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Autore: The Cactus Incident    24/07/2012    3 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sch chapter 11


febbraio, 1999
Margaret P.O.V.
Dopo scuola, io e Sty decidemmo di andare a fare un giro in centro, giusto per perdere un po’ di tempo.
Finalmente le giornate ricominciavano ad allungarsi e il sole tornava.
Ero felice si essere nata il California, col suo inverno cortissimo e mite e le sue estati quasi perenni. Non ero fatta per le temperature troppo basse e poi la mia allergia al polline mi avrebbe reso la vita un inferno in qualsiasi altro posto.
Ci appollaiammo su una panchina e mentre JD cercava il suo accendino, io cominciai a guardarmi attorno. Mi è sempre piaciuto guardare i passanti, per farti due risate o anche solo per osservare il loro modo di vestire, di camminare, il loro portamento…. O magari rifarsi gli occhi con un bel figo, cose così.
A proposito di questo il mio interesse, il mio sguardo fu attratto da un maschio bianco sulla ventina.
Un ragazzo davvero bello. La testa piena di rasta che arrivavano fino alla schiena, di un bel castano scuro che sulle punte diventavano più chiari, alcuni anche biondi e decorati con alcune perline di legno.
Alto e con i muscoli delicatamente definiti, la pelle olivastra, leggermente abbronzata.
Le braccia erano colorate da alcuni tatuaggi old school tutti in nero e grigio.
Le orecchie erano piene di piercing, la mascella squadrata, valorizzata dagli zigomi sporgenti se facevano risaltare maggiormente un paio di stupefacenti occhi color giada che sembravano quasi puntare nella mia direzione. Le labbra delicatamente piene piegate in un sorriso divertito e sorpreso, come se stesse davvero guardando qualcosa e il naso perfettamente diritto, decorato da un piercing di lato, a completare quei lineamenti perfetti.
“Ammazza che figo!” commentai spontaneamente.
“Fatti sentire da Zack, mi raccomando” sbuffò Sty mentre ancora cercava l’accendino disperso nello zaino.
“Zack è Zack, ma quello è un figo!” alzò stancamente la testa e si guardò attorno. Quando capì in che direzione puntavo mi voltai verso di lei per osservare la sua reazione e la trovai con gli occhi sgranati.
“Mio Dio”
“Che?” si alzò e si mise lo zaino in spalla.
“Nononononononononononono!”
“Sty che cazzo fai?” chiesi stranita.
“Andiamocene! Subito prima che sia troppo tar….”
“Bionda!”
“Oh Cristo…”
Il figo di cui parlavo prima, guardava JD mostrando un sorriso stupefacente e aspettando una sua reazione.
Stacey si voltò verso di lui e sorrise.
“Simon!” il ragazzo sorrise ancora di più e la abbracciò, affondando il naso nella sua spalla e chiudendo gli occhi, mentre JD rispondeva dandogli delle tristi pacche sulla schiena.
In tutto questo io avevo recuperato il mio accendino e mi fumavo una sigaretta, osservando quei due che si abbracciavano. Dopo un po’ Sty quasi se lo staccò di dosso e lo guardò.
“Allora S, che ci fai qui?” disse sorridendo, ma mi sembrava un tantino di plastica.
“Che domande, sono passato a salutarti! Studio a Los Angeles, appena ho saputo che ti eri trasferita ad Huntington mi sono precipitato!”
“Ma che bravo… Sim, lei è una mia amica, Meg. Meg, Simon”
“Salve” dissi io sorridendo e facendo un cenno della testa, senza alzarmi dalla panchina.
“Piacere mio” disse sorridendomi e facendomi l’occhiolino.
Sty si sedette sulla panchina e Simon di fianco a lei, mentre io stavo appollaiata sul muretto di marmo che toccava lo schienale della panchina, al lato libero di Stacey.
“Allora, da quanto stai qui?” chiese lui curioso. JD mi guardò facendo un cenno e io le tirai l’accendino.
“Da ottobre” Accese e me lo ripassò.
“E non mi hai detto niente?” fece lui quasi offeso, ma per finta (spero). JD fece un mezzo sorriso e si passò una mano fra i capelli, nervosamente.
“Sim, non mi sembra il caso di dirti tutto quello che faccio…”
“Tutto no, ma almeno gli avvenimenti importanti…”
“Simon, la nostra storia è finita” quasi mi affogai col fumo e i due mi guardarono.
“S-scusate, saliva di traverso” Quei due erano stati insieme? Wow. Speravo solo che Stacey avesse almeno quattro validi motivi per averlo lasciato.
Mi sentivo appena appena di troppo. Avrei dovuto comprare un reggi moccolo… alla prima bancarella, magari.
Quei due continuarono a parlare, mentre io fumavo guardandomi intorno, muovendo piedi e testa a tempo di una qualche canzone che si sentiva solo nella mia testa e osservando il mare cristallino poco distante da noi.
Cristo che palle.
Simon era palesemente ancora invaghito di Stacey e lei sembrava essersi altamente rotta il cazzo di lui. Peccato, era talmente bono….
Scattai in piedi sulla panchina e guardai i due che mi guardavano dal basso.
“Cari i miei made in Florida con espatrio, io vado. Ci si vede, eh”
“Meg ma…” cominciò JD, ma io dissi la prima cosa che mi passava per la mente, per squagliarmela.
“Zack mi attende! Au revoir!” e li mollai là, lanciando un bacio a JD che mi guardava con il suo classico ‘questa me la paghi’ e mi diressi a fare un giro per il centro.
Entrai in uno dei numerosi negozi di cd che conoscevo come le mie tasche, difatti il commesso mi salutò e io gli risposi schioccando la lingua e con un occhiolino prima di dirigermi verso i nuovi arrivi della sezione per i “duri”.
“Si, quello non è niente male… ottima scelta, donzella” disse qualcuno (ma qualcuno a caso, eh) alle mie spalle e mi posò le labbra sulla tempia, stringendomi le braccia in vita. Sorrisi e voltai il viso verso di lui, incrociando i suoi occhi meravigliosi.
“Hola Misfits, come mai da queste parti?”
“Pensavo di fare un regalo ad una figa assurda con cui mi vedo”
“Uh.. la conosco?”
“Mmmh… forse, non saprei” disse vago.
“Beh, è una ragazza un tantino strana se un regalo glielo compri qui, ti pare?”
“Non è strana, è speciale” sospirò prima di far scontrare le labbra con le mie.
Era questa la cosa che più adoravo di quel chitarrista completamente fuori di testa: mi faceva sentire speciale ed unica, ed era meraviglioso per una come me che aveva sempre avuto a che fare con persone che davano tutto e tutti per scontato.
“Oh, ma che carino…”
“Ecco, adesso vedi di perderti nella sezione pop che devo comprare una cosa” alzai gli occhi al cielo e scrollai le spalle, prima di dirigermi nella sezione pop e commerciale, un po’ distaccata dal resto.
Dopo un po’ fu lui che venne a ripescarmi.
“Finito” annunciò tornandomi davanti.
“Bene bene. Stasera ci sei?” chiesi esaltata.
“Stasera?” chiese stranito. Perfetto, se n’era dimenticato.
“Il compleanno di Jimmy” statuii secca e Zack fece una faccia allucinata.
“Cazzo è stasera? Merda….. non posso” disse piccato.
“Come mai?” chiesi triste.
“Torna quella palla al piede di mia sorella col suo ragazzo e mamma pretende che io stia a casa. Cazzo volevo venire….”
“Beh dai, Jim se ne farà una ragione. Potrai riciclare l’album dei Faith No More che hai comprato adesso regalandolo a lui, vedi che ti perdonerà”
Mi sorrise divertito.
“Non è dei FNM”
“Oh si che lo è” Scosse la testa divertito, per poi tornare a guardarmi.
“No, adesso mi spieghi come cazzo hai fatto a sapere che avevo comprato un album dei Faith No More” disse agitando la busta di carta rossa, sigillata con dei punti di spillatrice, davanti al mio naso e scrollai le spalle.
“Sono una mente superiore. Avevi ancora qualche dubbio?”
“Adesso non più”
Uscimmo dal negozio e c’incamminammo tranquillamente per le vie del centro, parlando del più e del meno. “Domani sera ci sei?” chiese dopo un po’.
“Uhm… se mi riprendo dal compleanno di Jim credo si, ti farò sapere”
“Non dire così che mi viene voglia di sabotare il benvenuto in famiglia del ragazzo di mia sorella.”
“Oh non vorrei mai” dissi ridendo.
Dopo qualche ora dovette andare e io tornai a casa.
Stavo suonando l’assolo di My Michelle dei Guns, da sola a casa, quando cominciò a suonare il telefono di casa. Inizialmente lo lasciai squillare a vuoto, ma visto che continuavano imperterriti a chiamare, dovetti rispondere per forza. Speravo non fosse qualcuno che aveva voglia di parlare.
“Pronto?”

Stacey P.O.V.
“Sei una merda!” urlai nella cornetta appena rispose.
“Ehm… Mi dispiace, ha sbagliato numero” Mi aveva lasciato squillare a vuoto per almeno cinque minuti, col cazzo ci cascavo!
“Meg non attacca, sei una stronza”
“Perché?” chiese distrattamente.
“Come perché?! Mi hai mollato lì con Simon!”
“E allora?” chiese quasi scocciata.
“E allora dopo è arrivato Jim e per tutta risposta ha invitato anche lui al compleanno!”
“Ehm…. ok?” disse tranquilla e distratta.
“No, non è ok, perché Simon mi sbava dietro e mi si appiccica addosso come una sanguisuga”
“Beh….. è la volta buona che Matt si sveglia”
Momento.
Ehi, forse la nana aveva ragione.
“Ah si?” chiesi improvvisamente più calma.
“Si, così forse capisce che non esiste solo lui e che c’è una schiera di bell’imbusti pronti a saltarti addosso” “Delicata” dissi sarcastica e la sentii chiaramente che rideva nel telefono.
“Come sempre” Sentivo dei suoni in sottofondo.
“Ma che combini?”
“Niente, suono un po’. Oh! Ti devo lasciare! Ci vediamo stasera! Ciao ciao ciao!”
“Non ho ancora finito di insul…!” TU-TU-TU-TU “Fanculo” e riattaccai.
Però, tutto sommato, forse Meg aveva ragione.
Male che andava, avrei avuto bevute assicurate offerte dal caro Simon per almeno i prossimi due mesi, fin quando sarebbe diventato troppo appiccicoso e lo avrei mollato, di nuovo.

I capelli mi ricadevano lunghi e lisci (si, lisci!) quasi fino a metà schiena, il trucco era impeccabile ed ero vestita come al solito, niente di impegnativo (sarei finita ubriaca come una zucchina a rotolarmi o dormire sull’erba, non c’era motivo di tirarsi a lucido).
“Quando vai?” chiese mia madre mentre preparava la cena per lei e papà. Io avevo già mangiucchiato qualcosa, giusto per non bere a stomaco vuoto.
“Passano a prendermi”
“Chi?” chiese curiosa.
“Simon” dissi, convinta che avrebbe capito.
“Simon chi?”
“Quello di Orlando? Te lo ricordi?”
“Oh quel Simon! E’ vero, studiava a Los Angeles. E sta qui?”
“Si, un paio di giorni” risposi distrattamente.
“Che avete regalato a Jim?” Soliti bruschi cambi di argomento/terzo grado.
“Dei pezzi della batteria, abbiamo fatto un regalo tutti insieme”
“Belli?”
“Stupendi” Li avevamo scelti io, Matt e Justin, gli unici a capire qualcosa di batteria.
“DLIN DLON” “Oh è arrivato” Afferrai la borsa e mi fiondai fuori dalla porta con un “Ciao mà” Senza far nemmeno entrare Simon in casa.
“Salve” Disse sorridendo e io risposi nello stesso modo.
“Allora? Tu sai dov’è la festa?” mi chiese una volta entrati in macchina.
“Si tranquillo… E’ un posto non molto lontano dal Central Park”
“Oh, capito” Puntai il pacchetto di Lucky Strike rosse, poggiato nel portaoggetti.
“Posso?”
“Certo” Ne presi una e lui mi offrì l’accendino. Mi stavo godendo a pieno la prima boccata, quando mi tirò il pacchetto sulle gambe dopo averne prelevata una per sé.
Lo guardai, interrogativa.
“Tienile pure” disse “Oh…. grazie” e mise in moto, seguendo la direzione che gl’indicai io.
In una decina di minuti arrivammo al posto, pieno di gente, con la musica a palla ce rimbombava pure a un chilometro di distanza.
“Cristo sembra un rave party!” Disse divertito Sim, al mio fianco. Risi divertita.
“Su dai, scendiamo” spense la macchina e ci avviammo alla festa. Dopo essere andati a fare ancora gli auguri a Jim ci infiltrammo nel tumulto di gente. Da lontano vidi Meg che mi faceva dei cenni con la testa. Seguii il suo sguardo e mi resi conto che puntava a Matt che mi fissava con una faccia indecifrabile.
Passai un braccio attorno alla vita di Simon e lui per tutta risposta mi sorrise e ne mise uno attorno alle mie spalle, bevendo da un bicchiere di carta rossa contenente un qualche intruglio alcolico semi-micidiale che avevo provato già ad un’altra festa. Era un “cocktail” ideato da Jim.
Lui lo chiamava “Lavandino sporco” per dei motivi a me non noti, ma non era male. Saliva alla testa prima che scendesse del tutto nello stomaco.

Meg P.O.V.
“Chi è quello?” Mi chiese Matt più incazzato che curioso, puntando il mento in una direzione che io seguii con lo sguardo. Guardava Simon e Sty che ridevano e parlavano allegramente, seduti su un muretto, mentre bevevano birra.
Uh uh uh, Matt è geloso. Che stesse finalmente aprendo gli occhi?
“Si chiama Simon, è un grande amico di JD”
“Uhm….” Il ragazzone bofonchiò qualcosa d’insensato e se ne tornò da dov’era venuto. Poco dopo fui raggiunta da Jimmy, tutto saltellante con un paio di calzoncini fluo che avrebbero ucciso anche un daltonico.
“Allooora ragazza! Come procede?” disse buttandomi un braccio sulle spalle e guardandosi attorno.
“Tutto regolare, tranne che Matt fa il geloso”
“Almeno forse così muove il culo, ti pare?”
“Mi pare si”
“Dai, che Val non è stupida e lui ci sta male” disse dopo un po’, osservando la ragazza nominata che parlava tranquillamente con altri ragazzi.
“Non è che Stacey stia tanto meglio….” buttai di nuovo un occhio al muretto dov’era seduta con Simon. Al momento sembrava tranquilla e sorridente. Speravo che Matt si desse una mossa, prima che Simon si facesse avanti…. di nuovo.
“Bah, speriamo bene. Brian?” mi chiese Jim scrollai le spalle e presi un sorso dalla birra.
“Non saprei. L’ho visto oggi a scuola mentre limonava con Mich, ma credo sia un po’ scazzato”
“Ehi, limonava con Mich?”
“Si, perché, che c’è di nuovo?”
“Nah, niente” disse distrattamente e poi mi sembrò puntare qualcosa.
“Uh, che sventola! Ci si vede domani, eh” e dopo una pacca su una spalla, sparì.
Sorrisi al vuoto e poi mi guardai intorno alla ricerca di qualche faccia conosciuta.
“Meeeeeg!” Alle spalle mi arrivò Alice che mi mise le braccia al collo e mi saltò sulla schiena.
“Prima o poi mi ucciderai!” bofonchiai divertita mentre la facevo scendere.
“Oh, non lo farei mai!” disse scandalizzata.
“Allora bellezza, andiamo a prendere qualcosa da bere?”
“Si, non è una brutta idea” e ci avvicinammo al tavolo degli alcolici.
Eravamo ancora troppo sobrie per essere lì da un’ora e mezza, diamine!

Stacey P.O.V.
“Ahahaha! Dameon sei uno spasso” Simon aveva subito stretto amicizia con l’allegra brigata della capanna e io, leggermente andata, me ne stavo seduta vicino a lui con un sorriso allegro e la testa leggera, tutto merito dell’alcol. Il mio ex mi teneva un braccio in vita e le mie gambe stavano poggiate sulle sue, mentre in quattro (io, Sim, Dameon e Justin) ci passavamo una canna che aveva fatto Justin.
Me ne stavo lì, persa nel mio limbo di alcol e droghe leggere, quando sentii qualcosa di caldo scontrarsi delicatamente con le mie labbra.
Misi a fuoco il viso di Simon a tre millimetri dal mio mentre mi baciava, ma ero troppo andata per spostarmi da lì. Dopo un po’ che continuava a baciarmi, sentii qualcuno battermi sulla spalla. Voltai stancamente il viso e incrociai due occhi verdi che mi guardavano liquidi e tristi.
“Oh… ciaaaaao. Dov’è la tua ragazza? Che c’è? Cerchi un rimpiazzo, Matt?”
“Stacey che stai combinando?” fece quasi a mo di rimprovero, nemmeno fosse mio padre.
“Quello che combini tu… faccio soffrire gli altri, vero Simon?” il tipo vicino a me annuì, ancora più rincretinito di me e sorrise prima di baciarmi di nuovo.
Matt sbuffò pesantemente e lo scansò non proprio gentilmente.
“Dobbiamo parlare” statuì stizzito.
“Adesso che sono andata devi parlare, eh? Comodo così, domani non mi ricorderò più un cazzo.”
“Sty, davvero” sbuffai come una bambina e mi separai a fatica da Simon.
“Scusa bimbo bello, torno subito” Mettersi in piedi fu un’impresa, portata a termine solo grazie a Matt che mi tenne su con un braccio. Ci allontanammo un po’ dalla caciara, io che continuavo a ridere e cantare mentre lui che mi trascinava.
“Era lu-lu-lù era dì-dì-dì, era lù, era dì, era lu-ne-dì!” Continuavo a fare la deficiente, ma non era proprio colpa mia. Ehi, delle volte mi riducevo a parlare con lo sfondo del cellulare, questo è niente.
“Aia Matt, mi fai male!” feci strattonando il mio braccio che era finito in quella tenaglia di mano che si ritrovava. Mi reggevo il polso dolorante e lo guardavo accigliata.
Mi sedetti su una cassetta di birra capovolta e lui si passò una mano fra i capelli corti, camminandomi davanti.
“Io ti faccio male? Pure tu mi fai male!” alzai al testa.
“Punto uno, non urlare, sono ubriaca ma ci sento. Punto due, che cazzo dici?” sospirò e si piegò sulle ginocchia, avendo il viso più o meno alla mia altezza.
“Sty secondo te mi piace vederti limonare con uno qualsiasi?”
“A parte che Simon non è uno qualsiasi, e inoltre secondo te per me invece è divertente vederti attaccato a Val ventiquattro ore su ventiquattro, eh? Capisci come cazzo ci sto io, ogni santissimo giorno? Non sei tanto una brava persona come credi di essere” Il tono strascicato della mia voce impastata di alcol dava al tutto un ché di malinconico e patetico.
Poggiò le mani sulle mei ginocchia per tenersi in equilibrio e abbassò leggermente la testa. Quando la alzò aveva lo stesso sguardo triste di prima e io la stessa faccia da fattona, il viso molto vicino al mio.
Poggiai le mani sul suo viso, osservando tutti i particolari nella penombra. Col pollice sfiorai il labbro inferiore, sorridendo quando arrivai al cerchietto di metallo che lo decorava.
“Mi piacciono i piercing….” mormorai.
“Uhm?” emise stranito.
“I piercing, sono belli”
“Ok…. quanto hai bevuto, Sty?” chiese con un tono molto più dolce e comprensivo. Sorrisi ancora di più e portai lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi.
“Un po’”
“Un pò tanto, mi sa”
“Forse” poggiai la guancia contro la sua e lo strinsi in qualcosa di simile ad un abbraccio. “Oh Matt, sai che sei proooprio un bel ragazzo?” rise sommessamente, sedendosi vicino a me.
“Grazie, Sty” emise sul mio collo, leggermente imbarazzato.
“Non ringraziare me, ringrazia tua mamma” poggiai la testa sulla sua spalla e lui mi tirò quasi sulle sue gambe, carezzandomi la schiena. Aveva un buon odore.
“Mi piaci un sacco con i capelli lisci”
“Grazie, pure tu ci stai bene” Rise della mia frase completamente sconnessa e prese a giocare con una ciocca di capelli.
“Tu mi piaci un sacco e basta” fece dopo un po’, forse leggermente triste, ma non ci feci caso più di tanto, andata come ero. Sospirai sul suo collo e gli provocai una leggera pelle d’oca.
Sorrisi distrattamente e gli carezzai il fianco, giocando col lembo della maglietta.
“Simon mi sta di certo cercando…”
“Devi andare?”
“Credo di si, visto che devo dormire a casa sua”
“A-ah-ah si?” Ci rimase decisamente male, ringraziando il cielo.
Te lo meriti Sanders, triste ma vero. Ti concedo di farti tutte le seghe mentali che vuoi, tanto io a casa di Sim mi limito a dormire.
“Si, mamma sa che dormo da Meg, ma ssssh! Tu non dire niente eh” feci portandomi un dito sulle labbra e guardandolo come se fosse un segreto della massima importanza.
Lui annuì distrattamente, un po’ triste.
“Tranquilla non dirò niente”
“Bravo. Ti meriti un premio, sai?”
“Ah si?” e lo baciai.
Era la prima volta che ero io a baciare lui.
Baciarsi da fatti/ubriachi è fottutamente strano, come tutto, del resto. Però mi piacque, sarà che era Matt o che la canna di Justin aveva il flow di una bomba, ma fu un bel bacio, in cui mordicchiai anche quel dannatissimo piercing.
Mi separai da lui che ancora mi guardava leggermente sconcertato e dopo un pat pat sulla testa, mi sollevai dalle sue gambe e feci per tornare da Simon.
“Ciao ciao Matt, è ricordati che sei cattivo” feci a metà strada, voltandomi e facendogli “ciao ciao” con la manina.
Ci misi un pò a trovare Simon, ma alla fine mi trovò lui.
“Oh, finalmente….”
“Andiamo Simmy, ho sonno” Cazzo, ero proprio andata per chiamarlo così.
Lo abbracciai e poggiai la testa sul suo petto. Lui mi scompigliò leggermente i capelli e poi mi mise un braccio attorno alle spalle. L’odore di Matt era decisamente migliore.
“Si, andiamo. Tu ti ricordi dove abbiamo parcheggiato?” Lo guardai come a dire ‘predi per culo?’ e rendendomi conto che diceva seriamente, risposi.
“Decisamente no”
“Bene”
Passammo una buona mezz’ora vagando ala ricerca della macchina. Passammo dieci minuti provando ad aprire un’auto esattamente identica e poi capimmo che non era la sua e ricominciammo a cercare.
Dopo un po’, mi addormentai su una panchina e lui pure, ma verso le cinque mi svegliai.
A quel punto, un tantino più lucida, svegliai pure lui e andammo finalmente al parcheggio dove aveva lasciato l’auto e da lì all’albergo in cui dormiva Simon.
Collassammo nuovamente sul letto e rimanemmo lì per le seguenti sei ore.

Meg P.O.V.
La festa fu uno sballo. Buona parte della gente se n’era andata e non vedevo più Sty, ma poco importava.
Non sapevo che ora fosse, ma ero su un divano semidistrutto, insieme ad Sully a cantare Sweet Child O’ Mine con in mano una bottiglia di Jack vuota e in testa un cilindro che avevo rubato a un coglione vestito da Slash che ci aveva provato con me.
“Were do we go now! Ah- ah- ah- ah-ah- ohw yeeeeeee! Ooooh! Were do we go now!”
Stonavamo come delle dannate, ma ci divertivamo troppo per smettere.
Davanti a noi franarono Haner e Jim che si tenevano un braccio attorno alle spalle, provando a rimanere diritti, mentre ridevano quasi quanto noi due.
“Giiiiirl noi andiamo a prendere le brioches. Sieeete con noooi?”
“Sure baby!” urlai con voce grattata e Alice annuì facendo strani versi e tirandosi sopra.
Una volta in piedi c’infilammo tutti in macchina di Brian che si mise alla guida.
Continuando a cantare Sweet Child O’ Mine, Brian cominciò a guidare.
Eravamo in macchina da più o meno dieci minuti, quando guardai fuori dal finestrino. Era tutto sfuocato e appannato, ma riconobbi l’ingresso del Central Park.
“Ehi, ma siamo al parco?” chiesi stranita, sorprendendomi che la mia voce avesse ancora un senso…
“Siiii! Facciamoci un giiiiiiiiiiiro!” Urlò Alice e Brian seguì quello che aveva detto la ragazza.
Cominciò a girare a vuoto, ci mancò poco che non finissimo nel laghetto e dopo un bel po’ in cui continuavamo a ridere e urlare, stavamo uscendo fuori dal parco (in cui di solito non possono entrare le macchine, ovviamente), ma Gates puntò su una delle due ante del cancello.
Urlai con tutto il fiato che avevo in corpo uno: “Stronzo! Il cancello!” e lui in risposta mi rifilò un completamente assurdo e senza senso: “I’m Synyster Fuckin’ Gates and I’m Awesome! Uuuuuh uh!” urlato con tutto il fiato possibile.
Niente da fare, lo prese in pieno.
Vidi il collo di Brian fare una strana piega e la testa di Jim rimbalzare sul cruscotto. Io finii con un occhi nello spigolo del poggiatesta di Jim e Alice tirò una testata sotto al tettuccio, ma eravamo tutti vivi.
La macchina emise un ultimo rantolo e il motore morì. Dopo un minuto di silenzio, in cui ognuno si accertò delle proprie funzioni vitali, cominciammo a ridere tutti e quattro, come una massa di coglioni. Alice aprì lo sportello e vomitò, ma dopo poco Brian svenne e noi altri ci addormentammo.

“Aaaaaaaaaaaah!!!!”
Mi svegliai di soprassalto per via delle grida di qualcuno e mi trovai nella macchina di Brian sr., parcheggiata in modo alternativo contro un cancello.
“Che cazzo uuuuurli….” bofonchiò Jim. Sentivo la sua voce da davanti. Mi misi a sedere e mi guardai attorno provando a capire qualcosa di quella situazione.
Prima constatazione: dolore, tanto dolore. Che cazzo avevo combinato? Mi sentivo tutta indolenzita.
Sully mi dormiva di fianco, un grosso bernoccolo sulla fronte e il dito in bocca come i bambini.
Jim dormiva sul posto del passeggero, davanti a me e Brian stava seduto al posto dell’autista, le mani nei capelli.
“Ma che diamine…. Siamo al parco?” constatai spostandomi leggermente un cilindro che non sapevo di chi fosse da sopra la testa e osservando la papera che dormiva sul cofano accartocciato.
“La macchina di mio padre!”
“Uhm, bravo, ma non urlare…” disse Jim girano le spalle a Brian.
Io e Brian provavamo a capire se era il caso di fare qualcosa, quando qualcuno bussò sul vetro di Brian.
Il ragazzo aprì la portiera e sorrise all’agente di polizia che lo guardava nervoso.
“Agente! C’è qualche problema?” dopo un faceplam di cui mi pentii nello stesso momento in cui me lo diedi, venimmo trasportati tutti e quattro in centrale.
Credevo che avrebbero semplicemente chiamato i nostri genitori e ci avrebbero spediti a casa, ma come maggiori di quattordici anni, ci presero le impronte e ci fecero anche la foto segnaletica.
Uhm, bene.
Ci buttarono su una panca ad aspettare e uno alla volta i nostri genitori vennero a recuperarci.
Il primo ad andarsene fu Brian. Si alzò dalla panca  e si voltò verso di noi.
“Woooh! Sei un grande Synyster Gates!” Gli urlai dietro battendo le mani e prendendomi due schiaffi sul collo per aver alzato troppo il tono: uno da Alice e uno da Jim.
Poi toccò ad Alice. Dopo quell’ episodio non la vedemmo per un mesetto.
Io e Jim rimanemmo lì un’altra ora buona in cui ci mettemmo a fare il resoconto della serata.
Stavamo provando a capire di chi fosse il cilindro che avevo ancora in testa, quando arrivò mia madre arrabbiata come una vipera.
Dopo aver pagato la cauzione mi fece entrare in macchina e cominciò a urlarmi roba da mamma, ma io rincoglionita com’ero ne capivo meno di metà.
“Quando ti sarai ripresa continuerò e sappi che non uscirai fino alla fine del mese”
“Ma oggi è il otto…”
“Veramente è sette e venti giorni di reclusione non ti faranno che bene. Uscirai solo per andare a scuola e se dovesse crollare la casa”
“Ok…..”
Rimase un po’ in silenzio, poi riprese.
“Chi era che guidava?” chiese un po’ più tranquilla.
“Brian, credo. Quando mi sono svegliata c’era lui al posto di guida” avevo la bocca impastata dal saporaccio post sbornia e non riuscivo nemmeno a parlare decentemente.
“Che hai fatto all’occhio?”
“Nell’impatto sono sbattuta contro il poggiatesta, almeno così ricordo”
“Forse sarebbe meglio andare da un medico…”
“Forse…. Ah, potresti dire a Brian sr. che ho visto il collo di suo figlio fare una piega innaturale? Credo si sia fatto male”
“Riferirò”
Rimanemmo in silenzio, fin quando una nuova consapevolezza si fece largo in me.
“Ah mamma, scusa, puoi fermare un momento? Dovrei vomitare”





Ed ecco ci qua!!!! v.v
Le cose si fanno sempre più complicate v.v
Adesso salta fuori anche l’ex v.v
Ci voleva ammettiamolo, magari Sanders si da una smossa, che cazzo.
QUESTO sarebbe Simon *^* In verità si chiama Samuel Larsen o qualcosa del genere e ha recitato in qualche puntata di Glee, ma è troppo bono *ç*
Zack quasi non si vede, ma si rifarà, lo prometto v.v
Ehi, ma in questo capitolo c’è anche la nascita di Synyster Gates! :’)
Mi pare che le cose siano davvero andate così, ma non so se sui posti di dietro ci fosse seduto qualcuno o se fosse il compleanno di Jim v.v
Sta di fatto che erano ubriachi, che guidarono nel Central Park e che Gates si ficcò nel cancello v.v
Voglio dire solo che se vis tate dilatando, NON usate i dilatatori di plastica c.c altrimenti avrei una sorpresa come la mia di ieri sera DDDDD: terribile, troppo terribile.
Beh, dopo questo JD sarà contenta, visto che cominceranno i capitoli “nuovi” anche per lei
(la dolce baldVacca ha avuto un LIEVISSIMO spoiler di 6 capitoli)
Si ringraziano le due supersiti! :D _diable_ e Danyel v.v
Una volta eravate in più a recensire, che fine avete fatto?
Forza forza! Il posto non ci manca :D
si ringrazia chiunque legga questa storia e chi la preferizza/ricorda/segue
al prossimo chap v.v
The Cactus Incident

  
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