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Autore: Max    24/05/2004    25 recensioni
Quando il leoncino fa colazione la leonessa ridiventa giovane Quando il fuoco reclama la sua parte la terra avvampa Quando la morte le parla dell'amore ha un fremito la vita Quando la vita gli parla della morte ha un sorriso l'amore - Jacques Prévert -
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 09. 02 PM

Ginny aveva chiuso la comunicazione e aveva spostato lo sguardo in un punto imprecisato della stanza portandosi una mano a massaggiare il collo. Stava riflettendo. Non era possibile. Aveva scosso il capo sorridendo incredula. Era semplicemente troppo. Aveva lanciato il telefono sul letto continuando a ripetersi che ci doveva essere stato un errore.

12, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 09. 10 PM

Il mago era intento ad allacciarsi i polsini della camicia quando Ginny era entrata nella sua stanza portandosi le mani alla vita. Si era morsa un labbro, seccata. – Che diavolo significa?! –

Malfoy non si era scomposto minimamente come se stesse aspettando proprio lei, aveva alzato indifferente lo sguardo per poi riabbassarlo continuando a prepararsi. – Cambi mai repertorio Wesley?…non sei ancora pronta? Faremo tardi, c’è molto traffico a quest’ora… –

- Non puoi averlo fatto sul serio… - Era uscito in una risata leggermente isterica.

- Evidentemente... – Aveva risposto calmo dirigendosi allo specchio per legarsi il papillon.

- I Malfoy accettano mai un no come risposta? – Aveva la fronte contratta per l’irritazione.

- Non che io sappia. – Non le stava prestando realmente molta attenzione.

- Tu-tu non puoi fare così…non puoi intrometterti nella mia vita, non puoi…non puoi decidere per me, non spettava a te scegliere con chi dovevo andare o se dovevo andare…è il mio lavoro…è… - Si sentiva così frustrata da tutta quella situazione che le parole le uscivano nervose.

- Hai finito? – Si era voltato dalla sua parte in un atteggiamento di totale indifferenza e freddezza. - Molto bene. – Aveva proseguito con pacatezza. - Io non ho fatto proprio nulla…sono anch’io uno dei potenziali finanziatori che hanno invitato questa sera, non lo sapevi? – Si era avvicinato a lei con le mani in tasca stringendosi nelle spalle. – Ho semplicemente deciso di accettare l’invito. Se poi qualcuno ha pensato che io fossi più importante del Signor Sarge e per questo la mia richiesta di avere te come accompagnatrice sia stata accolta non dipende da me…potevano rifiutare… -

- Come no… - Aveva ribattuto a denti stretti.

12, maggio 2011 Londra ore 09. 20 PM

Nessuno dei due aveva aperto bocca da quando usciti di casa erano saliti sulla vettura nera. Malfoy aveva persino aperto la portiera alla ragazza ma senza la benché minima gentilezza, e lei non si era sentita in vena di dire anche grazie per il gesto.

Ginny si era limitata a sedere accanto al giovane col viso rivolto al finestrino. Draco, appoggiato scompostamente allo schienale del sedile con un braccio, guardava la strada scorrere dalla parte opposta a quella della maga.

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 09. 45 PM

Erano entrambi arrabbiati, anche se per ragioni differenti. Non si erano rivolti la parola durante l’intero tragitto in limousine e una volta arrivati, dopo i saluti richiesti dalle convenzioni, avevano preso direzioni opposte. Malfoy il bancone del Bar e Ginny la toilette.

La giovane aveva attraversato la sala sorridendo alle persone, e scambiando due parole quando necessario, quanto si sentiva ipocrita in quel momento. Sorrideva e avrebbe voluto gridare.

Rimasta finalmente sola, una volta raggiunto il corridoio deserto, aveva accelerato il passo.

La stola dello stesso colore del vestito le era ormai scivolata lungo le braccia, e la borsetta rettangolare, anch’essa in coordinato e appena recuperata dal guardaroba, era stretta convulsamente fra le mani.

Si era liberata del tessuto attorno alle braccia non appena era stata abbastanza lontana per non essere vista, ed era entrata nella toilette tenendolo per una mano incurante che potesse strusciare a terra.

Aveva depositato i due oggetti sul ripiano di marmo accanto al lavello, ed era entrata in uno dei cubicoli sedendosi sul coperchio del water con le gambe sollevate. Finalmente poteva respirare.

A volte, quando si sentiva così arrabbiata, si chiedeva se ne valesse realmente la pena o se fosse semplicemente una stupida anche e solo per prendersela. Che cos’era stata quella patetica scenata che le aveva rivolto? Perché si comportava a quel modo se non significava nulla per lui? Se si era sforzato di sottolineare che era stato solo un bel gioco? Si divertiva così tanto a torturarla in quella maniera? Perché non si limitava a lasciarla andare?

Era troppo complicato…troppo confuso, e non andava bene.

La trattava come il suo giocattolino, la sua bambola di pezza…una sua proprietà. Lei non era sua, non era una cosa. Non poteva pensare a comando, accendersi e spegnersi come un interruttore. Si divertiva a farle perderle il controllo, a portarla al limite… ma per la miseria lei era una persona! Aveva la sua vita, il suo mondo, e chi era lui per sconvolgere ogni cosa? In nome di quale assurdo diritto pretendeva di avere voce in capitolo nelle sue scelte? Chi si credeva di essere?

Lei non era la sua fidanzata o sua moglie, era soltanto la madre adottiva di suo figlio, non era niente…niente. Esattamente come riusciva a farla sentire quando agiva a quel modo. Niente. Non lo era mai stata qualcosa. E invece, per lei, per lei non era niente. Aveva smesso da chissà quanto tempo di essere niente, anche se non avrebbe saputo individuare il momento preciso in cui quel niente era diventato qualcosa.

Era una stupida, una povera sciocca. Aveva detto che non ci avrebbe più pensato ed eccola di nuovo lì. Ma come aveva potuto essere così spensierata e ingenua per permettere che accadesse una cosa simile…

Ginny aveva sentito la porta del bagno aprirsi ed era uscita dal cubicolo facendo finta di nulla. Una donna bionda, con un abito rosso dallo spacco profondo e dalla scollatura pronunciata, si stava rifacendo il trucco. Le aveva dato uno sguardo che non le era piaciuto per niente, come se volesse compartirla, e così com’era venuta se n’era andata.

- Grazie, so anch’io di non essere una favola… - Sbuffando aveva aperto la borsetta alla ricerca del rossetto, se l’era già mangiato tutto. Che si truccava a fare se poi tanto veniva via subito…invece, dello stick chiaro le era capitato fra le mani l’anello argentato di Malfoy, e lei lo aveva indossato quasi inconsapevolmente prendendo ad osservarsi la mano.

La porta era stata spalancata da una donna grassa in un abito nero, era mostruosa. Ginny spaventandosi come spesso accade quando si viene beccati a fare una cosa che non si dovrebbe, aveva preso a concentrarsi su altro. In quel caso a ripassarsi le labbra.

Aveva dovuto sforzarsi notevolmente per non fissare l’orribile donna.

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 10. 05 PM

- Ginny? -

- Grazie. – Aveva sorriso. La maga dai capelli corvini era occupata a prendere un bicchiere di champagne dal vassoio di un giovane cameriere, quando delle dita leggere si erano posate sulla sua spalla.

Ginny si era voltata ad osservare la proprietaria di quella voce famigliare. Hermione Granger. La gravidanza non aveva ancora compromesso la sua figura sottile. Sin dagli ultimi anni di Hogwarts la maga bionda aveva sviluppato forme più spigolose e asciutte, rispetto alla giovane amica. Ginny Weasley non era mai stata in grassa, tuttavia, non era mai neppure stata sottopeso. Giusta, avrebbe detto sua madre. In effetti, non si sarebbe potuto certo dire che avesse un aspetto patito; o quello di un manico di scopa, anzi…ora la differenza fra le due ragazze si vedeva a malapena.

Hermione indossava un bell’abito, di seta rossa e velato, dalla generosa scollatura sul davanti. Su di lei quel colore non aveva nulla di volgare, s’intonava perfettamente al colorito della sua pelle e dei suoi capelli che scendevano in viticci gentili.

- Hermione… - Era rimasta sorpresa nel vederla in quel luogo. – Non sapevo che avessero invitato anche i dipendenti del Ministero… -

Aveva sorriso maliziosa. – Infatti… - Giocherellando col bicchiere che teneva fra le mani. - …ma a quanto pare Ron è stato ritenuto un possibile finanziatore…- Aveva sbuffato. – Puoi solo immaginare quanto si sia esaltato… - Le aveva rivolto un sorriso ma nel vedere l’agitazione della cognata si era bloccata.

- Ron è qui? -

- Ginny qual è il problema? -

Gli occhi della ragazza si erano fatti irrequieti. – Il problema è che sono venuta con Malfoy, e non ci tengo ad assistere ad una scenata… -

- Ginny?! – Era rimasta stordita. – Come ti è saltato in mente? -

- Be non sapevo che ci sarebbe stato anche Ron, ovviamente, e non è come se avessi avuto qualche scelta, lui è uno dei finanziatori… -

- Oh, santo cielo… - Aveva sospirato. – Vivi ancora da lui… - La stava in un certo qual modo accusando. – I tuoi non lo sanno, vero? -

- Ultimamente non ci rivolgiamo molto la parola… -

- Va così male? – Sembrava sinceramente interessata.

L’aveva gettata così, scrollando il capo come se non avesse voglia di pensarci. - Ma, no figurati…- Aveva preso un bel respiro. - É un problema loro infondo… -

- Come ti senti tu? -

- Bene suppongo. – Si era passata i capelli dietro ad un orecchio.

- Supponi? – Aveva sollevato le sopracciglia osservando affettuosamente la giovane.

Aveva sorriso di se per quanto si sentiva sciocca. - Non riesco ad andarmene… -

Aveva corrugato la fronte. - Come non riesci ad andartene? – Non riusciva capire.

- Non ci riesco… - Si era stretta nelle spalle. - …e non è che non voglio, semplicemente Malfoy non mi sta rendendo le cose facili. – Aveva parlato con semplicità ma non era stata completamente sincera.

- Che intendi dire? -

- Che non mi lascia andare, che fa di tutto per mandare a gambe all’aria ogni mio tentativo di trovare un nuovo appartamento… -

Hermione era un misto d’incredulità e divertimento. – Ma perché dovrebbe fare una cosa simile? Ginny! Non avrebbe senso… -

- È quello che vorrei sapere anch’io, cosa credi che mi diverta questa situazione? – Si era stretta nelle braccia. Era come rassegnata a quel dato di fatto.

La ragazza dai capelli biondi aveva azzardato abbassando lo sguardo, come se non fosse certa di ciò che stesse chiedendo. – Non è che fra voi due c’è qualcosa, vero? -

- Che cosa?! Noo, Hermione assolutamente…- Ginny aveva avuto una reazione sospetta, era subito divenuta nervosa e dopo aver risposto con fin troppa enfasi agitando le braccia, aveva allontanato lo sguardo prendendo un sorso di Champagne. Si era quasi strozzata. – Sarebbe troppo strano, no? – Aveva sorriso in difficoltà, le stava quasi chiedendo con lo sguardo una conferma. Continuava a rigirare l’anello argentato che portava al dito.

Avrebbe voluto poterla rassicurare, ma non si sentiva così ottimista al riguardo. - Immagino che sia così. – La riposta era stata un sorriso triste. Era dispiaciuta che l’amica si trovasse in una posizione così scomoda.

Gli occhi di Malfoy e quelli di Ginny si erano incontrati attraverso la sala. Il giovane seduto al bancone del bar non doveva essersi aspettato di trovarsi di fronte ad uno sguardo smarrito e spaventato, e la sua espressione da fredda e penetrante era divenuta confusa. La maga, notando quella conversione improvvisa nel ragazzo, aveva intuito di aver tradito le proprie emozioni e si era affrettata a spostare l’attenzione altrove. Era inquieta.

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 10. 34 PM

- Non lo vedi che la stai mettendo in difficoltà? –

Malfoy si era voltato verso la voce proveniente alle proprie spalle, era di donna ma non l’aveva riconosciuta subito. Hermione Granger, alias la Mezzosangue zannuta, era in piedi di fronte a lui; tuttavia, riflettendoci meglio, non aveva più quegli orribili denti da castoro, e dei Mezzosangue e dei Purosangue aveva smesso d’importargli da secoli prima. In pratica restava solamente Hermione Granger, la donna che era stata tanto stupida da sposare Ron Weasley. Per un momento quando si era ritrovato davanti il suo incubo vivente aveva creduto di essere realmente ubriaco, ed era strano perché non aveva ancora bevuto molto. Dire che l’aveva sempre detestata sarebbe stato un eufemismo, aggiunto al fatto che si sbagliasse difficilmente nelle proprie valutazioni, questo la rendeva ancora più irritante.

Aveva risposto seccato. - Quando vorrò il tuo parere Garnger… - Riflettendo meglio, le aveva sorriso perfido. - …ma tanto non lo vorrò mai perciò il problema non si pone… -

- Ti credi molto furbo, vero Malfoy? – Lo aveva guardato ad occhi ristretti.

Aveva scosso il capo prendendo un sorso di Scotch dal bicchiere. Non c’era niente da fare il loro era un odio a pelle.

- Pensi che in questo modo finalmente arriverai a colpire Harry… -

- Credo che qui qualcuno si stia impicciando di affari che non lo riguardano, la causa è finita Granger, non sei più il suo avvocato… -

- Sì, ma sono sempre sua amica…e io, al contrario di te la conosco, perciò forse posso capire meglio cosa sta passando… -

- Non sapevo che adesso tra le tue tante competenze ci fosse anche quella di strizza cervelli. -

- Pensa che io sono perfino stupita del fatto che tu conosca cosa sia uno strizza cervelli… -

- Davvero brillante come insulto Garnger, ora che hai avuto i tuoi due secondi e mezzo di gloria saresti così gentile da levarti dalle palle? -

- Ascoltami… - Lo aveva afferrato per un braccio e lui aveva fatto una smorfia di disgusto, poi si era ricomposto ridacchiando. – Scusami, le vecchie abitudini… -

- Lei non merita tutto questo, qualunque cosa tu le abbia fatto o stia cercando di farle, qualunque sia il tuo scopo…ha già sopportato abbastanza, è distrutta…non vedi che non sembra neppure lei…da quando sei tornato si è messa contro la sua famiglia, a causa tua e di tuo figlio…contro i suoi amici…le uniche persone che le vogliono bene… -

L’aveva afferrata per un polso con forza. - Ehi. – Era stato duro. – Io con le vostre beghe famigliari non c’entro. Se soffre a causa vostra e di come la trattate, perché non accettate che non si comporti più come la piccola e dolce Ginny che piace a voi, non provate a scaricare le vostre responsabilità su di me. Per quanto ti sembrerà impossibile crederlo Granger l’ultima cosa che voglio è ferirla. –

Si era liberata dalla stretta. – Hai uno strano modo per dimostrarlo… - Aveva parlato a denti stretti. –

- E tu che accidenti ne sai? -

- Me l’ha detto lei. – Aveva sorriso soddisfatta nell’osservare Malfoy irrigidirsi. – Ha detto che vuole andarsene e che tu non le stai facilitando le cose….-

Draco si era girato con lo sgabello verso il bancone. La maga aveva allungato lo sguardo su di lui cercando d’intravederne l’espressione, da quella posizione era impossibile.

Ora stava inventando. - …ha detto che… - Si sentiva in colpa per quello che stava per fare, tuttavia, pensava di agire per il meglio. Nell’interesse dell’amica. - …che non sta bene a casa vostra, che il tuo comportamento è inaccettabile… - Si era passata i capelli dietro un orecchio. - …che la fai star male più di quanto… -

- Bel tentativo Granger. - Non si era voltato. - Tranquilla, ho recepito il messaggio. –

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 10. 45 PM

Si sentiva piuttosto sperduta ora che aveva perso di vista Hermione, inoltre, evitare Ron stava diventando snervante. Ma che cosa c’era venuta a fare?

Ginny si guardava attorno a disagio, continuava a giocherellare con il suo bicchiere di Champagne quasi intatto e l’anello che portava al dito. Aveva fatto un incantesimo perché si adattasse alla misura del proprietario, ed ora non riusciva più a toglierlo…tra le altre cose che non stavano andando quella sera…

- Virginia. -

Il tocco appena palpabile di una mano fredda le aveva sfiorato la spalla. Era la madre di Malfoy nel suo abito di Satin verde e nero.

- Signora Malfoy… - Aveva sorriso iniziando a comprendere. Era quello l’impegno di cui aveva parlato quel pomeriggio.

- Una serata piuttosto gradevole non trovi? – Aveva parlato con il suo solito freddo distacco, osservando la sala e prendendo appena un sorso dal bicchiere che teneva fra le mani.

- Già… - Si era stretta nelle braccia rispondendo con un filo di voce.

Narcissa aveva rivolto uno sguardo particolare alla ragazza prendendo quasi subito a fissare le persone sulla pista da ballo. Un braccio teneva il gomito dell’altro con il quale sorreggeva il bicchiere. – Ti ho mai raccontato che solitamente Draco non prende parte a questo genere di cose? –

Ginny aveva girato il capo dalla sua parte piuttosto confusa.

- Nonostante i miei numerosi tentativi di trascinarlo con me, non sono mai riuscita a persuaderlo…a quanto sembra dovevi arrivare tu per convincerlo… -

La maga dai capelli corvini era rimasta a guardare la donna con uno strano cipiglio sul viso, non riusciva a capire perché le fosse venuta a dire queste cose.

- …ho sempre creduto che la sua fosse pura e semplice pigrizia, ora invece mi accorgo che prima non aveva nessuna buona ragione per farlo. -

- Mi scusi…ma con tutto il rispetto parlando, io non capisco quello che sta cercando di dirmi. -

La Signora Malfoy aveva sospirato, non sarebbe stata una cosa facile. – Virginia, non ti sei mai chiesta perché mio figlio cercasse in tutti i modi di trattenerti? –

- In effetti sì… -

- E a che conclusione sei arrivata? -

- … -

Aveva sorriso. – Buona serata. –

Che cosa aveva voluto dirle? Possibile che…

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 10. 55 PM

Era rimasta in mezzo alla sala turbata dalle parole della donna, incurante delle chiacchiere e delle persone che le stavano attorno. Si era portata una mano alla base del collo. Un cameriere le aveva rivolto la parola ma lei non gli aveva prestato attenzione, limitandosi ad annuire e ad appoggiare il bicchiere ancora pieno per metà sul vassoio.

Se fosse stato vero…si era comportata da stupida, era scappata a quel modo e non lo aveva lasciato spiegare…

Si era stretta nelle proprie braccia sentendosi improvvisamente smarrita. Aveva bisogno d’aria, il chiuso le stava dando la nausea, o forse era solo lo Champagne che aveva bevuto a stomaco vuoto.

Se…se…e lei non lo aveva capito…ma non aveva capito neppure che anche lei…fino ad allora. Che fosse possibile? Che…e lei non se ne voleva andare, avrebbe dovuto dirglielo, avrebbe dovuto…ma in che modo, adesso loro…e poi…e se Narcissa si fosse sbagliata…

…e se invece non si fosse sbagliata…

Dovevano parlare, doveva parlargli. C’era bisogno di chiarire le cose e…doveva dirgli che…ma questo forse dopo. No, adesso, subito. Non poteva aspettare o avrebbe perduto il coraggio e…Merlino se aveva voglia di sentire la sua voce…non sopportava quando la guardava così, a quel modo…

Il cuore le stava scoppiando nel petto, avrebbe dovuto contenersi, non era più una scolaretta e sua madre poteva essersi sbagliata……e…e…cerano un milione di cose che potevano andare storte…ma che importava in quel momento?…non le importava, non le importava un accidente perché se fosse stato vero…ma doveva sbrigarsi…

La ragazza si era guardata attorno cercandolo nella sala. Non poteva più aspettare, non poteva. Si sentiva così sciocca, così radiosa, così…e non era per effetto dell’alcol…era…ok, ora però doveva ritrovare il controllo di sé o l’avrebbero presa per una matta che sorride da sola.

- Signorina Weasley? -

Ginny ancora un poco su di giri aveva sorriso alla donna che le stava di fronte. Sembrava una persona alla mano, decisamente piena di vita. Era un po’ tondetta e non molto alta, sorrideva con confidenza a chiunque si avvicinasse. Non la conosceva ma in quel momento le stava molto simpatica. Aveva scosso il capo e sollevato leggermente le sopracciglia per farle capire che non la sapeva con chi stesse parlando.

- Sono Elfreda Tennyson mi occupo della raccolta fondi del S. Mungo. – Aveva offerto la mano alla ragazza.

La giovane l’aveva stretta. – Molto piacere, mi scusi non avevo idea che fosse l’organizzatrice della serata. A proposito splendido ricevimento, davvero. –

Aveva sorriso estasiata mettendole persino l’altra mano sulla sua. - Grazie…- Sembrava quasi più eccitata di Ginny. – No, davvero, grazie. -

Era in difficoltà e aveva scosso il capo senza capire. – Mi scusi non so perché mi stia ringraziando… -

- Per il suo finanziatore, non so come abbia fatto ma… -

Aveva tentato di liberare la mano ma le era andata male. Si sentiva parecchio a disagio. - Mi dispiace, continuo a non capire… -

- Ma per la donazione no? Aveva già versato novecentocinquanta mila galeoni prima ancora del ricevimento dicendo che non era però sua intenzione partecipare, poi questa sera telefona e dice che ha cambiato idea, può immaginare la mia reazione…non avevo nessuno con cui appaiarlo, e non sia mai che uno dei miei finanziatori rimanga insoddisfatto…non solo, precisa che parteciperà soltanto se accompagnato da lei…io molto cortesemente gli ho spiegato che non era possibile, e lui che fa? Raddoppia l’offerta… -

- Cosa?! – Non poteva crederci. - Ha…ha offerto quasi due milioni di galeoni… -

- Precisamente. – Si era portata una mano al petto. – Perciò grazie. -

- I-io non ho fatto niente… - Ora sì che era imbarazzata.

- Certo cara… - La donna si era allontanata continuando a dire grazie con le labbra senza però fare uscire mezzo suono.

Draco Malfoy era completamente fuori di testa, e adesso era chiaro che anche lei doveva esserlo. Ma cosa ci poteva fare se non riusciva a smettere di sorridere?

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 11. 07 PM

Ok, ok, però adesso doveva darsi una calmata o non avrebbe concluso niente.

Aveva setacciato la sala con lo sguardo, non riusciva a trovarlo da nessuna parte. Ma dove si era cacciato?

Si era morsa un labbro con impazienza. Hermione e Ron stavano chiacchierando tranquillamente accanto al buffet, lo sguardo della ragazza si era incontrato con quello dell’amica e aveva sorriso. Notevolmente sorpresa, la maga bionda aveva risposto alla cognata.

Ginny era rimasta a scrutare attraverso la folla fino a che aveva sentito una presa decisa sulle spalle, sapeva perfettamente di chi si trattava e si era voltata sorridendo. Malfoy che aveva un’espressione tremendamente seria sul viso, era rimasto spiazzato dall’atteggiamento della ragazza. Aveva scosso leggermente il capo come a non voler dar peso alla cosa. – Dobbiamo parlare, ti dispiace venire con me un momento? – Le aveva preso la mano.

Non prestando attenzione all’espressione illeggibile del giovane aveva scrollato il capo. Non aspettava altro. - No, certo...anch’io devo dirti qualcosa. -

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 11. 19 PM

Malfoy aveva condotto Ginny sulla terrazza, non sembrava esserci nessuno oltre a loro due fuori.

La ragazza era piuttosto agitata e impaziente, non ne poteva più di aspettare. Si sentiva così nervosa, eppure così bene; il suo stomaco era in subbuglio e il cuore le martellava nel petto rendendola veramente consapevole della sua presenza. Sarebbe andata bene, stavolta sarebbe andata bene…

Draco si era rivolto a lei fissandola dritta negli occhi, era evidente che non si trattava di uno scherzo. Vi era un’estrema serietà e risoluzione nel suo sguardo, e anche se per un solo momento, Ginny aveva perso tutta la sicurezza accumulata fino allora.

- Allora di cosa volevi parlarmi? -

Rifiutandosi di lasciarsi bloccare da degli stupidi timori, la giovane aveva scosso il capo. – No, prima tu… -

Malfoy aveva abbassato lo sguardo e aveva annuito. Prendendo un passo si era avvicinato a lei fermandosi a giocherellare un momento coi suoi capelli. Ginny aveva continuato a sorridergli anche se con una certa timidezza. Il giovane si era inclinato accostando la guancia alla sua e sussurrandole nell’orecchio. – Scusami… - Quel tono di voce l’aveva confusa. Era strano. - …scusami. Mi dispiace Weasley, per tutto quanto… - Gli occhi della ragazza leggermente spalancati si erano fatti irrequieti. Qualcosa non stava andando… - …non averi dovuto trattenerti… -

Draco si era scostato bruscamente e le aveva voltato le spalle. Ginny era piuttosto sconvolta, si limitava a fissare la schiena del giovane con la bocca socchiusa per l’incredulità. Non capiva cosa stava accadendo.

- È stato un errore imperdonabile da parte mia comportarmi in quel modo… - Si era fatto improvvisamente freddo e misurato. - …non avrei dovuto costringerti a restare contro la tua volontà…-

La maga avrebbe voluto dirgli qualcosa, dirgli che non era così…ma era troppo turbata per riuscire a parlare ed era rimasta zitta.

- …non avevo nessun diritto di agire come ho fatto, e non ho scusanti tranne forse il fatto che l’ho fatto per Daimian…comunque non devi preoccuparti, non si ripeterà una cosa simile. Ti ho trattato come una mia proprietà, e mi sono intromesso nella tua vita per puro senso di controllo senza che di te m’importasse realmente qualcosa… -

Ogni parola arrivava dritta alla meta, Ginny immobile scrollava il capo. Non credeva una cosa di quello che stava sentendo, non era vero. Le sue orecchie registravano ogni sillaba perfettamente, ma la testa si rifiutava di ascoltarle.

Draco si era voltato e le aveva sollevato il mento con una mano osservandole involontariamente le labbra. - …domani prenderai le tue cose e sarai libera di andare in quell’appartamento che abbiamo visitato due settimane fa, mi sono già accordato col proprietario. – Questa frase era suonata meno dura, rispetto alle altre.

L’aveva lasciata andare. – Allora di cosa dovevi parlarmi? –

Non era più in lei, tutto le sembrava così lontano e irreale. Aveva scrollato il capo sforzandosi di sorridere. – …H-ho…visto Ron nella sala. – Aveva chiuso gli occhi prendendo un respiro. Non era vero niente.

- Fidati non è un problema Weasley. Nient’altro? -

Aveva fatto cenno di no col capo.

- Allora è il caso di rientrare. -

Gli occhi della ragazza erano lucidi. Aveva sorriso con difficoltà. – I-io resto fuori un momento. –

Annuendo era rientrato nella sala.

Ginny era rimasta in piedi a fissare la porta dietro la quale il giovane era scomparso. Non sapeva se le gambe le avrebbero retto ancora a lungo, o se sarebbe riuscita a respirare di nuovo.

Ma come aveva potuto essere tanto stupida? Come aveva potuto anche e solo pensare che tra loro avrebbe potuto esserci qualcosa? Sveglia Ginny, Draco Malfoy…lui non s’innamora, e soprattutto non di un Weasley. L’aveva liquidata e tanti saluti…"grazie per la gentile collaborazione, la sua presenza non è più necessaria". Avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto aspettarselo…che cosa pretendeva nel fare affari con un Malfoy…erano affari, certo intervallati da attimi di svago, ma pur sempre affari. Il loro era solo un accordo…sì be, ma allora com’era possibile che lei si sentisse così per un accordo? Era come se mille aghi le avessero trafitto il petto, come se l’avessero presa a pugni di nuovo e si fosse trovata a strisciare sul pavimento della sua stanza…la sua famiglia aveva ragione era un’ingenua…e la colpa era esclusivamente sua. Lei era l’unica responsabile di tutto questo. Se si sentiva così, se stava male, c’era soltanto lei da biasimare…che cosa aveva fatto lui dopotutto oltre a limitarsi a trattenerla e a non nascondere di provare una certa attrazione nei suoi riguardi?

Ok, allora se doveva andare così avrebbe fatto in modo che finisse nel migliore dei modi. Solo stasera e poi…

12, maggio 2011 Montgomery Hall ore 11. 35 PM

I know it's been some time*

But there's something on my mind

You see I haven't been the same

Since that cold November day

Era rientrata nella sala ad occhi bassi, tuttavia li aveva rialzati immediatamente, costringendosi a sorridere. Malfoy vedendola rientrare l’aveva osservata un istante sicuro di avere fatto la cosa giusta.

We said wee needed space

But all we found was an empty place

And the only things I learned

Is that I need you desperately

Lei si era avvicinata lentamente e lo aveva guardato accennando un sorriso. Le brillavano gli occhi. – Balliamo? – La voce era suonata leggermente incrinata.

Draco non se l’era aspettato e aveva rivolto alla ragazza un’occhiata confusa e interrogativa.

So here I am

And can you please tell me (oh)

Aveva ingoiato. - Balliamo? – Lo aveva ripetuto con maggiore agitazione.

Non era convinto che fosse una buona idea. – Né sei sicura? –

Where do broken hearts go

Can they find their way home

Back to the open arms

Of a love that's waiting there

Gli aveva portato le braccia attorno al collo e si era appoggiata contro la sua spalla. Un poco sorpreso dal gesto si era limitato a posarle le mani sulla schiena senza rivolgerle ulteriori domande.

Ginny si era sistemata meglio nell’incavo del collo del giovane e aveva respirato il suo profumo famigliare.

And if somebody loves you

Won't they always love you

I look in your eyes

And I know that you still care for me

Malfoy aveva intuito da subito che qualcosa non andava, c’era qualcosa di strano nel comportamento della ragazza. – Non sono sicuro che sia stata una buona idea. –

- Per favore, te lo sto chiedendo per favore…solo stasera, domani prendo le mie valige e me ne vado…stasera facciamo finta che siamo qui perché entrambe lo vogliamo. - Era stata quasi una supplica.

I've been around enough to know

That dreams don't turn to gold

And that there is no easy way

No you just can't run away

Aveva stretto maggiormente la presa sulla schiena della maga. C’era qualcosa che in tutto quello non stava tornando. Si stava comportando in un modo assurdo, e a quel punto non aveva senso.

And what we had was so much more

Than we ever had before

And no matter how I try

You're always on my mind

So here I am

And can you please tell me (oh)

Un momento…

Where do broken hearts go

Can they find their way home

Back to the open arms

Of a love that's waiting there

L’aveva allontanata leggermente voleva guardarla negli occhi. Lei l’aveva osservato confusa e scossa, e accorgendosi di quello che il mago stava facendo aveva abbassato lo sguardo.

And if somebody loves you

Won't they always love you

I look in your eyes

And I know that you still care for me

Prima non le brillavano gli occhi, erano lucidi come se stesse trattenendo le lacrime.

Che non avesse fatto la cosa giusta? Che non fosse quello che lei voleva? Che non volesse andarsene? Forse non avrebbe dovuto dirle quelle cose, forse… - Weasley io… -

And now that I am here with you

I'll never let you go

I look into your eyes

And now I know

now I know

Where do broken hearts go

Can they find their way home

Back to the open arms

Of a love that's waiting there

And if somebody loves you

Won't they always love you

I look in your eyes

And I know that you still care for me

- Draco Malfoy proprio lei stavo cercando… -

La voce di un uomo l’aveva interrotto. Era piuttosto anziano, alto e corpulento. La mascella quadrata gli conferiva un’aria severa.

Aveva parlato, mal celando una certa irritazione e osservandolo con la fronte aggrottata. Non sapeva chi fosse e aveva scelto un pessimo momento. - Ci conosciamo? –

- È così che si salutano i vecchi soci d’affari di tuo padre? – Stava utilizzando un tono troppo confidenziale per i suoi gusti, e quell’espressione divertita al momento lo rendeva esclusivamente più nervoso. Senza contare che non aveva la minima stima delle persone che avevano fatto affari con suo padre.

- Mi sembrava l’altro giorno che eri un marmocchietto biondo col moccio al naso… -

- Adam? – Aveva azzardato sollevando le sopracciglia.

- In carne ed ossa figliolo, n’è passato di tempo…me ne stavo per andare quando ho saputo che eri qui, ho un affare che potrebbe interessarti ma ho bisogno di una risposta subito. -

Quello era da sempre stato l’unico amico di suo padre che non gli aveva fatto rivoltare lo stomaco.

- Ora? -

- E già…chiedo scusa alla bella Signorina… -

La maga aveva lo sguardo basso, non stava prestando attenzione.

Where do broken hearts go

Can they find their way home

Back to the open arms

Of a love that's waiting there

And if somebody loves you

Won't they always love you

Draco ricordandosi improvvisamente della ragazza dietro di se si era rivolto a lei con estrema ansia e osservandola come se dovesse stare molto attenta e fare esattamente ciò che le avrebbe detto perché era della massima importanza. L’aveva presa per le spalle. – Ginny ascoltami, aspettami qui hai capito? Non ti muovere torno subito…dobbiamo parlare, ti devo assolutamente parlare. –

I look in your eyes

And I know that you still care for me

…for me

- È stato un piacere bella Signorina. – L’uomo le aveva preso la mano e l’aveva baciata.

You still care for me…

Ginny stordita e spiazzata aveva faticato a comprendere esattamente ciò che era accaduto. Si era ritrovata sola in mezzo alla sala completamente scossa e sottosopra.

Che ci stava facendo ancora lì?

Era corsa fuori della pista da ballo travolgendo le persone al suo passaggio, totalmente incurante di chi le rivolgeva la parola o le domandava se si sentiva bene.

Quando Malfoy era tornato indietro non l’aveva più trovata.

Merda.

13, maggio 2011 Montgomery Hall ore 00. 01 AM

Malfoy era alle perse col centralinista all’ingresso dell’hotel. Dopo aver chiesto ai presenti, tutto quello cui era venuto a capo era che una ragazza in abito lungo corrispondente alla descrizione di Ginny era stata vista salire su un taxi. Non aveva la più pallida idea dove potesse essersi cacciata. Aveva provato a far chiamare casa dei suoi genitori, fratelli, e persino l’appartamento di Potter. Lui stesso aveva telefonato a casa propria nell’ipotesi che fosse tornata là. Aveva persino tentato col deposito taxi, ma era stato impossibile individuare il numero di serie della vettura che si era trovata dalle parti del Montgomery Hall a quell’ora.

12, maggio 2011 Londra ore 00. 00 AM

- 32 Pope's Road. -

E il tassista senza fare domande aveva avviato il motore. Non sapeva che cosa l’avesse spinta a tornare lì, era ovvio che non avrebbe trovato più nulla, tuttavia, al momento non sapeva dove altro andare. Aveva bisogno di vedere delle facce amiche. Le lacrime non accennavano a smettere, la gola le bruciava da impazzire e la testa le doleva immensamente. Avrebbe voluto vomitare, ma nello stomaco non aveva poi molto.

Scesa dal taxi era corsa al portone verde. L’autista scuotendo il capo se n’era andato.

Non importava quanto quel luogo le avesse causato sofferenze, era l’unico posto in cui si fosse sentita realmente a casa, anche dopo tutto quello che le era accaduto e che di certo non avrebbe mai potuto dimenticare. Salire quelle scale toccare quelle pareti…era in salvo, finalmente era in salvo.

Senza pensarci due volte aveva bussato alla porta dei suoi ex vicini di casa. Non aveva pensato che potessero essere fuori, rassegnata si era seduta a terra contro il muro scrostato. Non riusciva a smettere di piangere, e si era portata una mano alla fronte. Merlino quanto era stata stupida. Che cosa aveva creduto di fare? Che cosa stava pensando?

Il rumore di una serratura che scattava le aveva fatto alzare gli occhi. Perdita in una maglia sportiva aveva spalancato la porta piuttosto seccata, ma quando si era trovata di fronte una Ginny sconvolta, coi capelli scompigliati e gli occhi arrossati si era subito calmata. – Amore… -

La maga si era sollevata dal pavimento e si era gettata nelle braccia della donna scoppiando in un pianto isterico. – Gioia…che è successo? – Aveva accarezzato la testa della ragazza comprensivamente. – Sh, Sh, non piangere…vedrai che Perdita gli spacca il culo a quello che ti ha ridotta così… - Poi si era voltata verso l’interno e si era messa a sbraitare. – Nigel alza le chiappe e vieni qui! C’è Ginny! –

La giovane Weasley non aveva potuto trattenersi dal ridere fra le lacrime, sebbene il suono fosse storpiato dal pianto.

- Hai visto? Va già meglio, no? -

13, maggio 2011 Londra ore 00. 30 AM

- Ginny? -

La maga aveva sollevato il capo. Era seduta sul divano con una coperta attorno alle spalle e un bicchiere di Scotch fra le mani. I capelli tirati indietro dal viso erano leggermente arruffati, gli occhi rossi per il pianto e le guance rigate dal mascara.

Perdita in piedi di fronte a lei stava sorridendo soddisfatta di se. – Ti ho portato qualcuno… -

Ginny aveva tirato su col naso rivolgendo uno sguardo confuso all’invadente amica; quando la donna si era scostata dietro le sue piccole spalle tornite era comparso un volto famigliare.

- Fleur… -

La giovane dai capelli biondi osservava comprensivamente la cognata, aveva un sorriso gentile sul viso. Ginny si era sollevata di scatto facendo cadere la coperta a terra e ondeggiare pericolosamente il residuo d’alcol contenuto nel bicchiere, aveva abbracciato la ragazza.

13, maggio 2011 Londra ore 00. 36 AM

- Va un po’ meglio? -

Ginny aveva annuito col capo. Perdita in cucina stava preparando del tè perché Fleur aveva strappato il bicchiere di Scotch dalle mani della cognata, ammonendo la donna. Non avrebbe risolto i suoi problemi facendola diventare un’alcolizzata. La Signora Duff avrebbe avuto una rispostina giusta per Miss visino slavato ma per amore dell’amica si era trattenuta, ciò non toglie che aveva borbottato per tutto il tempo.

- Grazie. – Le aveva stretto lievemente la mano.

- Vuoi parlarmene? -

Si era scrollata nelle spalle. – Non c’è veramente molto da dire. – Il timbro di voce era stato basso.

- Non ha importanza Gin, l’importante è che tu ti tolga un peso. -

Aveva annuito col capo voltandosi dall’altra parte e grattandosi il collo. Si era stretta nelle braccia. – Ho frainteso le intenzioni di Malfoy… -

Fleur aveva spalancato un instante gli occhi vitrei, ma era poi era tornata calma. Aveva accarezzato con una mano il viso della maga. – Ehi…è ok. –

- È ok? – Ginny era incredula, non le avrebbe fatto una scenata rinfacciandole tutto?

Aveva sorriso gentile. – Sì, è ok. Ginny non si possono comandare a bacchetta le proprie emozioni, e se tu ti senti così per lui… - Aveva scosso le spalle. - …è, ok. -

La ragazza dai capelli corvini aveva abbassato lo sguardo sentendosi a disagio per la semplicità con cui la cognata aveva accettato il fatto.

- Senti, non sto dicendo che vada tutto bene perché è evidente che altrimenti non saresti qui…però pur non conoscendo la situazione posso dirti che…l’amore o qualunque cosa sia in questo caso, dovrebbe essere una cosa bella…se ti fa soffrire a questo modo forse non ne vale la pena. Ma Ginny io non sono te, non posso sapere quello che senti, posso solo dirti quello che vedo. Una ragazza bella e intelligente che adesso è sconvolta, e che ne ha passate davvero troppe…forse ciò che ti serve è solo un po’ di tranquillità. – Aveva scostato i capelli della giovane dal viso. – Almeno per qualche tempo. Non so se sia la solitudine ciò di cui hai bisogno, però credo che ti sia caricata di troppe responsabilità, vivi più alla giornata Ginny…prenditi un paio di settimane di vacanza, sistemati in un nuovo appartamento…piuttosto prendi una stanza in albergo se non hai nessun altro posto dove ti senti tranquilla…oppure resta qui coi Duff, o vieni da me e Bill…quello che voglio dire è che devi staccare un momento, vivere più alla giornata…passa del tempo con Din, e prendi del tempo per te…e se alla fine sarai ancora confusa…forse dovresti lasciar perdere. Se senti che non ti porterà da nessuna parte…capisci cosa intendo? -

- Credo di sì, sì. – Stava trattenendo il respiro.

- E un’altra cosa… - Si era morsa le labbra e aveva preso le mani di Ginny fra le sue. – …non trattenerti mai, esprimi le tue emozioni…se devi ridere ridi a squarcia gola, se devi piangere piangi, se devi arrabbiarti sii arrabbiata. Vivi serena Gin, è la cosa migliore. -

- Grazie. -

- Prego. – Aveva sorriso. - Ora va a casa, e fatti una bella dormita. Domani ti sentirai più leggera. -

12, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 01. 40 AM

Ginny, esausta, aveva aperto la grande porta centrale con qualche difficoltà. Aveva sospirato. Fortunatamente non l’avevano chiusa fuori. Fleur aveva avuto ragione su tutto, si sentiva già meglio.

Si era stropicciata il viso con le mani, si era data una ripulita a casa di Perdita ma di certo non aveva un aspetto fresco e riposato. Domani mattina avrebbe avuto una faccia orribile.

Aveva osservato per un istante l’anello che aveva al dito sorridendo amaramente. Aveva scosso il capo. Domani. Ci avrebbe pensato domani.

Sbadigliando si era chinata per sfilarsi le scarpe.

- Weasley… - Non si aspettava di vederla.

Quando aveva sollevato il capo si era trovata di fronte a Malfoy.

– Ehi. – Aveva sorriso spostando rapidamente lo sguardo. Non era esattamente pronta per un confronto, voleva solo infilarsi sotto le coperte e dormire per dieci ore di fila.

- Dobbiamo parlare… - L’aveva quasi aggredita per la foga. - …devi lasciarmi spiegare… -

Aveva aperto la bocca per accampare una scusa, si sentiva in difficoltà. Non aveva nessuna voglia di stare ad ascoltarlo. – Aaaa…Malfoy sono stanca…-

Aveva fatto per parlare ma lei con una mano lo aveva fermato scuotendo il capo. Stava tentando di defilarsi. - No, sul serio. Sono esausta…ne parliamo domani prima che me ne vada, ok? Rimandiamo a domani. – Aveva parlato rapidamente come se fosse ansiosa di liquidarlo.

Draco aveva levato la mano della ragazza dalle proprie labbra stringendola leggermente. – Sei sicura? –

Aveva sorriso per tranquillizzarlo, in realtà non sapeva neppure di cosa, voleva solo andarsene il più rapidamente possibile. – Sì. Buonanotte. –

Aveva accennato col capo. - Buonanotte. -

13, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 05. 40 AM

Ginny era seduta alla specchiera della propria stanza, aveva indosso la sua camicia da notte bianca. La vestaglia avorio aperta sul davanti. La ragazza aveva tirato i capelli a lato della testa, stava scrivendo su una vecchia pergamena. La pallida luce di una candela illuminava il foglio ingiallito. Alle sue spalle, sul letto una confusione di valige aperte e di vestiti.

Si era arrestata un momento e si era portata la piuma d’oca alle labbra come per pensare. Aveva sollevato dalla superficie levigata l’anello argentato di Malfoy e l’aveva contemplato un attimo, prima di posarlo nuovamente e tornare a scrivere.

13, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 07. 04 AM

Ginny era uscita dalla propria stanza posando a terra due pesanti valige, ancora china si era portata i capelli dietro un orecchio e aveva chiuso la porta. Indossava un completo di Satin giallo dorato, la giacchetta era aperta sul davanti lasciando intravedere il top blu elettrico senza spalle e con un lungo drappo di stoffa sul davanti che le arrivava quasi a metà della gonna cortissima. Era anche quello un’eredità di Pancy. A tracolla portava una borsetta nera che sembrava impacciarla non poco nei movimenti. Aveva sollevato i bagagli con un poco di sforzo.

– Signorina Weasley? – La Signora Ingoldsby stava passando in quel momento. Si era arrestata confusa. – Cosa sta facendo con tutte quelle borse? Si farà male…se dovesse cadere dalle scale il padrone… - Osservando l’abbigliamento della ragazza aveva storto involontariamente il naso.

La maga si era scrollata nelle spalle, e aveva consolidato il peso delle valige nelle mani. – Ha qualche problema Signora Ingoldsby? - Aveva parlato rimanendo seria, senza cortesia. Non era propriamente nell’umore per sottoporsi al giudizio della vecchia megera. In fondo sembrava averla giù marchiata come donna disonorevole, e dire che prima era tutta sorrisi e premure.

La governate colta sul vivo e leggermente impreparata si era agitata in imbarazzo. – No, ma cosa dice Signorina…piuttosto, vuole che le chiami aiuto o un taxi? – Allora lo sapeva che se ne stava andando…ma che ipocrita…

Era questo il potere? Far valere improvvisamente la propria posizione riduceva le persone in quel patetico stato servile? Avevano un bel fegato a criticare alle spalle e a storcere il naso, ma poi in faccia non avevano il coraggio di dir nulla per la paura di venire licenziati…se almeno ci fosse stato ancora Mails…non credeva di essersi sforzata di essere gentile con tutti, e poi per quella sciocchezza in cucina non poteva più passare da nessuna parte senza essere osservata sospettosamente.

- Non si disturbi, faccio da sola…sono grande sa? Mi so allacciare le scarpe e tutto il resto… - I bagagli stavano iniziando a farsi pesanti. – Arrivederci. -

Fiona con un inchino reverenziale era rimasta ferma ad osservarla allontanarsi.

Fatto un tratto di scale, Ginny si era arrestata posando una borsa e poi l’altra. Era distrutta. Si era sistemata la tracolla, e passandosi le mani dietro alle orecchie aveva ripreso le valige. In fondo alle scale Garrison la stava attendendo con Damian addormentato fra le braccia. Il volto di Ginny si era intenerito vedendo il figlioletto.

- Amore… - Aveva accarezzato il visino del bimbo sorridendo e si era rivolta all’uomo. – Si è già riaddormentato…poverino non è abituato a venir buttato giù dal letto a quest’ora. – Si era passata i capelli dietro un orecchio. – Grazie… -

- Ma si figuri…il taxi la sta attendendo. -

Non aveva avuto molto spesso a che fare col maggiordomo ma sembrava una persona a posto. Erano le donne lì dentro ad essere perfide.

- Ah, Garrison…mi dispiace per la scenata di quel giorno al telefono…mi avrà presa per pazza… -

- Se mi permette…sì. -

La maga si era sforzata di sorridere più per l’imbarazzo che per altro. Be almeno qualcuno lì dentro era onesto…

Garrison aveva riposto Din nelle braccia della donna e aveva sollevato da terra i bagagli. Narcissa Malfoy era scesa dalle scale in quel momento, sollevando leggermente da terra il proprio abito. Indossava una tunica da maga a collo alto, era aperta in una linea lunga e sottilissima sul davanti, bordeaux e finemente elaborata. In vita aveva una cintura dorata che terminava con un pendente, oscillava ad ogni suo passo elegante. – Non è più abitudine salutare i propri ospiti, Virginia? –

Ginny si era sentita lievemente arrossire, il suo comportamento effettivamente non era dei migliori, tuttavia dopo aver esitato un istante aveva sostenuto lo sguardo della donna. – Avrei mandato un biglietto. –

La Signora Malfoy sorprendendola aveva sorriso. – E io avrei risposto… -

Dopo lo shock iniziale, la ragazza aveva risposto al sorriso prendendo un respiro e parlando a fatica. – Immagino che dovrei ringraziarla… -

- No, a dire il vero sono io che ringrazio te. Mio figlio imparerà una bella lezione da questa storia. -

Ginny aveva abbassato il capo ma l’aveva subito scosso e riportato alto. – No, a dire il vero sono io che ho imparato una bella lezione da questa storia. –

- Davvero? – Aveva chiesto con la solita voce lenta e calma.

- Sì. – Aveva abbassato lo sguardo e si era lisciata una ciocca di capelli. – Ora vado… - Poi, come se le fosse venuto in mente improvvisamente qualcosa, lo aveva rialzato. – Non vuole salutare suo nipote? -

Era rimasta impassibile. - Be a dire il vero conto di rivederlo presto. – Vedendo l’espressione allibita di Ginny aveva roteato gli occhi. - Ma certo… - La donna aveva accarezzato la testolina di Damian alzando poi gli occhi sulla giovane con un’espressione enigmatica. – A presto Virginia. –

- Addio. - Turbata dalle ultime parole della maga, si era sistemata la borsa a tracolla ed aveva raggiunto Garrison scendendo rapidamente la scalinata di pietra.

13, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 10. 04 AM

- Ah, ben alzato tesoro. -

La Signora Malfoy era intenta a prendere la propria colazione nella sala da tè quella mattina. Stava imburrando le fette di pane, quando Draco assonnato e piuttosto scombussolato aveva fatto il suo ingresso nella stanza. La donna aveva parlato con noncuranza senza alzare lo sguardo. Il servizio da tè finemente decorato era posato sul tavolino accanto al divanetto.

Malfoy si era passato una mano nei capelli. Non aveva il suo solito aspetto perennemente ordinato e perfetto, quanto piuttosto uno trasandato. Era evidente che non doveva aver chiuso occhio la notte precedente, ma Narcissa non gli stava prestando la benché minima attenzione; anche se dentro di sé aveva il forte sospetto che il figlio non si fosse neppure fatto una doccia.

- Weasley? – Aveva aggrottato la fronte in confusione non vedendo la ragazza accanto alla madre. Si era addormentato alle sei del mattino e si era svegliato tardi, imprecando dall’inizio alla fine, per la fretta di scendere al piano di sotto, aveva fatto tutto di corsa.

La Signora Malfoy aveva preso un minuscolo boccone di pane e si era pulita la bocca col tovagliolo, prima di prendere un sorso di tè.

- Mamma! – Era insopportabile quando faceva così…

Fingendosi sorpresa, aveva fissato il figlio con espressione scettica. – Non capisco a cosa tu ti stia riferendo. – Si era piegata il tovagliolo in grembo, mettendosi a tagliare le fette di prosciutto nel piatto. – Se non mi sbaglio, doveva andarsene questa mattina. –

- Che cosa?! – L’aveva aggredita.

- Non urlare Draco, non sono sorda. –

- Che significa che se n’è andata?! Dovevamo parlare… - Era incredulo e tremendamente infuriato. – Che cazzo le era saltato in mente?

Aveva scosso il capo. – Ancora ti stupisci? – La donna poggiando le posate aveva deglutito congiungendo le mani di fronte a sé. – Pensavo che mio figlio fosse leggermente più intelligente di suo padre, ma evidentemente mi sbagliavo…-

Si era messo a ridere di se stesso e dell’intera situazione per nulla divertito. Aveva scosso la testa. Un Malfoy… – Cristo Santo Weasley… - Aveva parlato a bassa voce. Non poteva crederci che l’avesse fatto sul serio…ma quanto idiota era stato per non capire quello che aveva in mente? Se l’era praticamente svignata alla chetichella la sera precedente…gli aveva persino sorriso, dopo che era sparita per ore senza una spiegazione… No ma andiamo, bisognava per forza vederlo il lato comico della situazione, continuavano a sfiorarsi senza mai riuscire a toccarsi…

La Granger poi…il suo intervento era stato provvidenziale, aveva superato se stessa nel mettere il naso in faccende che non la riguardavano. Non aveva capito un cazzo. Né di lei né di lui…probabilmente era andata a casa sua dopo, o di un’altra delle provvidenziali e dannatamente impiccione mogli dei suoi fratelli, e chissà quella che idee le doveva aver messo in testa…

Merda.

Merda. Merda. Merda.

13, maggio 2011 Londra ore 08. 39 AM

Il taxi sfrecciava rapidamente per le vie di Londra, diretto al 64, di Bayswater Road. L’appartamento si affacciava su Hyde Park, era piuttosto grazioso. A lei era sempre sembrato troppo grande, tre camere da letto, due bagni, una cucina, e una saletta da pranzo…ma a Malfoy era l’unico essere andato leggermente a genio. Aveva tentato di spiegargli che un bagno e due camere da letto erano più che sufficienti, e che lei e Din erano abituati a mangiare in cucina, ma niente.

No, non doveva ripensare a tutto il tempo trascorso alla ricerca di quel dannato appartamento o si sarebbe di nuovo rattristata. Aveva promesso a Fleur che non si sarebbe lasciata andare ai ricordi, che per un po’ si sarebbe dedicata unicamente a sistemare la casa e a passare del tempo oziando con Damian.

Il piccolo Weasley era ancora addormentato con la testolina nel grembo della madre. Ginny guardava scorrere la strada attraverso il finestrino. Si era rilassata contro lo schienale chiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro. Aveva fatto bene…aveva…era la cosa giusta da fare. Non avrebbe avuto senso continuare così, qualcuno doveva decidersi a risolvere la situazione in un modo o nell’altro. Era la cosa giusta…sì, non poteva essere altrimenti…non poteva.

Dopotutto non era come se le fosse corso dietro…

…voleva parlarle…

…forse avrebbe dovuto fermarsi almeno ad ascoltare. No, non se ne sarebbe più andata…

Chissà se aveva letto la lettera…più probabilmente l’aveva bruciata. Meglio così. Sì, molto meglio così. – Non preoccuparti amore…la mamma tornerà a sorridere. – Aveva accarezzato i capelli del bimbo fra le sue braccia.

Ad ogni tratto di strada il suo cuore si sentiva più leggero. Andava a casa.

13, maggio 2011 Palazzo Malfoy ore 10. 45 AM

Non aveva mai bussato, neppure una volta. Era stata la considerazione spontanea cui era venuto mentre posava la mano sul pomello della stanza della ragazza e vi entrava.

Vuota.

Aveva tracciato con una mano il contorno di un mobiletto di legno scuro che gli era accanto. I domestici dovevano averla già riordinata.

Le tende della portafinestra aperta si muovevano leggere nella brezza mattutina.

Il mago aveva roteato gli occhi e gli era scappata una risata amara. Si sentiva ancora il suo profumo. Fiori freschi. Se questi non erano i primi segni della pazzia…

- Au revoir ma petite sorcière… -

Aveva due alternative. Correrle dietro. Lasciarla andare via. Nessuna delle due sembrava portare da qualche parte. Così non avrebbe fatto niente…rischiare, per rischiare…ma non poteva rischiare. Qualunque passo in un senso o nell’altro avrebbe potuto mettere la parola fine a tutto quanto, e lui non era pronto.

I Malfoy non corrono dietro a nessuna…neppure se è quella giusta.

Era una bella giornata…

Si era avvicinato al pianoforte con le mani in tasca e aveva sorriso, fino a che i suoi occhi avevano incontrato una piccola busta bianca. Accanto alla busta l’anello dei Serpeverde che aveva dato alla ragazza. Allora si era arrabbiato. Non era divertente.

Aveva stretto il piccolo pezzo di carta in una mano e l’aveva sbattuto senza guardarlo sul coperchio della tastiera. Si era seduto sullo sgabello e sollevando il coperchio chiuso si era messo a suonare per un pubblico invisibile.

Malfoy,

…sembrava più facile quando ho deciso di prendere in mano carta e penna, ma per quanto coi diari e gli scritti io abbia molta famigliarità, non sono mai stata un’abile scrittrice. Non ho il dono della sintesi…e faccio sempre un gran pasticcio, ma ormai l’avrai capito.

Suppongo che questo dovrebbe essere il momento della verità e delle confessioni, in cui le parole dalla penna dovrebbero sgorgare con una semplicità quasi vergognosa, e invece io non so cosa dire. Se sei arrabbiato lo capisco, non pretendo neppure che tu arrivi in fondo a leggere. Anzi, forse sarebbe meglio, mi risparmierei forse questa figura pietosa.

So cosa stai pensando…Sì, sono una codarda. Ma quando questa notte non riuscivo a prendere sonno, ho capito che non ce l’avrei fatta a restare un secondo di più. Scusa, se alla fine non abbiamo parlato.

Din non se ne voleva andare, ha fatto i capricci per tutto il tempo. È colpa mia se non l’hai potuto salutare. Che pessima madre eh?…svegliare il figlio nel cuore della notte per dirgli che saremmo partiti appena fatto giorno, e non permettergli neppure di dire arrivederci a suo padre. Soltanto perché sua madre non ha saputo affrontare le cose in faccia e prendere la giusta decisione. Ma tu che avresti fatto al posto mio? No, non rispondere. Non voglio saperlo dopotutto.

Ci sto girando intorno, lo so. È facile con le parole, è incredibile quanto uno è in grado di far uscire dalle proprie labbra senza mai dir niente. Si può uccidere con le parole, e non sto parlando di magia, ma della semplicità con cui una frase pronunciata, o ascoltata per caso, può costruire città e distruggerle. Perdonami, sto divagando.

Ho avuto paura. Chiaro e semplice sentimento, e mentirei se sostenessi di non saperne la ragione. Sono certa che in questi giorni tra noi sono state dette e fatte molte cose, tante che nessuno intendeva, e altre che sicuramente volevamo. Io sono piuttosto brava ad ingannare me stessa e gli altri, ma non lo sono altrettanto nel fingere. C’è stato qualcosa. Lo sai tu, e lo so io.

Forse però, non era la stessa cosa per entrambe. Io non sono abituata a giocare giochi Malfoy. Non sono così. Ma non posso nemmeno correre tanti rischi ed espormi totalmente sperando che in qualche modo vada bene. Non posso permettermi di tentare la sorte ancora. Dare per avere. É triste, ma se io metto in piazza me stessa pretendo qualcosa d’incondizionato dall’altra parte; e non qualcosa, che non si sa se ci sarà ancora o meno domani. Capisci cosa intendo?

Io non posso saperlo se nessuno me lo dice.

Ti restituisco il tuo anello, è quello il suo posto, lo è sempre stato.

Sai, ieri sera l’avevo al dito. Continuavo a rigirarlo nervosa come al primo giorno di scuola, sono stata sorpresa nel constatare che il grande Malfoy non se ne sia accorto. Tu a questo che nome daresti Sharlock?

Ti restituisco la tua libertà, ti libero da questa zavorra, fanne buon uso mi raccomando. Non era questo che speravi di sentire dalle mie labbra? So di essere stata una parentesi, una grossa complicazione. Non darti tanta pena per me, alle persone non sembra, ma ho la pelle dura.

Malfoy, spero tu riesca a trovare qualunque cosa tu stia cercando. In quanto a me…a me per ora basta Damian.

P.S: un ultima cosa, e non sei neppure tenuto a darmi una risposta. Potrai anche mandarmi al diavolo se credi. Resta il fatto che potrai vedere Damian quando vorrai, era così l’accordo mi pare. Ti chiedo solo di aspettare qualche settimana, mi serve tempo per…abituarmi a questa nuova situazione, all’appartamento. Magari, se sei d’accordo, potresti anche venire a cena qualche volta, Damian sarebbe al settimo cielo, e io non avrei obiezioni. Ma come ti ho detto non sei obbligato a rispondere.

Ginny

Anche quando ci buttiamo via

Per rabbia o per vigliaccheria

Per un amore inconsolabile

Anche quando in casa e il posto più invivibile

E piangi e non lo sai che cosa vuoi

Credi c'è una forza in noi amore mio

Più forte dello scintillio

Di questo mondo pazzo e inutile

E' più forte di una morte incomprensibile

E di questa nostalgia che non ci lascia mai

Quando toccherai il fondo con le dita

A un tratto sentirai la forza della vita

Che ti trascinerà con sé

Amore non lo sai vedrai

Una via d'uscita c'è

Anche quando mangi per dolore

E nel silenzio senti il cuore

Come un rumore insopportabile

E non vuoi più alzarti e ll mondo

E' irraggiungibile

E anche quando la speranza

Oramai non basterà

C'è una volontà che questa morte sfida

E' la nostra dignità

la forza della vita

Che non si chiede mai cos'è l'eternità

Anche se c'è chi la offende

0 chi le vende I'aldilà

E quando sentirai che afferra te tue dita

La riconoscerai la forza della vita

Che ti trascinerà con sé

Non lasciarti andare mai

Non lasciarmi senza te

Anche dentro alle prigioni

Della nostra ipocrisia

Anche in fondo agli ospedali

Nella nuova malattia

C'è una forza che ti guarda

E che riconoscerai

E' la forza più testarda che c'è in noi

Che sogna e non si arrende mai

E' la volontà

Più fragile e infinita

La nostra dignità

Amore mio è la forza della vita

La forza della vita

Che non si chiede mai

Cos'è I'eternità

Ma che lotta tutti i giorni insieme a noi

Finché non finirà

Quando sentirai

La forza è dentro di noi

Che afferra le tue dita

Amore mio prima o poi la sentirai

La riconoscerai

La forza della vita

La forza della vita

che ti trascinerà con sé

Che sussurra intenerita:

"Guarda ancora quanta vita c'e!"

- Paolo Vallesi – La forza della vita -

FINE

* Whitney Houston - Where Do Broken Hearts Go

Harry Potter e i personaggi creati da J. K. Rowling non mi appartengono.

Le poesie, le canzoni, e i riferimenti a libri, utilizzati ai fini del racconto, non mi appartengono

Eccoci giunti alla fine, scommetto che non era esattamente quello che vi stavate aspettando…però mi sembrava assurdo che le cose potessero risolversi altrimenti in così poco tempo. C’era sul serio troppo che non si erano detti.

Non so…ora mi affido a voi, ci vedete bene un seguito? Pensate che sia meglio lasciare le cose come stanno e lasciare il resto all’immaginazione, chiedendosi se chissà…magari durante una di quelle cene a casa di Ginny…sono nelle vostre mani.

Ed ora passiamo ai ringraziamenti.

Un bacio enorme a tutti quelli che hanno sopportato 18 capitoli dei miei sproloqui, e in particolare a:

Marghe

Pecker

Giada

Jessiketta

Miyu Orwell

Kiara

Blackmoony

Poyel

jessy92

Heavy

Sbirulinina

phi phi

Ay

Paola

Thewitch

cloe

Anonima

Pallina

Gajra

Keira

maria89

Caillean

Ransie

Luna Malfoy,

vale

Lili

_Kristel_

vamasa

Anjulie

E alla mia Amica.

E un enorme grazie a tutti gli altri autori del sito, è bello confrontarsi con altre idee, inoltre, oltre a scrivere adoro leggere perciò…ok, ora la smetto o i pomodori arrivano sul serio in 3D.

Spero di non aver scordato nessuno. ^_^

Max.

 

 

 

   
 
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