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Autore: Sunny    24/05/2004    1 recensioni
I missing moments della saga di BAWM! Ormai sono diventati troppi...meglio farne una raccolta! E si comincia con...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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AUGURI NENE’

AUGURI NENE’!!!!!!!! Augurissimi alla mia fantastica sorellona…e il mio regalino è tutto qui per te che aspetta di essere letto…una bella one-shot di Papà Ron alle prese coi suoi figlioli, proprio come piace a te! Goditela tutta, Né, il mio cervelluzzo folle si è scervellato esclusivamente per te! ^^ E adesso fai la brava e vai a leggere subito la storia, ignora le note dell’autrice…

 

P.S.: Ary e Mikisainkeiko, se non sbaglio mi avevate chiesto qualcosa per lo stesso periodo, no? (tranquilla, Ary, niente battutine…come vedi c’è n’è una in famiglia che ha una festa collegata pure lei a questa data particolare, perciò…^^)…beh, non ditelo a mia sorella che è il tipo possessivo, ma vi dedico volentieri un pezzettone di questa storia! Va bene lo stesso? ^^ Baci!

 

 

 

 

UNA GIORNATA CON PAPA’

 

 

 

“Sei sicuro che non vuoi andare dai tuoi genitori?”

 

Hermione sembrava ancora incerta anche pochi minuti prima di prendere la Polvere Volante ed andare, anche se cominciava a farsi tardi per davvero. Era stata invitata a partecipare ad un’importante conferenza in rappresentanza dei War Mage, ma questo le imponeva di lasciare Ron e i bambini da soli per una giornata intera, il che non era proprio una passeggiata: era una giornata d’estate, chiaramente a casa c’erano anche Jack e Simon, perciò il lavoro era quadriplicato.

 

Ron fece un sorrisetto e scosse la testa. “Ancora? Hermione, sono perfettamente in grado di badare ai ragazzi anche da solo, sai.

 

Hermione sospirò e diede un altro bacio sulla guanciotta morbida della piccola Katie, che si stava succhiando tranquillamente il suo ciucciotto mentre stringeva a sé il suo orsacchiotto di pelouche, beatamente rilassata fra le braccia del padre. “Stai attento che Katie mangi tutto. E non darle la coca cola, come avete fatto l’ultima volta.

 

Ron ridacchiò e scosse la testa. “Patatina starà benissimo, vedrai.”

 

“Me lo auguro.” Hermione, rassegnata, raccolse la borsa dalla poltrona dove l’aveva appoggiata e accarezzò ancora una volta i capelli biondi della bimba. “Chiamatemi per qualunque problema, ti prego.

 

“L’unico vero problema è che mi mancherai. Ron le fece un rassicurante sorriso e le diede un lungo bacio, passandole un braccio attorno alla vita. Quando si staccarono ci misero un momento prima di interrompere il contatto fisico fra di loro. Lui le fece un occhiolino. “Facci essere orgogliosi di te.”

 

Lei sorrise. “E voi fate i bravi.”

 

Ron si rivolse alla piccola. “Saluta mamma, patatina. Fai ciao ciao.”

 

Katie sollevò la manina grassoccia e l’aprì e chiuse a pugnetto un paio di volte. “Sao sao.” Mormorò, senza togliersi il succhietto dalla bocca.

 

Hermione sorrise e le baciò la manina, poi si voltò e raccolse la polvere volante necessaria; e con un ultimo bacio a marito e figlia, si dissolse nel camino, direzione Ministero della Magia.

 

Ron si sistemò meglio la figlia in braccio. “Bene, patatina…e ora che siamo rimasti io e te…che facciamo? Pappa?” le disse con un sorriso.

 

Katie si tolse il succhietto di bocca per un attimo, il tempo di dire “Pappa.

 

Ron rise. “E pappa sia.” Katie fece un gran sorriso. “Allora dobbiamo svegliare quei due pigroni dei tuoi fratelli, che ne pensi?”

 

“Si!” per via del succhietto Katie continuava a pronunciare la s come una f, cosa che suo padre adorava alla follia.

 

“Allora andiamo su.” Ron portò la piccola in braccio finchè non ebbero raggiunto la stanza dei due figli più grandi. Jack e Simon stavano dormendo beatamente, approfittando del buio in cui la loro stanza era ancora immersa. Jack era tutto stravaccato sul suo letto, e le coperte ai suoi piedi erano tutte arrotolate; Simon dormiva a pancia sotto, con un braccio che gli penzolava dal letto a poca distanza dal muso del suo cane, Spock, che dormiva accucciato a terra vicino al letto del suo padroncino. Ron, entrando, si diresse subito alla finestra per sollevare le tapparelle. “Sveglia, dormiglioni!”

 

“Vveglia, vveglia!” fece eccitata la piccola Katie, sgambettando in allegria mentre la stanza si riempiva di luce. Jack e Simon, però, non si mossero neanche. L’unico ad alzare la testa e a fare uno sbadiglione fu Spock, che in cambio ottenne un po’ di coccole da Ron, che si sedette sul letto di Simon. “Giovanotti…è mattina…” provò ancora.

 

Katie scivolò giù dal braccio del padre e si arrampicò sulla schiena del fratello che ancora dormiva, e cominciò a fargli toc-toc sulle spalle col pugnetto. “Taimon…taimon…domme.” Disse alla fine al padre, sconsolata.

 

Ron rise. “Adesso papà lo sveglia.” E così dicendo tappò il naso al figlio. Simon continuò a dormire solo per qualche secondo in più, alla fine tossì e aprì gli occhi, seppure malvolentieri. “Buongiorno e ben svegliato, pigrone.”

 

Simon brontolò qualcosa nel sonno. “…mmh…ancora cinque minuti…è sabato…”

 

“Già, ma abbiamo un sacco da fare oggi.” Gli ricordò il padre. “Forza, il sole è già alto e la giornata è cominciata.

 

Simon emise un sospiro esasperato e furente allo stesso tempo, mentre si metteva seduto nel letto. “Che rottura.” Brontolò, stropicciandosi gli occhi.

 

“Sao sao, Taimon!” fece tutta felice Katie, salutandolo con la manina. Il fratello le rivolse un mezzo sorriso assonnato e le diede un pizzicotto sulla guancia.

 

“Brontola meno, Simon, a Hogwarts la levataccia te la farà fare una sveglia rompiscatole, e sarà anche peggio di così. Fece Ron con un sorrisetto.

 

Simon si voltò a guardare suo padre con un sorriso volutamente sarcastico. “Buongiorno anche a te, papà, si, è una gran bella giornata in effetti, direi che è cominciata proprio bene.” Ron rise: Simon aveva tutta l’ironia di sua madre. Simon sbadigliò, poi si voltò ancora mezzo assonnato verso il letto dove dormiva il fratello e si accigliò. “Ehi!” disse, voltandosi subito verso suo padre. “Perché lui dorme ancora?”

 

Ron fece un sorriso ambiguo e malizioso. “Katie?” la piccola si voltò a guardarlo, e lui la mise per terra. “Vai a svegliare Jack, tesoro.”

 

Anche Simon rise mentre Katie tutta eccitata correva verso il letto del fratello, facendo agitare il pannolino che a momenti le cadeva di dosso. “Veglia! Veglia! Veglia!” cominciò a strillicchiare, e arrivata vicino a Jack cercò di spingerlo, ma senza risultati. Per niente demoralizzata, si sfilò il succhietto di bocca e lo tirò in un occhio di Jack, che subito fece un salto, non senza un’esclamazione furibonda.

 

Ron e Simon scoppiarono a ridere, al contrario di Jack. “Katie, ma che ca…”

 

“Sao!” esclamò la bimba, saltellando su e giù.

 

“Sao un corno!” Jack si voltò verso suo padre e suo fratello, che si stavano rotolando sul letto dalle risate. “Ah ah ah, fa veramente ridere.” Bofonchiò, mettendosi seduto.

 

Ron cercò di tornare sobrio e fece un gran sorriso alquanto irritante. “Buongiorno, Jack.”

 

Anche Simon fece finta di essere serio, con scarsi risultati. “Buongiorno, Jack.”

 

“Detesto queste sveglie…” Jack sbadigliò e si alzò dal letto, prendendo in braccio la sorella che stava cercando di infilare un dito nel muso del povero Spock. “Mamma è già andata via?”

 

Ron annuì. “Si. Ora siamo solo noi. E vediamo di comportarci bene, ok?”

 

Simon curvò le labbra in un sorrisetto. “O altrimenti mamma ti dirà che sei un irresponsabile.

 

“Appunto.” Ron si alzò in piedi. “Beh, forza…colazione per tutti.”

 

Simon si grattò una tempia. “Papà? Ti ricordi che cosa hai promesso? Hai detto che oggi sarebbe stata la giornata dello spasso totale, te lo ricordi?”

 

Ron fece un sorrisetto furbo. “Se cambi il pannolino a tua sorella entro i prossimi cinque minuti avrai il diritto di scegliere come passare tutto il pomeriggio.”

 

Simon si alzò e prese in braccio la piccola Katie. “Ci vediamo fra un minuto.” E così dicendo si avviò di buon passo verso la camera della bambina, seguito da Spock.

 

Jack si voltò verso suo padre e inarcò un sopracciglio. “Non ci provare, io non te li lavo i piatti e nemmeno metto a posto quel casino di armadio che abbiamo.”

 

Ron rise e scosse la testa. “Non me lo sarei mai sognato, Jack. Adesso scendiamo a fare colazione o passiamo il resto della nostra giornata tutta al maschile a contrattare su quello che devi o non devi fare?”

 

Una volta in cucina Ron incantò la macchinetta del caffè e un bollilatte perché si mettessero sul fuoco lui mentre dava una guardata nel frigo. Jack, nel frattempo, si dava da fare a prendere i cereali e il pane tostato dalle mensole.

 

Che cosa facciamo oggi, pa’?”

 

“Intanto per cominciare andiamo a fare la spesa. Gli rispose Ron, richiudendo il frigo e prendendo in mano il biberon di Katie. “Altrimenti non possiamo mangiare tutte le porcherie che vogliamo.

 

Jack fece un sorriso malizioso identico a quello del padre e si sedette su una sedia, mettendo i cereali nella sua tazza. “Wow, mi piace questa giornata maschile.”

 

Ron sistemò il latte nella tazza di Simon e nel biberon di Katie. “Comincia a pensare che vuoi fare stamattina.

 

“Dopo la spesa?” Ron annuì. “Ah, beh…non lo so, tu che dici?”

 

“Mmh…”

 

Simon rientrò con Katie per mano. “Kat è pulita. Però il pannolino era tutto pieno di cacca, l’ho lasciato sotto al letto perché puzzava troppo.”

 

“Hai lasciato un mucchio di cacca sotto al letto di mamma e papà?” fece Jack, inarcando un sopracciglio.

 

“Ma che vuoi, puzzava come una discarica.” Simon si sedette al suo posto mentre Ron metteva sua figlia nel seggiolone.

 

“Ecco qua, patatina.” Le disse dolcemente, dandole il biberon. “Finiscitelo tutto.” Katie si tolse il succhietto e si mise subito in bocca il biberon, bevendo tranquillamente.

 

“Sai che ti dico?” disse Jack al padre, con la bocca mezza piena di cereali. “Io voglio fare una partita di quidditch stamattina. Tu stai a porta, e Simon e io ci sfidiamo a chi segna di più.”

 

Ron scosse la testa. “Non si può, Jack.”

 

“No, ma che è?!” replicò infuriato il figlio maggiore. “Avevi detto che oggi ce la saremmo spassata!”

 

“E infatti voglio che ci divertiamo, ma non possiamo lasciare Katie da sola per casa.”

 

E vabbè, sta ferma a giocare a terra! La guardiamo dall’alto.”

 

“Jack, non si può e basta. Tua sorella è troppo piccola.”

 

Che palle.” Sbuffò Jack, spingendo via la sua tazza. “Mai una volta che si fa quello che dico io.

 

Perché non andiamo al Luna Park?” propose Simon.

 

“Vacci tu!” ribattè il fratello. “Quello è un posto per mocciosi.”

 

Ma quando mai.” Replicò tranquillamente Simon, scuotendo la testa.

 

Ce l’ho io una bella idea.” Fece Ron. “Ci state per una partitella di basket?”

 

Jack e Simon s’illuminarono. Quello era diventato lo sport dell’estate, da quando Harry aveva insegnato a Ron e ai ragazzi lo sport babbano si erano talmente appassionati che erano perfino andati a Londra a comprare un piccolo canestro e una palla da tenere nel giardino.

 

“Vada per la partita, allora.” Fece allegramente Ron.

 

 

***************

 

 

“Ricapitoliamo.” Ron si rivolse ai due figli, che tenevano già le mani sui rispettivi carrelli e sembravano più che desiderosi di superare l’ingresso del supermercato per darsi al loro sport preferito – la ‘corsa a quattro ruote’, come la chiamava Jack. “Niente figuracce, non vi lanciate nel settore frigorifero come l’ultima volta, non ho voglia di venire a scongelarvi. E non combinate guai. Simon, se ti serve qualcosa sugli scaffali più alti fattela prendere da tuo fratello, chiaro?”

 

Simon mise il muso, mentre Jack si mise ancora più eretto, soddisfatto di essere di buoni dieci centimetri più alto di suo fratello. L’ultima volta che Simon per orgoglio aveva voluto dimostrare di essere capace di arrivare in alto anche da solo era rimasto a penzoloni da uno scaffale, piagnucolando perché non riusciva né ad andare su né a scendere giù.

 

“Quante merendine, pa’?” chiese Jack.

 

“Un pacco a testa, mamma non vuole schifezze per casa.

 

Jack scosse la testa, disgustato. “Sei peggio del padre di Frankie Marshall.

 

Ron inarcò un sopracciglio, sistemando meglio Katie nel sediolino per bambini del suo carrello. “Perché, che ha fatto il padre di Frankie?”

 

“Fa sempre tutto quello che dice la moglie, Frankie dice che è proprio uno schiavetto.

 

“Jack, Frankie non capisce quello che dice e io non sono lo schiavo di nessuno. Fece duro Ron. “Non è il caso che prendiate più pacchetti di merendine perché poi vi viene il mal di pancia.”

 

Jack scrollò le spalle. “Facciamo tre a testa.”

 

“Due.” Replicò suo padre,. Avviandosi col suo carrello verso l’entrata, seguito dai figli.

 

“Tre.”

 

“Due.”

 

“Quattro!”

 

“Uno a testa se continui.”

 

“Due andranno benissimo.”

 

“Mh.” Ron si voltò verso i due ragazzini, che si stavano già avviando verso il reparto dolciumi. “E ricordatevi che…”

 

“…ci vediamo alla cassa e chi prima arriva aspetta. Rispose Simon con una voce da cantilena. “E dai, papà. Non siamo più dei bambini.”

 

Ron scoccò a entrambi un ultimo sguardo prima di indirizzare il suo carrello verso il primo reparto, dove alcune streghe stavano agitando le loro bacchette per far entrare i cibi nei loro carrelli. “Beh, siamo rimasti solo tu e io alla fine, eh?” disse alla piccola Katie, che era tutta presa dalla bambola che aveva in mano; più precisamente le stava tirando il succhietto nell’occhio con una certa insistenza. Smise appena sentì il carrello che si muoveva, e lanciò un urletto felice. Ron le sorrise. “Si, lo so che ti piace tanto. Bene…e adesso cerchiamo di comprare qualcosa di commestibile, visto che i tuoi fratelli porteranno due carrelli di cioccolata e merendine.”

 

La spesa non si rivelò tanto ardua, visto che Ron seguì alla lettera i suggerimenti di Hermione e fece appello a tutti i ricordi che aveva dei pomeriggi passati con sua moglie ad accompagnarla mentre faceva la spesa. Il problema si ripresentò per la scelta dei surgelati: Hermione gli aveva sempre detto che nei supermercati magici i surgelati erano piuttosto sconsigliabili, tutti tranne i frutti di bosco già puliti e preparati per la marmellata che lei sapeva preparare tanto bene (e che oltretutto è una vera mano santa per una sana alimentazione, gli fece eco la voce di sua moglie nelle orecchie); c’era una busta più grande ma non di marca, e un’altra di marca ma molto più piccola.

 

“…mmh…” Ron osservò le due buste. “…questo potrebbe essere un problema…quale usa Hermione?...” Katie lo stava fissando allegramente, e Ron con un sorrisetto rivolse le due confezioni verso di lei. “Dopo tutto sei tu la ragazza qui: cosa dici, quale prendo?” Katie sporse la manina verso la confezione più piccola (anche perché era la più colorata) nel tentativo di afferrarla. Ron annuì e mise la busta nel carrello, rimettendo a posto l’altra. “Grazie mille, Kat. Sei molto preziosa.”

 

“Il leggendario Ron Weasley nei panni di marito e padre di famiglia, non sono cose che si vedono tutti i giorni queste.

 

Ron fece un sorrisetto nel riconoscere quella voce, e si voltò alle sue spalle girando anche il carrello. “Si può dire lo stesso del leggendario Liam Nixon al supermercato.

 

Liam rise e salutò il suo amico e collega con una pacca sulle spalle, chinandosi ad accarezzare la paffuta guanciotta di Katie. “Ehi, bella signorina! Che fai, aiuti papà a fare la spesa?”

 

Katie prontamente aprì e chiuse la manina un paio di volte, accompagnando il gesto con un vispo “Sao Sao.

 

“Sao sao a te.” Le rispose paternamente Liam, accarezzandole il pugnetto, poi si voltò verso Ron. “Accidenti se è cresciuta, me la ricordavo più piccola!”

 

“E’ una gran mangiona, sta venendo su bene. Disse fiero Ron.

 

In quel momento una affascinante donna sulla quarantina raggiunse Liam spingendo il suo carrello piuttosto pieno, e nel riconoscere Ron sorrise cordialmente. “Oh, Ron! Che sorpresa incontrarti qui! Ooh, c’è anche la piccola stellina!” la moglie di Liam subito si chinò a dare un bacio alla bambina. “Ciao, dolcezza!”

 

Katie si esibì nuovamente nel suo “Sao Sao”, con le S più simili a delle F per via del ciucciotto.

 

Ma quanto sei educata!” le disse dolcemente Caroline Nixon, rispondendo al cenno di saluto.

 

“E’ tutto merito della mamma.” Fece Ron con un sorriso.

 

“Ah, ma su questo non ci sono dubbi.” Liam inarcò le sopracciglia. “Vediamo se indovino... è oggi quella conferenza di Hermione, e tu sei tutto solo a casa con la piccolina e le due pesti.

 

“Centrato in pieno.” Annuì Ron. “Stiamo dando prova di essere dei bravi ragazzi.

 

Caroline non potè contenere una risata. “In altre parole, vuoi dimostrare a tua moglie che anche se non c’è lei a controllare, non brucerete la casa per favi un uovo al tegamino.

 

Ron rise a sua volta e scosse la testa. “E’ più o meno così.”

 

“Oh, buona fortuna allora.” Replicò cordialmente la donna. “Ma se avessi bisogno di una mano, non fare l’orgoglioso e chiama pure, capito?”

 

“Grazie, Caroline, ma credo proprio che ce la caveremo.”

 

“Ah proposito.” Fece Liam, che stava giocherellando con Katie. “E i ragazzi non sono con te?”

 

“In giro per il supermercato, a comprare schifezze suppongo.

 

Liam fece un sorrisetto furbo. “Quando il gatto non c’è i topi ballano, eh? Dacci uno sguardo, sarebbero capaci di farsi venire il mal di stomaco a botte di ciambelle e cioccorane.

 

Proprio in quel momento si sentirono due voci familiari provenire dal reparto affianco.

 

Se tu puoi prendere quel coso, allora io posso prendere questo!”

 

“Non è un coso, è un libro!”

 

“Si, però lo vuoi comprare, no? E allora pure io voglio comprare questo.”

 

“Si, ma quel coso è stupido e inutile.”

 

Anche il tuo libro è inutile!”

 

Perché tu non sai leggere, sennò sarebbe utile eccome!”

 

E come per magia Ron vide comparire Jack e Simon coi rispettivi carrelli per metà pieni di confezioni di cioccorane e merende d’ogni genere, che si stavano dando degli spintoni nel tentativo di arrivare uno prima dell’altro a destinazione. Vedendo il suo padrino, Simon fu il primo a salutare.

 

“Zio Liam! Ciao!”

 

“Ciao.” Disse anche Jack, dando uno spintone al carrello del fratello per mettersi in mostra.

 

“Ciao ragazzi!” disse festosamente Caroline.

 

“Oh, eccoli qui i due terremoti.” Fece affettuosamente Liam, arruffando i capelli di Simon.

 

“E meno male che avevo detto due confezioni a testa. Ron inarcò severamente un sopracciglio.

 

Simon prese un libro dal suo carrello e lo mostrò al padre. “Papà, me lo puoi comprare? E’ un libro sui draghi, l’ha scritto un famoso allevatore che ci ha lavorato insieme per tutta la sua vita, è interessante.

 

Ron prese il libro e gli diede un’occhiata sommaria. Non costava molto, e poi Simon aveva quella specie di fissa per i draghi. “Ok, va bene. Ma rimetti a posto un po’ di quella roba. Disse, accennando al cumulo di pacchetti colorati di gelatine e caramelle.

 

“Allora io mi compro questo. Posso, no?” Jack mostrò a suo padre una scatola colorata.

 

Ron la guardò un po’ confuso. “Che roba è?” chiese, mentre Katie allungava le due manine verso la scatola fremendo per toccare tutti quei colori.

 

“E’ una roba fortissima, una specie di pozione che se la metti in fondo a un bicchiere fa uscire i ragni e i serpenti finti dai bicchieri.” Fece emozionato Jack, mettendo via la scatola visto che sua sorella stava facendo un gran baccano a ripetere ossessivamente “Dammi” e a sgambettare furiosamente.

 

Caroline storse le labbra. “Sembra un po’ disgustoso, no?”

 

Ma che te ne fai di una cosa così stupida, Jack?” fece scettico Ron. “Sei grande per queste cose.” Provò, scacciando mentalmente l’immagine di Fred e George sedicenni che facevano camminare la gente con addosso mantelli stacca-braccia.

 

“No, è forte!” replicò Jack. “Così se quest’anno posso mettere questo nell’acqua di Sally Sullivan invece del sale.

 

Liam rise. “Ah, ma che bravo! Così metti il sale nei bicchieri delle tue compagne.

 

Ma Sally Sullivan è proprio una scema! Si attacca come un polipo addosso, è l’unico modo che ho per levarmela di torno.

 

Ron ridacchiò. “Noi Weasley siamo maschi aitanti, che vuoi farci.

 

Liam rise a sua volta e gli diede una pacca sulle spalle. “Ti lascio ai tuoi compiti di uomo di casa, Ron…ci vediamo, ragazzi.”

 

I bambini salutarono Liam mentre Caroline dava un sonoro bacio sulla guancia della piccola Katie e si allontanava insieme col marito, salutando Ron con un caloroso cenno della mano.

 

“Il tuo è proprio un regalo stupido.” Commentò sprezzante Simon.

 

Ma perché non pensi agli affari tuoi, eh?!” riattè infuriato Jack.

 

“Dammi! Dammi!!” piagnucolò insistentemente Katie.

 

Ron prese in mano le redini della situazione. “Tu, sta’ buona.” Disse a Katie, infilandole il ciucciotto in bocca. “Tu, smetti di prendere in giro tuo fratello. Disse a Simon. “Tu, sta’ un po’ zitto qualche volta.” Disse a Jack.

 

Jack sembrò sul punto di replicare qualcosa, ma poi scelse di restare buono e zitto. Più che altro per allontanare il proprio carrello da quello in cui stava la sorella, pericolosamente vicina ad afferrare la scatola magica.

 

“Forza, abbiamo preso tutto. E’ ora di tornare a casa.” Ron si avviò verso la cassa più vicina, spingendo il suo carrello mentre i figli lo seguivano. Jack e Simon si scambiarono un paio di gestacci dietro le sue spalle ma Ron, da bravo fratello di altri cinque maschi, fece un sorrisetto e senza voltarsi disse “E mettete giù quelle dita.”

 

 

***************

 

 

Ron  scorse rapidamente con gli occhi le istruzioni che Hermione gli aveva lasciato per preparare il pranzo (“Non ti permettere di usare la magia per cucinare! Non l’hai mai fatto, rischieresti di avvelenare tutto il cibo!”). Non sembrava molto difficile preparare una frittata…ok, vero era che non aveva mai messo mano ai fornelli in vita sua, ma diamine…si trattava solo di rompere un uovo e friggerlo, no? Mentre metteva con attenzione l’olio nella padella gettò uno sguardo rapido alle sue spalle per sincerarsi che tutto fosse a posto; aveva lasciato la porta socchiusa per sentire le voci dei bambini fuori. Dopo una divertentissima ed eccitante partita di basket era arrivata l’ora di pranzo, e in giardino Simon stava dando da mangiare a Spock i suoi croccantini; dovevano aver detto qualcosa di molto divertente, perché Ron li sentì tutti e due ridere e anche la piccola Katie stava strillicchiando allegramente qualcosa, di cui però si sentiva distintamente solo un “Io! Io!” molto emozionato. Spock abbaiò.

 

Ron prese l’uovo e lo ruppe, facendo attenzione a non far cadere il guscio nella padella…

 

“AAAHHHH!!!”

 

“Ma che cacchio hai combinato?!?”

 

“Io??? Sei tu che gliel’hai dato!!”

 

A Ron cadde tutto l’uovo nella padella, guscio compreso, nel sentire Katie che piangeva e strillava, i due ragazzi che litigavano e il cane che abbaiava. Immediatamente corse fuori con la bacchetta pronta in mano, ma dopo un momento di confusione si fece un’idea di cosa stava succedendo. Jack teneva per i piedi Katie a testa in giù mentre Simon le stava dando dei piccoli colpetti dietro la schiena, ripetendole “Soffia col naso, Katie!”, e la bambina era rossissima in faccia.

 

“Si può sapere che diavolo sta succedendo qui?!?” tuonò Ron, correndo a prendersi in braccio la bambina che piangeva e singhiozzava ed era tutta rossa in faccia.

 

“Si è infilata un pezzo del biscotto di Spock nel naso!” fece allarmato Jack.

 

Ron non si soffermò a far notare a Jack che Katie non l’avrebbe mai fatto se non lo avesse visto fare, pensò a sua figlia e le tappò la mano con la bocca. “Soffia forte col naso, Katie! Soffia!” le disse, ma quando la piccola cominciò a tossire e farsi ancora più rossa le liberò la bocca e cercò di darle dei colpetti dietro la schiena.

 

“Papà, non è che si strozza e muore?” piagnucolò Simon.

 

Ron mantenne un minimo di razionalità (per quanto si potesse con una bambina di un anno e mezzo in crisi respiratoria fra le braccia): fece cenno ai figli di seguirlo in casa, corse in salotto e prese al volo una manciata di polvere volante, afferrò Simon per i fianchi e lo prese sottobraccio bruscamente, si fiondò nel camino e disse a voce ben alta “Casa Potter!” scomparendo un attimo dopo aver visto che anche Jack stava prendendo la sua manciata di polvere per seguirli.

 

Ginny Weasley Potter, tutta presa ad apparecchiare la tavola, improvvisamente sentì un rumore proveniente dal salotto di casa sua e fece per andare a vedere…e un attimo dopo a momenti sbatteva contro suo fratello, tutto sporco di cenere e piuttosto in difficoltà, a quanto poteva vedere: era alquanto stravolto, teneva in braccio una Katie rossa e in lacrime, e dall’altra parte Simon si stava aggrappando alla camicia di suo padre visto che la posizione in cui era sospeso non era molto stabile.

 

“Ron? Ma che…”

 

“Gin, Katie ha un biscotto nel naso e non viene fuori!” le disse tutto d’un fiato Ron, porgendole la bambina che aveva ripreso a tossire.

 

Ginny capì immediatamente e prese in braccio la nipotina, sedendola sul divano; le puntò la bacchetta contro il nasino e mormorò un incantesimo, e un istante dopo Katie starnutì facendo schizzare via dal naso un frammento di quello che una volta era stato uno dei croccantini di manzo di Spock. “Ecco qui, tesoro, è tutto passato.” Ginny prese in braccio la piccola, accarezzandole la schiena per calmarle gli ultimi singulti.

 

Ron e Simon, che nel frattempo erano stati raggiunti anche da Jack, tirarono un sospiro di sollievo. “Santo Iddio…” mormorò Ron, passandosi una mano fra i capelli.

 

“Ooh, eccola qui la mia adorata cucciolotta!” Ginny diede un bacio sulla guanciotta della piccola e se la mise seduta sulle gambe, scansandole i capelli dal visetto ancora un po’ rosso per il pianto. “Ora va tutto bene…ma come è successo?” chiese ai tre maschi.

 

Simon fece una faccia sinceramente dispiaciuta. “Papà, mi dispiace…non siamo stati attenti… scusa…”

 

Jack annuì, anche lui mortificato. “Veramente, è tutta colpa nostra…non volevamo che Katie…insomma, non pensavamo che…”

 

Fino a un attimo prima Ron avrebbe voluto prendere i suoi figli e metterli in punizione per una settimana intera, ma poi li guardò un momento: erano davvero mortificati, e si erano presi un gran bello spavento. Volevano entrambi un gran bene alla sorella, sicuramente si era trattato di una distrazione. “Va tutto bene, ragazzi.” Gli disse piano. “Sono convinto che avete capito che bisogna stare attenti quando c’è Katie. Ci credo che vi dispiace, e non sono arrabbiato.

 

“No?” chiese speranzoso Simon, e il suo faccino intristito terribilmente simile a quello di Hermione fece sorrisere Ron, che gli accarezzò la testa.

 

“No, non vi preoccupate. Solo state più attenti la prossima volta, va bene?”

 

“Contaci.” Disse subito Jack.

 

Ginny sorrise e porse a Ron la bambina. “Harry e i ragazzi sono andati a prendere un po’ di cucina cinese da quel ristorante babbano vicino alla stazione, non è che volete restare a pranzo da noi?”

 

Ron scosse la testa, accarezzando i capelli di Katie che si stava tranquillamente succhiando il pollice. “No, grazie Gin, ma abbiamo il pranzo già pronto.

 

Ginny inarcò le sopracciglia. “Hai cucinato tu?” il fratello annuì. Lei scoppiò a ridere.

 

“Ehi!” fece offeso Ron, mentre anche i due bambini ridacchiavano. “Come ti permetti?”

 

Ron e i ragazzi salutarono Ginny (che sembrava ancora molto divertita, comunque) e tornarono a casa, rientrando nel salotto dove Spock si era accucciato in attesa del loro ritorno.

 

“Ho una fame da lupi.” Fece Jack, accarezzando il cane dietro le orecchie.

 

“Devi solo lavarti le mani, Jack, c’è una bella…” entrando in cucina tutti e tre si bloccarono: sulla padella c’era una gran quantità di roba strana…cenere, e una specie di guscio d’uovo mezzo rotto e mezzo attaccato alla padella, e il fornello era tutto sporco di bianco d’uovo.

 

Dopo un iniziale silenzio Ron si schiarì la gola. “Chi vuole un bel panino?”

 

 

***************

 

 

Simon sollevò la palla da bowling con una certa difficoltà; aveva imparato a giocare solo da poco, ma era una cosa che ogni tanto si concedevano il sabato sera tutti insieme, andare al bowling in un locale babbano di Londra dove suo padre e sua madre erano anche conosciuti come ottimi giocatori. Era molto divertente starli a guardare, ma recentemente anche lui aveva avuto il permesso di imparare a provarci da solo, così quel pomeriggio maschile con votazione unanime era stato destinato a un po’ di allenamento. Jack era molto bravo, faceva sempre punteggi molto alti.

 

“Ok, Simon.” Gli disse il padre restando fermo dietro di lui, pronto a dargli una mano se minacciava di darsi la palla sui piedi per errore. “Tira forte e dritto, non piegare il polso.

 

Simon fece due passi e tirò…ma la palla rotolò fuori, lungo la linea di demarcazione con l’altra pista vicino. “Ma che schifo…” brontolò il bambino.

 

Jack, che stava tenendo in braccio Katie (avevano stabilito turni a rotazione per occuparsi della bambina: chi non tirava la teneva in collo), ridacchiò. “Mollaccione.”

 

“A chi hai detto mollaccione?” ruggì Simon, ma Ron lo trattenne.

 

“La smettete subito o dobbiamo tornare a casa?”

 

Jack passò Katie in braccio al fratello e prese la palla, portandosi sulla pista. Una piccola rincorsa, un tiro…e e sei birilli giù. “Quando uno ha classe, ha classe.” Fece, tutto orgoglioso. Simon brontolò qualcosa fra i denti, tenendo ben stretta Katie che stava scalciando allegramente per raggiungere la palla che aveva appena preso in mano suo padre: era rossa, e la piccola amava il rosso.

 

“Non te la prendere, Simon, è solo questione di esercizio.” Disse tranquillamente Ron. “Jack è più grande di te, gioca da più tempo, e si allena tutto l’anno con una pluffa. E così dicendo tirò la sua palla, facendo un sonoro strike che gli valse un applauso da un paio di signore sedute a un tavolino alle loro spalle.

 

Simon lasciò Katie a suo padre e prese rabbiosamente la palla: stavolta ci sarebbe riuscito! S’inclinò in avanti… “Sta’ più dritto.” Gli suggerì Ron. Simon si mise più eretto e tirò…un birillo.

 

Jack scrollò le spalle. “Va già meglio, almeno ne hai messo giù uno.

 

Simon si voltò di scatto. “Che fai, sfotti?”

 

“No, per niente!” Jack scosse furiosamente la testa. “Stavolta giuro che non ti volevo prendere in giro!”

 

Ron rimise Katie in braccio a Jack e si avvicinò al figlio minore con un’altra palla in mano. “Calmati, Simon…non ti devi innervosire, altrimenti non ci riuscirai mai. Vieni qua.”

 

Simon prese la palla, ma Ron subito gli modificò la posizione delle dita nei tre buchi in superficie. Lo aiutò a far oscillare la palla avanti e indietro per un po’, mantenendogli il polso dritto. Jack a un certo punto mise un momento Katie seduta sulla piccola porzione di muretto lungo cui scivolavano le palle già lanciate e andò a sistemargli meglio la posizione dei piedi, completamente sbagliata.

 

“Vedi, il movimento è questo…” continuò a dirgli Ron. “Ora prova a far dondolare la palla da sola…e quando ti senti pronto tirala con tutta la forza che hai.

 

Jack, tutto preso a incitare il fratello, si dimenticò di riprendere in braccio la sorella; Katie, intanto, stava accogliendo con strillini di gioia l’arrivo della palla rossa. Naturalmente era troppo pesante per lei da sollevare, così la piccola pensò bene di buttarsi sopra col suo corpicino…e la palla scivolò giù dal muretto, rimbalzando più volte.

 

Simon fece il suo tiro…e caddero quattro birilli. “E vai!!” strillò felice.

 

Mica male!” disse allegramente Jack.

 

Hai visto, te l’avevo detto che…”

 

BAM. CRACK.

 

Simon si mise le mani davanti alla bocca per non urlare dal dolore: una palla rossa gli era appena caduta con tutta la violenza su un piede…e faceva un male atroce.

 

Ron lo prese subito in braccio, facendolo sedere sul tavolino dove tenevano le loro cose. “Porca miseria maledetta…ti fa molto male?” subito gli sfilò la scarpa e il calzino, scoprendo il piede che già stava cominciando a farsi viola per il livido, e Simon scoppiò a piangere.

 

Jack si voltò e vide la sorella che batteva le manine allegramente e diceva “Io, palla!”

 

“Katie!!” le urlò. “Guarda cos’hai combinato!” la bambina però non sembrò fregarsene più di tanto, nemmeno quando il fratello la prese in braccio bruscamente.

 

Simon continuava a piangere mentre suo padre gli tastava il piede per capire cosa si era fatto, e gli scappò un urletto quando gli toccò il pollice. “Potrebbe essere rotto.” Fece teso Ron.

 

“Dai, rimettiglielo a posto, papà!” replicò Jack.

 

“Andiamo prima in un posto non babbano.” Ron prese in braccio Simon e con la mano libera afferrò la borsa con le cose di Katie. Ma proprio quando avevano fatto i primi gradini della scala per l’uscita comparve davanti a loro una delle due donne che prima gli aveva battuto le mani così calorosamente.

 

“Posso aiutarvi?” disse con un gran sorriso. “Sono un medico.”

 

“Ah, ehm…” Ron cercò di aggirarla ma quella fece un passo avanti e gli appoggiò una mano sul braccio che reggeva il figlio.

 

“Mi faccia dare un’occhiata a questo piedino, sono certa di poter dare una mano…”

 

“Lei è molto gentile, ma dobbiamo proprio andare…” provò Ron.

 

Simon strillò quando la donna gli tastò il piede. “Si, all’ospedale. Questo piede è rotto.” Un altro super largo sorriso. “Posso accompagnarvi io, nel mio reparto il primario è un carissimo amico, sono certa che si potrà occupare di suo figlio al meglio, signor…?”

 

Jack fu più rapido di suo padre. “Grazie infinite, ma nostra mamma è un medico anche lei, e ci sta aspettando qua fuori!”

 

Ron annuì vigorosamente. “Si, infatti.”

 

La signora perse ogni entusiasmo. “Oh. Va bene, allora…sarà per la prossima volta.

 

Ron le fece un cenno di saluto e riprese la camminata rapidamente, voltandosi un attimo a guardare Jack. “Ma da chi hai imparato a dire le bugie così bene?”

 

Jack fece un sorrisetto. “Da zio Harry. Lui non arrossisce mai quando le dice, tu si.

 

 

***************

 

 

Hermione rientrò in casa dal camino facendo bene attenzione a non fare troppo rumore. Era mezzanotte passata, i bambini erano sicuramente già a letto. Dopo una noiosissima giornata passata a parlare al fianco di Montgomery aveva una gran voglia di abbracciarli e stare assieme a loro, ma era troppo tardi, sarebbe stato meglio aspettare la mattina dopo. Si tolse le scarpe per fare meno rumore possibile…ma intravide qualcosa in cucina che le fece arruffare i capelli sulla nuca. C’erano tanti di quei piatti sporchi nel lavello che potevano sembrare una montagna, la tavola era ancora apparecchiata e piena di briciole e resti della cena, la ciotola di Spock stava lì a terra tutta sporca e sul pavimento c’erano varie chiazze di sporco e unto.

 

Ecco, lo sapevo. Hermione marciò verso le scale con l’umore molto più nero di prima, soffermandosi solo ad accarezzare sommariamente Spock che l’era venuto incontro. Si diresse nella stanza di Katie, giusto per assicurarsi che almeno della bambina si erano presi cura appropriatamente…ma lei non era nel suo lettino. Viceversa c’era un odore orribile…si chinò sotto il letto per guardare…un pannolino sporco di cacca. Pure!

 

Disgustata e infuriata, Hermione si avviò verso la sua camera da letto per dare a Ron la lavata di testa più grande della sua vita, e i suoi propositi si rafforzarono quando vide la lucetta del comodino ancora accesa…ma quando fu sulla soglia della porta si fermò.

 

Ron si era addormentato ancora mezzo seduto di spalle contro la spalliera del lettone, tenendo un braccio attorno al corpicino della piccola Katie, che dormiva della grossa col ciucciotto in bocca sulla pancia del padre. Simon aveva un libro aperto in mano e dormiva con la bocca aperta e la testa appoggiata alla coscia del padre, mentre Jack si era accoccolato vicino al fratello, e dalla sua posizione si capiva che si era messo così per guardare nel libro. I bambini erano tutti e tre in pigiama e sembravano molto rilassati e sereni…Ron un po’ meno, ma non aveva l’aria scocciata o arrabbiata, solo stanca. Eppure in qualche modo sembrava sereno e soddisfatto anche lui.

 

Hermione si avvicinò per dare un’occhiata al libro che Simon teneva spalancato sulle gambe…era l’album delle fotografie – annuario di quando loro andavano a Hogwarts. C’erano le loro foto di quando erano ragazzi, e Hermione non potè fare a meno di sorridere alla vista di una foto che ritraeva lei, Ron e Harry appena sedicenni, esaltati dal fatto che avevano vinto la coppa di Quidditch (che Harry e Ron, entrambi con la casacca della squadra di Grifondoro, stavano tenendo in mano) e spensierati come non mai. Molto delicatamente Hermione sfilò il libro dalle mani del figlio e lo ripose sul comodino, quindi spense la lucetta e si accoccolò ai piedi del letto, dove poteva restare a guardarli tutti e quattro ancora un po’ prima di addormentarsi. Erano uno più bello dell’altro…ed erano tutti suoi.

 

Hermione si addormentò con un gran sorriso sulle labbra quella notte.

 

 

 

** THE END **

 

 

 

P.s.: c’è uno spoiler di BAWM Capitolo Zero in questa storia, quando si parla del bowling…ma non vi dirò assolutamente niente, perciò non fate domande perché non avrete risposte! ^^

 

però recensite!

  
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