Capitolo Tredicesimo – Go Ravens!
Charlotte
Sentire la palla rimbalzare contro il pavimento, il fischio
sordo che provocavano le scarpe da ginnastica strusciando contro terra,
l’eccitazione di essere in zona canestro e l’assordante cacofonia di grida di
giubilo del pubblico, l’abbraccio collettivo della vittoria, la bandiera bianca
e blu dei Ravens che la squadra di Tree Hill baciava in preda ad un delirio di
eccitazione.
Sì, ecco cos’era una partita, un misto di eccitazione e
autocontrollo.
C’era il momento preponderante della strategia, lo schema
predefinito da estenuanti ore di allenamento, ma c’era anche lo spazio per
l’inventiva, per l’azione improvvisata, c’era il fattore ‘caso’, c’era la
squadra avversaria, il tentativo di soverchiare il rivale con una gomitata o un
qualsiasi altro contatto fisico, l’odore di sudore merito di sforzo e stanchezza…
Ma prima di ogni partita c’era lei, la sacra aspettativa.
Nathan viveva per quei momenti.
Toccare la palla, sfiorarne la superficie reticolata
ruvida, passarsela di mano in mano nervosamente, soprappensiero, seduto su una
panchina all’aperto o negli spogliatoi, sapendo perfettamente che il giorno
dopo avrebbe dovuto mettere in gioco tutto sé stesso per vincere. L’ansia di
mettersi alla prova, il desiderio pressante di fare vedere a tutti di cos’era
capace… la fede nella vittoria.
Il giorno dopo ci sarebbe stata una delle partite più
temute per i Ravens, valeva i quarti di finale, e Nathan assieme alla squadra e
i supporters erano arrivati proprio quel pomeriggio da Tree Hill a Charlotte in
un clima particolarmente agitato. Non solo per la partita di basket imminente
ma per la partita cheerleader contro cheerleader delle rispettive squadre
avversarie.
Per Nathan il basket era tutto nella sua vita, lo era
stato per suo padre, lo era stato anche per suo nonno… entrambi i suoi
predecessori avevano avuto qualche ostacolo nel proseguimento della loro
carriera di professionisti. Nathan voleva riscattarli ed essere un vero
professionista.
Soverchiare il cugino Lukas.
Nathan sapeva che loro avrebbero vinto. Perché aveva
sobbarcato all’intera squadra un duro e serio allenamento, se lo meritavano,
tutti loro. Compresi i loro fans.
La squadra, le cheerleader – che si stavano impegnando in
una battaglia separatamente, grazie alle coreografie di Mouth – i supporters
che li avevano seguiti e poi c’era persino il loro fotografo che avrebbe
immortalato il momento della loro ennesima vittoria… Harry.
Harry che aveva sorriso a tutti tranne che a lui in quegli
ultimi giorni, Harry che parlava e rideva e scherzava con Lukas, che si
lasciava passare un braccio attorno alle spalle e si lasciava abbracciare
amichevolmente da Lukas e Mouth, Harry che si lasciava prendere a braccetto da
Peyton e le altre cheerleader.
Nathan che invece era perseguitato dalle labbra morbide di
Harry nei suoi sogni proibiti, nei suoi incubi oscuri, durante le lezioni,
mentre lo osservava mordersi nervosamente il labbro inferiore. Quella labbra
che lo avevano fatto impazzire negli spogliatoi qualche giorno fa, quelle
labbra che erano al centro dei suoi pensieri ogni giorno.
Cosa lo spingeva verso Harry?
Era il gusto del proibito? Perché era un ragazzo come lui?
Perché era in fondo sangue del suo sangue?
Non è normale, continuava a ripetersi per scacciare Harry
dai suoi pensieri, Non è normale pensare al proprio fratellastro in quella
maniera.
Nathan era ben cosciente che era stato con un numero
imprecisato di ragazze prima di conoscere Harry, lui era un ragazzo popolare,
il più popolare, era il capitano dei Ravens, nientemeno.
Nathan fermò il movimento rotatorio che la palla compiva
sul suo dito.
Inutile, doveva parlargli.
Solo… dopo la partita, dopo la vittoria.
*
Non c’era la minima agitazione sul volto di Lukas. E
nemmeno sul volto di Nathan.
Erano così straordinariamente calmi che mi sembravano
quasi estranei all’intera situazione quando invece ne erano partecipi fino alla
loro ultima fibra di essere.
‘Sappiamo che vinceremo’ aveva detto Nathan nel suo
discorso nello spogliatoio, prima di uscire in campo ‘E vinceremo’
La sicurezza in quelle parole turbò profondamente Harry e
un attimo prima che la squadra uscisse dagli spogliatoi, Nathan aveva lanciato
un’intensa, lunga occhiata a Harry con quegli occhi color pece determinati poi
si era voltato e aveva raggiunto il resto della squadra.
Brillavano della stessa determinazione con la quale aveva
pronunciato la sua sentenza sull'esito della partita, era la rassicurazione
che, dopo la partita, avrebbero parlato seriamente.
'Maledizione...'
Durante tutta la partita Harry non aveva distolto lo
sguardo dal campo, preso dall'euforia di vedere i Ravens vincere, o meglio,
Nathan e Lukas vincere. Si ritrovò a battere le mani e scattare in piedi per
applaudire Nathan quando fece un canestro.
Come mossi da una strana forza, gli occhi di Nathan
cercarono subito qualcuno tra gli spalti e solo quando intravidero Harry
battere le mani tornò a ricevere le pacche sulla spalla degli amici.
Per tutta la partita fece così, ogni volta che la palla
andava in canestro e segnava qualche punto cercava Harry con lo sguardo,
sempre. Con in sottofondo le grida del pubblico, quelle oltraggiate della
squadra avversaria e quelle estasiate dei supporters, con Mouth che faceva lo
speaker e mentre le cheerleaders improvvisavano il loro balletto o mentre il
coach li chiamava per blandirli e incoraggiarli, Nathan cercava lo sguardo di
Harry.
E stranamente Harry, anche se cercava in tutte le maniere
di distogliere lo sguardo o di focalizzarlo su qualcun altro, sorrideva sempre
e batteva le mani quando i loro occhi si incrociavano.
Lukas gli fece un saluto dal campo ma Harry lo vide solo
con la coda dell'occhio e rispose al saluto troppo tardi, quando Lukas prendeva
la palla e con un'azione ben calcolata con Jake, andava in canestro. Non faceva
lo stesso effetto applaudire Lukas, sopratutto se c'era Nathan che lo guardava
in campo, che fissava gelosamente Lukas come se gli avesse tolto qualche
primato particolare.
L'apice dell'emozione giunse alle ultime battute, grazie
alle continue azioni di Nathan e Lukas i Ravens erano in vantaggio, ma chissà
per quale ragione i due cugini si trovarono a discutere e quasi a venire alle
mani, solo l'intervento provvidenziale del coach li distolse dal loro comune
obiettivo di darsela di santa ragione.
Chissà per quale motivo...
Harry sapeva, perchè glielo avevano continuamente ripetuto
tutti da Peyton a Jake, che i due cugini non si sopportavano e durante la
partita l'antagonismo di Nathan raggiungeva l'apice: sembrava quasi che fosse
una partita fra di loro e non contro la squadra avversaria. Sempre così.
Nathan era quello che cominciava, e nessuno faticava a
capire come mai - lui sempre così orgoglioso e arrogante - e Lukas raccoglieva
sempre la sfida di fondo. Spesso era questa loro piccola competizione personale
a far vincere di così tanto la squadra di basket di Tree Hill, quindi non c'era
molto da lamentarsi. Almeno fino a che negli spogliatoi i due non si prendevano
a botte.
Quando l'ultimo canestro di Nathan decretò la fine della
partita e la vincita dei Ravens, Harry scattò in piedi e fu abbracciato con
insolita felicità da Peyton. Mentre i festeggiamenti scoppiavano tra i
supporters e la squadra, Harry prese la macchina fotografica e scattò qualche
foto. Con l'occhio nell'obiettivo, lo puntò sul viso di Nathan, sorridente, e
pensò che era veramente carino.
Prima di poter distogliere l'obiettivo da lui, il
fratellastro alzò lo sguardo, con ancora quel sorriso stampato sul viso. Un
sorriso che non sapeva nè di dolcezza nè di tenerezza ma solo di orgoglio e
trionfo, di vittoria, così sprezzante da essere bello da morire.
Harry arrossì, sia per i pensieri poco casti che gli
vennero in mente, sia per l'agitazione e senza accorgersene scattò una foto.
Appena se ne rese conto cercò di mascherare la sua turbamento ma Mouth gli
saltò in collo e quando Harry sollevò di nuovo lo sguardo, la squadra si era ritirata
negli spogliatoi.
- Potter! - lo chiamò il coach - Fà qualche foto all'altra
squadra! -
Harry sospirò rassegnato e inforcò la macchina
fotografica.
Almeno avrebbe potuto evitare Nathan ancora per un po'... forse
la vittoria gli avrebbe fatto dimenticare di Harry... speriamo...
Come si accorse più tardi, Nathan non aveva per niente
dimenticato la tacita promessa a Harry di spiegazioni, anzi, quel pensiero era
rimasto fisso nella sua mente mentre aspettava che i suoi compagni lasciassero
lo spogliatoio e mentre attendeva che Harry passasse da quelle parti.
Finalmente lo vide, teneva lo sguardo fisso sulla macchina
fotografica, preso da chissà quali pensieri, per Nathan non fu difficile
afferrarlo per un braccio e trascinarlo nello spogliatoio vuoto.
- Cos... Nathan! -
Nathan si era fatto una doccia veloce e i suoi capelli
erano ancora umidi, aveva indossato in fretta una felpa dei Ravens e un paio di
jeans stracciati, inchiodò Harry contro la porta: - Dobbiamo parlare -
Harry deglutì, cercando di assumere un'aria indispettita:
- Dovevi proprio fare questa scena? - Dovette sollevare lo sguardo e questo lo
irritò, sopratutto quando Nathan gli tolse alcuni coriandoli dai capelli - E
lasciami! -
- Dobbiamo parlare di cos'è successo nello spogliatoio
qualche giorno fa - ripetè con voce dura Nathan.
- Perchè, che è successo? - domandò ingenuamente Harry,
cercando di rinviare il momento del confronto. Sperò con tutto il cuore che
qualcuno entrasse a disturbarli ma evidentemente qualcuno lassù aveva deciso di
guardarsi una partita di soccer con la paytv in quel momento.
'Calma, Harry, calma... dopotutto Nathan vuole sono un
'confronto'... e poi...'
- Non fare l'idiota, pivello! - sbottò spazientito Nathan,
sbattè i pugni contro la porta, chinandosi contro il suo volto - Sai a cosa mi
riferisco -
- Al fatto che abbiamo pomiciato nello spogliatoio? Sto
cercando di cancellarlo dalla mia mente... -
L'altro si ritrasse, ferito: - Fa schifo anche a me
pensare una cosa del genere, cosa credi! -
- Non si direbbe, visto come mi guardi! - scattò Harry
innervosito.
- E come ti guardo, sentiamo? -
- Come mi stai guardando adesso! Come se fossi... qualcosa
di cioccolato che non vedi l'ora di mangiare! - Harry arrossì mentre pronunciava
quelle parole. Ma perchè non entrava nessuno da quella porta? Doveva essere
proprio deserta quella scuola! E Lukas? Lukas dov'era accidenti?
- Per tua informazione, Potter, a me non piace il cioccolato! - Nathan fece una smorfia. Per essere un buon atleta bisogna seguire una dieta sana, ecco uno dei precetti di suo padre e Nathan era d'accordissimo.
- Mi lasci andare, ora? -
- Non abbiamo ancora sfiorato l'argomento! -
- Bè, chi se ne frega! - Harry lo spinse via, cercando la
maniglia con la mano. Quando la trovò e la strinse la mano calda di Nathan
strinse il suo pugno chiuso - Non te ne vai finchè non abbiamo parlato! -
- Ma che vuoi? Mi hai baciato, punto! E ora, se non ti
dispiace, avrei altre cose più interessanti altrove! -
- Con chi? Con Lukas? - sputò fuori Nathan con acredine -
E non mi pare di averti baciato. Ci siamo baciati! Metà della tua
lingua era nella mia bocca! -
Harry gesticolò con l'unica mano con cui poteva farlo: - Bè... ora che abbiamo appurato questo, possiamo anche scordarcene senza tanti problemi, no? E' per questo che volevi parlarmene, no? E ora lasciami andare! -
- Potter, dimmi, non hai provato niente mentre ci
baciavamo? - domandò Nathan con voce più calma. Si avvicinò al suo orecchio,
sussurrandogli - Non provi niente nemmeno adesso? -
Il respiro di Harry si spezzò e chiuse gli occhi per un
secondo.
No, non devo agitarmi! E' solo Nathan! E' solo Nathan e io
sono etero sino al midollo! NON STO PENSANDO ALLE LABBRA DI NATHAN! SONO ETERO
E NATHAN è MIO FRATELLO!
Istantaneamente il pensiero corse a Malfoy, al suo tono sbeffeggiatore così simile a quello di Nathan, alla sua ironia pungente e denigrante, ai suoi occhi freddi...
No, questo NON va per niente bene! SONO ETERO! SONO ETERO!
MI PIACCIONO LE RAGAZZE!
- No, e ora levati di torno! - sbottò furioso Harry.
Nathan si scostò, interdetto da quella rabbia, certo, non
si aspettava una reazione del genere... forse era davvero una cosa ridicola che
due fratelli provassero un'attrazione del genere...
- E se, solo per provare, ti baciassi? - domandò Nathan -
Non perchè voglia farlo, ma solo per curiosità? -
- Ehm... - Harry lo guardò negli occhi - Non credo che sia
una buona idea. Anzi, è una pessima idea, farò finta di non averla sentita -
annuì con fare convinto.
Harry, a cuccia, non pensare che le labbra di Nathan siano straordinarie! Non pensarlo! NON PENSARLO! Pensa a... Ginny! A quanto ti piace baciare Ginny!... Ginny e Malfoy! Maledetta stronza che se lo era baciato! Maledetta! Appena la vedo le spacco la faccia e le attorciglio la lingua così la smetterà di pomiciare con il primo che incontra!
- Io farò finta di non aver ascoltato la tua replica -
ribattè Nathan con una smorfia - Visto che sei rimasto in silenzio dopo la mia
domanda, prendo il tuo mutismo per un sì e ti bacio - fece per chinarsi ma
Harry interpose una mano fra le due bocche.
- Ma che fai? Sei impazzito? -
- Senti, a te ha fatto schifo, no? E allora che ti costa
farti baciare? Così ammettiamo sinceramente a noi stessi che baciare il proprio
fratello è la cosa più ripugnante al mondo, perchè, se mi concedi, quando
eravamo nello spogliatoio l'altra volta, non si era capito che non ci piaceva.
Sembrava tutto il contrario! -
- Ma noi sappiamo che ci ha fatto schifo! Quindi saltiamo
la prova del palloncino e continuiamo ognuno per la propria strada! -
- Lo pensi davvero? O hai solo paura, pivello? - insinuò
Nathan. Lo guardò con un sguardo di superiorità e tolse finalmente la sua mano
da quella di Harry - Sei un codardo, Potter, solo un codardo pivello -
Lo sguardo di Nathan, il suo tono, la sua postura... in
quel momento Harry odiò ogni centimetro di Nathan, dai capelli umidi alle sue
nike bianche che portava i piedi. Odiò anche i suoi stessi sentimenti e il
turbine di pensieri che lo stava investendo. Odiò la partita di soccer che
qualcuno là in alto stava guardando invece di occuparsi dei comuni mortali.
- Non ho paura! E te lo dimostro! -
Il coraggio e l'intraprendenza Gryffindor. Era la sua rivincita
contro i soprusi di Nathan e Whilher, era la sua rivalsa.
Gli si avventò contro, baciando le sue labbra maledette e
facendo perdere l'equilibrio per qualche secondo a Nathan. Doveva essere un
bacio dettato dalla rabbia e dall'orgoglio ma non appena Nathan lo ricambiò - e
anche lo stesso Nathan era fermamente deciso che il suo bacio doveva essere
dettato dalla rabbia e dall'orgoglio - tutto cambiò.
La bugia del 'bacio rabbioso' cadde e il loro
autocontrollo si frantumò.
Quello era un vero bacio.
Ed entrambi avevano la ferma intenzione di continuarlo
fino a quando il loro respiro non si fosse fuso assieme e l'ossigeno non si
fosse consumato.
Ora erano veramente fregati.
*
Hogwarts
Hermione stava aspettando con impazienza l'ora di
erbologia durante la quale Gryffindor e Slytherin avrebbero diviso, gomito a
gomito, le piante cannibali della Sprite e dove poteva parlare senza tanti
problemi. Infilò la lettera nella borsa a tracolla e corse per raggiungere Calì
- ormai praticamente abbandonata dall'amica Lavanda che stava sempre
appiccicata a Ron ultimamente -, affiancandola e ascoltando con aria vagamente
interessata gli ultimi pettegolezzi.
Quando entrarono in serra Hermione annuiva ancora alle
esclamazioni di Calì e fece in modo che finissero accanto agli Slytherin, a
Malfoy in particolare, che divideva la sua pianta con Blaise Zabini. Scoccò
loro un'occhiata di disprezzo, confabulando subito con gli altri Slytherin, che
scoppiarono a ridere di scherno.
Hermione chiuse per un secondo gli occhi, chiedendosi per
quale ragione ad Harry piacesse un bastardo del genere, ma sopportò stoicamente
le risate di Tiger e Goyle senza ribattere e fingendosi invece interessata
all'ultima conquista di Smith di Hufflepuff.
Mentre cominciava a potare la sua piantina Hermione
controllò con un'occhiata dove fosse Ron e lo vide dal lato opposto del lungo
tavolo, a sbaciucchiarsi Lavanda. Chiuse nuovamente gli occhi, cercando di non
scattare in piedi e lanciare un bell'incantesimo urticante a quell'idiota del
suo ex migliore amico, e si concentrò a tagliuzzare le radici della sua pianta.
Finalmente Calì pose la domanda catartica: - Herm, hai
qualche notizia di Harry? Si trova bene in America? -
Hermione lottò contro il suo impulso di esultare quando
sentì chiaramente Malfoy smettere di tagliuzzare le sue radici per ascoltare
meglio la risposta che avrebbe dato Hermione.
La ragazza sospirò platealmente: - Sì, Harry si trova
proprio bene. Dice di divertirsi molto... sai, ho proprio qui la sua ultima
lettera -
Calì quasi non poteva credere alla sua fortuna: da quando
Hermione era così disponibile a parlare di Harry? In genere doveva cavargli
quelle informazioni oppure arrendersi all'evidenza che la ragazza non avrebbe
mai tradito la privacy del suo migliore amico...
- Oh... e che cosa c'è scritto? - cinguettò curiosa.
Hermione controllò che la Sprite fosse lontana ed estrasse
la lettera dalla sua borsa, dispiegandola: - Leggiamola assieme, eh? Non ho
ancora avuto il tempo, sai... -
- Con piacere! -
Hermione contò fino a dieci e poi Calì esclamò, sorpresa:
- Hermione! Harry si... si è... -
- ... innamorato. Sono così felice per lui! - Hermione
concluse con un sospiro felice. In quell'esatto istante si sentì un crack
sordo, causato da Malfoy che aveva con violenza spezzato una radice
particolarmente vigorosa con un solo colpo netto di coltello.
- Signor Malfoy! - accorse subito la professoressa - Cosa
delle parole 'con delicatezza e pazienza' non ha capito? - ma il viso dello
Slytherin era una maschera di rabbia, guance rosse e occhi tempestosi che
fulminarono la Sprite con violenza. Il fatto che avesse ancora il coltello
sollevato non mitigava il suo aspetto da giustiziere della notte e Blaise trovò
molto intelligente scostarsi di qualche passo, preoccupato per lo scoppio di
rabbia dell'amico.
Hermione strappò di mano la lettera di Calì non appena la
docente aveva fatto cenno ad avvicinarsi ma con una maldestra mossa del tutto
calcolata, invece di infilare la lettera di Harry nel suo libro di erbologia,
la fece cadere a terra, proprio accanto al piede di Malfoy. Finse di non
essersene accorta e lanciò un'occhiata a Calì nel caso fosse stata lei ad
accorgersi di qualcosa ma la ragazza non si era trattenuta e si era messa a
confabulare con la prima Gryffindor che trovò, ovvero McPherson alla sua
sinistra.
Hermione sorrise trionfante. Non solo aveva appurato la
portata dei sentimenti - o della gelosia - di Malfoy nei confronti di Harry ma
aveva anche soddisfatto il suo animo romantico...
Ora bastava solo che Malfoy si accorgesse di quella
lettera e... no, Hermione non ebbe bisogno di far cadere qualcosa per far
notare al biondo la lettera a terra, Malfoy stesso si chinò e la trovò.
Non le disse niente, la fece scivolare nella sua divisa.
Hermione nascose il suo sorriso sotto la mano: era fatta.
Continua...
Mistress Lay
Notes: ahi ahi... so di essere crudele a terminare il
capitolo così! XD
Grazia a tutti coloro che leggono e soprattutto a chi
commenta:
Mimi88, Mistica (davvero adesso parteggi per la
Harry/Nathan? Accidenti, il biondino ha perso il sostengo in ben 2 fic... e sta
cominciando a perdere anche il sostegno della sottoscritta... >.< Su
mogliettina mia, li vedrai poi accanirsi... e lì ci sarà da ridere), panuela
(devo assolutamente scusarmi per non essere ancora riuscita a recensire la tua
fic! >.< Lo farò al più presto, promesso! Nathan non ha ereditato la
magia da Lily, diciamo che è un magonò, per ora. XD Harry non è ancora
maggiorenne e Silente potrebbe ancora
espellerlo dalla scuola in caso di uso della magia... ma forse ne avrà bisogno
più avanti! ^.-), Moony* (ma certo, altrimenti dov'è il divertimento?), haley,
millie, stè_Wormy, James_Prongs, aryVano90' (vedrai nel prossimo! XD A
Draco scoppieranno le coronarie! XD), Kira, ragazza interrotta, giulia,
Michelle Malfoy, empire
Commentate!
Miss