Mille e una notte più una
Nel precedente capitolo:
“So che rischi per l’Esercitazione.”
“Sono problemi miei, va bene? Non ti immischiare”, Lily
diede le spalle a James, che con uno scatto gli afferrò il braccio
costringendola a voltarsi.
“Tu lo supererai, d’accordo?” il suo sguardo fissò quello
smeraldino di lei, “non permetto a nessuno di farmi fallire.”
Lily trasalì alle sue parole.
Non sapeva come, ma quella testa di rapa era riuscito a
trovare un modo per non farla sentire in colpa; aveva messo su un piano diverso
tutta la faccenda.
“Cosa vuoi in cambio?”
“Ci sarebbe una cosa…”
“Prima che la tua mente perversa partorisca
qualcosa di illegale, io non accetterò la tua richiesta d’uscire sabato
prossimo con te”, compiaciuta aspettò la sua prossima mossa, stringendo a se i
libri.
“Va bene”, si limitò a rispondere pacato lui.
“Come sarebbe a dire va bene?!”
“Perché non sarò io a chiederti di uscire”,
mormorò, cercando di nascondere un sorriso di vittoria, che premeva per uscire.
“E chi lo farà, allora?”
“Lo farai tu.”
-Sarò tra te e una piovra gigante-
“Che strano senso
dell’umorismo che hai, Potter!” Lily cercò di mascherare una risata mettendosi
una mano davanti, mentre James la guardava con cipiglio severo, “perché stavi
scherzando, non è vero? Lo sai benissimo che io non uscirei con te nemmeno
se…”
“… dovessi
scegliere fra te e una piovra gigante, lo so”,
concluse James a malincuore, soffocando quel ricordo.
“Veramente stavo per dire
“nemmeno se fossi sotto la maledizione Imperius”, ma riconosco che la tua frase
sia più appropriata.”
James represse un gemito.
“Ti lascio libera
scelta”, alzò la mano a livello della testa, e con non curanza si sistemò gli
occhiali sul naso.
A quel gesto Lily stava
per aprire bocca, ma quando vide la mano di James non scompigliare i capelli,
bensì dirigersi da un’altra parte, la richiuse interdetta. Strinse i tomi che
portava e le sue dita sentirono la loro rigida rilegatura in pelle,
domandandosi che cosa provasse in quel momento James; perché quel che sentiva
lei – e ne era sicura – era la cosa più lontana da essa.
“Che c’è?” domandò Lily,
dopo una decina di secondi in cui si erano limitati a squadrarsi.
“Sto aspettando.”
“Cosa esattamente?”
“Che il Nottetempo
dell’una mi passi a prendere, Lily”, disse canzonatorio James, interrogandosi
se la sua intelligenza andasse ad intermittenza come le luci che decorano gli
alberi di Natale, “che tu mi chieda di uscire, ecco cosa sto aspettando.”
“Ma io non ho intenzione
di farlo.”
“Ho la netta sensazione
che non ci muoveremo da qui per molto tempo”, mormorò lui, rivolto più a se
stesso, che alla ragazza. In questo periodo aveva avuto modo di conoscerla
senza limitarsi al solo contatto visivo, e sapeva quanto potesse rivelarsi
testarda; ma allo stesso tempo sapeva riconoscere quanto lo fosse anche lui.
Più di una volta si ritrovò il suo sguardo omicida, che lo pugnalava ogni volta
che la fissava: è maledettamente bella, anche quando si impunta e vuole
fare la preziosa a tutti i costi, anche quando sa riconoscere una sconfitta, ma
vuole solo prendere tempo per ammetterlo il più tardi possibile. E visto che di James Potter si poteva dire tutto,
tranne che non fosse un gentiluomo, le concesse qualche minuto per riflettere.
Tre, due, uno…
“Domani e dopodomani va
bene per te?” sbottò infine la ragazza.
“Per fare cosa?
“Credevo che la tua
intenzione fosse di salvaguardare la mia media scolastica”, tubò Lily,
domandandosi se l’intelligenza di James non iniziasse nel preciso momento in
cui saliva su una scopa.
“Certo, ma non ho bisogno
di ulteriori incontri con te, per questo”, ammise James, pentendosene
puntualmente due secondi dopo averlo pronunciato: avrebbe potuto passare del
tempo aggiuntivo con lei, sfruttando la situazione a suo vantaggio, ma ormai
era troppo tardi. Se ci fosse stato Sirius, gli avrebbe sicuramente detto che
si stava rammollendo, anche se una vocina interiore gli suggeriva di non
esagerare.
“Non ti chiederò che cosa
hai in mente, così non potrò rifiutare.”
“Prenderò quest’ultima
frase come un segno di fiducia nei miei confronti”, dal modo strafottente con
cui lo disse, Lily non capì che James stava dicendo sul serio, e ne fu
segretamente compiaciuto, “concordato questo punto, che ne pensi ora di
invitar-”
Ma prima che James
potesse finire la frase, con cui voleva sottolineare che avrebbe gradito una
vera e propria dichiarazione con tanto di inginocchiamento e occhi languidi,
Lily aveva esclamato “torna a riscuotere a lavoro finito” e si era incamminata
verso il castello.
***
I giorni che dividevano
quel 30 novembre 1976 trascorsero tranquillamente per alcuni, ma per altri in
preda all’ansia. A sorpresa di Alice, la sua amica si era dimostrata molto
superiore alla situazione, e aveva deciso di ritornare alla sua vecchia
quotidianità, che prevedeva ai primi punti della scaletta delle priorità,
essere una buona prefetto e avvantaggiarsi con i compiti almeno una settimana
prima. Lily aveva giustificato questo comportamento, dicendo che se prendeva
l’esame con tranquillità, avrebbe avuto più possibilità di superarlo. La stessa
calma faceva da padrona anche su James, che aveva calcolato nei minimi dettagli
il suo piano, preparato a tavolino con l’aiuto di Sirius, Remus e Peter, che
però non condividevano la sua idea.
“Non ne vale la pena”,
aveva esclamato una volta Sirius, nell’intento di farlo tornare in sè, ma James
aveva concluso il discorso dicendo che un vero malandrino non si sarebbe mai
tirato indietro, e con estrema riluttanza, Sirius si ritrovò a dargli ragione.
“Lo fai solo perché così
hai una buona ragione per uscire con la Evans”, Remus aveva cercato di
allontanare la questione dell’orgoglio da malandrino, ma anche lì James aveva
archiviato il discorso annunciando che l’idea dello scambio era stata di Lily,
e che lui si era solamente limitato a tenere fede ai patti.
“E se ti scoprono?” la
mattina dell’esame finale dell’Esercitazione di Volo, Peter si era accomodato
su una delle poltrone della Sala Comune e aveva aspettato pazientemente che
James finisse di scrivere su una pergamena piegata accidentalmente ai bordi.
“Non lo faranno”,
convenne il Cercatore, per poi alzarsi e scomparire nel passaggio che aveva
aperto la Signora Grassa. Peter si alzò velocemente e lo rincorse.
“Però mettendo il caso,
che cosa farai?” il ragazzo minuto aveva provato ad arginare il problema,
pensando di fargli ammettere da solo la pericolosità dell’idea.
“Naturalmente mi prenderò
tutta la colpa”, James si limitava a rispondere con poca attenzione, mentre
continuava a camminare prima per il corridoio e poi su una scala.
“E se non ti credessero?
E se vieni espulso?” Peter prese fiato e velocemente esclamò. “E se cacciassero
anche Lily?”
Qualcosa si mosse nello
stomaco di James, perché lentamente spostò il suo sguardo sul ragazzo di
fronte, dove si vedeva chiaramente che dire quell’ultima frase gli era costato
tanto. Aprì la porta delle guferia e dopo essersi procurato una civetta, legò
la pergamena alla zampa dell’animale e lo sistemò al davanzale della finestra
in attesa che prendesse il volo.
“Nessuno viene espulso”,
disse James con lo sguardo fisso sulla civetta.
“Hagrid è stato espulso”,
ammise con voce piccola Peter.
“Ma non possono con lei,
Codaliscia, è la migliore del nostro anno”, sentenziò infine, anche se non ne
era sicuro del tutto. L’immagine di Lily Evans con in mano una valigia stava
prendendo pericolosamente vita nella sua mente.
“Spero che tu abbia
ragione”, Peter mise le mani in tasca e sgusciò fuori in colpa.
Lo scricchiolio della
porta fece dedurre a James che era rimasto solo e senza pensarci si protese
verso l’animale per afferrarlo, ma egli, forse spaventato dal movimento
istintivo, aveva spiccato il volo oltre la finestra e la sua mano.
Nel frattempo Peter era
tornato nella stanza dei Grifondoro, e aveva raccontato nel dettaglio della sua
conversazione agli altri, che ammisero contemporaneamente che se Godric
Grifondoro fosse veramente esistito, era il momento di farsi ricordare con un
miracolo.
***
Molti studenti del sesto
anno decisero di non fare colazione quella mattina, motivando il fatto che
restare leggeri era un buon proposito per la riuscita dell’esame: di questi
faceva parte Lily Evans, che sedeva accanto ad Alice in Sala Grande.
“Soffro il mal di volo”,
si scusò la rossa.
“Come hai intenzione di
comandare la scopa, se sei senza forze?”
In realtà non lo sapeva
neanche lei, visto che James non le aveva detto niente in proposito: avevano
evitato di parlarsi per il resto dei giorni, perché James temeva che il loro
inusuale relazionarsi ad ogni angolo del castello per rifinire i dettagli,
avrebbe insospettito qualcuno. A quel punto Lily aveva avanzato l’ipotesi che
il mondo non girasse intorno a loro due, ma prima che lui potesse aggiungere
che avrebbe dovuto, si era fermata e gli aveva dato ragione. Dalle mille
finestre che illuminavano quell’enorme stanza, spuntarono i soliti gufi che
portavano la posta della mattina, e con grande sorpresa di Lily, una civetta
atterrò proprio davanti al suo piatto vuoto.
“Chi ti scrive?” domandò
Alice.
La ragazza sciolse il
laccio intorno alla pergamena e dopo averla sfilata, la civetta volò via.
“Non ne ho idea”, non
c’era nessun mittente e con curiosità lesse:
Sarò tra te e una piovra gigante
Prima che Lily potesse
formulare una domanda, il professor Silente si era alzato per annunciare
l’inizio degli esami di volo e gli interessati si avviarono verso il campo di
Quidditch; ad aspettarli c’era il professor Rodulphus che stava sistemando gli
ultimi dettagli con la bacchetta, e con poche parole spiegò in che cosa
consisteva.
“Mi sono permesso di fare
qualche incantesimo con l’approvazione di Madama Bumb”, la quale acconsentì con
i suoi occhi gialli da falco. “Uno per volta dovrete svolgere un percorso, che
consiste nell’attraversare tutti e dieci gli anelli di fuoco, colpire con la
bacchetta cinque gnomi nascosti personalmente nel campo e fare lo slalom dei
bastoni al centro” ad ogni punto il professore aveva alzato la bacchetta e con
un lampo giallo erano apparsi prima gli anelli in aria, poi si erano formate
per terra delle buche, simbolo che gli gnomi si stavano dando da fare e infine
dieci bastoni crebbero come alberi. “Il tutto naturalmente a cavallo della
scopa, mentre cercate di evitare i miei incantesimi.”
Gli studenti rimasero
spiazzati dal discorso del professore e si limitarono ad annuire angosciati,
mentre egli tastò le tasche del suo mantello, in cerca del suo taccuino: una
volta trovato lo sfogliò e chiamò a gran voce “Alyett Laurie”. La ragazza in
questione mandò giù un’eccessiva dose di saliva, rischiando di strozzarsi, e
dopo aver afferrato la sua scopa si avvicinò alla linea che Madame Bumb aveva
appena tracciato.
Lily stava cominciando a
preoccuparsi, sia per la prova che per l’assenza di James, e aveva cercato di
chiedere informazione a Remus, il quale rispose che non sapeva dove fosse; il
fatto che avesse aggiunto “anzi dovresti dirmelo te”, la fece seriamente andare
in paranoia, visto che erano giorni che non parlava con lui.
Vuoi vedere che…
Si bloccò di colpo
ripensando alla lettera. La persona che l’aveva scritta o aveva origliato alla
loro conversazione o era la stessa persona che aveva pronunciato quella frase,
visto che non era di uso comune fra gli studenti di Hogwarts fare dei paragoni
del genere. Ma un altro problema era il significato del messaggio, che per
adesso ignorava.
Il professore fischiò,
dando inizio all’esame. La prima ragazza attraversò nove anelli di fuoco,
riuscì a colpire tre gnomi, ma quando stava per evitare una Schiantesimo del
professore, aveva perso il controllo della scopa e aveva cozzato contro un
palo. Era rimasta in bilico e con molta fatica era riuscita a rimettersi in
sella per completare l’ultima parte del percorso con qualche difficoltà.
“Black Sirius”, gridò
l’uomo dai lineamenti duri, e una seconda volta uno studente si ritrovò a
schivare incantesimi del professore e colpire gnomi che spuntavano nel campo da
gioco. Sirius se la cavò bene, anche se si dimenticò l’ultimo palo, e con
grande scalpore tornò sulla terra ferma.
Il tempo passava, ma
James continuava a non arrivare, finché il nome di Lily non ruppe le sue ultime
speranze.
“Evans Lily.”
Salutò con un sorriso
tirato Alice e dopo esser salita sopra la scopa, aspettò il fischio che avrebbe
dato inizio al suo esame. Aveva le mani sudate, mentre i piedi poggiavano
saldamente a terra, con la vana fiducia di restarci ancora per molto. In un
vortice di pensieri che prevedevano la delusione nei riguardi di James, la sua
stupida ingenuità e il primo Troll che avrebbe preso, sentì distintamente il
suono che annunciava la sua prova: con un salto impacciato spiccò il volo e si
ritrovò all’altezza del primo anello; strinse le gambe al manico, e mosse il
suo corpo in avanti, per…
Qualcosa di vivo aveva
sfiorato la sua mano, e poco dopo aveva sentito pronunciare dall’aria queste
parole:
“Sono qui, non ti
girare”, la voce di James arrivò alle sue spalle, ma Lily non potè controllare
esattamente da dove. Lentamente sciolse la mano destra dalla forte presa sulla
scopa, e la portò dietro, urtando la soffice stoffa del Mantello
dell’Invisibilità.
“Potter?”
“No, il mago Zurlì! Certo
che sono io”, sottolineò la frase urtandogli di proposito la schiena, “Pensavi
che ti avessi abbandonato?”
In risposta Lily si
appiattì sul manico, per far capire a James che poteva prendere possesso della
scopa, ma quando tastò davanti a se, non trovò le sue dita.
“Dieci secondi? Solo
dieci che sei in aria, e già chiedi aiuto. Io avrei aspettato almeno fino a
quindici”, rispose James, immaginandosi la domanda che non era uscita dalle
labbra di Lily. La ragazza fece per ribattere, ma qualcosa (ovvero un pizzico
sul braccio) gli fece capire che era meglio – per una volta – seguire le sue
ragioni. La scopa cominciò a muoversi sotto la guida di Lily verso il primo
anello, che al suo passaggio scomparì; piano, piano sparirono anche i
rimanenti, e Lily si protese in basso, cominciando a colpire uno gnomo che
aveva appena mostrato la testa bitorzoluta dalla terra. Appena colpito il
primo, ne spuntò un secondo e grazie alla sua bravura in Incantesimi non ebbe
problemi: sentiva la presa di James sul suo bacino, e questo da una parte la
rassicurava. Il senso di colpa, però spuntò a breve, quando stava cominciando a
divincolarsi dagli sprazzi di luci della bacchetta del professore: si fermò di
botto raccogliendo ordinatamente i suoi pensieri che correvano impazziti, come
se fossero tanti Boccini d’Oro. Guardando dritto davanti a se incontrò il Lago
Nero che in quell’ora brillava sotto la luce del sole, e riflettè sul fatto che
stava facendo ciò che aveva sempre detestato.
Barare.
Lily Evans era da sempre
stata quella ragazza che non faceva copiare i compiti, per il semplice fatto
che era sbagliato, colei che era diventata Prefetto perché si era guadagnata la
fiducia degli adulti… e ora stava facendo qualcosa contro la sua natura. Si
sentì improvvisamente fuori posto.
“Che cosa c’è?” sussurrò
James, avvicinandosi a Lily che si era fermata.
“Scendi.”
“Come?!”
“Ho detto scendi”, ripetè
con più forza.
“Ma come faccio?”
“Smaterializzati,
buttati… fa come vuoi”, Lily aveva appena individuato un nuovo incantesimo, e
lo aveva ampiamente evitato virando a destra.
“Ma non so ancora
Smaterializzarmi! Senza contare che ad Hogwarts non si può”, nella voce si
percepiva distintamente un tono di preoccupazione: se Lily stava dicendo sul
serio, era meglio che trovasse una buona soluzione, prima di ritrovarsi
scaraventato a forza per terra.
“Hai ragione, scusami”, Lily stava entrando nel panico, ma James no: aveva sentito nettamente quel “scusami” scelto a caso, nella miriade di sostantivi di cui era propagatrice Lily Evans. Si era sentito di colpo più leggero, e si ritrovò a stringere le mani intorno al corpo della ragazza senza con più nulla da dire…
“Petrificus Totalus!”
Un lampo di luce saettò verso di loro, ma Lily lo
intercettò all’ultimo, e con pressione riuscì a schivarlo: questo la riscosse
improvvisamente, e cominciò a zigzagare tra i pali, e dopo aver evitato un
ultimo “Expelliarmus!” del professore era riuscita a tornare al punto di
partenza. Alice gridò, seguita a ruota da Remus e Peter, mentre Sirius si
limitò a mormorare un fioco “Evviva!”, il professore segnò qualcosa sul
block-notes e subito dopo chiamò “Lupin Remus”.
La ragazza salutò il Prefetto, e si allontanò a cavallo
della scopa, per permettere a James di scendere indisturbato e di svolgere il
proprio esame. Si voltò verso di lui, ridendo:
“Non posso credere che sono nuovamente con i piedi per
terra”, Lily si passò una mano sulla fronte mentre con entrambe le gambe
toccava terra, e poi aggiunse divertita, “in tutti i sensi.”
Aspettò paziente che James rivelasse la sua presenza
togliendosi il Mantello che rende invisibili.
“Ora puoi svelarti”, ma non rispose nessuno, “Potter, non
sei spiritoso!”
Accompagnò la frase allungando la mano per individuarlo
dietro di lei, ma non incontrò niente di solido. Scese dalla scopa nervosa e
cominciò a chiamarlo, a cercarlo, ma non lo trovò da nessuna parte. Le mani le
salirono nei capelli, senza sapere cosa fare, poi venne raggiunta da Sirius,
che aveva tutt’altre intenzioni:
“Evans, spero che il giro turistico ti sia piaciuto”,
disse canzonatorio il ragazzo.
“Non c’è più!” non le importava di dare l’impressione di
un’invasata, e infatti il comportamento fece intuire qualcosa al ragazzo, che
cambiò tono.
“Cosa dici?”
“James, era qui dietro di me, non c’è più ora!”
“Come sarebbe a dire? Vedrai che starà facendo uno dei
suoi soliti scherzi”, lo sguardo della ragazza gli fece intendere che non era
stato abbastanza convincente, “oppure è andato a prepararsi.”
Questo la rincuorò, anche se il fatto che non l’aveva
salutata le pesò abbastanza, ed entrambi tornarono al campo. Ma quando il
professore esclamò “Potter James”, nessuno rispose all’appello. Lily incontrò
lo sguardo di Sirius, e subito dopo sentì il suo braccio stretto sul suo.
“Dov’è?”
“Non lo so… Ahia, mi fai male”, aggiunse, quando la
stretta del ragazzo si fece più forte.
“Dobbiamo trovarlo”, mollò il braccio di Lily, e si
allontanò seguito da Remus e Peter, che cercavano spiegazioni.
Alla fine dell’esame, il professore disse che i risultati
li avrebbero trovato la sera stessa, e tutti si allontanarono, chi con il cuore
più leggero e chi con la consapevolezza di dover ripetere l’esame. E infine
c’era chi semplicemente era rimasto.
“Dove stavate l’ultima volta che ti ha parlato?”
Sirius, Remus, Peter e Lily avevano convenuto che il loro
amico in comune, doveva essere stato colpito da un incantesimo del professore,
ed essendo sotto il Mantello dell’Invisibilità, non potevano vederlo. Sirius
volle controllare anche in aria, e quindi montò a cavallo della sua scopa,
mentre gli altri tre si erano divisi il campo. Gli gnomi che erano rimasti, non
rendevano la ricerca facile, e nemmeno le imprecazioni di Sirius, che
puntualmente esclamava in vicinanza di Lily. Quest’ultima era davvero
mortificata, e stava calcolando mentalmente quanto mancasse alla fine della
giornata, dove sarebbe stato impossibile continuare per l’assenza della luce.
All’improvviso però inciampò su qualcosa, e cadendo si portò dietro il
Mantello, che rivelò la presenza immobile di James.
“E’ qui! E’ QUI!” urlò agli altri, poi vide lo sguardo di
James saettare da una parte all’altra, “Finite Incantatem!” e prima che
James potesse dire qualcosa, si ritrovò la chioma rossa della ragazza ad
accarezzargli il collo, “mi dispiace, non mi sono accorta di nulla…”
“Se per avere un abbraccio da te, dovevo rompermi quasi
l’osso del collo, lo avrei fatto prima”, disse scherzosamente James.
Lily sciolse l’abbraccio, e stava per dire qualcosa,
quando Remus e Peter corsero verso di loro, mentre Sirius scese in picchiata e
abbracciò stretto il suo migliore amico.
“Ehi, ehi… sto bene”, James stava per alzarsi, quando la
caviglia gli cedette, “forse non troppo.”
Aiutato dai Malandrini venne sollevato da terra e
trasportato in infermeria, dove dovettero spiegare a Madama Chips che James si
era rotto la gamba mentre scendeva le scale, e non perché fosse caduto da
almeno quindici metri d’altezza.
***
“Non pensarci nemmeno, le contusioni che porti mi fanno solo immaginare che razza di volo hai fatto”, esclamò Madama Chips, quando James le chiese gentilmente se poteva uscire. “Passerai l’intera notte qui, e se non vuoi saltare l’uscita di domani, ragazzo mio, ti consiglierei di startene lontano dalle rampe per un po’!”
Sirius rideva sguaiatamente alle spalle della donna,
mentre Remus informava che il professore Rodulphus aveva creduto alla versione
di James, e quindi poteva svolgere l’esame quando si sarebbe stabilizzato del
tutto.
“No, quindi non domani”, lo aveva rassicurato Remus quando
James era diventato paonazzo, “ti ha dato la possibilità di uscire, anche se
non te la meriteresti.”
“Grazie Lunastorta!”
Passarono il resto della giornata insieme; Sirius dopo
averlo strillato svariate volte, cominciò a giocare a scacchi magici con lui;
Peter saltava felice ai lati del letto; Remus invece era il più preoccupato,
probabilmente in previsione della trasformazione della notte.
“Hai ragione!” esclamò James, quando Remus aveva condiviso
con i suoi amici i suoi pensieri, “non potrò esserci!”
Stava per dire “neanche questa volta”, ma riuscì a
trattenersi. Per un po’ provò a convincerli che sarebbe riuscito a diventare
Ramoso, ma alla fine dovette desistere all’evidenza di una contusione al
braccio sinistro e una brutta frattura alla gamba destra. Verso sera, i tre se
ne andarono lasciandolo da solo nella stanza, visto che i lettini era tutti
vuoti. Era veramente difficile girarsi nel letto con un dolore lancinante
all’altezza della caviglia e del polso, e con grande sforzo cercò di trovare
una posizione, senza però riuscire a prendere sonno. Non avrebbe saputo dire
quanto tempo trascorse in compagnia dei suoi pensieri, e quando finalmente
sentì entrare qualcuno la luna tondeggiante era già brillante nel cielo. Forse
se fingeva di dormire, Madame Chips non gli avrebbe dato quella medicina aspra,
ma con orrore sentì che la donna in questione si era appena seduta vicino al
suo letto.
“Dormi, Potter?”
La voce non era esattamente quella che si era aspettato,
ma questo non gli dispiacque per niente. Lily Evans aveva eluso la sorveglianza
notturna, per andare in infermeria.
Per andare a trovare proprio lui, James Potter.
“Perché mi devi ancora spiegare quella cosa della piovra gigante.”
Ed eccoci alle solite note di fine capitolo:
non vorrei dire niente, per lasciarvi il tempo di assodare il capitolo senza troppe informazioni, ma ho così tante cosa da dire, che dovrete sorbirmi ancora per un po’.
Prima di tutto vorrei far notare la velocità con cui
questa volta ho aggiornato, per una volta che succede permettetemelo^^
Non ho idea a quanti di voi piacerà questo capitolo,
perché finalmente qui si è mosso qualcosa, e dopo ben nove capitoli di
eterni battibecchi, sono riuscita a farli calmare. Li avete sopportati così
tanto questi due testoni, ma ancora non c’è stato ombra di un bacio e ho paura
di star tirando questa storia troppo per le lunghe. Però qui c’è stato un
abbraccio, e visto che stiamo parlando di James e Lily, è come se si fossero appena
sposati e avessero messo al mondo un’intera squadra di calcio. Quindi spero mi
capiate quando vi dico che qualcosa di più ora non ci può essere, e che
con saranno molto vicini intendessi lo spazio minimo che condividono su
un manico di legno. Ma nel prossimo capitolo si parlerà di questo fatidico
bacio, promesso.
Ah un’altra cosa: nello scorso capitolo ho aggiunto una
frase, è tutto scritto alla fine.
Per il resto spero che vi abbia incuriosito almeno un po’.
Ringraziamenti:
Nel capitolo precedente ho dimenticato di ringraziare Anda,
Juls, Spongy, TomteNadia e Jane Gallagher che hanno
commentato Né carne né pesce. Grazie, grazie, grazie!
E ora passiamo a questo capitolo:
PiperHG: ti ringrazio moltissimo per aver
lasciato anche qui una tua recensione, non puoi immaginare quanto mi faccia
piacere sapere che la storia ti sta appassionando. Lieta che Lily ti sia
piaciuta, adoro renderla così combattiva e determinata. Visto che questa volta
non ci ho messo molto? Un grosso bacio!
Jane Gallagher: cara, tu mi rendi così felice
con le tue recensioni, che insieme alla tua storia, sono davvero la mia pillola
del buon umore. Ci tengo tantissimo ai particolari che sembrano messi lì per
puro diletto, ma che unite fra loro raccontano delle verità autonome: un
piccolo gesto, come può esserlo un semplice saluto con la mano, che fa capire a
James di non essere più ignorato. Questa parte mi ha creato dei problemi nella
prima stesura, perché come hai detto te, è altamente improbabile che dopo sei
anni, James e Lily si trasformino in amici per la pelle, e ho cercato di non
contraddirmi, scrivendo di una Lily, che sì è consapevole dell’esistenza di
James, ma che non si fida ancora del tutto, visto che addirittura finge di aver
finito un compito. Per la battuta di Sirius, non ti preoccupare, già gongola
nel sapere che a qualcuno è piaciuta, sai quanto può risultare egocentrico il
nostro ragazzo XDDD parlando nel dettaglio di James e Lily (perché io non lo
faccio mai abbastanza -.-“), anche qui non posso non quotarti: James che non
ci pensa due volte ad inventarsi su due piedi una stupida scusa per salvare la
faccia a Lily, e non lo fa per un qualche senso di colpa, o per l'aspirazione a
farsi bello ai suoi occhi, o per manie di protagonismo, lo fa perché in quel
momento se lo sente. E’ proprio come hai scritto te, perché Lily non riesce
a giustificare il comportamento di James, perché non è abituata a vederlo in
questa luce. Questo perché da una parte non gliene da modo, ma dall’altra pensa
che non è tutto oro ciò che luccica. Felicissima che ti sia piaciuta la parte
finale, e per chiarire dove abbia trovato la sicurezza per sparare quella frase
finale, ti dico che come per il compito ha reagito d’istinto. Ha visto come
stavano andando le cose, e ha cambiato strategia, lasciando interdetta Lily. James
finalmente ha capito che per zittire Lily, deve giocare con l’effetto sorpresa,
solo così lei non può pensare e crogiolarsi nei suoi soliti schemi mentali. E
se a Lily basta questo per restare piacevolmente stupita, a me bastano le tu
recensioni. Grazie di cuore.
Venus: finalmente siamo riuscite a
sentirci per poco, non sai che gioia! Appena sistemi con msn e co. Fammi
sapere, e come al solito ti ringrazio per la costanza! Ti abbraccio forte
forte.
Mary Cry: se ti dico che mi esce naturale
mi credi? XDDD a parte gli scherzi, l’ultima scena l’avevo in mente da
tantissimo, e sinceramente non vedevo l’ora di usarla. Per il resto sono tutte
idee che mi vengono appena appoggio la testa sul cuscino, e quindi in uno stato
di dormiveglia tragico post-giornata infernale. Mi fa tanto piacere che tu
abbia apprezzato, un bacione.
Juls: se la tua recensione è un trattato, è uno dei più
belli che io abbia mai letto *.* grazie, grazie, grazie, senza contare la
continuità con cui ad ogni aggiornamento recensisci. La tua prima osservazione
mi sembra perfetta, cioè che la situazione si è capovolta, e puoi ben vederlo
anche in questo capitolo, perché chi dirige il gioco adesso è James, anche se
lascia credere a Lily che sia il contrario. Ormai lui ha dato un nome alle sue emozioni,
e non le mostra del tutto, solo perché non vuole una delusione. Essendo
perspicace, continua a crederci, ma non è così stupido da ammetterlo in sua
presenza: ha pur sempre un orgoglio e un amico che si chiama Sirius! Ma questo
non gli vieta di migliorarsi agli occhi di Lily, come per la questione del
compito, e quindi hai preso in pieno il punto, perché lui lo ha fatto solo per
lei (e continuerà a farlo, vedrai, vedrai XD). E sono strafelice se il
cambiamento non sia stato troppo avventato e che quindi ti sia piaciuto. Io
adoro il personaggio di James, perché dietro quell’aria da fighetto c’è altro,
ci sono altri mille perché che non tutti si soffermano a rispondere, e mi piace
dargli una rivincita. Mi sono resa conto che ho dato molto più spazio a lui che
a Lily, e sinceramente non me lo spiego, visto che essendo una ragazza dovrebbe
essere più alla mia portata; ma sto cercando di inserire di più anche lei,
cercando di non fermarmi all’impressioni di James, che la vedono distante e
sicura di se stessa, ma a quelle più implicite, come l’insicurezza. E leggere
nella tua recensione che queste sensazioni ti siano arrivate, per me è motivo
di compiacimento assoluto! Mentre per quanto riguarda il carattere
psicologico/introspettivo mi togli un grosso macigno dalla coscienza: ho sempre
la netta sensazione di dilungarmi troppo nei pensieri, rischiando non solo di
far perdere a voi il filo conduttore, ma anche a me. Perciò ogni tanto debbo
tagliare, purtroppo. Se per impegno parli delle notti insonni a cercare di
reprimere il cervello che continua a partorire idee su idee, senza la minima
intenzione di spengersi, beh direi molto XDDD il problema è che quando mi
fisso, non riesco a schiodarmi dal computer, poi quando è sera e devo spengere,
ecco la lucina e comincio a scrivere di gran carriera. Direi che l’impegno ci
sia, dai XD però visto che questa volta sono stata imperveloce? Spero che la
qualità però non ne abbia risentito. Comunque ti capisco benissimo parlando di
lentezza di aggiornamenti, io sono stata fortunata che questa settimana sono
stata a casa, altrimenti ci avrei messo molto di più. E poi, mica possiamo
aspettarci che l’ispirazione sia sempre presente, no? Se vuoi te la passo,
perché ci hai lasciato (un’altra volta, mannaggia a te!) in un punto che non
può aspettare ancora. Grazie per la premura che mi stai dimostrando, e grazie
per avermi fatto sapere ciò che pensi così nel dettaglio. Un bacione.