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Autore: Dreamersan    26/07/2012    4 recensioni
Dopo l'ennesima lotta contro un demone, Angel si ritrova catapultato nel 1750, tre anni prima che fosse trasformato e dopo tanto tempo sarà costretto a far nuovamente i conti con la sua famiglia,
la stessa famiglia che più di duecento anni prima, ricorda di aver ucciso...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angel, Cordelia Chase, Liam, Wesley Wyndam-Pryce
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 - Non ti ho mai odiato ragazzo 

 

«Insomma, non puoi essere più chiaro? È tuo o non lo è il sangue che ci serve?» chiese Cordelia esasperata, avendo ormai perso la pazienza.

«È del me stesso umano...»

«Cosa?!» urlò, guardandolo con la bocca spalancata.

«Non farmelo ripetere...» la pregò lui, iniziando a camminare nervosamente per la camera.

Come avrebbe fatto a prendere un po’ del sangue di Liam?

Come sarebbe stato rivedersi umano dopo così tanto tempo?

E soprattutto avrebbe...

«Angel!» sbraitò Cordelia, ben poco felice di non essere calcolata e parandosi di fronte a lui, impedendogli di continuare a girare come un anima in pena.

«Qual è il problema? Staremo attenti, non ci faremo vedere...» ragionò con calma, per poi guardarlo perplessa quando lui scosse la testa.

«Tu non capisci Cordelia... Io... per me sarebbe troppo...» iniziò, per poi bloccarsi e fare tre respiri profondi e non necessari.

«Troppo...» lo incoraggiò.

«Non ce la farei a rivedermi così» confessò infine, lasciandosi cadere sul suo letto.

Nella stanza cadde per un attimo il silenzio, Angel si teneva la testa fra le ginocchia cercando di calmarsi e Cordelia lo guardava implorante, divorata dalla curiosità.

«Umano, intendi? Perché?» chiese infine, non riuscendo a trattenersi dallo sbuffare quando lui non le rispose.

«Angel?» lo chiamò.

«Liam?» provò allora, ottenendo finalmente una qualche risposta; infatti il vampiro al suono di quel nome sussultò.

Oh, grazie a Dio almeno ora mi sta prestando attenzione...

«Non chiamarmi così...» la pregò, turbato e con un filo di voce.

«È il tuo vero nome, non é vero? Lavoriamo insieme da quasi un anno e non so neppure il tuo vero nome!» esclamò, un po' offesa ma in qualche modo nel profondo del cuore, giustificando il suo comportamento.

«Quel nome per me è morto in un sudicio vicolo più di duecento anni fa e non ha più alcuna importanza» disse semplicemente, rimanendo calmo.

Ed era la verità, perché quel nome non significava più nulla per lui, o almeno, così era stato fino a quando non era piombato in quell'incubo...

Prima però che Cordelia potesse ribattere, la porta della stanza venne aperta di nuovo e questa volta fu il signor O’Connor a entrare.

L’uomo, fece il suo ingresso con un cipiglio sul volto e si richiuse la porta alle spalle con violenza.

Il vampiro e suo padre si guardarono negli occhi, per un periodo che al demone parve infinito; Malachy sembrava arrabbiato, ma era difficile, se non impossibile capire cosa in quel momento gli passasse veramente per la testa.

«Tieni, mostro...» disse infine, con un tono di voce strano e lanciando al figlio un sacchetto in cuoio.

Non ci fu bisogno di spiegare cosa l’oggetto fosse né cosa contenesse, Angel si limitò ad annusarlo e senza sforzo riuscì a tornare al suo volto umano, non riuscendo così ad impedire che l'ombra di un sorriso gli si formasse sul bel volto.

«Non credere che per me sia cambiato qualcosa, Liam...» sibilò l’uomo, anche se in realtà qualcosa era già cambiato, perché senza che se ne rendesse conto l’aveva chiamato di nuovo per nome.

Il vampiro ridacchiò quando il padre accortosi della sua gaffe arrossì, un po’ a causa della rabbia e un po’ a causa dell’imbarazzo.

«Toglimi una curiosità, ragazzo...» parlò poi, schiarendosi la gola e desiderando cambiare argomento.

Angel alzò gli occhi al cielo.

Ragazzo...

«Detesto essere chiamato così, padre. Ho più del quintuplo della vostra età e di conseguenza riferirvi a me come ”ragazzo” non potrebbe essere più inappropriato...» replicò, sbuffando quando vide il volto del padre pieno di sorpresa.

È vero, sia lui che Cordelia gli avevano già accennato di venire dal futuro, ma sinceramente chi non sarebbe rimasto scioccato nel sentirsi dire dal proprio figlio, apparentemente meno che trentenne, di essere più vecchio di cinque volte di suo padre?

«Tutto questo è semplicemente assurdo...  Saresti dovuto morire...» mormorò a bassa voce, più a se stesso che ad Angel e Cordelia.

«E chi ha mai detto che io sia vivo?» disse cupamente il vampiro e benché il suo tono fosse sarcastico, c’era un antica tristezza nella sua voce.

«Sai cosa voglio dire e in ogni caso sei stato tu ad attaccare Victor, non è vero?» lo accusò dopo un attimo di silenzio, con la faccia di uno che aveva appena avuto un illuminazione.

Ed in effetti, era stato così, perché rilassandosi un poco e analizzando gli eventi con più lucidità, Malachy stava iniziando a collegare tutto.

«Non ricordo di aver fatto nulla del genere» rispose il vampiro, evasivo ed evitando il suo sguardo.

Di certo non avrebbe detto a suo padre di aver morso le mucche del vecchio, questo era decisamente fuori discussione.

«Non mentire Liam, so che sei tu il demone che l'ha attaccato, la descrizione coincide alla perfezione! E cosa vuol dire che non ricordi?!» urlò arrabbiato dal fatto che il figlio fosse continuamente così evasivo e terrorizzato all'idea che suo figlio avesse quasi ucciso qualcuno.

Possibile che non riuscissero mai a parlare civilmente per più di pochi minuti?

«Perdonatemi padre, ma forse è l'età avanzata a giocarmi brutti scherzi» sorrise, facendo definitivamente incazzare il genitore che furioso lo colpì forte con uno schiaffo, pentendosi subito dopo del suo gesto.

Non aveva avuto motivo di colpirlo, ma allora perché l'aveva fatto?

Trattenendo il respiro, il signor O'Connor fece un piccolo passo verso il ragazzo, facendo un salto, quando, una volta che si fu girato verso di lui, Angel ringhiò con gli occhi ormai gialli, ferito da quell'attacco improvviso.

Malachy a quella vista fece istintivamente un passo indietro, preparandosi ad affrontarlo; con sua grande sorpresa
però Liam non si mosse, limitandosi a chiudere gli occhi per calmarsi.

Dopotutto forse era davvero suo figlio, perché un demone l'avrebbe sicuramente ucciso per il suo comportamento.

«Se vi raccontassi la verità non mi credereste...» sibilò infine, guardando intensamente il genitore che però non sembrava intenzionato a lasciar cadere l'argomento.

Angel sbuffò, guardando in cerca di conforto Cordelia che si limitò a scrollare le spalle.

Entrare nella discussione per lei sarebbe stato decisamente poco conveniente.

«È vero, son stato nella sua stalla, ma non gli ho fatto niente, l'ho solo spaventato» parlò, mostrando i palmi delle mani e capendo subito che il padre avesse registrato solo il fatto che fosse realmente andato dal vecchio e non il fatto che non l'avesse toccato.

«E cosa c'eri andato a fare nella sua stalla?» continuò ad indagare, accigliato e imponendosi di rimanere calmo.

«Ehm... io... io avevo bisogno di... pranzare» parlò lentamente dopo un minuto buono, vedendo il padre spalancare gli occhi
immediatamente.

I vampiri bevevano sangue, non c'era bisogno di essere degli osservatori per saperlo.

«Signorina, vi sarei molto grato se usciste» sibilò l'irlandese a Cordelia che dopo uno sbuffo e un cenno del suo capo, si chiuse la porta alle spalle; detestava essere ignorata in quel modo, ma nonostante tutto capiva che non avesse nessun diritto di mettersi fra loro due.

«Quindi hai tentato di ucciderlo per soddisfare le tue voglie da sporco demone!» urlò, stringendo la croce nella sua tasca; da quando aveva scoperto cosa fosse Liam la portava sempre con sé.

«Vi ho detto che non l'ho toccato, ho preso gli animali e non li ho neppure uccisi!» ringhiò in risposta.

Il Signor O'Connor, lo guardò rosso in volto senza sapere cosa dire, poi incrociò le braccia al petto e sbuffò.

«Cosa credete, padre? Che io sia felice di essere un mostro?» continuò Angel arrabbiato, stringendo forte i pugni.

Malachy spalancò un attimo gli occhi dalla sorpresa, ammettendo dentro di se che non aveva mai minimamente pensato a come si sentisse il vampiro per quello che era.

«Beh, se tu non avessi speso tutta la tua vita ogni notte in giro nelle taverne con una donna diversa, non ti sarebbe accaduto nulla!» replicò, sorridendo leggermente in quanto convinto di aver ora il coltello dalla parte del manico.

È vero, non sapeva né quando ne come Liam fosse diventato un demone, tuttavia, vista la reputazione del ragazzo, poteva facilmente immaginare che fosse accaduto durante una delle sue solite uscite notturne.

Angel lo guardò in cagnesco; era strano come pure dopo più di duecentoquarant'anni, provasse ancora un po' di risentimento nei suoi confronti e come nel corso degli anni lo avesse incolpato inconsciamente per la sua sorte.

Certo, non poteva incolpare il padre per tutto quel che gli era accaduto, sarebbe stato alquanto immatura, ma dopotutto ognuno di noi si chiede come sarebbe stata la sua vita se fosse nato in una famiglia diversa, giusto?

Quindi non poteva far a meno di rimuginare su quella questione.

In ogni caso, quelle parole, dette con quel tono di voce, lo fecero scattare.

«Siete stato voi padre e voi soltanto a spingermi a un tale comportamento, senza contare poi che mi avevate definitivamente cacciato di casa quando sono morto!»sbraitò, la sua ultima litigata con il padre era uno dei ricordi umani rimasto più vivo nella sua mente.

Il signor O'Connor boccheggiò ed abbassò lo sguardo, non potendo fare a meno di sentirsi in colpa per le parole del ragazzo e per una volta decise di lasciar cadere l'argomento.

Negli attimi di silenzio che seguirono, lo sguardo di Malachy cadde accidentalmente sulle mani del figlio e alla vista di cosa portasse al dito, i suoi occhi si spalancarono increduli.

Com'è possibile? Lui non può essere... insomma.... lui è... 

«Che cos'hai al dito?» gli chiese allora, suo malgrado turbato.

Era inutile che l'uomo si chiedesse come avesse fatto a non accorgersene prima; infatti nei giorni precedenti era stato troppo occupato a fissare il volto mostruoso del ragazzo per lasciar cadere, anche se solo per un momento, lo sguardo sulle sue mani.

«Niente»rispose Angel rapidamente, troppo rapidamente e il fatto che alla domanda del genitore avesse improvvisamente nascosto la mano interessata, beh non fece che accrescere i sospetti dell'irlandese.

«Sei sposato?» domandò incredulo e anche un po' sotto shock.

Era un demone, chi mai avrebbe voluto un mostro come suo compagno?

«Non... non proprio» balbettò a disagio; l'ultima cosa di cui voleva parlare con suo padre era Buffy.

«Allora dubito fortemente che lei sappia cosa sei, dico bene?» lo sfidò, con un sorriso leggermente derisorio, ma, dentro di lui, morendo dalla curiosità.

«Questi non sono affari vostri e perché lo sappiate... non amo parlare di quest'argomento» finì, con un tono di voce che lasciava ben poco spazio alle repliche.

«Non rispondermi in questo mo... modo...» ringhiò balbettando leggermente quando il figlio gli lanciò un occhiataccia.

«Almeno lo sa? E se si, le sta bene?» si azzardò a chiedere dopo un po', provando ad essere leggermente più gentile e meno brusco.

Angel sbuffò, tuttavia apprezzo lo sforzo fatto dal genitore e decise così di rispondergli.

«Si, sa che ho un anima»

«Un anima, certo», ripetè Malachy pensieroso, «Ma, in ogni caso, perché l'hai mantenuta?»domandò facendo finta di essere
disinteressato all'argomento, ma nonostante tutto molto più che curioso.

«Sono stato maledetto da degli zingari un centinaio di anni fa, più o meno centocinquanta anni da oggi» percisò.

Il padre non poté fare a meno di rabbrividire di fronte a quelle date assurde, in seguito però una domanda, che di certo sapeva non avrebbe avuto una bella risposta, prese forma nella sua mente.

«E prima di...»

«Ero cattivo, molto cattivo... Il peggior vampiro che fosse mai esistito. Ma ora... non potete neppure immaginare cosa voglia dire aver fatto quello che ho fatto io ed esserne consapevoli... In ogni caso non vi dovete preoccupare per la vostra incolumità, toglierò presto il disturbo...» mormorò sottovoce, abbassando la testa.

In quel momento il signor O’Connor avrebbe voluto porgli molte domande, ma nonostante ciò sapeva che probabilmente le risposte che il figlio gli avrebbe dato non gli sarebbero risultate gradite, quindi decise di chiedergli un'unica cosa.

«Quando te ne andrai?»

«Stanotte, molto probabilmente... Dobbiamo tornare a casa»disse seriemente, fissando la porta dietro la quale era sicuro la veggente stesse origliando.

«Perché?» replicò Malachy, nonostante sapesse quanto fosse sciocca la sua domanda.

«Cordelia ha la sua vita la e io non appartengo a questo posto, non più almeno» spiegò cupamente, fissando il genitore negli occhi.

Il padre rimase in silenzio per un minuto buono, guardando la finestra senza realmente vederla; non sapeva proprio cosa dire a quel Liam vampiro e centenario che nonostante tutto il tempo che, almeno per lui, fosse passato sembrava cercare ancora la sua approvazione.

In effetti però c’era una cosa che avrebbe potuto dire, sempre che fosse riuscito a mettere da parte l’orgoglio.

«Liam?» lo chiamò esitante, guardandosi la mano ormai sopra la maniglia della porta.

«Che cosa c’è padre?» sospirò il vampiro, passandosi una mano fra i capelli e fissando le spalle del genitore.

«Io non ti ho mai odiato ragazzo...» disse infine, con un piccolo e raro sorriso a segnare le sue labbra.

Gli occhi di Angel brillarono per un attimo, poi una volta che Malachy se ne fu andato, sorrise anche lui, forse, tutto sommato, quel viaggio si stava rivelando più utile del previsto... 

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Salve, ragazzi, sono tornata con un nuovo capitolo, incentrato sul rapporto padre e figlio (argomento che personalmente adoro, nel caso non si fosse capito xD). 
Beh, che ne pensate? Vi è piaciuto? 
Pensate che dopotutto, Malachy abbia in parte rimediato ai suoi errori? 
Dal mio punto di vista, io credo di si... 
Ho voluto scrivere questo capitolo e anche la storia in generale anche per dare un occasione ad Angel di risolvere le questioni in sospeso con suo padre, perché in fin dei conti non ha mai avuto la possibilità di mostrargli quanto fosse cambiato e di ricevere la sua approvazione e questo è stato un fatto che oltre ad aver segnato Liam, ha segnato profondamente anche Angelus. 
È vero, forse con un padre diverso, Liam sarebbe stato migliore, ma alla fine sono i nostri errori che ci rendono ciò che siamo ora, nel bene e nel male; o almeno, 
questo è il mio punto di vista ;) 
In ogni caso, dopo questo capitolo, Malachy esce di scena, un problema è stato risolto, ma manca ancora un'ultima prova prima di tornare a casa... 
Ringrazio per le recensioni  GilesWatcher e  SoGirl  ;) 
Mi farebbe molto piacere sapere cosa pensaste del capitolo in generale e del rapporto fra Angel e suo padre e sapere se anche qualcun altro si fa tanti viaggi mentali sull'argomento quanto me xD 
Alla prossima ;) 
Dreamerchan 

 


   
 
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