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Autore: lancil90    26/07/2012    3 recensioni
Tutto cominciò in un normalissimo giorno di Settembre, un giorno come un altro a Stone Ville. Poi in una città vicina, Raccoon City, si verificò un grave incidente: un'arma biologica creata della "Umbrella Inc.", il Virus- T, si diffuse nella tranquilla cittadina di Raccon City, distruggendone quasi tutta la popolazione. Il letale Virus-T, però, si propagò ben oltre i confini di Racoon City. Anche la cittadina di Stone Ville, infatti, sarà testimone dei terribili eventi che hanno portato alla distruzione della vicina Raccoon City.
Riusciranno i pochi superstiti a sopravvivere?
Staying Alive!
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: L'ultimo scatto.
 
 
"Driiiiiiiiiiin!"
 
Francine Miller si svegliò bruscamente dal suo sonno profondo. Allungò un braccio verso la sveglia e la spense con un po' di irritazione. Si mise a sedere stropicciandosi gli occhi azzurri. La stanza era avvolta nella penombra, illuminata da un piccolo fascio di luce che filtrava timidamente dalla finestra. Si alzò dal letto cercando con una mano gli occhiali sul comodino che trovò sotto una copia del Stone Ville Journal. Le inforcò e guardò l'orologio che aveva al polso: le 8:30. Era in ritardo, come al solito. 
"Dannazione!" - esclamò ma un istante dopo si tappò la bocca. Si girò verso il letto della compagna di stanza temendo di averla svegliata, ma la sua piccola testa dalla folta capigliatura corvina, giaceva ancora immobile sul cuscino. 
"Bene, non l'ho svegliata." - pensò, sorridendo. Prese un paio di jeans e una maglietta bianca dall'armadio e, cercando di fare il minor rumore possibile, andò in bagno. Doveva fare presto, era troppo in ritardo. Fece una doccia rapida, lavò i denti, asciugò i lunghi capelli biondi e mise le lenti a contatto. Si erano fatte quasi le nove quando finì di prepararsi e, contemporaneamente suonò il campanello. 
"Questo deve essere Paul. Bene, adesso dovrò sorbirmi anche la sua predica. Diavolo ma perché sono così..." -ma non riuscì a finire la frase che il campanello suonò ancora. "Arrivo!" - sbottò. Corse in camera a prendere la macchina fotografica, una Nikon Reflex nuova e scintillante, e controllò che ci fosse abbastanza pellicola per l'imminente lavoro. La adagiò delicatamente in una sbiadita borsa verde e si infilò un giubbotto rosso scuro, un vecchio regalo di sua madre. 
Fece per andarsene quando una dolce voce, ancora assonnata, attirò la sua attenzione. "Ehi, dove stai andando?" - domandò la figura nel letto che lentamente sbucò dalle lenzuola per poi adagiarsi con la schiena alla spalliera del letto. 
"Chloe, scusa per averti svegliato, e solo che ho un lavoro da fare e sono in ritardo mostruoso. Se non mi sbrigo credo che Paul butterà giù la porta."  
La ragazza sorrise e sbadigliò mostrando tutti i suoi denti. "Stanotte abbiamo esagerato, credo. Ho la testa che mi scoppia". 
"Infatti, anche la mia fa i capricci, ma non credo che a Paul interessi".
"Beh, allora vai, sbrigati! Ci sentiamo più tardi." - disse, infilandosi di nuovo sotto le coperte.
"Ehi Chloe?" - sussurrò Francine. 
"Cosa c'è?" - domandò la ragazza mentre si affacciava di nuovo. Il flash della macchina fotografica la accecò, seguita poi dalle risa della coinquilina. 
"Bastarda, che fai? Distruggi quella foto!" - urlò mentre Francine usciva ridendo. "No, mi spiace, ciao!"
Amava scherzare con Chloe. Si conoscevano da appena un anno ma la considerava come una sorella. Frequentavano entrambe la Stone Ville University, e durante una giornata di pioggia, mentre lei si stava bagnando come un pulcino, Chloe, sbucata dal nulla, le offrì un riparo sotto il suo ombrello. Era stata subito amicizia. Presero un bilocale insieme ma, mentre l'amica poteva permettersi di pagare l'affitto grazie ai soldi dei facoltosi genitori, Francine aveva trovato lavoro come fotografa freelance presso una rivista locale, la SV Torch. 
Ed era proprio per quella rivista che oggi doveva lavorare. A breve ci sarebbe stato l'inaugurazione di nuova piazza a Shiny Hill, quartiere ricco di Stone Ville, situato a ovest della città. Il sindaco George Finch, lo sceriffo Kevin McAllister e altri importanti personaggi della città, avrebbero preso parte all'inaugurazione e Francine e Paul avrebbero dovuto scattare qualche foto per la rivista.
"Finalmente ce l'hai fatta! In ritardo come al solito è?" - disse Paul rimproverandola. "Dai su, sbrighiamoci che tra una decina di minuti ci sarà il discorso del sindaco". 
"Ok, ok. Scusa per il ritardo. Ieri sera ho fatto un po' tardi. Ho ripetuto a Chloe che non dovevamo fare troppo tardi, ma sai come è lei.."
Salirono in macchina, una vecchia Buick Wildcat anni '70 color blu malridotta, e partirono nonostante il motore avesse fatto un po'
le bizze. La strada non era molto trafficata a quell'ora e poterono, quindi, procedere rapidamente sulla Main Street che conduceva a Shiny Hill. 
"Fran hai portato tutto? O dovrò prestarti i miei rullini come è successo l'ultima volta?" - domandò Paul sorridendo mentre accendeva una sigaretta. "Si, questa volta ho tutto con me" - rispose Francine mostrandogli la lingua. 
Paul Russell era un ragazzo alto e massiccio. I suoi capelli neri erano corti e coperti da un berretto rosso mentre il viso era piacevole ma dai lineamenti marcati. Gli occhi sembravano un pozzo, tanto erano scuri. Era praticamente era l'opposto di Francine. Si erano conosciuti quando la ragazza era stata assunta come fotografa freelance al SV Torch. Paul si era messo subito a sua disposizione, dandole consigli e istruzioni. Lavoravano quasi sempre insieme e tutte le volte che c'era qualche foto da scattare, era lui ad accompagnarla con la sua macchina sgangherata. "Mio padre non vuole comprarmene una nuova. Ma non appena avrò messo da parte un bel gruzzoletto, ti farò vedere che bell'auto mi comprerò" - diceva sempre. Ma fino a quel momento aveva accumulato davvero poco, dato che era un grande spendaccione. 
"Oggi sei davvero bellissima." - commentò Paul. 
"Grazie, ma sei un adulatore." - rispose Fran, sorridendo - "Non ho avuto neanche il tempo di prepararmi come si deve".
"Sciocchezze! Non fare la modesta. Se una ragazza è bella, è bella in qualsiasi situazione". - concluse il ragazzo tirando l'ultima boccata della sigaretta e gettando il mozzicone fuori dal finestrino.
Fran sospettava che Paul fosse attratto da lei, anzi ne era sicura. Era sempre disponibile e, ogni volta che ne aveva la possibilità, la andava a trovare. Fran gli voleva un bene dell'anima ma il suo affetto non andava oltre l'amicizia, nonostante ritenesse Paul un ragazzo affascinante.
"Bene, siamo arrivati collega." - le fece notare Paul, riportandola alla realtà. 
Dopo aver parcheggiato l'auto, i due si recarono verso la piazzetta, dove si era radunata una piccola folla. La nuova piazzetta era davvero bella: una grande fontana si ergeva al centro di essa mentre file di alberelli in fiore ne delimitavano il perimetro. Finalmente, dopo un bel po' di tempo, quella piazza era stata completata nel migliore dei modi. 
Francine e Paul, armati di macchina fotografica, si fecero spazio tra la piccola folla fino a raggiungere un piccolo palchetto che era stato costruito per l'occasione. Dopo qualche istante arrivarono il sindaco Finch, seguito dallo sceriffo McAllister e da altre persone che avevano finanziato di tasca proprio quel progetto. Francine scattò qualche foto, seguita a ruota da Paul mentre il sindaco teneva il classico discorso e ringraziava i contribuenti. Non le interessava molto quello che aveva da dire: era ancora intontita per la lunga nottata con Chloe e non vedeva l'ora di finire e tornare a letto. La cerimonia lentamente stava arrivando al termine. Francine e Paul avevano scattato le loro foto per la rivista e tutto sembrava procedere nel migliore dei modi. 
"Credo che qui non ci sia più niente da fare, Fran. Possiamo anche andar..." - ma Pual non riusci a terminare la frase che un urlo di dolore si levò così all'improvviso che ad entrambi gli si gelò il sangue nelle vene. La folla sgomenta si avvicinò verso la persona urlante. Così fecero anche Fran e Paul. Quello che videro fu uno spettacolo orribile: una donna sulla cinquantina stava letteralmente azzannando un uomo all'orecchio. "Aaaaahhhh aiutoooo!" - urlava il poveretto. Un agente di polizia intervenne afferrando la donna per un braccio, cercando di staccarla dall'uomo. La donna venne tirata via ma non prima di aver staccato l'orecchio alla sua vittima. Fiotti di sangue schizzarono da quello che restava dell'orecchio dell'uomo. Le sue urla si levarono alte mentre la folla spaventata assisteva attonita. La donna, trattenuta dall'agente, aveva il mento coperto di sangue e bava. Francine la guardò terrorizzata. Non era una donna quella, era un mostro! Gli occhio erano iniettati di sangue e il viso era di un colore cadaverico. La donna-mostro sputò il pezzo di orecchio che ancora aveva in bocca e si scagliò contro l'agente che la tratteneva azzannandolo alla gola. L'uomo provò una vana difesa.
Altri agenti intervennero estraendo le pistole e aprendo il fuoco sulla donna. La folla si sparpagliò urlante, ma il caos era appena iniziato.
Dall'altra parte della piazza si levarono altre urla. Francine guardò disgustata altre due persone impazzite azzannare una signora. 
"Mio Dio cosa sta succedendo?" - urlò Fran mettendosi la mano nei capelli. 
"Aprite il fuoco su questi pazzi! Abbatteteli!" - urlava lo sceriffo McAllister sparando a sua volta su uno di quei pazzi. Francine assistette come paralizzata a quella scena: lo sceriffo sparo un paio di colpi nel petto di uno di quei pazzi. All'inizio sembrava che stesse per stramazzare al suolo, ma poi si riprese e tornò all'attacco. Lo sceriffo sparò ancora e ancora ma quella specie di mostro non ne voleva sapere di morire.
Ad un tratto una mano afferrò il suo braccio. Fran urlò dalla paura, ma una mano le tappò la bocca. 
"Sono io, Fran! Dobbiamo andarcene di qui, subito!" - esclamò Paul incamminandosi verso la macchina. La ragazza lo seguì guardando il coas che si era scatenato attorno a lei. Sembrava che altre di quelle cose si fossero unite alla festa, perché gli spari aumentarono così come le urla. Erano quasi arrivati alla macchina quando uno di quei pazzi le si parò davanti urlando e sbavando. Francine urlò dal terrore mentre quel mostro orrendo si avvicinava barcollando con le braccia protese e gli occhi assassini. L'avrebbe afferrata se non fosse stato per Paul che con un pugno diritto nei denti lo scaraventò a terra. 
"Aprì la macchina e sali!" - le ordinò Paul mentre controllava il pazzo che si stava rimettendo in piedi. Fran fece quanto detto: aprì la macchina e si sedette. L'esaltato si alzò: aveva le labbra spaccate e gli mancava qualche dente, opera del pugno di Paul. Tornato in pied tentò un nuovo attacca ma anche questa volta finì a terra dopo tre potenti cazzotti. 
Paul la raggiunse in macchina, inserì le chiavi nel cruscotto e partì.
"Porca puttana ma cosa diavolo sta succedendo laggiù? Mio Dio non ho mai visto una cosa del genere in vita mia". - esclamò il ragazzo.
"Paul ho paura, tanta paura. Portami a casa ti prego, sono preoccupata per Chloe. E se uscendo uno di quei pazzi l'avesse attaccata? Accelera ti prego". 
"Non preoccuparti Fran, qualunque cosa accada ci sarò io a proteggerti, te lo prometto."
La macchina proseguì la sua corsa rapida per la Main Street. A breve sarebbero arrivati a destinazione.
"Ho fatto qualche foto. Nessuno crederà a quello che abbiamo visto. Queste foto faranno il giro del mondo e noi diverremo famosi come i fotografi sopravvissuti." - scherzò Paul provando a far calmare la ragazza. Allungò una mano e le accarezzò i capelli.
"Non preoccuparti, andrà tutto ben..." - ma riuscì a finire la frase. Una persona barcollante attraversò la strada mettendosi nella direzione dell'auto. Fran urlò. Paul provò ad evitare le persona sterzando. Il corpo dell'uomo venne sbalzato via dalla macchina e il suo sangue imbrattò la Buick che uscì fuori strada. 
"Dannazione no!" - urlò Paul che tentò di mantenere il controllo, inutilmente.
L'ultima cosa che Francine Miller vide fu un grande muro con sopra affissi i manifesti elettorali di George Finch che recitavano: Vota Finch, per una città più bella, più pulita e più sicura! 
"Non credo che voterò alle prossime elezioni" - pensò Fran chiudendo gli occhi e coprendosi il volto.
La macchina si schiantò e tutto divenne buio.
  
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