. Gli occhi invece erano uguali, tutte e due azzurri. Se fosse stato della mia stessa età o almeno un po più grande si poteva dire che eravamo due gemelli.
"Ciao Jeremy.. ti presento un.." Un cosa? Amico? Conoscente? "Mio compagno di classe, Sulfus. E' venuto qui per, conoscerti." Jeremy cominciò a studiare bene il ragazzo accanto a me, dalla testa ai piedi. A lui bastò notare quella particolare stella rossa che aveva su un occhio per sorridere e far entrare il nostro ospite. Bene, test superato. Jeremy provava molta simpatia nei confronti di Sulfus.
Quando chiusi la porta e mi voltai per vedere la casa, beh... rimasi paralizzata. C'erano giocattoli di mio fratello ovunque. Stavo per scoppiare dalla rabbia ma..
"Tranquilla, dopo ti aiuto a mettere a posto". Non ci potevo ancora credere, l'aveva detto veramente.

Per tutta la giornata, Sulfus aveva giocato con mio fratello: si era divertito tanto. I segni del morbillo su Jeremy erano completamente svaniti, ma non era del tutto guarito. Per tutto il giorno avevano giocato al gioco preferito di Jeremy, quel gioco che faceva con mio padre: Superman contro il cattivo. Potete immaginare quali fossero i ruoli. Vinceva sempre Jeremy, ma Sulfus si vendicava prendendolo si braccio e facendoli fare diverse acrobazie. Papà si comportava allo stesso modo, era come se Sulfus oggi fosse.... mio padre. Scossi il capo, non può essere che un ragazzo un anno più grande di me potesse raffigurare mio padre. Alla fine, Jeremy sbadigliò, era arrivato il momento di portarlo a letto.
"Oh beh, entro in azione io adesso." Presi in braccio mio fratello e andai di sopra, sentivo che anche Sulfus mi seguì, ma quando arrivammo in camera di Jeremy, lui rimase sulla soglia della camera. Io adagiai mio fratello nel suo letto: era a forma di macchina da corsa, sempre idea di mio padre. Per far dormire Jeremy dovevo eseguire il rito che io gli avevo promesso di fare ogni qual volta lui avesse sonno. Presi il carion che si trovava sul comodino accanto al letto e lo caricai, poi partì una piccola melodia, e cominciai ad accarezzare la guancia di mio fratello.
"At the little one, little one, little one he
my baby is sleepy, blessed be He
blessed be.
Source flowing clear and sound
nightingale singing in the jungle crying
is silent as the cradle swings
the little one, little one he."

E così finì tutto. Jeremy in pochi secondi si addormetò. Era sempre stato facile addormentare mio fratello. C'era un piccolo particolare che non avevo preso in considerazione. Avevo cantato per farlo addormentare, e qui dietro di me, c'era colui che ha sentito in prima persone la voce di Amy. Ero nei guai.
"Hai una... bella voce..." Mi disse solamente questo. Che forse non si fosse accorto di nulla? La cosa non mi convinceva affatto, ma meglio stare al suo gioco, sempre se questo fosse veramente un giorno. Risposi con un sorriso che lui mi ricambiò. Ad essere sincera non l'avevo mai visto sorridere, era un.. bel sorriso. Ne rimasi colpita, così colpita che abbassai lo sguardo per non fargli notare il piccolo rossore che mi si creò sulle mie guance. Riuscivo a controllarmi, per fortuna.
"Grazie per oggi... Jeremy si è divertito molto.. gli farà piacere che tu.. ecco beh.." Volevo dire che a Jeremy avrebbe fatto piacere un suo ritorno qui, ma non volevo che con questa frase lui capisse che avrebbe fatto piacere anche me. Stavo conoscendo un Sulfus completamente diverso da quello che ho conosciuto a scuola. Ero per caso la prima persona a conoscere questo suo lato tenero? In cuor mio speravo di si.
"Certo, se a lui fa piacere si.. o fa piacere a te?" Quando mi fece quella domanda mi guardò in uno strano modo, come se volesse che rispondessi con una risposta positiva. Che gli dovevo dire? Certo, la sua compagnia mi piaceva, ma... qualcosa mi diceva che forse era meglio tenermi per me questa cosa. Risposi con un sorriso. Lui ricambiò un'altra volta. Aveva capito.
Bastò un sorriso per fargli capire che quando voleva Jeremy, e anche io, eravamo qui che l'aspettavamo. Avevo trovato un nuovo amico?
Scendemmo giù nel salone, dovevo fare una telefonata a Samantha per dirgli che oggi non sarei andata a lavoro. Mia madre sarebbe tornata a casa domani mattina presto, un matrimonio era pur sempre un matrimonio, dato che la cosidetta sposa decise di sposarsi di sera, quindi fino a domani avevo casa libera e.. un fratello a cui badare. Ma non potevo di certo chiamarla con Sulfus davanti.
"Ehm, puoi aspettare qui? Dovrei andare... siediti pure!" Anche se non era vero che dovevo andare in bagno, la parte della ragazza che aveva un bisogno da sfogare dovevo farla. Mi chiusi a chiave e composi il numero. Non ci volle molto che Samantha rispose. Mi disse che mi stava per chiamare anche lei per dire che il proprietario aveva avuto la febbre e che per un po di giorni il locale sarebbe stato chiuso, ma delle volte io e lei dovevamo andare a dare una pulita. Feci un sospiro di sollievo. Giorni di libertà. In parte però. Per continuare la falsa tirai lo sciacquone e scesi giù. Sulfus si era seduto sul divano, come gli avevo detto io. Da quando mi dava retta?
"Ehi angioletto, c'è qualcosa da mangiare per caso?" Cavolo, come passa il tempo, avevo anche io un po di fame. Corsi in cucina per vedere un po cosa ci fosse. Mamma mi aveva lasciato qualcosa per fortuna. Era una pizza. Che strana merenda. O cena, visto che erano quasi le sette di sera.
"Ti va una pizza?" Sulfus annuì, e si voltò a guardarmi. Cos'è, non aveva mai visto una pizza già pronta che doveva essere solo riscaldata? Il problema adesso erano le bibite. Tornai in salotto, lì si trovava un piccolo frigo bar, sempre a opera di mio padre. Si confondeva con il resto dell'arredamento perchè era coperto da un lenzuolo color marrone antico. Mi calai un attimo per vedere che cosa ci fosse. Non feci in tempo che subito partì un commentino.
"Bel panorama..." Mi alzai di scatto, ero diventata rosso pomodoro. Senza pensarci due volte, lanciai un cuscino in faccia a Sulfus prendendolo in pieno. Il momento di ragazzo tenero era terminato. Funzionava solamente con Jeremy. Lo fulminai con lo sguardo e lui iniziò a ridere, l'aveva fatto apposta, non c'erano altre spiegazioni. Presi due birre, non c'era altro lì dentro e le appoggiai sul tavolino che si trovava proprio di fronte al divano il simpaticone era seduto, quando il fornò suonò. La pizza era pronta.
"C'era solo questa. Quella ai peperoni l'ha mangiata mio fratello." Non che fosse la mia preferita, odiavo quella pizza. Ma.. mi toccava dividere la pizza con Sulfus. Che mi succedeva? Perchè facevo la gentile tutta d'un tratto?
Cominciammo a mangiare in silenzio. Insomma, cosa dovevamo dire? Certo io delle domande ne avevo da fare: che fine aveva fatto Misty? L'aveva lasciato? E i suoi amici perchè non lo chiamavano? Non ci capivo più niente.
Alla fine rimase solamente una fetta, nessuno dei due si accorse che quella era l'ultima, e nemmeno che finimmo con toccarci le mani. Sobbalzai al suo contatto: aveva la mano fredda. Non mi aveva detto che avesse freddo, avrei alzato la temperatura della casa. Sentivo un brivido percorrere lungo la schiena. Iniziò a fissarmi, ma non disse nulla. Fu quando vidi che si stesse avvicinando che il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e sentivo un forte calore crescere dentro di me. Che mi stava succedendo?
Accadde tutto in fretta. Sentì una leggera pressione sulle mie labbra. Mi stava baciando. Che dovevo fare? Non ci pensai due volte che ricambiai il bacio. Sulfus mi cinse un braccio intorno alla vita e con l'altra mano infilò le sue dita tra i miei capelli e piano piano mi fece stendere sul divano. Non ci capivo niente, la mia testa non era  più connessa, era come se mi trovassi in un altro mondo, dove eravamo solamente io e lui e.. il divano.
Sentì che la sua lingua cercava di entrare e di entrare in contatto con la mia. Io ormai non ragionavo più col cervello, non ci riuscivo. Gli diedi il permesso e le nostre lingue cominciarono una loro danza. Avevo le braccia intrecciate al suo collo, tra cui una mano accarezza i suoi capelli ribelli. Sulfus cominciò a studiare il mio corpo, baciando il mio collo, involontariamente presi ad ansimare e vi partirono diversi brividi, ma erano dei brividi di piacere. Sulfus poi spostò la sua mano da dietro il mio collo piano piano andò a finire sotto la mia maglietta. Non ero lucida, lo stavo lasciando fare. Una parte di me voleva che lo fermarsi, ma l'altra invece voleva che lui continuasse. Con un dito cominciò a studiare i contorni del mio reggiseno. Stava per sfilarmi la maglietta quando emerse un pianto. Un pianto? Chi stava piangendo?
"JEREMY!" Tempismo perfetto fratellino. Con lo sguardo chiesi scusa a Sulfus e corsi subito al piano di sopra. Jeremy stava piangendo, probabilmente aveva avuto un brutto sogno. lo presi in braccio e ricominciai a cantare la ninna nanna di prima. Passarono cinque minuti, e finalmente Jeremy si calmò e si addormentò di nuovo. Lo posai delicatamente nel suo letto e lo coprì. Diedi un leggero biacio sulla sua fronte e tornai giù. Ma accade qualcosa di inaspettato: Sulfus stava indossando la sua giacca.
"Devo andare, cena di famiglia per.. mio fratello". Volsi lo sguardo verso l'orologio appeso, erano le dieci di sera. Era passato così tanto tempo? Capì la situazione e lo accompagnai alla porta.
"Allora.. ci vediamo a scuola.."
"Si..."
E si dileguò.
Chiusi la porta e mi ci appoggiai con le spalle, scivolando per terra. Finì seduta a terra, ancora non credevo a quello che era appena successo. E ora, cosa sarebbe successo?
  
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