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Autore: Daisy Potter    07/02/2007    9 recensioni
Sono passati cinque anni...cinque anni da quando un malinteso ha distrutto le loro vite...o almeno la sua, quella di Akito; Sana sembra essere andata avanti. E dopo tutto questo tempo, è giunto il momento di un confronto...
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

Capitolo 9.

 

«Ridammela! Hayama, vieni qui!!!»

Sana si lanciò all’inseguimento del ragazzo, che teneva in mano una carta d’identità e rideva a crepapelle osservandone la foto.

«Se ti prendo sei morto! Guarda che ho ancora il mio martelletto!» lo minacciò.

«Oh, no! Ancora?? Detesto quell’affare!»

«Be’, dovrai vedertela con lui se non mi ridai il mio passaporto! Fermati!!!»

Dal tavolino di un bar tre ragazzi scuotevano la testa sconsolati.

«Sono tornati quelli di un tempo.» sospirò Fuka.

«Già. Non cambieranno mai, vero?» chiese Tsuyoshi. Si guardarono tutti negli occhi, poi ripresero a scuotere le teste, Aya compresa, nonostante un sorriso facesse mostra sulle loro labbra.

«Ti ho preso!» esclamò d’un tratto Sana lanciandosi su Akito e riuscendo a strappargli di mano il prezioso foglietto, mentre lui cercava di riprendere fiato dalla lunga risata. Sana gli scoccò un’occhiata fulminante e stava per fargli una ramanzina quando fu interrotta da una voce:

«Ciao, tesoro.»

Si voltò con un sorriso e andò incontro a Naozumi, che si stava avvicinando a loro. Si salutarono con un bacio a fior di labbra, che il ragazzo approfondì, e si separarono solo quando sentirono la falsa tosse di Fuka che li richiamava. Sana arrossì leggermente e andò a sedersi accanto ai suoi amici, mentre Naozumi la seguiva sogghignando soddisfatto.

«Ho parlato con il prete» disse, posando gli occhi azzurri su quelli della fidanzata e cingendole le spalle con un braccio. «Abbiamo sistemato le ultime cose per sabato, direi che è tutto pronto.»

Sana fece un grande sorriso e gli diede un bacio sulla guancia.

«Ancora non ci credo: tre giorni e vi sposerete!» esclamò Aya, gli occhi sognanti.

«Chissà, magari la prossima sarai tu.» suggerì Sana in tono complice. L’amica arrossì, mentre al suo fianco Tsuyoshi guardava da un’altra parte, imbarazzato. Poi lo sguardo della rossa cadde sull’orologio al polso di Naozumi.

«Oh, caspiterina! È tardissimo! Alla boutique mi stanno aspettando per ritirare l’abito!» esclamò alzandosi di scatto.

«Ti accompagno, così arriviamo in tempo.» propose Naozumi, ma fu subito rifiutato:

«Assolutamente no! Non puoi vedere l’abito della sposa, porta male.»

Il ragazzo stava per ribattere, ma fu interrotto:

«Ti do un passaggio io.»

Quando sentirono la sua voce, tutti si voltarono verso Hayama, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.

«Ho la moto qui vicino» proseguì in risposta allo sguardo interrogativo e perplesso dei suoi amici «faremo in fretta.»

«O-ok.» rispose Sana dopo un primo istante di esitazione. «Ci vediamo a casa.» aggiunse rivolta al fidanzato. Entrambi salutarono e si avviarono sul marciapiede, Akito qualche passo più avanti a fare strada. Quando svoltarono un angolo e il ragazzo si fermò davanti alla sua moto, Sana si immobilizzò.

«Non vuoi davvero che io salga su quel coso, vero?!» disse incerta, adocchiando con rispettoso timore il ‘mostro di metallo’ . Akito le scoccò un’occhiata esasperata e alzò un sopracciglio.

«Stai scherzando, vero?»

Lei scosse la testa, ancora senza staccare gli occhi dalla moto.

«Vorresti dirmi che hai paura?» la prese in giro.

«Be’, sinceramente credo di sapere come guidi … e non muoio dalla voglia di provare!»

Intanto Akito aveva tolto il catenaccio dalla ruota posteriore e aveva estratto un casco dal bauletto. Inserì le chiavi nell’avviamento, salì in sella al veicolo togliendolo dal cavalletto e avviò il motore dando gas e facendo ruggire la marmitta. Sana fece un leggero passo indietro.

«Senti, lo vuoi o no questo abito?» sbottò Akito stizzito incrociando le braccia.

«E va bene.» si arrese infine lei, e prese il casco che il ragazzo le porgeva. «Ma vai piano!» lo redarguì una volta in sella dietro di lui. Akito non rispose. Si limitò a sgommare via dal parcheggio e scalare rapidamente le marce mentre si insinuava nel traffico di Tokio, mentre alle sue spalle Sana si stringeva ai suoi fianchi in una morsa d’acciaio.

I ricordi si fecero largo prepotenti nella sua testa, mentre sentiva quelle piccole mani afferrare la sua giacca. Si rivedeva su un piccolo motorino mente andava a prendere Sana all’uscita degli studi televisivi; risentiva la sua presa, quelle volte più dolce, sui suoi addominali; ricordava come lei approfittasse di ogni variazione di accelerazione per avvicinarsi un po’ di più a lui, e di come lui la lasciava fare. Ricordava le occhiate che si lanciavano negli specchietti, i fugaci sorrisi, le frenate improvvise che facevano premere Sana di più contro il suo corpo …

Proprio come quella che si trovò a fare ora, accorgendosi di aver raggiunto il negozio che gli aveva detto Sana poco prima. Le ruote stridettero sull’asfalto, mentre lui teneva perfettamente il controllo della moto, e Sana si stringeva di più a lui chiudendo gli occhi. Li riaprì solo quando sentì il motore spegnersi, e si affrettò a scendere.

«Mai più …» borbottò, liberandosi del casco e suscitando l’ombra di un sorriso nel ragazzo.

«Dai, muoviti! Ti aspetto qui.» le disse lui, e Sana si precipitò nel negozio.

Akito si appoggiò alla moto, attendendo pazientemente - molto pazientemente - che Sana terminasse. Iniziò a passarsi una mano tra i capelli, cercando di risistemare ciò che il vento aveva spettinato, ma con poco successo. Proprio in quell’istante Sana uscì, e si fermò a guardarlo. Le sembrava di nuovo il ragazzo che aveva lasciato: ribelle, spavaldo, misterioso, intrigante … bellissimo …

«Allora, andiamo?»

Sussultò quando si accorse di essere stata scoperta. Abbassò lo sguardo e annuì leggermente, prima di montare di nuovo in sella e assicurare la scatola con l’abito tra sé e Akito. Un po’ le dispiacque avere quell’ostacolo a dividerli, ma spinse via quel pensiero, prendendosela con se stessa.

 

aha

 

La grande villa Kurata le sembrava una vuota prigione solitaria. Ora che la mamma era uscita, Rei era da Asako e Naozumi era andato all’aeroporto a prendere alcuni conoscenti americani che avrebbero partecipato al matrimonio, si sentiva sola come non mai. Non era abituata a non avere nessuno accanto con cui parlare, e una casa così grande e vuota non l’aiutava di certo. Dopo aver gironzolato un po’ per la casa in camicia da notte e pantofole di pelo, aver fatto zapping in tv senza vero interesse, e aver sgranocchiato qualcosa dalla dispensa, decise di prendere il telefono e comporre il numero delle sue migliori amiche.

«Pronto, Fuka?»

«Sana? Ciao! Ti serve qualcosa?»

«Be’, in realtà sono a casa da sola, Nao è andato a prendere dei conoscenti all’aeroporto e gli farà visitare Tokyo fino a questa sera … tu cosa fai di bello? Hai voglia di venire a tenermi compagnia?» chiese speranzosa, ma Fuka distrusse subito ogni sua illusione.

«Mi dispiace, ma oggi sono impegnata con le lezioni di aerobica. Devo stare in palestra fino a cena, e poi esco con Yuta»

«Ah, ho capito. Non importa! Ci sentiamo domani, allora! Ciao!»

Chiuse la telefonata, e si affrettò a farne una ad Aya, ma il risultato fu lo stesso. Con un sospiro si abbandonò sul divano, ormai rassegnata ad un eterna giornata di ozio e noia, finché un’idea non le balenò in testa. Allora si alzò, andò alla ricerca del suo cellulare, e quando lo trovò iniziò a scorrere i nomi in rubrica finché non le apparve quello che cercava. Premette il tasto di avvio chiamata e rimase a fissare per qualche secondo la scritta «Hayama» sul display, prima di portarselo all’orecchio.

«Pronto?»

Sussultò quando sentì la sua voce, profonda e intrigante come sempre, e si diede mentalmente della sciocca.

«Pronto?!» sbraitò ancora il ragazzo dall’altra parte della cornetta, irritato.

«Akito? Ciao, sono io.» si decise finalmente a rispondere.

«Ah, ciao, Sana. Dimmi.»

Si meravigliò di come l’avesse riconosciuta all’istante, e di come la sua voce fosse cambiata, si fosse fatta più calda. Ancora una volta si impose di non pensare a quel genere di cose, e si riconcentrò sul discorso.

«Senti, oggi avresti voglia di uscire?»

 

aha

 

Quando sentì la richiesta della ragazza, il cuore di Akito accelerò leggermente i battiti.

«Sai, a casa non c’è nessuno, e sia Aya che Fuka hanno degli impegni … sai come sono fatta, no? Ho bisogno di fare qualcosa, sennò impazzisco! Allora, ci vediamo?!» continuò Sana, e il cuore del ragazzo ritornò al suo ritmo normale.

Che cosa aveva creduto?

Si diede mentalmente uno schiaffo per la sua stupidità e si decise finalmente a rispondere:

«Sì, non ho impegni. Passo a prenderti e facciamo un giro?»

Sentì Sana rallegrarsi dall’altra parte della cornetta.

«Sì, va benissimo! Ti aspetto per la mezza, allora! A dopo!»

Chiudendo la chiamata, sospirò. Davvero aveva pensato che volesse uscire con lui come facevano una volta? Cosa gli era preso? In due giorni sarebbe diventata la Signora Kamura!

Trasse un ennesimo sospiro, e decise di tornare ai suoi esercizi fisici.

 

 

So che in questo capitolo non è successo nulla di importante, ma è uno di quelli che chiamo “di transizione”: mi serviva per far capire come si fossero evoluti i fatti dal capitolo precedente (finalmente Sana e Akito sono tornati i due amici affiatati di una volta – nonostante qualche emozione ancora contrastante) e per introdurre il successivo (che spero di postare nel weekend!). Detto ciò, passo ai ringraziamenti per i stupendi commenti a:

seed

giulia_88

SyriaPluto

LizDreamer

viola

Lady Anderson

Coco Lee

miki90

baci

- Daisy -

  
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