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Autore: ieazabel    26/07/2012    1 recensioni
Questa storia è indirizzata a chi avrebbe tante cose da dire e non le dice, per paura, vergogna, per non compromettere i propri sentimenti. Se avete qualcosa da dire a qualcuno, ditegliela, perché poi potrebbe essere troppo tardi: siamo troppo giovani per vivere col rimpianto di cose non dette, o di azioni mai compiute. E, un'ultima cosa: anche quando non credete in voi stessi, quando non credete di lasciare un segno nelle persone, fidatevi: rimarreste sorpresi nel sapere a quante persone avete, in realtà, lasciato una vostra traccia nei loro cuori. Solo che non ve lo dicono.
Enjoy!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Riesci a leggere la mia mente?

Guardaroba e strani edifici





"Pensavo avremmo finito insieme.

So già che mi mancherai, anche se non vorrei."

 

17 genniaio 2012

 

Non ho voglia di alzarmi da questo letto. 
Ho sonno e voglio dormire almeno altri dieci anni di seguito.
Fa freddo e sotto questo piumone sono protetta da tutti i pericoli insediati al di fuor di esso.
Ieri ho compiuto diciotto anni e oggi sono ufficialmente trasferita in un'altra scuola.
Sbaglio o sto facendo pensieri decisamente sconnessi l'uno dall'altro?
Devo alzarmi.

Buongiorno piccolotta! Sei agitata?. Mi piacerebbe avere la stessa vitalità di mia madre alle 7.10 del mattino. Emetto un mugugno indecifrabile. Com'è possibile che dopo diciotto anni che viviamo insieme, mia madre si ostini a continuare a parlarmi prima che io abbia fatto colazione? 

Buongiorno princi! Come ti senti?”, mio padre schiocca un sonoro bacio sulla mia testa. Mugugno ancora una volta mentre addento la mia fetta biscottata meccanicamente. A parer mio, le persone appena sveglie sono tutte ridicole, ma nei film questa triste realtà viene spudoratamente mistificata da attrici perfettamente truccate anche dopo una notte insonne. Io, sogni o incubi che siano, la mattina sembro comunque un quadro di Picasso.

Vabè, ho capito. Quando ti sarai nutrita, ci darai qualche segno di vita.Brava mamma, intuitiva come sempre. Deglutisco sonoramente il succo all'ananas.

Che mi metto stamattina?”, mi sforzo a dire con aria affranta.

Prima o poi te ne andrai da questa casa e io non dovrò più sentire questa domanda e quel giorno, cara mia, io darò una festa.”. Povera illusa: non lo sa che esistono i telefoni?

"Dai, mamma, è importante: che mi metto?". La mia mamma deve volermi veramente bene per potermi sopportare anche a quest'ora del mattino. La guardo pensarci su. E' bella, ma non bella nei canoni prestabiliti dalla società, lei è bella nel senso più puro della parola. E' bella perché attrae le persone per il suo sorriso e per il suo carattere, perché mantiene il pudore dei suoi cinquant'anni -qualità sempre più rara di questi tempi- e alla sua età mi piacerebbe essere come lei. 

"Perché non ti metti il vestito rosa che abbiamo comprato l'altro giorno, con le calze marroni e gli stivaletti di pelle?", propone speranzosa.

"No, non mi va di mettere quello, oggi.", piagnucolo."Ma perché me lo chiedi, allora?! Vedi? Mi chiedi un parere e poi bocci sempre quello che ti propongo, allora non chiedermelo più!". Lo so che sono una rompipalle, ma io vorrei mostrarle quanto lo è lei quando cambia cento volte idea, facendo così impazzire il mio povero papà, che riesce sempre ad assecondarla. Queste deve essere il famoso potere dell'amore di cui si sproloquia tanto.
Mi alzo arrancando e mi dirigo verso il bagno. Dopo essermi data una bella lavata ed aver abbozzato una specie di trucco -il massimo che posso offrire, dati i miei tempi di reazione alla mattina- devo affrontare il dramma che poco prima aveva colpito me e mia madre: il guardaroba. Non che mi importi come mi vedono gli altri, il punto è che voglio piacermi io e, diciamocelo: ci sono giorni in cui ti sentiresti figa anche se indossassi un lenzuolo degli Aristogatti e altri in cui ti senti un mostro pure dopo essere passata sotto le grinfie della più rinomata fashion stylist del pianeta. Per me, stamattina era uno di quei giorni, quindi perché sforzarmi troppo per trovare un look adeguato, quando in ogni caso non mi sarei sentita carina? Bene: vada per la camicia azzurra di papà, pantacollant neri, ballerine di velluto nere, giacchetto di pelle nera e borsa di pelle nera. Sembro una groupie, ma la cosa non mi angustia. Anzi, devo ammettere che andare in una scuola senza obbligo della divisa mi procura un gran senso di libertà. E groupie sia.

Certo: siamo a gennaio, fuori diluvia e tu decidi di indossare le ballerine. Scelta saggia!”. Ok, forse non è stata la scelta più intelligente che io abbia preso in diciott'anni di vita, ma si tratta comunque di una scelta, no?

Sono un tipo temerario! Dopo scuola vado a lottare con i leoni, quindi non aspettarmi”. Il mio tasso d'ironia a quell'ora del mattino è piuttosto scarso, devo ammetterlo.

Wow, oltre che temeraria, sei anche un pozzo di simpatia, eh tesoro? Ora sbrigati, ché papà ti sta aspettando in macchina”. Ehi, frena: sbaglio o mia madre mi ha appena chiamata “pozzo di simpatia”?

Ehm.. Ok. Ciao mami”. Non so se essere più turbata per il pozzo di simpatia o per il fatto che tra meno di mezz'ora dovrò presentarmi a tutte quelle persone sconosciute, che mi faranno le stesse domande tutto il giorno: “Come ti chiami? Da che scuola vieni? Come mai hai cambiato scuola?”. Almeno non dovrò sforzarmi troppo per rispondere: “Isabella Palmer. Sacred Heart High School. Perché il mio rapporto con i professori era basato sull'idea che loro si erano fatti di me e non su ciò che realmente facevo”. Semplice, lineare e conciso. Ma non del tutto vero. Tutto ciò mi riporta al bigliettino che il mio ex ragazzo, nonché ex migliore amico, mi ha lasciato nel diario ieri, prima che me ne andassi: “Pensavo avremmo finito insieme. So già che mi mancherai, anche se non vorrei”. Chi è il folle che vorrebbe che qualcuno gli mancasse, mi chiedo io. Avrei dovuto buttarlo, quel biglietto. Nel frattempo, le gocce solcano il finestrino e sembrano tanti spermatozoi. Questa mia similitudine poetica viene interrotta da mio padre.

Eccoci qui. Buon secondo primo giorno di scuola, princi! Divertiti e non fomentare risse, per piacere”. Non posso fare a meno di sorridere.

E' successo solo una volta ed è stato parecchio divertente, quindi potrei anche farci un pensierino! Ciao papi, a dopo. Ah, e papà: bel gioco di parole”. Chiudo lo sportello senza dosare la forza, come sempre. Attraverso la strada ed eccomi. E così quest'edificio dovrebbe essere una scuola. Sembra piuttosto un centro di recupero, ma dubito possa essere peggiore della scuola precedente. L'atrio è piuttosto spazioso e affianca la segreteria, dove mi dirigo subito in cerca di una faccia competente che mi porti dove devo essere portata. La domanda che sorge spontanea è: perché c'è un acquario vuoto in segreteria? Ma soprattutto, perché c'è un acquario vuoto in segreteria e non c'è una segretaria in segreteria?

Tu devi essere Isabella Palmer”, mi volto ed ecco davanti a me la segretaria. Una donna minuta sui trentacinque anni, castana dagli occhi color ghiaccio, un po' troppo grandi rispetto al viso. Mi rivolge un sorriso dolce e, mettendomi una mano sulla spalla, mi accompagna gentilmente verso la mia classe. Non sono abituata a tutta questa apprensione negli ambienti esterni alla mia famiglia e la cosa mi mette a disagio.

La classe in cui sei stata inserita è la migliore dell'istituto, i ragazzi e le ragazze sono tutti ben disposti. La filosofia della nostra scuola è quella di far sentire ognuno a proprio agio con se stesso e con gli altri. E qui ci basiamo sulla meritocrazia, non sul nome o sulla nomea dell'alunno”. Tutto questo è così incoraggiante che ad un tratto non mi sento più turbata.

Bene, questa è la tua classe. Benvenuta alla Redcliffe, signorina Palmer”. Apre la porta e, ecco: avete presente la storia sul non essere più turbata? Una grande, gigante, mastodontica palla. La segretaria mi ha abbandonata al mio destino. Dove sei, segretaria? Torna qui! Sono abbastanza agitata, ma cerco di dissimulare avvicinandomi con nonchalance alla cattedra.

Ragazzi, date il benvenuto ad una nuova alunna: Isabella Palmer. Si è trasferita qui dal Sacred Heart High School”. Perfetto: due delle risposte che mi ero preparata sono già andate a farsi benedire.

Siate cordiali. Ora, signorina Palmer, decida pure dove sedersi: i posti liberi sono vicino alla signorina Bell, al secondo banco a destra, oppure vicino al signorino Tomlinson, al terzo banco a sinistra”.

Ok, è una scelta semplice: o la ragazza dai capelli rossi e il naso alla francese, o il ragazzo dalla faccia da culo e il sorriso alla Mentadent. Se scelgo lui, sembrerò subito una di quelle che tende a non socializzare con le ragazze, però lei ha un'aria così antipatica.. Andiamo, ma chi voglio prendere in giro? Sono una che ha scelto di indossare le ballerine al posto degli stivali in pieno inverno. Bene, vada per lui. Mi dirigo silenziosamente verso il terzo banco a sinistra e sento addosso il peso degli sguardi pieni di giudizio degli altri studenti. Mi siedo evitando il contatto fisico con Tomsolin, Tomlinson o come si chiama questa faccia da culo accanto a me.

Piacere, Louis Tomlinson. Anche tu non hai saputo resistermi, lo capisco”. Lo guardo con aria interrogativa e, mentre la professoressa esce per andare a prendere un libro che aveva dimenticato in sala professori, rispondo:

Deduco che tu abbia rimorchiato un mucchio di donzelle grazie a questa frase degna di un playboy di provincia. In ogni caso, piacere: Isabella Palmer. Ah, non illuderti: ho scelto questo posto unicamente perché è più lontano dalla cattedra, tu non c'entri nulla”. Io mi giustifico dicendo che quando il Signore stava distribuendo la cordialità, io ero in bagno. E ci sono restata pure durante la distribuzione della gentilezza. Però dai, che approccio sfigato!

Bene così, Tomlinson: neanche è arrivata e già ha capito con chi ha a che fare!”. Una voce profonda rompe il silenzio tra me e il mio nuovo compagno di banco. Mi volto e lo vedo: il sogno di una vita. Ma dove sei stato tu, per tutti questi diciotto anni? 

Non faccio troppi preamboli, oppure mi ritroverò anche io ad essere assalito dalle tue parole. Piacere, Liam Payne”.

I - Isabella Palmer”. Mi vuoi sposare?

 

 

 

Angolo autrice:

Salve a tutte/i!

Questa è la prima ff che scrivo, quindi, vi prego, siate magnanimi!

Sono graditi commenti, critiche e tutto ciò che possa essere costruttivo per la storia, anche se è

solamente l'inizio.

Grazie mille dell'attenzione :)

I.

  
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