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Autore: Jude02    25/07/2012    1 recensioni
Questa è la storia di una ragazza che da bambina incontrò Damon Salvatore e questo incontro le sconvolse la vita.
"La creatura si girò di scatto: Damon Salvatore. [...]
...E giurai che un giorno mi sarei vendicata di colui che aveva ucciso i miei genitori."

"Era sempre pronto a rovinare la mia esistenza, l'esistenza di chiunque gli avesse mai voluto bene."
"Facevo fatica a credere che quegli occhi, ora carichi di odio, fossero gli stessi che una volta mi guardavano innamorati, quasi adoranti; ma, dopotutto, l'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia.
Chi è capace di amare intensamente, è capace di odiare con la stessa intensità..Questo è il caso di Damon, anche se lui..è molto più propenso al secondo sentimento."

"Ormai ne ero certa, Damon Salvatore non provava alcun sentimento umano.
Con uno sguardo ti rubava il cuore e con un pugnale te lo trafiggeva.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Damon Salvatore, Stefan Salvatore | Coppie: Elena/Stefan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Untitled Quarto estratto dal diario di Alice Prescott;


23 marzo, 1968 - sera;

Caro diario,
anche questa volta ho dovuto interrompere il flusso dei ricordi, ma ora sono di nuovo qui, da sola, e posso continuare a raccontare:

***

La serata trascorse con una finta parvenza di tranquillità; percepivo la tensione tra Stefan e Damon, ma facevo finta di niente.
Poi Stefan non riuscì più a sopportarla e uscì di casa.
Damon si diresse in salotto per versarsi il solito bicchiere di scotch.
Mi rendevo conto di ogni suo movimento con perfetta lucidità. Non lo vedevo, ma sapevo che stava prendendo la bottiglia di bourbon dalla vetrina di cristallo; sapevo che si stava riempiendo il bicchiere; sapevo che lo stava avvicinando alle labbra e...sapevo che stava bevendo.
Non mi scomposi quando udii lo scoppio del vetro che andava in frantumi sul pavimento, seguito da un rantolo soffocato di Damon.
Era il momento.
Entrai in salotto, dove il vampiro giaceva in ginocchio, con le mani a stringere la gola, gli occhi spalancati.
Ci fissammo in silenzio: io con lo sguardo che non lasciava trasparire alcuna emozione, lui con spaventato stupore.
-Ver...bena -riuscì soltanto a balbettare.
Sempre guardandolo negli occhi mi avvicinai a lui, inclinando la testa da un lato. La fredda lucidità che mi aveva sostenuta fino a quel momento stava svanendo pian piano, lasciando il posto a quella sensazione che si ha quando ci si muove all'interno di un sogno, o meglio, un incubo.
-Perchè... Ally? -mi domandò con voce spezzata.
-Oh Damon, davvero non lo immagini il perchè? -dissi sarcasticamente.
In quel momento comprese che io sapevo, che avevo sempre saputo: -Tu...Io..ti avevo fatto dimenticare.
-La verbena esisteva anche 4 anni fa, ovviamente. Ti fa male, eh, Damon? -continuai, con falsa preoccupazione, ascoltando i suoi gemiti di assenso. -...Ma forse, questo ti farà più male! -gridai, colpendolo al fianco con un paletto di legno che fino a quel momento avevo nascosto dietro la schiena.
Damon gridò di dolore, cercando con una mano di colpirmi e, con l'altra, di estrarre il paletto dal corpo, ma la verbena l'aveva indebolito.
Per il momento ero più forte di lui, ma lo sarei stata ancora per poco, giusto il tempo di ucciderlo.
Di colpo estrassi il paletto dal suo fianco: -Preparati Damon, perchè la prossima volta mirerò al cuore. E' il momento che tu paghi per gli abomini che hai commesso, per tutte le persone che hanno sofferto a causa tua. -alla fine della frase, la mia voce si spezzò; stavo per cedere, ma non potevo permettermelo: ormai mancava così poco...
Dagli occhi di Damon era scomparso quel luccichio arrogante, ironico, lasciando il posto alla rassegnazione della sconfitta.
Chiamai a raccolta tutte le mie forze, impugnando il paletto a due mani; sollevai le braccia sul suo petto, prendendo la mira; Damon chiuse gli occhi e, di colpo, le mie mani si avventarono su di lui.

Dopo alcuni secondi il mio cuore ricominciò a battere.
Deglutii a fatica, riaprendo gli occhi: le mie mani rimanevano bloccate a pochi centimetri dal petto di Damon: l'acuminata punta di legno gli aveva lacerato la camicia, fermandosi all'altezza del cuore.
Lui riaprì gli occhi, accorgendosi con stupore e sollievo di essere ancora vivo.
Quando il suo sguardo incontrò il mio ebbi un sussulto; gettai di lato il paletto, che stavo ancora impugnando, e scappai via, fuggendo da quella maledetta casa.

Con il fiato corto continuai a correre nel buio, lungo il vialetto di ghiaia, ma non andai molto lontano.
Udendo dei rumori dietro di me, cercai di aumentare la velocità, ma persi l'equilibrio e due mani possenti mi afferrarono per le braccia, quasi stritolandomi. Mi voltai: Damon aveva riacquistato le forze.
-Ormai so con certezza che mi odi -mi disse, costringendomi a guardarlo negli occhi: il suo sguardo era tornato freddo, distaccato, non lasciava trasparire alcuna emozione. -Perchè non mi hai finito, quando avresti potuto farlo senza sforzo?
Io non gli risposi, rimasi a fissarlo in silenzio, sentendomi come svuotata e senza forze, mi abbandonai alla sua presa.
-Dimmelo, Alice, devi dirmelo! -continuò, scrollandomi con rabbia, vedendo che ormai non opponevo più nessuna resistenza.
Ma nemmeno io ne conoscevo il motivo: avevo tutta l'intenzione e la possibilità di ucciderlo e allora, perchè non l'avevo fatto?
D'un tratto la piena consapevolezza mi invase.
Sospirai e sciolsi la sua presa con una scrollata di spalle; feci un passo indietro e lo guardai con gli occhi socchiusi, la testa inclinata da un lato: -Perchè ti amo, Damon. E questa sarà la mia condanna. -risposi in un sussurro.
Poi mi voltai, dandogli le spalle e mi allontanai da lui, pur sapendo che non mi avrebbe lasciata andare.
-Ti amo, Alice.
Mi bloccai a metà strada, udendo quelle parole: allora Damon mi amava davvero... Non me l'aveva mai detto così esplicitamente prima di quel momento: aveva sempre avuto paura di ammetterlo persino con se stesso.
-Ma non posso permettere che questa sia la mia condanna -disse a voce più alta. Da quel punto di vista io e lui eravamo uguali: non volevamo permettere che l'amore intralciasse i nostri "doveri".
E così, non mi sorpresi più di tanto di quello che accadde dopo.
Con una mano, mi riafferrò il braccio assicurandosi che non potessi fuggire; nell'altra mano, invece, scorsi lo scintillio di una lama.
Ma non avevo paura; una strana calma si era impadronita di me...Intorno a noi non c'era alcun rumore, era tutto così tranquillo... Riuscivo persino a pensare lucidamente: non mi interessava fuggire, mi domandai soltanto per quale motivo avesse scelto quel modo di uccidermi, invece di nutrirsi di me..Doveva essere l'ultimo tributo che mi faceva.
Poi sentii una fitta di dolore al petto, mentre la lama mi penetrava sempre più in profondità, facendomi perdere le forze.
Fu soltanto un attimo, poi non sentii più dolore: l'unica cosa di cui ancora mi rendevo conto erano i suoi occhi freddi, come il ghiaccio.
Per un istante soltanto, mi sembrò di scorgere lo scintillio di una lacrima. Ma sapevo che non era possibile, ormai ne ero certa, Damon Salvatore non provava alcun sentimento umano.
Con uno sguardo ti rubava il cuore e con un pugnale te lo trafiggeva.
Per poi voltarti le spalle e abbandonarti nell'oscurità.
   
 
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