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Autore: _diana87    27/07/2012    7 recensioni
Patrick Jane parte all’inseguimento della talpa di Red John, dopo aver combinato un casino dietro l’altro, ma di lui si perde ogni traccia. Teresa Lisbon, triste per la partenza del suo partner, cade in uno stato di depressione dal quale non riesce a reagire quando una notte viene aggredita violentemente. Mesi dopo, Patrick ritorna ma ha tutt’altro che buone intenzioni: ha una pistola nascosta nella sua giacca ed è pronto a fare una strage. Quando si trova faccia a faccia con Teresa, realizza quanto le cose siano cambiate ed è di fronte ad una realtà che non si aspettava...
Genere: Dark, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grace Van Pelt, Kimball Cho, Un po' tutti, Wayne Rigsby | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Saaaalve

Another place to fall

 

 

 

 

"SEMBRA QUASI UN FANTASMA"

 

 

 

 

Se ne sta chiusa nel suo ufficio, seduta a quella scrivania, fondendosi con il computer.

E' così da tre giorni ormai.

Teresa Lisbon sembra caduta in uno stato mentale e fisico di rassegnazione. Si lascia andare pian piano. Anche vivere è diventato una routine che è costretta a fare. Ogni giorno sembra non abbia più senso. Non più da quando lui se ne è andato, e per l'ennesima volta, senza dirle nulla.

Aveva promesso che l'avrebbe chiamata, gli aveva anche dato un cellulare usa e getta.

Niente.

Il vuoto totale.

Lei continua con un occhio ad osservare lo schermo del suo pc, mentre con l'altro osserva il divano vuoto, dove di solito si sedeva il suo consulente.

Un flash nella sua mente la riporta a dei giorni quando, dopo aver concluso un caso, lui si sdraiava rilassandosi con un libro, oppure punzecchiandola mentre lei era intenta a battere sulla tastiera del computer.

Quei momenti le mancano. Allora era tutto molto semplice. La questione di Red John non veniva sempre portata a galla, e tra un caso e l'altro, avevano tempo di concedersi qualche momento di relax godendosi la compagnia l'uno dell'altra. Ignorando che provavano dei sentimenti che cercavano di negare con i continui battibecchi e il loro flirtare.

Teresa sospira a malincuore. Ripensare a quei giorni la fa star troppo male. Lei stessa non si sente molto bene. Fisicamente è trascurata; poco trucco, capelli che hanno bisogno di una ritoccata, e in soli tre giorni ha perso tre chili.

Lo scatto della porta d'ufficio non la fa neanche sobbalzare.

Grace Van Pelt entra portandole dei documenti che si cura di posare davanti al suo capo, preoccupandosi quasi che lei li noti.

Ma Teresa ha lo sguardo fisso e spento. E' una macchina senza più neanche una forma vitale.

Gira meccanicamente la testa come un robot e guarda la rossa agente dall'alto in basso.

"Cosa? Ah. Il caso da archiviare." risponde assente, prendendo quei fogli che per lei non sono altro che il solito lavoro di routine.

Anche la vista le sta calando quella sera. Si porta una mano sulla fronte. Ha passato troppo tempo davanti al computer.

"Lisbon... ti senti bene? Vuoi che ti porto qualcosa da bere?"

Teresa risponde negativamente con il gesto della mano.

"Un po' d'acqua?"

Ancora le fa segno di no.

"Del té?"

La donna si blocca e guarda la rossa come presa dal panico. Immediatamente Grace vorrebbe rimangiarsi tutto, ma non può, quindi glissa la domanda.

"Comunque s-se hai bisogno di parlare, io sono qui. Magari più tardi possiamo uscire e parlare, come abbiamo fatto l'altra sera. Una serata tra amiche."

La rossa le sorride sincera.

Per le ultime due sere, vedendo Lisbon giù di morale, Van Pelt si era offerta di farle compagnia e portarla fuori a bere qualcosa. Erano andate in un locale carino, giusto per divagarsi un po' dagli impegni della giornata. Ma sopratutto, la rossa agente aveva capito che al suo capo serviva una distrazione per non pensare a Jane.

Teresa capisce l'intento sincero di Grace e accenna un amaro sorriso, costringendosi a fare la gentile per una volta.

"Ti ringrazio. Faccio una passeggiata e poi quando arrivo a casa ti chiamo."

La donna annuisce e Grace esce sorridendo dall'ufficio, spegnendo la luce della sua postazione. L'unica illuminazione proviene dall'ufficio di Teresa. Una stanza quasi vuota, dato che la persona che vi è dentro sembra quasi un fantasma.

Guarda l'orologio: è quasi mezzanotte. Impacchetta le sue cose e spegne il computer. Prende il giaccone e attraversa il corridoio che la porta verso l'ascensore, spegnendo ogni volta la luce, assicurandosi che il CBI sia al buio prima di chiudere.

L'ascensore ci mette poco ad arrivare, una volta chiamato, come se aspettasse solo lei.

Silenziosa, osserva il numero dei piani finché giunge a piano terra. La sua auto è sempre lì, il suo SUV. Entra dentro e sospira.

 

"Posso guidare?"

"No, Jane, non se ne parla!"

"Abbiamo chiuso il caso, me lo avevi promesso! E poi conosco un ristorante dove possiamo andare!"

"Tu mi dici la strada e io guido!"

"Non riesco ad indicarti la strada se non guido io!"

"Uffa. E va bene, ecco le chiavi!"

 

Il ricordo del suo sorriso quando otteneva quello che voleva le dà una vena di malinconia. Ma quello è Patrick Jane. Un giorno ti fa andare su di giri e si comporta da galantuomo. Il giorno seguente ti tratta come se non contassi nulla, o meglio, ti lascia fuori da ciò che la sua mente sta pensando.

Scuote la testa e decide finalmente di mettere in moto l'auto.

Arrivare a casa non è mai stato così semplice. Anche quella sera sembra tutto tranquillo. Tutto tace. Decide di parcheggiare l'auto proprio sotto casa sua, così da non doversi trascinare molto. Come se già fare le scale non la stancassero abbastanza.

Sono solo 100 passi dalle scalinate. La distanza è pochissima. Eppure basta questo perché qualcuno la butti a terra.

Prima di realizzare di essere stata appena aggredita, Teresa si ritrova a faccia a terra, con le mani vicino il viso, nel tentativo di attenuare il colpo. Ma le mani le fanno male, e non riuscendo a vedere nulla a causa dell'oscurità che la circonda, sente un dolore allucinante provenire proprio dalle stesse e dal ginocchio. Deve esserseli sbucciati.

Tenta di rigirarsi, ma viene preceduta dalla figura in nero con cappuccio che le si avventa sopra, mettendosi a cavalcioni su di lei.

Inerme, cerca di raggiungere la pistola dalla sua fondina, ma ancora una volta la misteriosa figura le prende il fodero e gliela lancia lontano. Il tonfo dell'oggetto caduto a terra, fa spaventare un paio di gatti randagi che scappano.

Improvvisamente, la donna capisce che non servirà a nulla urlare poiché è completamente da sola. Un fantasma, appunto.

Cerca di dimenarsi, per impedire alla figura, che capisce di essere un uomo per la forza immane con cui le tiene le braccia per impedirle di togliergli il cappuccio del giaccone.

Troppo tardi. Si dispera mordendogli le mani, ma lui risponde con un pugno forte al viso.

Due pugni. Tre pugni, che le lasciano dei lividi, due sotto gli occhi, e l'altro sulla guancia.

Capisce di essere in trappola.

L'uomo inizia a ridere sadicamente, mentre con una mano la tiene ferma, legandole le mani sopra la testa con un nastro adesivo, e con l'altra inizia a slacciarle la cinta, lanciando il distintivo del CBI più o meno alla stessa distanza della fondina.

Teresa spalanca gli occhi, ma non riesce ad urlare. L'uomo infatti le ha tappato anche la bocca col nastro.

E' un topo in trappola, e come tale, ci è cascata. Si è lasciata andare inerme.

E' davvero troppo tardi quando realizza cosa le sta succedendo.

Senza troppa fretta, forse anche lui sicuro che sono solo loro due in quell'angolo di strada, l'uomo le abbassa i pantaloni all'altezza delle mutandine nere.

Teresa tenta un'ultima mossa disperata, dandogli un calcio per toglierselo da sopra, e per un attimo ci riesce. Peccato che lui sia più forte e con un'altro pugno che quasi la tramortisce, le immobilizza anche le gambe.

Ride di nuovo e più sadicamente, mentre le abbassa l'intimo e poi procede anche lui nell'abbassarsi pantaloni e boxer. L'unica cosa che lei può fare è chiudere gli occhi più di quanto può, e mordere il nastro adesivo sulla bocca, mentre lui la penetra avidamente.

Una volta. Due volte. Tre volte.

E per tutte le tre volte non versa neanche una lacrima, riuscendo a mantenere intatto, per quanto può, il suo orgoglio.

Una volta finito l'atto, l'uomo si alza quasi soddisfatto, mentre lei resta lì a terra disgustata. Disgustandosi anche di se stessa per ciò che non è riuscita ad impedire di farsi fare.

L'uomo quasi si cura di slegarla, ma di rialzarsi a terra, Teresa non ha proprio voglia.

Solo quando si assicura che lui si sia allontanato, allora si rannicchia su sé stessa, coprendosi il volto con le mani, e piangendo mezza nuda a due passi da casa.

 

 

 

Angoletto dell'autrice (poco sana di mente):

La nostra povera Teresa è inerme, non riesce neanche a reagire quando viene aggredita...

Forse se fosse tornata a casa con Grace non le sarebbe successo nulla. Ma forse non avremmo avuto questa storia, quindi vi aspetto al prossimo capitolo... XD

D.

   
 
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