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Autore: IamShe    27/07/2012    7 recensioni
Cosa succederà nel momento in cui Ran si ritroverà da sola, dopo la morte di Shinichi, ad affrontare la più grande paura della sua vita, e a salvare quella delle persone a lei care?
Cercherà di reagire o subirà impotente, aspettando che il destino si compi?
*
"Perché Shinichi non mi aveva detto niente quel giorno? Aveva inventato la scusa del caso semplice, di un cliente che lo aveva chiamato. Aveva detto che sarebbe tornato la sera, che avrei dovuto cucinargli il suo piatto preferito, che non avrebbe tardato.
Invece aveva deciso di andare ad uccidersi, senza preoccuparsi di nulla e di nessuno. Non vidi più il suo sorriso, e non ascoltai più la sua voce da quel giorno. Ritrovammo solo un corpo senza vita, senza più ricordi e senza più speranza."
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Nuovo personaggio, Ran Mori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una vita d'emozioni'
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E se io vivessi d’odio?
Sogno o son desta?
Sesto capitolo



 
 
Strofino i miei occhi passandoci sopra il profilo della mia mano, stropicciando la pelle pallida e tirata. Sbadiglio rumorosamente, mentre godo della rilassante fragranza del caffè, e di quella calda del latte, che bollono in pentola, riscaldando l’ambiente frizzante di prima mattina.
Porto lo sguardo al calendario alla mia destra; poso gli occhi sulla giornata di oggi, e abbasso il capo rendendomi conto che è esattamente un mese che non vedo il mio Shinichi.
Trenta giorni di agonia e di sogni e desideri e progetti spezzati. Trenta giorni di sguardi persi, di occhi spaesati, di volti sbiaditi, e di cuori infranti.
Trenta giorni che, a dispetto, l’inferno sarebbe stato un paradiso per me. E per noi.
 “Buongiorno” mi saluta Heiji con voce impastata ed occhi arrossati.
Io gli sorrido, ricambiandogli il saluto. Poi l’osservo prendere dei biscotti da un mobiletto, ed alcune tazze, accingendosi così a preparare la tavola.
“Kazuha dorme ancora?”
“Sì” mi risponde, ghignando leggermente.
“Cos’è quel sorrisetto? Avete fatto le ore piccole?” gli chiedo, con un tocco di malizia.
Lui mi lancia uno sguardo perplesso, tra l’imbarazzo e il timore, e discosta il capo velocemente, fingendosi indaffarato con i cornetti.
“Ehi, guarda che non mi offendi eh... siete marito e moglie, è giusto che sia così.”
Cerco di fargli capire, e sembra farlo, dato che mi dona un leggero di sorriso, misto di compassione e tenerezza.
“Lo so, è solo che...” comincia a raccontarmi, ma sembra fermarsi, preso dalla tristezza.
“E’ solo che?”
S’incupisce d’un tratto, abbassando il capo al pavimento. Anche se non riesco a vederle, avverto le sue lacrime scendere lungo la sua anima, e segnarla con violenza, come la scia di un aereo che dal cielo non scomparirebbe mai.
“Parlavo di queste cose con Shinichi...” mi confida, mentre la sua voce si colora di toni amari.
“E’ passato un mese da quel maledetto giorno, se solo avessi potuto fare qualcosa...”
Gli do una pacca sulla spalla, cercando, almeno con un semplice gesto, di confortare lui, e di farlo anche con me.
“Non avresti potuto fare niente. Lui ha scelto così...”
Lui mi guarda intenerito, con gli occhi lucidi.
“Sai, stanotte ho sognato di vederlo... non so dov’eravamo, ma lui era lì, con noi...”
“Beato te. Io non riesco proprio a sognarlo... e vorrei, credimi. Potrei rivederlo almeno.”
Gli confido, rabbuiandomi anch’io.
“Se solo me l’avesse detto... insieme saremmo indubbiamente riusciti a cavarcela! Non capisco... come ha potuto credere a Kemerl? Come ha potuto pensare che sua moglie e suo figlio sarebbero stati al sicuro se lui si fosse sacrificato?!” impreca, poggiando violentemente i pugni sul tavolo, e stringendo forte i denti, così tanto da farsi male. Io sospiro afflitta, sedendomi ad una delle sedie del tavolo, sprofondando la testa tra le mie mani.
“Non lo so... non lo riesco a capire nemmeno io.”
Heiji mi imita, versandosi il caffè nella tazzina, e prendendo alcune bustine di zucchero.
“E devo anche lavorare con quel Sawaguri... qualcuno mi dia la forza di sopportarlo.”
“Ignoralo, è solo uno stupido” gli rispondo, non donandogli troppa attenzione. I miei occhi vengono presi dall’arrivo di Conan in cucina che assonnato si dirige verso di me, e mi invita ad abbassarmi cosicché da donarmi un bacio sulla guancia.
“Buongiorno mamma” mi saluta dolcemente il mio piccolo, per poi fare lo stesso con lo zio.
“Ehi campione, oggi parti per Niigata eh?”
Conan si limita ad annuire scocciato, mentre si lascia andare ad un fragoroso sbadiglio.
“Ma non sei felice?” gli domanda ancora Heiji, donandogli un bel sorriso.
“Preferirei restare qui...” ci confida, affondando il viso nella tazza. “Insieme alla mamma... e lontani da quel tipo.”
Heiji mi guarda perplesso, ed aggrotta le sopracciglia curioso.
“Quale tipo?” gli chiede, ma gli rispondo io, anticipando il mio bambino.
“Gin Kitsune... è un ragazzo che abbiamo conosciuto qualche giorno fa, dice di essere un grande amico di Shinichi.” Gli rivelo, mentre osservo mio figlio annuire.
“Grande amico?” domanda un Heiji stranito e dubbioso.
“Zio nemmeno tu lo conosci giusto?” chiede Conan, cercando di confermare i suoi sospetti.
“Mai sentito nominare, e nemmeno da Shinichi...” ci dice mio cognato.
“Ecco, vedi mamma, nemmeno zio sa chi è!”esclama mio figlio, alzandosi all’in piedi sopra la sedia.
“Aspetta... perché vuoi che tua madre ne stia lontana?” domanda a Conan, che si gira verso di lui, e con convinzione chiude le mani in pugni.
“Perché è un tipo strano... e molto sospetto! Fa tanto il carino, e ci prova con mamma.”
Io arrossisco d’un botto, rischiando di affogarmi con il latte. Heiji mi guarda con gli occhi spalancati, fortemente scosso.
“Ci prova con te?!”
“Conan!”
“L’altro giorno l’ha invitata ad uscire anche... però per fortuna le è caduta la coca cola addosso e non è potuta andare” gli rivela mio figlio, mettendomi in imbarazzo.
“E tu ora me le dici queste cose?!” sbotta Heiji, mandando uno sguardo a Conan, pronto a dire tutti gli altri particolari della giornata.
“Non mi sembrava importante.” Cerco di scusarmi, anche se davvero non avevo dato la minima importanza a quella proposta.
“E poi lui ha insistito, ma l’amico l’ha richiamato, e se ne è andato.”
“Amico?” continua a chiedere, girando il capo a destra e a sinistra, verso i nostri volti. Il mio è paonazzo, ma comunque non riesco a negare ciò che mio figlio sta raccontando ad Heiji. Effettivamente le intenzione di Gin sembravano proprio quelle, ed è per questo che ho cercato in tutti i modi di declinarlo. La mia voglia di incontrare un uomo che non sia Shinichi è sotto lo zero, e mai tenderà ad aumentare.
“Un informatico, si chiama Sir Arthur Wunderwaffe.” Risponde prontamente Conan, sperando che le sue informazioni rappresentino uno spiraglio di luce per lo zio. Forse il mio piccolo crede che quei due abbiano a che fare col padre, e di conseguenza con la sua morte, ma io non ne sono del tutto convinta.
“Ma che razza di nome ha?” è il primo commento del mio amico, al suono del nome del ragazzo dall’aria impacciata e timida.
“E’ un nobile inglese, anche se di origini tedesche” lo avviso io, mentre noto il suo viso raggrinzirsi, e le sue sopracciglia aggrottarsi. Assume un atteggiamento pensieroso, dettato dalla solita mano che va a strofinare la parte bassa del mento. I suoi occhi sono alzati al cielo, con lo sguardo perso nella nullità dell’ambiente.
“Wunderwaffe... Wunderwaffe... sapete, mi è familiare, non so perché.”
“Davvero?” chiediamo di rimando io e Conan, sorpresi.
“Sì... mi pare di averlo già sentito da qualche parte, ma non so dove.” Stavolta abbassa lo sguardo verso di noi, grattandosi con due dita il capo.
Lo imito, e vedo anche mio figlio farlo. Effettivamente, pensandoci bene, quel nome è familiare anche a me. Cerco di scavare nella mia memoria, alla ricerca di un debole indizio che possa confermare questa mia impressione, ma non riesco a cavarne nulla.
“Anche a me sembra conoscerlo sai” avviso mio cognato, continuando a pensare.
“A me no” ci avverte Conan, mentre sento il suo sguardo perplesso fermarsi su di me e su Heiji, cercando di captare qualcosa dai nostri volti.
“Allora? Vi è venuto in mente qualcosa?” ci chiede, riportandoci al concreto.
Io e il mio amico ci guardiamo afflitti, scambiandoci uno sguardo di rassegnazione.
“No, nulla.”
“Buongiorno belli!”
La voce di Kazuha, radiante e gioiosa, ci arriva alle orecchie velocemente, spingendoci a guardare verso di lei e verso la piccola Sophie che, assonnata, va a sedersi a fianco a Conan. Abbandoniamo così le nostre elucubrazioni per dedicarci ad una dolce colazione, in compagnia delle persone a noi più care, e dei sapori più invitanti. Mangiamo in un’atmosfera abbastanza cupa, intrisa dell’ormai consueta nostalgia e tristezza che alberga i nostri animi e che spegne i nostri, ormai lontani, sorrisi.
Dopo una mezz’ora abbondante, accompagno mio figlio di sopra, preparandogli gli ultimi bagagli e i più piccoli particolari. Il pullman per Niigata partirà tra tre ore, ma preferisco avere tutto il tempo per stare un po’ con lui, per poi lasciarlo andare e sperare che almeno lì, in quella terra così fertile e pullulante di bei ricordi, riesca almeno a divertirsi.
Gli piego le magliette, posizionandogliele nella valigia, e provo a fargli un po’ di spazio, scartando via gli accessori inutili. Quanto può essere brutto pensare che dovrò continuare a compiere certe azioni senza che Shinichi sia con me? Svegliarmi la mattina, sciacquarmi, fare colazione, vestirmi, uscire, mangiare, comprare, camminare, ma anche solo guardare, senza di lui... senza che lui possa starmi accanto e possa rassicurarmi, è incredibilmente logorante.
Che vita inutile, che vita da odiare.
“Mamma, io ho fatto.”
Guardo il mio bambino, e sorridendogli appena, chiudo la valigia, poggiandola al pavimento.
“Ok, andiamo.”
Scendiamo giù per le scale, ed insieme a Kazuha e Sophie ci dirigiamo alla scuola dei ragazzi, cosicché da salutarli appena prima di partire.
 
 
 
 
 
“Guarda, tra poco pioverà di nuovo.”
Alzo gli occhi al cielo, perdendomi nella profonda oscurità delle nubi, e in quella devastante dei tuoni invernali. L’aria è fredda e opprimente, e sebbene tra qualche settimana i fiori dovrebbero cominciare a sbocciare, e le giornate ad allungarsi, il clima non sembra avere nessuna voglia di migliorare, e il mondo di entrare in primavera.
E nemmeno la mia vita. Pare che il cielo si sia intenerito di tutto ciò, e abbia deciso di smettere di brillare alla luce dei raggi solari, nascondendosi dietro una corte perenne di pioggia e nuvole.
Annuisco a Kazuha, di fianco a me tra le strade di Tokyo. Dopo aver accompagnato i bambini, abbiamo deciso di fare un giro in centro, ma nel distrarci siamo capitate in periferia, perdendo quasi del tutto l’orientamento.
“Ci conviene rientrare... si sta facendo tardi.”
Le dico, girando il capo a destra alla ricerca di un punto di riferimento. Dovremmo essere ad ovest della città, ma non ne sono del tutto sicura. Camminiamo ancora un bel po’, finché non ci ritroviamo davanti alcune volanti della polizia, e un gruppo di agenti accostati alle auto. Ci avviciniamo velocemente, riuscendo a definire anche i loro volti, tra i quali, scorgo quelli di Megure e Sawaguri, ed infine, poco più distante, quello di mio cognato.
“C’è Heiji.”
Il marito della mia amica ci vede arrivare, e ci viene incontro, con aria preoccupata e perplessa. Sebbene le temperature non siano delle più alte, alcune goccioline di sudore gli cavalcano la pelle olivastra, marcandogli con decisione le occhiaie. Il nervosismo è nell’aria, e gli sguardi ansiosi dei poliziotti ne sono una conferma.
“Che ci fate qui?”
“Stavamo facendo un giro e ci siamo perse, ma stiamo tornando all’auto.”
Gli informa sua moglie serenamente, passandogli un dito sulla pelle umida.
“Sei sudato, che sta succedendo?”
“No, nulla. C’è stato un omicidio in quel bar, stiamo indagando.”
Ci dice, indicando il locale, effettivamente circondato da altri poliziotti. Ma nello sguardo di Heiji leggo tutt’altro; lo sento ansioso, quasi esaltato.
“Dopo ti devo parlare Ran.” Mi confida, lanciandomi un’occhiata obliqua. Non riesco ad interpretarla, ma spero vivamente sia qualcosa di importante.
“Hattori... vieni qui?” lo chiamano i suoi colleghi, spingendolo a lasciarci da sole per qualche minuto. Kazuha mi guarda stranita, ed alzando le spalle, mi fa segno di averci capito poco e niente.
“Ultimamente Heiji è sotto stress.” Mi confida la mia amica, senza staccare gli occhi da suo marito.
Annuisco, limitandomi a sorriderle.
“Mi sembra quasi che non ami nemmeno più indagare...” continua a dirmi, lasciando trasparire una vena di tristezza.
“La morte di Shinichi è stata una bella batosta.”
Le dico, convinta di ciò che affermo. Che il nostro amico di Osaka sia afflitto per la morte di mio marito è più che evidente, ma credo che sia ancora più rattristato dall’incapacità di risolvere il mistero attorno alla sua morte, e alla scomparsa di Kemerl. Sembra diventato per lui un pensiero fisso e ossessivo, una di quelle cose di cui non riesci a liberarti, finché non la risolvi.
E mentre discute animatamente con Sawaguri su alcuni particolari di un caso, lo vedo riavvicinarsi a noi, sbuffando rumorosamente.
“Ragazze noi andiamo ad interrogare i proprietari dei negozi vicini... voi tornate a casa, ok?” ci raccomanda, donando un sonoro bacio sulle labbra della moglie. Io discosto un po’ lo sguardo, sia per non farli sentire osservati, sia per non vedere ciò che mi manca di più nella mia vita.
Si dilegua frettolosamente, ma nonostante ciò, io e Kazuha continuiamo a seguirlo con gli occhi, dovendo percorrere la sua stessa strada.
Ci affianchiamo così al marciapiede destro, scansando i vari agenti che incontriamo lungo il percorso. Heiji è ancora davanti a noi, seguito da Megure e Sawaguri e circondato da alcuni poliziotti. L’aria diviene improvvisamente più calda, mentre un sottile venticello va ad alzare le ciocche dei miei capelli, scompigliandoli. Seguo il perimetro del marciapiede, facendo strisciare di tanto in tanto un dito lungo il muro. Uno strano silenzio cade sul mondo, quando il tempo sembra fermarsi e procedere così lentamente da dare fastidio.
Ma ciò che succede in un attimo, ha del meraviglioso ed incredibile che necessita di essere visto al rallentatore, come uno spettatore di un film vecchio di trent’anni.
Nel girare lo sguardo verso destra, e facendolo correre lungo tutto il canale che mi ritrovo davanti che apre ai miei occhi una strada parallela alla nostra, scorgo una figura incredibilmente familiare, e bella. Il mio cuore precipita, e cessa di battere per qualche istante indefinito. I miei occhi strabuzzano increduli, il fiato viene a mancare, il corpo sembra quasi cedere.
Quello è... E’ il mio Shinichi. Quelli sono i suoi occhi, i suoi capelli, il suo fisico, le sue labbra.
Il mio sguardo ne cattura ogni minimo particolare, senza omettere nulla.
E’ lontano, ma riesco a vederlo nitidamente, come se fosse vicino, molto più vicino.
E tutt’intorno non sento più nulla, il mondo si è bloccato alla sua vista, al nostro incontro.
Ad un tratto, improvvisamente la moviola cessa, e Lui scompare dalla mia vista.
Così, facendo forza sulle mie gambe, corro più velocemente che posso, cercando di raggiungerlo.
E con tutta l’aria che ho nei polmoni lo chiamo, lanciando un urlo agghiacciante che si protrae in tutto il vicinato.
“SHINICHI!!”
Percorro il canale in qualche secondo, sbattendo contro le spalle di alcuni passanti. Quando esco da quella stradina piccola e stretta, appare dinanzi a me una molto più grande e luminosa circondata da due grandi palazzi. E del mio Shinichi nemmeno l’ombra.
Mi giro a destra, a sinistra, all’indietro, e di nuovo in avanti.
Non c’è, non c’è nessuno. E’ incredibilmente deserta.
Ho il fiatone, e il cuore che batte all’impazzata. Mi chino sulle mie gambe, passandomi le mani tra i capelli.
Cos’è stato? Un sogno, un’allucinazione, una visione?
Oppure, un sosia? E se lo fosse, gli assomigliava davvero molto, ma davvero tanto.
Ma no, era lui. Ne sono certa, ne sono convintissima.
Scuoto il capo, strattonandolo tra le mani.
Ma come poteva essere lui? Il suo corpo è stato ritrovato in quel dannato magazzino, completamente ustionato. Lo stesso Heiji mi ha detto di averlo visto, la stessa polizia l’ha appurato.
Ma allora, cosa diavolo era?
“Ran!”
Sento Kazuha chiamarmi, e i passi di molte persone avvicinarsi. Probabilmente saranno quelli dei miei amici, seguiti dai poliziotti, che si saranno preoccupati per il mio improvviso scatto.
“Ran, cosa succede?!”
“Ehi, Ran?!”
Mi domandano velocemente Heiji e Kazuha, accovacciandosi anche loro. Mi strattonano un po’ per le braccia, spingendomi a rispondere, ma do loro poca attenzione, ancora presa dall’immagine di Shinichi che camminava su quest’asfalto, su questa strada, a pochi metri da me.
“Ran!” continua ad urlare Heiji, visibilmente ansimante.
Mi distolgo dalla loro presa con stizza, mi allontano di qualche passo, cercando di ragionare. Poi guardo tutti loro, che mi stanno fissando con aria imperterrita.
Sospiro, non del tutto razionale, ma cosciente di essere sveglia e di non star sognando.
“Ho visto Shinichi.”
Heiji è il primo a sbiancare, seguito dalla moglie e dall’ispettore Megure.
“Cosa?!?” mi chiede il mio amico, riavvicinandosi a me, scioccato.
“Ho visto Shinichi. Camminava proprio qui, dove siamo noi adesso.”
“S-stai scherzando?” mi domanda ancora, incredulo. Lo so che nessuno vorrà crederci, ma io l’ho visto, ed è stata la più bella sensazione da un mese ad oggi.
 
Non ti ricordavo nemmeno così bello...
Se solo potessi tornare indietro nel tempo, e rivivere quei pochi secondi, quegl’attimi di Paradiso puro...
Pagherei oro solo per quello, solo per rivedere il tuo meraviglioso volto...
Shinichi...
 
“No, è la verità.” Rispondo riprendendomi, sostenendo gli sguardi sorpresi di coloro che mi circondano.
“Ran... Shinichi è...” comincia Megure, ma io lo fermo, anticipandolo.
“Morto... lo so, lo so meglio di voi. Ma io l’ho visto.”
“Potrebbe essere stata un’allucinazione, non è da escludere...” mi dice Sawaguri, cercando di mantenersi insolitamente gentile.
“No!” rispondo, stizzita. “So quello che ho visto!”
“Sawaguri sparisci... oppure se non hai nulla di intelligente da dire, stai zitto.”
Lo avverte bruscamente Heiji, mentre l’ispettore e Kazuha cercano di confortarmi. La mia amica mi stringe in un dolce abbraccio, accarezzandomi la schiena sudata.
“Infatti ho detto qualcosa di intelligente, i morti non resuscitano.” Continua lui, ma mi rifiuto di ascoltarlo e mi stringo a lei, socchiudendo gli occhi. Le lacrime cominciano a scendere copiosamente lungo il mio viso, interrotte solamente da qualche singhiozzo. E non so se piango per gioia o per tristezza, ma sto piangendo.
Io l’ho visto, era lui, era sicuramente lui.
“Stai zitto, che è meglio.”
“Senti Hattori... a me stai zitto non lo dici.”
“Sawaguri fila via, prima che finisce male!”
“Dovrei preoccuparmi di te?”
“Dovresti, sì.”
Sawaguri accenna ad un sorriso sarcastico, ma prima che la discussione si tramuti in qualcosa di diverso, l’ispettore decide di separarli, scaraventando Heiji qualche passo all’indietro.
“Adesso basta voi due. Avete rotto, sembrate due bambini.”
Il poliziotto alza le spalle, e lancia un’occhiata a mio cognato, piena di disprezzo.
“Certo, non sto a parlare con degli psicopatici. Kudo è morto, quando ve ne farete una ragione?” Dice, riferendosi al suo collega, ma probabilmente anche a me. Faccio per staccarmi da Kazuha, e andargli dritto, con la voglia e consapevolezza di dargli una giusta lezione, ma vengo fermata da Heiji, che sorpassa l’ispettore e mi scaraventa via, attaccandolo.
“Cosa hai detto?!?” gli urla contro, prendendolo per il colletto e sbattendolo contro un muro.
“Ripetilo se hai il coraggio forza!”
Ma l’agente non resta muto, anche se visibilmente intimidito. Noi tutti assistiamo alla scena, indecisi sul da fare.
“La verità. Solo la verità!”
Mio cognato sembra mollarlo un attimo, rimuginando su ciò che gli ha appena detto. Ma non pare starci, e raccogliendo tutta la forza che possiede, gli sferra un pugno in pieno volto, lasciandolo cadere contro il muro. Solo a questo punto i suoi colleghi scelgono d’intervenire, prendendo Heiji per le braccia e allontanandolo dall’altro poliziotto. Kazuha, allibita e decisamente impaurita, raggiunge suo marito, tentando di farlo ragionare. Si scatena il caos nel giro di pochi secondi, durante i quali mio cognato non sembra aver voglia di arrendersi, e si scaraventa di nuovo contro il nemico.
“Basta Heiji!” lo richiama Megure, parandosi dinanzi all’agente. “Adesso smettila subito!”
Sawaguri è terra dolorante, e fissa Hattori sbiancando, massaggiandosi l’area dove il collega lo ha colpito. Mio cognato sembra finalmente calmarsi, e dimenandosi contro gli amici si libera facilmente delle loro prese. Si allontana da noi, borbottando qualcosa di incomprensibile.
Kazuha lo guarda esterrefatta, forse anche un po’ delusa.
Io sbuffo rumorosamente, afflitta.
La pioggia comincia a cadere abbondante sui nostri volti, bagnandoli.
Dal Paradiso all’Inferno in un secondo, e solo grazie a Te, Shinichi.
 
 
 
 
“Cazzo Hattori, ma cosa ti è preso?”
E’ l’urlo di stizza che Megure rivolge al suo subordinato, sbattendo i pugni contro la scrivania.
Heiji non accenna a parlare, si limita soltanto a guardare basso, senza alzare mai gli occhi.
Io e Kazuha abbiamo deciso, o meglio, ci hanno obbligato, di accompagnarlo alla centrale, dove gli agenti hanno richiesto la nostra testimonianza al fine di appurare ciò che effettivamente aveva fatto. Colpire un collega è contro il codice della Polizia, e Sawaguri ha richiesto il licenziamento di mio cognato, avvalorandosi anche dei suoi testimoni.
“Ma ti rendi conto?! Cosa dovrei fare io adesso, cosa?!”
Mio cognato continua a chinare il capo, senza azzardarsi a fiatare.
Kazuha è afflitta, accovacciata su una sedia con le mani fra i capelli.
Che situazione...
“Mi rispondi?!”
Ma Heiji non è intento a farlo, e si limita soltanto ad incrociare la braccia al petto, sospirando leggermente. Megure lo squadra e spazientendosi, incomincia a sbuffare, stizzito. Prende alcuni fogli dalla scrivania, li legge e li firma. Fa la medesima cosa anche con altri documenti, questa volta ricavandoli da uno scaffale presente nella stanza.
Il silenzio calato nell’aria, viene spezzato dall’entrata improvvisa di un agente, che si avvicina velocemente al mio amico.
“Hattori, ci sono novità. Kemerl è stato visto in quella zona...” comincia a raccontare, ma viene fermato dall’ispettore che, con tono rude, spezza la voce del ragazzo.
“Heiji, firma qui.”
Gli dice, indicandogli i documenti appena presi.
“Cosa sono?”
“Sei esonerato per tre settimane, ed ovviamente, sei fuori dalle indagini per la morte di Shinichi Kudo e la scomparsa di Kemerl.”
“Cosa?!” sbotta lui, sgranando gli occhi.
Mi passo una mano tra i capelli, fermandola sugli occhi. Sospiro, rassegnata.
Addio indagini su Shinichi, addio ritrovamento di quel dannato di Toichi Kemerl.
“Ritieni fortunato. Sawaguri ha chiesto il tuo licenziamento.”
“Ma ispettore...”
“Nessun ma! Firma!”
Mio cognato si accovaccia alla scrivania, prende una penna e lascia la sua firma su tutti i fogli. Incomincia poi ad allontanarsi, ma viene fermato dall’ispettore, che gli dona una pacca sulla spalla.
“Riposati. E’ quello che ti serve.”
Gli dice, con tono amorevole. Heiji alza gli occhi verso di lui, e gli lancia un sorriso beffardo.
“Come no.”
Si allontana definitivamente, lasciando che la porta ondeggi dietro di lui. Io e Kazuha lo seguiamo, donando un ultimo saluto all’ispettore.
Velocemente lo raggiungiamo, mantenendo un sostanziale silenzio. Percorriamo tutta la centrale, sotto gli sguardi indagatori e  maligni degli agenti. Non ho mai odiato questo luogo come in questo momento. Sono tutti così convinti che il mondo dipenda dalle loro bocche che non muovono un dito affinché si avveri. Finalmente ne usciamo, e velocemente arriviamo all’auto, ed infilandoci dentro, tutti e tre ci lasciamo andare ad un sospiro.
“Complimenti marito, l’esonero ti mancava.” Lo rimbecca Kazuha, con tono sarcastico.
Heiji la ammutolisce, e mette in moto. Ma prima di dare gas, mi guarda dallo specchietto e mi sorride soddisfatto.
“E’ quello che volevo. Kazuha, domani parti per Osaka, vai dai tuoi genitori. Ran, noi invece rimaniamo qui, c’è da fare molto.”
Io e la mia amica lo guardiamo allibite, con occhi spalancati.
“Che?!” gridiamo all’unisono.
“So dov’è Kemerl.”
Stavolta sono io a sorridere, decisa.
Adesso no, non si scherza più.





Angolino autrice che si sente già in vacanza:
Buonasera lettrici e lettori di tutto il mondo!
Se vabbè, oggi sto in vena di scherzi :D
Allora, miei care (<3) come vi è parso il capitolo?
Chi era quella figura che si aggirava tra le strade di Tokyo, incredibilmente somigliante a Shin-chan?
Perché Heiji crede di aver sentito "Wunderwaffe" da qualche parte? :D
Qui, forse, qualcuno potrebbe avere la stessa sensazione..... Sì, sono malvagiiiiiiiiia :P
Che piano avrà Heiji, e come avrà trovato Kemerl?
Ma soprattutto... quanto ha fatto bene a sferrargli un pugno a quel Sawaguri? XD
Questo ed altro ancora, nel prossimo capitolo!
Che, molto probabilmente, avrete verso fine agosto....
Infatti, la sottoscritta, se ne va in vacanza tra qualche giorno, vado in Sicilia e poi... a Londra!!! <3
Non importerà a nessuno, ma dovevo avvisarvi! ;)
Spero che ci sarete anche tra un mesetto ç_______ç (Forse anche prima se ho tempo!)
Ma per farmi perdonare per questa prolungata assenza... ho qui per voi un regalino.....
ladies and gentlemen.... ho l'onore di presentarvi.....
http://i49.tinypic.com/ofrbdk.jpg Gin Kitsune!!!!!
Ringrazio Pav per averlo disegnato! <3
Allora, come vi sembra? :DDDDDDD
Fatemelo sapere!!!!


Thanks to aoko_90, IAm_SlightlyMad, Delia23 e Aliholmes per aver recensito lo scorso capitolo!!!
Grazie anche a mangaka girl per averla inserita tra le seguite, e SimpSiro e xthesoundofthesea tra le preferite!!!!
ARIGATOU!!!!!


Ci vediamo alla prossima ragazze/i :)
Mi raccomando, recensite e.... buona vacanze se non ci sentiamo!
Un bacione grande grande,

Tonia



   
 
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