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Autore: ObliviateYourMind    23/07/2012    2 recensioni
Victoria è una ragazza che ha realizzato il suo sogno: è la cantante di un famoso gruppo rock. Un giorno, però, un evento inaspettato sconvolge la vita di Vic e i suoi rapporti con le altre persone, portandola a riflettere su se stessa e su tutto ciò che è accaduto.
Che cosa le è successo e che cosa l'ha condotta fino a lì? Sta a voi scoprirlo.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You can't be too careful anymore

when all that is waiting for you

won't come any closer

You've got to reach out a little more

 

 

Quando raccontai ai miei genitori ciò che Brian mi aveva detto, ovvero che avremmo suonato assieme ai Paramore durante il loro tour, mia madre per poco non si sentì male, mentre mio padre, che era una persona meno emotiva di lei, si limitò a congratularsi.

Josh era davvero entusiasta, non faceva altro che canticchiare canzoni dei Paramore e vantarsi coi suoi amici del fatto che sua sorella avrebbe suonato con loro.

 

A dire la verità, io stessa stentavo a credere che saremmo veramente saliti su quell'enorme palco assieme a loro. I miei idoli. Coloro sui quali avevo sempre potuto contare quando mi sentivo triste e quando mi sembrava che tutto andasse per il verso sbagliato.

Coloro i quali, attraverso delle semplici canzoni, riuscivano sempre a trasmettermi qualcosa di positivo e a farmi sognare. Quante volte, quando ero solamente una ragazzina con il sogno di diventare una cantante, ho immaginato di trovarmi fianco a fianco con Hayley e di duettare assieme a lei? A quei tempi passavo anche molte notti in bianco, versando fiumi di lacrime sul mio cuscino, consapevole che i miei sogni ad occhi aperti non si sarebbero mai trasformati in realtà.

Ecco perché faticavo a credere che il manager dei Paramore avesse scelto proprio noi, i Feelings Outlet.

Sembrava quasi che il destino fosse davvero dalla mia parte, e non potei fare a meno di pensare che forse ero destinata ad essere felice nella mia vita. Prima la notizia del miglioramento delle condizioni di nonna Faith, poi questo.

 

Io e i ragazzi lavorammo duramente per prepararci all'evento. Anche se alla prima data del tour dei Paramore mancavano più di due mesi, cominciammo ad allenarci a partire dal giorno in cui David ci comunicò la notizia. Intensificammo i nostri ritmi: invece di suonare due ore ogni giorno, come facevamo di solito, restammo chiusi in sala prove dalle cinque alle otto ore al giorno.

Come del resto era prevedibile, cominciai presto a sentirmi spossata e ad avere solamente voglia di rimanere in casa a rilassarmi; nonostante questo, la voglia di essere perfetti su quel palco ebbe la meglio, così continuammo imperterriti sulla nostra strada.

 

Dopo un mese di duro allenamento, l'ansia e la fatica cominciarono a farsi sentire in modo pesante.

Ormai trascorrevo più tempo in sala prove che a casa, e la notte non riuscivo a dormire, tanti erano i brividi che mi scuotevano il corpo.

Cominciai a temere il peggio.

E se avessimo sbagliato davanti a milioni di persone? E se non fossimo piaciuti ai Paramore? Cosa sarebbe successo se loro si fossero pentiti all'ultimo momento di aver deciso di farci aprire i loro concerti?

Queste e tante altre domande affollavano la mia mente senza sosta; con il risultato che quando arrivò la data fatidica ero talmente stressata che la paura di sbagliare, nella mia mente era diventata ormai una certezza.

 

La sera precendente il primo concerto, mi trovavo a tavola con mio fratello Josh; stavamo mangiando pollo arrosto con patatine ed io, stranamente, mi sentivo abbastanza tranquilla.

Quel che è fatto è fatto. Non c'è modo di tornare indietro” pensavo.

Era importante, per me, potermi godere una serata in casa in tutta tranquillità assieme alla mia famiglia.

«Allora, domani è il grande giorno, eh?» esclamò Josh portandosi alla bocca un pezzetto di pollo.

«Eh già... domani si comincia... spero solo di piacergli...» risposi io, gettando un'occhiata al mio trolley, già pronto davanti all'entrata.

«Vedrai che andrà tutto bene, Vic. Sarà un'esperienza che non dimenticherai mai» disse Josh affettuosamente.

«Lo so; è proprio per questo che la temo così tanto. So già che in ogni caso, che vada bene o no, ricorderò questi giorni per tutta la mia vita»

Seguì un lungo momento di silenzio, in cui si sentiva solo il rumore delle nostre mascelle che si muovevano.

Ad un certo punto, il campanello suonò.

«Ah, devono essere mamma e papà! Vado io ad aprire» disse Josh, alzandosi in fretta e dirigendosi verso la porta d'entrata.

Dopo pochi secondi, effettivamente, sentii le voci dei miei genitori avvicinarsi sempre di più, finchè con un rumore secco la porta si aprì e Josh li salutò.

«Ciao Josh, tutto bene? Avete già mangiato? Vieni in cucina che dobbiamo parlare di una cosa importante. Ciao Vicky» disse mia madre salutandomi.

«Ciao ma'. Siete andati a vedere la nonna?» chiesi.

«Sì, ed è appunto di questo che dobbiamo parlare» rispose mia madre sedendosi a tavola di fronte a me e Josh.

Cominciai a sentire lo stomaco in subbuglio; tutto d'un tratto il pollo e le patatine non mi allettavano più come prima. Temevo il peggio, temevo che mia madre ci stesse per annunciare che la nonna stava di nuovo molto male.

Intanto lei se ne stava seduta, immobile e composta, con lo sguardo fisso in un punto indefinito.

«E allora? Parla, mamma. Non possiamo stare qui per sempre» intervenne Josh.

Lo ringraziai mentalmente.

«Oh, scusate. Sono solo un po' stanca» disse lei allegramente, svegliandosi improvvisamente dal suo torpore. «Beh, allora... vi devo dare una bella notizia!» annunciò sorridendo.

I nodi presenti nel mio stomaco si sciolsero.

«Io e vostro padre siamo stati poco fa al St. Joseph e abbiamo avuto modo di parlare con il dottor Folkner – e si interruppe un attimo, forse per godersi le espressioni stralunate presenti sui nostri volti -, il quale ci ha voluto informare che le condizioni di vostra nonna stanno decisamente migliorando. Stamattina ha aperto gli occhi e ha persino iniziato a parlare. I dottori non riescono a spiegarsi questo improvviso migioramento. Hanno parlato persino di un... miracolo» disse mia madre, gli occhi lucidi per l'emozione.

Io e mio fratello esplodemmo in un urlo di gioia assoluta.

«Dici davvero? Ma è fantastico, oddio» dissi, felice.

«Certo. Già da domani potrà tornare a casa. È lei che l'ha voluto. Il dottore ha detto di non aver mai avuto a che fare con una paziente testarda come lei prima d'ora. Ovviamente un'infermiera dovrà venire a controllarla ogni giorno: ha ancora bisogno delle sue medicine e di qualche flebo»

«M-ma è fantastico, mamma! Josh, ti rendi conto?» dissi piangendo, e abbracciai forte mio fratello.

Mi sentivo davvero al settimo cielo.

«Bene, Vicky, ma aspetta! Se tu sei d'accordo, domani sera la nonna potrebbe venire ad ascoltarti al concerto. Anche questo l'avrebbe chiesto proprio lei, stamattina, dopo aver saputo che suonerai con la tua band preferita. Sa quanto ci tieni. Folkner mi ha detto di non essere completamente d'accordo, ma che di fronte alle sue suppliche non ha saputo dire di no. L'unica condizione è che stia nel backstage, al riparo dall'eccessivo rumore, e che terminata la tua esibizione torni subito a casa. Sai, è meglio così, nelle sue condizioni»

Ero rimasta senza parole; non sapevo cosa dire per esprimere la mia gioia.

«Sei contenta, vero?» mi chiese mia madre sorridendo. La osservai un momento: aveva gli occhi rossi, segno che era emozionata almeno quanto noi, e qualche ruga le sottolineava lo sguardo. Il suo sorriso era sincero.

«Sì, mamma, sono contentissima» risposi, «peccato che ora sia tardi per andare a trovarla»

«Dai, domani la vedrete. Solo, non aspettatevi troppo da lei. È probabile che non si ricordi molte cose» ci avvertì mia madre.

«Certo, capisco. Non vedo l'ora – dissi, un largo sorriso stampato in volto - Adesso me ne vado a dormire, domani sarà una giornata pesante ed oggi ho già avuto troppe sorprese. Ah, a proposito...dov'è papà?» chiesi perplessa. L'avevo visto entrare in casa ma poi era come sparito.

«Oh, credo sia in bagno, sai? Non ha fatto altro che lamentarsi del dolore alla pancia lungo tutto il tragitto» rispose mia madre ridendo di gusto.

Salutai lei e Josh con un bacio sulla guancia, poi salii le scale e mi diressi verso camera mia, ma non prima di essere passata davanti al bagno e aver salutato mio padre.

Mi preparai velocemente e in un batter d'occhio mi sistemai a letto, volevo essere fresca e riposata per l'evento. Era tutto pronto per il giorno successivo.

Mi stesi e affondai la testa nel cuscino; chiusi gli occhi e provai ad immaginare l'incontro con Hayley, ma non feci nemmeno in tempo a visualizzare mentalmente il suo viso che ero già scivolata nel sonno.

 

 

 

 

 

Credits: la canzone citata all'inizio è Careful dei Paramore.

Tutti i personaggi presenti in questo capitolo sono di mia invenzione, fatta eccezione per i Paramore.

 

 Angolo dell'autrice: bene, eccoci arrivati all'ottavo capitolo della storia. Come forse avrete notato è un pochino più corto degli altri, ma da qui fino alla fine della storia (e manca molto poco purtroppo, sigh sigh) la lunghezza dei capitoli sarà molto variabile.

Beh, spero tanto che vi piaccia e vi soddisfi. In ogni caso mi fareste felice se lasciaste una recensione dove mi dite cosa ne pensate! È sempre utile e bello avere tante opinioni diverse (:

se siete arrivati fin qui a leggere vi ringrazio e vi saluto! Alla prossimaaa!

Giulia

   
 
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