Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Ever Lights    23/07/2012    8 recensioni
Quante lacrime potevo ancora sopportare?
Quante lacerazioni poteva ancora subire il mio cuore?
Quante preghiere avrei ancora detto?
Ma soprattutto,
quanto avrei resistito, prima di stringerlo fra le nostre braccia,
felici e finalmente sereni?

La si potrebbe definire una coppia normale e dall'amore idilliaco, quella di Edward e Bella.
Lei 24 anni, lui 28, sposati ormai da tanto tempo.
Lei una normale impiegata, Edward un dottore del reparto di Neonatologia e Pediatria dell'ospedale di Los Angeles.
Hanno tutto dalla vita, si direbbe. Una persona che compendi la metà esatta dell'altra, l'amore e una famiglia che li ama.
Ma per loro non è abbastanza. C'è qualcosa di più, che loro desiderano ardentemente e stanno perdendo le speranze.
Il vuoto in quella casa verrà presto colmato con vagiti, pianti e tante coccole che Edward e Bella attendevano con ansia,
ma i due dovranno contare sul loro amore reciproco per poter superare le avversità e gli ostacoli che sbarreranno
il loro traguardo.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Smile Dire che volete uccidermi è un eufemismo bello e buono. Però guardate il lato positivo...
SMILE SUI VOSTRI MONITOR!
*tossisce* U_U Ma chi voglio prendere in giro, seriamente?
Siete in trepidante attesa di questo capitolo da quasi 4 mesi e mi scuso tantiiiiiiiiiiiiiiiiissimo di questo, davvero ç_ç
Però capitemi: ho avuto quegli strabenedettissimi esami di terza media e ho passato un po' di tempo a pensare a cosa scrivere... Ci ho messo ben unmese per tirar giù il capitolo... E il pc ha pure voluto lasciarmi a piedi...
Vabbè, ma a voi che ve frega? u_u
Volevate il capitolo, no? Ed eccovelo, tutto per voi u.u
Buiona lettura, ci si legge in fondo u.u

PS: grazie a quelle anime pie di Simo, Cami, Fra, Giuls, Marti, Vale e tutte le altre che mi hanno praticamente incitato in massa a scrivere u.u Vi voglio bene girls.


http://i55.tinypic.com/2q1us88.png
I don't want to miss a thing



Pov Bella.

«Chi c’è qui dentro? Chi c’è?»
Non potei trattenere una risata e carezzai i capelli di Edward, con il volto chinato verso il mio ombelico. Da venti minuti abbondanti quella creaturina di nostra figlia non faceva altro che scalciare impertinente verso la guancia di suo padre, che rideva e continuava a fare versetti stupidi con la sua vocina… altrettanto stupida.
«Guarda qui.»
Indicai un bozzetto di fianco alle costole. «Vuole stringerti già la mano…»
Diede un bacio alla pelle tesa sotto il tocco della piccola, che subito si spostò dalla parte opposta. «Direi che è tale e quale alla madre.»
Alzai gli occhi al cielo e gli detti uno scappellotto alla nuca. «Io non credo… è una nottambula come te.»
«Sarà un perfetto connubio di ogni singola parte migliore di noi due.»concluse, baciandomi dolcemente le labbra.
Strinsi un pochino più del dovuto le dita sul suo collo e gli lasciai sfuggire un ghigno, prima che si staccasse da me.
«Direi che può bastare così…»mormorai, tirandomi su a sedere a gambe incrociate. Mi guardò soltanto, prima di accarezzarmi le mani e il volto.
«Ma tu non dovevi farti un bagno rilassante?»borbottò, aggrottando la fronte. Annuii e lo seguii in bagno, dove riempì la vasca e attese che l’acqua divenisse abbastanza calda cosicché io potessi immergermi.
Erano giorni che spogliarmi davanti a lui era diventato un serio problema. Mi vergognavo e lo spingevo sempre fuori dalla stanza dove mi trovavo io. Mi guardava, spesso, mentre mi sbarazzavo degli indumenti. E il suo sguardo faceva su e giù per la mia figura, e questo non faceva altro che infastidirmi.
Il perché? Sinceramente, non lo sapevo nemmeno io. Forse erano i cambiamenti fisici che si manifestavano su di me. Il seno che si ingrossava, i fianchi più sporgenti, la pancia prominente che cresceva ritmicamente sotto il battito della nostra principessa… Avrei dovuto essere solo orgogliosa di tutto quello.
Ma, perché invece non era così?
Ero una stupida, una sciocca. Diavolo… Era mio marito! Quante volte mi aveva vista completamente nuda?
Tante, tante volte. Ma era diverso, in quel momento. Forse era la strana cognizione del fatto che non ero da sola, ma con me avevo lei. Mia figlia.
Eppure, per qualche bizzarro verso, ero riuscita a disfarmi della canotta e delle culotte, proprio davanti a lui. Dopo settimane.
Edward mi guardava solo in volto, sorridendomi. I suoi occhi non scendevano oltre il mio collo, ignari di ciò che si presentava al di sotto.
Mi adagiai completamente al fondo della vasca. Dalla schiuma, l’unica cosa che spuntava era la pancia, che sembrava così grossa vista da quell’angolazione.
«Ti ci voleva, eh?»mormorò Edward, baciandomi la fronte. Sorrisi senza però rispondere, godendomi il calore riflesso sulla mia pelle.
Lasciai che mi insaponasse la schiena, mentre io mi occupai del resto del corpo. Cascai in ammollo, con i capelli su pelo dell’acqua e osservavo assorta nei miei pensieri il soffitto, alternando la vista alle nuvole fuori dalla finestra.
«A che pensi?»
Lo guardai, scivolando ancora più in profondità dell’acqua. «A nulla… Solo al fatto che fra due ore devo essere all’aeroporto a prendere i miei genitori.»
Mi venne in mente proprio quello che avevo appena detto, a parole chiave. Due settimane prima, Renée mi aveva chiamata dicendomi che sarebbero arrivati in California per vedere come stavamo.
Secondo lei, era stupido e da incoscienti il fatto che volevo andare nei giorni a venire a Forks, con un pancione di otto mesi. Oltretutto, io cominciavo ad avere seri problemi di incontinenza… Ma non era colpa mia se mia figlia si era placidamente posata sulla mia vescica…
In ogni caso, il pensiero di mia madre non mi lasciava un attimo la mente libera. Il fatto di avercela di nuovo accanto, per chissà quanto, mi rendeva impaziente. Non la vedevamo da tre mesi, e per me era davvero tanto… Troppo.
Prima della gravidanza, eravamo soliti a visitare i miei genitori due settimane ogni due mesi… Ma ora, che aspettavo la mia bambina, sentivo ancora di più la necessità di avere la mamma al mio fianco.
Forse perché capivo l’amore madre-figlia e per questo percepivo ancora di più la sua mancanza.
E poi né Renèe né Charlie ancora sapevano della faccenda del secondo matrimonio… Né del nostro litigio… Né del sesso della bambina.
Non avevo raccontato nulla. Del litigio non le avevo proferito manco mezza parola, poiché quando accadde ero davvero giù e non avevo idea di come avrebbero potuto reagire.
Così avevo aspettato che tutto si rasserenasse per informarla. Solo che non l’avevo mai fatto per via delle faccende del nuovo matrimonio, di cui, appunto, era totalmente all’oscuro.
«In due ore ce la fai benissimo a prepararti, tranquilla.», sussurrò Edward, sedendosi sul bordo della vasca.
Lo guardai, torva.«In realtà devi venire pure tu, mio caro. Io da sola non posso dire loro del matrimonio.»
«Non capisco dove stia il problema, amore.»
Sbuffai. «E’ che tu ci metti anni a prepararti. Sei peggio di una donna, a volte. Manco dovessi incipriarti il naso o truccarti…»
Mi guardò offeso, per poi darmi un pizzicotto sul braccio. «Ehi, ognuno ha i suoi tempi! Lo so che impiego ore per uscire ma anche tu, non infierire, ricordandomelo.»
Risi di gusto vedendo la sua espressione e mi abbandonai di nuovo tra la schiuma e le bolle, mentre le mani di Edward si posarono sulle mie spalle.
Arrivammo al discorso del matrimonio… E dell’abito.
«Ricordati che dovrai essere bellissima, quel giorno», mormorò, massaggiando dolcemente la schiena.
«Non sono già abbastanza bella così?», ridacchiai e lui fece lo stesso. Mi accarezzò la pancia nuda, coperta solo dalla schiuma da bagno.
«Sì, ma voglio rivivere quel bellissimo giorno di tre anni fa, quando ti ho vista camminare verso l'altare.»
«Però questa volta sarà ancora meglio. Saremo in due: io e la nostra bambina. Insieme, verso l'unico uomo della nostra vita.»
Sorrise soltanto, prima di catturare nuovamente le mie labbra, per adagiarle sulle sue.
«Un giorno all’altro mi farai venire il diabete e la colpa sarà solo tua e delle tue frasi smielate.»borbottò, recuperando l’accappatoio dal lavandino.
Mi sciacquai il sapone restante dalle parti ancora coperte e mi alzai, mentre lui mi sorreggeva per il braccio mentre mi infilavo l’asciugamano.
Era routine ormai da un paio di giorni che per non farmi scavalcare il bordo della vasca da bagno, mi prendeva in braccio e mi posava sulla panchetta accanto al lavabo.
Gli avevo ripetuto che non ce n’era bisogno, che ero perfettamente capace di fare ancora alcune azioni… E mi faceva sentire una totale scema.
«Non voglio che si ripeta l’episodio di quando sei scivolata fragorosamente di qualche settimana fa.»rispondeva lui.
Sorridevo nervosa. In effetti era stato davvero poco piacevole trovarsi con la schiena a terra e i gomiti sbucciati per non battere la pancia o le ossa in corrispondenza dell’utero… E mi ero anche subita una bella ramanzina da Edward.
Lasciai che mi desse una mano ad asciugarmi, per poi togliere il tessuto da sopra la pancia e dare una serie di baci infiniti alla nostra bambina.
«Non vedo l’ora che esca. La voglio stringere a me, coccolarla e baciarla.»mormorò, in adorazione.
Sorrisi e gli carezzai i capelli. «Anche io non vedo l’ora, amore. Ma manca ancora un bel po’ di tempo, quindi non diamole strane idee.»
«Lo so.»mormorò, carezzandomi le tempie. «Però c’è anche un altro fattore rilevante sul perché voglio che arrivi presto…»
«E sarebbe?»
Mi baciò dolcemente le labbra, per poi scendere lungo il collo e lasciare che la mia pelle appiccasse fuoco. Stava per procedere verso il petto ma lo fermai, già con il fiato corto.
«Va bene così, non serve che ti espliciti ulteriormente.»ridacchiai. Mi alzai a fatica, tenendomi per il lavandino, e camminai fino alla nostra camera, dove Edward mi aiutò a vestirmi… Ovviamente senza perdere d’occhio la pancia e senza smettere di fare la sua vocina stupida.



Guardare i tabelloni dei voli disperatamente, battendo il piede per scandire i secondi, sperando di intravedere la chioma riccioluta di mia madre o anche sentire l'annuncio dell'atterraggio del volo mi avrebbe alzato di netto il morale.
Mi massaggiai la schiena. I piedi cominciavano a indolenzirsi e a informicolarsi, la bambina non faceva altro che scalciare e io cominciavo a spazientirmi. Tutto quello mi avrebbe portato all'esasperazione.
«Quando arrivano? Non ce la faccio più.», borbottai, abbracciando Edward.
Lui mi carezzò i capelli, baciandomi ripetutamente la fronte.
«Vedrai che presto lo diranno agli altoparlanti. Perché intanto non ti siedi?»
Feci come disse. Dopotutto non potevo più stare tanto tempo in piedi e la pancia pesava e aggravava sulle ginocchia, che piano piano si stavano piegando.
Però la sedia in plastica non era un granché, però sentii subito sollievo.
«Ti fa male la schiena?»domandò Edward. Non potei negare e gli dissi la verità.
«Un po'. Ma penso che sia lei perché la sento puntare sull'osso sacro.»
Mi sfiorò la mano con la sua. «Tra poco vedrai che saremo a casa e tu potrai rilassarti un po'.»
Sorrisi a malapena e tirai l'orecchio quando una voce maschile proclamò l'arrivo dei passeggeri del volo corrispondente a quello dei miei genitori.
L'ansia mi penetrò nei polmoni e nelle ossa e quei minuti parvero ore... Le lancette del mio orologio sembravano addormentate.
Tutte le mie emozioni si mescolarono e le farfalle nel mio stomaco si moltiplicarono quando vidi in lontananza il corpo magro di mia madre che si guardava attorno.
Urlare per dirle dove ci trovavamo mi metteva in agitazione e mi sarei sentita una maleducata. Anche se nulla avrebbe sovrastato il caos di tutte quelle voci.
Allora mi misi in mostra, spostandomi di profilo, cosicché potessero vedermi.
Stranamente, il mio tentativo funzionò e dopo qualche istante di disorientamento Renée mi corse incontro.
«Bella! Bella!»
Mi abbracciò e sentii il cuore espandersi. Le lacrime presero a rigare i nostri visi, mentre io non riuscivo a smettere di singhiozzare.
«Ci siete mancati tantissimo.»mormorò Renèe, abbracciando calorosamente Edward.
«Anche voi. Ciao papà.»risposi. Charlie, nella sua goffaggine, mi strinse a sé, anche se la mia pancia era un bell'ostacolo.
«Com'è cresciuta!». Renee mi fissava con gli occhi lucidi, tenendo le mani congiunte sotto al mento.
Carezzai la mia monella, che era sotto strati di pelle. Mia madre aveva ragione: da quando mi aveva vista l'ultima volta, ossia gennaio-febbraio, la mia pancia era cresciuta nettamente. Era strano pensare che quella minuscola protuberanza appena accennata fosse un quinto di quella che tenevo.
«Eh... Ormai non fa altro che crescere. La dottoressa dice che è leggermente sopra la media, ma che dopotutto sta bene e non c'è da preoccuparsi.»
La voce di Edward tremolava vivacemente parlando di sua, nostra, figlia. Quell'angioletto tanto desiderato e che ora si stava formando dentro di me.
«Dopotutto quanto manca? Due mesi?»borbottò Charlie, provando a ricordare la data stimata.
«Sì, il 20 di luglio. Ora siamo a 32 settimane e mezzo.»
Un calcetto in direzione dei reni mi costrinse a sedermi, cosa che allarmò abbastanza tutti.
«Ehi, che ti succede?». Ed mi mise le mani sui fianchi, inginocchiato davanti a me. «E’ tutto okay?»
Annuii, sorridendo blandamente. «Sì, mi fa solo tanto male la schiena.»
Mia madre mi dette una mano a rimettermi in piedi, per poi mettermi un braccio sulle spalle. «Allora direi di andare per un po’ a casa, che ne dite?»



«Be’, nessuna novità?»
Tolsi dal fuoco la caffettiera, continuando a sorridere. Era quello l’effetto che mi dava la vicinanza di mia madre. Il suo affetto che mi inondava il cuore e la sua calma sprigionata attorno a me erano un’ottima cura contro l’agitazione pre-matrimonio…
«Chi lo annuncia?». Guardai Edward, seduto accanto a mio padre. Travasai in ogni tazzina un po’ della bevanda, mentre gli sguardi dei miei genitori vagavano tra me e Ed.
«Ragazzi, cosa dovete comunicarci?». Mia madre mi guardò perplessa, prendendomi le mani e carezzandomi le guance.
«Dai, diciamolo.»
Edward prese da un angolo la scatoletta blu che mi aveva presentato quando ci eravamo riconciliati e la depose in mezzo a noi.
Quando la aprii, mostrando l’anello con quel piccolo diamante incastonato al centro, sia mio padre che mia madre strabuzzarono gli occhi.
«E questo? Da dove esce?»fece mio padre, con voce burbera e fronte aggrottata. Mia madre si alzò solamente e mi strinse a sé, con il respiro rotto dai singhiozzi.
«Tesoro, è stupendo!». Gli occhi di Renée non riuscivano a staccarsi dal gioiello posato tra le pieghe del velluto rosso. «Ma, per cosa dovrebbe essere? Per quale occorrenza?»
Presi un respiro profondo, tenendo sempre il mio sguardo allacciato a quello di Edward. «Noi ci risposiamo.»
La reazione di mio padre fu un tossicchiare nervoso, continuando a sfiorarsi i baffi, mentre mia madre ricominciava con il suo piagnisteo, ancor stretta a me.
«Oh mio Dio!». Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto e si protraeva a mugugnare e a  gesticolare.
«Vieni, andiamo di là a parlarne. Lasciamo questi due uomini da soli.»
Mi prese per mano e mi catapultò al piano di sopra, in veranda, mentre Edward guardava di sottecchi Charlie.
«Ma tesoro, fammi capire? Per quale motivo? Sono ottusa, sarà l'emozione, ma proprio non ho colto il significato.»
Le raccontai ciò che era successo tre mesi prima. La furiosa litigata fra me e Ed, la mia “fuga” di due settimane da Alice e Jasper, il mio odio profondo, per quanto credibile, nei confronti di Edward e poi la sua proposta il giorno in ospedale, quando mi avevano ricoverata d'urgenza.
«Ma... Non capisco perchè non me ne hai mai parlato.»borbottò mia madre, infine.
Sospirai. «Perchè avevo paura che ti preoccupassi troppo. Non volevo che prendessi il primo aereo per venirmi a recuperare.»
A quell'affermazione, Renée ridacchiò e mi carezzò la guancia. «Sono contenta che però siate riusciti a risolvere tutto. Ma il matrimonio quando sarà?»
«Il 20 giugno.». Sobbalzai quando fu Edward ad annunciare la data, entrando nella veranda con  una bottiglia di Heineken e con mio padre affianco.
Mia madre sgranò gli occhi. «Cosa? Fra un mese?!»
Tutti, tranne Renèe, ridemmo per l'espressione che il suo volto aveva preso. «Mamma, quella che ha il problema più grosso è la sottoscritta. Non ho ancora un abito.»
«E allora cosa aspetti? Tutto io devo fare?»
Sogghignai e ricordai quando ero più piccola, quando lei c'era per ogni minimo particolare e si lamentava perchè doveva aiutarmi in tutto.


Al diavolo il matrimonio. Al diavolo tutto.
Era mezzora abbondante che ripetevo quel karma, bussando il piede sul pavimento ritmicamente.
Se oggi non trovo un diavolo di abito per le nozze, annullo tutto.
Continuavo ad osservare gli abiti esposti, eppure nessuno mi sembrava quello perfetto. Quello che avrebbe dovuto eguagliare le sensazioni che avevo provato due anni prima.
«Non ce n'è neanche uno che ti attira?»
Mi girai verso Alice, che teneva a freno la piccola Judy. La bambina aveva chiesto incessantemente alla madre di poter venire con noi, e adesso stava impazzendo davanti a tutti quegli strascichi, pizzi e merletti. Il vero e proprio sogno di ogni bambina.
«Non è quello... Solo che...»
«Solo che?»
La squadrai. «Alice, sono incinta di otto mesi e nessuno di questi abiti, oltretutto stupendi, potrebbe entrare a una come me! In questo stato!»
«Sai vero che possono fartelo su misura?»borbottò, girovagando sovrappensiero.
«Oh, che diamine! Lo so! Il problema è che se ne prendessi uno su misura, magari bellissimo, e poi lo modificassero per via del pancione, perderebbe il suo fascino.»
Mia madre mi mise un braccio sulle spalle e mi scosse leggermente. «Vedrai che oggi troverai l'abito perfetto. Ne sono sicura. Ci va solo un po' di tempo, tutto qui.»
Sospirai. La facevano così facile, loro due. Alice oltretutto non era nemmeno sposata, e non aveva ancora menzionato questo suo desiderio a Jasper ma per il momento diceva che non ne aveva bisogno.
Mia madre invece l'aveva fatto anni prima, però a Las Vegas, in jeans e camicia scozzese assieme a mio padre, durante una romantica fuga d'amore.
«Voi non capite proprio, eh? Per me è così tremendamente complicato!»
Nello stesso momento il cui pronunciai quelle parole, scoppiai in un pianto isterico e, colta di sorpresa, mi dovetti sedere per evitare di cascare per terra.
«Ehi, piccola mia.». Renèe mi strinse a sé, dondolandosi a destra e a sinistra per tranquillizzarmi. Le sue mani mi accarezzavano la schiena, all'orecchio mi sussurrava una nenia, che ricordai mi cantava tutte le volte in cui, nel cuore della notte, iniziavo a piangere e a urlare per via degli incubi che mi terrorizzavano.
«Va tutto bene, calmati, su.»mormorò, sfiorandomi le guance con quelle mani così morbide che in realtà nascondevano anni di duro lavoro.
«E' normale, tesoro, essere in ansia. Adesso facciamo così. Usciamo da qui, ci prendiamo qualcos e poi torniamo qui, va bene?»
Annuii, e lei mi asciugò le lacrime rimaste. «Ora fammi un sorriso grande grande.»
Provai ad abbozzare un sorriso ma lei scoppiò a ridere. «E quello cos'era?»
Risi con mia madre, che mi abbracciò e mi baciò la guancia. «Ecco, proprio questo volevo.»
Alla fin fine, l'idea di Renée si era rivelata positiva. Uscire dall'atelier era stata un'ottima soluzione contro la mia ansia, che si era scaricata nel bar poco lontano. Mi ero tranquillizzata dopo aver fatto un piede fuori da quella porta.
Forse il fatto che mancava un mese al matrimonio mi mandava l'adrenalina ai livelli massimi ma nonostante tutto l'idea di non avere ancora un abito mi... rendeva nervosa. Molto nervosa.
«Porto un attimo Jud in bagno, arrivo subito.»
Eravamo a quel tavolo da almeno un'ora abbondante e negli ultimi cinque minuti Judith non aveva fatto altro che chiamare Alice per andare in bagno. Ma io e Al stavamo sfogliando una rivista sugli abiti da sposa e mia cognata non voleva essere disturbata... Anche se io sarei stata molto felice di smettere per un attimo di parlare del matrimonio... Almeno per qualche minuto.
Renée si era offerta di accompagnare Judy, ma la bambina aveva dissentito, cominciando a piangere e tirando la mano della mamma.
«Tranquilla. Noi tanto non scappiamo.»
Sorseggiai altro tè fresco, mentre mia ma madre osservava i vestiti raffigurati nel catalogo.
«Non vado pazza per nessuno di questi abiti.»borbottai, squadrando ogni singola immagine di ogni pagina.
«Oh, tesoro, anche a me è successo. Però è successo un po' come è successo a te, anzi, la storia era la stessa.»
La guardai torva. «Come? C'è qualcosa che io ancora non so della vita amorosa tua e di papà?»
Mia madre rise sommessamente e poi mi fissò. «Ci sono tante cose che non conosci.»
Mi tappai le orecchie, come quando ero piccola e mi facevano battute sul sesso e similiari, proprio come in quel momento. «E ci sono cose che non voglio neanche immaginare!»
«Che sciocchina che sei!», mi diede una pacca sulla spalla. «In ogni caso, c'è un fatto che né io né tuo padre ti abbiamo mai raccontato.»
«Sono tutta orecchi.»
«Allora, sai no che io e tuo padre ci siamo conosciuti al liceo, no?». A quella domanda annuii, cercando di fare meno interruzioni possibili. «Ebbene, quando avevamo vent'anni, avevamo deciso di sposarci. Ma non un matrimonio in grande stile, affatto. Partimmo per Las Vegas e il giorno dopo ci sposammo in una di quelle chiesette con il reverendo sempre postato lì. Non era una cosa romantica, eppure noi in quel modo sapevamo di incoronare il nostro amore.»
Si guardava la fede nuziale, rigirandosela sull'anulare, con gli occhi un po' lucidi. «Eppure, un anno dopo io e tuo padre litigammo furiosamente, tanto che io presi le mie cose e comprai i biglietti per il primo volo per la California. Più gli andavo lontano, meglio era. Nei tre mesi successivi, provò a ricontattarmi, ma io ogni volta che vedevo il suo nome sul led del cellulare, staccavo la comunicazione. Non gli volevo parlare, anche perchè avevamo discusso su una cosa altamente cretina. Mi sentivo oppressa a Forks, e lui non voleva cambiare città.»
«Così, non ci siamo sentiti per due lunghi anni. Poi lo incontrai nuovamente a Los Angeles, dove lavoravo. Non sapevo cosa fare. Sentivo di amarlo ancora, eppure avevo paura che sbagliasse di nuovo. Però, alla fine, mi disse che era stato uno stupido, che mi amava e che la sua vita senza di me era vuota. Così, tornai con lui a Forks, e decidemmo di sposarci in chiesa, con tutto quello che doveva rappresentare un vero matrimonio. E poi, un mese prima, scoprii di aspettare te, e la mia vita prese un senso nuovo; ero giovane, avevo ventitré anni, eppure non mi importava. Volevo avere una famiglia tutta mia e ci sono riuscita.»
Mi carezzò teneramente la guancia, mentre i suoi occhi trapelavano tutto il dolore che aveva provato. Non avrei mai pensato che quell'animo dolce e fragile avesse tenuto nascosto per tanto tempo quel segreto che solo i miei genitori sapevano e che non avevano mai avuto il coraggio di raccontarmi. Forse perchè non avrei capito, forse... Forse per tanti motivi che non avrei mai compreso realmente. Ero la sua bambina, non voleva che mi facessi fisse mentali.
«Quando mi hai raccontato quello che vi era successo a febbraio, mi è parso di tornare indietro con la memoria, e ho provato a sentire tutto il dolore che hai provato tu, anche se i motivi dell'allontanamento erano ben differenti. Però so che ti sei sentita scivolare e cadere nel profondo, anche se non l'hai dato a vedere perchè dopotutto sei mia figlia.», a quell'affermazione ridacchiò.«E quindi non ti saresti mai pianta addosso davanti ad altre persone. E poi sono estremamente felice che siate riusciti a risolvere così velocemente... Anche se il luogo del ritrovo non era stato proprio azzeccato, chiariamo. Però l'idea dell'anello è stata davvero meravigliosa.»
Già, l'anello. Che purtroppo non potevo indossare per via del gonfiore alle mani che mi stava assillando da giorni. Anche se il piccolo solitario era sempre sul mio comodino e, di nascosto, mi mettevo ad osservarlo.
Anche se Edward ancora non si era degnato di dirmi dove l'avesse comprato e quanto fosse costato. Era testardo e ogni volta che entravo nell'argomento sviava la conversazione con qualche sua uscita dell'ultimo minuto.
«In ogni caso, penso che ora sia il caso di finire la nostra merenda e tornare laggiù, che dici?»
Ingoiai l'agitazione e annuii lentamente, scandendo bene il movimento della testa. Ma perchè ero così preoccupata? Avevo già vissuto quella situazione!
O meglio, tutto tranne l'abito. A quello c'aveva pensato Alice, che lo aveva disegnato appositamente per me, tenendo conto dei miei desideri e il risultato fu spettacolare tanto che quando tutti mi videro entrare in chiesa, rimasero a bocca aperta, alcuni addirittura sussurrarono come mi stesse bene, ma in realtà poco mi importava. Quell'abito lo avevo amato, era stato il culmine per me.
Però ora toccava alla futura sposa decidere ciò che avrebbe indossato il giorno delle sue seconde nozze. Però mi sentivo tanto una novellina... e anche una stupida.
Alice ricomparve con Judy che trotterellava gioiosa. «Ho pagato il conto! Pronte per il tour in bianco?»
Sorrisi e lasciai che la sua energia mi investisse come un'onda.


Ripensai a quel pomeriggio ormai trascorso, sdraiata sul divano, con lo sfrigolio del cibo sui fornelli di sottofondo misto alle cicale nel giardino.
Dopotutto, dopo aver scacciato l'ansia e aver lasciato spazio alla frenesia, ero riuscita a divertirmi.
Alice e Renée mi avevano fatto provare centinaia di abiti e anche le addette del negozio si erano unite a noi.
Alla fine, l'avevamo trovato. Era bastato intravederlo nella fodera trasparente, e poi infilarlo e trovarmi... naturale. Senza troppe pretese. Era semplice, come noi. Assolutamente perfetto.
Mi erano venuti gli occhi lucidi nel sentire quell'abito... mio. Mia madre era scoppiata in lacrime, Jud aveva cominciato ad applaudire e... la cognizione del matrimonio non era più sgradevole come prima. Era diventato tutto più dolce, soffice e percepivo il calore di tutte quelle emozioni unite.
«Bella incantata?»
Mi voltai e mi accorsi che Edward mi fissava con un sorrisetto stampato in faccia. Indossava ancora il grembiule e teneva le braccia incrociate al petto.
Gli sorrisi a mia volta e, con il suo aiuto, mi alzai. Le sue braccia subito mi circondarono i fianchi, i nostri visi il più vicino possibile.
«E' pronta la cena.»mormorò e mi baciò le labbra. Era un bacio romantico, lento e delicato. Avrei voluto andare oltre, così come Ed, ma mi staccai per poi incatenando i miei occhi ai suoi.
«Lo sai, vero, che la ginecologa ha detto per ora niente...?». Lasciai sul vago la frase ma intese alla perfezione. La dottoressa ci aveva vietato di fare... sesso. L'ultima volta che era successo, ossia una settimana prima, avevo avuto delle perdite e delle contrazioni abbastanza dolorose. Eravamo corsi al pronto soccorso e l'esito fu decisivo: utero tendente a contrarsi. Evitare rapporti.
E così l'avevo lasciato in astinenza, poverino. Però non sembrava dargli particolarmente fastidio...
«Allora andiamo a mangiare, prima che si raffreddi.»
Mano nella mano, andammo nel giardino, dove tutto era decorato con le lanterne colorate e le candele. Il sole era sul pelo dell'acqua, dritto all'orizzonte, e dipingeva tutto con le sfumature del rosso, mentre in alto ormai il cielo era tinto di blu scuro.
Edward avanzò ancora un attimo, verso la spiaggia, senza lasciare la mia mano. «Vieni.»
Obbedii e, mentre mi prendeva fra le braccia, stringendomi forte, mi baciò i capelli. «Devi sapere una cosa.»
Lo guardai intensamente negli occhi, mentre gli carezzavo quella zazzera folta e disordinata di quel color rame stupendo. «Ossia?»
«So che non lo dico spesso, so che dovrei essere più affettuoso. So molte cose, molte cose che però non attuo mai. Però io ti amo. Sempre e comunque.»
Spalancai gli occhi e dischiusi le labbra per dire qualcosa senza però riuscirci e quindi gli presi solo il volto fra le mani. «Non ce bisogno che tu me lo dica, perchè io già lo so. Anche io ti amo, più della mia stessa vita. Ti ho amato dal primo istante, sul serio. E ora siamo qui, in attesa del nostro secondo matrimonio, con la nostra bimba in arrivo. Non c'è bisogno che tu me lo ripeta, perchè è già sottinteso.»
Mi baciò di nuovo, con trasporto e tenerezza. Le sue mani erano sulla mia pancia, poi all'improvviso si mise a canticchiare sottovoce.
«I could stay awake just to hear you breathing. Watch you smile while you are sleeping, while you're far away and dreaming
«I could spend my life in this sweet surrender. I could stay lost in this moment forever. Every moment spent with you is a moment I treasure...»
Prendemmo fiato entrambi, sempre sorridendo e guardandoci negli occhi. «Don't wanna close my eyes. Don't wanna fall aspleep 'coz I'd miss you baby...»
«And I don't want to miss a thing.». Fu lui a pronunciare quell'ultima frase, chinandosi a baciarmi la pancia. «Perchè non voglio perdermi neanche un singolo momento di questa avventura.»
Sorrisi e appoggiai la fronte alla sua. «Neppure io. Ti amo.»
«Anche io. Forever and ever


Ultime cosine:
Ebbeeeeeene un capitolo di passaggio, che però è intenso e sono alquanto soddisfatta del risultato finale u.u Mi compiaccio u.u
La foto questa volta non la metto :( Sarà per il prossimo capitolo u_____U
E  neppure l'abito u_ù na na, anche per questo dovete aspettare u.u
Anyway, grazie per le 211 recensioni *-* (sembrano poche, lo so ma per me sono oro colato *-*), per le 71 anime che hanno inserito smile tra le preferite, per le 16 nelle ricordate e per le 154 nelle seguite *-*
E grazie alle 30 persone che mi hanno inserito negli autori preferiti :')
Grazie grazie grazie <3
Per il prossimo capitolo, non ci metterò tanto, davvero u.u Anche perchè c'è una certa... *coff* Ascolta il tuo cuore che vuole essere aggiornata *coff*
Vabbè, aspetto una vostra recensioncina :)
Grazie anche a quelle fenomenali ragazze, le Joy Girls *coff*, che mi hanno seguito mentre scrivevo e grazie SIMONA che è in video con me mentre scrivo e aggiorno u.u
Girls, vi voglio bene dal profondo del mio cuore <3
Grazie grazie grazie
Al prossimo capitolo (e attendo le vostre recensioni, spero numerose, e i vostri mi piace su fb :))
Baci,
Giuly

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Ever Lights