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Autore: _Veronica    25/07/2012    2 recensioni
Hayden non era come tutti gli altri.
Non voleva essere come tutti gli altri.
Necessitava solo di quel piccolo sfogo chiamato musica.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V
Potential.



Le dita intrecciate, le une nelle altre, i respiri leggermente alterati, quasi affannosi, i corpi inarcati l’uno contro l’altro per l’eccitazione o il semplice desiderio di aversi, gli occhi torbidi di Hayden incontrarono quelli spenti di Core, con dei semplici gesti della mano quella ragazza aveva il potere di risvegliare in lui quell’euforia che provava un dodicenne davanti ad una playstation nuova di zecca e quell’eccitazione irrefrenabile che un giovane sposino provava alla vista della sua bella sposa, in bianco, sul letto della Crociera che avrebbero fatto come viaggio di nozze, carica di desiderio nel corpo. Le stesse due sensazioni, stupende assieme Hayden le stava provando, ma anche Core sembrava un tempo esitante ma l’attimo dopo decisa. La luce della notte filtrava dalla finestra di camera del ragazzo, sotto la quale era posizionato il letto. Hayden seduto sul letto con la schiena muscolosa verso il vetro della finetra, Core sopra di lui, sinuosa ed ancora stupenda sebbene fosse troppo magra, illuminata dalla fioca luce che la Luna sembrava riservare solo per loro, tutto taceva, l’unica cosa che si sentiva erano i sospiri di entrambi, parole sconnesse ed ansimi, sì stavano facendo l’amore. Sembrava un concetto così grande per entrambi, come se fossero sempre stati destinati ad amarsi, come se quello fosse l’unico modo per esprimersi, senza fraintendimenti.. Senza paure.
Le mani di entrambi erano strette assieme, in una dolce morsa, la bocca di Hayden sul collo di Core, i capelli corvini di lei sulla spalla muscolosa di lui, si muovevano sinuosi nella notte, tacita, come la Luna che li osservava. Più Hayden spingeva in lei, più sentiva di volerla. Ancora ed ancora. Non aveva ancora mai fatto l’amore con Coraline, ma sapeva che sarebbe stato qualcosa di stupendo, perché l’amava. Sì amava solo lei. Amava come i suoi capelli un giorno fossero completamente lisci e l’altro scompigliati o ondulati, amava il fatto che lei odiasse i rumorini di prima mattina, le mille domande che lui le faceva e le posate che tintinnavano sul fondo della tazza piena di latte e cereali, amava farle perdere la pazienza perché il suo broncio era l’ottava meraviglia del mondo ed amava come lei non riuscisse ad essere arrabbiata con lui, perché… Lo amava. Adesso tutte quelle sensazioni si rivedevano in quel dolcissimo rapporto, in quel modo in cui il corpo di Core si spingesse al suo per eccitazione e piacere e come Hayden cercasse in tutti i modi di compiacerla come più le era possibile.
«Non andare via Core… Non andartene…» questo le ripeteva Hayden ma lei era così, arrivava nel cuore della notte, nel più totale silenzio e dormiva assieme a lui e la mattina presto scappava via, come un cucciolo di cerbiatto che si avvicina troppo al cacciatore ed ogni mattina lasciava Hayden col dubbio di aver sognato o meno quella bellissima creatura. Ma quella notte fu diversa, quella notte lei volle fare l’amore, lei volle restare e lei volle vedere lo sguardo attonito di Hayden alla sua richiesta. Lui l’amava perdutamente e sapeva che fare l’amore con lei avrebbe sancito il suo amore, ma al tempo stesso non sapeva amare. Lui era una combinazione di luce ed ombra che non potevano convivere assieme. Aveva paura a mostrarsi ed a mostrare il suo vero io, ma alla fine aveva ceduto, Core l’aveva stregato ed ora erano lì, sul letto di Hayden e fare l’amore. Lui arrivò, fu immediato, lei gridò, senza rendersene conto e sprofondò con la testa nell’incavo tra la spalla ed il collo di Hayden e rimase immobile, lui la strinse, senza lasciarla andare, per paura di perderla.

«Non me ne andrò questa volta. Sono venuta per restare. Ma sarà difficile, Hayden, amore mio, sarà troppo difficile…» questo furono le parole di Core nella notte, sussurrate all’orecchio di Hayden. Era abbracciata alla sua schiena e lui si ricordò immediatamente quando cercò di stringerla ma lei non fece altro che chiedergli, senza troppe parole, di non farlo. Adesso erano un tutt’uno, nuovamente, erano insieme e nessuno li avrebbe potuti separare, o forse si.
«Non m’importa quanto possa essere difficile rimanerti accanto, non m’importa neanche quanto dovrò faticare per farti rimanere con me, ma non mi tirerò indietro, te lo prometto.» sussurrò lui, voltando leggermente la testa e mostrando alla ragazza i lineamenti così perfetti, da chiedersi se non fosse stato Michelangelo a scolpire quel viso.
«Ti prego di non promettere… Mi sono state fatte troppe promesse non mantenute nella vita… Non voglio cascarci nuovamente.» sussurrò Core di rimando sull’orlo delle lacrime, voleva dirgli perché era smagrita così tanto, perché fosse così fuggitiva, perché non gli raccontava niente di lei, ma non poteva, portava un fardello troppo grande per essere raccontato e quello non era il momento per dirlo ad Hayden.
«Dormi piccola.» sentenziò lui, accarezzandole la testa e rivolgendole un sorriso pieno d’amore.
Avrebbero un giorno potuto essere una coppia come tutte le altre? Questo tormentava Coraline, questa domanda era il suo segreto, la rivolgeva solo a se stessa in casi disperati e quello era uno dei tanti.

                                                                                                       ***

Gli occhi di Susan si inondarono di calde lacrime. Il suo volto era contrito dal dolore, ma arrabbiato per la propria impotenza, non poteva fare niente, non poteva ribellarsi, non poteva raccontare niente a suo figlio e tanto meno poteva confidarsi con Coraline che sembrava essere l’unica amica che le era rimasta nel mondo, e forse era veramente così. Lei sapeva, era l’unica a conoscenza degli abusi che ormai subiva da anni, era riuscita a camuffare così bene i postumi di quei distruttivi e logoranti rapporti che Hayden non se ne era mai accorto o se lo aveva fatto non aveva proferito parola; ma era sicura che il figlio non sapesse nulla per il semplice fatto che se lo avesse saputo avrebbe ucciso Nick a costo di andare in galera. Gli altri ragazzi della band lo sapevano? Forse. Non sapeva darsi altra risposta e mentre era arpionata alla schiena del ragazzo che ormai stava abusando di lei da troppo tempo, aveva lo sguardo perso nel vuoto. Gli occhi pieni di lacrime, i grugniti di lui che godeva per qualcosa per cui lei piangeva. Le richieste di andarsene le ignorava e le minacce di dirlo a qualcuno non andavano a segno, Susan era disperata e Coraline quando Hayden non c’era, o dormiva, nel cuore della notte, le chiedeva come stava, cosa provava e se voleva denunciare gli abusi, ma la risposta era sempre la stessa: “Hayden non deve sapere, Hayden deve vivere felice e nemmeno tu dovevi sapere, nemmeno tu dovevi avere la vita rovinata, Coraline, nemmeno tu…” Ed il tutto finiva in lacrime. Le due donne si consolavano e poi facevano finta che tutto andasse bene ed entrambe sapevano che Hayden non doveva essere a conoscenza di quel fatto.
Entrambe sapevano che Hayden avrebbe trovato Nick in capo al mondo, anche, per ucciderlo.
Entrambe sapevano che Hayden doveva vivere felice.

«Nick ti prego…» la voce stremata di Susan aveva preso una piega di rabbia, una piccola sfumatura. «Nick vattene. Vattene da casa mia.» rabbia pura si stava scatenando in quella donna dai capelli biondi, spettinati, gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo vuoto.
«Zitta!» aveva ruggito lui senza curarsi del tono di lei continuando a spingere, tenendole una gamba e piegato sul suo collo per morderglielo, senza dolcezza.
«Nick, vattene.» disse lei con ancora più rabbia. «Non te lo ripeto più. VATTENE!» aveva urlato infine, in lacrime serrando i pugni sulla pelle tonica del ragazzo e colpendolo ripetute volte. Il momento fu completamente ribaltato, lui venne, sì, dentro di lei, ma la pestò, la ricoprì di colpi per quelle parole e se ne andò, lasciandola sul pavimento, stremata, nuda e nera di lividi. Gli occhi gonfi per le lacrime potevano solo che essere ancora più pieni di esse, che sgorgavano senza difficoltà sul pavimento. Quando si raccolse  dal piastrellato per potersi ricomporre ed attendere il figlio sorridente, fu troppo tardi. Un rumore secco nella serratura, i suoi occhi si spalancarono. Dalla sua bocca uscì un urlo soffocato, le mani a prendere la camicetta che non avrebbe coperto niente, il trucco colato sulle guance. La porta che si apriva, Hayden passò da un sorriso felice tenendo la mano di Coraline ad un urlo di rabbia seguito da un lancio sul pavimento per prendere la madre, Coraline in lacrime senza aver potuto dire niente, sulla soglia, gli occhi spalancati; era questo che le faceva Nick, era questo che quel bastardo combinava a quella povera donna?
La voce di Hayden era così fredda da sembrare surreale, la madre in lacrime, tra le braccia del figlio che singhiozzava ripetendo “Non dovevi, non dovevi…”, Coraline a tenere la mano della donna che fino a poco prima era fiacca sul pavimento. La situazione precipitò da un momento all’altro. La situazione sfuggì di mano ad Hayden che iniziò ad urlare nel bel mezzo dell’isolato il nome di Nick. Tutto stava andando a rotoli. Tutto era buio.

                                                                                                      ***

Quel ragazzo l’aveva combinata grossa. Aveva abusato di sua madre. Aveva stuprato sua madre, aveva cercato di non dirgli niente, aveva trovato eccitante l’idea di rovinare sua madre. Ora stava ad Hayden rovinare lui. Aveva ordinato a Coraline e alla madre di non preoccuparsi per lui sarebbe stato bene. Entrambe impotenti l’avevano lasciato andare come una piuma al vento ed ora in sella alla sua moto era sotto casa di Nick ad urlare. Inveire contro di lui e chiedergli di uscire. Nick sapeva che non sarebbe dovuto uscire, sapeva che Hayden l’avrebbe ucciso ma uscì comunque.

«Ora ti ammazzo.» aveva detto Hayden.
«Scopare con tua madre è stato magnifico, soprattutto picchiarla.» aveva ruggito Nick.

Hayden stava continuando a picchiare il corpo inerme di Nick, non era morto, ma comunque era svenuto, erano entrambi ricoperti di sangue. Hayden di quello di Nick ed il secondo del proprio. Hayden non era soddisfatto. Aveva preso la moto e lo aveva lasciato lì. Era tornato a casa, aveva aspettato, aveva detto alla madre che avrebbe avuto la sua vendetta, aveva detto alla fidanzata che non l’avrebbe abbandonata. Si sedette sul letto ed aspettò.  Aspettò il momento per colpire, aspettò il momento in cui la polizia sarebbe andato a prenderlo, aspettò l’avvocato di sua madre, aspettò Coraline, come faceva ogni notte e quando facevano l’amore lui era rude, era aggressivo, ma lei lo sapeva e non diceva niente.
Hayden aspettava.
Aspettava che il tempo lenisse le ferite e che la sua mano uccidesse Nick.
  
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