Storie originali > Introspettivo
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Autore: franziphan    25/07/2012    0 recensioni
Si tratta di una collana di racconti che trattano vari generi narrativi. Eppure nonostante la loro diversità in genere, hanno molti punti in comune: la loro lunghezza non è eccessiva e si possono comodamente leggere in una volta sola; il finale non è sempre del tutto chiaro e lascia spazio alla fantasia di ognuno; sono raccontati tutti con focalizzazione interna da uno dei personaggi principali del racconto in un passato che da loro molte più consapevolezze o in un presente retrospettivo. Questa raccolta ruba ai suoi narratori alcuni attimi della loro vita, riflessioni, immagini e pensieri segreti e li mette nero su bianco in una magnifica catena di sentimenti contrastanti e finali diversi.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Amavo tutto di lei. Il modo in cui i lunghi capelli le ricadevano sulle spalle e sul naso ogni volta che cercava di ravvivarne il volume spostando la riga da destra a sinistra. Quel sorriso d’imbarazzo trattenuto fra la fossetta destra e la guancia sinistra quando sapeva benissimo, anche senza alzare lo sguardo dai libri, che la stavo osservando scorrere la penna sul foglio e gli occhi sulle righe. Il modo buffo con il quale si grattava in naso, muovendo tutta la punta da destra a sinistra aiutandosi con indice e medio. La trasformazione che prendeva luogo ogni sabato sera quando era il momento di uscire, con l’eleganza che le saliva dalla caviglia incastonata nel tacco alto, fino al collo del trench che nascondeva il prodotto di un’ora di prove davanti allo specchio; anche se per me era di eguale bellezza anche con la coda, la tuta e le pantofole colorate. La sua risata che diceva tutto, diversa a seconda di ogni situazione, facendo capire ad orecchio esperto se stesse ridendo per convenienza, imbarazzo, sarcasmo o se rideva di gusto. Adoravo come le si illuminavano gli occhi quando in tv o alla radio passavano la sua canzone del momento; come smetteva di fare tutto ed iniziava a cantare, non aveva importanza dove e con chi fosse, lei era su un altro pianeta. Il suo sangue freddo ed il suo eterno ottimismo, che avrebbe potuto risolvere la catastrofe peggiore della storia dell’umanità semplicemente mostrando il suo rassicurante sorriso, o addirittura curare il cancro. L’incredibile quantità si sapienza che sapeva contenere quella sua testolina, fra i cataloghi di moda ed i tutorial di cucina; tanta che reggere il confronto pareva impossibile ed alle volte mi faceva sentire uno stupido. La delicatezza dei suoi gesti, come se stesse maneggiando una nuvola in ogni cosa che facesse, compreso lo stare con me. L’attenzione che poneva nel fare, per non essere mai manchevole di precisione e accuratezza; le avrei affidato la mia stessa vita ad occhi chiusi. La semplicità che sapeva dimostrare sorprendendosi di ogni piccola cosa, come se il mondo le fosse stato regalato solo per farla sorridere. Per questo ero convinto che lei fosse la donna con la quale avrei voluto condividere la mia vita. Non mi ricordo come passammo da quel divano a lanciarci i cuscini, a stenderci sul letto. Probabilmente l’avevo seppellita sotto il panno fino a costringerla ad una resa e l’avevo caricata sulle spalle come bottino di guerra e l’avevo portata in camera. Poi avevamo iniziato a toglierci i vestiti secondo non so bene quale ordine o legge, ma sapevo bene come la pensava. Io avevo dato via la mia verginità qualche mese prima di conoscerla, ad una stupida festa a casa di David, dove avevo visto girare più alcolici che persone. Ero stato stupido e frettoloso, non volevo lo stesso per lei. Volevo che per lei fosse speciale, che non si sentisse forzata farlo e che avesse il senso che non aveva avuto per me. Per questo motivo, realizzando, mi fermai e la guardai negli occhi mentre le sue mani si intrecciavano nei miei capelli lasciando poi le mie labbra libere dalle sue di parlare. “Sei sicura di volerlo fare?” il suo sorriso era disarmante. Avevo ancora la maglietta per lo più addosso ed i pantaloni, ma mi sentivo molto più nudo e più esposto al suo sguardo di quanto non lo si sentisse lei in canottiera e calze al ginocchio. Si morse il labbro con fare affettuoso prima di stringere maggiormente la stretta delle sue cosce attorno al mio bacino ed acquisendo un’espressione più seria e sicura. “Non ne sono mai stata più certa.” Credo che ricorderò quelle parole per tutta la vita, così come ogni attimo che le seguì. Liberai un respiro si sollievo, leggendo nei suoi occhi tanta sicurezza. Mi lasciai sfilare la maglia e baciare sul collo, mentre le mie mani le massaggiavano la schiena spostandole i capelli verso la spalla sinistra. Sentivo la sua delicatezza anche in quel momento, scorrere nelle dita sulla mia pelle nonostante le unghie lunghe vi segnassero momentanee linee più chiare. Mi fece segno di togliermi i pantaloni spostandosi indietro e facendomi lasciare a malincuore la sua pelle. Il mancato contatto con il suo corpo caldo mi invase immediatamente, come se avessero appena strappato una parte essenziale di me. Armeggiai per qualche istante con la cintura e la zip dei miei jeans e quando rialzai lo sguardo, la ritrovai senza più ne calze ne canottiera, sistemare i cuscini dandomi le spalle. Ricamo di pizzo color panna nell’intimo e laccio nero del reggiseno, Non era coordinato. Non lo avevamo pianificato. Attesi osservandola in silenzio finché non tornò a voltarsi. Sorrise. Fece scivolare il suo corpo sul materasso, supina, guardandomi con tutto l’affetto che sapeva dare. Non mi lasciai ripetere due volte ciò che i suoi occhi mi dicevano. Spostai il mio peso sopra il suo, ma senza poggiarmi a delegando tutta la mia forza ai bicipiti, perché mi sostenessero. Fu lei ad allungare le braccia al collo fino a portare i nostri nasi a contatto. L’osservai ad una distanza di pochi centimetri vedendola sfuocata, ma non mi importava. La cosa che in quel momento di lei più mi prendeva era il suo Chanel spruzzato su collo e polsi. Avvicinò le labbra raggiungendo le mie e bagnandole con la lingua prima di proseguire il bacio. Non vi era esitazione nei suoi movimenti e nei suoi occhi. Avrei considerato quella volta come la mia prima, la prima vera volta in cui avrei fatto l’amore. Doveva essere lei quella ad avere paure ed esitazioni, ma in quel letto, lei, sembrava nata per essere mia.
  
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